30 NOVEMBRE  2009

LA ZAMPA.IT
30 NOVEMBRE 2009
 
Gatto intrappolato in un pozzo, il suo amico cane non mangia
Il cagnolino appena ha rivisto il micio gli ha portato un pezzetto della carne che aveva nella ciotola
 
POMIGLIANO D’ARCO (NAPOLI) - Se è vero che i gatti hanno sette vite, Chicco, nato appena quattro mesi fa, dovrà stare ben attento nei prossimi anni a non sprecarne molte, perchè finora è stato lasciato in un cassonetto dei rifiuti chiuso in una scatola, si è fratturato una zampa cadendo da un’impalcatura, è finito in un pozzo di 15 metri nel cortile di una casa abbandonata a Pomigliano d’Arco (Napoli).
Quest’ultima disavventura si è conclusa bene solo grazie all’intervento dei vigili del fuoco, le cui squadre si sono impegnate al recupero della bestiola per ben tre volte in tre giorni, allertati da Cristina Carafa D’Ambrosio, che tre mesi fa trovò il gattino tra i rifiuti. E per questi tre giorni Charlie, il cane della donna, non ha voluto toccare cibo, in attesa del ritorno del suo compagno di giochi.
Chicco, a parte la fame e la sete patita, non ha riportato ferite, ed ora non vuole più lasciare la padrona ed il suo amico cane. «È tornato a dormire con Charlie - spiega Cristina - che non appena lo ha rivisto gli ha portato un pezzetto della carne che aveva nella ciotola. Oggi - aggiunge la donna - la polizia municipale tornerà nella casa abbandonata in vico Sodano, ed il pozzo sarà sigillato. Avevamo chiesto più volte che quel pozzo, pericoloso anche per i bambini della zona, fosse messo in sicurezza, ed ora volevano chiuderlo con il mio Chicco intrappolato all’interno. Fortunatamente i pompieri della squadra 7B di Nola, che ringrazio tantissimo, sono riusciti a tirarlo fuori». A dare man forte a Cristina è stata la veterinaria Mariagrazia Tartari, che ha più volte contattato i pompieri per farli arrivare sul posto. «I primi interventi - racconta - sono andati a vuoto, ed i pompieri ci avevano detto che non c’era nulla da fare. Ma il gattino era vivo, e noi non ci siamo arresi».

ANSA

30 NOVEMBRE 2009

 

Gatto sfortunato sopravvive a serie di vicissitudini

I Vigili del fuoco lo hanno soccorso 3 volte in 3 giorni

 

POMIGLIANO D'ARCO (NAPOLI) - Se è vero che i gatti hanno sette vite, Chicco, nato appena quattro mesi fa, dovrà stare ben attento nei prossimi anni a non sprecarne molte, perché finora è stato lasciato in un cassonetto dei rifiuti chiuso in una scatola, si è fratturato una zampa cadendo da un'impalcatura, è finito in un pozzo di 15 metri nel cortile di una casa abbandonata a Pomigliano d'Arco (Napoli). Quest'ultima disavventura si è conclusa bene solo grazie all'intervento dei vigili del fuoco, le cui squadre si sono impegnate al recupero della bestiola per ben tre volte in tre giorni, allertati da Cristina Carafa D'Ambrosio, che tre mesi fa trovò il gattino tra i rifiuti. E per questi tre giorni Charlie, il cane della donna, non ha voluto toccare cibo, in attesa del ritorno del suo compagno di giochi. Chicco, a parte la fame e la sete patita, non ha riportato ferite, ed ora non vuole più lasciare la padrona ed il suo amico cane. "E' tornato a dormire con Charlie - spiega Cristina - che non appena lo ha rivisto gli ha portato un pezzetto della carne che aveva nella ciotola. Oggi - aggiunge la donna - la polizia municipale tornerà nella casa abbandonata in vico Sodano, ed il pozzo sarà sigillato. Avevamo chiesto più volte che quel pozzo, pericoloso anche per i bambini della zona, fosse messo in sicurezza, ed ora volevano chiuderlo con il mio Chicco intrappolato all'interno. Fortunatamente i pompieri della squadra 7B di Nola, che ringrazio tantissimo, sono riusciti a tirarlo fuori". A dare man forte a Cristina è stata la veterinaria Mariagrazia Tartari, che ha più volte contattato i pompieri per farli arrivare sul posto. "I primi interventi - racconta - sono andati a vuoto, ed i pompieri ci avevano detto che non c'era nulla da fare. Ma il gattino era vivo, e noi non ci siamo arresi".


IL GAZZETTINO DI ROVIGO
30 NOVEMBRE 2009
 
Il cane utilizzato nella Pet-Therapy
 
E’ millenaria l’amicizia tra uomo e cane. Il quadrupede è nel nostro Dna, l’uomo lo utilizzò per essere protetto, durante la notte, mentre restava a far guardia.Nei tempi antichi il quadrupede fu addirittura ritenuto una divinità. Oggi, per la sua intelligenza, è utilizzato per la Pet-Therapy, per la cura di disturbi psicologici e comportamentali anche di persone con disabilità. Ne ha parlato la dottoressa Fabiola Zanella, consulente comportamentale degli animali da affezione, in un pomeriggio festoso, all’Auditorium Iras di Rovigo, in appuntamento dedicato alla natura e agli animali. «Il cane non è un surrogato dell’uomo, lo specchio oscuro delle nostre ambizioni – spiega l’esperta -. Negando le caratteristiche della specie, proprietari disinformati e irresponsabili, a volte, trattano il cane come un oggetto facendolo diventare aggressivo. Sarebbe molto importante che imparassero il linguaggio ‘canese’ per capire e prevenirne i comportamenti». La vicepresidente, Eva Grandi ha introdotto l’evento poi, largo alle poesie con Franco Callegaro, Giuseppina Sgaravato, Maria Luisa Lazzarini, Lucia Bassan e il coinvolgimento di alcuni emozionati ospiti della Casa di Riposo.Anche Elisabetta Zanchetta, giornalista e poetessa presentata dalla presidente del gruppo Autori Polesani Aurora Gardin, ama molto gli animali, in particolare il suo gattino “Spillo” a cui ha dedicato affettuose poesie e un racconto.«Il mondo poetico di Elisabetta – ha affermato il professor Giovanni De Pascalis - riporta fasi della sua vita, dei suoi pensieri, sa avvincere per quello che dice e per il come, abbraccia, anche, in modo figurato e suggestivo tutta la natura, il creato, il vicino e il lontano nel tempo e nello spazio».Gli stati d’animo si identificano, provano conforto dalle sensazioni che donano i paesaggi, il tempo, le condizioni atmosferiche, il mutare delle stagioni.

LIBERO
30 NOVEMBRE 2009
 
Aidaa: cani-guida per ciechi non ammessi in ospedale
 
Gli ospedali italiani non accettano l’ingresso dei cani-guida, escludendo di fatto anche i non-vedenti, che nei hanno la loro guida. Sono oltre 200 gli ospedali italiani che non ammettono l'ingresso nei reparti di degenza dei cani guida per non vedenti.
In una nota, l’Aidaa denuncia che «questo ha scatenato nelle ultime settimane una serie di episodi poco piacevoli: in alcune strutture del centro-nord Italia persone prive di vista non sono state ammesse ad assistere i familiari ricoverati in reparto, in quanto accompagnati dal cane guida, creando di fatto una situazione assolutamente discriminante nei confronti di questi cittadini».
L'Associazione italiana difesa animali ed ambiente lancia un appello al sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, «affinché attraverso un'apposita ordinanza ministeriale permetta l'ingresso dei cani nei reparti di degenza delle strutture ospedaliere, a esclusione ovviamente dei reparti di rianimazione, chirurgia e di malattie infettive», ma non tutte le strutture “chiudono” le porte agli animali: «È dei giorni scorsi la notizia che all'ospedale S.Martino di Genova sono ammessi nei reparti di degenza gli animali domestici, cani gatti e conigli, che possono quindi far visita ai loro padroni ricoverati, ovviamente se muniti dei dovuti certificati veterinari».
«In molti altri ospedali - dice l'Aidaa - è invece ammesso il cane guida che accompagna il non vedente sia in fase di ricovero, che in fase di visita. Si tratta dunque di una situazione che andrebbe omologata e uniformata attraverso la modifica dei regolamenti ospedalieri di quelle strutture che non riconoscono la possibilità di ingresso nei reparti di degenza ai privi di vista accompagnati dai loro cani guida».
Al momento «sono circa una ventina le segnalazioni giunte al Tribunale degli animali di Aidaa da parte di persone prive di vista che si sono viste rifiutare l'accesso ai reparti di degenza insieme ai loro cani guida». Segnalazioni che riguardano prevalentemente ospedali delle regioni del Nord Italia: «credo sia utile che il ministero intervenga per rendere possibile l'accesso ai reparti di degenza dei cani guida, che accompagnano i non vedenti in visita ai loro parenti - dice Lorenzo Croce, presidente nazionale di Aidaa - il problema sarà da me sottoposto nell'incontro previsto per il 9 dicembre a Roma con i tecnici del ministero della Salute. Per i casi specifici dei non vedenti che si sono rivolti al Tribunale degli animali nei prossimi giorni contatteremo le strutture sanitarie interessate, per sottoporre loro la richiesta di modifica di regolamento che - conclude - ponga termine a queste odiose discriminazioni».

LA ZAMPA.IT
30 NOVEMBRE 2009
 
Lucian libera l'amato leone Richie
 
Le immagini delle tenerezze fra Lucian Craita e il leone Richie parlano da sole. Lui ha cresciuto il felino da quando era cucciolo in una città a nord di Bucarest (Bulgaria) e ora si deve separare per consegnarlo a una fondazione internazionale per i diritti degli animali che si occuperà di ricollocarlo, insieme ad altri tre leoni, in una riserva sudafricana.
 
FOTO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=22549&tipo=FOTOGALLERY

BLOGOSFERE

30 NOVEMBRE 2009

 

Toronto Humane Society nella bufera... e non di neve!

