Misteri a quattro zampe |
Gatti affidati alla Protezione animali del Mendrisiotto sono stati ceduti a una clinica di Zurigo. La proprietaria non li ha mai più rivisti. Ora sospetta che siano stati uccisi nei laboratori della vivisezione Il Ticino è un crocevia di animali da vivisezionare oltre Gottardo o in Germania. Sembra esserci un nesso con la misteriosa scomparsa di gatti dalla protezione animali del Mendrisiotto. Le autorità si trincerano dietro il silenzio. Il Ticino è il passaggio obbligato per il trasporto di animali destinati alla vivisezione. Molti sono cani e gatti che provengono dall'Italia, dove il randagismo è piuttosto diffuso. Alcuni raggiungono la Svizzera interna, altri la Germania. «Siamo purtroppo sicuri che è in atto, anche in queste settimane, un traffico di animali tra Italia e Svizzera» afferma Stefania Buonarrota, una delle responsabili dell'associazione animalista italiana "VitaDaCani". «Proprio lo scorso aprile, al confine di Brogeda, attivisti dell'associazione sono riusciti a far bloccare dalla Guardia di finanza una macchina sospetta» dichiara a Scelgo Io la giovane animalista. «Una donna italiana diretta in Svizzera stava trasportando svariati gatti e un cane. Ma è stata rimandata indietro». Il fatto che molti animali vengano consegnati in grosse quantità non a privati, ma sempre alle stesse persone, continua a far discutere. Gatti svaniti nel nulla Il 9 marzo 2002 sul tavolo del veterinario cantonale, Tullio Vanzetti, viene recapitata una raccomandata dal Mendrisiotto. Una lunga e dettagliata lettera. Un duro atto di accusa nei confronti della "Protezione degli animali trovatelli del Ceresio e del Mendrisiotto" (foto pagina 10) e, in particolare, della sua presidente, Helga Geiger. La lettera si conclude con un appello al veterinario cantonale affinché faccia chiarezza non solo su un furto di gatti avvenuto lo scorso autunno, ma anche su voci e sospetti che circondano Helga Geiger da molti anni. L'autrice della lettera chiede ufficialmente che vengano fugati i dubbi secondo i quali i suoi mici «possano essere stati sottoposti a esperimenti che nulla hanno a che vedere con i motivi per i quali io ho consegnato questi animali alla Protezione animali di Melano». Non è la prima volta che il veterinario cantonale riceve missive che accusano Helga Geiger di cedere svariati animali, soprattutto gatti, ai laboratori di vivisezione della Svizzera interna. In particolare nel canton Zurigo, dove l'associazione animalista italiana "VitaDaCani" ha recentemente individuato alcune pensioni di animali che sono sospettate di cedere cani e gatti ai laboratori di vivisezione. «È vero, ho già ricevuto altre lettere di questo tipo» ammette Vanzetti. «Ma non ho ancora avuto tempo di indagare». Il veterinario cantonale sembra però non voler affatto fare chiarezza. In un primo tempo Tullio Vanzetti ha rimandato Scelgo Io al Dipartimento della sanità e della socialità (Dss). Ma, anche se ripetutamente sollecitato, il capo della sezione sanità pubblica, Giovanni Petazzi, non ha trovato il tempo di rispondere. Helga Geiger in passato ha già dovuto difendersi da accuse infamanti per chi dovrebbe proteggere gli animali da ogni sofferenza. Ma non sembra preoccupata. «Figuratevi se il veterinario cantonale ha tempo per queste cose» dichiara a Scelgo Io la presidentessa della protezione animali di Melano. Tutto comincia quando, lo scorso novembre, una donna affida i propri gatti alla protezione animali di Melano. «Un sabato ho portato il mio gattino a Helga Geiger perché era caduto da un albero» dichiara a Scelgo Io la proprietaria della bestiola. «Il veterinario non c'era e l'ho affidato alla protezione animali perché lo tenesse sotto osservazione in attesa del lunedì, quando l'avrebbe visitato il dottor Luciano Gozzoli». Ma il gattino, dopo una serie di vicissitudini, non farà mai piú ritorno a casa. Stessa sorte toccherà anche alla madre del piccolo micio, anch'essa affidata alla protezione animali per essere sterilizzata da Gozzoli, il veterinario che da svariati anni collabora con casa Margherita. «Lo studio era chiuso, sapevo che il dottor Gozzoli sarebbe andato a Melano dove gli sarebbe stata consegnata la gatta. Mi sono fidata. Ma senza dirmi niente la Geiger ha ceduto il mio gattino a un veterinario di Obfelden» dichiara sconcertata la donna. «Senza dirmi niente la Geiger o il veterinario di Obfelden hanno deciso di uccidere il micino sostenendo che aveva un tumore al cervello. Senza dirmi niente la Geiger ha dato anche l'altra mia gatta al veterinario di Obfelden. E non ho più rivisto neanche lei». La presidente della protezione animali di Melano respinge tutte le