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RIVIERA 24
31 MAGGIO 2010
Cane vola dal quinto piano e MUORE nell'indifferenza dei passanti: nessuno lo porta dal veterinario
di Fabrizio Tenerelli
Vallecrosia (IM) - In molti hanno allertato il 118, ma trattandosi di un cane con padrone - in questo caso un'anziana - privati avrebbero dovuto portarlo dal veterinario per essere curato o, a mali estremi, soppresso.Brutta fine per un cane che, questo pomeriggio, e’ caduto dal quinto piano di un’abitazione, di via Colonnello Aprosio, a Vallecrosia ed e’ stato lasciato morire, dopo una breve agonia, nell’indifferenza della gente. L’animale, appartenente a una anziana, e’ volato dal terrazzo per cause in fase di accertamento ed e’ atterrato ancora vivo. Probabilmente sarebbe ugualmente morto, ma nessuno si e’ premunito di portarlo dal veterinario di turno per farlo curare o, a mali estremi, sopprimere.
Una decina le chiamate giunte ai centralini del 118, da parte di altrettanti passanti che alla vista dell’animale ferito hanno allertato i soccorsi. Il 118, cosi' come prevede il protocollo, non trattandosi di un randagio – in questo caso deve intervenire d’ufficio, il servizio veterinario dell’Asl - ha fornito a ciascuno il numero di telefono del veterinario di turno, ma nessuno ha voluto seguire le istruzione e il risultato e' che il cane e' morto.
GAZZETTA DI PARMA
31 MAGGIO 2010
Abbandona il cane in auto: multato dai vigili urbani
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Parma - Ha lasciato il cane chiuso in auto e quando si è presentata la polizia municipale, chiamata da alcuni residenti, oltre alla sanzione per abbandono di animale, ha rimediato anche una denuncia per falso materiale per aver contraffatto il contrassegno dell'assicurazione. Protagonista della vicenda è un trentenne residente a Parma.
Sabato sera l'uomo sarebbe tornato a casa lasciando il cane - un giovane meticcio - chiuso nel proprio fuoristrada, parcheggiato in borgo San Giuseppe. Non è chiaro se ciò sia avvenuto intenzionalmente o per una dimenticanza: il vetro del lunotto posteriore lasciato leggermente abbassato per far entrare un po' d'aria sembrerebbe accreditare l'ipotesi che il cane fosse destinato a trascorrere lì dentro parecchie ore. Nell'abitacolo della macchina l'animale sarebbe quindi rimasto fino a ieri mattina, dopo aver abbaiato disperatamente per tutta la notte.
Una situazione di cui si sono resi conto alcuni residenti della zona e anche un passante, che ieri mattina hanno deciso di chiamare la polizia municipale perché ponesse fine a quel lamento straziante.
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
31 MAGGIO 2010
Otranto, due cani «corso» abbandonati su scoglio salvati dalla Capitaneria
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OTRANTO (LECCE) - L'equipaggio di una motovedetta della Capitaneria di Otranto, insieme con il responsabile dell’Unità operativa Randagismo della Asl di Lecce/2, hanno tratto in salvo due cani rimasti intrappolati diversi giorni su una scogliera a strapiombo nei pressi della “Grotta Monaca”, nel litorale a nord di Otranto, senza cibo nè acqua. A notare i due cani – probabilmente abbandonati lì da qualcuno – è stato il proprietario di un natante da diporto.I due cani, di razza 'corso', di grosse dimensioni, affamati e spaventati, si agitavano sulla scogliera. L’uomo ha dato l'allarme. Nel corso dell’operazione di salvataggio hanno collaborato da terra anche i vigili urbani del Comando di polizia municipale di Otranto.
L'intervento è stato particolarmente difficile perchè il costone roccioso sul quale si trovavano i due cani era pericolante ed irraggiungibile via terra: i militari sono riusciti ad affiancarsi alla scogliera a strapiombo ed a scendere sulla stessa per raggiungere i due cani. Dopo numerosi tentativi sono riusciti finalmente ad avvicinarli offrendo del cibo, a imbracarli e a calarli giù dalla scogliera a bordo del battello. I cani erano denutriti ma in buona salute e sono stati trasportati nel canile municipale. Data la zona del ritrovamento, inaccessibile da terra, i due cani potrebbero essere stati trasportati via mare ed abbandonati. I veterinari intervenuti non sono stati in grado di risalire ai proprietari in quanto gli animali sono risultati sprovvisti di microchip.
LECCE PRIMA
31 MAGGIO 2010
CANI ABBANDONATI SU SCOGLI: SALVATI DALLA CAPITANERIA
Due cani abbandonati sullo scoglio e tratti in salvo dai militari della Capitaneria di Otranto. Il ritrovamento degli animali è avvenuto su una scogliera a strapiombo nella zona della “Grotta Monaca"
OTRANTO - Due cani abbandonati sullo scoglio e tratti in salvo dalla Capitaneria di Otranto: il ritrovamento degli animali è avvenuto su una scogliera a strapiombo nella zona della “Grotta Monaca”, avvistati probabilmente dal passaggio di un natante da diporto.
Da una prima ricostruzione dei fatti, sembrerebbe che i due esemplari di razza “corso”, di grossa dimensione, possano essere stati abbandonati in quella zona (anche via mare), nel tentativo atroce di disfarsene definitivamente, tra le insidie delle scogliere e delle acque: i cani risultano sprovvisti di microchip, per cui risulterebbe difficile identificare i padroni o risalire a chi può essere il responsabile di questo folle gesto. Del resto, non è la prima volta che episodi controversi di questo tipo si sono registrati anche all’interno della città, segno che il fenomeno di gente senza scrupoli, pronta a liberarsi in ogni modo e con ogni mezzo di questi animali sia purtroppo molto diffuso. I due cani sarebbero rimasti intrappolati sulla scogliera, per diverso tempo, prima della segnalazione: una motovedetta della Capitaneria di Otranto, insieme con il responsabile dell’Unità operativa randagismo della Asl di Lecce/2, hanno provveduto al recupero degli esemplari, che erano visibilmente intimoriti ed affamati. A dare un aiuto alle operazioni, sul lato terra, anche i vigili urbani del comando di polizia municipale di Otranto. Le operazioni di recupero sono state piuttosto complicate, anche perché la parete rocciosa interessata risulta pericolante: qualche settimana fa, nella stessa area, un pezzo di costone era venuto giù, a causa della terribile erosione.
ANSA
31 MAGGIO 2010
Cani intrappolati scogliera Otranto, interviene Capitaneria
Erano denutriti e assetati, abbandonati dopo trasporto in mare
OTRANTO (LECCE) - Due cani rimasti intrappolati diversi giorni su una scogliera senza cibo ne' acqua sono stati salvati.
Erano stati abbandonati, dopo un trasporto via mare, su una scogliera a strapiombo nei pressi della ''Grotta Monaca'', nel litorale a nord di Otranto, su un costone roccioso pericolante ed irraggiungibile via terra. Sono intervenuti l'equipaggio di una motovedetta della Capitaneria di Otranto, esperti della Asl, e agenti della polizia municipale. I due cani erano spaventati e denutriti. IL TIRRENO 31 MAGGIO 2010
Allarme per i bocconi avvelenati
LARI (PI). È di nuovo allarme per i bocconi avvelenati che vengono disseminati sulle colline di Lari. L’ultimo caso è accaduto l’altro pomeriggio e viene denunciato da una cittadina, Linda Gutierrez. La donna ha accolto per alcuni giorni a casa sua una cagnolina di proprietà di un’amica. L’animale, insieme ad un’altra cagna della signora Gutierrez, si è allontanato da casa, andando nella valle tra Querceto e Lari. Quando la cittadina, alla quale tre anni fa un boccone avvelenato ha ucciso un altro cane, si è accorta che i due cani si erano allontanati ha iniziato immediatamente le ricerche, preoccupata per eventuali pericoli. «Poco dopo li abbiamo trovati - racconta la cittadina - ma la cagna di proprietà della mia amica stava male. Abbiamo capito subito che poteva aver mangiato un boccone avvelenato e così l’abbiamo portata immediatamente da un veterinario a Pontedera, il quale è riuscita a salvarla». I sintomi erano quelli classici dell’avvelenamento. Sarà presentata una denuncia contro ignoti. La cittadina ha informato anche l’associazione animalista Dav che nei prossimi giorni organizzerà una campagna di informazione contro l’abbandono dei bocconi avvelenati. CORRIERE DEL MEZZOGIORNO 31 MAGGIO 2010
Il vitellino ritrovato in una Fiat Panda A Volturara i carabinieri hanno rinvenuto l'animale nel bagagliaio di una macchina. Denunciato il padrone
AVELLINO - «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?» si domandava Philip Dick, intitolando così uno dei suoi più celebri racconti. Quando si dice che la finzione imita la realtà, ecco che i carabinieri ritrovano un vitello, niente pecore, ma un bovino, nel bagagliaio di una Fiat Panda. LA VICENDA - E' successo a Volturara, nell'avellinese, durante alcuni controlli di routine sulla Statale 7 dell'Alta Irpinia. I militari hanno poi fermato un allevatore del posto, che è stato denunciato per maltrattamento di animale. In evidente stato di sofferenza, il vitello, costretto in uno spazio angusto, si era procurato anche una vistosa ferita ad una zampa. I carabinieri hanno si sono subito rivolti ai veterinari della Asl, che hanno prestato le prime cure all'animale che, dopo essere stato nutrito, è stato dato in custodia ad un allevatore. ANSA 31 MAGGIO 2010
Trasporta vitello nel bagagliaio di una 'Panda', denunciato Un allevatore scoperto dai carabinieri nell'Avellinese
AVELLINO - Un allevatore trasportava un vitello nel bagagliaio di una Fiat ''Panda'': lo hanno scoperto i carabinieri di Volturara (Avellino).
