29 LUGLIO  2009

MATTINO DI PADOVA

29 LUGLIO 2009

 

Cagnolino ammazzato in modo barbaro

 

di Nicola Cesaro  

 

ESTE (PD). Una vera tortura. Non ci sono altre parole per definire la tragica sorte toccata a un cagnolino meticcio affogato nel canale Bisatto. O meglio, ucciso. A portare a galla la triste storia e purtroppo anche la carcassa dell’animale sono stati alcuni volontari appartenenti alla sezione atestina dei Rangers d’Europa. Ieri mattina l’ispettore provinciale Roberto Cavallin ha ricevuto la segnalazione di una carcassa di animale che galleggiava sullo Scolo di Lozzo. Il ranger si è precipitato sul posto, ed ha scoperto l’agghiacciante realtà. La carcassa apparteneva ad un cagnolino di piccola taglia. Aveva il muso racchiuso in un sacco di carta, di quelli usati per il cemento. Era legato al collo dell’animale. A quanto pare, prima che la carta si sfaldasse nell’acqua, il sacco era stato riempito di ghiaia e sassi. Conciato in questa maniera, l’animale non ha avuto scampo. Quando Cavallin è arrivato a Lozzo Atestino, per il povero Fido non c’era più nulla da fare.  E’ stato più fortunato, invece, il meticcio salvato ieri mattina dagli stessi Rangers a Galzignano. Il bastardino, abbandonato in mezzo alla strada, è stato investito da un’autovettura, che l’ha poi abbandonato sull’asfalto. Nell’impatto con l’auto, il cagnetto ha perso anche un occhio. Solo il provvidenziale e tempestivo trasporto nel reparto veterinario dell’ospedale di Este ha scongiurato il peggio: dopo una complessa operazione, l’animale è stato salvato.  «Non ci sono parole per condannare questi episodi - commenta il gruppo locale di Rangers - e l’aspetto peggiore è che casi del genere si verificano quotidianamente».  Da maggio il gruppo di volontari atestini ha registrato ben quaranta uscite, tra salvaguardia ambientale e interventi di tutela d’animali. Da qualche tempo gli stessi Rangers sono convenzionati con le principali associazioni animaliste: chiunque volesse segnalare episodi di maltrattamento o d’abbandono può contattare i numeri 347/0357615 o 348/2689681. «Il lavoro è tanto - dice Cavallin - e per questo abbiamo bisogno di allargare il nostro gruppo. Cerchiamo nuovi volontari».


LA SICILIA AGRIGENTO
29 LUGLIO 2009
 
I carabinieri abbattono vitello lungo la Statale
 
Provincia di Agrigento - Un vitello di circa diciotto mesi di età, dal peso di poco più di trecento chilogrammi l'altro ieri sera è stato abbattuto a colpi di arma da fuoco dall'equipaggio di una gazzella dei carabinieri del locale comando compagnia. Teatro della vicenda il tratto di Statale 123 che da Piano Bugiades porta all'imbocco dello Scorrimento Veloce per Ravanusa in prossimità del ponte «Lauricella» dove ad ogni ora si registra un caotico traffico automobilistico.
Intorno alle 20,30 di lunedì scorso diverse segnalazioni telefoniche sono giunte alla sala operativa del locale Comando compagnia dei carabinieri in cu i cittadini avvertivano della pericolosa presenza sulla carreggiata dell'animale inferocito. Al fine di rendere sicura la circolazione automobilistica, e nel vano tentativo di salvare l'animale sul posto erano fatti confluire i vigili del fuoco del locale distaccamento ed il personale medico veterinario. Nell'impossibilità di potere fermare l'animale – su parere delle autorità medico veterinarie presenti sul posto – i carabinieri del maresciallo Gaetano Bizzini, comandante del nucleo radiomobile sono stati costretti ad impugnare le armi in dotazione ed abbattere l'animale. Vane le ricerche dei carabinieri per rintracciare il proprietario dell'allevamento da dove è fuggito il vitello. Subito dopo l'abbattimento l'animale è stato rimosso dai vigili del fuoco consentendo la normale ripresa del traffico automobilistico.A. C.