 

 

 

Simona Giacobbi

 

Ho aspettato tre giorni prima di parlare di questa notizia. Aspettavo gli sviluppi. Che, chiaramente, non si sono fatti aspettare. La Toronto Humane Society (Ths), su cui avevo anche scritto un articolo tempo fa per il quotidiano per il quale lavoro qui a Toronto, si trova nella bufera. Si tratta di un'organizzazione che raccoglie e cura gatti, cani e altri animali abbandonati. La città si è sempre divisa tra colpevolisti e innocentisti quando la Ths si è trovata nel mezzo di un'inchiesta per crudeltà su animali, cruelty on animals, come la chiamano da queste parti... E ora ci risiamo. Givoedì sono stati arrestati cinque dipendenti dopo un blitz dell'Ontario Society for Prevention of Cruelty on Animals (Ospca). Venerdì sono cominciati strani ritrovamenti nella struttura di River Street (all'incrocio con Queen Street East), proprio quella sede dove ero andata tempo fa. Proprio quella in cui il portavoce della Ths, Ian McConachie, mi aveva proibito categoricamente di fare foto agli animali. Era stato molto freddo. Cosa che mi aveva stupiuto per una persona che a che fare tutti i giorni con degli animali. Avevo visto solo il piano dei gatti ma mi era bastato e avanzato, in quelle gabbiette strette. La prima cosa che mi aveva colpito entrando in quel posto era stata la puzza. Ma credevo fosse comnunque normale, in mezzo a così tanti animali. Quei gatti bisognosi d'affetto miagolavano e mi cercavano con il musino per qualche coccola. Nel corridoio due volontari che cambiavano cibo e sabbia della lettiera. Ma niente foto, mi aveva detto.Non ho mai visto le sale veterinarie e gli ambulatori, ma la struttura mi era sembrata decisamente obsoleta e poco igienica. I cinque membri dello staff - arresto lampo di 5 minuti anche per McConachie per essere entrato nella struttura dopo il blitz quando non poteva - sono stati rilasciati nella mezzanotte di giovedì.Il giorno dopo è stato trovato un gatto mummificato nel soffitto della struttura. Incastrato in una trappola. Sì, avete letto bene. Ed è stata praticata l'eutanasia su sette povere bestie: un cucciolo di cane, un cane, quattro gatti e un raccon (orsetto lavatore). L'eutanasia è stata necessaria, stando a quanto dicono gli ispettori e la polizia, visti i maltrattamenti subiti dagli animali, lasciati nelle gabbie senza acqua e cibo per giorni.Io farei la stessa cosa con i cinque arrestati, tra cui il presidente della Ths, Tim Trow, che all'epoca del mio pezzo non aveva voluto rilasciare dichiarazioni, insieme al general manager Gary McCracken, il capo veterinario Steve Sheridan, il superivisore Andy Bechtel e il manager Romeo Bernadino con il quale avevo avuto uno scambio di email. Non so voi, ma queste notizie mi lasciano con un senso totale di... schifo. Per amor mio e vostro e per non rovinarvi l'inizio della settimana vi risparmio la foto del gatto mummificato nel soffitto della Toronto Humane Society, che di Humane non ha proprio niente. Neanche chi ci lavora.


VARESE NEWS

30 NOVEMBRE 2009

 

Gli animalisti proteggono il gregge o il macellaio?

 

Gli attacchi contro il metodo di macellazione islamico ‘Halal’ da parte degli animalisti, che raccontano la "favola" di un barbaro e sanguinario rito di macellazione, sono in costante aumento.Esistono due diversi aspetti di questa controversia: il programma dei vegetariani, che vorrebbero proibire totalmente il consumo dei prodotti animali, e la lobby degli animalisti, che si fa portavoce della richiesta di un metodo di macellazione più umano.

La tesi avanzata dai vegetariani sostiene che uccidere gli animali per il giovamento dell’uomo sia crudele e che sia una violazione dei loro diritti. Secondo il loro punto di vista, uomini e animali sono sullo stesso piano e non viene riconosciuta all’essere umano nessun tipo di autorità su di essi. Questo ragionamento è totalmente errato in quanto se gli animali avessero diritti paragonabili a quelli dell’uomo, dovrebbero avere, allora, anche equivalenti doveri; in altre parole dovremmo essere in grado di accusarli e punirli nel momento in cui violano i diritti altrui.E’ assurdo che venga considerato un crimine se un essere umano uccide una pecora, mentre ritenuto "normale" se è un leone a farlo. Il problema deriva dall’idea sbagliata del ruolo dell’uomo all’interno del regno animale: la rinnegazione dello scopo della creazione all’interno di una gerarchia delineata in maniera precisa degrada l’uomo allo stesso livello delle altre creature.

Ma anche in questo caso il ragionamento è illogico: perché allora alle piante non viene concesso lo stesso tipo di protezione contro la violazione della sacralità della loro vita?

Un discorso diverso riguarda il metodo di macellazione da usare per evitare qualunque tipo di crudeltà.

E’ senz’altro vero che quando il sangue fuoriesce dalla gola di un animale la scena che si presenta ai nostri occhi sembra piuttosto violenta, ma il fatto che al giorno d’oggi la carne venga acquistata nei supermercati, in pulite ed igieniche confezioni, non significa che l’animale non abbia dovuto morire!

I metodi di macellazione non-islamici impogono che l’animale non sia cosciente prima della sua uccisione e questo è di solito ottenuto attraverso lo stordimento o l’elettronarcosi. E’ davvero meno doloroso sparare un colpo di pistola nel cervello di una pecora o mettere un anello al collo di un pollo, che incidere la sua gola? Il semplice assistere alla scena non può darci un’idea oggettiva di ciò che l’animale prova.

Un’equipe dell’Università di Hannover in Germania ha esaminato i due metodi analizzando le registrazioni prodotte dall’elettroencefalogramma (EEG) e dall’elettrocardiogramma (ECG). In tutti gli animali utilizzati per l’esperimento sono stati chirurgicamente impiantati un certo numero di elettrodi in diverse parti del cranio; successivamente a tali animali sono state concesse alcune settimane di tempo per ristabilirsi.

In seguito una parte di essi è stata macellata con il metodo islamico ‘halal’, ovvero una rapida e profonda incisione sul collo da lato a lato, fatta con una lama molto affilata, che taglia la vena giugulare e l’ arteria carotidea insieme alla trachea e all’esofago, ma lascia intatta la spina dorsale.

La restante parte del bestiame prima di essere macellata è stata stordita con il metodo della pistola a proiettile captivo, tipico dei mattatoi dell’Occidente.

Le registrazioni dell’EEG e dell’ECG hanno permesso l’osservazione delle condizioni del cervello e del cuore durante tutto il processo.

Anche la bestia macellata è una creatura dì Allàh, della carne della quale Allàh ha permesso il consumo alimentare. EGLI ha stabilito anche le regole da rispettare perché la morte della Sua creatura avvenga senza sofferenza; e la iugulazione, facendo cessare la ossigenazione del cervello, dove si trova il centro del dolore, produce una anestesia totale per mancanza di ossigeno ( anossia cerebrale), che è la causa delle contrazioni muscolari.

Con il metodo ‘halal’ non è stato registrato nessun cambiamento nel grafico dell’EEG per i primi 3 secondi successivi all’incisione, indicando che l’animale non ha sentito nessun dolore dovuto al taglio. Questo non deve sorprendere: spesso, quando ci tagliamo con un arnese affilato, ce ne rendiamo conto solo dopo un po’ di tempo!

I seguenti 3 secondi hanno registrato una condizione di incoscienza simile ad uno stato di sonno profondo causato dalla perdita di enormi quantità di sangue. Da quel momento in poi l’EEG ha riportato valori pari a zero che indicano un’assenza totale di dolore, nonostante il cuore stesse ancora battendo ed il corpo era in preda a forti convulsioni, un riflesso condizionato della spina dorsale.

E’ questa la fase più sgradevole per chi assiste, che si convince erroneamente che l’animale stia soffendo mentre il suo cervello in realtà non registra più nessun messaggio sensoriale.Con il metodo occidentale gli animali erano in apparenza incoscienti dopo lo stordimento e questo metodo di uccisione apparirebbe essere, per l’osservatore, molto più pacifico.

Ciononostante la lettura dell’EEG ha indicato un dolore acuto subito dopo lo stordimento. Mentre nel primo esempio l’animale comincia a sentire dolore a causa della "fame" di ossigeno e sangue del cervello – si tratta di anossia cerebrale dove non v'e percezione alcuna- , il secondo esempio di macellazione provoca prima l’arresto del cuore, mentre l’animale è ancora capace di provare dolore.

Non si assiste, comunque, alle sgradevoli convulsioni, il che non solo significa che c’è più ritenzione di sangue nella carne, ma anche che questo secondo metodo si presta molto meglio alla domanda di efficienza delle moderne procedure di macellazione di massa. Quando un animale non si muove è molto più semplice ucciderlo sul nastro trasportatore!

Ciò che vediamo non è sempre la realtà. Coloro che vogliono proibire il metodo islamico, appellandosi ad una modo più umano di uccidere gli animali necessari al nostro sostentamento, in realtà sono più preoccupati dei sentimenti della gente che di quelli degli animali, per i quali vogliono far credere di essere a favore.

Il metodo dello stordimento rende la macellazione di massa più facile e più accettabile al consumatore, che può ingannare se stesso sul fatto che l’animale non abbia sentito nessun dolore, quando va a comprare il suo pezzo di carne, pulita ed impachettata, al supermercato.

Il metodo ‘Halal’, al contrario, non cerca di negare che il consumo di carne significa che gli animali devono morire, ma è eseguito in maniera tale da provocare il minor dolore possibile.

L’Islam è un modello di vita bilanciato. Per i mussulmani il privilegio di integrare la propria dieta con proteine animali indica un dovere nei confronti del benessere dell’animale stesso, sia durante l’allevamento che durante la macellazione.