IL CITTADINO
31 MAGGIO 2010
Codogno (LO) Il giallo degli avvelenamenti continua
Strana polvere bianca nell’acqua per i gatti
Luisa Luccini
Codogno (LO) - Prima i piccioni, poi i gatti randagi: resta fitto il mistero degli avvelenamenti di animali in centro a Codogno. E qualcuno che ipotizza la presenza di un “killer” intenzionato a fare strage di indifesi animali già c’è. A dare fiato all’ipotesi, del resto, sono stati gli aggiornamenti che ieri mattina, dopo l’improvvisa moria di piccioni avvenuta sabato al parco di piazza Cairoli, hanno puntato i riflettori anche sul parcheggio di via Costa, a fianco del supermercato A&O. Proprio qui è stata rinvenuta una misteriosa polvere bianca sparsa sui croccantini e nelle vaschette d’acqua che alcuni volontari sono soliti posizionare ai lati del piazzale per dare cura ad una colonia di 6-7 gatti della zona. Sul posto sono intervenuti i vigili urbani, sono stati fatti dei prelievi della polvere “incriminata” che sarà analizzata per accertarne la potenzialità d’avvelenamento. Nel piazzale non è stato rinvenuto alcun gatto morto. «Questi animali escono di notte per mangiare, per poi spostarsi nella zona- spiegava però ieri Virginia Bescapè, una delle volontarie che si occupa della colonia felina di via Costa -. Difficile perciò stabilire la portata di un eventuale danno». Quanto successo ieri segue di poche ore l’accaduto di sabato pomeriggio nel parco di piazza Cairoli. Un’improvvisa morìa di piccioni notata in un’aiuola a fianco dei bagni pubblici ha portato alla clamorosa chiusura del parco. Gli esemplari deceduti erano almeno una decina, mentre altri volatili sembravano agonizzanti. Sul posto è intervenuta una pattuglia della polizia municipale, anche in questo caso è subito nato il sospetto che qualcuno potesse aver sparso del cibo avvelenato con l’intenzione di compiere una strage di uccelli. Non è però escluso che la causa della morte dei piccioni sia da ricondurre all’utilizzo di diserbanti utilizzati nei giorni scorsi per rimuovere l’erbaccia ai lati dei vialetti pedonali. In questo caso i volatili potrebbero aver inghiottito il veleno. In sopralluogo al parco è arrivato anche il veterinario dell’Asl. Le carcasse dei piccioni saranno oggetto d’analisi, il parco rimane chiuso in attesa dei risultati.
VIRGILIO NOTIZIE
31 MAGGIO 2010
Potenza, bracconiere 'esibizionista' pubblica foto su Facebook
Lo scoprono agenti Forestale grazie indagini su social network
Esibiva' su Facebook imprese e trofei della sua attività venatoria illegale: ma proprio grazie al suo esibizionismo è stato scoperto dagli agenti del comando stazione forestale di San Sosti, nel potentino. Nel mirino un bracconiere della provincia di Cosenza. L'uomo era già da mesi al centro di investigazioni da parte dei Forestali attraverso delle indagini telematiche mirate a verificare se l'indagato avesse pubblicato incautamente sul noto social network foto che potessero testimoniare la sua attività venatoria illecita. Tra i tanti album pubblicati in materia di caccia ce n'era addirittura uno dal titolo "Giornata indimenticabile" con oltre trenta immagini che raffiguravano l'uomo in un ambiente naturale innevato, con un fucile in spalla, un fuoristrada e tre cani per la caccia al cinghiale. Gli investigatori sono riusciti a risalire al giorno, all'ora e al luogo in cui le foto erano state scattate e hanno potuto accertare che l'uomo aveva cacciato dall'alba al tramonto all'interno del Parco Nazionale del Pollino, area protetta e interdetta all'attività venatoria. Il bracconiere è stato segnalato all'autorità giudiziaria per esercizio venatorio in periodo di divieto generale e in area protetta, introduzione non autorizzata di armi e disturbo della fauna selvatica nel Parco. Infine, il prefetto di Cosenza ha emesso a carico dell'uomo un decreto di divieto per detenzione di armi, munizioni e materiali esplodenti.
IL GAZZETTINO
31 MAGGIO 2010
Capriolo muore incastrato nel cancello
CONEGLIANO (TV) - Brutta avventura per un giovane capriolo. L’esemplare, allontanatosi dalla riserva naturale, ieri mattina è entrato nell’abitazione della famiglia Mazzer, in via general Giardino. Quando ha deciso di uscire dal giardino, però, l’animale è rimasto incastrato nel cancello della casa. Dopo pochi muniti è deceduto. La famiglia ha dato l’allarme facendo intervenire i Vigili del fuoco e il personale della riserva alpina di villa di Pomano. Per l’animale, però, non c’è stato nulla da fare. «È la prima volta - dice la famiglia Mazzer - che un capriolo, arrivato attraverso una siepe, entra in giardino».
IL TEMPO 31 MAGGIO 2010
Animali: incidenti a Foligno (PG), verifiche task force ministero Salute
Roma - La task force per la medicina veterinaria del ministero della Salute indagherà sugli incidenti occorsi a due cavalli purosangue a Foligno, durante le prove ufficiali che precedono la Giostra della Quintana. "Considerata la gravità delle conseguenze che hanno comportato l’abbattimento di un animale, il ministero della Salute - si legge in una nota del dicastero di Lungotevere Ripa - per il tramite della task force istituita al Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, intende verificare, attraverso propri ispettori e unitamente agli Enti tecnici, le circostanze che hanno provocato gli incidenti stessi".Si intende anche verificare "la corretta applicazione delle misure previste dall’ordinanza del 21 luglio 2009 sulla disciplina di manifestazioni popolari pubbliche o private nelle quali vengono impiegati equidi, al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati". Il ministero precisa, inoltre, che l'ordinanza "si applica a tutte le fasi delle manifestazioni, comprese le prove, al fine di salvaguardare la salute e il benessere dei fantini" e dei cavalli coinvolti "e prevenire tali drammatici eventi".
L'ARENA
31 MAGGIO 2010
Ipocrisia sulla pelle dell’orso
Per favore, per una volta, cerchiamo di superare ipocrisie e luoghi comuni, che hanno la sola finalità di convincerci che l'orso Dino minaccia la sicurezza delle persone e degli altri animali e che, dunque, l'unica soluzione è quella di trasferirlo. È noto che gli orsi, se lasciati in pace, non sono pericolosi, anzi, hanno paura dell'uomo e cercano di evitarlo.