accuse. «Non è vero niente» replica urlando Helga Geiger. «Quella donna è venuta qui perché voleva far sterilizzare quei gatti dal dottor Gozzoli solo per risparmiare. Ma i gatti non erano neanche suoi. Erano randagi. Quindi sono io a decidere cosa fare degli animali trovatelli che ci vengono affidati, non gli estranei». Accuse che lasciano allibita la proprietaria dei due gatti. «Ma come è possibile affermare cose del genere?» ribatte la donna. «Randagi? Avevo la gatta nera da cinque anni e il gattino di quattro mesi era suo figlio». Il veterinario di Obfelden si chiama Ruth Morgenegg, ed è a lei che sono stati ceduti i due mici. Interpellata da Scelgo Io, la dottoressa Morgenegg non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Luciano Gozzoli, pur invocando il segreto professionale sull'identità del proprietario, riconosce che il gattino bianco non era affatto un randagio, poiché in cura da lui. Copia della lettera inviata a Vanzetti viene spedita ai municipi di Melano e Capolago, comune dove abita la proprietaria dei gatti. «Non abbiamo ricevuto nessuna lettera su un presunto furto di gatti» afferma il segretario comunale di Melano, Ambrogio Scheurer. «Non abbiamo mai avuto problemi con la protezione animali. La signora Geiger si limita a fornirci le gabbie per catturare i randagi che poi vengono consegnati a lei per essere sterilizzati o uccisi, se malati». «Il municipio ha eseminato con attenzione la lettera indirizzata al veterinario cantonale» fa sapere il segretario comunale di Capolago Christian Bortolotti. «Ma ha deciso di non entrare nel merito di questa intricata vertenza poiché non la giudica di propria competenza». Gli scandali del passato Nei registri della protezione animali di Melano, consultati da Scelgo Io, è stato possibile appurare che il 90% dei gatti finisce a Ruth Morgenegg. Il cinque per cento circa è indicato genericamente con il termine "Zürich" e una piccola parte indica nomi di persone presumibilmente domiciliate in Ticino. «È un vecchio trucco della Geiger quello di registrare i gatti degli altri come randagi» afferma una donna che in passato ha avuto duri scontri con la presidente dalla protezione animali del Mendrisiotto e ha lasciato l'associazione per protesta. «In questo modo li può cedere a chi vuole senza sentirsi fare troppe domande». Helga Geiger darebbe ogni anno un centinaio di gatti alla veterinaria di Obfelden. «Tenere qui a Melano tutti quei gatti sarebbe impossibile» dichiara a Scelgo Io. «In Ticino non c'è richiesta e dobbiamo cederli ad altre persone in Svizzera interna». «La Geiger ama gli animali» ribatte un'altra donna che la conosce da anni. «Non penso li ceda ai laboratori di vivisezione come è stato detto con insistenza anche in passato». La donna fa riferimento a uno scandalo che, negli anni Ottanta, coinvolse non solo Helga Geiger, ma anche diverse protezioni animali di tutta la Svizzera. Vennero toccate anche quelle ticinesi, fatta eccezione per quella di Bellinzona. Il vice-presidente della sede centrale della protezione svizzera degli animali era persino il direttore di una clinica legata all'Università di Berna. Ed effettuava in prima persona esperimenti sui cani. Fu costretto a inviare una lettera ai 120 mila membri per spiegare come mai, invece di proteggerli, vivisezionava gli animali. Nel 1982 Helga Gaiger venne denunciata per una quarantina di gatti reclamati dai legittimi proprietari e scomparsi dal suo rifugio. «Sono morti o scappati» era la risposta data a chi chiedeva spiegazioni. «Non è vero» ribatte la presidente della protezioni animali del Mendrisiotto. «Al processo la donna che mi denunciò perse la causa perché non c'erano prove di queste falsità». Helga Geiger se la cavò al processo, ma una sua collaboratrice venne multata aver importato illegalmente 232 cani senza regolare certificato di vaccinazione. La donna non era una persona qualsiasi, ma la allora presidente della protezione animali di Melano. Sempre in questo periodo Casa Margherita finì nuovamente nella bufera a causa di un'altra donna, anch'essa legata alla protezione animali di Melano. L'accusa: aver fatto sparire un gran numero di gatti avuti in pensione, dichiarando ai proprietari che gli animali erano morti o scappati. In questa occasione venne pronunciato un decreto d'accusa della Procura pubblica per truffa. Ma la donna venne in seguito assolta. Alcune indagini, che coinvolsero l'allora presidente della protezione animali di Lugano e dintorni, appurarono che gli animali venivano consegnati alle protezioni animali dei cantoni Vaud e Berna. Il presidente della protezioni animali del canton Vaud collaborava da anni col capo del