I moderni metodi di allevamento e macellazione occidentali, al contrario, puntano ad un mercato di consumo di massa e trattano l’animale come merce. Così come le batterie di galline sono più adatte alla produzione di quantità di uova su larga scala, anche i metodi di macellazione occidentali sono migliori per l’industria della carne, ma non sono favorevoli né all’animale, né al consumatore.

Il modello islamico garantisce una vita più sana per l’animale ed una carne più salutare per il consumatore.

Questa esposizione presa dal web, é solo una delle evidenze a testimonianza della diffusa ignoranza in materia, peraltro anche uno stutdio ministeriale, meno approfondito di quello di Hannover, e giunta ad una sostanziale impossibilita a stabilire quale sia la macellazione meno dolorosa per la bestia. Quando recupero questo studio lo posto, come postero le foto della presenza cristiana qui a Damasco dove ora vivo, presenza che nonostante la colonizzazione e le indimenticate crociate persiste con interi quartieri, e belle chiese di diversi culti (cattoic, ortodossi) certo, qui ci sta Assad, che con un referendum ha convinto la popolazione a tenerselo praticamente a vita, dopotutto lo farebbe anche il Berlusca se potesse, o Bossi la cui reggenza non si discute neanche, si puo dire che Assad e riuscito a fare cio che i nostri politici non riescono...( ah la sicurezza qui e un dato acquisito)

SULAYMAN LA SPINA FRANCO


VARESE NEWS
30 NOVEMBRE 2009
 
Animali sgozzati o decapitati in nome della religione
 
Egregio Direttore,
alcune persone sostengono che il convivere in un paese tra popoli di etnia diversa porti ad un arricchimento culturale e sociale.
Certamente in generale lo potrebbe essere, ma non possiamo prendere alla lettera queste affermazioni, perché se affrontiamo le evoluzioni sociali in modo approssimativo, emotivo, di convenienza, prepariamo invece un possibile scenario di conflitti sociali.Non è possibile affrontare questi argomenti con una forma mentale “vogliamoci bene, siamo tutti fratelli, dobbiamo essere tolleranti”.Io sono molto cauto a fare certe affermazioni, perché tradizioni, uso e costumi, spesso non coincidono con il senso dell’arricchimento culturale e sociale.Questi usi e costumi violano le nostre leggi o sono pratiche che io non condivido per un senso proprio della fratellanza, dell’amore, d ella tolleranza.Se poi queste pratiche sono veicolate dalle religioni, allora esiste un conflitto che faremo meglio a combattere e ad approfondire.
A cosa mi riferisco, alla uccisione rituali, effettuata secondo i riti religiosi (di due diffuse e conosciute religioni) che consiste nello sgozzamento degli animali.
In certa regione asiatica, si sacrificano in soli 3 giorni in occasione dei “festeggiamenti di una “dea” oltre 2 milioni di animali: galline, piccioni, oche e bufali.
In Nepal in una sola città, c’è stato un “sacrificio rituale di massa” dove sono stati decapitati 20.000 bufali.Vogliamo condividere veramente queste tradizioni?Ma veramente Dio approverebbe questa carneficina rituale? Io no certamente.
Grazie per l’attenzione.FELICE FERRAZZA - GALLARATE

Animalieanimali

30 NOVEMBRE 2009

 

OPERAZIONE MORUS A CATANIA, ANCHE ORGANIZZAZIONE DI CORSE CLANDESTINE CAVALLI
Confermato l'interesse delle organizzaizoni criminali per attività di sfruttamento degli animali.

 

“La notizia dell’arresto di presunti appartenenti alla cosca mafiosa dei Piacentini, conferma l’interesse delle organizzazioni criminali per il mondo dell’ippica, che mette in pericolo la legalità nel settore delle corse dei cavalli e delle relative scommesse”. Lo afferma Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, commentando la notizia dell’inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Catania che ha portato all’arresto di 25 persone accusate di appartenere al clan dei “Ceusa”, sodalizio criminale dedito, secondo le accuse, al traffico e spaccio di stupefacenti, usura, estorsioni e organizzazione di gare clandestine di cavalli.“Il mondo delle corse clandestine di cavalli è spesso ricettacolo delle più varie illegalità - prosegue Troiano - e non è un segreto che molti boss della camorra napoletana o della mafia siciliana abbiano la passione per i cavalli e le corse. Nel nostro Paese, ogni anno e mezzo circa, vi è una grande inchiesta che coinvolge l’ippica, con denunce, perquisizioni, arresti e sequestri. L’illegalità in questo settore ha volti e forme diversi e spesso si innesta in circuiti criminali molto più vasti e offensivi”. Per arginare questo fenomeno, la LAV chiede alle Autorità competenti un “giro di vite” contro l’allevamento e il commercio abusivo di cavalli, intensificando i controlli. La proposta della LAV è quella di eseguire controlli a tappeto, da parte dei servizi veterinari ASL e delle Forze dell’Ordine su coordinamento delle Prefetture, sull’applicazione dell’anagrafe equina. “In questo modo verrebbero scoperte le stalle e scuderie abusive da cui provengono i cavalli usati per le gare clandestine, risalendo ai proprietari dei cavalli ai quali andrebbero applicati i provvedimenti previsti dalla legge per il maltrattamento degli animali – conclude Troiano – L’applicazione dell’anagrafe equina e la vigilanza sulle stalle consentirebbe anche di verificare lo stato in cui vengono tenuti i cavalli: è notoria l’illecita consuetudine di rinchiudere i cavalli in ambienti privi di autorizzazioni e in condizioni igieniche pessime”.Le inchieste degli ultimi anni dimostrano l’intensificarsi delle attività criminali nel settore delle corse di cavalli. Tra le operazioni di maggiore rilievo quella denominata “Big Horse” del 2004, l’operazione “Diomede” del 2005, l’operazione “Zodiaco” del 2006, e “L’Arcangelo” del 2007: i reati contestati nelle varie operazioni sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, ricettazione e frode in competizione sportiva, esercizio abusivo della professione veterinaria, maltrattamento di animali. Altre inchieste hanno dimostrato che nelle illegalità legate al mondo dell’ippica sono coinvolti clan di spessore criminale di primo livello, come i Casalesi, i Labate, i Santapaolo, il clan mafioso del rione Giostra di Messina, il clan Spartà della provincia di Messina, i Parisi, i Capriati e gli Strisciuglio di Bari, i Ferrera di Catania.I dati analizzati relativi alle illegalità nelle corse di cavalli non lasciano dubbi sulla pericolosità del fenomeno: solo nel 2008 sono state denunciate 296 persone e 6 sono state arrestate. 29 gli interventi delle forze dell’ordine, 147 i cavalli sequestrati, 16 le corse interrotte, 1 maneggio e 23 stalle sequestrate. I numeri diventano ancora più impressionanti se si prendono in considerazione i dati relativi a questo genere di illegalità, degli ultimi anni. In 11 anni, dal 1998 al 2008, in Italia sono state denunciate 2768 persone, sequestrati 851 cavalli e bloccate 75 corse clandestine. Una realtà che finora ha visto coinvolte in modo particolare regioni come la Puglia, la Sicilia, la Campania, la Calabria ma anche la Lombardia. l’Emilia Romagna e l’Abruzzo.


ESTENSE.COM
30 NOVEMBRE 2009
 
La Regione si dimentica delle vittime del canile lager
Respinta risoluzione per un contributo al centro di custodia che li ospita
 
 
Era la fine di dicembre 2008 quando scoppiò lo scandalo di un allevamento di cani di razza Pointer di Ravenna, dove gli animali venivano maltrattati e tenuti in condizioni disumane. Gli animalisti erano intervenuti soccorrendo i cani e denunciando con foto e immagini la tragica situazione. L’autorità giudiziaria dispose il sequestro per maltrattamento dei 218 cani dell’allevamento. Molti di loro sono stati ospitati in un centro di custodia a Occhiobello. Ora si torna a parlare dei quei cani grazie a un’interrogazione presentata in Regione dal consigliere di An-Pdl Gioenzo Renzi.“Nella seduta dell’assemblea legislativa di ieri – afferma Renzi -, la maggioranza di centrosinistra ha respinto, senza alcuna motivazione in merito, la risoluzione presentata nel gennaio 2009, cioè quasi un anno fa, con la quale chiedevamo alla giunta regionale di definire un contributo finanziario a sostegno del mantenimento dei 200 cani pointer sequestrati in un allevamento privato nel ravennate a fine dicembre 2008, e da mesi ricoverati in un centro di custodia vicino a Ferrara, su disposizione dell’autorità giudiziaria”.Una decisione che ha lasciato “esterrefatto” Renzi, “dal momento che nelle settimane scorse la nostra Risoluzione era stata firmata anche da un membro della maggioranza e il sottosegretario Alfredo Bertelli aveva manifestato la sua disponibilità di occuparsi favorevolmente di tale questione. Purtroppo dobbiamo constatare che ancora una volta la Regione è molto brava ad approvare leggi regionali per il supporto e la diffusione di determinati principi, quale ad esempio la Legge Regionale n. 5 del 2005 “Norme a sostegno del benessere animale”, ma poi di fatto non le applica”.A maggior ragione visto che “la nostra richiesta di elargire un contributo al Centro di custodia e recupero per animali a cui l’autorità giudiziaria ha affidato la custodia dei 200 cani pointer sequestrati, si basava proprio sull’articolo 8 della predetta Legge Regionale, il quale stabilisce che la Regione Emilia Romagna riconosce e promuove tali Centri di Custodia, abilitati ad accogliere animali abbandonati, feriti, posti sotto custodia giudiziaria o sequestro cautelativo, cioè come nel nostro caso, e finalizzati al recupero fisiologico degli animali presi in cura. Vogliamo ricordare – conclude infine Renzi – che accudire circa 200 cani, costa più o meno 600 euro al giorno”.