Come mai l'orso Dino fa sollevare preoccupazioni sulla sicurezza dei cittadini, mentre di tutte le vittime, umane e non, che provoca la caccia, non c'è alcun interesse? Eppure circa 30/50 persone muoiono ogni anno, uccise dai fucili dei cacciatori, uccise a causa di una barbara, crudele, pericolosa e dannosa pratica, che ha esclusive finalità di divertimento? Come mai i mezzi di informazione non parlano mai, o quasi, delle vittime della caccia, non parlano mai del fatto che oltre l'80 per cento degli italiani sono contrari alla caccia, mentre in questi giorni la vicenda dell'orso Dino occupa grande spazio nelle testate giornalistiche ed anche nei telegiornali? Come mai non preoccupano i continui ( e recentissimi, come saprete) tentativi dei parlamentari filo-cacciatori di estendere sempre più il periodo della caccia, coinvolgendo anche i periodi estivi, in particolare il mese di agosto, mese dedicato al turismo per eccellenza? Anna MasenelloVERONA CORRIERE DELLE ALPI 31 MAGGIO 2010
Contro le razzie dell'orso arrivano i fili elettrici
BELLUNO. Ieri l’orso è rimasto nascosto. Forse era impegnato a digerire i dieci chili di miele razziato in un’arnia vicino a Case Bortot, alle porte di Belluno. Ieri mattina, attorno alle arnie della famiglia Viel le guardie provinciali hanno piazzato i fili elettrici. E’ una delle dotazioni date dalla Regione alla Provincia proprio allo scopo di difendere pollai, arnie e animali dalle incursioni dell’orso. Si spera che questo possa dissuadere l’orso dal tentare un nuovo assalto alle arnie. Sul Serva ci sono anche molte pecore (circa 900) ma sono difese da cani e pastori. Che sia Dino ancora non si sa. «Ci vorranno venti giorni e anche di più - spiega il responsabile delle polizia provinciale Sommavilla - per l’analisi del Dna». Infatti gli agenti della polizia provinciale che hanno fatto il sopralluogo a Case Bortot hanno trovato alcuni peli dell’orso che ora saranno analizzati. Dino aveva il collare che gli era stato messo in autunno in valle di Primiero, dove l’anno scorso ha fatto strage di pecore e galline e ha poi svernato. Ma il collare non dà segnali ormai da settimane. Ora sembra tornato sulle Dolomiti bellunesi.
*** Fili elettrici contro l'orso
BELLUNO. Ieri l’orso è rimasto nascosto. Forse era impegnato a digerire i dieci chili di miele razziato in un’arnia vicino a Case Bortot, alle porte di Belluno. Ieri mattina, attorno alle arnie della famiglia Viel le guardie provinciali hanno piazzato i fili elettrici. E’ una delle dotazioni date dalla Regione alla Provincia proprio allo scopo di difendere pollai, arnie e animali dalle incursioni dell’orso. Si spera che questo possa dissuadere l’orso dal tentare un nuovo assalto alle arnie. Sul Serva ci sono anche molte pecore (circa 900) ma sono difese da cani e pastori. Che sia Dino ancora non si sa. «Ci vorranno venti giorni e anche di più - spiega il responsabile delle polizia provinciale Sommavilla - per l’analisi del Dna». Infatti gli agenti della polizia provinciale che hanno fatto il sopralluogo a Case Bortot hanno trovato alcuni peli dell’orso che ora saranno analizzati. Dino aveva il collare che gli era stato messo in autunno in valle di Primiero, dove l’anno scorso ha fatto strage di pecore e galline e ha poi svernato. Ma il collare non dà segnali ormai da settimane. Dopo aver percorso in lungo e largo il Feltrino, è partito alla volta di Asiago spingendosi fino alle porte di Verona. Lì ha mangiato di tutto e ucciso altrettanto, soprattutto asini. Poi, quando le guardie stavano per stanarlo e trasferirlo altrove, se ne è andato per conto suo. Ora sembra tornato sulle Dolomiti bellunesi, è stato visto tra il Primiero, l’Agordino e ora anche Belluno.
SAVONA NEWS
31 MAGGIO 2010
Finale (SV): l'ENPA ricorda di non toccare i nidi di gabbiano
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Finale (SV) - Alla massacrante attività estiva dei volontari della Protezione Animali savonese, alle prese con decine dei recuperi di uccelli e piccoli mammiferi selvatici feriti e in difficoltà (120 nel solo mesi di maggio), si aggiunge la richiesta di portare via dai terrazzi o dai tetti dei condomini i nidi di gabbiani, che questi uccelli hanno fabbricato durante l’assenza dei proprietari delle case delle vacanze; le segnalazione provengono specialmente dall’albenganese e dal finalese.L’ENPA ricorda che è vietato distruggere o spostare i nidi di qualsiasi volatile ed invita i turisti a condividere gli spazi con questi animali per il breve periodo della nidificazione; basterà attendere qualche settimana e genitori e piccoli voleranno via. Sottolinea che i gabbiani non feriscono mai le persone, anche se i loro voli minacciosi, accompagnati da strida, possono intimorire chi non li conosce; essi infatti, solo per difendere nido e piccoli, fanno la cosiddetta “parata” attorno all’intruso, assolutamente innocua, fuggendo al semplice agitare delle braccia verso l’alto.L’associazione consiglia di creare una paratia attorno al nido, con un vecchio mobile, un paravento inutilizzato o scatoloni di cartone sufficientemente alti, in modo da impedire la reciproca vista.
I gabbiani sono una specie in espansione sulle nostre coste, a causa delle crescenti attività umane su spiagge e scogliere e della scomparsa degli animali di cui si cibano (pesci, molluschi, crostacei), prelevati senza ritegno da turisti e pescatori locali; sono così costretti a cercarsi il cibo oltre le spiagge, colonizzando zone cittadine e discariche.L’associazione spera che i turisti con casa in riviera ne sopportino la presenza e accettino questo contatto diretto con la natura; consiglia infine, per prevenire occupazioni indesiderate nella prossima stagione, prima di partire, di proteggere terrazzi e balconi con chiusure (ad esempio reti in tessuto come quelle già in uso all’ospedale San Paolo di Savona, eventualmente installate dagli amministratori del condominio) che impediscano l’accesso degli uccelli.
IL GIORNALE
31 MAGGIO 2010
«I nidi di rondine vanno protetti» e l’assessore blocca il cantiere
Il Comune sospende la costruzione delle villette per difendere i volatili Le ruspe potranno tornare in azione in autunno, a migrazione avvenuta
Maria Sorbi
Rozzano (MI) - «Fermi tutti, stop ai lavori». Gli operai del cantiere si guardano perplessi e tolgono il caschetto giallo. Fermano le ruspe e ritirano le cariole. Qualcuno pensa a problemi di permessi edilizi, qualcun altro alza le sopracciglia: «Saranno finiti i soldi». Niente di tutto questo. Il cantiere è stato fermato a causa dei nidi di rondine. Accade a Rozzano, alle porte di Milano, vicino alle impalcature di via Monte Amiata, un terreno con un rudere e molto verde spontaneo, dove tra qualche mese sorgeranno villette e box auto. I costruttori non avevano fatto i conti con le rondini, uccelli particolarmente protetti che in questo periodo e fino a settembre invadono cascine, campagne e ruderi, riempiendo i nidi di uova e di piccoli rondinini.
A imporre lo stop ai lavori, anche se in stato avanzato, non sono solo gli ambientalisti ma anche le leggi europee, italiane e regionali. E perfino il regolamento di Tutela degli animali del Comune di Rozzano. Normative che, all’unisono, tutelano i nidi: «ovunque vengano costruiti dalla rondini, non possono essere né rimossi né abbattuti» si legge sui documenti. Il cantiere era già in pieno esercizio, quando alcuni residenti hanno chiamato l’assessore all’Ambiente di Rozzano, Stefano Apuzzo. L’ambientalista è intervenuto sul posto, con i tecnici comunali e con la Polizia Locale. Dopo poche ore le ruspe erano ferme. É stata concordata una settimana di sospensione dei lavori per consentire alla proprietà dell’area di approfondire la normativa. L’ipotesi più probabile è che i lavori di abbattimento dei ruderi e di ripristino dell’area in totale stato di abbandono (nella zona dormivano anche persone senza fissa dimora), riprendano in autunno, quando i volatili saranno ripartiti per l’Africa. «Le leggi parlano chiaro - spiega l’assessore Apuzzo - Chi, con interventi edilizi e di abbattimento, distrugge nidi di rondine e di altri animali selvatici protetti, viola il codice penale e rischia il sequestro del cantiere. L’intervento mio e dell’amministrazione comunale ha prevenuto un danno all’ambiente e agli animali, ma anche agli operatori e ai proprietari dell’area. Un procedimento penale, infatti, avrebbe bloccato i lavori ben più a lungo. Riteniamo sia meglio prevenire piuttosto che subire». Soddisfatti i volontari di Ape (Animali Piante Ecologia) della vicina Oasi dello Smeraldino, che ricordano come in quell’area vi siano tantissimi ricci, rondini, conigli selvatici e, perfino, animali rapaci notturni, come la civetta. La vicenda di Rozzano trova un precedente all’Isola d’Elba, dove pochi giorni fa, nel comune di Marciana, sono state approvate alcune modifiche al regolamento edilizio per proteggere i nidi di rondine. In sostanza, sui tetti saranno ripristinate le vecchie tegole con i coppi aperti nella prima fila per permettere ai volatili di trovare un rifugio. Da quando lungo le pareti delle case sono stati chiusi tutti i fori, e da quando sono stati cambiati i cornicioni dei palazzi, si è notato un calo drastico del numero delle rondini in cielo.
