Da "Libero"
30/10/2002
 

L'Inchiesta 2 -  Alimenti di scarto, gabbie al freddo, luce per poche ore al giorno: la Legge del mercato sulla pelle di chi non può protestare

VIVISEZIONE AL RISPARMIO. E GLI ANIMALI SOFFRONO DI PIU’

Per tagliare i costi le aziende che finanziano gli esperimenti sulle cavie fanno vivere le bestie in condizioni allucinanti

di Oscar Grazioli

L’ingegnere lavora per una multinazionale che ha un laboratorio interno di sperimentazione. Gli animali utilizzati per la sperimentazione sono cani di razza Beagle, porcellini d’India, ratti e conigli. L’azienda è dotata di un sistema di controllo interno di cui fa parte anche l’ingegnere, in quanto responsabile dell’impiantistica. Gli animali vengono tenuti in gabbie all’interno degli stabulari. Ovviamente negli stabulari, come nelle zone più delicate dell’azienda (si pensi alle stanze dove vengono messi in fiala i farmaci che poi il medico ci inietta), esiste tutta una serie di impianti sofisticati, dall’aria condizionata, al riscaldamento, all’umidificazione, all’illuminazione fino ai flussi d’aria laminari in depressione. Oltre a progettazione, modifiche, adeguamenti, manutenzione, l’ingegnere, assieme ad altri tecnici, si occupa anche del sistema di controllo sull’impiantistica. Gli uomini hanno tutti una solida formazione scientifica maturata negli Stati Uniti. Lasciamo la parola all’ingegnere. Ad un certo momento per ragioni finanziarie, la ditta decide di aprire il laboratorio, di sperimentazione all’esterno. In altri termini lo mette sul mercato, in concorrenza con gli altri, disponibile ad effettuare esperimenti per conto terzi. Naturalmente anche la sperimentazione segue una legge di mercato imprescindibile: quella dei costi e die ricavi. Improvvisamente il sistema di controllo dell’azienda non è più economico. Lo si appalta all’esterno, scegliendo una ditta italiana che non conosce minimamente gli impianti, ma ha un pregio. Costa poco. Ricordiamo che in questo caso il prodotto non è un bullone ma la sperimentazione di un farmaco o di una nuova sostanza, magari un nuovo cosmetico o detersivo, potenzialmente in grado di raggiungere il consumo dell’uomo. Stranamente, a fronte di aumento del numero delle sperimentazioni i consumi delle "utilities" cala. Cosa sono le "utilities"? Si tratta del dipartimento aziendale che produce, distribuisce, contabilizza ed alloca i costi delle risorse energetiche quali energia elettrica, trattamento aria, vapore (per i processi di sterilizzazione), acqua purificata (per dar da bere agli animali), metano ed acqua industriale. Questi elementi vengono considerati primari per definire ottimale il "prodotto sperimentazione2 e, rappresentano sicuramente un indicatore inconfutabile nel determinare la quantità (o qualità?) degli studi intrapresi. Sorprendentemente dunque, aumentano gli esperimenti e le "utilities" calano. L’Ingegnere si accorge che occorrono meno soldi per riscaldamento, pulizie, condizionamento, illuminazione, ecc. "Ottimizzazione dei costi", dice l’azienda. Ottimizza pure, ma se aumenta il numero dei cani e degli esperimenti i costi non possono diminuire. A meno che non si tengano i cani a 15° di temperatura invece che 21°, oppure a 6 ore di illuminazione anziché 12, oppure cambi l’alimentazione (cibi più scadenti e più razionati) e si metta meno impegno nel pulire e disinfettare le gabbie. Naturalmente anche tutto il materiale impiegato per la sperimentazione (dalla siringa al microscopio) subisce una limatura nei costi, ma questa ottimizzazione sul serio. Si compra materiale meno costoso e più scadente, sempre nei limiti, ai margini della normativa di legge. E gli animali? Hanno un costo rilevante per il "prodotto" Se ne usano di più, quindi la ditta fornitrice deve abbassare i costi se no perde il contratto. A sua volta è ovvio che abbassare il costo del cane venduto implica, per la ditta che alleva, una gestione più economica. Il tutto si scarica sui cani che avranno alimenti meno costosi e più scadenti, meno cure, meno igiene, meno spese veterinarie e alla fine, più sofferenze. Tanto il veterinario è aziendale e viene dunque pagato dall’azienda. Se non fa "a modo" ce ne sono cento altri che fanno i camerieri e sono in cerca di lavoro. In effetti in Italia ci sono 13 facoltà di veterinaria, contro le 5 della Germania e le 4 della Francia. Il risultato è che molti docenti universitari trovano il posticino e centinaia di veterinari sono disoccupati o fanno lavori umilianti. Le ditte che allevano animali da laboratorio lo sanno molto bene, così come lo sanno le università o i laboratori dove si effettua la sperimentazione. Al veterinario compete la responsabilità di vegliare sullo stato di benessere degli animali sottoposti a vivisezione. Ma si può parlare di "benessere" per un cucciolo che vomita, urla, si contorce dal dolore per giorni mentre si cerca la così detta "dose letale" %0" di un nuovo farmaco? Sarà utile che sappiate cos’è. La DL50 di una molecola è la dose che porta a morte il 50% degli animali che l’assumono. Paradossalmente i più fortunati sono gli animali assumono molecole estremamente tossiche. Se no altro a piccole dosi muoiono velocemente. Quando una molecola è poco tossica, l’animale, prima di morire, è costretto ad assumere quantità che letteralmente non ci stanno nello stomaco o nel letto sanguigno. Provate a pensare quanto sale ci vuole per far morire un cane adulto. Chilogrammi e giorni di enormi sofferenze. Per cosa alla fine? Per poi ricominciare sui malati volontari umani con dosi molto basse per verificarne la sicurezza. E allora, per cosa sono morti quei cani, quei gatti, quelle cavie? Per niente, o meglio per alimentare il business che c’è sotto.

(2 – continua)

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