dipartimento di chirurgia del "Centre Hospitaler Universitaire Vaudois", centro in cui veniva praticata la vivisezione. «Escludo che i gatti consegnati alla dottoressa Morgenegg finiscano nei laboratori di vivisezione» dichiara Helga Geiger. «Noi ci occupiamo del benessere degli animali, non li consegneremmo mai a chi li fa soffrire». Helga Geiger difende a spada tratta anche la politica della sede centrale della protezione animali. «Senza gli aiuti della Svizzera interna non potremmo sopravvivere. Anche la nostra sede è stata acquistata con gli aiuti di Oltre Gottardo». Ma sulle origini e la provenienza dei fondi che amministra la signora Geiger, buio totale. La Protezione animali trovatelli del Ceresio e Mendrisiotto ogni anno ha spese per 280 mila franchi. Ne riceve dal cantone solo 2 mila, cui vanno aggiunte le offerte di soci e simpatizzanti. Mancano alcuni zeri, gli aiuti arrivano da altrove. Scandali - I regali della chimica alle protezioni animali In cambio del loro silenzio sulla vivisezione, alcune protezioni animali ricevono migliaia di franchi dalle industrie farmaceutiche. Diverse società di protezione animali non chiedono la proibizione della vivisezione, ma solo una sua diminuzione. Un esempio eclatante lo si è avuto a metà degli anni Ottanta, in occasione dell'iniziativa Weber che chiedeva l'abolizione della vivisezione. La sede centrale della protezione animali in questa occasione venne messa in imbarazzo davanti ai propri membri a causa di 200 mila franchi donati per un rifugio per cani e gatti. La somma proveniva da alcune multinazionali dell'industria farmaceutica: 50 mila franchi dalla Ciba, 50 mila dalla Geigy, 50 mila dalla Sandoz e 50 mila dalla Hoffmann-La Roche, come si evince dal rendiconto finanziario della protezione degli animali. Avevano optato per il no all'iniziativa Weber anche tutte le protezioni animali ticinesi, ad eccezione di quella di Bellinzona. Vivisezione in Ticino "top secret" Il veterinario cantonale Tullio Vanzetti è pagato dal contribuente anche per controllare gli esperimenti sugli animali. Ma è impossibile verificare il suo lavoro. Le informazioni sulla sua attività sono segrete. Tullio Vanzetti è il presidente della "commissione di controllo" che dovrebbere controllare l'esecuzione degli esperimenti sugli animali. Scelgo Io gli ha chiesto dove vengono compiuti gli esperimenti di vivisezione in Ticino, quanti animali vengono impiegati ogni anno e a quanto ammonta il giro d'affari della vivisezione nel cantone. «Non do queste informazioni» ha detto a Scelgo Io. «Non collaboro con il vostro tipo di informazione». La vivisezione in Ticino rimane quindi un affare segreto. Il contribuente paga il cospicuo salario del veterinario cantonale, ma non può verificare se svolge la sua attività in modo indipendente oppure se si lascia influenzare dagli interessi delle grosse ditte farmaceutiche. Non viene reso pubblico neppure il nome delle aziende ticinesi che operano con la vivisezione. Le commissioni di controllo sono tenute al segreto d'ufficio su risultati e modalità degli esperimenti, che vengono fatti a porte chiuse. «L'opinione pubblica è completamente esclusa da ogni informazione» sostiene la Protezione svizzera degli animali. Per la legge, gli esperimenti devono essere limitati «all'indispensabile». Diversa la realtà: nel 2000, su 2'257 richieste, solo 4 sono state respinte. Il veterinario Guscetti: dottor Jekyll o Mr. Hyde? Il veterinario Fausto Guscetti, presidente della Protezione animali di Biasca e valli, uccideva gli animali per la dissezione scolastica. Ma lui nega. Sino a una decina di anni fa, il dottor Guscetti collaborava con la protezione animali di Melano. In passato praticava, in qualità di docente di scienze naturali al ginnasio di Biasca, la "dissezione scolastica". Il medesimo scrive in un rapporto del Dipartimento istruzione e cultura: «modo di uccidere gli animali prima della dissezione: recidere la carotide all'altezza dei fori auricolari». Animali da impiegare: «topo, criceto, cavia, coniglio, gatto, pollo, gallina, piccione, cavedano, trota». «Gatti randagi». «Cane o gatto alla fine della gestazione». Precisa Fausto Guscetti: «Ribaltare la pelle con l'ausilio dello scalpello e fissarla mediante spilli al tavolo...». «Tagliare da cima a fondo la pelle dello scroto lungo i testicoli...». «Nego di avere impiegato animali per la dissezione scolastica» ribatte Guscetti. «Chiedevo agli studenti di portare qualche bestia morta per poterne esaminare gli organi. Solo in un'occasione un ragazzo ha portato una gallina viva. È stata uccisa per la dissezione, ma tanto, per essere mangiata, qualcuno doveva pur ucciderla, no?». |