PRIMA DA NOI
31 MAGGIO 2010
Nidi di aironi cinerini nell’oasi delle Sorgenti del Pescara
PESCARA. Nell’Oasi WWF delle Sorgenti del Pescara a Popoli almeno sette coppie di aironi cenerini hanno scelto di nidificare e almeno 8 piccoli si sono già involati.
La garzaia, questo il nome tecnico delle colonie di ardeidi come l'Airone cenerino, è la prima in Abruzzo per questa specie che diversi anni fa aveva cercato di nidificare senza successo nell'altra Oasi WWF del Lago di Penne. Si tratta, quindi, di «una novità assoluta per la regione».
Per Roberto Pallotta, della Cooperativa Daphne che per il WWF svolge l'attività di monitoraggio faunistico nell'Oasi «i primi nidi li ho trovati nel canneto al centro dell'Oasi ai primi di aprile. Erano cumuli di canne del diametro di circa 1 metro su cui si vedevano spuntare i colli degli adulti prima e poi quelli dei piccoli. Il numero di aironi cenerini presenti in inverno è costantemente aumentato nel corso degli anni, fino a superare cento individui quest'anno. Era un vero spettacolo vedere così tanti aironi fermi sui pioppi e i salici dell'oasi. Evidentemente le condizioni ambientali favorevoli hanno spinto alcuni di questi esemplari a fermarsi invece di migrare verso nord». «E' una bella notizia», dice invece Pierlisa Di Felice, direttore dell'Oasi WWF, «in quanto la nostra è una riserva relativamente piccola e molto frequentata, per cui ora i visitatori e le scolaresche possono osservare tutto l'anno questi splendidi animali. Per evitare il disturbo abbiamo temporaneamente chiuso uno dei percorsi di visita e non abbiamo divulgato la notizia per scongiurare l'arrivo di eventuali curiosi nei pressi della garzaia. Ora che i piccoli sono usciti dal nido siamo ben contenti di poter confermare la presenza di una nuova specie di uccelli nidificante nella regione».
IL GAZZETTINO
31 MAGGIO 2010
Il picchio rosso maggiore nidifica a Chirignago, mentre in via Gatta c'è il picchio verde
Chirignago (VE) - Il picchio rosso maggiore nidifica a Chirignago, mentre in via Gatta c'è il picchio verde. La prima segnalazione giunge dal giardino di un condominio di via Montessori, a Chirignago. «Ci siamo accorti della presenza di due esemplari qualche settimana fa - spiega Vincenzo Bruni -, ora aspettiamo di vedere i piccoli tentare i primi voli». La seconda segnalazione, da via Gatta, a Zelarino, dove una coppia di picchio verde nidifica in zona da almeno quattro anni. Se i due esemplari sono tutt'altro che rari nelle oasi naturali presenti in provincia, insolito è che nidifichino in aree densamente popolate, come conferma Roberto D'Alterio, della Lega italiana protezione uccelli di Venezia: «I nidi in queste zone sono davvero un evento, registriamo la novità, segno che questi animali, specie tra le più protette, si stanno ormai adattando all'ambiente che cambia, e si avvicinano alle abitazioni.» Il pericolo principale, per loro, resta l'uomo: «Soprattutto un eccesso di attenzioni potrebbe essere fatale - aggiunge D'Alterio -, i piccoli di queste specie vengono spinti fuori dal nido prima che imparino a volare, ma guai a toccarli, verrebbero immediatamente abbandonati».
ANSA AMBIENTE 31 MAGGIO 2010
ANIMALI: LIETO EVENTO IN REPTILARIUM JESOLO, NATI VENTI BOA
JESOLO (VENEZIA) - Mamma Amanda ce l'ha fatta ancora: ad un anno esatto di distanza, l'esemplare 'boa costrictor' del Reptilarium di Jesolo ha dato alla luce venti piccoli. Il parto e' avvenuto, a sorpresa, nella tarda mattinata di oggi mentre l'esposizione era affollata di gente. ''E sono stati gli stessi visitatori - racconta ancora emozionata la titolare, Monica Mantellato - ad avvisarci dello straordinario evento''. Cosi' e' stato allertato il veterinario di fiducia, Diego Cattarossi, per dare la giusta assistenza a questa mamma cosi' speciale. I venti piccoli, della lunghezza di circa venti centimetri, stanno tutti bene ed ora sono amorevolmente accuditi nella nursery, il 'reparto maternita'' del Reptilarium di piazza Brescia. La mamma (lunga circa tre metri) e' affaticata ma sta bene. Come detto l'evento e' comunque eccezionale, proprio per il fatto di non essere nuovo. ''E' abbastanza improbabile - continua Monica - che la stessa coppia di Boa possa riprodursi ancora a distanza di un anno; questo dimostra che le condizioni dei nostri terrari e tutte le cure che ricevono i nostri animali sono ottime. Cosi' com'e' difficile che il parto avventa alla presenza di persone, comunque di estranei''. All'interno del Reptilarium sono state create tutte condizioni favorevoli, grazie al responsabile del settore, Umberto Gesualdo, che lavora qui da quattro anni ed accudisce gli animali come fossero figli suoi. Ed ora parte il concorso tra tutti i visitatori: dare un nome ai venti piccoli boa. LA PROVINCIA DI VARESE 31 MAGGIO 2010
Un cane si perde Ma Facebook lo fa ritrovare in un baleno
AVIGNO (VA) - Jack è scappato di casa, ma Facebook l'ha riacchiappato a tempo di record. Il protagonista della strana vicenda dall'happy ending è un jack russel di tre anni, guarda caso di nome Jack, che abitava ed è tornato ad abitare ad Avigno. Fortunatamente per i suoi padroni, il tutto è iniziato e si è risolto in un batter d'occhio grazie al potere stupefacente del social network.
SANREMO NEWS
31 MAGGIO 2010
Arma di Taggia (IM) : gregge in strada, traffico semi paralizzato
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CARLO ALESSI
Arma di Taggia (IM) - Un gregge di pecore blocca via San Francesco ad Arma di Taggia. E' accaduto questa mattina verso le 7.30. Gli animali, con in testa il classico cane 'pastore', ha invaso la carreggiata, creando non pochi problemi alla circolazione. Fortunatamente tutto è tornato alla normalità, quando il pastore ha condotto il gregge fuori dalla strada.
(La foto è di un nostro lettore, W.B.)
RIVIERA 24
31 MAGGIO 2010
Squalo 'Elefante' di 5 metri e del peso di circa 700 kg trovato nelle reti di un peschereccio/ FOTO
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Sanremo (IM) - L'animale, morto, è stato tirato su da una gru, anche se subito dopo è ricaduto: un gruppo di gente stupita è presente sul posto per vedere il "Trofeo".
Uno squalo elefante femmina di grosse dimensioni, circa 5 metri di lunghezza per 6-7 quintali di peso, e' stato pescato, per una casualita', a un paio di miglia al largo del Golfo di Ospedaletti, in provincia di Imperia e a una profondita' di 70-80 metri. 'L'ho preso tra Capo Pino e il Grand Hotel del Mare – ha affermato il pescatore Calogero Di Gerlando, che ha materialmente trovato il gigantesco 'trofeo' tra le sue reti -. Fosse stato vivo lo avrei rigettato in mare, ma forse era gia' morto da almeno un giorno. Si tratta dell'esemplare piu' grosso che abbia mai pescato in 33 anni che conduco questa professionione'.
