31 MARZO 2010

IL SECOLO XIX

31 MARZO 2010

 

Un veleno fa strage di mici randagi

 

Beverino (SP) - Allarme gatti a Beverino. Qualcuno negli ultimi giorni ha disseminato il territorio del borgo di bocconi al lumachicida: e già diversi felini, anche di proprietà, sono rimasti intossicati. Alcuni di questi gatti, curati, sono sopravvissuti: altri, invece, nonostante le cure veterinarie, sono morti. Il caso è stato segnalato all'ufficio provinciale tutela animali, con la richiesta di un'indagine. «Era successo anche l'anno scorso, nel periodo della primavera - segnalano a Beverino - erano già morti diversi gatti, e anche qualche cane. Si tratta di "polpettine" che vengono imbevute nel lumachicida, e lasciare vicino alle aree verdi, ma anche alle case. In questo modo, sono stati intossicati anche animali domestici che non sono abbandonati, ma escono nella prossimità del giardino dei proprietari. Non si capisce chi agisca in questo modo». E' stato chiesto anche l'intervento delle istituzioni locali, per far cessare il fenomeno, che sta suscitando apprensione fra gli abitanti.


L'ARENA GIORNALE DI VERONA

31 MARZO 2010

 

Un essere spregevole

 

Come ogni giorno, martedì ho acquistato il quotidiano L’Arena. Giunta a pagina 19, mi è apparsa la fotografia del gatto ferito dall’arma ad aria compressa.
Sono cresciuta con il rispetto per il prossimo, la natura e gli animali. Amo molto anche i cani ma, per questioni di spazio non ho mai potuto tenerne uno, attualmente ospito due gatte meravigliose. Quando sono triste, o sto poco bene la loro presenza mi aiuta tantissimo.
Leggere l’articolo mi ha rattristato tantissimo e ho provato tanta rabbia verso colui/colei ragazzo o ragazza che ha compiuto questa esecuzione verso un essere indifeso. Mi rivolgo a te, che con tanta rabbia hai inveito contro un essere indifeso, non avevi di meglio da fare che impugnare la carabina ad aria compressa, guardare megli occhi la tua vittima e, con ferocia sparare una volta direttamente nell’occhio sinistro, due nella bocca e una nel fianco e, per terminare l’opera con un calcio nei genitali?
Raggiunto il tuo obiettivo come ti sei sentito/ta, un/una grande, eri fiero/a di quello che avevi fatto?
L’hai raccontato con fierezza ai tuoi amici? Al giorno d’oggi si fa così. Gli articoli apparsi in questi giorni ti hanno reso celebre per chi la pensa come te.
Appendi la fotografia di quel gatto allo specchio, quando ti vuoi specchiare guarda come l’hai ridotto, da loro abbiamo tanto da imparare.
Fiore


IL GAZZETTINO
31 MARZO 2010
 
Strage di polli sullo svincolo fra le provinciali 41 e 42..
 
Rovigo - Strage di polli sullo svincolo fra le provinciali 41 e 42, dove un camion carico di galline si è ribaltato l’altra sera. Il fatto è accaduto poco dopo le 22.30 di lunedì allo svincolo fra via Deserto e via Cortona, poco prima della rampa che conduce alla nuova strada regionale 10. Un autocarro Fiat 190 che proveniva da Este ha imboccato il rondò, toccando però il cordolo. Il mezzo, condotto dal quarantottenne G.P. di Boara Pisani, è diventato incontrollabile e dopo qualche metro si è coricato su di un fianco. Il trasportatore è rimasto illeso, mentre non si può dire altrettanto del pollame. Sul rimorchio c’erano infatti migliaia di animali, destinati alla macellazione negli impianti dell’Agricola Berica. L’autocarro, partito dopo le 22 da un allevamento di Vighizzolo, era diretto allo stabilimento di via Rovigana a Monselice. Sul posto sono intervenuti subito i vigili del fuoco del distaccamento atestino, che hanno dovuto lavorare sino alle 4 del mattino per recuperare i polli ancora vivi e per liberare la strada dall’autocarro. Il mezzo di proprietà della Berica, è stato rimesso in piedi grazie a una gru dopo qualche ora. Sul rondò sono giunti anche i carabinieri della Compagnia di Este, i quali hanno sovrinteso alla difficile situazione della viabilità. Con la chiusura della Padana inferiore, a causa della sistemazione dei dossi di via Atheste, tutto il flusso viario di passaggio è deviato proprio sulla sp42 e l’arteria che attraversa la frazione è quindi sempre molto trafficata. In zona si sono subito create colonne, soprattutto di camion, in entrambe le direzioni di marcia. Il conducente dell’autocarro è stato portato in pronto soccorso per precauzione, ma è stato subito dimesso. La conta dei danni è ancora in corso, dato che non è ancora stato ben definito il numero dei polli morti nella carambola. Gli animali rimasti uccisi nello schianto o stramazzati poco dopo per lo stress sono comunque centinaia, e non possono essere utilizzati a scopo alimentare.

ROMAGNA NOI
31 MARZO 2010
 
Imola  (BO) - Bracconieri finiti in rete
La trappola antibracconaggio è stata tesa da volontari. Denunciati tre romeni residenti a Imola
 
  
 
IMOLA (BO) - Tre romeni residenti a Imola e dediti alla caccia illegale in zone protette sono infatti finiti in trappola. Il blitz che ha permesso l’identificazione dei tre uomini con tanto di denuncia per caccia senza licenza, furto aggravato ai danni dello Stato e cattura di animali in concorso, è avvenuto nel tardo pomeriggio di lunedì. Protagonisti e fautori dell’operazione “anti-bracconiere”, i volontari delle principali associazioni ecologiste e della caccia (Federcaccia, Guardie Ecologiche... ecc.).

Lunedì sera hanno colto con le mani nel sacco i tre uomini dopo aver teso loro un'imboscata lasciando l'esca proprio sulle trappole illegali posizionate. Hanno aspettato che arrivassero per raccogliere il bottino per poi saltare fuori prima che si allontanassero. Infine hanno avvertito le forze dell'ordine, che hanno denunciato a piede libero i tre romeni, tutti residenti a Imola, per furto aggravato in concorso uccisione di animali e caccia illegale.


IL PICCOLO GORIZIA

31 MARZO 2010

 

La mia Shira non ha mai fatto del male a nessuno

 

Stefano Bizzi

 

Gorizia - «Shira non ha fatto mai male a nessuno. Non so perché se la sia presa con la mia vicina. Ce l’ha solo con lei». A parlare è Giuseppina Monti, la proprietaria del pit-bull di due anni che l’altro giorno a Rubbia ha aggredito una donna di 50 anni mandandola all’ospedale. In seguito ai morsi G.D. ha riportato una profonda ferita con esposizione dei tendini a un piede, delle lesioni ai tendini, la frattura del metatarso e una ferita a un polso. Il cane è rimasto ”a casa”: solo dovrà stare rinchiuso in un recinto per una decina di giorni. «Ma così - teme la proprietaria - rischia di diventare aggressiva per davvero. Non è abituata a stare in quelle condizioni. Di solito sta in casa con noi. Se ne rimane tranquilla sul divano. La gente entra ed esce in continuazione e lei non fa niente a nessuno». La signora Giuseppina non si dà pace. Prova dispiacere per la vicina, ma anche per l’animale. Dalla sua fossa, Shira abbaia. Manto completamente nero, occhi scuri, si lamenta, richiama l’attenzione, salta con le zampe anteriori sul muro di cemento. Vorrebbe uscire, ma non può. «All’inizio mio marito e mio figlio si erano rassegnati ad abbatterla, poi però ci hanno pensato su: non ha mai fatto niente di male. Aveva aggredito il cane della vicina, è vero, ma a parte quell’episodio, altri non ce ne sono stati. Evidentemente ce l’ha solo con lei. Non riesco però a capire il perché». A Savogna segnalano che il cane è apparso “vivace” fin da cucciolo. «Una volta si è scagliato contro i sacchi dei pannolini appesi al passeggino di una donna che camminava lungo via Trubar. Non è successo niente, ma è stato comunque uno choc per la donna», ricordavano ieri nella trattoria Castello di Rubbia. Che si sia trattato di un episodio isolato o meno, Giovanni Tel, presidente dell’ordine dei veterinari della provincia di Gorizia, ricorda che secondo le nuove norme gli animali che dimostreranno aggressività verranno inseriti in un registro e saranno tenuti sotto osservazione. Le linee guida del decreto ministeriale varato lo scorso 26 novembre sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale il 5 gennaio di quest’anno e in attesa del nuovo disegno di legge i proprietari dei cani pericolosi (la catalogazione non viene più fatta in base alla razza, ma in base al comportamento dei singoli animali) potranno seguire dei corsi su base volontaria. «La legge c’è bisogna solo applicarla - osserva Tel -. La difficoltà sta nel fatto che le persone devono prima riconoscere l’esistenza di un problema, poi devono affrontarlo e non tutti i proprietari hanno queste capacità. Il corso poi ha un costo, dura 10 ore ed è diviso in cinque sessioni. Tutti si giustificheranno dicendo: ma io cosa ci posso fare se il cane scappa».


