29 SETTEMBRE  2009

CORRIERE DI AREZZO
29 SETTEMBRE 2009
 
Faida tra cercatori di tartufi: avvelenati quattro cani.
Polpette con antilumache lasciate nella zona di Marchigliano. Indaga il Corpo Forestale.
 
Bocconi avvelenati Una delle “polpette” trovate nella zona di Marchigliano di Promano
 
CITTA' DI CASTELLO (PG) - (p.p.) E’ ripresa la ricerca del tartufo bianco e nella giornata di domenica lavoro straordinario per i veterinari tifernati, impegnati nel salvare quattro cani da tartufo avvelenati con bocconi a base di carne, ma anche riempiti di veleni, forse veleno antilumache. Pare proprio che esista una vera e propria guerra tra cercatori di tartufo e nessuno vuole che certe zone vocate possano essere calpestate da altri cercatori. Domenica la zona più colpita è stata quella del fosso di Marchigliano, nell’area della frazione di Promano, a sud del capoluogo tifernate. Due cani di razza Bracco e due cani di razza Lagotto hanno ingoiato i bocconi avvelenati e stanno rischiando di morire tra atroci dolori. Solo in un caso il cane Lagotto di Dino Epatici è stato salvato al volo, dallo stesso padrone e da suo cugino Giorgio Cucchiarini, in quanto lo hanno visto ingoiare il boccone avvelenato proprio dietro la loro jeep e quindi sono riusciti toglierlo prima che venisse ingoiato. Negli altri tre casi, quasi certamente perché le “polpette” erano state sparse in diverse parti del territorio del fosso di Marchigliano i cani le hanno ingoiate e solo dopo, quando sono stramazzati a terra i proprietari hanno avuto la percezione della gravità dei fatti. Adesso gli animali sono sotto le cure del veterinario Pierluigi Bigi che li ha sottoposti a lavande e cure particolari, ma due di essi versano in gravi condizioni. Un danno grave per questi cercatori di tartufo in quanto si tratta di esemplari che hanno 4 o 5 anni di età e sono dei veri campioni nella ricerca del tubero, avendo acquisito una notevole esperienza sul campo, Purtroppo è notoria la gelosia tra cavatori di tartufo, ma forse adesso si sta esagerando e così sono state presentate delle denunce al Corpo Forestale dello Stato affinché svolga mirate indagini e pare che in questo caso siano state fornite specifiche indicazioni. Si attendono buone notizie per i cani, ma anche per aver individuato il colpevole di queste nefandezze.

IL PICCOLO GORIZIA

29 SETTEMBRE 2009

 

Cane allo stremo nell'auto, lo libera la polizia

 

Gorizia - Si è dimenticata del suo labrador. chiuso nel portabagagli di un’utilitaria. Per fortuna qualcuno ha notato l’animale sofferente e ha chiamato la polizia che è intervenuta, ha aperto il portellone e ha salvato l’animale ormai agonizzante e ferito. Denunciata la proprietaria, uscita tranquillamente dal supermercato quando l’operazione salvataggio si era già conclusa. È accaduto ieri mattina nel parcheggio del centro commerciale Emisfero. Sono stati alcuni clienti a segnalare adgli addetti alla sicurezza la presenza di un grosso cane chiuso in una vettura parcheggiata sotto il sole. È partita una chiamata alla polizia, intervenuta con una pattuglia. Gli agenti hanno capito subito che le cose si stavano mettendo male per l’animale, rinchiuso in uno spazio angusto, con una temperatura dell’abitacolo elevatissima. E non hanno perso tempo. Hanno chiesto l’intervento di un addetto che ha forzato il portellone e hanno liberato l’animale, ormai allo stremo, completamente disitratato e incapace perfino di reggersi sulle zampe. Il labrador è stato preso in cura dai volontari della Cuccia che lo hanno subito portato da un veterinario e preso in ricovero. La proprietaria si è presentata un po’ di tempo dopo, cercando di giustificare il suo comportamento. «Sono rimasta dentro solo una decina di minuti», avrebbe detto. Scusanti evidentemente ritenute insufficienti dagli agenti che l’avrebbero denunciata per crudeltà.


LA NUOVA SARDEGNA

29 SETTEMBRE 2009

 

Budoni, niente albergo per il cane alluvionato

 

BUDONI (OT). «Non accettiamo animali». È quanto si è sentito dire Giovanni Milano, brigadiere dei carabinieri in pensione quando è arrivato insieme a Rebecca, la sua cagnolina, in un albergo di Budoni dov’era stato accompagnato dai soccorsi insieme ad altri paesani evacuati dalle loro abitazioni dopo l’alluvione. «Parole che mi hanno profondamente offeso e umiliato», racconta l’uomo. Che ha denunciato l’accaduto all’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali che ha immediatamente accolto l’amaro sfogo dell’ex brigadiere. Vicenda che, comunque, ha avuto un lieto fine: l’uomo, che era andato via dalla struttura, è stato nuovamente soccorso dai vigili del fuoco e condotto in un altro albergo che ha accolto anche il suo cane. «In Sardegna, il problema dell’accoglienza degli animali in albergo è già noto all’Enpa - denuncia Emanuela Deiana, responsabile dell’ Enpa di Cagliari -. Nell’isola è molto difficile trovare una sistemazione alberghiera anche per gli animali e questo è un paradosso perchè la nostra regione vive di turismo. A breve - annuncia - promuoveremo una petizione per convincere gli albergatori ad aprire le loro strutture anche ai quattrozampe».


CORRIERE DELLA SERA
29 SETTEMBRE 2009
 
IL FILM DI GIUSEPPE TORNATORE
È «Baarìa» il film italiano candidato agli Oscar 2010
Concorrerà alla statuetta per il miglior film straniero
 
MILANO - Sarà «Baarìa» di Giuseppe Tornatore il candidato italiano ll'Oscar per il miglior film straniero. Ne dà notizia l'Anica (Associazione nazionale della industrie cinematografiche, audiovisive e multimediali) che, in qualità di rappresentante dell'Academy of Motion Pictures Arts and Science - l'organismo americano che presiede all'assegnazione dell'ambita statuetta - ha nominato la commissione che ha preso la decisione. «Baarìa» ha prevalso su altri quattro film candidati dalle società di produzione -- «Fortapasc» di Marco Risi, «Il Grande Sogno» di Michele Placido, «Si può fare» di Giulio Manfredonia e «Vincere» di Marco Bellocchio -- e dovrà ora superare altre due selezioni per ottenere la nomination. La nomina dei cinque film che si contenderanno la statuetta - spiega l'Anica - sarà effettuata il 2 febbraio 2010, mentre la cerimonia di consegna degli 82esimi Premi Oscar si svolgerà il 7 marzo. «Baaria» - prodotto da Medusa e costato 25 milioni di euro, nove mesi di preparazione e 25 settimane di riprese - racconta la storia di tre generazioni di una famiglia di Bagheria, centro del Palermitano. La pellicola, nei cinema dal 25 settembre, vanta un cast di eccezione ma ha due esordienti come protagonisti: Francesco Scianna e Margareth Madè. La colonna sonora è opera del premio Oscar Ennio Morricone. Tornatore è autore di «Nuovo cinema Paradiso», pellicola che ha avuto successo in tutto il mondo, aggiudicandosi il gran premio della giuria al Festival di Cannes e il premio Oscar come «miglior film straniero» nel 1988.
LE POLEMICHE - La strada di Baarìa è stata costellata di polemiche piccole e grandi, a cominciare da quando il presidente del consiglio Silvio Berlusconi da Danzica, il primo settembre, lo definì un «capolavoro» che tutti avrebbero dovuto vedere: «ma non ditelo - aggiunse - altrimenti qualcuno dirà che ho secondi fini visto che è una coproduzione Medusa». Quanto questa dichiarazione abbia davvero favorito o sfavorito il film di Tornatore è difficile da valutare, come anche la sua partecipazione, in concorso e come film d'apertura, alla 66/a edizione della Mostra Internazionale d'Arte cinematografica di Venezia. Dove, tra l'altro, il film del premio Oscar non ha ricevuto nessun premio e ha diviso la critica.
IL BOVINO - Tra le polemiche che hanno poi colpito Baarìa, anche quella della scena del macello con un bovino ucciso che ha fatto scaldare gli animi della Lav e non solo. E ancora, la polemica legata al costo del film (25 mln di euro) che secondo il regista «è stato malevolmente gonfiato in proporzione all'antipatia verso di me». Il cinema è un'industria «culturale molto raffinata, difficile da standardizzare. Non c'è una ricetta che garantisca il boom al botteghino - ha detto oggi Tornatore -. Se esistesse, la storia del cinema sarebbe stata contrassegnata solo da grandi successi commerciali. Ma non è così, perché‚ ogni film è un prototipo e il cinema non è un supermercato. Ma non dobbiamo lamentarci se tutto ciò è troppo distante dalla sensibilità di Renata Brunetta», ha poi concluso il regista, alludendo agli attacchi del ministro dell'amministrazione pubblica ai registi di sinistra che lavorano con i soldi pubblici e non incassano una lira.
NELLE SALE - Il film, tra l'altro, ha ottenuto il miglior incasso del weekend cinematografico con 2.105.181 euro. Un buon risultato per il film distribuito da Medusa in 510 sale, considerato che ha contro qualche polemica, che non è certo un film «leggero» e soprattutto che è molto lungo (circa due ore e mezzo: ha dunque uno spettacolo in meno al giorno e così si spiega anche la media per sala non esaltante: 4.128). Senza contare che in alcune sale è distribuito nell'originale dialetto siciliano.
 
VIDEO FILM
http://cinema-tv.corriere.it/cinema/09_settembre_29/tornatore-candidato-oscar_84aa5c42-acf0-11de-a07d-00144f02aabc.shtml?fr=box_primopiano

LIBERO
29 SETTEMBRE 2009
 
 
OSCAR: BAARIA DI TORNATORE CANDIDATO ITALIANO
 
 
 
ROMA - Sara' 'Baaria' di Giuseppe Tornatore il candidato italiano agli Oscar.
'Baaria' di Giuseppe Tornatore nella candidatura italiana a gli Oscar ha prevalso su 'Fortapasc' di Marco Risi, 'Il grande sogno' di Michele Placido, Si può fare di Giulio Manfredonia e Vincere di Marco Bellocchio. I film, autoproposti dalle società di produzione, sono stati giudicati da una commissione istituita dall'Anica, in qualità di rappresentante dell'Academy of Motion Pictures Arts and Science, ovvero l'organismo americano che presiede all'assegnazione dell'ambita statuetta. Quattordici i membri della commissione: i registi Lina Wertmuller e Paolo Sorrentino, i giornalisti e critici Alberto Barbera, Fulvia Caprara e Piera Detassis, i produttori Pio Angeletti, Aurelio De Laurentiis, Valerio De Paolis, Nicola Giuliano, Fulvio Lucisano, Andrea Occhipinti, Domenico Procacci e Riccardo Tozzi, insieme al Direttore Generale per il Cinema, Gaetano Blandini. La nomina delle cinquine sarà effettuata il 2 febbraio 2010, mentre la cerimonia di consegna degli 82/mi Premi Oscar si svolgerà il 7 marzo.

TISCALI ANIMALI

29 SETTEMBRE 2009

 

Bovino sgozzato in"Baarìa", Tornatore poteva avvalersi di qualche finzione scenica?

 

OSCAR GRAZIOLI

 

29 settembre 2009. C’è un filo d’ipocrisia o le proteste sono assolutamente sincere? Mi riferisco al film di Tornatore Baarìa dove un animale sarebbe stato ripreso mentre viene ucciso in maniera cruenta. Si tratta esattamente di un bovino che viene abbattuto come purtroppo tante volte ho visto fare anni fa nei mattatoi, conficcandogli un punteruolo sulla fronte per poi recidere i vasi del collo. Mentre il sangue esce copioso, le persone che contornano l’animale lo raccolgono in appositi recipienti.