BLOGOLANDIA
30 NOVEMBRE 2009
 
SALERNO: IL WWF E I CARABINIERI SORPRENDONO TRE BRACCONIERI SU UN LAGHETTO
 
Il bracconaggio nella nostra provincia è radicato e diffuso in ogni angolo del territorio provinciale e ovunque assume forme variegate, ma pur sempre distruttive per la fauna selvatica. Durante la giornata di sabato gli agenti del Nucleo GG.PP.GG. del WWF di Salerno hanno concentrato i propri sforzi per l’individuazione e la repressione del fenomeno della caccia illegale agli uccelli acquatici, che in questo periodo migrano e cercano rifugio dopo estreme fatiche, nella Piana del Sele. Tali uccelli, cercando la salvezza in specchi d’acqua, sono purtroppo attratti da quello che credono il richiamo dei propri simili, cadendo invece nella trappola dei bracconieri, che non esitano, ad utilizzare riproduzioni registrate del loro canto al solo fine di “ammazzarli”. A tale scopo un gruppo di circa 15 Agenti WWF, coordinati da Alfonso Albero e una pattuglia dei Carabinieri della Stazione di Borgo Carillia-Altavilla Silentina, agli ordini del M.llo Vincenzo Cardiello, si sono portati in agro del comune di Eboli per procedere al controllo dei numerosi laghetti artificiali, che i cacciatori sono soliti realizzare per attirare le anatre selvatiche. In particolare, giunti in prossimità di uno di questi, è stato udito distintamente il suono di un richiamo acustico vietato, che i bracconieri utilizzavano dall’interno di un capanno di legno utilizzato come appostamento fisso. A tal punto gli Agenti, senza farsi scorgere dagli occupanti del capanno, si sono avvicinati ed hanno fatto irruzione bloccando i bracconieri proprio nel momento in cui uno di questi, accortosi di essere stato scoperto, stava cercando di spegnere il richiamo e di occultarlo. Dopo alcuni momenti di tensione si è passato al riconoscimento dei presenti ed insieme alla denuncia per aver utilizzato mezzi di caccia vietati, per la prima volta, è stato posto sotto sequestro anche l’appostamento fisso perché privo di autorizzazione provinciale e permesso a costruire, quindi abusivo a tutti gli effetti. Questa è, dunque, anche l’occasione di chiedere alla Provincia una maggiore attenzione sul problema degli appostamenti fissi, che risultano numerosi nell’intero territorio provinciale, ma quasi mai autorizzati. Dopo aver accertato le ipotesi di reato, i tre bracconieri sono stati invitati presso gli Uffici della Stazione di Borgo Carillia per redigere gli atti di natura penale, nonché i verbali amministrativi per gli illeciti accessori, che complessivamente nella giornata hanno fatto elevare sanzioni per circa 3200 euro. Molto spesso il WWF viene considerata un’associazione nemica della caccia e di chi la pratica. Questo è profondamente falso. Gli agenti del Nucleo WWF Salerno operano nel pieno rispetto della normativa vigente e sono animati dalla sola passione per la tutela dell’ambiente che li spinge, anche a compiere dei sacrifici senza mai percepire un centesimo per questo, se non la soddisfazione di aver contribuito in parte alla conservazione della natura. Al contrario invitiamo il mondo venatorio ad interrogarsi sul proprio livello di rettitudine morale e non solo, che dovrebbe essere il faro di tutte le scelte e posizioni che esso assume nell’ambito della gestione venatoria, nel rapporto con gli Enti pubblici e con l’opinione pubblica.

CORRIERE DELLA SERA

1 DICEMBRE 2009

 

IL CIRCO DI NATALE

American Circus senza piazza «Marceremo su Roma con gli elefanti»

La protesta dei Togni: ci hanno tolto piazzale Clodio, il Comune risponda, sennò arriviamo con gli animali

 

L'American Circus della famiglia Togni

 

ROMA - «Marceremo su Roma con 20 elefanti, 50 cavalli e con tigri e cammelli, oltre ai duecento dipendenti dell'American Circus il più grande complesso a tre piste diretto dalla famiglia Togni che aspetta ancora dallo scorro mese di gennaio l'assegnazione di un area dove poter installare la propria città viaggiante, come tra l'altro previsto dalla legge Corona».

 

Gli elefanti di Flavio Togni

 

IL CIRCO DI NATALE - Così fa sapere l'American Circus in una nota dopo che gli è stata tolta la concessione dell'area di piazzale Clodio per piantare i tendoni per il circo di Natale. «E’ da un anno che stiamo lavorando per portare il nostro show a tre piste a Roma e quella del circo a Natale per i romani è ormai una tradizione che rischia di essere cancellata in un colpo solo», spiegano. Il circo della famiglia Togni sarebbe dovuto tornare nella Capitale dopo 4 anni di assenza. Ma lunedì per tutta la giornata i responsabili del complesso hanno aspettato invano un'ennesima risposta da parte delle autorità capitoline ma ancora una volta la fumata è stata nera. «Vorremmo conoscere il reale motivo per il quale un presidente della circoscrizione, in questo caso Antonella De Giusti, dall'oggi al domani decide di non concedere più un'area, quella di Piazzale Clodio che fino allo scorso mese di luglio ha ospitato il tendone di Fiorello - confida Luigi Mendola responsabile logistico del mega-complesso - un comportamento assurdo e scorretto nei nostri confronti. Perché il Presidente che ha ricevuto normale richiesta da parte nostra in gennaio, non ci ha comunicato il ripensamento almeno in maggio quando sono cominciati i nostri viaggi verso la Capitale per l'organizzazione dell'evento?».

IN OTTOBRE L'OK - Tra l'altro, continua il portavoce del circo, «il demanio, proprietario dell'area di piazzale Clodio, aveva ricevuto il 10 ottobre l'ok dal Municipio per predisporre il contratto con l'American Circus. Ma quaranta giorni dopo, il 20 novembre, ha ricevuto comunicazione di non dare seguito a quanto precedentemente comunicato».

 

Togni con gli elefanti

 

LO SPAZIO PER IL CIRCO - «Andate a vedere le condizioni di piazzale Clodio - interviene Franco Togni -: guardate come è tenuto, con un parcheggio realizzato da poco che ha l'erba più alta delle macchine... dove non può parcheggiare nessuno... e poi siringhe... sporcizia! Noi avremmo come nostra consuetudine bonificato tutta l'area e restituita all'amministrazione in un modo decente come abbiamo fatto tre anni fa e ancor prima sei anni fa, e sicuramente l'avremmo trasformata nel periodo della nostra presenza in un'area di festa». Dopo il rifiuto, il circo aveva chiesto al Comune un altro spazio, l'area di via Cristoforo Colombo: «Ma anche qui il totale silenzio - continua Togni -. Eppure in questo spazio più volte si sono tenute manifestazioni circensi, l'ultima quella del Cirque du Soleil due anni fa... È così tanto difficile prendere una decisione? Ci vuole un anno per dare una risposta?».

LA MARCIA SU ROMA - «Noi aspettiamo ancora due giorni - continua Mendola -, ma poi marceremo su Roma la prossima settimana con dipendenti ed animali... forse quel giorno qualcuno avrà pena di noi e correrà ai ripari».

 

La marcia di Annibale con gli elefanti che arriva in Italia (affresco del 1510 conservato ai Musei Capitolini)

 

IL CIRCO - L'American Circus del gruppo Togni è nato nel 1963. Viaggia per il mondo con 40 tir su strada e due treni speciali. «Ed ha sempre ottenuto grosse soddisfazioni in tutto il mondo - spiegano i responsabili del circo -: basti pensare che con orgoglio ha potuto installare le proprie strutture a Mosca nella Piazza Rossa, a Parigi sotto la Tour Eiffel, a Berlino a pochi passi dall'allora muro, che divideva la città in due e che proprio le strutture dell'American Circus dei Togni hanno ospitato per 10 anni la più importante manifestazione di circo al mondo il "Festival Internazionale del Circo di Montecarlo". Oltre che a umiliare il mondo del circo è un grave danno per questa azienda che dà lavoro a più di duecento persone e che, familiari compresi, conta 400 persone tutte a rischio di finire a spasso».


LEGAMBIENTE
30 NOVEMBRE 2009
 
COMUNICATO STAMPA
Recuperato esemplare di Tartaruga Verde (Chelonia mydas) al largo delle coste pugliesi
Incappata nelle reti durante una battuta di pesca è stata messa in salvo dai pescatori.
 
Pesa 4 Kg ed è in buono stato di salute l’esemplare di Tartaruga Verde (Chelonia mydas) recuperato dalle reti del peschereccio Aurora durante una battuta di pesca  al largo di Zapponeta (FG). L’equipaggio, dopo averla liberata, ha subito avvertito il Centro Recupero Tartarughe Marina di Manfredonia dove l’esemplare si trova attualmente in attesa di riprendere il largo. Ad oggi sono oltre 250 le tartarughe marine censite dal CRTM di Manfredonia, un risultato che si è potuto raggiungere grazie alla pronta e concreta collaborazione dei pescatori. Resta da capire se la presenza  eccezionale in Adriatico della  specie Chelonia mydas, originaria dei mari tropicali, stia aumentando o se la crescente sensibilità verso la salvaguardia di questi animali permetta un incremento dei ritrovamenti. Il CRTM ospita attualmente anche cinque tartarughe della specie Caretta caretta.