IL CITTADINO
31 MARZO 2010
 
Trenta germani sarebbero morti per una sostanza ancora da identificare 
Nel Lambro non c’era solo gasolio, la Lipu denuncia: «Strage di volatili» 
 
 
Provincia di Lodi - Nessuno dei circa trenta germani curati dalla Lipu perché imbrattati dagli idrocarburi sversati nel Lambro il 23 febbraio si è salvato: un dato allarmante reso noto da Massimo Soldarini, responsabile per il volontariato dell'associazione animalista, il quale ipotizza che non sia stata la miscela di oli e gasolio a uccidere i volatili, dato che in occasione di sversamenti di petrolio in mare la percentuale di successo delle cure era stata molto maggiore.Un giallo nel quale si inserisce un altro mistero, perché invece Bassano Riboni, responsabile del Wwf Basso Lodigiano, dà indicazioni di segno opposto: «Nel Centro di recupero degli animali selvatici di Castelleone ci siano occupati di cinque volatili e tutti hanno potuto essere restituiti alla natura in buone condizioni, dopo alcuni giorni di “degenza” durante i quali si erano rimessi a mangiare, e anche abbondantemente».Al Cras Wwf cremasco erano arrivati una gallinella, due cormorani e un airone cinerino: «Provenivano soprattutto dal Po - prosegue Riboni -. Sono stati lavati con appositi saponi non aggressivi, asciugati e tenuti al caldo e quindi reimmessi nel loro ambiente di provenienza. Forse i germani di cui si è occupata la Lipu provenivano da un tratto superiore del Lambro, dove era più elevata la concentrazione di qualche sostanza volatile. A questo punto siamo curiosi anche noi di saperne di più, perché se davvero non fossero morti per gli idrocarburi significa che in quelle ore qualche altro veleno era finito nel fiume». Soldarini della Lipu è sicuro nella sua ricostruzione: nessuno degli esemplari raccolti da Monza fino a San Colombano al Lambro e curati al centro di recupero di Pontevecchio di Magenta è sopravvissuto e una veloce autopsia eseguita da esperti ha escluso la presenza di idrocarburi nell'apparato digerente. A questo punto alcuni campioni sono stati inviati all’Istituto zooprofilattico di Brescia, e la Lipu attende di conoscere gli esiti di questi esami tossicologici, affidati anche a veterinari, entro la fine della prossima settimana.Gli investigatori intanto si dicono ottimisti riguardo la possibilità di dare un nome al “commando” di esperti che aveva aperto le valvole della raffineria, causando il disastro ambientale.

IL GIORNO

31 MARZO 2010

 

Era solo, ora è il cane dei nonnini

 

Tiziano Troianello

 

CASALPUSTERLENGO (LO) - PER MESI è stato lasciato solo e legato a una catena. Riceveva da mangiare, ma nessuno lo faceva giocare e gli faceva compagnia. Adesso ha trovato una super-famiglia nella casa di riposo. È la storia di «Rashid», pastore tedesco con pelo lungo di 6 anni e mezzo (nella foto), in arrivo da Vasto (Abruzzo) e adottato dalla struttura per anziani. Tutto inizia con una mail. Don Andrea, sacerdote di Vasto e cappellano del carcere di Pescara, scrive una lettera alla direttrice amministrativa della residenza sanitaria Stefania Bonaldi: «Mio fratello si è separato e il cane che lui e la moglie avevano è diventato un peso. Lo hanno affidato a me, ma non posso prendermene cura». Rashid viveva in un cascinale diroccato, solo e legato a una catena. Ogni giorno qualcuno si preoccupava di rifocillarlo, ma nulla più. I vertici della casa di riposo hanno deciso di salvarlo. Rashid è stato imbarcato su un treno in compagnia di un referente della casa di riposo ed è arrivato a Lodi. A prenderlo in stazione, il mattino di lunedì 8 marzo c’era anche il sindaco Flavio Parmesani.LO HANNO portato in casa di riposo e adesso a prendersi cura di lui è innanzitutto Lucia Marchesi, l’animatrice della struttura. Da sabato scorso inotre Rashid «va a scuola» a Pozzo d’Adda (nel milanese). Frequenta 2 volte al mese un corso intensivo di 10 ore al giorno per diventare cane da pet therapy. «La presenza di un cane in casa di riposo ha effetti benefici sulla qualità della vita degli ospiti — dichiara Stefania Bonaldi —. È dimostrato scientificamente. Già qualche beneficio lo abbiamo potuto vedere: gli anziani si interessano a lui e Rashid è già diventato argomento di di conversazione».


IL CITTADINO
31 MARZO 2010
 
Il giovane pastore tedesco arrivato dall’Abruzzo consentirà di avviare la pet therapy per gli anziani 
Rashid, un amico alla casa di riposo Rashid, un amico a quattro zampe  per gli anziani della casa di riposo  
 
 
Provincia di Lodi - Un amico a quattro zampe per curare il senso di solitudine e inadeguatezza degli anziani, aiutando a mantenere agili e vigili le menti: alla casa di riposo abita da un paio di settimane Rashid, un giovane pastore tedesco destinato a diventare la compagnia privilegiata degli ospiti.È partito all’Azienda Speciale di Servizi il progetto per la pet therapy, la zooterapia che prevede l’interazione tra uomo e animale come momento di terapia per determinate malattie. «La pet therapy è molto efficace per la cura di alcune patologie degli anziani, il controllo dell’iperattività, il miglioramento delle capacità relazionali, dell’autostima, dell’integrazione - afferma il presidente dell’Azienda speciale Emanuele Steffenini -. Per questo il consiglio d’amministrazione ha dato il suo via libera compatto per avviare questa forma di terapia all’interno della casa di riposo e del centro diurno integrato».Rashid è già arrivato un paio di settimane fa dall’Abruzzo. Quando i suoi padroni hanno divorziato, Rashid non è rimasto né con uno né con l’altra, e così è finito ospite di un prete a Vasto. All’animale non mancavano acqua e cibo, ma aveva ben poca compagnia, dati i continui impegni del nuovo padrone. Alla fine, il nuovo proprietario ha pensato bene di cercare qualcun altro disposto a tenerlo. E la notizia è arrivata fino a Casale. «Quando abbiamo saputo casualmente di questo cane, visto anche che i pastori tedeschi si prestano particolarmente bene alla pet therapy, abbiamo pensato a un nuovo servizio da introdurre in casa di riposo - spiega Stefania Bonaldi, direttore dell’Azienda speciale -. Il consiglio d’amministrazione ha accolto la proposta, e il gruppo di animatrici ha aderito con entusiasmo all’iniziativa». Oggi Rashid frequenta un corso apposito insieme all’animatrice Lucia Marchesi ed entro l’estate sarà un perfetto cane da compagnia e da pet therapy. «Intanto, qualche effetto benefico già ce l’ha, perché gli anziani non parlano altro che di lui in queste ultime settimane - conclude Stefania Bonaldi -. La sperimentazione e l’innovazione sono caratteristiche che hanno sempre contraddistinto questa struttura, e per questo abbiamo preso la sfida della pet therapy con grande entusiasmo».Il cane ora ha uno spazio recintato tutto suo all’interno dei giardini della casa di riposo, e tutto il personale si alterna volontariamente, anche oltre l’orario di lavoro, per non fargli mancare niente.
LEGGO
31 MARZO 2010
 
STRANGOLANO IL CAGNOLINO DURANTE TAGLIO: LICENZIATE
 
 
Avrebbero soltanto dovuto lavarlo e dargli una spuntatina al pelo. Ma la toletta di un piccolo cagnolino bianco di nome Rosco si è tramutata in una tragedia, a causa di due dipendenti crudeli, o quanto meno poco esperte. Pamela White e Rebecca Haire, che lavorano al Clippers and Dippers salon, hanno infatti finito per strangolare e uccidere il povero Rosco, perché, a loro dire, "era troppo nervoso". Un incidente, almeno stando a quanto hanno detto le due donne, che sono state licenziate dal negozio e condannate a risarcire la proprietaria del cagnolino di circa 200 euro, oltre ai 500 del valore dell'animale. "E' colpa loro, se Rosco era nervoso non avrebbero dovuto continuare a lavorare su di lui - ha detto Alison - era un cane adorabile".