Al Porto Vecchio di Sanremo, stamani, dove e' ormeggiato il peschereccio, c'erano gli uomini della Capitaneria di Porto con i biologi dell'Istituto di Igiene Zooprofilattica, per un'ispezione sulla carcassa del grosso squalo. Riguardo lo smaltimento, trattandosi di specie protetta non potra' essere venduto al dettaglio. Dunque, o sara' ceduto in beneficenza a qualche istituto, nella speranza che un grossista lo divida in porzioni oppure sara' smaltito diversamente. Non in ultimo, potrebbe essere portato al largo e affondato, lasciando che venga smaltito dalla fauna ittica. Qualche nota sullo 'Squalo elefante'Lo squalo elefante (Cetorhinus maximus Gunnerus, 1765), detto anche cetorino, è una specie di pesce unico rappresentante della famiglia delle Cetorhinidae, è il secondo pesce esistente più grande al mondo, dopo lo squalo balena. La sua lunghezza, normalmente dell'ordine dei 12 metri, può talora raggiungere i 15, mentre il peso può arrivare sino alle 10 tonnellate.Le forme, nonostante la mole, sono abbastanza affusolate ed eleganti; la coda, falcata, è assai ampia. Di dimensioni variabili sono le pinne; nel maschio le ventrali sono modificate e fungono da organo copulatore. Il muso ha forma molto allungata, specialmente negli esemplari giovani; il peduncolo caudale è carenato. Contrariamente a quanto il suo aspetto potrebbe far pensare, lo squalo elefante non è affatto aggressivo; non è un predatore e il suo cibo preferito è costituito dal plancton marino. Per nutrirsi si serve di un interessante apparato di cui la natura lo ha fornito. Sugli archi branchiali infatti porta numerosissimi filamenti chiamati branchicteni; lunghi una decina di centimetri, la cui funzione è quella di filtrare l'acqua marina fermando il plancton. I denti, seppur molto numerosi e disposti in cinque file parallele, sono corti e relativamente deboli; per di più affondano quasi completamente nella mucosa orale. Diffuso in quasi tutti i mari temperati, lo squalo elefante vive anche nel Mar Mediterraneo; le zone nelle quali è però più frequente sono quelle settentrionali dell'Oceano Atlantico.
CORRIERE ADRIATICO
31 MAGGIO 2010
Il gruppo di chierichetti di Orciano
In gita all’acquario per vedere gli squali
Orciano (PU) - Accompagnati dal parroco don Giacomo Ruggeri e dai responsabili del gruppo Nadia De Grandis e Giulia Gargamelli, 31 ministranti cioè i chierichetti hanno partecipato alla gita annuale: meta l'acquario di Cattolica. Tre i percorsi predisposti: visita da vicino agli squali, lucertole dell'Australia e tanti animali di tutto il mondo.
“Essere ministranti in parrocchia – spiega don Giacomo – significa educare bambini e ragazzi a fare della propria vita un servizio gratuito a Dio, aiutandoli a scoprire la propria vocazione che Dio ha pensato per loro. Servire all'altare con la tunica non è un onore o privilegio, ma un servizio che va vissuto con fede, preghiera e comunione. Dopo l'estate il gruppo dei ministranti inizierà un nuovo corso di formazione sulle singole parti della S. Messa con l'aiuto delle responsabili alle quale va il mio più vivo ringraziamento”. I bambini e gli adolescenti, di età dalla terza elementare alla seconda media, sono Lorenzo Paoletti, Sara Donnini, Anna Saudelli, Mattia Mazza, Giada Montanari, Martina e Mattia Mazza, Veronica Vegliò, Cecilia Gasparini, Desirèe Di martino, Elena e Claudio Fracassi, Matteo Bottacchiari, Alessandro Mazza, Andrea e Milena Pompili, Jacopo Principi, Jacopo e Geremia Marinelli, Elia Servizi, Bruno Freddi, Armandino Biagelli, Serena Spinaci, Alice Geminiani, Mattia Cerisoli, Matteo Ciaramicoli, Pietro Volta, Sofia Passeri, Alex Attarantato, Josef Valentini, Luca Mazza. IL TIRRENO 31 MAGGIO 2010
Un barracuda all Acquario
VALPIANA (GR). Da poco più di un mese, è presente all’Acquario di Massa Marittima, a Valpiana, nella vasca che riproduce la Laguna tropicale un esemplare giovane di Barracuda tropicale (Sphyraena barracuda). Questa specie è simile al Barracuda europeo, anche se può raggiungere i 2 metri di lunghezza. Il barracuda presente in acquario condivide lo spazio con gli Squali Pinna nera già beniamini del pubblico ed altri due esemplari di squaletti tropicali di fondale simili ai nostri gattucci. Il Barracuda è alimentato tre-quattro volte la settimana con latterini, piccoli calamari che punta e cattura sfrecciando nella vasca. Il comportamento di questo animale è particolare: rimane quasi immobile per molto tempo in alcune zone della vasca in attesa di attaccare prede. In Acquario si sta valutando la possibilità di ospitare un secondo esemplare per fare compagnia al primo. Lungo le coste del Giglio e di Giannutri capita spesso ai subacquei di incontrare folti gruppi di barracuda europei. Purtroppo i barracuda hanno avuto in passato un’immeritata fama di predatori pericolosi per l’uomo. Nell’acquario inoltre, stanno ultimando il loro stage universitario due studenti, rispettivamente da Siena e Follonica per preparare la tesi di laurea triennale. La direzione dell’Acquario ricorda infine che per gli appassionati proprio in giugno è prevista la 1ª “Notte con gli Squali”, la possibilità di passare una notte in Acquario con i biologi dello staff e parlare di squali, vedere documentari, conoscere le loro attività di ricerca in Italia ed all’estero, un’esperienza sicuramente interessante per bambini e grandi, unica nel suo genere, per prenotazioni telefonare allo 0566919529.
ANMVI OGGI
31 MAGGIO 2010
PET PASSPORT, REQUISITI PER MICROCHIP E ANTIRABBICA
Con il nuovo regolamento CE 438/2010 la Commissione Europea ha modificato il regolamento 998/2003 che ha introdotto il pet passport. Le principali modifiche riguardano i requisiti standard del transponder (specificando meglio i riferimenti alle norme ISO) e la vaccinazione antirabbica. L'Allegato I bis (Requisiti tecnici per l'identificazione) precisa che il sistema di identificazione elettronica standard è un dispositivo passivo di identificazione a radiofrequenza per sola lettura ("trasponditore") che: 1) è conforme alla norma ISO 11784 e applica le tecnologie HDX o FDX-B;) può essere letto da un dispositivo di lettura compatibile con la norma ISO 11785.In caso di non conformità, il proprietario deve, in caso di controllo, fornire i mezzi necessari per la lettura del trasponditore Per quanto riguarda l'antirabbica, il regolamento (CE) n. 998/2003 stabiliva che l'esecuzione di una vaccinazione antirabbica sia realizzata con un vaccino antirabbico inattivato di almeno un'unità antigenica per dose (norma OMS). Ma in seguito all'adozione del regolamento (CE) n. 998/2003 sono disponibili anche vaccini ricombinanti, pertanto la Commissione Europea, al fine di consentire i movimenti, soprattutto da paesi terzi, di cani, gatti e furetti vaccinati con vaccini ricombinanti ha ritenuto opportuno introdurre provvedimenti atti ad autorizzare, ai fini del regolamento (CE) n. 998/2003, l'impiego di tali vaccini in linea con determinati requisiti tecnici descritti nell'Allegato I ter del Regolamento 438/2010.Se somministrati in uno Stato membro, i vaccini dovrebbero aver ricevuto un'autorizzazione all'immissione in commercio; se somministrati in un paese terzo, i vaccini dovrebbero essere conformi alle norme minime di sicurezza stabilite nel capitolo corrispondente del Manuale dei test diagnostici e dei vaccini per animali terrestri (Manual of Diagnostic Tests and Vaccines for Terrestrial Animals) dell'Ufficio internazionale delle epizoozie (OIE).