Animalieanimali

29 LUGLIO 2009

 

UCCISI CUCCIOLI A BADILATE, DENUNCIATO PARROCO
E' successo a Sori, Liguria

 

"Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull´altare". Deve aver preso spunto da questo passo della Genesi don Marco Fazio, sacerdote della parrocchia di San Bartolomeo di Sori. Il religioso, insieme ad altri sei "fedeli", è stato denunciato per aver ammazzato a colpi di bastone e badile due cuccioli di cinghiale. È la sera del 20 luglio scorso quando, durante una cena organizzata nel campetto attiguo alla chiesa, i commensali si accorgono di uno strano rumore. Sei di loro, tra cui alcuni cacciatori, si avventano contro le povere bestie. Don Marco, secondo quanto sostenuto da alcuni testimoni oculari, non avrebbe colpito gli animali, bensì avrebbe partecipato all´accerchiamento impedendo di fatto ai due cinghiali di fuggire. Le indagini sono state eseguite da Gian Lorenzo Termanini, caponucleo delle guardia zoofile ambientali della provincia di Genova, che non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione, così come don Marco che si è trincerato dietro un "ho altro da fare". A quanto pare le carcasse dei due animali erano già state pulite e sistemate nel congelatore di uno dei cacciatori, magari per essere consumate alla prossima cena di gruppo.


LEGGO

29 LUGLIO 2009

 

Ha scavalcato due staccionate..

 

PADOVA - Ha scavalcato due staccionate e un guard rail, per poi “imboccare” la provinciale che da Bovolenta porta a Padova: due chilometri di fuga tra gli automobilisti impauriti. Il bufalo era scappato dal mattatoio. Infine è stato catturato con un lazo. L’animale si è poi accasciato, stroncato da un infarto.


IL GAZZETTINO
29 LUGLIO 2009
 
Voleva fuggire da una morte già segnata ma la sua libertà ..
 
Bovolenta (PD) - Voleva fuggire da una morte già segnata ma la sua libertà è finita qualche decina di metri più in là, in una strada di campagna, dove è stato abbattuto dal servizio veterinario dell’Usl. E’ la triste storia di un bufalo adulto che, intorno alle 8 di ieri mattina, è scappato da un macello in località Gorgo, vicino a Cagnola di Cartura. L’animale era arrivato lì all’alba, trasportato da un camion con altri esemplari della sua razza. Entrato nel mattatoio il suo istinto gli ha fatto intuire come sarebbe finita di lì a poco e la voglia di vivere ha prevalso tanto da indurlo a fuggire da un macabro destino. In pochi istanti è riuscito a saltare la recinzione esterna dell’edificio e ad arrampicarsi sulla scarpata che porta alla strada principale. Da lì, dopo aver percorso qualche metro, ha infilato via Bersaglio, una carreggiata di campagna che porta verso Bovolenta. Terrorizzato e imbizzarrito si è lanciato di corsa verso i campi, dove pensava di trovare riparo. Ma la sua fuga è durata solo pochi minuti. I dipendenti del macello si sono accorti subito dell’assenza dell’animale e hanno dato l’allarme ai carabinieri di Piove di Sacco che sono usciti in strada, preoccupati che il bufalo potesse mettere in pericolo persone di passaggio in quel momento. Pericolo che, fortunatamente, non si è corso dal momento che l’animale è rimasto sulla sede stradale solo per pochi secondi prima di spostarsi nei campi.All’arrivo dei carabinieri e dei tecnici del servizio veterinario dell’Usl, una volta individuato è stato braccato e abbattuto. Ed è stato portato di nuovo al macello dal quale era scappato.

IL SECOLO XIX

29 LUGLIO 2009

 

Butta due piccioni nel bidone PROCESSATO E condannato

PENSIONATO NEI GUAI

 

Francesca Forleo

 

Molassana (GE) - Butta due piccioni nella spazzatura credendoli morti, ma non fa i conti con la vicina animalista che lo denuncia per maltrattamento di animali. Salvatore Giarrattia, pensionato residente a Molassana è stato denunciato, processato e condannato dal tribunale a 2.420 euro di multa.
«Una mattina - ha spiegato Giarrattia, difeso dall'avvocato Fabio Disansebastiano - apro la finestra del bagno, cosa che non accade spesso perché ho il vetro basculante e vedo che in un vaso sul davanzale c'erano alcune uova di piccione e due animali che sembravano appena nati e morti».
Il pensionato non ci pensa tanto: in un sacchetto dentro quelle che ritiene essere le carcasse dei due animali e scende in strada per buttarle nella spazzatura. Nel bidone a due passi da casa . «È a quel punto che arrivano due guardie zoofile - prosegue l'uomo - insieme alla mia vicina del piano di sopra che notoriamente è abituata a dare da mangiare a tutti gli animali della zona dai piccioni ai gatti. Mi chiedono i documenti e riprendono i piccioni dal cassonetto accusandomi di averne ammazzato uno e di aver seviziato quell'altro. Di fatto, uno dei due era vivo ma io non me ne ero accorto. Lo posso giurare».
A quel punto l'animale morto viene conservato per qualche tempo in una cella frigorifera nel caso il magistrato dovesse decidere di far eseguire l'autopsia (il che non è raro, anche Chiavari erano stati esaminati due pappagallini per un caso di maltrattamento). Il piccione vivo viene affidato a una guardia della Lipu che, dopo averlo curato per qualche settimana, lo ha liberato.
«Ero davvero convinto che fossero morti», ha ripetuto il pensionato anche ai giudici. Ma la corte, anche a fronte di tre testimonianze rese in circa sei udienze di dibattimento, dalla guardia zoofila, dalla vicina animalista e dalla guardia della Lipu, non ha creduto alla buona fede dell'anziano e lo ha condannato al pagamento della multa (che tuttavia è stata annullata dall'indulto) e ha concesso all'uomo, senza altri precedenti, il beneficio della non menzione della condanna.
«Ma noi faremo appello», ha detto l'avvocato Disansebastiano.


