Cani, gatti, conigli e scimmie: le quotazioni degli animali destinati agli esperimenti nei laboratori
Vivisezione, ecco le tariffe degli orrori
Prezzi bestiali
Gatti da |
L. 700.000 |
a |
L. 1.190.000 |
Cani da |
L. 890.000 |
a |
L. 2.500.000 |
Conigli da |
L. 60.000 |
a |
L. 225.000 |
Criceti da |
L. 15.000 |
a |
L. 80.000 |
Maiali da |
L. 60.000 |
a |
L. 120.000 |
Scimmie da |
L. 260.000 |
a |
L. 700.000 |
Topi da |
L. 30.000 |
a |
L. 56.000 |
Milano - Ora il mercato della morte è completo. Abbiamo anche i prezzi e gli animali usati nelle sperimentazioni di istituti di ricerca e laboratori. Come ogni listino che si rispetti, ce n'è per tutti i gusti e tutte le tasche. Si va dalle 700mila lire per il gattino di 6-10 mesi al milione e 190mila lire per il gatto adulto in età riproduttiva. Se poi il prescelto è un cane beagle di due mesi, il prezzo oscilla dalle 890mila lire al milione cento ottanta. Costa caro anche il bastardino: per un esemplare di "cane incrociato" ci vogliono almeno 2 milioni e mezzo.
Nuovo capitolo degli orrori. Un catalogo via Internet per scegliere l'animale da usare come cavia, costi calcolati in base all'età e al sesso
VUOI UN CANE DA TORTURARE? BASTANO 890.000 LIRE
Il sindaco del paese in cui sorge il maggior allevamento: "Non so niente. Nessuno ha chiesto l'autorizzazione"

di Simona Bertuzzi
Milano - Adesso il mercato della morte è completo. Abbiamo anche i prezzi degli animali usati nelle sperimentazioni di istituti di ricerca e laboratori. Come ogni listino che si rispetti, ce n'è per tutti i gusti e tutte le tasche. Si va dalle settecento mila lire per il gattino di 6-10 mesi al milione e 190 mila lire per il gatto adulto, in età riproduttiva. Se poi il prescelto è un cane beagle di due mesi, il prezzo parte da 890 mila lire. Ma può balzare anche al milione, cento ottanta mila lire, se il cucciolo ha 8 mesi. Il cane incrociato, strano ma vero, costa più di quello di razza. Magra rivalsa per il bastardino, da sempre bistrattato: nel suo caso infatti il potenziale cliente può sborsare fino a due milioni e cinquecento.
Il listino è lungo. E comprende anche maiali della Guinea (al massimo 120 mila lire), scimmie (dalle 260 alle 700 mila lire) e criceti (dalle 15 alle 80 mila lire). Lo potete tranquillamente trovare sul sito Internet della Harlan Italy, www.harlan.com, uno dei tre maggiori allevatori italiani, insieme alla Morini di San Polo D'Enza (Reggio Emilia) e alla Charles River di Calco (Lecco). Con in tasca il listino prezzi, proviamo a contattare le ditte di allevamento. L'Harlan Italy conferma i dati ma non aggiunge altro. Allora chiamiamo la Morini. Ci risponde la titolare. "Non ho niente da nascondere. Tutto quello che ho, è frutto del sudore della mia fronte". Le spieghiamo che nessuno mette in dubbio la legalità della sua attività o dei centri di ricerca che si riforniscono dal suo, e da altri allevamenti. "Se siete contro la ricerca", dice lei, "siete contro di noi, che viviamo di questa ricerca. Quando sarete in un ospedale e vi troverete senza farmaci, cosa farete? Farete forse voi da cavia?".