La Lav ha denunciato ai media l’episodio e anche alcune associazioni di consumatori hanno invitato la gente a disertare le sale cinematografiche dove si proietta il film del famoso regista italiano. “Col film Baarìa siamo tornati di colpo indietro di 50 anni, quando per girare i western si uccidevano i cavalli facendoli realmente cadere da scenografici dirupi” denuncia Valentina Coppola, responsabile della sezione ambiente del Codici di fronte alla truculenta uccisione del bovino avvenuta apposta per il film di Tornatore.
Il movimento per i diritti dei cittadini che contempla, all’interno della sua missione anche la difesa del benessere animale, è il più duro, nella denuncia di questo fatto che pare riportarci indietro di decenni, quando non esisteva la pistola a proiettile captivo e i bovini venivano abbattuti con colpi di lame rigide e taglienti assestati dietro al collo tranciandogli il midollo spinale. “Non sono effetti scenici” continuano i portavoce del movimento “è tutto vero, reale”.
Non ho ancora veduto il film, ma ho visto parte della scena incriminata nel trailer e sono certo che quanto sostenuto dal Codici e dalla LAV corrisponda a verità. Nessun effetto scenico. Peraltro, per aggirare le normative italiane sul maltrattamento degli animali, Tornatore ha fatto girare la scena in Tunisia dove di leggi sul benessere animale non c’è neanche l’ombra.
Anche il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, ha dichiarato alle agenzie di avere chiesto un approfondimento di questa scena che, se risultasse veritiera, potrebbe dare origine al sequestro della pellicola sul territorio nazionale. In effetti, Tornatore poteva avvalersi di qualche finzione scenica.
Oggi la tecnologia permette di manipolare qualunque immagine. Oppure ha fatto bene a trasmetterci quella che è, ancora oggi, la realtà che si cela nei mattatoi clandestini e quella che solo trent’anni fa era pratica comune nei macelli che frequentavo, dove i vitelloni venivano ammazzati con un colpo di punteruolo che lesionava il midollo spinale? Ricordate la lunghissima e tremenda scena della macellazione di un bovino alla fine di Apocalypse now? Dovremmo chiedere il ritiro della pellicola, dei DVD e delle cassette anche del film di Coppola?
CORRIERE DEL TICINO

29 SETTEMBRE 2009

 

Lasciate gli animali nei circhi

Azione dell'European Circus contro Austria e Lussemburgo

 

Gennaio 2005: l'Austria stabilisce il divieto per i circhi con animali di esibirsi sul proprio territorio. Stessa cosa fa, di lì a poco, il Lussemburgo. L'estate scorsa - agosto 2009 - la Bolivia adotta una legge che impedisce a tutti i circhi che svolgono spettacoli sul suo territorio, esibizioni con animali (siano pur essi anche solo "animali domestici").È in questo scenario che l'European Circus Association (Associazione europea del circo, ECA, vd. link) ha deciso di dire stop a una tendenza che si sta diffondendo in Europa e nel mondo: vietare l'impiego di animali negli spettacoli circensi. La via prescelta: un'azione legale contro Austria e Lussemburgo. Il Presidente dell’ECA, Urs Pilz, ha annunciato ufficialmente l'azione lunedì 28 settembre al Parlamento Europeo. Qui l’ECA e i suoi partner hanno esposto una relazione a Doris Pack, presidente della Commissione per la Cultura e l’Istruzione, e relatrice della risoluzione parlamentare del 2005 (vd pdf).“Abbiamo atteso circa cinque anni - ha detto Pilz - che la Commissione europea assumesse le proprie responsabilità e sfidasse il bando austriaco. Il diritto di presentare nel circo classico in Europa animali ben curati in buone condizioni di salute deve essere definito una volta per tutte. Egual trattamento per la comunità circense e applicazione della legge significano che i bandi stabiliti da autorità locali (quali Austria e Lussemburgo) devono essere annullati.” L'ECA ha poi riaffermato il suo solido impegno per il benessere degli animali. Ha anche presentato un nuovo programma di “Giuramento” in base al quale i soci ECA dovranno rendere noti al pubblico i loro adempimenti e la loro intenzione di nominare ogni anno - per eccellenza e innovazione nel trattamento degli animali - un diverso circo europeo.

 

***

Gli animali nei circhi? A molti piacciono

 

Urs Pilz, a sostegno della legittimità delle esibizioni di animali nei circhi ha presentato i risultati di diverse ricerche. Secondo l’Irish Arts Council, nel 2006, gli irlandesi hanno visitato più il circo dell’opera, della danza contemporanea e del balletto tutti insieme. Un’indagine di mercato indipendente ha determinato che 6,4 milioni di tedeschi hanno visitato un circo nel 2006 o nel 2007. La ricerca su un campione casuale di pubblico tedesco nel 2008 ha mostrato che l’86% degli intervistati crede che gli animali siano parte essenziale del circo.


LIBERO

29 SETTEMBRE 2009

 

MILANO: VIGILI SEQUESTRANO 30 CHILI DI PESCE E CARNE AVARIATI IN RISTORANTE EGIZIANO

 

Milano - I vigili milanesi, in collaborazione con Asl, hanno sequestrato in un locale di viale Famagosta trenta chili di alimenti, carne e pesce, in cattivo stato di conservazione. Denunciato il proprietario, un egiziano regolare di 39 anni.''E' la settima operazione - spiega il vicesindaco Riccardo De Corato - effettuata questo mese nei ristoranti di Milano, una ogni quattro giorni, con ben 530 kg di alimenti complessivamente sequestrati. E in sei episodi gli interventi hanno riguardato locali gestiti da stranieri. Stranieri che evidentemente continuano a mostrare scarso rispetto per gli standard igienico- alimentari. Basti pensare che da inizio anno sono addirittura 3 le tonnellate di cibi mal conservati sottratti alle tavole dei milanesi e 59 le denunce per cattiva conservazione degli alimenti e frode in commercio. Nove volti su dieci le violazioni hanno riguardato esercizi etnici''.''I controlli - aggiunge De Corato - sono molto importanti sul piano della prevenzione. Anche perche' alimenti mal conservati come il pesce possono recare conseguenze pericolose per la salute dei cittadini. Secondo i dati dell'Asl nel 2008 su 91 episodi di infezioni alimentari contratte presso ristoranti ed esercizi pubblici, che hanno richiesto cure urgenti, ben 45 sono stati determinati dalla sindrome sgombroide. Un'intossicazione dovuta alla diffusa moda di mangiare pesce crudo, in particolare tonno''.


ASYLUM

29 SETTEMBRE 2009

 

CANE DA GUARDIA "MINACCIA" IL POSTINO E LA POLIZIA GLI SPARA

 

Quello del postino è un lavoro difficile, quando si ha a che fare con zone residenziali ricche di giardini ed eventuali cani da guardia. Bisogna sempre fare attenzione a non infastidire l'animale di turno. A Jeannette, in Penssylvania, un postino è stato costretto a chiedere aiuto alla polizia, dopo che due cani da guardia lo avevano letteralmente messo nell'angolo. I due pitbull, che evidentemente si limitavano a fare la guardia alla casa, lo hanno rincorso fino a quando non si è trovato in un angolo. A quel punto, il postino ha chiamato col cellulare il suo ufficio, che, a sua volta, avvisava la polizia. Una volante che si trovava a passare proprio per quella zona è subito intervenuta, ma gli agenti sono passati alle maniere forti: siccome uno dei due cani ha iniziato ad avvicinarsi a loro, gli hanno sparato. Il padrone degli animali, che ovviamente ha iniziato ad inveire contro gli agenti, è stato denunciato. Ha raccontato di aver comprato i pitbull dopo essere stato vittima di un furto. Il cane, di nome Scrappy, aveva due anni: per lui non c'è stato niente da fare.


IL TEMPO

29 SETTEMBRE 2009

 

È allergico ai cani del condominio Diabetico fa lo sciopero dell'insulina
SULMONA (AQ) Da ieri ha cominciato lo sciopero dell'insulina perchè non tutelato dalle istituzioni a causa di una grave malattia che lo porta a stare lontano dal crine dei cani che gironzolano nel condominio in cui vive.

 

Sulmona (AQ) - Cinque anni fa, l'uomo, vinse una causa contro l'Ater per far evacuare i cani dalla palazzina dato che questa malattia tra qualche anno potrebbe condurlo alla cecità. Ma ad oggi, nulla è stato fatto per risolvere il problema, anzi è stato rimesso anche in discussione il fatto che all'uomo spetterebbe un altro appartamento. Oggi il sulmonese, vive con la madre, pur avendo la residenza in via Mazara, Palazzo del Municipio, sezione non territoriale, ma nei mesi scorsi è stato costretto, a suo dire, a dormire anche sotto i ponti e in macchina a causa dei gravi problemi di salute. L'uomo, stufo della situazione, ha scritto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Prefetto dell'Aquila. La situazione è stata riconosciuta dalle alte cariche dello Stato "d'urgenza" tanto da intervenire direttamente sul Prefetto e sull'assessore al Sociale, Enea Di Ianni che entro il 31 agosto scorso avrebbe dovuto trovare la soluzione.


MARKET PRESS

29 SETTEMBRE 2009

 

CONTRIBUTO STRAORDINARIO PER I MATTATOI PUBBLICI LA REGIONE TOSCANA STANZIA OLTRE 1.350.000 EURO PER AMMODERNARE E POTENZIARE

 

La Regione ha deciso di finanziare interventi di ammodernamento e potenziamento in nove stabilimenti di macellazione di proprietà pubblica, con un contributo del sessanta per cento delle spese preventivate. Già da oggi, gli enti proprietari sono autorizzati ad avviare i lavori, grazie ad un anticipo di oltre 600mila euro sul milione e 350mila complessivi stanziati nell´ambito de Piano Agricolo Regionale, il nuovo strumento di programmazione regionale in materia di aiuti al mondo agricolo che affianca ed integra il Programma di Sviluppo Rurale. Assicurare agli allevatori il servizio di macellazione dei propri animali in strutture idonee ed a norma, anche a tutela dei consumatori, stava diventando un problema pressante. Era possibile Intervenire in tempi rapidi solo agendo sugli impianti di macellazione pubblici di proprietà comunale e delle comunità montane, diffusi sul territorio regionale. Si tratta degli stabilimenti di macellazione situati nei comuni di Badia Tedalda (Ar), Fivizzano (Ms), Pontremoli, Castel S. Niccolò (Comunità Montana del Casentino), Camporgiano (gestore la Comunità Montana della Garfagnana), Abbadia San Salvatore (gestore la Comunità Montana Amiata Val d’Orcia), San Giovanni Valdarno (Ar), Cortona (Ar), Comune di Massa Marittima (Gr), Castel del Piano (Gr). A questi interventi, che ha l’obiettivo di adeguare le strutture, i macchinari e la strumentazione di macelli già esistenti ed operanti sul nostro territorio, si affianca l’anticipo finanziario in fase di concessione ad altri due comuni (Sinalunga e Colle Val d´Elsa in provincia di Siena) per la realizzazione di nuove strutture in territori in cui tali impianti non erano presenti. I contributi concessi, che muoveranno risorse regionali per oltre due milioni di euro, a cui si devono sommare le risorse messe a disposizione dagli enti proprietari, si collocano nell’ottica più ampia della riorganizzazione generale del servizio di macellazione che, pur rappresentando il tassello fondamentale per lo sviluppo dell’attività zootecnica, nel passato ha attraversato momenti di forte difficoltà. Infine sono da sottolineare i risultati positivi derivati da questa prima prova sul campo cui è stato chiamato il Piano Agricolo Regionale: la procedura di richiesta estremamente semplificata, la risposta rapida (in meno di due mesi gli enti richiedenti hanno visto soddisfare le proprie esigenze), il reperimento delle risorse nell’ambito di quanto assegnato alla agricoltura, sottolineano quanto la Regione, secondo quanto più volte affermato dal presidente Claudio Martini, abbia proceduto sulla strada dello snellimento burocratico, della semplificazione e della velocizzazione delle procedure.


