SAN MARINO OGGI - 3 GIUGNO 2004
 
"Non crea rischi particolari nč accudire, nč vivere con un cane infetto o peggio ancora malato"
 
La leismaniosi č una malattia endemica in tutto il bacino del Mediterraneo
 
Fino ad oggi la Leismaniosi era poco conosciuta qui in Repubblica. Dopo la brutta vicenda dei dodici cani sieropositivi e uccisi dal servizio veterinario si č levato un coro di proteste e polemiche un po' da tutta la penisola a testimonianza di quanto sia stata incivile e inutile la soppressione di questi animali. Durante il 48° Congresso nazionale della Societā Culturale Italiana Veterinari per Animali da compagnia, abbiamo incontrato la Professoressa Maria Grazia Pennisi, ordinario di Clinica Medica Veterinaria all'universitā di Messina per rivolgerle alcune domande sulla malattia, sul rischio per l'uomo e per gli animali.
Quanto č diffusa in Italia la leismaniosi? E' vero che ci sono zone d'Italia "immuni" dalla malattia?
- La Leismaniosi - spiega la professoressa Maria Grazia Pennisi - una malattia endemica in tutto il bacino del Mediterraneo. La diffusione in Italia č stabilmente endemica in vaste aree dell'Italia meridionale e centrale (compresa l'Emilia Romagna). Negli ultimi anni nuovi focolai autoctoni sono stati individuati anche in regioni considerate indenni  come il Piemonte, il Veneto,, il Trentino.-
Ma per l'uomo quale pericolo c'č?
- La Leismaniosi colpisce il cane e tutti i canidi (volpe, lupo, sciacallo, coyote) e anche l'uomo. Quest'ultimo fortunatamente si difende bene da questa malattia protozoaria per cui solo rarissimamente individui punti da flebotomi sviluppano una qualche forma di malattia. Tradizionalmente la Leismaniosi colpisce i bambini con una forma definita viscerale (febbre, anemia, ingrossamento del fegato e della milza) mentre negli adulti si sviluppa in forma cutanea con lesioni di piccole dimensioni che possono anche guarire spontaneamente. Negli ultimi dieci anni in campo umano č aumentato l'interesse per le malattie che colpiscono persone affette da deficit immunitari (come nel caso dell'HIV) e fra queste possiamo annoverare anche la leismaniosi. In questi soggetti, in particolare tra i tossicodipendenti, il contagio puō avvenire anche con lo scambio di siringhe infette. Questi pazienti, che fungono tra l'altro da serbatoi della malattia, sono pių difficili da curare, un po' come succede nel cane. La diagnosi precoce č estremamente importante e se non esiste una forma di immunodeficienza la prognosi nell'uomo č favorevole, con guarigione completa. Da questo punto di vita possiamo dire che il vero ospite della Leismaniosi č il cane, non l'uomo.
Vanno soppressi i cani malati? E in Italia si sono adottati provvedimenti come quello preso a San Marino?
- No. Nč ora, nč mai in passato č mai stata imposta la soppressione dei cani ammalati o soltanto sieropositivi. Il regolamento di polizia veterinaria, nonostante sia una zoonosi, prevede la segnalazione del caso e non la soppressione dell'animale. E questo avviene in tutti i paesi europei. Tentativi di incidere sulla malattia attraverso questa strategia sono andati falliti in paesi come il Brasile: nonostante piani di abbattimento su larga scala si sono avuti risultati inconsistenti con grave impatto sociale ed economico.
Quali controlli effettuare sugli animali per un'efficace prevenzione?
Un controllo sierologico annuale č utile ma non garantisce il riconoscimento certo di tutti gli animali infetti: esiste un "periodo finestra" anche lungo e in ogni caso variabile da individuo ad individuo fra il momento in cui si contrae l'infezione e quello in cui si riscontra la sieropositivitā. E' possibile addirittura che alcuni soggetti infetti restino sieronegativi. In attesa di un vaccino efficace e sicuro, le misure di prevenzione mirano soprattutto a ridurre le possibilitā di contatto (sempre serale o notturno) con flebotomo (l'unico insetto che pungendo l'uomo e gli animali puō trasmettere la Leismaniosi).
Esiste un rischio di vivere vicino alla Leismaniosi?
- Non crea rischi particolari nč accudire, nč vivere con un cane infetto o peggio ancora ammalato di leismaniosi - conclude la Pennisi - Nessuno studio ha evidenziato questi rischi.-
 