TIO.CH
31 MARZO 2010

GORDUNO
Video shock: le immagini dell'abbandono di Dobi
In esclusiva il video che testimonia lo scasso del recinto e il crudo abbandono del dobermann
 
VIDEO
http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=543766&idsezione=1&idsito=1&idtipo=3&dossier=video_new
 
 
GORDUNO - Era stato abbandonato nella notte di venerdì scorso Dobi, - come è stato soprannominato - un grande cane di razza dobermann, gettato nel recinto esterno del rifugio Spab, dopo lo scasso della serratura.Il cane, trovato la mattina successiva dai responsabili del rifugio della Società Protezione animali di Bellinzona, era spaventato, tremava e portava, chiari, i segni della sofferenza per l'abbandono.Le immagini delle telecamere del rifugio mostrano con quanta semplicità si possa compiere un atto così crudele. Un uomo, a bordo di una vecchia utilitaria, giunge nella notte e si parcheggia proprio di fianco al recinto esterno del rifugio. Sceso dall'auto e munito di un martello, rompe il lucchetto della gabbia e torna verso l'auto per rispuntare con un grosso cagnone di razza dobermann. Infilatolo nel recinto, richiude la porta con un pezzo di corda e fugge via. Per ore Dobi si è lanciato contro la rete nella speranza di inseguire l’automobile del padrone che, nel frattempo, si era allontanata.
Secondo Emanuele Besomi, responsabile tecnico della Spab, si tratta di un atto inumano completamente contrario a quella che dovrebbe essere la comune pratica per la consegna di un animale all'ente. "D'altra parte lo dice anche il cartello affisso sulla porta del recinto che l'uomo ha scassinato - continua Besomi - 'Abbandonare un animale è incivile, consegnarlo è da persona responsabile', una frase che certamente non incita a buttar dentro l'animale in quel modo, quanto piuttosto a consegnarlo ai responsabili".
Ed anche per queste ragioni l'accesso al recinto era chiuso con un cartello, lungi quindi dal voler essere un invito ad essere usato come mero contenitore di animali che non si vogliono più. "Qui - dice Besomi - l'animale va consegnato previo colloquio, e noi chiaramente cerchiamo di trovare una soluzione".
Nel frattempo è stata sporta denuncia al Ministero pubblico per violazione della Legge federale sulla protezione degli animali, per abbandono d’animale e per scasso e si sospetta che l'autore dell'atto incivile sia un cittadino svizzero, nonostante il cane abbia la coda tagliata e un microchip italiano.

IL GAZZETTINO
31 MARZO 2010
 
Brutta avventura per un insegnante costretto a far ricorso alle cure del pronto soccorso
Per difendere il suo cane è azzannato da due pitbull
 
Venezia - Nel tentativo di proteggere il suo cagnolino assalito da due pitbull, è stato azzannato egli stesso. Brutta avventura, quella capitata ad un insegnante inglese da anni residente a Venezia, che è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per delle brutte ferite alle gambe. Sul caso sta indagando la polizia municipale, in particolare l’ispettore e guardia zoofila Maurizio Francesconi, che è già sulle tracce dei due pitbull e del loro padrone, un veneziano, che ora rischia una denuncia per omessa custodia di animali. Il fatto risale alla settimana scorsa. L’insegnante stava rientrando a casa, nei pressi di campo San Maurizio, in piena notte, con il suo meticcio al guinzaglio. Improvvisamente dal buio, sono comparsi i due pitbull, completamente liberi, che si sono avventati sul cagnolino. Nel tentativo di salvarlo l’uomo ha rimediato delle brutte ferite alla gambe. Soccorso prima da un medico di passaggio, quindi dal personale del Suem, è stato trasporto all’ospedale Civile dove gli hanno applicato 16 punti di sutura. Ferito anche il suo cagnolino, che comunque se la caverà. L’ospedale, come è prassi in questi casi, ha immediatamente trasmesso la notizia alla polizia municipale per le indagini del caso. Cani come i pitbull, infatti, non possono essere lasciati a scorazzare liberamente per la città.

ECOBLOG
31 MARZO 2010
 
L'altra faccia della carne: Max provoca con il dossier "Porca vacca"
 
 
E’ in edicola dal 1° aprile Max con un dossier piuttosto sconvolgente: “Porca vacca” dedicato agli allevamenti intensivi e ai mattatoi. Interessante la scelta di una rivista patinata come Max, famosa più per i suoi nudi d’autore che per i manzi squartati, di mostrare l’altra faccia della carne. A raccontare il viaggio durato tre anni nei mattatoi è Jonathan Safran Foer autore di “Se niente importa (Guanda)” e che ha intervistato esperti, allevatori e visto come sono trattati gli animali. Spiega Jonathan Safran Foer:
Gli allevamenti intensivi gestiscono la vita e la morte di miliardi di esseri viventi con metodi sconvolgenti: manipolazioni genetiche, sevizie, nutrizione innaturale (ad esempio il bombardamento di antibiotici), reclusione in spazi impossibili (la gabbia standard di una ovaiola concede a ogni gallina una superficie di 4,32 decimetri quadrati), metodi di uccisione e di macello dolorosi e inumani. Ma probabilmente un po’ di speranza esiste se a fronte di un aumento di consumi di carne, siamo passati dai 71 milioni di tonnellate del 1961 agli attuali 248milioni di tonnellate destinati a raddoppiare nel 2050, sono aumentati i vegetariani che secondo dati Eurispes, in Italia sono circa 6 milioni, ossia il 10% della popolazione, percentuale tra le più alte in Europa.
CORRIERE ADRIATICO
31 MARZO 2010
 
Coldiretti chiede l’autorizzazione straordinaria a cacciare all’interno del parco Gola della Rossa. Appello a Regione e Provincia
Campi devastati, adesso gli agricoltori alzano la voce
 
Fabriano (AN) -  Campi devastati e semina troppo spesso compromessa per i cinghiali alla ricerca di cibo. Gli agricoltori alzano la voce e tornano a protestare contro il proliferare degli animali selvatici. A sentir loro, non basta il provvedimento con cui Regione e Provincia hanno autorizzato un periodo di caccia straordinario. Di qui l’appello ad estendere le battute anche all’intero delle aree protette, a cominciare dal parco regionale Gola della Rossa, allo scopo appunto di ridurre il numero dei cinghiali e limitare così i danni che vengono arrecati all’agricoltura.
Allargare la caccia al cinghiale anche dentro il parco Gola della Rossa per salvare le coltivazioni e l’economia del territorio. E chiederlo è la Coldiretti Ancona, dopo l’avvio delle battute per ridurre la presenza degli animali selvatici nel Fabrianese, dannosi per l’ecosistema e per le attività imprenditoriali. La Regione Marche, col presidente Gian Mario Spacca, ha accolto le nostre richieste autorizzando un periodo di caccia straordinario e la Provincia di Ancona, tramite l’assessore Giancarlo Sagramola, si è subito attivata - spiega Coldiretti Ancona -. Ma il tutto rischia di essere vanificato da due problemi che sono sorti in questi giorni.
Il primo è il mancato avvio delle battute di caccia nell’area del parco Gola della Rossa, dove la presenza di cinghiali è maggiore. Se non si riuscirà a contenere il numero di selvatici anche all’interno delle zone protette, i campi che si trovano nei pressi continueranno a essere devastati.
Tra l’altro ci troviamo proprio nella fase della semina - sottolinea Coldiretti Ancona -, e se gli attacchi dei cinghiali non saranno fermati rischiamo di avere un considerevole calo delle produzioni nel territorio collinare e montano. Il secondo problema da risolvere è il diradarsi della presenza di cacciatori impegnati nelle battute. Dopo un buon avvio, il numero delle squadre si è inspiegabilmente e considerevolmente ridotto. L’ente Parco, gestito dalla Comunità montana, si è già mosso chiedendo alla Regione di abbattere un maggior numero di capi nelle aree dove si registra una maggiore intensità, ma sempre col criterio della caccia a selezione. “Sono già stati abbattuti un centinaio di capi - fa sapere il commissario Fabrizio Giuliani - sui 500 previsti, ma abbassando da 5 a 2 su 100 ettari la popolazione prevista si arriverà alla soppressione di 700-800 capi. Ma sia chiaro che la caccia non può essere autorizzata all’interno del Parco, per cui le strumentalizzazioni non servono. Siamo semmai disposti a collaborare con gli agricoltori per i censimenti e per ulteriori catture tramite gabbie”.