AGI

29 SETTEMBRE 2009

 

SICUREZZA ALIMENTARE: SANREMO, SEQUESTRATI 60 KG CARNE E PESCE

 

Sanremo (Imperia) - Si e' concluso con il sequestro di una partita di circa 60 chilogrammi di carne e pesce mal conservati, del valore commerciale di circa 600 euro, un blitz dei carabinieri del Nas di Genova, effettuato all'interno di un ristorante cinese nel centro di Sanremo. I militari, nel corso di una delle tante verifiche del rispetto della normativa alimentare e sanitaria, hanno appurato che nel frigo-congelatore del ristorante erano stipati diversi alimenti, alcuni dei quali scaduti, in evidente stato di cattiva conservazione: erano sistemati alla rinfusa, coperti di brina e a contatto diretto con il ghiaccio del congelatore. Il titolare dell'esercizio pubblico, S.Y., 55 anni, e' stato denunciato con l'accusa di detenzione e per la successiva somministrazione al pubblico di alimenti in cattivo stato di conservazione.


ANMVI OGGI

29 SETTEMBRE 2009

 

LOTTA AI VELENI CON LA MEDICINA FORENSE VETERINARIA

 

La lotta all'uso dei veleni contro gli animali è al centro di un seminario in corso oggi al ministero della salute, che vede la partecipazione del Vice Presidente Anmvi Marco Melosi (settore animali da compagnia). Il seminario è organizzato con l'IZS di Lazio e Toscana, da poco sede del nuovo Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria: il decreto istitutivo è approdato ieri in Gazzetta Ufficiale. Il seminario si propone come momento di aggiornamento, sensibilizzazione e confronto sul fenomeno dell' uccisione di animali mediante l'utilizzo di esche o bocconi avvelenati e le sempre più frequenti morti tra la fauna selvatica per ingestione di sostanze tossiche abbandonate volontariamente nell'ambiente.Il nuovo Centro di referenza, attivato presso la sede di Grosseto dell'IZSLT, si occuperà dello sviluppo e della standardizzazione delle tecniche di laboratorio e di tossicologia forense. In particolare, queste le attività previste: il rilevamento delle sostanze tossiche utilizzate a scopo doloso; la determinazione delle cause di morte per dolo a carico di specie selvatiche, o domestiche, oggetto, a qualsiasi titolo, di misure di salvaguardia e protezione; le analisi comparative di campioni di tessuti freschi o congelati, di sangue, peli o altro materiale organico appartenente a specie selvatiche protette o di interesse venatorio, mediante tecniche di biologia molecolare, per la repressione del bracconaggio; l'identificazione individuale (DNA typing), l'attribuzione della paternita', l'identificazione del sesso, il riconoscimento degli ibridi intraspecifici mediante tecniche di genetica forense per la lotta al commercio clandestino di animali selvatici.


ASCA
29 SETTEMBRE 2009
 
ANIMALI: IN G.U. DECRETO SU NUOVI CENTRI REFERENZA SETTORE VETERINARIO
 
Roma - E' stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale il decreto firmato il 18 giugno scorso dal Sottosegretario alla Salute Francesca Martini con cui si istituiscono nuovi Centri di referenza nazionali nel settore veterinario.L'attivazione di ulteriori Centri di referenza nazionali per lo svolgimento delle attivita' indicate dagli Istituti zooprofilattici sperimentali si ritiene possa favorire il miglioramento delle funzioni svolte e della complessiva organizzazione sanitaria, con ricadute positive sulla tutela della salute umana e della sanita' animale e del benessere degli animali.
In particolare, presso la sede territoriale di Verona e Vicenza dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e' attivato il Centro di Referenza Nazionale per gli interventi assistiti con gli animali (Pet therapy).Le principali attivita' del Centro riguardano in via prioritaria: la promozione della ricerca per la standardizzazione di protocolli operativi per il controllo sanitario e comportamento degli animali impiegati nei programmi di interventi assistiti con gli animali, - il potenziamento delle collaborazioni fra medicina umana e veterinaria per individuare sinergie operative e di ricerca in grado di garantire un miglioramento dei risultati delle attivita' svolte nel settore di interesse, il miglioramento delle conoscenze circa l'applicabilita' di tali interventi in determinate categorie di pazienti, l'organizzazione e gestione di percorsi formativi, la raccolta di dati e la diffusione di informazioni alla comunita' scientifica internazionale.Presso la sede territoriale di Grosseto dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana e' attivato il Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria.Le principali attivita' del centro di Grosseto riguardano lo sviluppo e la standardizzazione di tecniche di laboratorio e di tossicologia forense per il rilevamento delle sostanze tossiche utilizzate a scopo doloso.Il Centro si occupa inoltre, dell'organizzazione di corsi di formazione per il personale del Servizio Sanitario Nazionale e degli organi di polizia a livello territoriale per la standardizzazione dei rilievi di campo relativi ad indagini medico legali riguardanti l'uccisione di animali domestici e selvatici.Infine, presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e Molise viene attivato il Centro di Referenza Nazionale per l'Epidemiologia Veterinaria, la Programmazione, l'Informazione e l'Analisi del Rischio.Le principali attivita' di questo Centro riguardano lo svolgimento di analisi del rischio con particolare riferimento alla sanita' animale ed alla sicurezza alimentare e all'elaborazione e attuazione di programmi operativi finalizzati alla formazione del personale.

IL MATTINO

29 SETTEMBRE 2009

 

Un cane randagio ieri mattina, dopo aver percorso i vari vialetti

 

Benevento - Un cane randagio ieri mattina, dopo aver percorso i vari vialetti, si è gettato improvvisamente nel principale laghetto della villa comunale a caccia dei cigni e le ochette che da anni stazionano in quelle acque e che sono una vera attrazione per i tanti bambini che giornalmente frequentano quello che è il più grande giardino della città. Il tentativo del randagio di aggredire gli animali acquatici però è andato a vuoto perchè in quel momento nella villa comunale si trovava, in una normale azione di vigilanza, una pattuglia di poliziotti di quartiere. Sono prontamente intervenuti evitando il peggio. Sono in realtà riusciti a far uscire dal laghetto il cane che, però, ha inseguito i cigni anche sul prato dove cercavano scampo. L’intervento dei poliziotti è stato complicato proprio per la sequenza dell’episodio. Prima hanno cercato di evitare che il cane raggiungesse in acqua le sue prede, poi hanno dovuto bloccare il tentativo del randagio che lungo il percorso di terra, attraverso i prati adiacenti il laghetto, cercava di raggiungere le prede. A un certo punto si era anche ipotizzato un intervento dei vigili del fuoco, ma non vi è stato bisogno di allertarli, alla fine gli agenti d quartiere hanno risolto ogni cosa. Sotto gli occhi di numerosi frequentatori del giardino pubblico gli agenti sono, infatti, riusciti a bloccare il cane evitando che i cigni finissero sbranati. Inutile dire che i numerosi spettatori hanno fatto il tifo per i cigni, che sono uno dei simboli della villa comunale. Subito dopo l’episodio è diventato un terno per gli appassionati del lotto: 6 (il cane), 10 (i poliziotti), 64 (i cigni).


LA CITTA' DI SALERNO

29 SETTEMBRE 2009

 

Lotta al randagismo con il micro-chip

 

Vincenzo Rubano

 

CAMEROTA (SA). D’ora in avanti abbandonare un cane nel comune di Camerota sará più difficile. L’amministrazione comunale di Camerota, guidata dal sindaco Domenico Bortone, ha infatti deciso di applicare, e soprattutto far rispettare, la legge che prevede l’applicazione del microchip per tutti i cani. Per i trasgressori le multe saranno pesanti. I controlli saranno affidati ai vigili urbani che, attraverso specifici apparecchi, potranno verificare se il dischetto elettronico è stato inserito nel collo dell’animale. Il controllo, però, potrá avvenire anche tramite la richiesta di esibire semplicemente il tesserino (corrispondente al numero del microchip) che ogni proprietario di cane dovrá portare con sé tra i documenti. L’ applicazione del microchip non è molto costoso e si può fare in qualsiasi ambulatorio veterinario. Si tratta di un’operazione indolore per l’animale e che si risolve in pochi minuti. «La schedatura elettronica - ha spiegato l’assessore alla Sanitá, Enzo Del Gaudio - nasce come misura per combattere il randagismo, ma va da sé che nessun serio e felice proprietario di cane penserá mai di abbandonare il proprio animale. Purtroppo nel nostro comune pur essendoci giá da alcuni anni delle normative nazionali in materia nessuno ha mai fatto verifiche in questo campo». «Nei prossimi giorni -continua l’assessore - in collaborazione con l’Asl effettueremo delle sedute gratuite con dei veterinari durante le quali potrá essere installato il microchip». In particolare si tratta di una minicapsula, dotata di un codice, che viene iniettata sotto la cute nel collo del cane, dietro l’orecchio, in maniera completamente innocua e indolore. Il codice (una serie di numeri) memorizzato nel chip è trascritto nell’anagrafe canina, la banca dati gestita dall’Asl in cui si registrano i dati relativi all’animale e al proprietario. Per alcune razze molto piccole l’impianto può avvenire entro i primi 8 mesi mentre per i cani di etá superiore ai 90 giorni il microchip va messo quando se ne entra in possesso.


LA STAMPA

29 SETTEMBRE 2009

 

L'anagrafe dei cani cattivi

Nasce in Piemonte una banca dati sui quattrozampe morsicatori

 

Monica Perosino

 

Torino - Neanche il più tenero tra i botoli, di quelli dallo sguardo languido, l’occhietto umido e le irresistibili orecchie morbide, avrà scampo. Di fronte alla schedatura anche le più raffinate armi di seduzione canina non potranno nulla. Nasce in Piemonte una banca dati sui cani morsicatori.
Tutti i casi verranno registrati, dall’assalto al polpaccio del temibile Yorkshire agli episodi ben più gravi di aggressioni con lesioni gravi. Lo ha deciso la giunta regionale di Mercedes Bresso, che farà aprire uno sportello della banca dati in ogni Asl. Si potrà così scoprire che dal picco degli oltre 4.700 episodi denunciati nel 1997, si è scesi fino ai circa 2.400 episodi dello scorso anno.
In testa alle classifiche restano i pastori tedeschi, seguiti da rottweiler, pastori maremmani, pitbull e labrador. Ma prima di tutti vengono le 1942 aggressioni fatte da cani non di razza. L’archivio informatizzato rileverà identità e caratteristiche del cane, gravità della lesione, circostanze e cause dell’episodio. I dati saranno messi a disposizione di un gruppo di studio sulla prevenzione delle aggressioni, che avrà il compito di suggerire le misure di controllo.


MARKET PRESS

29 SETTEMBRE 2009

 

CANI MORSICATORI: UNA BANCA DATI PER RACCOGLIERE TUTTI GLI EPISODI IN PIEMONTE IL NUMERO E´ IN DIMINUZIONE

 

Torino, 29 settembre 2009 - Gli eventi di aggressione e morsicatura da parte di animali domestici verso altri animali o persone saranno registrati. Lo ha deciso la Giunta regionale, istituendo un’apposita banca dati interattiva presso lo Sportello degli animali d’affezione, presente in ciascuna Asl. L’archivio informatizzato ha il compito di rilevare, oltre all’identità e alle caratteristiche del morsicatore, anche la gravità della lesione, le circostanze e le cause dell’episodio. Nella stessa banca dati sono registrati anche i cani ad aggressività non controllata, cioè quelli che sono stati segnalati ai servizi veterinari delle Asl perché hanno leso o minacciano di ledere l’integrità fisica di persone o animali senza il controllo del detentore. I dati raccolti, singoli e aggregati, sono messi a disposizione di un gruppo di studio regionale sulla prevenzione delle aggressioni da animali, con compiti di valutazione, sorveglianza e consulenza per l’adozione di adeguate misure di controllo. In Piemonte, il numero delle morsicature registrate dai servizi veterinari delle Asl è in diminuzione dal 1996 ad oggi (Vedi Tabella allegata). Dai 4750 cani morsicatori nel 1996 si è giunti ai 2477 del 2008. Presumibilmente il dato in discesa è dovuto alla maggiore sensibilità nei confronti degli animali da compagnia e ad una maggiore consapevolezza della necessità di una detenzione responsabile.