In Brasile risultati inconsistenti nonostante l'abbattimento di 20.000 cani l'anno
 
In Europa la soppressione non č accettabile
 
Negli atti del simposio "Controllo della Leismaniosi: veterinari e medici a confronto", tenutosi a Roma il 25 maggio dello scorso anno, il dottor Luigi Gradoni del laboratorio di Parassitologia dell'istituto superiore di Sanitā afferma che "la biologia dei vettori determina la spiccata stagionalitā della trasmissione della leismaniosi viscerale zoonotica, che in tutta l'areale di distribuzione avviene nei mesi caldi. Le femmine ematofoghe pungono nelle ore notturne, per cui solo un soggiorno prolungato in area endemica costituisce fattore di rischio.
Sempre dalla sintesi delle presentazioni il Dr. Michele Maroli del Laboratorio di Parassitologia dell'istituto superiore di Sanitā afferma che "in Europa la soppressione dei cani sieropositivi non č accettabile dal punto di vista etico e perciō il trattamento farmacologico resta l'unica strategia per il controllo della malattia. Studi di laboratorio sull'efficacia di bande protettive (collari) impregnate di deltametrina applicati a cani domestici hanno dimostrato che questi proteggono i cani dalla puntura dei flebotomi per oltre il 90%.
Molto interessante anche l'intervento di Clive Richard Davies della London School of Gygiene & tropical Medicine di Londra. Questi sostiene che le strategie di controllo della leismaniosi viscerale zoonica si basano sulla diagnosi precoce e sul trattamento dei pazienti con farmaci a base di antimonio pentavalente, dispendiosi e potenzialmente tossici. In alcuni paesi endemici, si attuano programmi di controllo che mirano a prevenire le infestazioni nell'uomo attraverso il controllo del vettore (mediante l'uso di spray a base di insetticidi residuali) ed il controllo dei serbatoi (mediante l'abbattimento di cani infetti). I cani infetti vengono identificati o su base sintomatologica (perdita di pelo, dimagrimento, onicogrifosi) o mediante diagnosi sierologica. Sebbene questa pratica si sia dimostrata efficace in Cina, non č chiaro se altrove abbia fornito risultati positivi. In Brasile, ad esempio, la leismaniosi č aumentata drasticamente gli ultimi 10-20 anni, nonostante siano state spruzzate con disinfestanti 200.000 case e siano stati abbattuti 20.000 cani l'anno. I programmi di abbattimento della popolazione canina sono stati messi in dubbio sia nei suoi presupposti teorici che per gli aspetti logistici. Vista la gravitā della malattia, la non disponibilitā dei proprietari di acconsentire all'abbattimento dei propri cani e gli inconsistenti risultati delle prove programmate per valutare l'efficacia dell'abbattimento, si č resa evidente la necessitā di identificare delle strategie alternative attuabili per ridurre il carico della leismaniosi viscerale zoonosica

 
Casi futuri che fare? Incontro tra l'Apas e Segreteria alla Sanitā
 
Dopo l'uccisione dei 12 cani del canile affetti da leismaniosi per non meglio precisate motivazioni di salute pubblica, i rappresentanti del'Apas hanno incontrato martedė scorso il segretario di Stato alla Sanitā Massimo Rossini. Oggetto, le proposte sulle misure da prendere se, in futuro, dovessero - come appare inevitabile viste le modalitā di trasmissione della malattia - ripresentarsi casi di leismaniosi canina. Certo č che se si opterā per la tanto assurda quanto inutile soluzione drastica della soppressione, il popolo degli animalisti si mobiliterā come per altro ha giā fatto in questa occasione sommergendo letteralmente di e-mail istituzioni, Apas, redazioni giornalistiche. D'altra parte di fronte all'informazione e anche alle bacchettate pubbliche espresse verso il comportamento del Titano al recente convegno Scivac di Rimini, l'auspicio č che un atto come quello della soppressione ingiustificata dei cani si ripeta.
 

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