L'ECO DEL CHISNONE
31 MARZO 2010
 
Stupinigi (TO), caccia al cinghiale
Doppio pericolo: per colture e viabilità
 
NICHELINO (TO) - Battuta al cinghiale nel Parco di Stupinigi giovedì scorso. Una decina le prede poi distese e "bollate" nel cortile di una cascina del Borgo che attornia la Palazzina di caccia di Stupinigi. È una pratica ricorrente quella dell'abbattimento dei cinghiali che è organizzata dalla Provincia e affidata al braccio secolare delle associazioni dei cacciatori, ai "selecontrollori". In genere sono gli agricoltori della zona di Nichelino, Orbassano, None, Candiolo che avvertono la necessità di selezionare questi ungulati. È quindi avvisato l'Ente Parco di Stupinigi che organizza con la Provincia le battute selettive. Le associazioni dei cacciatori collegate all'Ambito territoriale caccia eseguono. A Stupinigi è una pratica ricorrente. I cinghiali sono ormai così numerosi da costituire un doppio pericolo: per la viabilità della zona e per le colture, che i cinghiali sono soliti invadere devastandole. I danni da incidenti (persone e auto) e alle coltivazioni li liquida la Provincia con un contributo della Regione. Alla penultima battuta a Stupinigi hanno partecipato anche il presidente della Provincia Antonio Saitta e l'assessore alla Tutela della flora e fauna Marco Balagna. Dice l'assessore: «I cinghiali cacciati sono venduti nei sette macelli autorizzati dalla Provincia e l'introito va alla Provincia. La squadra che partecipa alla battuta può trattenere due capi».

L'ECO DEL CHISONE

31 MARZO 2010

 

Incidenti: attenzione al capriolo
Da aprile ungulati, volpi e scrofe si spostano di più

 

Priska Novarese

 

PRAGELATO (TO) - Vivrà, anche se con solo tre zampine, in un centro di recupero. Questo almeno è ciò che mi è stato detto. Mi riferisco al capriolo che ho investito venerdì notte o sarebbe più corretto dire al capriolo che ha deciso di saltare sulla mia macchina, in frazione Soucheres Basses a Pragelato.
Procedevo lentamente sulla Regionale. Mi sentivo un po' Alice nel paese delle meraviglie, dati i numerosi incontri con animali. Mentre mi guardavo attorno un forte botto mi ha riportata alla realtà e fuori strada. È la prima volta da quando vivo in alta valle che mi capita di investire un selvatico e non è stata una bella esperienza: spavento e anche pena, per quella bestia riversa sulla strada che pareva guardarmi. Non sapevo come comportarmi. Per mia fortuna alcuni addetti del Parco della Val Troncea, che passavano fuori servizio sulla Regionale, mi hanno aiutata.Mi è stata però riferita la procedura corretta da adottare in caso di investimenti di un ungulato o di un selvatico per attenersi alla normativa: bisogna chiamare il Comune di sede dell’incidente o la Provincia, e nel caso di orario notturno le Forze dell’ordine. Saranno poi queste autorità a occuparsi del caso, facendo intervenire il veterinario dell’Asl che deciderà se inviare l’animale ad un centro di recupero o a un centro di smaltimento delle spoglie.Per qualsiasi animale selvatico trovato: Servizio tutela flora e fauna della Provincia, 349 416.3347, 011 861.6987
. Per gli incidenti in particolare, la Provincia gestisce anche un fondo di solidarietà regionale (è previsto un indennizzo massimo del 50 per cento del danno accertato). La modulistica è sui siti Internet.
Sicuramente in questi mesi dell’anno la cosa più importante è procedere con prudenza soprattutto al tramonto e di notte, quando la visibilità è minore. Ad aprile e maggio si verifica infatti la dispersione dei giovani ungulati dai luoghi in cui sono nati verso nuovi areali. Non solo: è anche un periodo di maggiore attività per le volpi e per le scrofe in cerca di cibo, seguite dalla nidiata.


BIG HUNTER
31 MARZO 2010
 
Piacenza: la Polizia Provinciale vigila sui cacciatori in sella agli enduro
 
All'interno del rapporto annuale della Polizia Provinciale di Piacenza, presentato in questi giorni, sono stati comunicati i risultati ottenuti anche rispetto alla vigilanza in tema di caccia. Oltre a 17 vetture ordinarie, il comando di Piacenza  - si è detto nella conferenza stampa - dispone di due autocarri, tre natanti e due moto cross. "Si aspetterebbe mai un cacciatore di vedere arrivare un poliziotto su un enduro?" ha detto in tono scherzoso il commissario Luigi Rabuffi.
In tutto il 2009 sono state segnalate 7 persone alla Procura della Repubblica tra cui un bracconiere che catturava uccelli con l'utilizzo di colla e vischio, un altro che usava un laccio in acciaio per la cattura di ungulati e una persona fermata per l'utilizzo di un richiamo acustico per la selvaggina migratoria, rigorosamente vietato.
“E' il messaggio che infastidisce” interviene un utente (si firma con lo pseudonimo 'Cri Cri')  a commento della notizia pubblicata da ilpiacenza.it:, che spiega “su 4000 cacciatori piacentini hanno beccato 7 persone che con il mondo venatorio non c'entravano niente”. E poi “che il commissario Rabuffi ci scherzi su  mi infastidisce”. “Passa sempre inesorabile il messaggio – continua - che il cacciatore sia un problema” per altro utilizzando mezzi appositamente disposti tutt'altro che silenziosi “le gambe e un cannocchiale farebbero molto di più!” scrive.
“Chi è dentro al sistema caccia, sa che è un periodo duro" - continua l'intervenuto che parrebbe essere un cacciatore, anche se non lo specifica -. Tante regole strettissime e a volte quasi impossibili da rispettare, multe molto facili e pochissima cacciagione a causa del poco interesse della natura da parte dell'Italia intera. "Siamo tutti colpevoli sotto quest'aspetto”. Ma investire sul controllo esagerato dei cacciatori come soluzione del male principale -  secondo l'autore di questo intervento - è solo “specchio per le allodole” per continuare a cementificare quelli che un tempo erano terreni di caccia. Quello sì - scrive ancora questo saggio utente - che rende più del tesserino.

IL TIRRENO

31 MARZO 2010

 

Salvato un piccolo di muflone

 

Luca Dini

 

GALLICANO (LU). Un piccolo di muflone è stato trovato e salvato nel Fosso Revigliese nel comune di Gallicano. L’intervento è stato effettuato dall’associazione di volontari de “Il Moscardino” di Stiava che si occupa del pronto soccorso per gli animali selvatici. Il muflone, di circa una settimana, è stato trovato nel fiume ed è stato portato in salvo dopo la segnalazione della polizia provinciale.  Adesso, è stato adottato da una capra per l’allattamento ed entro la fine d’estate sarà rimesso in libertà. Una storia da libro cuore dall’inizio sconosciuto. Il cucciolo è stato abbandonato dal resto del branco e i motivi possono essere diversi.  «Può essere caduto nel fiume - spiega Jessica Barsotti, presidente de Il Moscardino - oppure è stato avvicinato dall’uomo e non più riconosciuto dalla mamma. Infatti, il nostro invito è di non avvicinarsi mai ai cuccioli anche se è difficile resistere dalla tentazione di accarezzare un piccolo così tenero».  La segnalazione è arrivata all’associazione versiliese che ha la convenzione con la provincia di Lucca per il pronto soccorso per gli animali selvatici, per il recupero della fauna selvatica. Sul posto si sono recati Massimo Pardini e Chiara Pomposi che hanno effettuato l’operazione di recupero.  «Inizialmente ci era stata segnalata la presenza di un capriolo, ma giunti sul posto ci siamo resi subito conto che si trattava di un cucciolo di muflone che ha circa una settimana di vita - dice Barsotti - per prima cosa l’abbiamo portato presso la sede dell’associazione dove con un veterinario della sede di Ronchi (Massa) del Wwf abbiamo valutato le sue condizioni e nutrito ogni tre ore con il biberon contenente latte di capra poi abbiamo trovato una sistemazione in affidamento presso l’Asd di Emiliano Raffaelli nel comune di Massarosa dove è stato adottato da una capra che ha da poco tempo perso il piccolo. All’inizio era molto spaventato ed anche bagnato a causa della probabile caduta nel fiume».  Adesso per il cucciolo si prevedono circa 2-3 mesi in compagnia della sua nuova “mamma” e l’associazione si augura di poterlo rimettere in libertà entro la fine dell’estate.  «Trattandosi di un solo esemplare dobbiamo evitare il rischio che il piccolo si imprinti sull’uomo. Dove rilasciarlo? Andrà stabilito sul momento vedendo le condizioni del muflone, ma quasi sicuramente in un parco protetto».  L’associazione che ha sede a Stiava ha eletto il moscardino, un roditore dei boschi, a proprio simbolo. Nelle settimane scorse, i volontari hanno salvato e rimesso in libertà una femmina di cervo incinta sempre nel territorio garfagnino.  «Invitiamo tutti gli amanti degli animali ad unirsi al nostro gruppo di volontari - chiude la presidente Barsotti - per le attività di recupero e salvataggio della fauna in difficoltà sul nostro territorio con la collaborazione della polizia provinciale. Abbiamo firmato un protocollo d’intesa con la Provincia per fornire il servizio di ambulanza veterinaria in soccorso degli animali selvatici sul tutto il territorio lucchese».  Il servizio è svolto a titolo gratuito: info e segnalazioni al 348-8860685.