IL GIORNALE

29 SETTEMBRE 2009

 

CACCIA APERTA AL SERPENTE A SONAGLI NELLA PINETA

 

Stefano Vladovich

 

Provincia di Roma - Un serpente a sonagli nel cuore di Castelfusano. Da due giorni ha spopolato la pineta più amata dai romani. Avvistato domenica mattina da alcuni ragazzi, è stato subito dopo individuato e fotografato dalle guardie forestali. «Era in atteggiamento difensivo - raccontano sconvolti i guardiaparco -, raggomitolato su se stesso e con la testa alta, pronto a colpire chiunque si fosse avvicinato». Sono le 11,30: pochi secondi dopo il serpente dal morso letale scompare nel sottobosco. Inutili le ricerche fino a sera. Ma la caccia al rettile continua, senza sosta, il giorno successivo, coordinata da un gruppo di esperti zoofili giunti per l’occasione dalla capitale. Per ora senza esito. Un episodio che ha messo in allarme l’intero apparato di sicurezza della Riserva Statale del Litorale.
Come per la pantera avvistata nella campagna romana tra Tolfa e Cerveteri a più riprese dal 1990 in poi, l’animale ha scatenato una psicosi tanto che ieri pomeriggio sono stati davvero in pochi a imboccare i viali alberati. La notizia, diffusa dallo stesso Corpo Forestale dello Stato, fa in breve il giro dei notiziari on-line. Il rettile, in particolare, è stato avvistato fra via della villa di Plinio e la Colombo, lato «Tumuleti», ovvero nella porzione di bosco che confina con piazza del Cinghiale e il distaccamento del servizio giardini. Un’area abitata da immigrati senza fissa dimora, a ridosso della torre antincendio del Comune di Roma. La zona è diventata off limits. Secondo gli agenti del servizio Cites di Fiumicino, specializzati in animali esotici, si tratterebbe di un grosso esemplare di Crotalus Atrox, il più diffuso fra i rettili che vivono negli Stati Uniti sud-orientali e nel Messico. Un serpente più pericoloso di un pitone e che può raggiungere i 2 metri di lunghezza con un peso di 7 chili. «È dotato di due denti lunghi e cavi collegati alle ghiandole che secernono il veleno - spiega un veterinario -, che a volte restano conficcati nel corpo della vittima. Un morso da cui è difficile salvarsi visto che non esiste un antidoto. Come ci sia arrivato fin lì non è difficile immaginarlo: un collezionista senza scrupoli ha pensato fosse il luogo ideale per abbandonarlo.


CORRIERE DELLA SERA

29 SETTEMBRE 2009

 

IL GIALLO DEL CROTALO

Roma, catturato il serpente a sonagli

Gli uomini della Forestale del servizio speciale Cites hanno individuato e preso vivo il pericoloso rettile

 

ROMA - È stato catturato, vivo, martedì intorno alle 13.20, il pericolosissimo serpente a sonagli che era stato avvistato domenica mattina nella pineta di Castel Fusano a Ostia, sul litorale della Capitale. A prenderlo sono stati gli agenti del Corpo forestale dello Stato, con una squadra speciale del Servizio Cites, un servizio che si occupa degli animali rari e in pericolo di estinzione.

NIENTE NARCOTICI - L'esemplare, lungo circa 140 centimetri, è stato trovato a un centinaio di metri dall'area in cui i Forestali lo avevano individuato per la prima volta, ovvero tra via di Villa Plinio e via Cristoforo Colombo. Una volta scovato, l'animale si è messo in posizione di difesa, ma è stato sufficiente usare gli strumenti in dotazione al personale specializzato per catturarlo, senza abbatterlo o ricorrere all'uso di narcotici.


Animalieanimali

29 SETTEMBRE 2009

 

SQUALI, MOBILITAZIONE CONTRO PESCA ILLEGALE
Promossa da Shark Alliance.

 

Si svolgerà dal 10 al 18 ottobre la settimana europea dello squalo 2009, un'opportunità per i cittadini europei di dimostrare il loro sostegno alla salvaguardia degli squali.
L'iniziativa, promossa dall'associazione Shark Alliance, vuole dare maggiore visibilità al problema degli squali.
Gran parte delle popolazioni di squali in Europa sono in declino a causa della pesca eccessiva e un terzo delle specie sono a rischio di estinzione. Il divieto di 'finning', la pratica di tagliare le pinne agli squali e gettarne la carcassa in mare, attualmente in vigore in Europa, è tra i più deboli al mondo. Per questo, con la settimana europea dello squalo 2009 ci si rivolge ai Governi nazionali affinché applichino alcune delle misure previste dal Piano d'Azione, tra cui il rafforzamento del divieto di finning ed il divieto assoluto di pesca di alcune specie di squali particolarmente a rischio.
Grazie alla collaborazione di acquari, diving, organizzazioni ambientaliste e della ricerca scientifica, durante l'edizione 2008 della Settimana europea dello squalo sono state organizzate oltre 200 attività e raccolte più di 100.000 sottoscrizioni alla petizione indirizzata ai ministri della pesca europei, che hanno risposto in modo incisivo, sottolineando la grave situazione degli squali e mostrandosi favorevoli ad un rafforzamento del divieto di finning.


Animalieanimali

29 SETTEMBRE 2009

 

TONNO ROSSO SEMPRE PIU’ A RISCHIO, APPELLO DELLA LAV A GOVERNO ITALIANO
Rivedere posizione in favore di maggiore tutela e contrasto a pesca illegale.

 

L'Italia è tra i Paesi che hanno posto il veto alla Commissione Europea che intendeva inserire il tonno rosso mediterraneo tra le specie di cui è vietata la commercializzazione, in quanto a grave rischio di estinzione. La LAV, pur consapevole che la pesca rappresenta per l’Italia una risorsa economica e fonte di posti di lavoro, chiede al Governo italiano di rivedere la propria posizione e di esprimersi per una maggiore tutela del tonno rosso mediterraneo, favorendo la costituzione di oasi naturali di riproduzione, e di intervenire laddove la pesca illegale ed esasperata favorisca i mercati extracomunitari.La proposta di porre il tonno rosso in regime di protezione, formulata dal Principato di Monaco, è scaturita dal pericoloso picco discendente che ha portato la popolazione dei tonni ad un grado di estinzione pari al 74,2%, avvicinandosi pericolosamente alla soglia dell'80% che la porterebbe di diritto ad essere inserita nella lista della convenzione di Washington.
Cominciare fin d'ora un programma di controllo della commercializzazione di questo pesce avrebbe potuto frenare il collasso della specie. Così non è stato a causa degli enormi interessi economici che girano intorno a questa pesca che, in prevalenza, va ad alimentare il mercato giapponese e non le tavole degli europei.Sostenere oggi una pesca di annientamento significa solamente non avere più nulla da pescare in futuro; ma questa innegabile conseguenza non è stata sufficiente a far agire con coscienza i Governi di Italia, Francia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro. In buona sostanza, i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo che non sono stati in grado di attuare uno sfruttamento sostenibile della specie, oltre che non attivarsi per bloccare la pesca illegale, hanno ulteriormente aggravato il loro comportamento facendo pressioni sullo scontro aperto tra la direzione dell'ambiente e la direzione del commercio dell'Unione Europea, per cui la decisione sulla riduzione del prelievo dei tonni viene rimandata a novembre quando sarà resa pubblica la relazione sugli stock del tonno rosso.


ECOBLOG

29 SETTEMBRE 2009

 

In Inghilterra una legge obbligherà a dotare i cani di un microchip

 

Se tutti i cani fossero dotati di un microchip associato ad un database, si ridurrebbero gli abbandoni, ci sarebbero meno randagi in giro ed in caso di violenza, il proprietario del cane, ritenuto responsabile, sarebbe obbligato a pagare. Queste sono le motivazioni che spingono l’Inghilterra ad approvare una legge che prevederà l’istallazione, obbligatoria, di un microchip dietro le orecchie di ogni cane.

Nel microchip, il cui inserimento dura pochi secondi ed è quasi indolore, saranno contenuti tutti i dati relativi al cane, e anche quelli del proprietario, facilmente rintracciabile in caso di furto, smarrimento o attacco a persone o cose da parte del cane. Se i dati del padrone dovessero cambiare, si provvederà a modificarli senza il bisogno di dover estrarre ed inserire di nuovo il microchip, e senza causare ulteriore fastidio al cane.Se foste cittadini inglesi chiamati ad inserire un microchip con tutti i vostri dati sotto la pelle del vostro cane, riterreste questa proposta di legge utile, necessaria o superflua?


IL GIORNALE

29 SETTEMBRE 2009

 

Arriva un microchip contro la privacy di Fido

La Gran Bretagna lo introdurrà per legge: compariranno nome, razza, età, stato di salute, proprietario e numero di telefono. Poi i dati finiranno in un registro nazionale. E in Italia? La piastrina elettronica sarebbe obbligatoria, ma molti se ne infischiano

 

OSCAR GRAZIOLI

 

In Italia, da diversi anni, dovrebbe funzionare quella che è nota come «anagrafe canina». Il condizionale è d'obbligo perché, al solito, la realtà è che siamo un paese di molte parole e pochi fatti, di molte brillanti idee ma di scarsa applicazione delle stesse. Talvolta neanche il bastone è sufficiente per ridurre alla ragione chi non vuole stare alle regole.E' il caso appunto dell'anagrafe canina, magnifica idea abortita nel girone delle applicazioni mancate. Spieghiamo .Diversi anni fa, in seguito a un aumento delle lamentele per l'annosa e vergognosa piaga del randagismo si decise che rendere obbligatoria la rintracciabilità del cane avrebbe assestato un colpo definitivo a questo vero e proprio scandalo che non trova eguali nei paesi civili.Divenne allora obbligatorio il cosiddetto «tatuaggio», un numero impresso, con una particolare pinza all'interno del padiglione auricolare, riportato poi in un registro anagrafico comunale, in modo da poter rintracciare il proprietario in caso di smarrimento del quadrupede o di sua dismissione presso lo svincolo dell'A1 verso Rimini e Riccione. Quando i paesi più progrediti (e anche meno) già mettevano il microchip (che nei cavalli si mette da lustri), noi eravamo ancora alle prese con pinze, numeri metallici, inchiostro poco indelebile e soprattutto col fatto che il tatuaggio faceva un male boia, per cui occorreva la sedazione o l'anestesia. I proprietari, giustamente spaventati che Fido ci rimettesse le penne, si rifiutavano di farlo tatuare. I veterinari, anche loro non poco innervositi per dover mettere in anestesia un chihuahua di mezzo chilo con tutti i conseguenti rischi, indulgevano spesso verso certificazioni che esentavano il paziente. Le sospette allergie agli anestetici e i mal di cuore si sprecavano. Inoltre, il tatuaggio con inchiostro, alla lunga si leggeva più oppure chi non rubava un cane di pregio faceva come per le pistole: abrasione con un temperino della matricola. Insomma fu un immediato fallimento.L'introduzione del microchip, una piccola piastrina inserita nel collo con una siringa, ha migliorato decisamente le cose, in quanto non occorre anestesia, è eterno e il numero si può leggere a distanza di una spanna, con apposito lettore, senza rischiare una mano. Nonostante questo, se in molte regioni del centro nord il successo è stato parziale, nel mezzogiorno e nelle isole, la maggior parte dei proprietari e degli amministratori se ne strafrega dell'anagrafe canina e infatti ne vediamo le conseguenze sull'onnipresente fenomeno del randagismo. Si aggiunga che non esistono banche dati che vadano al di là della provincia, per cui se io perdo il cane a Prato fanno in tempo a mangiarmelo i cinesi prima che risalgano a me. In Gran Bretagna intanto laburisti e tories hanno concordato di inserire in tutti i cani un microchip contenente un codice a barre in cui compariranno il nome del cane, la razza, l'età e i dettagli salienti dello stato di salute, assieme al nome del proprietario e al suo numero di telefono. I dati del microchip confluiranno in una banca dati nazionale che permetterà di ottenerli in ogni angolo del paese. Questo alfine di prevenire i furti, gli abbandoni e gli incidenti stradali dovuti a cani liberi.Sono certo che da noi un piano simile susciterebbe un casino cosmico. Avete idea dei problemi di privacy del cane, del proprietario ecc.? Ci vorrebbero di sicuro un paio di authority.