LIBERO
30 NOVEMBRE 2009
 
Più pericoloso il bracconaggio: tonnellata avorio sequestrata
 
In soli tre mesi in Africa è stata sequestrata più di una tonnellata di avorio. Negli ultimi tre mesi, infatti, tra il Kenya e cinque Paesi limitrofi (Burundi, Etiopia, Uganda, Ruanda e Tanzania) è stata sequestrata oltre una tonnellata d'avorio in operazioni condotte congiuntamente da enti per la protezione della fauna ed Interpol.
Almeno una settantina di persone sono state arrestate. I dati sono stati resi noti oggi a Nairobi: si è trattato, è stato specificato, della più ampia operazione contro il bracconaggio degli ultimi anni.
La capitale keniana risulta essere purtroppo l'epicentro del traffico: circa la metà dell'avorio, infatti, è stato sequestrato nell'aeroporto internazionale di Nairobi; in larga misura era diretto verso i Paesi dell'Estremo Oriente.La circostanza che preoccupa maggiormente è il fatto che ormai non sono più all'opera bande di bracconieri, ma ci si trova di fronte a una criminalità organizzata, che fornisce armi sofisticate e micidiali i propri “operatori” e ha a disposizione canali efficaci e veloci di smistamento dell'avorio.
Tra i primi anni Settanta e la fine degli anni Ottanta la popolazione degli elefanti in Kenya si era drasticamente ridotta (da 160.000 e 16.000), ma attualmente sembrerebbe essere in corso una ripopolazione, come, del resto, in buona parte dell'Africa Australe.
Il fenomeno del ripopolamento, però, potrebbe essere messo in crisi dal salto di qualità operativo fatto dal bracconaggio e, dunque, dal suo accentuarsi in una versione ancora più pericolosa.

LA DEA DELLA CACCIA
30 NOVEMBRE 2009
 
CENSITI I PICCIONI A SAVONA, ABBATTIMENTO NECESSARIO
 
A seguito di numerose segnalazioni da parte dei cittadini preoccupati per l’alta concentrazione di piccioni, il Comune di Savona ha deciso di prelevare un migliaio di volatili per poter eseguire le analisi necessarie a valutarne la pericolosità, in accordo con il servizio veterinario dell’Asl 2 savonese.L’opera di censimento dei piccioni “residenti” a Savona è iniziata nel luglio del 2008, per un dato davvero allarmante: 7750 esemplari.La “soglia di tolleranza”, secondo l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, è di 300 esemplari per chilometro quadrato, contro i 1050 “censiti” mediamente nella città della torretta.Da qui è arrivata la decisone dell’amministrazione di iniziare questa operazione di “prelevamento”, effettuata dall’istituto zooprofilattico, con la necessaria supervisione del servizio veterinario dell’Asl 2.Su questi esemplari, che saranno abbattuti, verrà eseguito un campionamento che aiuterà a chiarire se il numero elevato dei colombi rappresenta un rischio per la salute.La zona non è stata scelta a caso. L’area circostante “piazza delle palme” è infatti quella con il picco di densità maggiore in tutta Savona essendo abitata da ben 2500 piccioni. Dopo la soppressione di questi mille esemplari, infine, verranno svolti nuovi rilevamenti per capire se e quali altre azioni possano servire.“Comprendo gli animalisti” ha dichiarato l’assessore alla qualità urbana Livio Di Tullio “Ma bisogna capire anche tutti quei cittadini che, pur amando gli animali, si sentono minacciati dal numero elevato di piccioni. Chiedo equilibrio da parte di tutti in questa situazione. Proprio perché rispettiamo gli animali abbiamo agito cercando di affrontare la questione nel modo più scientifico possibile. Abbiamo fatto uno studio che ci ha fornito dei dati molto chiari”.

Animalieanimali

30 NOVEMBRE 2009

 

COMUNE SAVIGLIANO PROPONE VISITE VETERINARIE GRATUITE
Per le categorie sociali disagiate.

 

Il Comune di Savigliano (Cuneo) vuole seguire l’esempio dell’amministrazione torinese che ha approvato una delibera per l’assistenza veterinaria gratuita ai quattrozampe. La proposta è di Carmine Bonino, collaboratore stretto del Sindaco di Savigliano. “Per gli anziani la compagnia di un animale, cane o gatto che sia, è un sollievo e un aiuto alla solitudine, non un lusso – spiega Bonino presentando la sua iniziativa –, ma a volte queste persone non sono in grado di pagarsi una visita veterinaria o un intervento sul loro animale. Io proporrei al nostro Comune di studiare il modo di convenzionarsi con l’Enpa e con i canili e studi veterinari per consentire a chi ha un reddito basso di poter usufruire delle prestazione veterinarie gratuitamente o a prezzi scontati”. Tra i primi a raccogliere l’appello di Bonino è stato Marco Bravi, responsabile della Sezione Enpa di Cuneo. “Esprimiamo il massimo consenso ed appoggio a tutte le iniziative finalizzate a ridurre l’impatto economico nel mantenimento in buona salute degli animali da compagnia per le categorie economicamente deboli, primi tra tutti gli anziani – commenta Bravi -. È innegabile che per questi ultimi gli animali hanno una funzione sociale insostituibile, di compagnia e affetto, ma anche di mantenimento nel contesto sociale. Crediamo quindi che iniziative tese a calmierare i costi veterinari per le categorie bisognose siano una prova di civiltà e di corretto rapporto tra uomo e animale.” L’auspicio dei volontari Enpa è che il progetto possa diventare realtà il prima possibile, aiutando concretamente le numerosissime persone che hanno nel loro quattrozampe un inseparabile compagno di vita.


CITY

30 NOVEMBRE 2009

 

A spasso col cane? Come la palestra

 

LONDRA - Se si porta a spasso il cane è come fare palestra. Secondo una ricerca della Bob Martin, compagni esperta di salute degli animali domestici, passeggiare con il proprio animale potrebbe essere una buona alternativa per chi non ha il tempo o le motivazioni per andare in palestra. Si possono totalizzare fino a 8 ore di esercizio fisico alla settimana. “Mediamente chi ha un cane lo porta a passeggio due volte al giorno per 24 minuti a passeggiata - dice un portavoce della Bob Martin - totalizza 5 ore e 38 minuti alla settimana, chi va a passeggio per tre volte raggiunge le 8 ore settimanali”.

È considerata un peso

Il 70% delle persone che frequentano le palestre, secondo la compagnia britannica, lo vivono come uno sforzo. Mentre solo il 22% di quelli che possiedono un cane, ritiene che si tratti di un impegno, più che di un diletto. “Portare il cucciolo in giro è la fonte primaria di esercizio per il 57% dei padroni - continuano dalla Bob Martin - questa attività rende le persone più allenate e migliora la salute cardiovascolare, tanto che anche i medici la consigliano”.


TISCALI ANIMALI
30 NOVEMBRE 2009
 
Il San Martino di Genova apre le corsie ai quattrozampe
 
30 novembre 2009. Il San Martino di Genova apre le porte ai quattro zampe. Gli animali da compagnia  potranno visitare i propri padroni ricoverati all'ospedale. Con qualche distinguo, visto che il lasciapassare non riguarda tutte le specie: possono essere accolti cani, gatti e conigli, ma non gli uccellini e prevede una serie di adempimenti.
Per entrare in ospedale con "animali al seguito", infatti, occorre farne richiesta al personale medico almeno 24 ore prima della visita. Ma non è tutto. Tra gli altri documenti richiesti dalle autorità sanitarie: l`assenso degli altri degenti alla visita, il libretto che certifichi le vaccinazioni, l`iscrizione all`anagrafe, un certificato di buona salute dell`animale redatto al massimo 15 giorni prima della visita, l`assicurazione per i cani. I possessori di un quattrozampe non devono poi dimenticare il guinzaglio e la museruola nonché, per la raccolta delle deiezioni, la paletta e i sacchetti o i telini monouso assorbenti.
L'iniziativa ha raccolto il plauso dell'Enpa: "Permettere che i quattrozampe facciano visita ai loro proprietari ricoverati presso è una decisione di gradissimo coraggio che, ne sono certa - dice Carla Rocchi, presidente nazionale dell'associazione - avrà conseguenze importanti per la salute e il benessere dei pazienti. Sono infatti numerosi i degenti che soffrono, non soltanto per il disagio fisico della loro condizione di malati, ma anche per la separazione forzata dai loro animali".
CRONACA QUI
30 NOVEMBRE 2009
 
Sull'episodio indaga la polizia
Torino, vernice rossa e ossa animali Colpito negozio di pellicce
 
Torino - Azioni di protesta contro una pellicceria di Torino il cui ingresso è stato imbrattato con del liquido di colore rosso simboleggiante il sangue. Inoltre vicino all'entrata del negozio sono state lasciate anche delle ossa di animale ed è stata sporcata anche la pensilina della fermata dell'autobus di fronte all'esercizio commerciale. Sull'episodio indaga la polizia.

IL GIORNALE

30 NOVEMBRE 2009

 

"STOP AI GAS EMESSI DAI MAIALI" ORA ARRIVANO LE SALSICCE CLONATE

 

Matteo Buffolo

 

Alla vigilia del vertice di Copenhagen, in cui i leader mondiali parleranno del cambiamento climatico, la risposta arriva dall'Olanda. Dove i ricercatori dell'università di Eindhoven hanno preso di petto una delle cause principali del riscaldamento globale, l'allevamento degli animali, e hanno «scoperto» che, se la gente fosse disposta a mangiarla, la risposta potrebbe stare nella carne clonata, che permetterebbe di ridurre miliardi di tonnellate di gas serra emessi ogni anno dagli allevamenti.
Dopo mesi di esperimenti e di ricerche, infatti, grazie ai fondi concessi dal governo dell'Aia e al supporto di un produttore di salsicce, il gruppo di ricerca guidato dal fisiologo Mark Post è riuscito a creare una sostanza simile alla carne. Con un obiettivo ambizioso, che il professor Post, parlando con il Sunday Times di Londra, ha spiegato così: «Si potrebbe prendere la carne di un animale e ottenerne una quantità pari a quella che ora si ha macellando un milione di animali».
La strada da fare, per ammissione degli stessi ricercatori olandesi, è ancora lunga: gli scienziati non hanno ancora assaggiato ciò che sono riusciti a produrre, cioè qualcosa che somiglia a un muscolo non sviluppato, ma sono convinti che entro cinque anni si possano ottenere salsicce e altri tipi di carne. Insomma, se i ricercatori si dicono sicuri che «la gente lo comprerà, perché come gusto sarà indistinguibile dalla carne “tradizionale”», rimane il problema di capire come fare a potenziare questo muscolo. Una questione su cui stanno lavorando, oltre ai ricercatori olandesi, anche un gruppo di New York, che sta cercando di ottenere risultati simili lavorando con il pesce.C'è da dire che i tempi per trovare una soluzione al problema, per quanto più lunghi di quanto prospetta il gruppo di Post, non sono di certo abbondanti: entro il 2050, infatti, secondo le Nazioni Unite, il consumo di prodotti a base di carne dovrebbe raddoppiare. Un aumento senza precedenti, che potrebbe avere un impatto devastante sul clima, visto che secondo i dati dell'Onu il 18% dei gas serra mondiali arrivano dal patrimonio zootecnico. Se poi si guarda al surriscaldamento causato dal metano prodotto dagli animali da allevamento, gli effetti sono 23 volte superiori a quelli prodotti dall'anidride carbonica. Dati significativi, che hanno fatto alzare bandiera bianca anche alla Peta, l'associazione che difende i diritti degli animali, che ha detto di non vedere nessun tipo di problema etico.


