Da "Libero" 09/09/2001 |
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Non solo vivisezioni: ogni anno in Italia 15mila bestiole vengono torturate per nulla. Ma gli ecologisti tacciono
Tute bianche, liberate gli animali In 38 università uccidono cani e gatti a solo scopo didattico di Vittorio Feltri Quindicimila e passa animali uccisi ogni anno nelle università italiane (pubblichiamo lelenco di questi Atenei di seguito. Divertitevi). Lecatombe non ha senso, ma si giustifica. Ogni bestiola torturata e squartata è una medaglia per i professoroni, che immagino alti e corpulenti, tronfi e solenni. Il docente col suo codazzo di lacchè ammazza e riscuote. Sorvolando sulla sofferenza di topolini, cani e gatti e scimmie, insensibile ai loro gemiti, egli osserva le agonie e prende appunti. Che trasformerà in saggi pubblicati coi nostri soldi e che nessuno leggerà. Chi può leggere senza vomitare roba simile? Roba inutile, oltretutto. Gli studenti di medicina che imparano uccidendo, imparano solo a uccidere. Quelli bravi, si esercitano in altri modi: sui cadaveri, per esempio. In ogni caso il medico diventa medico in corsia, rubando larte al primario, guardando il lavoro dei colleghi e soprattutto lavorando lui stesso. E assurdo spacciare la sperimentazione sugli animali per indispensabile. Il nostro Oscar Grazioli, che è del ramo, ha già spiegato: un farmaco utile alluomo è letale, spesso, per altri mammiferi. Gli antibiotici sono veleno per i conigli. Il non specialista inorridito dalla vivisezione e desideroso di porre fine al massacro viene zittito con un argomento infondato: "Sacrificare le bestie per salvare luomo. Non cè alternativa". Figuriamoci. Oggi è possibile coltivare in vitro cellule umane, assai più rispondenti delle cavie alle esigenze del ricercatore. Poiché tra un gatto e un ragioniere non cè alcuna affinità, è illogico sezionare il primo per guarire il secondo. Però autorizza a scrivere sulla scatoletta della pomata: sperimentato sugli animali. Il che non comporta per il paziente alcun vantaggio. O chi "progetta" e realizza la pomata sa, in base a studi chimici, biologici eccetera, che fa bene ai cristiani o non lo sa. Verificare su un cane o su un dromedario è una non verifica. Un tentativo da praticoni. Empirismo da baraccone. Provo e vedo cosa succede, intanto mi pagano. Cè chi è pagato per stare in macelleria e chi per stare in laboratorio a far di peggio. Preferisco il beccaio. Non voglio insistere. Libero si ripromette di aprire un dibattito sul tema. Saranno intervistati vari esperti e il lettore sceglierà con chi schierarsi dopo avere avuto lopportunità di informarsi. Comunque noi siamo contro gli eccessi, gli abusi, il cinismo ispirato al guadagno, allindolenza crudele di chi è abituato a scannare e ha la coscienza impermeabile. Certamente siamo animalisti. Gli animali non hanno i (&) sindacati, la pensione e la mutua. Chi li aiuta? Sapete perché gli eroi della vivisezione utilizzano prevalentemente topi, cani e gatti? Costano poco. Non perché le caratteristiche di questi piccoli quadrupedi siano simili a quelle delluomo. Ma va là. Cè un abisso. Però il micio lo usi e lo getti. Prezzo stracciato. E poi cè sempre qualche benpensante che si sbarazza di Fido e preferisce portarlo allIstituto Pinco piuttosto che abbandonarlo sullautostrada. Compie un gesto umanitario e rimedia due lire per il pieno. Sì, cari lettori, siamo ecologisti. Come le tute bianche, gli antiglobal. Se costoro sono sinceri, invece di rovesciare le automobili dei proletari a Genova, visto che non sono privi di iniziativa e vivacità, perché non organizzano delle belle spedizioni per liberare gli animali dalla tortura e dalla speculazione macellaia praticate nelle Università e in alcuni istituti di ricerca (di denaro)? Gli indirizzi ve li forniamo noi, signori ecologisti, gratis. Città, via, numero civico e numero del telefono. Volete che venga con voi a fare casino e restituire libertà alle bestiole ingabbiate dagli pseudoscienziati? Eccomi. Tutta la liberazione minuto per minuto. Allarmi, siamo animalisti. Agnoletto, se ci sei, batti un colpo.