CHE COS'E'
Un codice a barre inserito nel collo
Il microchip Iso, detto anche trasponder, è contenuto in una capsula iniettabile di vetro biocompatibile lunga 11 mm e dal diametro di 2 mm. Sul chip, che viene inserito nel collo del cane, è impresso un codice a 15 cifre, contenente le varie informazioni su animale e padrone.
La vecchia metodologia di identificazione si avvaleva del «tatuaggio», un numero impresso con una particolare pinza all'interno del padiglione auricolare, riportato poi in un registro anagrafico comunale. Il «tatoo» comportava però diversi svantaggi: bisognava sedare l'animale; era difficile leggere i dati e l'inchiostro col tempo si scoloriva.
Per ovviare a queste problematiche si è passati al microchip, grazie al quale è possibile un' immediata identificazione del padrone o del detentore dell'animale smarrito. Inoltre funzionerebbe sia come deterrente ai furti sia come inibizione agli abbandoni, perché sarebbe semplice risalire al proprietario.
In realtà questo metodo di identificazione, chiamato «anagrafe canina», è già presente da diversi anni in Italia ma la sua applicazione è irrisoria. Sia perché non esistono banche dati che vadano al di là della provincia, sia perché manca l'interesse nei confronti dell'iniziativa. In Gran Bretagna nel microchip compariranno: nome del cane, razza, età, condizioni di salute, nome del proprietario e il suo numero di telefono. E i dati confluiranno in una banca dati nazionale. Ma la Gran Bretagna si sa, non è l'Italia.


IL CENTRO

29 SETTEMBRE 2009

 

La lince rossa trasformata in gatta da casa

 

Antonio Di Clemente

 

L’AQUILA. Ha trovato ospitalità all’interno dello Zoo parco «La Rupe» di Civitella Casanova la lince rossa abbandonata l’altro ieri a Barisciano, davanti al vivaio della Forestale. Si tratta di un esemplare femmina dell’età di 2 anni, originaria del Nord America, racchiusa in una gabbietta per il trasporto dei gatti e lasciata in bella vista davanti alla struttura del Corpo forestale.  La padrona di «Kisa» - questo il nome della lince - ha lasciato insieme all’animale in gabbia anche una lettera che contiene tutte le informazioni che riguardano l’esemplare. «Specie: Lynx Rufus», è scritto sulla scheda scritta a penna da una mano femminile. «Nome Kisa (femmina). Età, nata il 22 giugno 2007. Sterilizzata, vaccinata con Fel-o-VaxPct, non ha unghie a tutte e quattro le zampe. Peso 16-17 chilogrammi circa. Dieta carni bianche e rosse, fegato, cuore, polmone, latte e qualche volta mangime umido per gatti. Cresciuta in casa in compagnia costante di persona e gatti. Usa la lettiera».  Secondo gli uomini della Forestale - che stanno indagando per le ipotesi di reato di maltrattamento e abbandono di animale, oltre che di detenzione illecita di animale protetto dalla convenzione Cites - il proprietario della lince è una donna e, dal tenore della lettera, anche molto sensibile sul futuro della propria gattona abbandonata.  Sicuramente Kisa viveva in appartamento, e ora non deve trovarsi molto a suo agio nella nuova dimora, anche se il recinto è molto ampio e luminoso. La presenza umana non la disturba, e solo se ci si avvicina mostra segni di insofferenza.   Roberto Locatelli , proprietario de «La Rupe», per la prima volta ospita una lince rossa nel suo piccolo zoo, uno dei pochi parchi abilitato a ospitare animali selvatici importati clandestinamente in Italia. Alcuni anni fa dovette dare asilo anche a tre piccoli coccodrilli del Nilo sequestrati a Roma, mentre trent’anni fa fu la volta di due orsi bruni sequestrati a uno zingaro girovago. I due plantigradi sono ancora ospiti dello zoo parco La Rupe.


TISCALI NOTIZIE

29 SETTEMBRE 2009

 

Ci sono animali che si drogano?

 

Sì, ma quasi sempre le sostanze che assumono hanno anche altre funzioni (per lo più depurative) e lo sballo è solo un "effetto collaterale". I gatti, per esempio, vanno matti per l'erba gatta: il nepetalattone in essa contenuto è analogo ai feromoni sessuali e quindi li eccita, ma ha anche un'azione antimicrobica. Analogamente, i giaguari dell'Amazzonia mangiano la corteccia di una vite selvatica che contiene un agente allucinogeno, ma lo fanno perché la stessa molecola ha anche un effetto purgante e antiparassitario. I lemuri del Madagascar invece mangiano alcuni millepiedi che secernono un narcotico, antiparassitario.

La trovani ma non la usano! I cani antidroga, addestrati per trovarla, non vengono drogati: sfruttano semplicemente il loro olfatto per localizzarla. L'addestramento consiste nell'abituarli a seguire l'odore della droga e a scovarla in cambio di un premio, innocuo, come cibo, coccole o attenzioni.

Bevitori cronici. Uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, ha trovato il più incallito bevitore al mondo. Lo ptilocerco della Malesia (Ptilocercus lowii) assomiglia molto a un topolino o a un piccolo scoiattolo e si nutre soprattutto del nettare fermentato dei fiori di una palma, ingurgitando ogni giorno l'equivalente in alcol di 9 bicchieri di birra: una quantità impressionante, soprattutto se si tiene conto delle sue piccole dimensioni. Tuttavia non mostra mai segni di ebbrezza: a quanto pare il suo metabolismo è capace di neutralizzare l'alcool molto velocemente. Amano l'alcol anche i cercopitechi che vivono sulle isole di Saint Kitts (nei Caraibi), con effetti del tutto diversi però: possono diventare dei veri e propri alcolisti e alcuni di loro si avvicinano addirittura ai pub locali, in cerca di rum.

Ubriachi e molesti. Alcuni animali sembrano bere alcol proprio con l'obiettivo di sbronzarsi. È il caso degli elefanti, che date le dimensioni, da ubriachi sono pericolosissimi. In India sono frequenti le incursioni di elefanti nelle regioni di Assam e Meghalaya, dove sono concentrati i produttori di birra di riso: dopo aver vuotato le giare di birra, distruggono tutto ciò che incontrano sul loro cammino! Gli elefanti africani invece vanno su di giri quando mangiano i frutti fermentati, perciò alcolici, della marula (Sclerocarya birrea) con cui gli uomini producono il buganu, il vino della savana. Un elefante alticcio agita le orecchie, scuote la testa, barrisce a più non posso, barcolla e dimena la proboscide. All'ultimo stadio, le ginocchia non lo reggono più e cade a terra con un grande tonfo. Secondo Ronald Siegel, psicologo dell'Università del Minnesota (Usa), gli elefanti si ubriacano di proposito, più frequentemente quando sono sottoposti a stress, come in caso di sovraffollamento.


BRESCIA OGGI

29 SETTEMBRE 2009

 

E la chiamano «controinformazione»

ANCORA ANNOTAZIONI SUL LUPO NELLE ALPI

 

Il sito Internet "Eeeconews" ha diffuso un comunicato dal titolo «Piemonte: il lupo, la pecora, il cane e l'uomo» con il quale si vuole cercare di far credere che i danni dei lupi (i famigerati "Lupi alpini", della cui provenienza un giorno qualcuno seriamente interessato a ricavarne un corretto Dna ci dirà quale reale provenienza abbiano.) si possono contenere importando (questi sì dall'Appennino.) i cani da pastore abruzzesi, cani che secondo loro (ma anche secondo tanti altri, tutti abbeverati alle news del Wwf di anni passati) terrebbero lontani i lupi.
È una bugia grossolana. O meglio, una mezza verità per non avere il coraggio di riconoscere che, purtroppo, dove ci sono i lupi i danni al bestiame domestico sono inevitabili, e che l'unico modo per rimediarvi senza puntare allo sterminio del lupo è quello di pagare, e bene, i danni o di... allontanare gli allevatori ed i loro armenti dalle aree abitate dal lupo.
Nessuno ha mai dimostrato che i cani da pastore abruzzesi contrastino i lupi. Quando i lupi decidono di aggredire un gregge non  c'è cane che tenga! E solo se sono una banda, i cani riescono a contenere, e solo in parte, i lupi; altrimenti i bei cani bianchi se la filano con la coda tra le gambe anche loro!
D'altronde, a documentarlo ci stanno non solo le esperienze e conoscenze dirette di chi in Abruzzo vive o è vissuto, ma anche, ad esempio, i danni enormi che ogni anno gli allevatori subiscono nella regione del Parco Nazionale d'Abruzzo e suoi circondari (è dei giorni scorsi un incontro tenutosi in Provincia di Frosinone tra Ente Parco ed allevatori per discutere di questo grave problema).
Questa della pubblicità data alla capacità dei cani da pastore abruzzesi di tenere lontani i lupi e gli orsi è solo un tentativo per cercare di far credere che ci sarebbero altri mezzi per contenere i danni dei lupi, per non voler riconoscere il fatto che l'unico mezzo possibile per limitare i loro danni è invece quello di tenerne basso il numero o di allontanare gli allevatori dalle zone dei lupi (come fanno negli Usa: è recente una decisione del genere presa nelle Aree Wilderness attorno al Parco dello Yellowstone, con equo indennizzo agli allevatori).
Il sito "Eeeconews" ha addirittura scritto che «i pastori piemontesi si disperano perché i lupi ogni tanto trovano comodo integrare la loro dieta alimentare (cinghiali, caprioli, ecc) con qualche (indifesa) pecora ben pasciuta». La verità è che i lupi trovavano comodo alimentarsi con tante ben pasciute ed indifese pecore (e vitelli e puledri) e solo ogni tanto trovano scomodo catturare cinghiali, caprioli e cervi.
E la chiamano controinformazione! Il segretario generale Franco Zunino


LA ZAMPA.IT

29 SETTEMBRE 2009

 

Colorado, la carica degli orsi

Le ville superlusso di Aspen saccheggiate da affamati "ladri pelosi"

 

FRANCESCO SEMPRINI

 

NEW YORK
Aspen è da oltre un mese sotto assedio, con gli abitanti costretti a barricarsi dentro casa per difendersi da irruzioni e saccheggi. La polizia ha mobilitato tutte le forze in campo e le autorità hanno dichiarato l’emergenza. Ma riportare l’ordine nelle strade della bella località sciistica è, questa volta, un’impresa. Perché quelle di Aspen sono rapine particolari e i loro autori molto diversi dai normali criminali: pesano almeno 250 chili, si nascondono sotto un fitto manto irto e peloso anziché coprirsi con passamontagna, camminano a quattro zampe e non minacciano a parole ma grugnendo. Non cercano soldi, gioielli e preziosi, ma prendono di mira tutto ciò che è commestibile. Chi sono? Gli orsi neri delle montagne del Colorado, che dai boschi si riversano in città alla ricerca di scorte in vista del letargo.Per far fronte al rigido inverno hanno bisogno di circa ventimila calorie al giorno. In questa stagione trascorrono venti ore al giorno mangiando e di solito lo fanno nei boschi: ma quest’anno, a causa della scarsità di bacche dopo la primavera molto umida, hanno lasciato il loro habitat naturale per spingersi in città. E sono pronti a tutto, persino a entrare nelle case per svaligiare i frigoriferi a due ante dei benestanti cittadini di Aspen. «Vedere un orso da queste parti non è una novità, ogni anno qualcuno perde la bussola e ce lo ritroviamo per strada - spiega Randy Hampton, responsabile della divisione Wildlife del Colorado -. Quest’anno però siamo di fronte a una vera e propria invasione».Da agosto a oggi sono giunti in città circa duecento orsi, contro i sedici del 2008. Uno di loro ha preso di mira una villa da 27,5 milioni di dollari e, travolgendo cancelli e barricate, ha fatto irruzione in cucina, ha sradicato dal muro il frigorifero e fatto razzia di formaggi, yogurt, miele e cinque diversi tipi di marmellata. A poco è servito il sofisticato sistema di allarme: telecamere, citofoni e sensori sono stati letteralmente spazzati via dalla furia dell’orso.Altri bestioni sono stati visti passeggiare per le strade di Aspen facendo shopping culinario nei tanti ristoranti del posto, mentre un paio hanno tentato anche una corsa sullo skilift e un giro sulle piste da skateboard. «In genere non sono aggressivi ma in quelle condizioni diventano pericolosi», spiega Hampton. Un paio di persone sono state ricoverate per ferite causate dagli orsi in preda a un’astinenza da cibo. Per questo è stato necessario piazzare delle trappole. Una volta catturato, l’orso viene ucciso, com’è accaduto quest’anno in una dozzina di casi. Non sempre però le trappole funzionano, a volte gli animali capiscono il meccanismo e riescono a mangiare l’esca senza farsi prendere.Le autorità hanno diffuso un vademecum per il faccia a faccia con l’orso. Non urlare e non scappare, ma indietreggiare lentamente e fermarsi se l’animale si agita. Mettersi di fianco per sembrare più piccoli e non mostrare parti del corpo nude. Gettare qualcosa per distrarlo, ma non cibo, e tenere qualcosa in mano per difendersi in caso di aggressione. Portare con sé uno spray al peperoncino. In caso di attacco, gettarsi a terra proni o in posizione fetale. Coprire il collo sino a quando l’orso non è andato via: è una delle parti del corpo che più stimolano il suo appetito. Se si vuole attaccare l’orso prima di essere attaccati, lanciare qualsiasi cosa si abbia a portata di mano. E’ importante farlo subito, sorprendere l’animale con una certa freddezza. Sempre che si riesca poi a mantenerla.