DIRE GIOVANI
30 NOVEMBRE 2009
 
Salsicce in provetta, nuova frontiera dell'allevamento
 
ROMA - Dall'allevamento alla tavola, senza passare per l'animale: per la prima volta nella storia un gruppo di scienziati olandesi è riuscito a creare una bistecca in laboratorio, replicando cellule di maiale in provetta. La scoperta rappresenta un progresso scientifico che, se adottato in larga scala, potrà aiutare il mondo a superare i problemi di cibo e anche quelli relativi all'enorme inquinamento prodotto dalle attuali pratiche di allevamento di bestiame.La procedura per la creazione di carne in provetta prevede che da un animale vivo vengano estratte delle particolari cellule staminali presenti nei muscoli. Le cellule vengono poi messe in una soluzione chimica ideale per permetterne la moliplicazione, la quale viene arricchita con del sangue estratto da feti animali (in futuro, però, sarà una sostanza sintetica). Il risultato è un ammasso di muscolo appiccicoso che, come per tutti i tessuti del genere, ha bisogno di esercizio fisico per stendersi e modellarsi, ovvero trasformarsi in una succulenta bistecca.
Ancora è neccessario perfezionare le tecniche relative a quest'ultima fase, spiega Mark Post, professore di fisiologia alla Eindhoven University e direttore dello studio, ma con il tempo lui e il suo team ci arriveranno. Se ancora il sapore di questa carne è sconosciuto, poichè nessuno ha assaggiato il risultato dell'esperimento, i curatori dello studio sono pronti a scommettere che, nel giro di 5 anni, salsicce ed hamburgher "coltivati" saranno sul mercato a disposizione dei consumatori.

MONTAGNA TV
30 NOVEMBRE 2009
 
Dolomiti, Yak statali in uso a privati
 
 
VALENTINA D'ANGELLA
 
BELLUNO -- Un gruppo di Yak del progetto di ricerca triennale avviato nel 2005 dal Ministero delle politiche agricole e forestali approda oggi sulle Dolomiti bellunesi. A "liberarli" sarà il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia, che li affiderà, come bene di Stato, in comodato d'uso gratuito a un'azienda locale, che li alleverà nel rispetto delle norme sul benessere degli animali.
Gli Yak, i tipici buoi tibetani, non sono una novità assoluta sulle Dolomiti, dove infatti vivono già una cinquantina di esemplari. Tuttavia oggi il ministro dell'Agricoltura Luca Zaia ne "libererà" di nuovi, che verranno trasportati da un'area a quota 1450-1500 metri degli abruzzesi monti Gemelli, nell'estremità orientale della catena dei Monti della Laga, fino alle Alpi Orientali.
L'operazione si inserisce infatti, nel progetto di ricerca triennale avviato nel 2005 "l'Allevamento dello yak per il recupero delle aree marginali: studi sull'adattamento e valutazione delle caratteristiche dei prodotti", portato avanti dal Cra-Istituto sperimentale per la zootecnia (Isz) di Roma. L'obiettivo dello studio consisteva, da un lato, nel verificare se gli animali potessero rappresentare un'ulteriore opportunità per la montagna e, dall'altro, nel favorire l'accumulo di conoscenze da mettere a disposizione dei paesi d'origine. Nel corso degli ultimi due anni, gli Yak abruzzesi avrebbero dimostrato una notevole capacità di adattamento, tanto che il nucleo originario si sarebbe riprodotto fino a raddoppiare di numero. Oggi quindi un gruppo di quegli Yak verrà trasportato in Dolomiti. Secondo quanto riferisce l’agenzia Adnkronos, gli animali, che sono considerati bene dello Stato, verranno affidati gratuitamente in comodato d'uso a un'azienda locale che se ne prenderà cura nel rispetto delle norme sul benessere degli animali, senza fini di macellazione.

ASCA
30 NOVEMBRE 2009
 
AGRICOLTURA: MINISTRO ZAIA LIBERA 26 YAK IN ALPAGO, NEL BELLUNESE
 
Chies d'Alpago (BL) - Il ministro dell'agricoltura, Luca Zaia, ha consegnato ad una malga a Chies d'Alpago 25 yak, di proprieta' del ministero. ''Il loro habitat qui e' ideale - ha spiegato il ministro Zaia -. In questo modo abbiamo strappato dalla morte sicura questi animali, visto e considerato che e' ormai questa e' una popolazione importante che abbiamo a livello sperimentale, in campo nazionale. Questo e' un habitat pressocche' naturale.Gli yak, infatti, soggiornano in zone, quelle asiatiche, con temperature che vanno dai 15 gradi ai meno 40''. Il ministro ha ricordato che lo yak e' un grande pulitore del sottobosco ''e qui ne abbiamo bisogno''. Questo animale, inoltre, e' un grande elemento di promozione turistica per questi territori ''perche' ci sara' un movimento di turismo rispetto allo yak anche per portare i bambini il fine settimana''.Per il ministro Zaia, ''se non vogliamo che la montagna ci venga a valle, bisogna che ci sia l'attivita' dell'uomo in montagna. Ma dobbiamo anche ricordare che la produzione agricola sulle terre alte rappresenta per il Veneto e per l'Italia un grande punto di eccellenza nel comparto lattiero caseario come in molte altre produzioni di nicchia''.
''Non esiste made in Italy senza la produzione della montagna'', conclude il ministro.

LA PROVINCIA PAVESE

30 NOVEMBRE 2009

 

Inverno, inaugurato Equicenter polo d eccellenza per cavalli

 

INVERNO (PV). Inaugurato ieri mattina Equicenter, polo d’eccellenza per cavalli. A fare gli onori di casa Enrico Vignati. Equicenter coniugherà diagnostica con formazione e ricerca, e avrà anche una sala operatoria. Proprio sulla multidisciplinarietà ha posto l’accento il presidente della Provincia, Vittorio Poma sottolineando che «l’importanza del polo sta nel darsi anche alla ricerca oltre che alla cura».  Il polo si estende su oltre 20mila metri quadrati. Ci sono anche macchine ecografiche all’avanguardia, e per la cura post operatorio ci si affida alle onde d’urto ma anche a tapis roulant in acqua. E, tutt’intorno, trenta box per gli animali ma anche un grande parco. C’è anche un ’aula pronta ad accogliere fino a 80 persone. Le lezioni in tema, tra l’altro, sono già iniziate, con persone da tutta la Lombardia. Un assoluto vanto per la comunità locale, dunque, che come promesso da tempo dal sindaco va sempre più incontro alla vocazione agricola del territorio. Dicendo no ad aziende, magari inquinanti, che potrebbero arrivare da fuori e che nulla avrebbero a che fare con la tradizione locale.


IL MATTINO DI PADOVA

30 NOVEMBRE 2009

 

Vasca a rischio sui Colli Ci è finito un cinghiale

 

TEOLO (PD). Un cinghiale di grossa taglia, un bestione di 130 chili, è finito nei giorni scorsi dentro una vasca per il recupero dell’acqua piovana profonda alcuni metri nella zona delle «Terre Bianche», ai confini tra Teolo e Torreglia. L’animale, un maschio che sguazzava minaccioso nel fango, è stato notato dal coordinatore della Protezione civile di Teolo, Roberto Andreose, che si trovava tra i boschi del monte Solone a cercare funghi e ha subito avvisato gli agenti della Polizia Provinciale. Il cinghiale, data la stazza, è stato tirato fuori dalla pozza con difficoltà. «In quella vasca priva di protezioni - ha detto Andreose - poteva benissimo finirci dentro un bambino».


Animalieanimali

30 NOVEMBRE 2009

 

ORDINANZA RABBIA BLOCCA 8000 DOPPIETTE
In Veneto.