ANMVI OGGI
31 MARZO 2010
 
CIRCO VICTOR, IL SEQUESTRO FU ILLEGITTIMO
 
Il 23 marzo scorso, il Tribunale di Pistoia si e' pronunciato sul Victor Show: "il sequestro operato si palesa illegittimo e va annullato", "ordina il dissequestro e la restituzione all'avente diritto degli animali", "delega per la restituzione l'Autorità di PG che ha eseguito il sequestro". Lo rende noto Federfauna in una comunicazione in cui si riportano stralci della sentenza. Il Tribunale chiarisce che "non e' discutibile che l'unico modo per detenere un volatile e' quello di porlo in gabbia...".Inoltre, rispetto alla "evidente condizione di maltrattamento" ravvisata dai sequestranti, Federfauna riferisce che la Cassazione ha escluso la sussistenza del reato di maltrattamento e il Tribunale ha aggiunto che non e' ravvisabile neppure il reato di detenzione incompatibile: viene scritto che "gli animali erano tutti in grado di volare regolarmente e privi di evidenti e soprattutto gravi patologie afferenti la loro principale propensione", percio', che "le modalita' di custodia non erano affatto incompatibili...".
 
Video
http://www.youtube.com/watch?v=wRzGtPi7kCo

MESSAGGERO VENETO

31 MARZO 2010

 

A proposito di assistenza veterinaria domiciliare

 

Botta e risposta Per posta e per e-mail L’articolo del 14 marzo 2010 pubblicato nell’edizione di Pordenone del Messaggero Veneto e avente come titolo: «Veterinario a domicilio per combattere lo stress di animali e proprietari», a firma di Manuela Boschian, ci offre, come associazione, l’occasione per dare ai lettori-proprietari di animali qualche utile chiarimento sulla veterinaria domiciliare. È questo un tema che sta particolarmente a cuore all’Associazione nazionale medici veterinari italiani e al quale stiamo dedicando ricerche e studi approfonditi per delimitare le prestazioni che possono essere rese all’animale in un contesto domestico in condizioni di sicurezza e di buona pratica professionale. La prestazione veterinaria domiciliare sugli animali da compagnia è vincolata a disposizioni deontologiche e di etica professionale che non consentono di farne una regola. Non si può pensare di assicurare una adeguata assistenza sanitaria al nostro animale da compagnia ricorrendo solo alle cure domiciliari. A domicilio non è infatti possibile prestare qualsiasi forma di assistenza e di intervento, ma soltanto quelle prestazioni (per esempio una visita di controllo o un richiamo vaccinale) che non richiedono l’impiego di strumenti diagnostici, attrezzature cliniche, dispositivi medici e farmaci che si rendono disponibili solo in una struttura veterinaria autorizzata ai sensi di legge. In altre parole, a domicilio non possono che essere prestate cure a minor impatto d’invasività. A questo proposito va anche confutato il luogo comune che vuole l’animale meno stressabile se ha che fare con il medico veterinario nella casa in cui abita. Al contrario, intervenire sul territorio in cui l’animale vive “da padrone” può diventare controproducente e innescare reazioni di maggiore aggressività. In alcuni casi l’animale potrebbe addirittura sviluppare una reazione di sfiducia perché proprio nel luogo in cui si sente più sicuro e protetto è costretto a “subire” la prestazione. Un intervento di qualità sul paziente animale è sempre una circostanza “straordinaria” per l’animale e proprio per questo la medicina veterinaria ha sviluppato specifici accorgimenti di trattamento dell’animale presente in struttura, specie se ricoverato e ospedalizzato, in modo da garantirgli ogni accorgimento per il suo benessere. In conclusione, la visita domiciliare è un servizio che può rendersi necessario, ma che non può diventare la regola specie se, per la comodità del proprietario, si mette in secondo piano l’interesse del paziente animale. Ringraziamo per l’attenzione e per l’ospitalità, Stefano Candotti presidente Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) Friuli Venezia Giulia Pordenone Risponde Manuela Boschian: Grazie per le precisazioni, sempre preziose e ben accette in una professione, com’è la nostra, dove la “tuttologia” è – purtroppo o per fortuna – una sfida quotidiana. Nell’articolo è comunque evidenziato come le prestazioni si riducano a quanto anche da Lei sottolineato, nonché è specificato come la dottoressa Argentieri suggerisca, quando il caso lo richieda, di rivolgersi a cure ambulatoriali da altri colleghi.


ANMVI OGGI
31 MARZO 2010
 
ANTIDOPING, REGOLAMENTO FEI IN VIGORE DAL 5 APRILE
 
Il 5 Aprile 2010 entrerà in vigore il Regolamento FEI per il Controllo Farmacologico e Antidoping dei cavalli: "EAD-MC-Rules". Le nuove norme FEI sono state emesse al fine di assicurare l'integrità sportiva in tutte le discipline equestri e sono profondamente diverse dalle precedenti. Con il nuovo Regolamento FEI "EAD-MC-Rules" entra in uso anche il "Log Book", di fatto un registro dei trattamenti farmacologici effettuati al cavallo, che prende il nome di "Dichiarazione dei Trattamenti". Il proposito è quello di mettere il cavaliere nelle condizioni di tenere una registrazione di quali sostanze, presenti sulla Lista dei Trattamenti Proibiti FEI, siano state somministrate al cavallo. Con questo Registro si pone attenzione su quali principi attivi siano stati usati e quindi potrà eventualmente essere esibito per comprovare l'avvenuto intervento medico veterinario. Il tribunale FEI potrebbe infatti volerlo acquisire come documento relativo a un'indagine su una sostanza proibita riscontrata in occasione di un evento FEI. La "Dichiarazione dei Trattamenti" riguarda tutti i cavalli coinvolti nelle competizioni soggette ai regolamenti FEI , non è obbligatoria, pertanto se non viene esibita all'atto del controllo EAD-MC si darà per acquisito che non siano stati effettuati trattamenti al cavallo in esame. Tuttavia è consigliato vivamente di dotarsi di tale registro, di compilarlo ogni volta che sia somministrato un farmaco al cavallo e di tenerlo sempre a portata di mano, meglio se all'interno del Passaporto FEI del cavallo.
La "Dichiarazione dei Trattamenti" si presenta sotto forma di un piccolo registro delle dimensioni di un Passaporto FEI così da poterlo inserire in esso. Tale documento sarà in distribuzione presso tutti i Comitati Regionali a partire dal giorno 8 Aprile 2010 e presso lo CSI di Arezzo (5-11 Aprile 2010) e lo CSI di Manerbio (8-11 Aprile 2010). La compilazione e le annotazioni effettuate su questa "Dichiarazione dei Trattamenti" affinché abbiano valore dovranno essere effettuate in modo tale che risultino: indelebili, chiare e che contengano tutte le informazioni richieste. Questo Registro dei Trattamenti non è concepito per sostituire le registrazioni eventualmente previste dalle leggi sanitarie in vigore. La "Dichiarazione dei Trattamenti" ora in distribuzione è stata ideata dalla FISE in completo accordo con la FEI e si presenta in forma provvisoria in attesa che la FEI dia indicazioni più dettagliate. In futuro infatti questo documento dovrebbe essere integrato con le procedure FEI di registrazione dei cavalli. Le norme a cui fare riferimento sono riportate nel "Regolamenti Veterinario FEI" o nel "Equine Anti-Doping and Controlled Medication Regulations" (EAD-MC-Rules).
Sul sito FEI è ora anche possibile inserire il nome di una qualsiasi molecola per conoscerne la scheda tecnica.

AGI

31 MARZO 2010

 

GB: VENDE PESCE ROSSO  A 14ENNE, COPRIFUOCO E  MULTA 1.000 STERLINE

 

"Summum ius, summa iniura". La locuzione ciceroniana sugli eccessi legali si applica alla perfezione al caso della 'pericolosissima' proprietaria 66enne di un negozio di animali a Sale vicino a Manchester. Johan Higgins, scrive il Daily Mail, ha ricevuto una multa di 1.000 sterline e le e' stato imposto di non uscire di casa dalle 18 alle 7 del mattino per aver venduto un pesce rosso ad un ragazzino di 14 anni. In Gran Bretagna e' vietato vendere animali ai minori di 16 anni.