IL TIRRENO

29 SETTEMBRE 2009

 

Gabbie e richiami vietati Cacciatori denunciati

 

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA (GR). Due cacciatori abitanti a Castiglione sono stati denunciati dal nucleo operativo di vigilanza del Wwf Grosseto per aver cacciato con mezzi vietati e per maltrattamento di animali. In particolare, i due sono stati sorpresi ieri mattina - in luoghi distinti - con gabbie per la cattura di selvatici dotate di scatto provocato dalla preda. E per attirare le prede si servivano di zimbelli privi di autorizzazioni, tenute in gabbie particolarmente piccole incompatibili con la natura di animali selvatici e in un caso priva di acqua. La fauna è stata liberata e le gabbie sono state sequestrate dopo l’intervento della polizia provinciale.


LA CITTA' DI SALERNO

29 SETTEMBRE 2009

 

Denunciati sei bracconieri

 

LAVIANO 8SA). Resta alta l’attenzione delle forze dell’ordine contro il fenomeno del bracconaggio. Le guardie ambientali del Wwf di Salerno, insieme ai carabinieri della stazione di Senerchia e ai finanzieri della compagnia di Eboli hanno fermato e denunciato, nel corso di varie operazioni, sei cacciatori che utilizzavano mezzi vietati e richiami acustici. In alcuni casi segnalati anche maltrattamenti animali. Due cacciatori di Eboli sono stati bloccati mentre cercavano di disattivare il richiamo che stavano utilizzando, mentre altri due, entrambi di Battipaglia, alla vista delle guardie ambientali hanno tentato la fuga, dirigendosi verso la propria auto, ma sono stati bloccati. L’attivitá di controllo ha portato al sequestro di quattro fucili da caccia e due richiami acustici. Nella zona di confine tra Laviano e Calabritto, invece, sono stati fermati due cacciatori provenienti dall’Agro nocerino sarnese. Nel bagagliaio della loro auto, dove era posizionato anche il serbatoio di gpl, c’erano anche due cani. Anche in questo caso sono stati sequestrati fucili e richiami.


BIG HUNTER

29 SETTEMBRE 2009

 

Calabria: proposta l'istituzione di un'altra area protetta. Federcaccia: “La regione rispetti le leggi”

 

Alla proposta di legge per l'istituzione del nuovo Parco naturale regionale dei Monti Mancuso, Reventino, Tiriolo e Gimignano, si oppone il presidente della sezione provinciale di Federcaccia di Catanzaro Benito Gironda Veraldi che sottolinea "quando si parla dell'istituzione dei parchi si omette di approfondire il discorso dal punto di vista della normativa in materia, troppo spesso bellamente calpestata dai governi regionali che si sono succeduti nel tempo, che - piaccia o no - esiste ed è vigente”. La legge 157/92 e le successive leggi regionali 9/1996 e 10/2003 indicano infatti nel 26 per cento la porzione di territorio regionale da destinare alle aree protette “tra un parco e l'altro, qualcuno dimentica che con l'istituzione del mega Parco della Sila e di quello delle Serre che si aggiungono a quelli del Pollino e dell'Aspromonte, la suddetta percentuale è stata ampiamente sforata”. E non si tratta di stime dei cacciatori, bensì del lavoro di una commissione appositamente istituita dalla Regione Calabria per cui il territorio protetto è stimato al 31,7 per cento. In quell'occasione inoltre la regione ribadiva la necessità di un progetto di riequilibrio e di riduzione delle aree protette Qualcosa non torna per Veraldi, "non torna il fatto che la Regione Calabria non solo non si adoperi a riequilibrare la percentuale di aree protette per come deliberato sin dal 2006, ma addirittura prenda in considerazione una proposta di legge che prevede l'istituzione del Parco Naturale regionale dei Monti Mancuso. I cacciatori - conclude - sono stanchi di essere presi in giro, poiché è ora di finirla con il vizietto tutto italiano e soprattutto meridionale di calpestare le leggi o di dimenticare che esistono quando non fanno comodo". 


TERRA NAUTA

29 SETTEMBRE 2009

 

800.000 fucili e una passione a mano armata

 

Fillipo Schillaci

 

Un paesaggio di campagna in autunno; una strada si snoda fra campi e boschi resi quasi invisibili dalla fitta nebbia. Sulla strada transita a velocità ridotta una pattuglia dei carabinieri. Sembra tutto tranquillo quando da una macchia di alberi a qualche centinaio di metri dalla strada si odono provenire dei colpi d’arma da fuoco. L’auto si ferma, i carabinieri scendono e si avvicinano al punto da cui provengono gli spari. Un po’ per la nebbia un po’ per la fitta vegetazione, solo quando sono ormai a poche decine di metri da lui riescono a scorgere un uomo in una tenuta vagamente paramilitare armato di fucile e intensamente impegnato a farne uso. La nebbia è fitta e l’uomo sta letteralmente sparando alla cieca. I carabinieri lo raggiungono, lo disarmano e gli chiedono i documenti, pronti a condurlo con loro in caserma. L’uomo mostra una tessera, i carabinieri la esaminano, poi gliela restituiscono insieme al fucile e vanno via. L’uomo riprende a sparare alla cieca fra la nebbia e la fitta vegetazione.Possiamo aggiungere un epilogo: il giorno prima ha piovuto e le condizioni nel bosco sono ideali per andare in cerca di funghi. Nonostante la nebbia un’intera famiglia, padre madre e un bambino, ha deciso di farlo. Il sentiero che essi stanno percorrendo passa poco distante dal luogo in cui è appostato l’uomo col fucile; essi sentono gli spari ma stranamente non vi fanno caso. Proprio lì, alla base di un cespuglio, sono nati durante la notte parecchi funghi. I tre si avvicinano, si chinano e cominciano a raccogliere. Nel far ciò smuovono i rami del cespuglio. L’uomo armato coglie quel movimento, vede delle sagome che si muovono nella nebbia dietro al cespuglio. L’uomo punta il fucile e spara.L’episodio che ho narrato è immaginario ma non lo è la situazione che esso descrive. In modi simili a questo ogni anno muoiono in Italia dalle 40 alle 50 persone. Questi fatti giungono all’opinione pubblica tipicamente solo attraverso brevi resoconti nelle cronache locali dei quotidiani nei quali ricorrono parole come “incidente” e “incredibile fatalità”, e ciò accade solo quando l’esito di questi episodi è mortale o comunque grave. Quando tutto si risolve “soltanto” in momenti di tensione e paura o nell’impossibilità di uscire di casa perché tutto intorno volano i proiettili, il comportamento abituale della stampa è ignorare i fatti come irrilevanti.

Ma di cosa si sta parlando? Per capirlo basterà dire cosa c’era scritto sul documento che l’uomo armato ha mostrato ai carabinieri: “Licenza di caccia”, tre paroline magiche che hanno trasformato in un’azione perfettamente legale un comportamento fino a un attimo prima considerato folle: usare un’arma da fuoco sul territorio aperto al libero transito di chiunque, e per di più fra la nebbia e la fitta vegetazione, ovvero in condizioni di pessima visibilità. Un tiratore che decidesse di allenarsi in questo modo andrebbe incontro a pesanti sanzioni ma questo stesso comportamento diventa improvvisamente legale se viene perpetrato a scopo “venatorio”.Esiste dunque una legge, in Italia e similmente in moltissimi altri Paesi del mondo, che autorizza per quasi 5 mesi all’anno centinaia di migliaia di uomini armati a fare libero uso di armi da fuoco su almeno il 70% del territorio extraurbano, comprese le proprietà private a prescindere dal consenso del proprietario, e lo fa senza imporre al “cacciatore” il rispetto di alcuna norma di sicurezza, a parte il mantenimento di una irrisoria distanza da edifici e strade principali. Basti dire che, come l’aneddoto di apertura ci mostra, non è previsto alcun obbligo di sospensione dell’attività venatoria nemmeno in caso di nebbia, come invece il più elementare buon senso imporrebbe, né l’obbligo per il cacciatore di indossare calzature antinfortunistica, nonostante numerosi “incidenti” mortali siano avvenuti a causa della perdita di controllo dell’arma in seguito a cadute su terreni scivolosi. Nessuna norma impone al cacciatore di non portare con sé persone non adeguatamente addestrate ed è anzi abitudine diffusa portare familiari e perfino bambini, i quali in più occasioni sono rimasti a loro volta vittime della “passione” a mano armata del loro congiunto.Ma i morti sono solo la classica punta dell’iceberg, perché il problema caccia non riguarda solo chi osa avventurarsi nei boschi anche quando le sparatorie hanno inizio, e non è solo in luoghi privi di presenze umane (ammesso che ormai ne esistano) che esse si scatenano bensì anche nelle campagne coltivate (che, non dimentichiamolo, sono luoghi di lavoro) e spesso perfino in zone abitate, letteralmente in mezzo alle case. La sorveglianza è nella maggior parte dei casi nulla, la popolazione è abbandonata a se stessa e spesso vive nei fine settimana ore di autentico incubo. A questo proposito, riporto nel seguito alcune testimonianze risalenti alla scorsa stagione di caccia e giuntemi da varie parti d’Italia.Così mi scrisse ad esempio una persona che vive a Zagarolo, per di più in una zona in cui il sindaco già dal 2004 ha imposto il divieto di caccia a tutela dell’incolumità pubblica e nella quale tuttavia si continua impunemente a sparare: «sabato ci sono state come al solito numerose fucilate provenienti dal vallone sotto casa mia. Ho chiamato la Polizia Provinciale ma mi hanno detto che di sabato le pattuglie sono poche e mi hanno suggerito di telefonare ai Carabinieri. Siamo alle solite».