 

L’ordinanza n.251 del 24 novembre 2009 del presidente della Giunta regionale del Veneto, con oggetto: “Misure urgenti per contrastare la diffusione epizoozia di rabbia silvestre in Veneto” contiene le norme per contrastare la diffusione di rabbia silvestre in Veneto.
L’ordinanza stabilisce quanto segue:
1) viene resa obbligatoria la vaccinazione di tutti i cani del territorio delle province di Belluno e di Treviso, di una cinquantina di comuni del vicentino ed una ventina di comuni del veneziano (l’elenco dei suddetti comuni delle province di Vicenza e Venezia è riportato nell’allegato B dell’ordinanza). La vaccinazione inoltre deve essere eseguita entro la data del 31 gennaio 2010.
2) .tutti i cani giovani del predetto territorio dovranno essere vaccinati dopo il terzo mese;
3) le vaccinazioni verranno eseguite dai Servizi Veterinari delle ASL o dai veterinari autorizzati;
4) il costo delle vaccinazioni dei cani è a carico dei rispettivi proprietari (la cifra dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 euro);
5) viene consigliato, anche se non obbligatorio, il vaccino anche per gatti e furetti;
6) è vietata la circolazione dei cani nel territorio agro silvo pastorale, “compreso il loro utilizzo per l’esercizio venatorio e le operazioni ad esso connesse (recupero)”, ciò è previsto: a) in tutto il territorio della provincia di Belluno, b) in una sessantina di comuni della provincia di Treviso (su 95 totali, ovvero in tutti i comuni ubicati a nord della provincia, ), c) in quattro comuni della provincia di Vicenza (l’elenco dei suddetti comuni delle province di Treviso e Vicenza è riportato nell’allegato C dell’ordinanza);
7) deve essere intensificata la lotta al randagismo da parte dei comuni e ASL di tutta la regione del Veneto;
8) è vietato toccare, avvicinare o venire in contatto con animali selvatici “di specie recettive” con particolare riferimento alle Volpi:
9) tutte le volpi abbattute o trovate morte, o animali domestici o selvatici sospetti, dovranno essere recuperati da personale incaricato e consegnate all’istituto zoo profilattico.
L’ordinanza stabilisce, all’articolo 3, che per le violazioni delle predette disposizioni sono previste delle pesantissime sanzioni, queste sono stabilite dall’articolo 358 del Regio Decreto n.1265 del 1934 e dell’articolo 38 della legge n.397/76 (e successive modifiche), e vanno da circa 1550 euro a ben 9300 euro.
Pertanto chi è abituato a portare i propri cani a passeggio in campagna ed in montagna, oppure i cacciatori che esercitano la caccia in forma vagante con i cani, o chi caccia da appostamento con i cani da riporto, rischia quindi una multa salatissima.
“Non siamo in presenza di una e vera propria epidemia di rabbia – ha commentato Andrea Zanoni presidente della Lega per l’Abolizione della Caccia del Veneto – e ciò risulta chiaro se pensiamo che su circa 230.000 cani che si dovranno sottoporre al vaccino, finora in tutta la regione è stato riscontrato solo un caso di rabbia su un cane e cinque casi su animali selvatici.
Di fronte ai costi elevati che i cittadini devono sostenere per questo vaccino sarebbe auspicabile che venisse adeguato il sistema sanitario per gli animali tenendo conto, primo che sono esseri senzienti e non cose, secondo delle esigenze dei proprietari e terzo della dignità dei veterinari; ad esempio si potrebbe riconoscere l’esenzione dell’iva dalle prestazioni veterinarie oggi al 20%, cioè pari a quella prevista per i beni di lusso, parificando le prestazioni veterinarie alle prestazioni mediche.
Comunque sia il problema va affrontato con massima serietà, lanciamo un appello agli addetti alla vigilanza venatoria affinché facciano rispettare l’ordinanza sanzionando i cacciatori che dovessero continuare a cacciare con i cani e ai cittadini affinché evitino di portare i loro cani in campagna o montagna.
Comunque sia una cosa è certa, per le case farmaceutiche questa sarà l’ennesima manna dal cielo dopo quella dell’influenza H1N1”.


BIG HUNTER
30 NOVEMBRE 2009
 
Rabbia Silvestre. Zanoni: più controlli sui cacciatori
 
La Regione Veneto pochi giorni fa ha stabilito la vaccinazione antirabbica obbligatoria di tutti i cani delle province di Belluno e Treviso e di molti altri comuni nelle province di Vicenza (una cinquantina) e di Venezia (una ventina); stabilendo il termine massimo al 31 gennaio. La stessa ordinanza ha limitato la caccia con l'ausilio del cane escludendo la possibilità di praticarla nei territori già colpiti dal fenomeno.
Al proposito il presidente della Lega per l'Abolizione della Caccia, Andrea Zanoni, interviene sulle pagine del quotidiano Oggi Treviso per lanciare un appello agli addetti alla vigilanza venatoria affinchè “facciano rispettare l’ordinanza sanzionando i cacciatori che dovessero continuare a cacciare con i cani e ai cittadini affinché evitino di portare i loro cani in campagna o montagna”.
Anche se lo stesso Zanoni poi ammette: "risulta chiaro che non si tratta di un'emergenza – spiega Zanoni - se pensiamo che su circa 230 mila cani che si dovranno sottoporre al vaccino, finora in tutta la regione è stato riscontrato solo un caso di rabbia su un cane e cinque casi su animali selvatici”.
Zanoni auspica inoltre che si pensi ad un adeguato sistema sanitario per gli animali tenendo conto “Primo che gli animali sono esseri senzienti e non cose - dichiara -, secondo delle esigenze dei proprietari e terzo della dignità dei veterinari: ad esempio – puntualizza Zanoni -  si potrebbe riconoscere l’esenzione dell’iva dalle prestazioni veterinarie oggi al 20%, cioè pari a quella prevista per i beni di lusso, parificando le prestazioni veterinarie alle prestazioni mediche”.
IL GAZZETTINO
30 NOVEMBRE 2009
 
L’ALLARME DEI VETERINARI
«Rabbia, manca l’informazione ai turisti»
 
BELLUNO - Manca l’informazione ai turisti. E il rischio è che il virus della rabbia, ormai accertato in provincia di Belluno, possa rapidamente diffondersi in tutta Italia. Il punto dolente sarà Cortina, dove da sempre gli amici a quattro zampe la fanno da padroni.L’allarme è lanciato dal segretario nazionale del sindacato veterinari liberi professionisti, Angelo Troi, nel denunciare l’immobilismo delle autorità nell’informare la gente, ma anche nel procedere con la campagna vaccinazioni. Regione Veneto e Asl sembrano infatti impantanate nella discussione sulle fasce di reddito alle quali eventualmente fornire gratuitamente il vaccino. Intanto, in due settimane, la malattia ha preso sempre più terreno e gli ambulatori privati sono presi d’assalto.«Esiste un’ordinanza ministeriale - spiega Troi - che obbliga a vaccinare cani, gatti e furetti che entrino nella provincia di Belluno. Poi ce n’è una regionale che impone la vaccinazione di tutti i cani di Belluno e Treviso e di quelli presenti in parte delle province di Vicenza, Venezia e Padova, consigliandola per gatti e furetti. Noi chiediamo che le autorità si adoperino subito per informare i turisti, tenendo presente che il vaccino garantisce l’immunità solo dopo 21 giorni dalla somministrazione. Ecco perché non possiamo perdere tempo».

TRENTINO

30 NOVEMBRE 2009

 

L'allarme rabbia arriva in Trentino

 

TRENTO. L’allarme «rabbia» arriva anche in Trentino e la Provincia è pronta a correre ai ripari. Dopo il propagarsi della malattia tra i cani e le volpi del bellunese, gli esperti temono che la diffusione possa varcare i confini veneti e giungere anche in Trentino. E così, sia all’Azienda sanitaria che negli uffici della Provincia si sta pensando di correre ai ripari. Domani è previsto un incontro tra i veterinari dell’Azienda e i rappresentanti del Ministero della salute, responsabile delle vaccinazioni animali.  Sul fatto che molte migliaia di animali dovranno sottoporsi al vaccino, ormai, non cè più dubbio. Quello che c’è da discutere - semmai - sono tempi, modi e confini della vaccinazione in Trentino. «L’idea - spiega il dottor Chin, veterinario dell’Azienda sanitaria - è quella di circoscrivere le zone di intervento. Ritengo che ad essere coinvolte saranno quelle più orientali, di confine con il Veneto. E quindi certamente la val di Fassa e la val di Fiemme, il Primiero e la Valsugana. Cercheremo - continua Chin - di trovare una barriera naturale nel fiume Adige e nell’autostrada del Brennero, oltre la quale - per ora - non andremo».  Essendo una malattia che ha caratteri di ripetitività ciclica, in Trentino l’attenzione rispetto alla diffusione della rabbia non è mai calata. Diciamo, dunque, che questa nuova ondata non coglie di sorpresa la nostra Provincia, anche se ci sarà da organizzarsi. «Ancora non abbiamo una stima di quante migliaia di cani e anche volpi dovranno sottoporsi al vaccino. Certo, si tratterà di moltemigliaia» - conclude Chin.  Nei giorni scorsi in Provincia di Belluno la vaccinazione antirabbica è stata resa obbligatoria per tutti i cani della provincia e per quelli «residenti» in un raggio di 50 chilometri dai focolai (province di Vicenza, Venezia e Treviso). Sempre in queste zone è stata vietata la caccia coi cani. E per le volpi saranno predisposte esche vaccinali. Nel Bellunese sono saliti già a sei i casi conclamati di rabbia. Oltre ad un husky a Lozzo, e a due volpi di Longarone e Forno di Zoldo rinvenute il 17 e 18 novembre, la settimana scorsa si sono aggiunte altre tre volpi, trovate a Domegge, Valle di Cadore e Pieve di Cadore. Ma per quest’ultimo caso la questione è diversa e forse ancora più allarmante: come hanno spiegato i tecnici veneti del servizio caccia, questa volpe era stata rinvenuta ancora il 23 ottobre, il che significa che la rabbia sta circolando nel Bellunese da oltre un mese, senza che nessuno lo sapesse. In Veneto l’attività di vaccinazione si svolgerà su due livelli: silvestre e domestico. Il primo riguarderà soltanto la provincia di Belluno: si tratterà di spargere, via elicottero, le esche vaccinali destinate a 150 mila volpi. Per quanto riguarda i cani, la vaccinazione sarà obbligatoria per i 30 mila del Bellunese e per i 200 mila delle altre province interessate.


