Amici...per la pelle |
Molti capi d'abbigliamento vengono fabbricati con pelli di cani e gatti. Il consumatore viene ingannato con etichette che nascondono la verità. Le autorità stanno a guardare Nelle pellicce vendute nei negozi può nascondersi il miglior amico dell'uomo. Cani e gatti vengono uccisi per fabbricare giacche e mantelli. Ma spesso i clienti non vengono informati. Scelgo Io fa luce sull'inganno. Il business dell'allevamento di animali da pellicceria è iniziato 130 anni fa con le volpi polari, 100 anni fa con le volpi argentate e 85 anni fa con i visoni. Gli allevamenti con importanza per il mercato europeo si trovano negli Stati Uniti, in Canada, Scandinavia e Russia. Ma questo specifico settore della moda ha un segreto inconfessabile: ai consumatori vengono venduti capi d'abbigliamento fabbricati con pelli di cani e gatti. Anche in Ticino. In Svizzera tutto ciò non è illegale: la legge federale sulla protezione degli animali non proibisce questo commercio. Le pellicce degli amici a quattro zampe vanno forte in Russia, ma non nell'Europa occidentale. L'industria della moda si è allora adeguata. E ha deciso di utilizzare questo pellame a basso costo per foderare giacconi e guanti, rivestire cappucci, risvolti di maniche e colli, imbottire piumini e persino fabbricare peluche per bambini. Ma senza dichiarare esplicitamente la provenienza. Un commercio florido I consumatori di solito sono all'oscuro di tutto, poiché l'etichetta camuffa il prodotto con nomi incomprensibili: Gae-pee, Gubi, Goyangi e altri ancora. Dietro a questi nomi "esotici" sono nascosti i migliori amici dell'uomo, spesso scuoiati vivi in Cina e altri paesi asiatici. L'importazione in Europa avviene senza restrizioni poiché nessuna legge impone limitazioni in questo senso. Le maggiori aziende produttrici e di intermediazione si trovano in Italia e Germania. Un pastore tedesco viene pagato circa 9 dollari, un gatto 3, ma molto dipende dalla razza: pregiata nel caso dei gatti rossi, a buon mercato per quelli soriani. Per una pelliccia di cane sono necessari almeno 9 esemplari delle dimensioni di un pastore tedesco. Per una di gatto una trentina di animali. Molti gatti vengono ritrovati senza testa perché proprio questa parte dell'animale serve per fabbricare coperte, molto richieste in alcuni paesi. «Si tratta di un commercio florido» afferma Lucia Castellini, responsabile dell'Ufficio stampa dell'associazione italiana Lega antivivisezione (Lav), che ha recentemente convinto il governo italiano a vietare questo commercio. Nonostante la miriade di nomi con cui è possibile ingannare il consumatore, Scelgo Io ha scoperto che c'è anche chi - come Jelmoli - pubblicizza sui propri cataloghi «veste en fourrure Kanin» (nella collezione autunno-inverno 2001/2002), letteralmente: «giacca in pelliccia di cane». «Questo catalogo non viene allestito da noi ma da una ditta tedesca nella quale abbiamo solo una partecipazione minoritaria» si difende Robert Fiege, responsabile aziendale di Jelmoli. «È da 20 anni che le pellicce naturali e tanto meno quelle di cane non fanno più parte del nostro assortimento». Anche in Ticino ci sono pelliccerie disposte ad acquistare e confezionare pellicce di animali domestici. Tre anni fa alcune associazioni animaliste avevano chiesto invano al Consiglio federale di vietare l'esportazione di cani San Bernardo in Cina. Eppure i filmati provarono che gli animali venivano mangiati e utilizzati per le pellicce. Il 4 maggio 2000, rispondendo ad una lettera dell'Organizzazione internazionale per la protezione degli animali, fondata a Lugano (Oipa), il consigliere federale Pascal Couchepin scriveva: «Emettere un divieto di esportare cani e gatti non può assolutamente essere fondato dal punto di vista giuridico, e costituirebbe una limitazione inaccettabile nel traffico dei viaggiatori». L'anno scorso, una petizione della Protezione svizzera degli animali di Basilea, firmata da 167 mila persone, ha chiesto di proibire l'importazione di pelli di cani e gatti in Svizzera. Ma nel mese di giugno il Consiglio federale ha risposto picche e respinto la petizione: un divieto sarebbe contrario alle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio. Secondo