Sottolineo due cose: il sottinteso che telefonare ai Carabinieri sia inutile e il fatto che proprio nei fine settimana, ovvero quando con più violenza si scatenano le sparatorie, la Polizia Provinciale riduca le pattuglie.E ancora, da Gallicano nel Lazio, dove da anni un’analoga ordinanza giace negli archivi comunali senza che nessuno si preoccupi di darle attuazione: «non ho da raccontare storie particolari ma eventi quotidiani. Ieri presso la mia casa stavo scavando per fare una tettoia quando ad un metro dalla mia recinzione sento sparare verso di me. Comincio a gridare contro questi individui ed essi mi rispondono che mi avevano scambiata per un cinghiale (sì, un cinghiale alto 170 cm con una zappa in mano!).Quando ho provato a rivolgermi alle forze dell'ordine (carabinieri, vigili...) mi sono sentita rispondere: 'Lo so! Ma con tutti i casi che trattiamo quotidianamente questi fatti vengono messi in secondo piano! Provi a trattare e comunicare con questi cacciatori!' ...Certo, dopo che magari hanno impallinato uno dei miei bambini!».Da San Fior, nel trevigiano: «abbiamo circa 10 ettati prevalentemente coltivati a vigneto dove quasi ogni giorno i cacciatori esercitano la loro "arte" facendone di tutti i colori. (…) Nell'art.7 della legge sulla caccia si dice che la caccia è vietata sui terreni in attualità di coltivazione, compresi i vigneti naturalmente, ma poi? Non sanno che sparando sugli impianti di irrigazione dei filari si causano danni anche se non v'è più uva sulle viti?»Da Genova: «I miei genitori ieri hanno tentato di andare per funghi, sono dovuti tornare a casa perché pensavano di essere arrivati in Iraq. Anche io sono stufa di sentire spari da casa mia, abito in collina ma in zona molto abitata.»Da Torvaianica, dove gli abitanti hanno chiesto anche loro nel 2007 un'ordinanza al proprio sindaco ricevendo la beffa di vedersela emanare a stagione di caccia conclusa e revocare poco prima che iniziasse la successiva: «sabato qui a Campo Ascolano i cacciatori hanno ferito un cane al quale hanno dovuto amputare una zampa...i residenti sono senza parole… volantini affissi ovunque ma aleggia la consapevolezza che contro questi delinquenti non si può fare niente... domenica erano fermi sul viottolo all'altezza del ponticello a 20 m dalle case, un passante li ha redarguiti e loro hanno risposto ' fatte i cazzi tua' ed alla minaccia 'chiamo la forestale' la risposta è stata 'chiama chi te pare'.

La cosa più sconvolgente è che sono due cacciatori che abitano nella mia stessa via, li ho visti rientrare sabato dopo che era successo il fatto al povero cane. Hanno sparato dalle 6 di mattina fino alle 13, vicinissimi, con pioggia di pallini sul mio tetto ovviamente. Il tutto condito con la risposta della forestale che dice ‘non abbiamo pattuglie da mandare in zona' chiami i carabinieri, forse loro vengono e poi la solita risposta : 'signora, guardi che possono sparare'.Si traggano le dovute conclusioni... siamo ostaggi dei cacciatori, questa è una realtà che mi sta portando agli attacchi di panico, tachicardia ed ansia... scusate lo sfogo».Fucilate fra la gente, fucilate ovunque ci sia occasione di sparare. Perfino a ridosso degli aereoporti militari, come segnalò nel dicembre 2004 in una interrogazione parlamentare addirittura un senatore di AN.Le testimonianze che ho riportato non sono recentissime ma questo è un dettaglio irrilevante: ogni anno si ripetono le stesse situazioni, si recita lo stesso incredibile copione. Un comunicato stampa della LAV veneta del 24 settembre 2009 riporta fatti del tutto analoghi risalenti a pochi giorni prima. Rimane da capire come sia possibile che una simile situazione di illegalità diffusa si perpetui impunemente e, a monte di ciò, come sia possibile un vuoto legislativo e mediatico di questa portata su un fenomeno che, sia pur in lenta diminuzione, coinvolge un gran numero di persone in maniera spesso drammatica e a volte tragica.


IL GAZZETTINO DI TREVISO

29 SETTEMBRE 2009

 

Erano le nove e mezzo di domenica mattina, mi trovavo in casa di mia figlia quando ho sentito alcuni colpi..

 

Gigi Bignotti

 

Comune di Treviso - «Erano le nove e mezzo di domenica mattina, mi trovavo in casa di mia figlia quando ho sentito alcuni colpi, come degli spari, molto vicini e poi un botto che proveniva dalla cucina. Ho preso uno spavento incredibile, soltanto quando mi sono ripresa ho capito che potevano essere i cacciatori, qui a due passi dalle case. Qualcuno deve intervenire, non si può vivere nel terrore». È ancora molto scossa Marilena Rosada Stradiotto, la sessantenne testimone e "vittima" del primo grave incidente di caccia registrato nel territorio del comune di Treviso, in via Casette, ai confini con Castagnole poco distante dal laghetto di Monigo. È lei a raccontare l’episodio così come lo ha riportato nella denuncia inoltrata alla Guardia venatoria: «Dopo aver sentito il colpo sono andata in cucina e ho visto il vetro scheggiato, mi sono affacciata alla finestra e ho visto i pallini da caccia. Poi ho sentito un’animata discussione fra due uomini nella casa davanti a quella di mia figlia dove mi trovavo come ogni domenica». In pratica il cacciatore che aveva esploso i colpi di fucile stava discutendo animatamente con Roberto Benetton, vicino di casa e parente della donna. «Èproprio nel suo orto che è finita la lepre colpita dal cacciatore - aggiunge la signora Rosada - l’animale era ancora lì, in una pozza di sangue, proprio sopra le foglie di radicchio».La dinamica dell’incidente lascerebbe presagire che il cacciatore - entrato in una proprietà privata - abbia chiesto scusa e se ne sia andato, invece, l’uomo avrebbe addirittura minacciato il proprietario del terreno con un «Fammi prendere la lepre altrimenti ti sparo» e poi, sempre imprecando e urlando, avrebbe detto: «Se non volete che entriamo mettete un recinto...». Il tutto mentre i suoi cani da caccia abbaiavano aggressivi. La rissa verbale avrebbe potuto degenerare se non fosse intervenuto un altro cacciatore, amico di quello che aveva sparato, che capita la situazione ha subito chiesto scusa allontanando il collega troppo... alterato.«Non è la prima volta che mi capita un tale incidente - ricorda Marilena Rosada - due anni fa era capitato a casa mia, qui vicino e dalla paura mi era venuto un mezzo infarto, a me che sono cardiopatica. Anche stavolta la paura è stata tanta: pensate se ci fossero state in casa mia figlia, che è incinta di sei mesi, o la sua banmbina di 5 anni».Per evitare il ripetersi di tali incidenti tutti i residenti della zona chiedono che sia interdetta alla caccia. E si sono attrezzati: Roberto Benetton ha scattato foto dell’incidente per allegarle alla denuncia presentata dalla vicina che aveva chiamato le guardie venatorie anche domenica già alle 10 «ma erano impegnate in un altro intervento a Vittorio Veneto. Comunque mi hanno assicurato che per quel cacciatore stavolta saranno guai seri». L’uomo oltre al ritiro della licenza di caccia rischia di dover pagare i danni arrecati.


TRIBUNA DI TREVISO

29 SETTEMBRE 2009

 

Monigo (TV), esplode la rabbia sui cacciatori «Sparano vicino alle case, invadono tutto»

 

MONIGO (TV) - Cacciatori invadenti a Monigo, lo scorso weekend. E i residenti di via Casette, un’arteria ai confini del territorio comunale, protestano per il comportamento assolutamente irrispettoso di persone, proprietà, immobili.  In particolare in via Casette, dove gli abitanti hanno denunciato pallini sparati in ogni direzione in presenza di persone nei giardini delle abitazioni, invasioni di campi coltivati da parte di cani e cacciatori.  E oltre il danno la beffa. A sentire ad esempio la signora che ha riferito all’emittente televisiva Antenna Tre la condotta assolutamente maleducata e irrispettosa delle doppiette, che domenica hanno «imperversato» nella zona, senza nemmeno ascoltare le raccomandazioni dei residenti e le preghiere molto ferme di spostarsi dalle zone delle case.  Secondo gli abitanti della zona, per tutta risposta sarebbero «volati insulti e minacce a chiunque». Addirittura un inequivocabile ve sparo a chi chiedeva di lasciare i campi e raccolto. E c’è un genitore che ha confessato tutta la sua ansia per la presenza di bambini.  «Volavano pallini in tutte le direzioni, a un certo punto» - ha confessato una donna. La questione non è nuova, ed è stata rilanciata dalle associazioni ambientaliste e animaliste, che da tempo denunciano il comportamento troppo arrogante dei cacciatori che hanno già colpito case e proprietà, sfiorando le persone, in altre zone della Marca.


SAVONA NEWS
29 SETTEMBRE 2009
 
Savona: recuperati molti fagiani che vagavano per la città
 
SAVONA - Numerosi fagiani sono stati raccolti nei giorni scorsi in piena città a Savona dai Volontari della Protezione Animali savonese: un bel maschio alla foce del Letimbro, due femmine in corso Ricci, altri alla periferia. Affamati ed assetati, vengono rifocillati e curati per alcuni giorni e poi rilasciati in zone protette ove possano trovare cibo ed acqua, quello che dovrebbero fare gli Ambiti di caccia che li comprano, se non dovessero sottostare alla rigida spartizione dei capi e delle zone in ossequio alla "potenza" elettorale delle varie squadre di cacciatori locali.
Sono i poveri "polli da caccia" liberati poco prima dell'apertura della caccia quali facili bersagli di un'attività cosiddetta "sportiva" che non ha più nessuna ragione di esistere. A Savona e dintorni ne sono arrivati 4.000, acquistati al prezzo di circa 7 euro l'uno dall'Ambito di Caccia savonese. Poveri animali allevati in voliere che, secondo l'Enpa, sono destinati a soccombere entro pochi giorni in ambienti che non conoscono ed incapaci di alimentarsi o di difendersi dai predatori. Questa è la caccia. E gli stanchi Volontari dell'Enpa, impegnati sempre da soli a soccorrere uccelli feriti (550 quest'anno: gabbiani, tortore, passeri, merli, gazze, etc.), ne farebbero davvero a meno di questo ennesimo lavoro loro procu-rato dai cacciatori e dai loro organismi di gestione di un'attività ormai fuori del tempo.

IL GAZZETTINO

29 SETTEMBRE 2009

 

CITTADELLA (PD) I carabinieri hanno notificato ad un romeno di 24 anni un mandato di cattura internazionale per un furto di un anno fa. Il tribunale del suo Paese lo ha già condannato

Ruba cinque pecore, diventa un super ricercato

Andrà in cella per un anno e tre mesi. La comunità straniera locale: «Da noi la giustizia funziona così, chi sbaglia paga»

 

Cittadella (PD) - Che la giustizia rumena non facesse sconti è risaputo. Ma che andasse a riprendersi, dopo un anno e con un mandato di cattura internazionale, non un pericoloso terrorista bensì un semplice ladro di pecore, fa impressione. Il fatto è avvenuto in questi giorni a Cittadella. Sul "ricercato", protagonista di questa storia, spicca un ordine di cattura internazionale. Qualcuno potrebbe pensare si tratti di un terrorista o un assassino, ipotesi supportate anche dalla pena inflittagli, che deve appunto ancora scontare, pari a tre anni e un mese di reclusione. In Italia, una pena analoga viene prevista, ad esempio, per chi ha compiuto rapine in villa. E invece il reato contestato a Vasile Bejan, cittadino rumeno, classe 1985, è quello di furto aggravato. Il ventiquattrenne, che risulta senza fissa dimora, ha subito una condanna nel suo Paese per aver rubato, insieme ad altri due connazionali, cinque pecore. Il danno causato al proprietario degli animali è stato di 750 "Lei" (leu è la moneta rumena), pari a circa duecento euro. Ad emettere il mandato di cattura internazionale il Tribunale di Teuci, in Romania, con un provvedimento dello scorso 18 maggio.Il furto era stato commesso un anno fa, il 14 settembre 2008. Ad arrestare Bejan i carabinieri di Cittadella. Il giovane rumeno, che non ha opposto resistenza, è stato portato in carcere a Padova a disposizione dell'autorità giudiziaria. In Romania, anche se si ruba un pezzo di pane, la pena prevede un minimo di sei mesi di galera. Sei mesi tutti da scontare, senza alcuno sconto. «La delinquenza non ha passaporto nè cittadinanza - è il commento di Dumitru Ilinca che presiede la comunità rumena - È giusto che chi sbaglia paghi, in qualsiasi Paese. Il fatto che, a distanza di un anno, per un semplice furto questa persona sia ancora ricercata dimostra il rigore della giustizia rumena per la quale un anno dura 365 giorni, senza alcuno sconto. Qui in Italia, dove vivo ormai da anni, purtroppo assistiamo a continui esempi di una giustizia che pare, invece, non voglia proprio funzionare. Un esempio su tutti? Il patteggiamento concesso all'assassino della povera Iole Tassitani, rapita e brutalmente uccisa. Credo siano stanchi anche gli italiani del falso buonismo».