ANMVI OGGI
30 NOVEMBRE 2009
 
AH1N1, DUE CANI POSITIVI A PECHINO
 
Nuovi casi di contagio del virus 'A/H1N1' sugli animali: due cani a Pechino sono risultati positivi, dieci giorni dopo il contagio di quattro maiali nella provincia cinese di Heilongjiang.Gli animali, secondo gli esperti, potrebbero aver contratto il virus dell'influenza A dagli uomini. In altri Paesi, come Stati Uniti, Canada e Cile, si sono verificati altri casi di contagio sugli animali. L'Organizzazione mondiale della sanita', riferisce l'agenzia AGI, ha invitato a un attento monitoraggio sulle persone che lavorano nelle fattorie e sugli animali. Secondo quanto riportato dall'Agenzia Xinhua, il 29 novembre un responsabile del ministero dell'Agricoltura cinese ha affermato che di recente l'ospedale di medicina dell'Istituto veterinario dell'Università dell'Agricoltura cinese ha detto che nei tamponi nasali dei 52 cani ammalati sono stati trovati due campioni positivi, è stato confermato che il virus è identico al 99% a quello dell'uomo. Il 19 novembre il laboratorio nazionale di influenza aviaria cinese ha trovato 4 campioni positivi di virus H1N1 nei maiali di un mattatoio di Shuangcheng, città nella provincia dello Heilongjiang. È stato confermato che il virus è identico a quello dell'uomo.

IL GAZZETTINO
30 NOVEMBRE 2009
 
Marghera. Lite furiosa fra due cacciatori
Per una lepre contesa chiamano il 113
 
MARGHERA (VE) - (30 novembre) - Una battuta di caccia questa mattina ha rischiato di trasformarsi in rissa: due cacciatori si sono trovati a discutere animatamente per colpa di una lepre.
I due avevano aspettato la preda, mirato e sparato nel medesimo momento. La lepre era caduta, abbattuta da un colpo, ma quale fra i due sparati? Ognuno dei cacciatori rivendicava la mira migliore. Fatto di orgoglio o vera convinzione? Fatto sta che la discussione si è presto trasformata in lita, al punto che i due, per riuscire a stabilire di chi fosse la lepre, hanno deciso di ricorrere all'aiuto della polizia.
La volante è arrivata in via Bottenigo, a Marghera, intorno alle 10, trovando i due ancora intenti a discutere. Gli agenti della Questura, dopo avere riappacificato e identificato entrambi, informava le parti sulle rispettive facoltà di legge.

IL TIRRENO

30 NOVEMBRE 2009

 

Spari troppo vicini alle case fioccano le multe ai cacciatori

 

EMPOLI (FI). I cacciatori bocciati per ora sono più di cinquanta: 55 per la precisione sono stati i verbali emessi per le infrazioni venatorie generiche (compiute cioè da persone regolarmente abilitate, in periodo di caccia consentita) nel territorio dell’Empolese-Valdelsa in questi primi mesi di venagione del 2009. Un numero che potrebbe salire ma che, in ogni caso, resta ancora molto inferiore alle 110 multe dello scorso anno. I diretti interessati sono loro, i cacciatori, che dovrebbero osservare sempre nella correttezza il calendario venatorio.  Non sempre questo accade ed ecco che allora si incorre in sanzioni anche molto salate. Ne abbiamo parlato con Laura Cantini, assessore alla caccia della Provincia di Firenze, la stessa che ci ha fornito i dati richiesti. Per le norme comportamentali il cacciatore ha a disposizione un calendario che costituisce uno strumento importante perché contiene tutte le indicazioni su specie, tempi e modi di cacciare. «Ma è anche necessario che tutti i documenti siano in regola, in particolare il tesserino venatorio. Una delle infrazioni più frequenti riscontrate non a caso è la mancata trascrizione della giornata, o dei capi abbattuti che dovrebbero essere annotati». Una stagione di caccia, quella attuale, che ha messo in evidenza anche frequenti lamentele dei cittadini. «Riscontriamo ancora il mancato rispetto delle distanze di sicurezza dalle abitazioni, per questo ricordiamo che i cacciatori con fucile a canna liscia devono rispettare la distanza di 100 metri dalle case, 150 se sparano in direzione dell’abitazione. Con il fucile a canna rigata o a canna liscia caricato a palla (utilizzato per l’abbattimento di ungulati) devono rispettare, per lo sparo in direzione, una distanza dalle abitazioni pari ad una volta e mezza la gittata (oltre i 500 m)». Le multe possono essere molto salate e in certi casi si rischia anche l’arresto. Secondo le norme dell’attività venatoria (legge 157/92) per chiunque abbatta, cattura o detenga animali non compresi tra le specie cacciabili può scattare l’arresto da 2 a 8 mesi o una multa da 750 a 2000 euro con sospensione della licenza del porto di fucile da caccia da 1 a 3 anni. Attenzione particolare anche a chi va a caccia nei periodi di chiusura generale: si può incorrere in arresto da 3 mesi ad 1 anno o a multa da 900 a 2500 euro. L’elenco è lungo, si parla anche di arresto fino a 3 mesi o multa fino a 500 euro a chi caccia in giorno di silenzio. Per quanto riguarda la mancata distanza di 150 metri da abitazioni, strade, recinti si rischiano verbali dai 100 ai 600 euro.


LA NUOVA SARDEGNA
30 NOVEMBRE 2009
 
TRAGICA BATTUTA AL CINGHIALE - Il cacciatore, un forestale di Aggius, voleva sfuggire a un attacco di vespe
Cade e si uccide con una fucilata
La disgrazia in una zona impervia: Giampiero Scampuddu è morto prima dell'arrivo dei soccorsi del 118
 
Giampiero Cocco
 
AGGIUS (OT). Ancora una tragedia, nelle campagne tra Aggius ed Aglientu, durante una battuta di caccia grossa. Giampiero Scampuddu, 46 anni, di Aggius, operaio dell'Ente Foreste, è rimasto ucciso ieri mattina a "Scupetu", una zona impervia frequentata dai cacciatori. L'uomo, poco prima delle 9 di ieri, è inciampato nel tentativo di sfuggire ad un attacco di vespe, e nel cadere avrebbe perso l'arma, dalla quale è partita la fucilata a palla che lo ha ucciso.
Gli aggressivi insetti si sarebbero avventati contro il cacciatore dopo che era stato calpestato l'alveare e l'uomo, nel tentativo di scacciarli sarebbe incampato, perdendo l'equilibrio e lasciando cadere a terra l'arma.
Dal fucile sarebbe partito il colpo che lo ha raggiunto in pieno petto, dilaniandogli in torace. L'allarme al 118 è scattato non appena i compagni di battuta, che seguivano Giampiero Scampuddu a breve distanza, si sono resi conto della gravità della situazione. Anche per i medici del servizio d'emergenza è stato difficoltoso raggiungere la zona dove è accaduto l'incidente, situata in una gola impenetrabile tra le località di San Giacomo e Santu Petru di Ruda.
L'elicottero dei vigili del fuoco, arrivato da Alghero, ha preso a bordo un medico è un infermiere e si è quindi portato sulla verticale della zona dove si trovava il cacciatore ferito. I sanitari, imbragati e assicurati al verricello del mezzo di soccorso, sono stati quindi calati dal velivolo, rimasto in "overing" cioè fermo a una decina di metri metri d'altezza. L'intervento dei medici è stato comunque vano. L'uomo era deceduto per la grave ferita causata dalla palla (le munizioni di caccia grossa sono a colpo singolo) che gli aveva squarciato il petto, oltre ad aver provocato una imponenente emorragia.
Del caso si stanno occupando i militari della stazione di Aggius e della compagnia di Tempio, sotto la direzione del capitano Agostino Scala, il quale si è recato sul posto per rendersi conto dell'accaduto. Giampiero Scampuddu, che lascia moglie e due figli, era un operaio benvoluto e noto ad Aggius, un paese dove vivono decine di parenti dello sfortunato cacciatore. Il mortale infortunio di ieri segue quello, altrettanto tragico, accaduto all'apertura della caccia grossa, il 1º novembre scorso.
Ieri l'incidente è stato del tutto casuale, almeno stando alla ricostruzione dell'accaduto effettuate dai militari arrivati sul posto per le indagini. Giampiero Scampuddu, aggredito e punto al viso e alle mani dalle vespe, avrebbe tentato di allontanarsi dalla zona dove si trovava l'alveare, scacciando con le mani gli insetti.
Un piede in fallo tra la vegetazione rigogliosa e il terreno accidentato lo avrebbe fatto cadere a terra e dall'arma che era stata lasciata carica sarebbe partito il micidiale colpo che lo ha raggiunto in pieno petto.

LA NUOVA SARDEGNA

30 NOVEMBRE 2009

 

E il secondo incidente in un mese dall apertura della stagione venatoria

 

SASSARI. Il tragico incidente di caccia avvenuto ieri nelle campagna tra Aggius e Aglientu è il secondo della campagna venatoria: all’inizio del mese un’altra vittima aveva segnato l’apertura della caccia grossa. Nelle campagne di Giuncana, una frazione di Viddalba, rimase ucciso un cacciatore del posto - Antonello Oggiano, 52 anni - ferito mortalmente da una fucilata esplosa da un compagno di battuta, Franco Bianco di 60 anni.  L’uomo, originario di Giuncana, venne raggiunto tra il petto e il collo da un proiettile e spirò quasi all’istante. Stando agli accertamenti dei carabinieri la vittima si era mossa dalla propria postazione alla ricerca di un cinghiale forse ferito. Il suo amico, che è indagato di omicidio colposo, avrebbe visto l’animale correre su una radura confinante con la macchia mediterranea. Nel tentativo di centrarlo aveva esploso una fucilata.  Nella campagna era rimbombato l’urlo di dolore del compagno di battuta, che si era trovato nella direzione del tiro, ma nascosto dalle frasche. Anche in questo caso un incidente dovuto ad una tragica fatalità: Franco Bianco avrebbe infatti sparato in direzione dell’animale, sbucato da un cespuglio, colpendo invece il compagno di caccia, che si trovava, in quel momento, in una zona dove non avrebbero dovuto esserci cacciatori.  Un altro incidente si è verificato il 5 novembre a Punta Saline vicino a Olbia. Un giardiniere è stato ferito all’addome da una fucilata. Ad esplodere il colpo un cacciatore che, insieme a due amici, faceva una battuta. Il giardiniere venne ricoverato in prognosi riservata all’ospedale.

 

torna alla pagina iniziale [email protected] torna all'archivio della rassegna stampa