il periodico antivivisezionista Orizzonti, 85 consiglieri nazionali contro 38 si sono pronunciati contro questo divieto. «Mi sembra doveroso che anche le regole internazionali del commercio debbano rispondere a criteri etici» aveva sottolineato la direttrice del periodico, Milly Shär Manzoli, scomparsa recentemente. «Tra l'altro le pelli di gatto servono ad alimentare una ben nota truffa sanitaria. Chi le vende afferma che curano i reumatismi. Cosa assolutamente falsa». «Tempo fa abbiamo fatto analizzare il Dna di 2 capi sospetti» afferma Lucia Castellini. «Le analisi di laboratorio hanno permesso di appurare che si trattava di pelli di cani». Un grande magazzino italiano, l'Oviesse, che esporta anche in Svizzera e che collabora con i grandi magazzini Globus, li ha quindi ritirati. La Upim, invece, no. «Alla Globus non vendiamo capi Oviesse» replica il responsabile Globus di Locarno Giovanni Franco. «Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione». «Questo è un problema a livello mondiale che coinvolge anche la Svizzera» dichiara Ivan Miori, responsabile del settore pellicce della Lav. «È una battaglia che dobbiamo combattere insieme». Ora le associazioni per la protezione degli animali puntano a una maggiore trasparenza dell'etichettatura. Negli Stati Uniti le pelli che costano meno di 150 dollari non devono recare un'etichetta. Negli Usa è obbligatorio dichiarare la composizione di un prodotto solo se la sua presenza supera il 10% del totale. Nei paesi dell'Unione europea la percentuale è del 30%. «Non si può sottovalutare la necessità di una maggiore trasparenza delle etichette di questi capi» dichiara a Scelgo Io Sveva Belloni, portavoce del Centro di documentazione animalista di Lugano. «E questo a tutela non solo degli animali, ma anche dei consumatori». Ecco i nomi dell'inganno Spesso le ditte di moda non dicono tutta la verità sulle etichette, ma cercano di ingannare il consumatore con nomi "esotici". Ecco alcuni termini che indicano prodotti realizzati con pelli di cane o gatto. - Pelo di cane: Gae Wolf, Sobaki, Asian jackal, Gou-pee, Kou pi, Gubi, China Wolf, Asian Wolf, Pommern wolf, Loup d'Asie, Asiatic dog, Corsac fox, Dogues du Chine. - Pelo di gatto: Katzenfelle, Wild Cat, Housecat, Mountain Cat, Goyangi. Alcuni investigatori ritengono inoltre di sospetta provenienza (cane e gatto) la pelle con i seguenti nomi inglesi: Special skin, Lamb skin, Mountain goat skin, Sakhon Nakhon Lamb skin. Un commercio libero quasi ovunque Fatta eccezione per gli Stati Uniti e, da un mese, l'Italia, la vendita e l'importazione di pellicce di cani e gatti nel resto del mondo sono consentite. - Italia. Lo scorso 27 dicembre è stata varata un'ordinanza ministeriale cui guardano gli animalisti di tutto il mondo. La vendita e il commercio di capi d'abbigliamento confezionati con pelli di cani o gatti sono stati proibiti. Una decisione che si è concretizzata dopo le denunce dell'associazione animalista italiana Lav. - Stati Uniti. In seguito alle indagini dell'associazione Humane Society, che ha documentato con video e fotografie la strage di cani e gatti destinati al mercato della moda, nel novembre 2000 gli Stati Uniti d'America hanno proibito l'importazione ed il commercio di pelli di cani e gatti. - Germania. Francoforte, (Nidaustrasse, nei pressi della stazione), è uno dei maggiori snodi commerciali per le pelli di cani e gatti. In gran parte provengono dalla Cina. Da qui vengono spedite in Europa e nel resto del mondo. - Asia. La Cina è il paese che le indagini delle associazioni animaliste indicano come la chiave negli affari del commercio mondiale del pellame di cani e gatti. Ma le pelli provengono anche da Thailandia, Corea e Filippine. Risulta tuttavia impossibile identificare l'esatta composizione e provenienza delle pelli, poiché in gran parte vengono raggruppate insieme e indicate come "Nesoi" (Not elsewhere specified or otherwise indicated, ossia "non specificato o indicato da alcuna parte"). Cani e gatti vengono quasi sempre scuoiati vivi, allevati in piccole aziende o persino in famiglia. Sono costretti a vivere al freddo, in modo che il pelo diventi più fitto. Vengono squartati in primavera. |