TG COM

31 MARZO 2010

 

Vende pesce a 14enne, condannata

Gb,libertà vigilata per una bisnonna

 

L'hanno condannata a una pena che di solito viene conferita a teppisti violenti o criminali recidivi: libertà vigilata e braccialetto elettronico, oltre a una multa di mille sterline. A cadere nelle sgrinfie di giudici tutt'altro che tolleranti è stata una 70enne britannica. Il reato: aver venduto un pesce rosso a un ragazzo minore di sedici anni.  La notizia shock è stata riferita dal Daily Mail. Nel Regno Unito è già polemica.La signora Joan Higgins, proprietaria di un negozio di animali nella contea di Greater Manchester, dovrà portare un braccialetto elettronico e rispettare un coprifuoco che la confina in casa dalle sei di sera alle sette del mattino per le prossime sette settimane. La legislazione britannica del 2006 per la salvaguardia della salute animale proibisce infatti la vendita di animali domestici a minori di sedici anni non accompagnati. La bis-nonna ha venduto un pesce rosso a un quattordicenne - che tra l'altro era stato mandato sotto copertura dal consiglio della contea di Greater Manchester. Il Daily Mail ha inoltre riportato alcuni casi criminali dell'ultimo anno che sarebbero ''molto più gravi della vendita illegale di un animale domestico, ma puniti in maniera molto più leggera''. Tra questi, il quotidiano ricorda uno spacciatore di eroina che nel settembre del 2009 ha venduto alcune dosi ad un agente in incognito: come pena gli sono stati assegnati solo 12 mesi di servizi sociali.In un'intervista la signora Higgins ha definito la sua condanna ''ridicola''. ''Perché devo mettere un braccialetto elettronico?'', ha domandato la settantenne, visibilmente agitata. ''Che pericolo rappresento per la comunità? Questi ultimi mesi sono stati logoranti''.  A difesa della donna è intervenuto David Davies, il membro del parlamento conservatore di Monmouth, che ha detto: ''E' una follia che i nostri tribunali abbiano sottoposto un'anziana signora a tutto questo stress''.


IL CITTADINO
31 MARZO 2010
 
Somaglia (LO) «Nonostante la pulizia delle acque questi animali erano praticamente spariti dal territorio, ma ora sono tornati»
Monticchie, palcoscenico dei tritoni 
Le danze d’amore di 14 esemplari sotto gli occhi dei naturalisti 
 
 
Cristina Vercellone
 
Somaglia (LO) Almeno 14, tutti in corteggiamento. Li hanno visti compiere giri vorticosi nell’acqua. Con la coda piegata mandare messaggi d’amore alle femmine della palude. Con grande sorpresa dei naturalisti i tritoni crestati sono tornati a popolare la riserva di Monticchie. «Nonostante la pulizia delle acque e la qualità ambientale da noi siano garantite - spiega il responsabile scientifico della riserva Luca Canova - il tritone crestato era praticamente sparito anche da noi. Sabato, invece, con enorme sorpresa, abbiamo contato 14 esemplari maschi che stavano corteggiando le femmine. Alla fine dell’estate escono dall’acqua e passano 4 mesi fuori, nascosti sotto i sassi, dentro i tronchi marciscenti, in quietanza. Se l’acqua è inquinata o assente stanno sulla terra, quindi senza riprodursi, anche per anni. La qualità dell’acqua è molto importante per questi animali, anche perché sono animali predatori, si cibano di insetti e girini che vivono solo in condizioni ambientali adeguate. Per farli tornare abbiamo ripristinato le zone umide e curato la loro pulizia. Anche con queste due azioni però non era detto che la scommessa andasse a buon fine. Così l’anno scorso abbiamo introdotto otto nuove larve. E sabato mattina è stata una bella sorpresa accorgersi dei 14 esemplari, maschi e femmine insieme, che si corteggiavano». Vederli è uno spettacolo. L’unica occasione per accorgersi della loro presenza è proprio il corteggiamento. «Il maschio - spiega, infatti, Canova - sviluppa una grossa coda a forma di piuma e una enorme cresta dorsale che dà il nome all’animale e che rappresenta un carattere sessuale secondario. Il maschio piega la coda a ventaglio e la agita per inviare il suo messaggio chimico alle femmine. Queste ultime pavoneggiano una lunga riga gialla sul dorso e facendosi più grosse assistono alla parata dei loro compagni in amore». Mentre nel caso delle rane le uova si possono contare con facilità e l’andamento riproduttivo è ben monitorabile, per il tritone crestato è diverso. Le femmine, infatti, depongono le uova singolarmente, sotto le foglie che poi ripiegano quasi a fare un piccolo pacchetto protettivo che le rende invisibili all’occhio umano. Vederli lì così in tanti, quindi è stata proprio una bella sorpresa per i naturalisti di Monticchie. Ma la situazione non sarà così rosea per tanto tempo. A dirlo è il direttore del Parco Adda sud Riccardo Groppali. «Anche all’interno del Parco, soprattutto nei fontanili abbiamo i tritoni - spiega - ma sono solo pro tempore. Quando arriverà il gambero rosso della Louisiana, infatti, sarà la fine. Il gambero rosso si sta piano piano diffondendo ovunque. È solo questione di tempo e distruggerà buona parte delle acque del nostro territorio. I segni sono di conquiste militari senza limiti e senza freni. Sono come dei piccoli bracconieri. I laghetti dell’Olmo, a Lodi, ne sono pieni. Per limitarli dovresti continuare a pescarli, ma è impensabile: questi sopportano tutto, anche l’acqua inquinata. Non si riesce a debellarli. L’unica possibilità, rara, è che prendano una malattia e muoiano».
CORRIERE DELLA SERA
31 MARZO 2010
 
I rospi sismografi de l'Aquila
Uno studio rivela che gli esemplari maschi avevano abbandonato le loro zone cinque giorni prima del sisma, nonostante fossero nel pieno del periodo riproduttivo
 
 
Emanuela Di Pasqua
 
MILANO – Forse i rospi non si trasformano in principi azzurri, ma hanno comunque una loro utilità. Lo sostiene uno studio britannico promosso dalla Open University e dalla Società Zoologica di Londra e pubblicato sul prestigioso Journal of Zoology, che evidenzia un loro ruolo cruciale nel fiutare i terremoti a partire da cinque giorni di anticipo sul sisma.
LO STUDIO – In sostanza gli scienziati inglesi stavano già studiando un gruppo di rospi comuni (scientificamente chiamati rospi bufo bufo) a 74 chilometri dall’epicentro del sisma abruzzese, pochi giorni prima del drammatico 9 aprile del 2009. Si era in piena stagione riproduttiva, nel corso della quale normalmente gli animali restano nella zona in cui si trovano fino a che non è avvenuta la fecondazione. Improvvisamente invece i rospi maschi hanno iniziato un graduale e inesorabile esodo, abbandonando i siti di deposizione delle uova e i figli e tre giorni prima del terremoto dell’Aquila c'erano nel territorio limitrofo solo il 4 per cento degli anfibi presenti fino a pochi giorni prima. Il 96 per cento aveva detto addio all’amore, alle uova e alla prole, mosso da un istinto di sopravvivenza e da un cattivo presagio. Tre giorni prima nei dintorni della cittadina abruzzese nessun rospo amoreggiava più. Inoltre nella zona delle covate dopo il plenilunio gli anni scorsi c’erano tra i 64 e i 175 esemplari, mentre nel 2009 il primo giorno di luna piena dopo il terremoto gli esperti hanno contato solo 34 rospi.
ANIMALI E TERREMOTI – Che in generale gli animali avvertano le perturbazioni pre-sismiche è cosa nota e la letteratura è piena di esempi e aneddoti di cani, gatti e bestie di ogni genere che hanno dato una sorta di allarme all’uomo in prossimità di cataclismi. Qualche storia è al limite della leggenda, altre sono perfettamente credibili. In realtà in questo caso si è trattato anche di una coincidenza, poiché del tutto incidentalmente la ricercatrice Rachel Grant della Open University di Milton Keynes, che da anni studia il comportamento riproduttivo dei rospi, era nel posto giusto al momento giusto. Probabilmente altri animali, se osservati incidentalmente in alcune fasi importanti, possono dare importanti segnali. Resta il fatto che gli anfibi possiedono molti recettori geomagnetici sul corpo.
 QUANDO LA TERRA STA PER TREMARE - Gli scienziati sostengono che nella ionosfera accada qualcosa prima di un terremoto e che dalla crosta terrestre si verifichino fughe di radon. Che si tratti di mutamenti geomagnetici o di cambiamenti nella concentrazione di alcuni gas non è chiaro, ma in tutti i casi d’ora in poi conviene osservare bene questi animali nella stagione degli accoppiamenti, tra fine marzo ed aprile. In questo periodo i maschi, in prossimità di stagni o corsi d’acqua, si aggrappano alle ascelle delle femmine, avvolgendosi in un amplesso ascellare (così viene chiamato). E normalmente rimangono in zona fino a che non fecondano le uova. Salvo che qualcosa non li porti a scappare. Prima di aver terminato il loro compito naturale.