Con la Charles River, va meglio. Non accolgono a braccia aperte la nostra telefonata, ma promettono di invitarci là a discuterne, non appena possibile. Staremo a vedere. Nell'attesa ci inoltriamo nel terreno un po' più delicato delle autorizzazioni. Che coinvolge i sindaci delle città che ospitano gli allevamenti. L'articolo 10 del decreto legislativo 116 del '92, infatti, che è un'attuazione della direttiva 86/609 della Comunità Europea per la protezione degli animali sottoposti a sperimentazione, prevede che l'allevamento sia autorizzato dal sindaco, sulla base del nulla osta igienico sanitario locale. Un secondo comma, dello stesso articolo, stabilisce che il comune vidimi i registri di carico e scarico dell'allevamento fornitore, e che questi registri siano a totale disposizione del sindaco e degli amministratori. Non solo: "In base al dpr del 31 marzo del '79", spiega il funzionario della Lega antivivisezione Gianluca Felicetti, "il sindaco è responsabile degli animali del suo territorio. Come si preoccupa delle zanzare o dei cani randagi, deve occuparsi degli allevamenti". Proviamo a verificare con i diretti interessati. I sindaci di Calco e di San Polo D'Enza sono irreperibili (è pomeriggio). Ma troviamo il sindaco di San Pietro al Natisone in provincia di Udine, dove sorge l'allevamento Harlan. Si chiama Bruna Dorbolò, appartiene a una lista civica di centro-sinistra, ed è titolare di farmacia. Vi riferiamo il contenuto della conversazione telefonica. Per dovere di cronaca. E perché si evincono alcuni evidenti contraddizioni. "L'allevamento", ci dice, "è sorto quindici anni fa. Non era l'Harlan Italy, ma un'altra società.
Deve esser stato il mio predecessore, due o tre legislature fa, ad occuparsene. Ci furono diverse manifestazioni di protesta. E suscitò molto scalpore il fatto che fosse coinvolta anche la regione Friuli". E l'Harlan quando è subentrata? "Direi cinque anni fa". Lei allora faceva il sindaco? "Ero vicesindaco. Comunque non ci fu nessuna autorizzazione da parte del sindaco. Quelli dell'Harlan vennero in Comune. Ma fu incontro informale. Un po' come quello che ho avuto io, un anno e mezzo fa con il loro direttore". Cosa le ha detto? "Solo che avevano intenzione di avviare uno studio di ricerca sull'alzhaimer. E che mi avrebbero fatto sapere. Non ho più saputo nulla". Controlli dell'Asl ce ne sono stati? "No". Ed esiste un registro da cui sia possibile dedurre il numero degli animali allevati? "No". Non credo che siamo tenuti ad averlo. O a monitorare l'attività. Certo se succede qualcosa - ampliano l'allevamento o cambiano la destinazione d'uso - allora sì che dobbiamo essere informati. Per quanto ne so, però, gli animali non sono aumentati. Quindici anni fa, quando sorse l'allevamento furono organizzati molti corsi per futuri allevatori. E moltissime persone furono assunte alla Harlan. Da un po' di tempo non ci sono più assunzioni. Ne deduco che il numero degli animali sia stabile". La telefonata si chiude qui. Il commento a caldo lo lasciamo a Felicetti: I casi sono due. O quel sindaco è sprovveduto. O sta ammettendo che l'Harlan non ha autorizzazione. Se è così bisogna intervenire".
Cani beagle |
Ratti |
età (mesi) |
prezzo |
età (mesi) |
prezzo |
2 |
890.000 |
3-4 |
30.000 |
5 |
1.030.000 |
7-8 |
44.000 |
6 |
1.070.000 |
10-11 |
56.000 |
8 |
1.180.000 |
|
|
Cani incrociati
da 1.050.000 a 2.500.000 |
Conigli Bianchi della Nuova Zelandia
da 60.000 a 225.000 |
Maiali della Guinea
da 60.000 a 120.000 |
Criceti
da 15.000 a 30.000 |
Scimmie
da 260.000 a 700.000 |
Legenda
sul sito www.HARLAN.com i prezzi sono espressi in dollari. Li abbiamo calcolati in lire considerando un dollaro uguale a duemilalire. |
PER ANIMALI "GRAVIDI" ALTRA TARIFFA
Milano - All'interno del sito www.harlan.com ci sono anche le seguenti informazioni. Per il trasporto: "Gli animali vengono di norma imbarcati su veicoli controllati". Per il trasporto di animali gravidi, invece, "la Harlan ha stabilito Procedure Operative Standard nelle capacità produttive, per produrre ratti, topi, criceti, maiali della Guinea e conigli, tutte gravide. Il periodo di gravidanza di ratti e topi è determinato dall'osservazione di un tampone vaginale. La Harlan non garantisce il numero dei cuccioli per figliata. Su tutti gli ordini per femmine gravide o con prole, raccomandiamo gli specifici contenitori per il viaggio da aggiungere all'ordine". Infine, "se sorgono problemi riguardanti l'età di gestazione o la gravidanza, i clienti devono immediatamente contattare il Dipartimento Servizio Clienti della Harlan e fornire dettagliate informazioni riguardanti gli animali interessati. Le richieste di credito e/o sostituzione degli animali possono essere rifiutate se una appropriata documentazione non ce ne dà prova".