IL TIRRENO

29 LUGLIO 2009

 

Denunciate i casi di maltrattamento

 

RIPARBELLA (PI).  Sul caso di maltrattamenti ai danni di animali il sindaco di Riparbella Ghero Fontanelli interviene dopo la denuncia di una nostra lettrice.  «Sono rimasto profondamente sconcertato - scrive Fontanelli - nel leggere la sua lettera pubblicata dal Tirreno in data odierna e nell’apprendere che presumibilmente un suo vicino di casa ha preso a fucilate e pedate il suo cane Teo in maniera gratuita e quindi senza motivo alcuno. Le dico: se ha delle prove o indizi certi denunci il fatto alle forze dell’ordine, il Sindaco e l’Amministrazione Comunale di Riparbella saranno al suo fianco».  «Voglio sottolineare - aggiunge Fontaneli - che il progetto didattico “Cani e gatti piacere di conoscervi” condotto presso le nostre scuole dalla veterinaria dottoressa Silvia Macelloni, è stato interamente finanziato dal Comune di Riparbella, proprio perché crediamo che una sana e corretta educazione civica nel rapporto verso gli animali tutti, sia alla base di una società che si definisce civile. Voglio inoltre ricordare a tutti i cittadini che se assistono a maltrattamenti di animali lo facciano presente agli uffici Comunali, e da parte ns. interverremo come si conviene». Infine il sindaco, in base al regolamento sulla tutela e i diritti degli animali, ricorda che «è vietato tenere il proprio cane con la catena a punto fisso, basta tendere un bel filo zincato con un gancio scorrevole che possa permettere al nostro caro e fedele amico di potersi muovere con una certa libertà».


LA NUOVA SARDEGNA

29 LUGLIO 2009

 

Animali in cenere stop alla caccia

 

CAGLIARI. Il Wwf Sardegna ha chiesto alla Regione la sospensione del calendario venatorio 2009/2010, a causa dei gravi danni provocati dagli incendi. L’associazione parla di «disastro ambientale di enormi proporzioni. Nelle aree più pregiate dal punto di vista naturalistico non si contano gli esemplari di specie selvatiche uccise dal fuoco: cinghiali, volpi, gatti selvatici, ma soprattutto uccelli che in questo periodo sono in piena fase di riproduzione», spiega il Wwf. Quindi: fermare la caccia.


IL SECOLO XIX

29 LUGLIO 2009

 

Arrestato dai finanzieri lascia a casa 35 tra pitbull e rottweiler

Ha chiesto a un vicino di prendersi cura dei cani.  Ma due erano in libertà:
per entrare è stato necessario sedarli

 

CLAUDIA LUPI

 