ANSA AMBIENTE

31 MARZO 2010

 

Sisma Abruzzo, i rospi lo hanno sentito prima

Nei cinque giorni precedenti sono fuggiti in tutta fretta dal loro sito di accoppiamento

 

ROMA - Peccato non possano parlare, perché i rospi sapevano che L'Aquila sarebbe stata devastata da un sisma, ben cinque giorni prima del terremoto del 6 aprile.I rospi (Bufo Bufo), che erano in piena 'stagione dell'amoré e che sono scappati in tutta fretta dal loro sito di accoppiamento, possono infatti sentire un terremoto imminente, avvertendo mutamenti geomagnetici per le onde gravitazionali o cambiamenti nella concentrazione di certi gas. Testimone involontaria dell'evento, per una pura coincidenza di date, Rachel Grant della Open University di Milton Keynes, che da anni studia il comportamento riproduttivo dei rospi e che era impegnata in una delle sue ricerche a 74 chilometri dall'epicentro del sisma aquilano tra il 27 marzo e il 24 aprile 2009. L'insolita scoperta è stata riportata sul Journal of Zoology. "Stavamo osservando il comportamento riproduttivo dei rospi - ha spiegato Grant intervistata dall'ANSA - per vedere se risponde alle fasi lunari, come abbiamo fatto negli ultimi quattro anni del nostro lavoro. E' stata una coincidenza che il terremoto dell'Aquila sia avvenuto nel periodo dei nostri studi. La stagione degli accoppiamenti dei rospi è normalmente tra fine marzo e aprile". Con la stagione dell'amore i rospi si recano vicino ai luoghi di riproduzione (solitamente vicino a corsi d'acqua, pozze o stagni) e lì i maschi si aggrappano alle ascelle delle femmine, che poi depositano molte uova che vengono fecondate.I maschi rimangono nel sito fino a fecondazione avvenuta. Gli studiosi britannici hanno studiato il comportamento dei rospi presso il lago di San Ruffino, nelle Marche, appunto a 74 km dall'Aquila. Ogni sera hanno contato, su un percorso di 2,5 km vicino alla zona, il numero di rospi maschi e di rospi accoppiati. Ed ecco che improvvisamente, cinque giorni prima del disastro aquilano, il 96% dei maschi è scappato sezna concludere le 'pratiche' dell'accoppiamento. Nessuna traccia neppure di coppie di rospi. Gli studiosi hanno escluso senza alcun dubbio che tra le cause di questa fuga ci siano stati improvvisi cambiamenti delle condizioni meteorologiche, ed altri eventi che possano aver disturbato i rospi. Quindi che cosa è successo? L'unica ipotesi valida è che i rospi abbiano avvertito l'imminenza di un sisma e, spaventati, siano fuggiti via.Come? "Questo resta da capire" - ha detto la Grant formulando varie ipotesi. I rospi, come molto anfibi, sono dotati di molti recettori geomagnetici sul corpo, e gli anfibi usano il geomagnetismo per orientarsi. E' possibile dunque che i rospi abbiano 'annusato' dei pericolosi cambiamenti geomagnetici in atto prima del sisma. Inoltre i rospi potrebbero aver sentito cambiamenti nella ionosfera, lo strato più alto dell'atmosfera, prodotti da gas o da onde gravitazionali. "E' possible che altri animali possano prevedere un terremoto - ha detto Grant - ma è molto difficile studiare il fenomeno da un punto di vista scientifico, poiché ovviamente non sappiamo dove avverrà un sisma. Finora tutti gli studi simili sono stati retrospettivi, cioé si è detto di comportamenti strani di vari animali prima di un terremoto, ma in realtà simili casi sono sempre stati riferiti a posteriori. Inoltre il comportamento animale è molto variabile e un comportamento strano osservato prima di un terremoto può essere ripetuto dall'animale anche in altre situazioni, quindi è difficile usarlo per fare previsioni". "Comunque - ha concluso la scienziata - il comportamento animale potrebbe essere usato in combinazione con indicatori geofsici come anomalie del radon e cambiamenti della ionosfera per fare previsioni a breve termine di eventi sismici".


LIBERO
31 MARZO 2010
 
SASSARI: CARNI SICURE AL VIA L'OPERAZIONE  GDF PER CONTROLLO QUALITA'
 
Sassari - E' scattata in Sardegna, in previsione delle imminenti festivita' pasquali, l'operazione 'carni sicure'. I controlli, che saranno effettuati presso i porti e gli aeroporti delle province di Sassari ed Olbia Tempio, vedranno impegnata la guardia di finanza a vigilare sulla regolarita' delle importazioni di carne dal continente e da altri paesi della Unione europea ed extra Ue, fenomeno che, occultando la vera origine dei prodotti ( carni ovine, caprine e suine in particolare ), spesso camuffate e commercializzate al prezzo delle carni sarde, danneggia enormemente l'economia agro pastorale dell'isola, sino a costituire, nei casi piu' gravi, anche un serio pericolo per la salute dei consumatori.L'operazione e' stata programmata dopo una serie di segnalazioni pervenute alla centrale operativa 117 sul possibile arrivo nell'isola di ingenti quantitativi di carni suine, ovine e caprine, gia' macellate. Ma nel mirino delle fiamme gialle ci sono anche partite di animali vivi in entrata, attraverso i porti del nord Sardegna, destinate ad alcune strutture di macellazione nel territorio sardo. L'obiettivo: verificare la regolarita' delle importazioni.La guardia di finanza sassarese ha esteso l'allerta anche alla dogana, al servizio di sanita' marittima e all'Uvac, l'Ufficio veterinario per gli adempimenti degli obblighi comunitari, braccio operativo del Ministero della Salute.
 

 

            31 MARZO 2010

PAGINE MEDICHE
31 MARZO 2010
 
Lo stress porta a produrre più neuroni, studio
 
Alcune persone sono più suscettibili di altre allo stress perchè producono più neuroni dopo un evento negativo.Lo ha scoperto uno studio dell'Università del Texas pubblicato dalla rivista Pnas. Attraverso una serie di esperimenti sui topolini, i ricercatori hanno trovato che settimane dopo aver avuto un'esperienza stressante gli animali che si erano mostrati più suscettibili esibivano una maggiore neurogenesi, cioè la nascita di nuove cellule nel cervello.O meglio, le cellule prodotte sopravvivevano più di quelle nuove prodotte dai topi meno suscettibili. Inoltre, bloccando la neurogenesi anche i topi più stressati reagivano meglio alle situazioni difficili."Questo lavoro mostra che c'è un periodo di tempo durante il quale potrebbe essere possibile alterare la memoria riguardo una particolare situazione manipolando le cellule generate nel cervello - ha spiegato Amelia Eisch, una delle autrici - questo ci può aiutare intanto a capire perchè le persone reagiscono in maniera così diversa tra loro allo stress".I ricercatori hanno esposto alcuni topi a emozioni negative mettendoli in una gabbia con topi più aggressivi per 5 minuti al giorno, testando in seguito la loro suscettibilità allo stress. Entrambi i tipi di cavia hanno mostrato la stessa produzione di nuove cellule subito dopo l'evento negativo, ma a distanza di poche settimane quelli che si erano mostrati piu' stressati ne avevano molte di più.