Il listino prezzi dei gatti
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I gatti "in catalogo" per la vivisezione sono venduti a prezzi differenziati a seconda dell'età. |
6-10 settimane |
700.000 lire |
11-12 settimane |
800.000 lire |
13-16 settimane |
820.000 lire |
17-20 settimane |
860.000 lire |
21-24 settimane |
940.000 lire |
25-28 settimane |
1.060.000 lire |
29-32 settimane |
1.120.000 lire |
33-36 settimane |
1.190.000 lire |
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di Oscar Grazioli
SPERIMENTAZIONE INUTILE
Il business dei mostri da laboratori
Non servono solo topi o conigli, ma "individui" geneticamente corretti
Se esiste un business, legale o illegale che sia, c'è sicuramente qualcuno che lo sfrutta. In questo caso il business è costituito dai fondi che sovvenzionano la ricerca medica. Se questa si basa storicamente sulla sperimentazione animale, i ricercatori devono procurarsi animali. Lapalissiano. Questo può avvenire in modo legale o illegale. Ceni randagi e colonie feline hanno costituito talvolta, in passato, un serbatoio economico di cavie per istituti di pochi scrupoli.
Il problema è oggi molto più complicato, perché la ricerca medica non si accontenta del topo o del coniglio, ma questi devono avere spesso determinate caratteristiche genetiche, devono essere standardizzati. Nascono dunque ditte che vendono topi, e cavie in generale, che portano sigle fantasiose, dietro le quali si celano raffinate manipolazioni genetiche che li rendono, ad esempio,
più sensibili ad un certo tipo di cancro. Quindi il tal istituto di ricerca ordina alla tal ditta duecento topi xxy avendone la garanzia che in breve si ammaleranno spontaneamente di quel cancro oppure ordina i topi yxx che sono nati privi di determinate cellule e si ammalano più facilmente di quella determinata malattia.
Ci sono quindi ditte che, accanto ai semplici topi, conigli, cani o gatti, allevano anche animali molto più costosi, perché oggetto di complesse manipolazioni genetiche oppure tenuti in condizioni particolari, come gli SPF (Specific Pathogen Free), che non devono essere contaminati dalla normale flora batterica. E qui i costi lievitano. Qualcuno penserà: se serve per la salute umana e per il progresso della scienza i costi non hanno alcuna importanza. Una biologa che lavora in un istituto di ricerca scriveva pochi giorni fa, in una lettera al direttore, che quando si tratta di progredire nella conoscenza delle malattie umane qualsiasi sacrificio di animali è permesso. Qualcuno si è spinto a pensare che anche il sacrificio di qualche "cavia" umana, se finalizzato alla salvezza di una razza o ad una pretesa scoperta rivoluzionaria, possa essere tollerato. La storia dell'uomo è piena di queste spirali maligne. Questo è ciò che mi terrorizza. E' dietro questo falso specchio che la ricerca medica giustifica tutto il suo operato. Il bene dell'uomo prima di tutto e sopra tutto. Già, ma chi decide quale è il bene dell'uomo e soprattutto come ci si arriva?
Qualche anno fa è capitato che due laboratori avevano ordinato dei topi geneticamente xxy alla stessa ditta. I ricercatori hanno cominciato a grattarsi in testa non poco quando tutti i topi di un laboratorio morivano inesorabilmente, mentre nell'altro non ne moriva uno. Tutti gli aspetti del dilemma non sono mai stati chiariti definitivamente, ma pare che nella lettiera ci fossero dei trucioli di legno tossico. E' giusto basare tutta la ricerca del cancro sugli animali?
Come mai nei topi funziona tutto? Le angiostatine di Folkman, i sieri della longevità, i farmaci contro i tumori. Poi si passa all'uomo e non va più bene niente. Siamo proprio così sicuri di essere sulla strada giusta? Siamo sicuri che studiare il sonno di un gatto ci porterà al bene dell'uomo? Proprio il gatto, che dorme 18 ore al giorno, che passa dal sonno profondo all'attacco, solo che passi una mosca in volo?
Prendere un topo (che già è un po' diverso dall'uomo) geneticamente anomalo (quindi non è più neanche un vero topo), provocargli un cancro che nell'uomo non esiste o ha cause totalmente diverse e pretendere di scoprire la cura per il cancro dell'uomo?
Chiedo scusa, ma se questo è il mezzo non contate sui miei soldi. Perché anche le 30.000 lire che vale un sorcio sono spese male e non per il bene dell'uomo.
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