Specie di ogni genere vengono soppresse davanti agli studenti per insegnare il funzionamento dellorganismo e gli stimoli alle reazioni fisiche AllUniversità uccidono gli animali. Per dimostrazione. Ogni anno 38 facoltà italiane condannano 15mila tra cani, gatti, criceti, conigli a scopo didattico. di Simona Bertuzzi Milano Anche le università italiane si rifornicono al mercato della morte. E comprano cani, gatti, topi e conigli da sottoporre a sperimentazione. E uccidere. Non cè finalità scientifica, in questa pratica. Neppure una nuova crema di bellezza da testare. Solo lesigenza di mostrare a un gruppo di studenti alle prime arimi come è fatto un cane o un ratto, e come funziona il suo organismo. Per far questo il docente, più spesso il suo assistente, prende gli animali, li uccide e li mette sui tavoli del laboratorio prima dellinizio delle lezioni. A completa disposizione degli studenti. Un animale ogni due allievi. Le bestiole verranno dissezionate o sottoposte a scarica elettrica. Tutte le volte che servirà a far acquisire agli allievi una certa familiarità con loro. In Italia, quindicimila esemplari (soprattutto cani, roditori, conigli, rane, crostacei e molluschi) finiscono ogni anno nelle aule delle facoltà di veterinaria, scienze, biologia e farmacia di 38 atenei. Compresi quelli di Milano (Statale e II Università) e di Roma (La Sapienza, Tor Vergata e II Università). Il capoluogo lombardo, da solo, utilizza e uccide 700 animali lanno. Lo rivela il Comitato Scientifico Antivivisezionista Italiano, impegnato da più di un anno nel disperato tentativo di convincere queste facoltà, e i rispettivi docenti (146), ad adottare metodi alternativi. "Non parliamo di una o due alternative alla vivisezione spiega Massimo Tettamanti, responsabile del Comitato Antivivisezionista ma di ben ottocento metodi di studio, biologici e non biologici, che possono sotituire lesame diretto sullanimale, con gli stessi benefici e a costi notevolmente inferiori". Daltra parte, è la stessa legge 116 del 92 sullutilizzo degli animali a disporre che "gli esperimenti possono essere eseguiti solo quando non sia possibile ricorrere a metodi alternativi". E anche il Ministero della Sanità concede le autorizzazioni alla sperimentazione a scopo didattico solo a questa condizione. Dal 1993, inoltre, esiste una legge la 413 del 12 ottobre che fissa le norme sullobiezione di coscienza alla sperimentazione animale. Ovvero obbliga le università a fornire allo studente, che non voglia rendersi responsabile e autore di queste torture, metodi di insegnamento diversi. "E chiaro che in questo modo si pone una contraddizione in termini" spiega Tettamanti. "I casi sono due: o luniversità utilizza solo animali e non consente agli studenti di fare obiezione, e in questo caso è inadempiente nei confronti della legge 413 del 93. Oppure utilizza sia animali che metodi alternativi e allora è inadempiente verso il decreto legge del 92 che vieta la ricerca sugli animali in presenza di metodi scientificamente validi". Esiste quindi un problema di carattere giuridico e organizzativo che grava sui laboratori universitari e li rende "passibili di denuncia". La responsabilità degli atenei si estende però anche allinformazione. Ogni facoltà scientifica è tenuta a informare gli studenti delle opportunità offerte dalla legge a chi non vuole praticare la vivisezione. Basterebbe appendere una circolare contenente le informazioni a riguardo nelle bacheche delle facoltà. Nella maggior parte dei casi, non si trova né il foglietto, né limpiegata zelante. Anzi, "quando chiedi spiegazioni ai docenti o al personale univeristario rivela Jason Nardi del Mouse, il Movimento Europeo Studenti obiettori, - cadono letteralmente dalle nuvole". Mancando linformazione, si riduce la possibilità di fermare la vivisezione a scopi didattici. E il numero degli studenti obbiettori rimane incredibilmente basso: appena 1000 dal 93 a oggi. Una cifra che è una goccia nellacqua paragonata alle migliaia, forse