CORRIERE DELLA SERA
29 SETTEMBRE 2009
 
Gli esperti temono una riduzione del 20% delle colonie
Cambia il clima, in pericolo i pinguini
Gli esemplari della specie Magellano che vivono in Patagonia fanno i conti con ghiacci sciolti e poco cibo
 
 
 
MILANO - I cambiamenti climatici e la pesca a fini commerciali stanno mettendo sotto pressione i «pinguini di Magallanes» (Magellano): a rilanciare l'allarme è stato un gruppo di scienziati argentini, sulla base di quanto fatto qualche mese fa dall'Associzione americana per lo sviluppo della Scienza.
LA COLONIA - Il 70% della colonia di questi animali ha già raggiunto, come avviene ogni anno in questa stagione, Punta Tombo, nella Patagonia argentina, la principale colonia di pinguini nel continente americano, dove più di un milione di palmipedi resterà fino a febbraio per cambiare le piume, deporre le uova e crescere i piccoli. I primi ad arrivare sono i maschi che prendono possesso del nido, in genere lo stesso dell'anno precedente, e lo preparano per l'arrivo delle femmine, prima di partire in cerca di cibo da portare alla compagna - i pinguini sono animali monogami - e ai piccoli nascituri. Ai «magellani», definiti «l'esercito più pacifico del mondo», dedica ampio spazio il sito Argentina Online che spiega abitudini e stili di vita di questi simpatici uccelli che si sono bene adattati anche alla vita di terraferma.
I TIMORI DEGLI ESPERTI - Il timore dei ricercatori è che i cambiamenti climatici, uniti alla pesca intensiva riducano la quantità nei mari dei piccoli pesci di cui si nutrono i pinguini, costringendo i maschi a restare a caccia per tempi sempre più lunghi e ritardando così l'approvvigionamento di femmine e neonati. Una situazione che era in qualche modo stata immaginata anche dai creatori di «Happy Feet», il film di animazione dove il protagonista Mambo, un pinguino imperatore, riesce, grazie alla sua innata capacità di danzare e attirare l'attenzione degli umani, a convincere addirittura le Nazioni Unite ad intervenire contro i prelievi indiscriminati di pesce che affamano la sua colonia.
LE PREVISIONI - Le previsioni più pessimiste parlano di una riduzione del 20% degli esemplari dei «pinguini di Magallanes» anche se, al momento, non è ancora stato confermato il pericolo: «Quest'anno i pinguini sono arrivati a Punta Tombo in buone condizioni e molto numerosi. Fino ad ora non abbiamo trovato esemplari sottoalimentati», ha precisato uno degli esperti del luogo, Oscar Ferraria.

ANSA AMBIENTE
29 SETTEMBRE 2009
 
CUCCIOLO FOCA MONACA NATO IN RISERVA MAURITANIA
 
MADRID - Un cucciolo di foca monaca, uno dei dieci mammiferi piu' a rischio di estinzione al mondo, e' nato la scorsa settimana in una riserva naturale della Mauritania, finanziata dal governo spagnolo. Erano secoli che le foche monache non davano alla luce cuccioli sulle spiagge dell'Atlantico orientale. Il cucciolo chiamato Sofia, in onore della regina spagnola che visito' la riserva due anni fa, e' stato localizzato ai piedi di una scogliera da una pattuglia dedicata alla protezione delle foche monache della fondazione spagnola Cbd-Habitat, secondo fonti del ministero del ministero dell'ambiente spagnolo, citate dall'agenzia Efe. Era dal XV secolo che la foca monaca del Mediterraneo non si riproduceva sulle spiagge, sugli isolotti e negli anfratti delle coste mauritane, dato che la caccia aperta dall'uomo le aveva costrette a rifugiarsi all'interno di profonde caverne della costa, anche sottomarine. Ma la mortalita' dei cuccioli e' altissima a causa delle forti ondate e mareggiate che si abbattono nelle caverne della costa. Per questo un gruppo di esperti ha promosso un programma perche' le foche tornino a dare alla luce i cuccioli sulle spiagge. Il progetto si sviluppa nella riserva di Cabo Blanco, a Nouadhibu, finanziata dal ministero iberico dell'ambiente, dall'Agenzia spagnola di cooperazione internazionale allo sviluppo, dai Parchi Nazionali e dalla fondazione Biodiversita'. Consiste nella vigilanza de nel monitoraggio degli esemplari che costituiscono la colonia di foche monache e, allo stesso, tempo, nello sviluppo di programmi di educazione ambientale e formazione all'attivita' di pesca sostenibile, in cooperazione con le istituzioni mauritane. Dal 2000 ad oggi, la popolazione di un centinaio di foche che costituivano la colonia e' piu' che raddoppiata, assicurano le fonti del ministero dell'ambiente. Secondo l'Unione Mondiale per la conservazione della natura (Uicn), restano meno di 500 esemplari di foca monaca nel mondo, rifugiati in enclavi isolate nel Mediterraneo e nell'Atlantico orientale. Fino alla meta' del secolo scorso, alcuni esemplari si riproducevano sulla coste delle Baleari, del Levante spagnolo e delle Canarie, ma attualmente sono presenti solo sulle isole Chafarinas, nell'enclave spagnola di Melilla, in Marocco, e nelle isole Canarie, dove occasionalmente fanno la loro comparsa.

IL CENTRO

29 SETTEMBRE 2009

 

Auto bruciata a un imprenditore

 

ROCCA SAN GIOVANNI (CH). Hanno cosparso di liquido infiammabile i pneumatici al lato del guidatore e gli hanno dato fuoco. Hanno scardinato lo sportellino del carburante e nel serbatoio hanno lanciato una miccia accesa. Era un gesto per far male, quello portato a termine l’altra notte nella zona del Safari Park, in contrada Scalzino, a poca distanza dal casello di Rocca San Giovanni-Lanciano. Ignoti hanno preso di mira l’auto di uno dei titolari, Mario Bellucci.  Erano passate da poco le 2 quando uno degli addetti al parco ha chiesto l’intervento dei vigili del fuoco. Una donna che abita a poca distanza dall’ingresso della struttura aveva udito un’esplosione all’esterno. Si è affacciata alla finestra e ha visto l’auto, una Fiat Ulisse, sempre più avvolta dalle fiamme. E’ corsa a svegliare gli altri addetti al parco e la famiglia di Mario Bellucci. Il gruppo è arrivato in strada munito di estintori e secchi d’acqua. Di lì a poco sono giunti anche i pompieri del distaccamento di Lanciano pronti nel loro intervento. In pochi minuti il rogo era spento. Sono stati scongiurati danni alle altre auto in sosta nelle vicinanze. I pompieri alle 3,30 erano già tornati in caserma.  L’ispezione al veicolo non ha lasciato spazio ai dubbi: il mezzo è stato bruciato. I danni, anche se di notevole entità per la vettura del 2004, sono circoscritti alla parte sinistra, il lato del guidatore. Sulla vicenda in conseguenza del rapporto redatto dai vigili del fuoco, sono in corso indagini dei carabinieri della caserma di Fossacesia e del nucleo investigativo della compagnia di Ortona. Una denuncia è stata presentata ieri mattina anche dal proprietario dell’auto. Una informativa sarà consegnata ai magistrati della Procura frentana.  «Non riesco a capire il motivo di questo gesto», ha commentato Bellucci, «visto che qui siamo in armonia con tutti. Questa zona è tranquilla. Ieri sera c’era una festa da queste parti e quindi c’era anche un certo viavai di gente: se qualcuno ha visto qualcosa dia una mano agli investigatori nelle indagini. Da ben 27 anni ci troviamo in questo posto e mai abbiamo avuto problemi. Non risulta nemmeno che i componenti le nostre famiglie abbiano subito minacce. Mi viene da pensare, però», prosegue Bellucci, «che l’attività che svolgiamo, anche se non è analoga ad altre, possa dare fastidio a qualcuno, forse di altre regioni. Al Safari Park è un continuo di gente per gli animali che proponiamo ai visitatori: abbiamo fatto conoscere questa zona a mezza Italia. Con la nascita dei leontigre, sono venuti visitatori da Torino, Milano e Bologna. Non si trascuri», conclude l’uomo, «che abbiamo lasciato qui per anni il materiale delle nostre strutture del tutto incustodito e al ritorno non è mai mancato nulla».
 

 

            29 SETTEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

 


 

LA STAMPA
29 SETTEMBRE 2009
 
Poche ore di sonno danneggiano il cervello
La mancanza di sonno può presentare il conto in età avanzata
 
Brutte nuove per gli amanti della vita notturna e delle "ore piccole": la mancanza di un corretto sonno notturno può presentare il conto negli anni a venire.
Adesso non ce se ne accorge, ma più avanti ci si potrebbe pentire di non aver dormito quando era ora. Il fatto di dormire poche ore di notte potrebbe avere effetti molto negativi sulla salute generale e, in particolare, quella del cervello. Lo suggeriscono due studi.L'ultimo studio è stato condotto dai ricercatori della Washington University a St. Louis (Usa) ed ha messo in evidenza come
la mancanza di sonno sia collegata alla malattia di Alzheimer.
Il test di micro dialisi eseguito sui topi ha permesso di scoprire che i livelli di amiloide extracellulare-beta nel cervello scendono significativamente durante il sonno e aumentano durante la veglia. L'amiloide, come risaputo, è una proteina che è stata associata alla malattia di Alzheimer.
Il dr. Dave Holtzman ha scoperto che le dinamiche del beta amiloide confidano sull'ormone orexina e la forzatura degli animali a restare svegli o dormire influisce sui livelli della proteina: cioè aumenta o diminuisce la presenza di placca beta amiloide. In uno studio precedente, Holtzman aveva dimostrato che l'attività sinaptica innescava il rilascio del beta amiloide, suggerendo che i topi di questo ultimo studio privati del sonno hanno prodotto più placca beta amiloide perché il loro cervello è stato sollecitato di più del normale.
Anche se è formalmente difficile rapportare i risultati della ricerca all'uomo, un precedente studio pubblicato sulla rivista scientifica "Neuron" pare dare sostegno a questa tesi.
(lm&sdp) Source: lo studio è stato pubblicato nella rivista "Science".

AGI
29 SETTEMBRE 2009
 
Per maggiori molecole infiammatorie associate a osteoclasti
IL DIABETE PUO' DANNEGGIARE LE OSSA
 
Washington, 29 set. - Il diabete puo' danneggiare anche le ossa, aumentando il rischio di traumi e fratture. E' quanto ha scoperto un team di ricercatori americani della University of Medicine and Dentistry del New Jersey e della Boston University School of Medicine. "Il diabete e' una condizione comune, che colpisce oltre 170 milioni di persone nel mondo, un numero destinato a raddoppiare nel 2030", ha spiegato Dana Graves, ricercatore a capo dello studio pubblicato sull'American Journal of Pathology. "Spesso i pazienti di diabete soffrono anche di scarsa densita' e resistenza delle ossa, che puo' portare a fratture piu' frequenti e a tempi di guarigione piu' lunghi". Per esaminare in che modo il diabete influiva sulle ossa, i ricercatori hanno svolto degli esperimenti di guarigione ossea su delle cavie di laboratorio. "Ci siamo resi conto - ha detto Graves - che negli individui diabetici c'e' un maggiore livello di molecole infiammatorie durante le fasi di riparazioni delle fratture. Queste molecole infiammatorie sono associate a un numero maggiore di osteoclasti, cellule che distruggono e rimuovono ossa e cartilagini danneggiate". Nei diabetici, quindi, le ossa si distruggono a un ritmo maggiore del normale, a cui pero' non corrisponde una ricostruzione altrettanto rapida. "Le molecole infiammatorie stimolate dal diabete vanno a incidere negativamente sui processi di guarigione", ha detto Graves. "Come risultato, le ossa si indeboliscono".
 
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