LA PROVINCIA DI LECCO
30 MAGGIO 2010
Federcaccia contro il ministro
«Nessuno aveva osato chiedere l'abolizione delle doppiette»
«I cacciatori lecchesi sono a dir poco sconcertati dalle dure affermazioni del ministro Michela Brambilla»: il presidente di Federcaccia, Giuseppe Aldeghi (nella foto) scende in campo contro l'intervento del ministro nel quale esprime piena contrarietà alla caccia e tira per la giacchetta anche il presidente della Provincia, Daniele Nava.
«Si dissoci pubblicamente lo esorta Peraltro, nemmeno l'ex ministro Pecoraro Scanio, noto anticaccia, si è mai permesso di chiedere l'abolizione dell'attività, come si propone invece di fare colei che gli è succeduta. Forse manda a dire Aldeghi - la ministra non sa che sta offendendo un'intera categoria di onesti cittadini i quali, per ottenere la licenza di porto d'armi, devono dimostrare di essere integerrimi sia moralmente che penalmente? E' risaputo poi che i cacciatori sono i veri amanti della natura ? e Federcaccia si rivolge così anche a Federfauna, a propria volta recentemente intervenuta nel dibattito - e non a chiacchiere, bensì con i fatti: si adoperano con diligenza e competenza alla salvaguardia dell'ambiente in modo del tutto gratuito; amano gli animali e, da quando la legge stessa li ha delegati alla gestione dell'attività venatoria, il patrimonio faunistico è accresciuto sensibilmente». Una posizione che Federcaccia ha ribadito in ogni occasione e secondo il presidente di Federcaccia Lecco, il rispetto delle leggi europee, italiane e regionali «già sensibilmente restrittive vengono spesso ulteriormente ridotte volontariamente dai cacciatori in presenza di difficoltà temporanee o territoriali della selvaggina». Col proprio intervento, quindi, l'associazione chiede «ufficialmente al presidente della Provincia Nava di dissociarsi pubblicamente dalle affermazioni del ministro Brambilla, alla luce della lettera che, in occasione delle ultime elezioni, ha scritto a tutti i cacciatori». A testa bassa, Aldeghi continua: «Vogliamo inoltre mettere in evidenza la perfetta malafede della ministra, la quale di professione smercia specie ittiche, ma non accenna mai alla difesa dei pesci che sono anch'essi animali con pari dignità di quelli che dice di voler difendere dalle doppiette» E conclude ancora più duramente: «Si vergogni rincara il presidente ? e, anziché perdere tempo producendo fumo, in un momento di crisi economica come l'attuale si dedichi piuttosto al suo ministero, tanto costoso quanto inutile». IL TIRRENO 31 MAGGIO 2010
Caccia aperta alla selvaggina nociva
ZERI (MS). Corrado Bertoloni, membro del distretto di Zeri per l’Atc Ms13, si rivolge al presidente dello stesso Atc, Valerio Poi, chiedendogli il suo intervento «affinchè sia concessa degli uffici competenti la possibilità di poter svolgere la caccia alla selvaggina nociva per i seguenti motivi. Anche quest’anno l’Ambito di caccia ha provveduto a ripopolare il territorio con selvaggina nobile stanziale, purtroppo le debbo dire che tutti gli sforzi che l’Atc sta facendo per ripopolare il territorio sono vani, per i troppi nocivi i quali stanno danneggiando le covate della fama selvatica e non solo. Sono molte le cornacchie, gazze, faine, volpi a due e quattro zampe che arrecano danni non solo a tutta la selvaggina, lepri, fagiani, starne le quali vanno a cibarsi delle uova e nidiate di piccoli, ma creano danni anche ai polli, conigli al pascolo e agnelli appena nati addirittura le cornacchie si lanciano sugli angnelli appena nati stappandogli gli occhi, per poi divorarselo, le dico questo perchè sono molto presente sul territorio e non solo ho potuto vedere, ma mi è stato anche segnalato dai pastori e contadini». Bertoloni così conclude la sua richiesta: «Tutto questo coadiuvato anche da lupi che in quelle zone di Zeri e Pontremoli adesso non è difficile notarli anche di giorno e la notte cacciano anche pecore e agnelli, a riprova è la caduta delle unità di cinghiali che in quelle zone non creano più danni ingenti come accadeva prima. Per la selvaggina nobile stanziale mancano inoltre le culture dove questa possa sfamarsi, inoltre la piaga del bracconaggio e l’addestramento cani nel periodo di cova fanno tutto il resto, ed è per questo che ci sarebbe bisogno della vigilanza venatoria da parte degli enti preposti. Spero vivamentein un suo intervenga per evitare che tutti i denari del cacciatori investiti per i ripopolamenti restino senza risultati». IL CENTRO 31 MAGGIO 2010
I cinghiali fin sulla costa Dai sindaci Sos al prefetto
Rossano Orlando
LANCIANO (CH). L’ultimo caso appena dieci giorni fa a Torino di Sangro tra il paese e l’Adriatica: una donna ferita e danni all’auto per 6mila euro. La presenza dei cinghiali sulla costa finisce dal prefetto. I sindaci chiedono la salvaguardia dell’ordine pubblico: pericolo per i residenti e per gli automobilisti, colture distrutte, patrimonio naturalistico in fumo, come per la Lecceta di Torino di Sangro dove i cinghiali hanno fatto tane, annientato il sottobosco e demolito le piante autoctone. «Sono anni che segnaliamo questo problema alla Provincia», dice Domenicantonio Pace , sindaco di Torino di Sangro, «ma senza risultati. Ci vorrebbe un regolamento che risarcista i danni. Non parliamo poi degli incidenti stradali causati dai cinghiali: speriamo non ci scappi il morto». A Treglio, alle porte di Lanciano, la situazione non cambia. «Ho continue lamentele dai residenti», dice il sindaco Roberto Doris , «soprattutto per i danni alle colture. La polizia provinciale ha fatto un sopralluogo ma non è cambiato nulla». Qualcuno sostiene che le ragioni dello spostamento dei cinghiali dall’entroterra verso la costa sia dovuto anche all’inestistenza di provvedimenti sulla gestione faunistico-venatoria da parte della Provincia. All’indomani dell’apertura della nuova stagione venatoria è stato sospeso il regolamento sulla caccia al cinghiale redatto dalla passata giunta provinciale e fino a oggi oltre a una caccia senza regole non è stato fatto nulla per gestire una specie animale che ha bisogno di interventi mirati. «Il sistema di caccia in uso su tutto il territorio», spiega Giacomo Nicolucci , avvocato ed esperto in gestione faunistico venatoria, «e cioè la battuta con i cani da seguita, impedisce un corretto utilizzo della specie cinghiale, moltiplicando così gli effetti di disequilibrio e destrutturazione degli animali, con il conseguente arroccamento in tutte le zone soggette a divieto venatorio, come nel biotopo della Lecceta di Torino di Sangro. Se si adottasse il criterio dell’assegnazione delle zone di caccia alle squadre di cacciatori con tanto di attribuzione del numero, dell’età e del sesso degli animali da prelevare, tutto questo non accadrebbe». JULIE 31 MAGGIO 2010
Entrano in vigore le nuove norme sulla pesca
Entrano in vigore le nuove norme comunitaria in tema di pesca: per tutti il punto di riferimento sara' il Regolamento Mediterraneo, dettato dalla Commissione europea. Il testo rivede le dimensioni degli animali da pescare e le distanze dalla costa entro cui praticare l'attivita' di prelievo ittico. In base alla nuove disposizioni non potranno piu' essere pescati animali di piccole dimensioni come i molluschi: rischiano quindi di sparire dalla tavola calamaretti, vongole, telline. I pescatori da domani dovranno stare attenti a dove immergeranno le reti: le potranno gettare a non meno di 1,5 miglia dala terra ferma per quelle usate sotto costa, mentre le draghe usate per la cattura dei bivalvi (telline e cannolicchi) non potranno essere gettate prima di 0,3 miglia.Cosi è intervenuto il Rappresentante della Consulta Nazionale dell'Agricoltura,Rosario Lopa, incontrando una delegazione di pescatori della provincia di napoli. Il fondale del mare è, come i terreni agricoli, ricco in superficie di sostanze organiche e microorganismi che danno sostentamento per i pesci e per qualsiasi altra forma di vita come molluschi, alghe e frutti di mare. Quando tale superficie,ha precisato l'esponente dell'Agricoltura, sarà completamente distrutta dal traino di quelle catene, il mare morirà e con esso tutte le specie di pesce e i pescatori rimarranno senza lavoro. L'Europa, per proteggere la pescosità dei mari, ha varato queste nuove norme. Ma per sopravvivere, corriamo il rischio di essere degli ingrati verso il Mare. Le varie associazioni di pesca sono state da tempo informate della gravità della situazione, ma forse dobbiamo infondere una nuova fiducia fatta di iniziative concrete, ascoltando il grido di dolore e di disperazione di chi fa questo mestiere quasi per devozione. Il Mare,a concluso Lopa, appartienealla Campania, all'Italia e a tutti i cittadini e non ad un branco di predoni senza scrupoli.“Parliamoci chiaro: l'approvazione dell'attuale regolamento della pesca nel Mediterraneo non rientra nelle responsabilità di questo Governo, né di questo Ministro. In realtà, l'idea che mi interessa condividere per davvero con le nostre associazioni della pesca, a partire da quelle di Veneto, Puglia, Calabria e Sicilia, è che solo un'attività di pesca sostenibile può assicurare un futuro economicamente valido a questo settore. Infatti, la redditività delle imprese dipende essenzialmente dalla tutela, conservazione e uso responsabile del patrimonio ittico nel suo insieme”.