LE SCIENZE
31 MARZO 2010
 
Sindrome di Cowden
Un gene, tre mutazioni, tanti tumori
Lo specifico modo in cui si presenta la mutazione del gene PTEN che caratterizza la malattia influenza le sedi in cui si sviluppano i tumori
 
La sindrome di Cowden è una malattia ereditaria, a trasmissione autosomica dominante, caratterizzata da un elevato rischio di sviluppare tumori a carico di svariati organi. Alla sua origine vi è una mutazione nel gene PTEN, che concorre all'inibizione dei processi di proliferazione cellulare, e che è noto per essere per frequenza il secondo gene più mutato nelle cellule tumorali in generale. Finora non si sapeva perché i pazienti affetti da sindrome di Cowden sviluppassero tumori diversi, o di gravità differente e si riteneva per lo più che ciò fosse dovuto alle naturali differenze genetiche fra le persone. Ora una ricerca condotta presso la Ohio State University ha dimostrato che l'insorgenza dei differenti tipi di tumore è legata a specifiche mutazioni a carico del gene PTEN."Abbiamo dimostrato che le mutazioni stesse hanno un ruolo critico nel portare alla manifestazione del tumore in certi organi nei soggetti con la sindrome di Cowden", ha detto Gustavo Leone, che ha diretto lo studio e firma un articolo in merito sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
I ricercatori hanno sviluppato tre ceppi di topi geneticamente identici all'infuori che per una di tre specifiche mutazioni a carico di PTEN, trovate in diversi pazienti affetti dalla sindrome. Lo studio ha mostrato che ogni versione mutata della proteina codificata funzionava in modo differente, influenzando in misura diversa lo sviluppo dei tumori.
La prima mutazione disattivava completamente la proteina e portava a un frequente sviluppo di tumori, la seconda mutazione determinava l'espressione di una proteina più attiva del normale e induceva talvolta lo sviluppo di tumori, mentre la terza mutazione alterava la proteina in un modo che avrebbe dovuto stimolare un forte sviluppo dei tumori, ma la rendeva al contempo più fragile, di modo che alla fine i quantitativi di proteina "problematica" finivano per essere bassi e potevano anche non portare all'insorgenza di tumori.
Usando una base di dati relativa a oltre 400 pazienti, i ricercatori hanno scoperto che quelli che avevano una stessa mutazione soffrivano di tumori negli stessi organi in cui si manifestavano nei topi. Nell'animale da esperimento si è anche riscontrata la stessa differenza di genere nello sviluppo dei diversi tumori che si verifica nell'essere umano, con le femmine che sviluppano più frequentemente tumori della tiroide e i maschi tumori delle ghiandole surrenali e dello stomaco.
Ora i ricercatori intendono scoprire perché in pazienti portatori di una stessa mutazione i tumori si manifestino con gravità differente.
TISCALI ANIMALI
31 MARZO 2010
 
Scoperte bestiali: il volo dei pipistrelli non ha più segreti
 
 
Hanno occhi piccoli e vista limitata, ma nonostante la forte miopia in aria i pipistrelli non si scontrano mai. Il loro segreto? Riescono a volare e a evitare ogni ostacolo, anche in ambienti affollatissimi di oggetti o propri simili, adattando la frequenza degli ultrasuoni emessi.
"E’ come se sintonizzassero una stazione radio cercando la frequenza migliore", ha rivelato James Simmons dell'università di Brown. Lo studioso americano ha coordinato uno studio, grazie al quale è riuscito a risolvere il mistero di come fanno i pipistrelli a massimizzare l'ecolocazione, che permette loro di cacciare le prede e navigare grazie all'emissione di ultrasuoni di cui captano i segnali riflessi, anche in ambienti affollatissimi.
In questi casi, infatti, si generano interferenze e sovrapposizioni di echi che potrebbero generare cosiddetti  "oggetti fantasma" e quindi indurre in errore. Il risultato, descritto sulla rivista dell'Accademia delle scienze americana, Pnas, è molto importante secondo gli autori per progettare più efficienti sistemi sonar e radar utili all'uomo per navigare correttamente in ambienti che potrebbero indurre in errore. I ricercatori hanno riprodotto una finta foresta con catene installate fra pavimento e soffitto e hanno poi sistemato piccoli microfoni sulla testa dei pipistrelli della specie Eptesicus fuscus.
Hanno poi filmato gli animali mentre volavano sia in branco sia individualmente e hanno registrato i suoni emessi durante questo volo a ostacoli reso ancora più difficile dal fatto che i ricercatori hanno modificato più volte l'ordine delle catene. In tutti i casi i pipistrelli hanno volato senza problemi e si sono adattati subito all'ambiente poi modificato. Secondo i ricercatori i pipistrelli evitano la cascata di segnali che potrebbero generare confusione realizzando un modello mentale sia di ogni suono emesso sia della corrispondente eco. Inoltre per minimizzare le interferenze delle onde sonore i pipistrelli emettono suoni addizionali a frequenze leggermente più basse o più alte di quelle emesse in precedenza.
LA STAMPA
31 MARZO 2010
 
Staminali all'attacco di Sclerosi e Parkinson
"Ecco le strategie per il sistema nervoso"
 
ELISA FRISALDI
 
Ai pazienti che mi chiedono quali siano le potenzialità e gli utilizzi delle cellule staminali rispondo paragonandole a un atleta promettente, che deve diventare un campione». A parlare è Adriano Chiò, direttore del «Centro regionale esperto per la Sla» del dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino e collaboratore del nuovo laboratorio di «Cell Therapy» realizzato nel Molecular Biotechnology Center di Torino.
Laboratorio di «Cell Therapy»: di che cosa si tratta professore?
«È il primo laboratorio pubblico italiano attrezzato per la raccolta e la preparazione delle staminali secondo gli standard della “Good manufacturing practice”. A scopo di ricerca scientifica la legge prevede l'utilizzo di staminali multipotenti ricavate dal liquido amniotico e di staminali adulte, comprese le emopoietiche adulte presenti nel sangue del cordone ombelicale. Le staminali adulte più studiate sono appunto le emopoietiche, capaci di dare origine a tutte le cellule del sangue, e le mesenchimali, generatrici di cellule appartenenti a diversi tessuti come quello osseo, cartilagineo o adiposo».
Quale tipo è più promettente dal punto di vista terapeutico?
«Per ora nessuno può dirlo. Ma, se in vitro è possibile indirizzare lo sviluppo e la trasformazione di qualsiasi tipo di cellula, in vivo, quando la cellula di partenza si trova all'interno di un tessuto animale o umano, non si sa come intervenire affinché questo accada. Ci sono poi le differenze tra specie: nel caso delle malattie neurologiche il modello più studiato è il topo. Peccato che nel suo cervello i processi di rigenerazione siano molto più presenti di quanto accade nell'uomo. In generale, quindi, il modello animale fornisce buone indicazioni che vanno, di volta in volta, verificate nell'uomo».
Esistono dei dati a sostegno dell'efficacia terapeutica delle staminali in campo neurologico?

«La maggior parte dei dati si basa su studi preclinici, vale a dire sugli studi fatti in vitro o su animale. Quelli sull'uomo sono pochi e non conosciuti, se non da chi è coinvolto nella sperimentazione. La riservatezza sull'iter e i risultati parziali di un trial clinico è una strategia adottata da medici, pazienti e dalle loro associazioni e consente di ridurre le pressioni di chi segue il percorso dall'esterno. Tra le malattie neurodegenerative, quella che, credo, può trarre il maggior vantaggio dall'uso terapeutico delle staminali è il Parkinson. Il motivo è semplice: è una malattia provocata da una lesione localizzata in un'area circoscritta del cervello, la substantia nigra. Alzheimer e Sclerosi laterale amiotrofica, invece, colpiscono più aree e raggiungerle diventa complicato».
Che ruolo hanno le staminali nelle possibili cure della Sla?
«Nel mio gruppo lavoriamo con staminali dell'adulto, in particolare con le emopoietiche. Stiamo studiando un farmaco in grado di stimolare queste ultime a entrare nel circolo sanguigno e raggiungere il sistema nervoso: una volta lì, pensiamo possano formare un tessuto sano che sostenga quello malato».
A quale fase della sperimentazione siete arrivati?
«Abbiamo pubblicato sulla rivista “Cytotheraphy” i dati che attestano la sicurezza della procedura su un piccolo numero di pazienti. Il prossimo obiettivo sarà valutare l'efficacia del protocollo sperimentale, Stiamo organizzando un trial clinico multicentrico che coinvolge neurologi ed ematologi».
Tra 2001 e 2003 fu uno dei test sulla Sla ad accendere grandi dibattiti: si trattò dell'auto-trapianto di staminali su nove pazienti, tra cui Luca Coscioni, fondatore dell'omonima associazione.
«In quel trial le staminali mesenchimali prelevate dal midollo osseo del paziente venivano iniettate nel suo midollo spinale. Come si è commentato su “Amyotrophic Lateral Sclerosis” è stata una sperimentazione che ha portato a risultati modesti, sia perché mancavano gli studi pre-clinici sia perché il numero di pazienti era troppo ridotto e mancavano i gruppi di controllo».
Chi è Adriano Chiò Neurologo
RUOLO: E’ DIRETTORE DEL «CENTRO REGIONALE ESPERTO PER LA SLA» DEL DIPARTIMENTO DI NEUROSCIENZE DELL'UNIVERSITÀ DI TORINO E COLLABORATORE DEL LABORATORIO DI «CELL THERAPY» DEL «MOLECULAR BIOTECHNOLOGY CENTER» DI TORINO.
L'appuntamento
«Cellule staminali nella terapia delle malattie del sistema nervoso»: è il titolo della conferenza di Adriano Chiò, promossa dalla Scuola Interfacoltà di Biotecnologie dell'Università di Torino, sede dell’incontro di oggi alle 18 (sala Darwin di via Nizza 52).
 
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