SAN MARINO OGGI – 27 MAGGIO 2004
Con un comunicato che cerca di spiegare l’inspiegabile la Protezione animali minaccia querele
L’Apas prova a salvarsi in corner
Che i cani fossero malati si sapeva da novembre…..colpa del silenzio
L’Apas prova a salvarsi in corner con un comunicato che spiega l’inspiegabile col comunicato che segue:
“In merito all’abbattimento da parte del Servizio sanitario di Stato dei 12 cani del Rifugio Apas, sieropositivi alla leishmaniosi canina, l’Associazione Sanmarinese Protezione Animali, intende precisare che ha dovuto subire, con grande disappunto questa drastica scelta da parte dell’Autorità sanitaria, precisando poi che solo alla metà del mese scoro è stata informata della sieropositività di questi cani”
Ha dovuto subire? Ma se ha taciuto fino all’ultimo la verità dei fatti.
“La cosa ha colto di sorpresa e notevolmente amareggiato il Cd-Apas a causa soprattutto delle ragioni categoriche di ordine sanitario adotte, con riferimento soprattutto alle responsabilità di salute pubblica legate alla presenza di questi cani in una struttura in cui operano addetti e volontari e visitata da tante persone”.
Caspita che sorpresa! Che alcuni cani avessero la malattia era nota da novembre.
“A nulla sono valsi i numerosi incontri intercorsi fra il Consiglio Direttivo Apas, il Servizio Veterinario e il Servizio Igiene Ambientale uno dei quali, su iniziativa dell’Apas stessa, allargato anche ai volontari e agli addetti del Rifugio, e ciò per individuare soluzioni condivise, meno drastiche e catastrofiche e che evitassero soprattutto l’abbattimento dei cani nonché inutili allarmismi tra la gente. L’Apas ha proposto di curare i cani e di effettuare all’interno del canile l’isolamento durante il periodo di cura e nei mesi estivi, in cui la presenza dei pappataci è maggiore. Purtroppo il Servizio Veterinario non ha ritenuto opportuno né valutare né soprattutto accettare queste soluzioni controbattendo puntualmente alle proposte, risposto a nostro avviso troppo precipitose e non sufficientemente supportate dai dati, per disporre misure così drastiche come quelle attuali.”
E allora viene da chiedere, perché è stata fornita la chiave a veterinari per il blitz letale? Perché i rappresentanti dell’associazione animalista non hanno manifestato con cartelli e sit-in davanti al canile contro l’inutile abbattimento dei cani? Perché l’Apas ha detto qualcosa sull’argomento solo quando non poteva più tacere e solo all’ultimo momento, quando invece la positività alla malattia era stata rilevata fin dal novembre 2003?
“Il primo termine di tempo per l’abbattimento dei 12 cani – prosegue l’Apas – avrebbe dovuto essere già il 30 aprile u.s. e nel tempo intercorso da allora a oggi il Cd-Apas ha cercato di reperire informazioni e nuovi elementi di valutazione, in modo da fornire alle autorità sanitarie ulteriori elementi di confronto con l’esterno, per giungere a soluzioni conformi e accettabili per tutti. Dai dati raccolti dall’Apas, quasi mai l’eutanasia dei cani ha rappresentato la soluzione al problema, ma piuttosto la cura degli animali affetti, l’uso di collari contro la puntura di pappataci sia sui cani affetti che su quelli sani e in alcuni casi l’isolamento dei cani affetti da leishmaniosi conclamata”
E nonostante avesse raccolto questi pareri contrari all’uccisione dei cani, lungi dal sollevare il problema a livello popolare per salvare gli animali che cosa ha fatto? Complice con il Servizio Veterinario la presidente della protezione Animali ha coperto con l’omertà quanto stava accadendo, condannando di fatto a morte i 12 cani, perché questo era stato già deciso dai veterinari che lavandosi le mani sulla questione non volevano prendersi alcuna responsabilità. Ma il guaio è che proprio a causa del colpevole silenzio calato sulla questione, tutti sono venuti a sapere in ritardo della cosa. Cosicché anche i consiglieri che si erano schierati per salvare i cani sono stati di fatto presi in giro.