VIRGLIO NOTIZIE
31 MAGGIO 2010
Via pesci e fritture di mare dal piatto. La Ue scatena le polemiche
Maglie più larghe e aree di pesca più ristrette: le nuove regole europee rischiano di cancellare dalle nostre tavole alcune delle prelibatezze più apprezzate
Il nuovo regolamento Ue rischia di togliere dai piatti degli italiani pesci, seppie e la tipica frittura di mare. Dal 1° giugno cambiano infatti i paramtri per la pesca e con essi spariranno dalla tavola anche alcune delle specie ittiche più tipiche della cucina mediterranea. I PESCI VIETATI
Le regole europee La Commissione europea, infatti, detta nuove regole per la pesca nel Mediterraneo, con maglie più larghe che rendono impossibile la cattura dei pesci molto piccoli, e nuove distanze dalla costa a non meno di 1,5 miglia per le reti gettate sotto costa, che diventano 0,3 per le draghe usate per la cattura dei bivalvi che vivono e si riproducono a pochi metri dalla costa. L'obiettivo dichiarato dell'Ue è tutelare le specie a rischio e il nutrimento dei pesci adulti, imponendo quindi limiti a metodi e confini dei territori di pesca. Le polemiche Ma la decisione Ue ha scatenato una serie di forti reazioni in Italia. Si calcolano già gravissime ricadute economiche sul settore ittico, il cui 5% della flotta è dedito alla piccola pesca. I primi a far sentire la loro voce sono gli addetti ai lavori associati nelle Marinerie d'Italia chiede che l’applicazione delle normative Europee vengano bloccate per poter essere riconsiderate nei tavoli competenti con il supporto e la presenza dei pescatori. Coldiretti chiede la revisione dei termini per "evitare gravi perdite economiche ai circa 1000 pescherecci coinvolti dove trovano possibilità di lavoro circa tremila persone, per i quali vanno individuate misure adeguate". Inoltre ricorda l'incoerenza di certe norme comunitarie rispetto ad altre che consentono la contraffazione dei marchi più tipici del cibo doc made in Italy. E mentre il ministro Galan apre un tavolo per valutare lo stato di crisi, si sta facendo strada l'ipotesi di rinvii per le telline e deroghe speciali per alcune specie come vongole e cannolicchi e qualche concessione per le maglie e distanze dalla costa oltre che sull'uso dei rastrelli.
FOTO
http://notizie.virgilio.it/cronaca/via-pesci-fritture-di-mare-dal-piatto-ue-scatena-polemiche.html
NEW NOTIZIE
31 MAGGIO 2010
Non sarà più possibile mangiare il fritto di pesce al ristorante!
Le nuove regole per la pesca che la Commissione europea ha stabilito, saranno obbligatorie per i pescherecci maglie più larghe che rendono impossibile la cattura dei calamaretti e dei rossetti date le piccole dimensioni.
Chiara Pannullo
Sarà dura per gli italiani rinunciare, al ristorante, alle prelibatezze tipiche del mediterraneo, soprattutto nelle calde sere estive, quando rilassati, si ha il forte desiderio di gustare un bel fritto di pesce.Ma purtroppo devono prepararsi a dire addio a seppie, calamaretti e telline, rossetti, bianchetti e latterini, frittura di paranza.E da martedì 1 giugno entra in vigore il Regolamento Mediterraneo: le nuove regole per la pesca che la Commissione europea ha stabilito, saranno obbligatorie per i pescherecci maglie più larghe che rendono impossibile la cattura dei calamaretti e dei rossetti date le piccole dimensioni e si stabiliscono nuove distanze dalla costa, quindi non meno di 1,5 miglia per le reti gettate sotto costa, che diventano 0,3 per le draghe usate per la cattura dei bivalvi, come telline e cannolicchi che vivono e si riproducono a pochi metri dalla costa. Tradizioni alimentari forti e che hanno conquistato una nicchia di mercato importante ma che si scontrano con il chiaro intento dell’Ue di tutelare le specie a rischio e il nutrimento dei pesci adulti, imponendo quindi limiti a metodi e confini dei territori di pesca.E’ inutile dire che il Regolamento Mediterraneo è penalizzante soprattutto per l’Italia, qui la piccola pesca è una realtà a cui si dedica il 5% della flotta.Agci Agrital, ora dovrà riformulare nuove strategie, dato che a Bruxelles poco sono valse deroghe e proroghe e nonostante le proteste dell’associazione Marinerie d’Italia davanti al ministero delle Politiche agricole a Roma, l’unica soluzione resta quella di ripensare Piani di gestione da presentare all’Ue, ovvero ottenere almeno una revoca per maglie e distanze dalla costa e a misure economiche che proteggano i pescatori che saranno con queste disposizioni certamente penalizzati.Effettivamente qualche possibilità per vongole e cannolicchi c’è: una circolare ministeriale infatti, rende noto che sarà possibile la procedura per una deroga e anche per le telline dato che non è da escludere che la Commissione europea potrebbe eliminare dal Regolamento il divieto dei rastrelli da natante, in quanto attrezzi non trainati.Riguardo la questione abbiamo voci discordanti, infatti se Carlo Petrini, enogastronomo e fondatore di Slow Food, afferma che “con Slow Fish sosteniamo progetti di pesca responsabile e invitiamo il consumatore a dire ‘no’ a pesci a rischio di estinzione”, Arrigo Cipriani, proprietario dell’ Harry’s Bar, parla “a nome di tutti gli abitanti della laguna veneta”: il forte timore è in questo caso per la seppia, “elemento fondamentale della cucina veneta che non possono portarci via”.La risposta ai malumori non ‘è fatta attendere, Giancarlo Galan infatti, ministro per le Politiche agricole e la pesca ribatte che : “l’Italia ha già chiesto una deroga al Regolamento ed è in attesa di una risposta da parte della Commissione europea. (…) Concordo con le scelte dell’Ue in difesa di un principio che deve diventare proprio dei pescatori italiani, quello della gestione del patrimonio ittico: il mare è un bene da tutelare nella sua biodiversità”.