milioni, di matricole che da allora a oggi sono passati sui banchi delle Università. Di fatto però, anche il governo ha qualche responsabilità: "Nella finanziaria del 94 dice Nardi furono stanziati appena 4 miliardi per le facoltà scientifiche che avessero scelto metodi alternativi. Ne beneficiarono solo una manciata di atenei. Non per acquistare il materiale previsto dalla sperimentazione, ma per comprare computer e strumenti di lavoro che non hanno nulla che vedere con la didattica. Dopo il '94, non cè stato più nessuno stanziamento". Mouse e i comitati che fanno capo alla Lega Antivivisezionista, hanno tenato di porvi un rimedio creando loro una borsa di Studio denominata Kim Buti per le università che sfruttano questa opportunità. Ma dei 147 corsi di laurea contattati, solo 37 hanno detto di essere interessati. Gli altri sembrano intenzionati a continuare. "Usiamo gli animali a scopo didattico", scrivono alcuni degli atenei vivisezionisti nella lettera indirizzata al Comitato. "E lo facciamo nel pieno rispetto e tutela dei loro diritti". Peccato che gli animali non possano ribattere. Sono almeno 800 le modalità di studio conosciute che non prevedono luccisione o lutilizzo diretto di animali Lalternativa cè: le cavie al computer Oltre al "paziente" in video, ci sono anche i test comparati. E costano meno
di Elena Giusto La vivisezione non è necessaria. Non lo è per la verifica di ipotesi scientifiche. E nemmeno per la didattica. Ormai da tempo sono stati scoperti efficaci ed economici metodi alternativi alla sperimentazione animale. Le simulazioni didattiche computerizzate sono la vera novità nel campo dellinsegnamento universitario. Perché possono sostituire gli esperimenti didattici di dissezione di animali, durante i corsi di scinze. Questi metodi comprendono infatti video e suoni di alta qualità. Possono essere basati sui dati sperimentati già disponibili o sui risultati ottenuti dalle classiche equazioni scientifiche. Sono metodologie facili da utilizzare e altamente interattive. Tanto che gli studenti, anche senza essere seguiti dal docente, possono imparare, autovalutarsi e ripetere in autonomia gli esperimenti. Ma non solo. Cè anche lepidemiologia. Un metodo che ha un doppio vantaggio. Esclude i test sugli animali e permette di rilevare a priori il maggior numero di effetti tossici di una sostanza. Attraverso lo studio diretto di due gruppi di persone simili tra loro ma che differiscono per una precisa caratteristica, si individua leffetto di questa singola particolarità sulla popolazione (per esempio il fumo di una sigaretta, una terapia e altro). Saranno poi le analisi statistiche a permettere di trarre delle conclusioni sulla caratteristica presa in esame e il formarsi di certe patologie come i tumori o le allergie. E i risultati ottenuti da questo tipo di studi sono decisamente più attendibili di quelli ottenuti sugli animali. Perché, se non possono rilevare tutti gli effetti collaterali d un intero organismo, danno risposte certe sulla possibilità di sviluppo di un tumore. E non è poco. E ancora, i modelli riproduttivi animali e umani possono essere usati per gli studi di anatomia, fisiologia e chirurgia. Possono essere utilizzati ripetutamente e con costi bassi. Prevedono lo studio su "pazienti" computerizzati. Ovvero, manichini e sofisticati operatori di controllo. Sono simulatori meccanici ma possono dare una eccellente visione dinsieme delle relazioni tra i componenti di un sistema biologico. Sostituiscono perfettamente gli animali nelladdestramento medico, nei trattamenti di routine e di crisi in anestesiologia. Infine, ci sono i metodi in vitro. Che utilizzano colture di cellule, tessuti e organi. Tutto il materiale, di origine umana, viene recuperato da biopsie e scarti chirurgici. I vantaggi? Scientificità, rapidità e bassi costi. Ma soprattutto la riproducibilità dei risultati ottenuti sia allinterno dello stesso laboratorio che in laboratori diversi.
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