“Ora dopo il doloroso episodio di eliminazione dei nostri cani, l’opinione pubblica locale ed esterna si sta sollevando per sottolineare soprattutto l’iniquità di questa scelta su cani che già abbandonati hanno avuto come unica colpa la sfortuna di essere punti da un pappatacio vettore di leishmania….l’Apas molto amareggiata ma ancora più motivata nella difesa dei diritti degli animali, si attiverà da subito per richiedere alla Segreteria alla sanità, occasioni di incontro e di aggiornamento in materia, con le più autorevoli fonti esterne per conoscere più da vicino la gestione di tale zoonosi, affinché l’eutanasia dei cani affetti o sieropositivi non rappresenti più l’unica crudele e forse del tutto inadeguata soluzione al problema”.
L’opinione pubblica ha sottolineato “l’inciviltà e la non necessità” della scelta e non “l’iniquità” e di certo si sarebbe mossa prima se la Protezione Animali avesse svolto il proprio compito che, alla luce di quanto accaduto, non ha di certo svolto. Pertanto la Presidente dell’Apas, Emanuela Stolfi, farebbe bene a dimettersi
SAN MARINO OGGI – 27 MAGGIO 2004
“Condivido pienamente la richiesta di dimissioni”
“Si fidavano di loro”
Ho vissuto in passato la realtà del canile di San Marino. A mio avviso ritengo sia stato un pretesto per snellire il numero degli animali presenti. Infatti altre volte per gli animali con tumori o malattie gravi non infettive veniva proposta la stessa drastica soluzione. Tanto che la signora Luigina Gennai ex presidente della protezione animali e attualmente socia dell’Apas, si prendeva a carico qualche cane per offrire all’animale una dignitosa vita seppure per pochi mesi. Finchè il cane mangia, ti guarda e muove la coda ed è felice credo abbia il diritto di vivere. E’ chiaro che prendersi cura di questi animali voleva dire anche più lavoro. Se quanto avvenuto risulta vero, lasciando libera strada alla mattanza, condivido pienamente la richiesta di dimissioni poiché un presidente di una associazione animalista deve fare di tutto per evitare qualsiasi brutalità. Auguro alle persone che non hanno evitato la soppressione di sognare e vedersi sempre davanti agli occhi dei cani che si fidavano di loro.
Bairo, appoggeremo l’iniziativa di Banfi
Enrica Baiocchi, vice presidente del Gruppo Bairo Onlus, associazione nazionale da sempre in prima linea per la protezione e la difesa degli animali prende la parola dopo la vergognosa soppressione dei dodici cani affetti da leishmaniosi. L’associazione è presente su internet con una mailing list di oltre 3000 iscritti sia in Italia che all’estero.
“Abbiamo immediatamente invitato i nostri iscritti a diffondere la notizia per tentare di evitare l’uccisione. Abbiamo interessato professionisti veterinari che hanno ribadito l’efficacia delle cure preposte affermando la non pericolosità della malattia nei confronti della salute pubblica. Sono ammutolita dopo aver appreso della soppressione. Abbiamo anche noi diversi cani – sottolinea Enrica Baiocchi – e tra questi ci sono alcuni malati di leishmaniosi. Curati con le attuali terapie hanno risposto positivamente e ora stanno bene. Mai nessuno si è sognato di sopprimerli. Vista la vergognosa, ma senza dubbio comoda soluzione adottata, sosterremo – in quanto associazione in difesa dei diritti degli animali – le eventuali denuncie che verranno inoltrate alle autorità competenti contro chi ha commesso e si è reso complice di questa strage. Il comportamento della presidente dell’Apas – continua la Baiocchi – non stato certo esemplare. Se fosse stata veramente amante degli animali, anche se costretta dalle autorità sanitarie alla soppressione, avrebbe dovuto dimettersi e da libera cittadina fare quanto più possibile per evitare l’uccisione dei dodici cani. La cronaca in questi giorni ci ha illustrato al meglio questa vicenda. E’ giusto che i responsabili della morte delle 12 bestiole siano conosciuti e che possano avvertire sulla loro pelle tutto il peso del disprezzo da parte di quella comunità civile che ben si distingue e che non ha alcuna intenzione di dimenticare questo atto che ha ampiamente dimostrato la superficialità e l’arretratezza umana.San Marino ha dimostrato grande crudeltà, appoggeremo senza dubbio l’iniziativa di Lino Banfi, invitando chi possiede un animale o chi dimostra sensibilità a non transitare nella Repubblica.