IL TIRRENO 31 MAGGIO 2010
Svuotano il laghetto, pesci salvati in extremis
PRATO. Lo svuotamento del nuovo “laghetto” di Galciana ha riservato qualche sorpresa. Sul fondo limaccioso del laghetto è comparsa a un certo punto una piccola popolazione acquatica fatta di carpe e tartarughe marine che, man mano che il livello dell’acqua scendeva, rischiavano la morte. E’ stato necessario l’intervento dei volontari del Centro di scienze naturali per un salvataggio in extremis di pesci e tartarughe. Come conferma Gilberto Tozzi, direttore del Centro, «erano quattro grosse carpe e tre tartarughe d’acqua; le tartarughe erano ancora in buone condizioni, le carpe stavano ormai boccheggiando». Gli animali sono stati portati in salvo al Centro. A segnalare l’episodio inconsueto sono stati i ragazzi della Banda Gastrica, che hanno assistito insieme a un buon numero di residenti al salvataggio, mentre crescevano le proteste della gente verso chi aveva deciso e proseguito lo svuotamento del laghetto senza pensare ai pesci morenti. Il laghetto con fontane venne realizzato due anni fa nell’ambito della nuova lottizzazione Galciana 2000 ed è diventato ormai il punto di riferimento per le fresche estati di molti galcianesi. Ma come ci sono arrivati pesci e tartarughe nello spazio d’acqua chiuso? «E’ probabile - dice Tozzi che le tartarughe siano state lasciate lì da qualcuno che, come spesso capita, le acquista piccole e poi decide di disfarsene quando crescono. Le carpe sono state portate probabilmente da qualche pescatore». Un pescatore pentito? Non è chiaro perché proprio ieri i tecnici abbiano deciso di aprire le pompe per svuotare completamente il laghetto, pratica che viene fatta periodicamente per la manutenzione e la pulizia. Con il passare delle ore il livello delle acque è sceso quasi a zero senza che nessuno si prendesse carico dei pesci. A quel punto alcuni giovani hanno chiamato il Centro di Galceti e la polizia municipale. Dal Centro è arrivata una squadra di giovani volontari che in mezzo a rifiuti e a diversi centimetri di fango ha recuperato, fra mille difficoltà, i pesci con il plauso dei cittadini che davano indicazioni dalla spalletta. TRENTINO 31 MAGGIO 2010
I caprioli a spasso tra le case
ROVERETO (TN). Da Vallunga era sceso verso la città, ma saltando da un recinto all’altro delle case ad un certo punto è rimasto intrappolato e non sapeva più come uscirne. Ci hanno pensato gli uomini della Forestale che lo hanno catturato e liberato subito dopo nel bosco. E’ accaduto l’altro giorno, in via dei Colli dove il protagonista dell’avventura è un giovane capriolo che saltellando da una cancellata all’altra delle ville di via dei Colli si è ritrovato senza più via di uscita rimanendo bloccato. Provvidenziale l’intervento degli agenti della Forestale di Rovereto che lo hanno prelevato e quindi portato in salvo cercando di evitare il più possibile lo «stress da cattura». Come era successo all’inzio del mese di maggio all’interno del raccordo autostradale di Rovereto sud dove due ungulati avevano trovato rifugio mettendo però a rischio l’incolumità degli automobilisti nel caso si fossero azzardati ad attraversare l’autostrada. Nessun pericolo, invece, ieri quando al commissariato di polizia è arrivata la segnalazione della presenza di un capriolo in via Silvio Pellico al Brione. Un controllo da parte della pattuglia che non ha dato esito positivo perché evidentemente l’animale nel frattempo si era allontanato dirigendosi, molto probabilmente, verso Val di Riva. E non a caso: infatti nella zona non è assolutamente difficile imbattersi in caprioli. Ne sanno qualcosa gli automobilisti che poche sere fa ne avevano avvistati un paio che tranquillamente brucavano l’erba alla rotatoria tra lo stadio e la circonvallazione per Villa Lagarina. Ma è davvero così facile incontrare questi animali selvatici in città? Girano così tranquillamente a pochi passi dalle abitazioni? «Certo, non è assolutamente raro avvistare i caprioli - affermano alla stazione forestale di Rovereto - Ormai hanno colonizzato tutte le aree: dalla collina sopra la città sono scesi fino ai terreni coltivati e alle campagne fra l’Adige, la statale e l’autostrada dove sono diventati stanziali e dove non è raro che partoriscano. Ovviamente è più facile imbattersi in loro in primavera perché trovano l’erba fresca e tenera, mentre quando quando inizia a fare caldo d’estate salgono verso la montagna». Il capriolo di natura è pauroso, timoroso, ma si abitua a qualsiasi ambiente. Tanto che, spiegano i Forestali, è facile riuscire a fotografare dalla macchina un capriolo in pastura lungo la strada, mentre si spaventa e fugge quando viene spento il motore dell’auto. E se sono sempre più numerosi i caprioli vicini alla città, sono cresciuti a dismisura i cinghiali che dal Veronese sono risaliti lungo la valle dell’Adige tanto da colonizzare (e creare non pochi danni alle coltivazioni in campagna) il fondovalle per finire poi nel mirino dei cacciatori. In fortissimo calo invece le volpi limitando così la possibile diffusione della rabbia silvestre. LA ZAMPA.IT 31 MAGGIO 2010
Il bon ton dei gatti in condominio
ROBERTA MARESCI
LA ZAMPA.IT 31 MAGGIO 2010
Sciame d'api in un dehors a Torino
Un ronzante corteo di 15 mila api ha raggiunto, ieri, piazza Vittorio a Torino, e s?è posato sul tavolino di un bar. Capita tutti gli anni, da metà aprile a fine giugno: le anziane sovrane degli alveari devono sloggiare. Sciamano via con un seguito di api operaie fedeli. Devono lasciare spazio alle nuove generazioni, che le incalzano, con una giovane regina, nata durante l'inverno.
FOTO http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=14&IDalbum=26993&tipo=FOTOGALLERY MESSAGGERO VENETO 31 MAGGIO 2010
Agricoltore incornato da un toro nella sua azienda di Pagnacco
Pagnacco (UD) - Una reazione inattesa, uno scatto e il 55enne Guido Peressotti è stato incornato da un toro nella sua azienda di Pagnacco in via Fontanabona. L’incidente è accaduto sabato pomeriggio poco prima delle 19.30. L’uomo stava cercando di separare il toro dalle bufale (gli animali da cui si ricava la famosa mozzarella), bestie solitamente mansuete, quando un esemplare maschio lo ha improvvisamente preso di mira incornandolo all’addome. Immediati i soccorsi del 118 che con un’ambulanza ha poi trasportato l’allevatore all’Azienda ospedaliero-universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine. A causa della violenta incornata Peressotti ha rimediato la frattura di alcune costole e rischia anche delle complicazioni al fegato. Sull’incidente, avvenuto in un luogo di lavoro, indagano i carabinieri.
IL GAZZETTINO
31 MAGGIO 2010
Sono ancora gravi, ma in miglioramento, le condizioni di Guido Peressotti
PAGNACCO (UD) - Sono ancora gravi, ma in miglioramento, le condizioni di Guido Peressotti, l’allevatore di Pagnacco, 55 anni, aggredito sabato da uno dei suoi bufali.Secondo le prime ricostruzioni, nel tardo pomeriggio di sabato, l’uomo stava separando alcune delle femmine di bufala del suo allevamento, molto noto in paese, quando all’improvviso è stato aggredito da un bufalo maschio.Non è chiaro cosa abbia scatenato la rabbia dell’animale, anche perché questi esemplari, allevati per la produzione di latte e mozzarella, sono di norma docili. L’uomo, che con l’incornata avrebbe riportato la rottura di alcune costole e la sospetta compromissione del fegato, è stato subito trasportato in Ospedale a Udine dove si trova tuttora ricoverato.
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ADN KRONOS
31 MAGGIO 2010
Tumori: vaccino anti-cancro seno funziona in topi, presto test su donne
Roma - Funziona nei topi un vaccino contro il cancro al seno che accende nuove speranze nella lotta alla neoplasia piu' temuta dal gentil sesso. Il siero, sperimentato al Cleveland Clinic Learner Research Institute, nell'Ohio (Usa), verra' presto testato nelle donne, tant'e' che i ricercatori capitanati da Vincent Tuohy, forti dei risultati ottenuti sulle cavie, stanno gia' pianificando i nuovi trial. Il vaccino, spiegano gli studiosi sulle pagine di 'Nature Medicine', ha evitato che gli animali si ammalassero e questo nonostante avessero una predisposizione genetica, creata ad hoc in laboratorio, al tumore della mammella.
SALUTE
31 MAGGIO 2010
IRAN - Clonati 4mila cani antidroga
L'Istituto Royan per la biomedicina riproduttiva e le cellule staminali ha clonato con successo qualcosa come 4.000 cani antidroga. Lo ha annunciato il direttore dell'Istituto Mohammad-Hossein Nasr-e Esfahani all'agenzia di stampa iraniana Mehr.
"E' un onore clonare animali e non ci potevamo mai immaginare questi risultati", ha detto il direttore, aggiungendo che l'istituto ha intenzione di clonare arieti utilizzando cellule di pecora. |