Lettera in redazione
La replica dell’Apas
In primo luogo la sua posizione, benché prenda spunto dall’amore per gli animali, assume toni diretti e accaniti nei confronti di chi si è sempre adoperato per la difesa della vita e dei diritti degli animali ed anche in questo frangente ha messo in atto tutti gli strumenti consentiti per salvare la vita ai 12 cani. L’Apas in quanto conduttrice del rifugio, che ha anche funzione di canile pubblico con vincolo per convenzione con lo Stato del 1992, è stata intimata con comunicazione del Servizio Veterinario ISS in data 15 aprile di abbattere i cani trovati positivi alla leishmaniosi. L’ordine trovava fondamento nel relativo articolo di Legge (n.54 del 23 aprile ’91) riguardante le condizioni per la soppressione per la cui formulazione l’Apas aveva a suo tempo tentato di mediarne i termini dato che in essa viene previsto l’abbattimento in caso di malattia incurabile. Il locale corpo veterinario ha costantemente confermato la diagnosi e fatto sapere che non vi era altra possibilità che l’eliminazione degli animali per fermare la malattia. Nella situazione ogni nostra resistenza comunque messa in atto per oltre un mese e mezzo avrebbe determinato drastiche contromisure sul rifugio, culminanti con una lunghissima quarantena durante la quale l’autorità sanitaria avrebbe legittimamente impedito l’accesso alla struttura di altri animali, dei volontari, degli addetti o quanti altri. L’Apas ha dunque agito in base alle proprie possibilità, cedendo solo alla legge, ma dopo aver tentato ogni strada possibile, soprattutto nell’invocare la migliore e più completa documentazione sulla malattia in atto e i suoi possibili interventi a protezione, nonché ricorrendo a tutte le autorità competenti fino alle ultime ore precedenti l’evento. Sono state giornate sofferte ed anche il distacco del telefono del rifugio è derivato dalla necessità di impegnare tutto il tempo alla cura e alla sorveglianza degli animali presenti nella struttura. La sua pretesa di individuare nella vicenda un responsabile nel Presidente e nel direttivo della ns. Associazione non può che essere fermamente respinta in quanto motivata da ragioni infondate poiché quanto da lei riferito non corrisponde al vero. L’intervento del Servizio Sanitario e Cinofilo sarebbe comunque avvenuto nel giorno prestabilito poiché in possesso della chiave di accesso alla struttura anche senza il consenso e la presenza dei ns addetti che invece sono stati la garanzia che le procedure fossero compiute nella maniera più consona. E rivolta agli animali effettivamente ammalati. Nel ricordarle che se la soppressione dei randagi a San Marino non è più la prassi ordinaria, questo è esclusivamente merito dell’Apas che negli ultimi 15 anni si è adoperata per modificare le normative vigenti a difesa degli animali. Provvederemo nell’interesse dell’Associazione, che da molti anni porta avanti la sua azione con risultati soddisfacenti a tutelare noi stessi e ogni aderente dalle offese da lei ingiustamente espresse, distinguendosi per accanimento personale rispetto ai commenti addolorati e critici di molti altri organi di informazione che si sono occupati del caso.
Il Consiglio Direttivo dell’Apas