Genova - Quando ha lasciato la sua casa ieri mattina, scortato dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, il primo pensiero di Francesco Nogaro è stato per i suoi cani: per quei trentacinque animali, tra pitbull e rottweiler, tenuti nella sua proprietà di via Molinassi, in una strada non lontana dal santuario di Nostra Signora della Guardia.
Gli uomini delle Fiamme Gialle di Genova stavano eseguendo un'ordinanza di arresto emessa dalla Procura di Roma, sotto delega del nucleo di polizia tributaria della capitale, al termine delle indagini scaturite dalla chiusura di una cooperativa romana. Ai militari ha chiesto subito di poter dare le chiavi di casa a un amico: l'uomo aveva paura che i suoi animali potessero rimanere soli, senza cibo e senz'acqua. Perciò, ha pensato di far entrare qualcuno nella proprietà a prendersi cura dei suoi animali.
Nella fretta e nella concitazione, non ha però tenuto conto di un dettaglio: tra i trentacinque cani, Nogaro ne teneva due liberi. E quando il vicino di casa si è avvicinato a un cancello, non ha proprio avuto il coraggio di proseguire oltre, quando si è trovato davanti lo sguardo dei due animali: che, per loro natura, difendono il territorio. «Abbiamo provato a entrare - racconta il vicino di casa dell'uomo - Ma non ci siamo riusciti: i due cani liberi si sono accorti subito della nostra presenza, e non era saggio proseguire».
È stata perciò chiamata l'Enpa, che si è presa subito in carico la situazione: «Abbiamo subito allertatola Asl - dice Rosanna Zanardi, presidente dell'Enpa - Perchéè importante che gli animali abbiano da mangiare e da bere. Soprattutto da bere, vista anche l'afa di questi giorni».
Il problema resta però quello di entrare nella proprietà: e non è facile, visti i due animali liberi. E non è neppure chiaro se la zona in cui sorge la proprietà sia del comune di Genova o di quello di Ceranesi. La Asl3, che ha predisposto un intervento nelle ore della serata di ieri, dovrebbe riuscire nell'intento di addormentare i due cani liberi, trasportarli - con l'ausilio dei militi della Croce Bianca genovese - al canile di Monte Contessa, per poi prendersi cura degli altri 33 cani. Si presenta quindi un altro problema, dal momento che il canile di Monte Contessa, inaugurato pochi mesi fa, è già a tappo.
«Attualmente la struttura non può ospitare un numero così elevato di cani - dice Clara Buongiorno, responsabile del canile di Monte Contessa - Anche perché si tratta di razze particolari. Sicuramente troveremo una soluzione, andando a dare da mangiare e da bere ai cani sul posto». «Non è possibile che si verifichi una situazione simile - sbotta ancora Zanardi dell'Enpa - visto che la legge dà la possibilità di ricoverare un animale quando ci si assenta per lunghi periodi. Devono esserci delle strutture adatte. Il nuovo canile è delizioso, ma una città come Genova necessita di una capacità ricettiva decisamente maggiore».


LA PROVINCIA PAVESE

29 LUGLIO 2009

 

Una gita a Montecalvo (PV) e l'incontro improvviso con due magnifici cani

 

di Giuseppina Dionigi

 

E’ una domenica d’estate e di sole. Io e Beppe lasciamo l’auto a Montecalvo Versiggia per salire sulla sua acropoli, girare da turisti curiosi intorno al bel castello e alla chiesa poi prendere la bella strada per il Poggio. Attaccata la salita con passo da camminatori convinti, ci guardiamo intorno: il paese grazioso e ben tenuto, le viti curatissime, i boschi, l’antica rocca di Soriasco proprio di fronte, le colline, la pianura in lontananza. Raggiunto il Poggio proseguiamo verso la Casa Bella. Viene l’ora di ritornare, di nuovo saliamo verso il Poggio; sulla sua sommità due grossi cani, diritti, immobili, ci sbarrano la strada. Chiedo a Beppe: «Cosa facciamo adesso»? Beppe, come sempre molto tranquillo, mi risponde: «Niente, andiamo avanti». All’improvviso uno dei due cani si slancia in corsa verso di noi, l’altro lo imita, la mia paura cresce. Ci raggiunge e annusa così, di sfuggita, la mano di Beppe poi, in modo altrettanto fuggevole, la mia mano. Vedo con sorpresa che sono due Labrador, sono bellissimi, senza collare! Il cane che ci ha raggiunti per primo è maschio, ha il mantello di un bel color biscotto, la femmina è più bionda e un po’ grossa, forse è incinta? Come se avessimo superato l’esame dell’annusata, ora i due cani si sono messi al nostro fianco, non ho più paura e mentre camminiamo penso che con due simili guardie del corpo ci si sentirebbe sicuri ovunque. Incomincio pensare che se non hanno il collare sono stati abbandonati da qualche padrone bastardo, che sarebbe bello tenerli, ma dove, due cani così grossi, in un appartamento di città... La strada scende, ormai siamo ritornati a Montecalvo Versiggia. Là in basso due signore stanno chiacchierando. Il «nostro» cane si blocca di colpo, una delle signore tiene al guinzaglio un cagnetto bianco... Inizia una gran cagnara, tutti abbaiano tranne le due signore che urlano. Urlo: «Basta!». Di colpo, il maschio si calma, mi guarda obbediente e si allontana. La femmina, docile, segue il suo compagno. Io sono completamente sbalordita dal risultato del mio urlo. Raggiungiamo l’auto e ripartiamo, senza i cani. Mi sento bastarda, come quelli che li abbandonano, i cani.


LA ZAMPA.IT

29 LUGLIO 2009

 

L'uomo che salvò la sua mucca

Il margaro: «Fioca stava male, l'ho nutrita e difesa dai lupi»

 

PAOLO QUERIO

 

C’era un tempo in cui la convivenza tra uomini e animali, sulle montagne degli alpeggi, non aveva legami soltanto di sopravvivenza economica, ma portava a vincoli di amicizia e solidarietà. Sentimenti che forse oggi stupiscono. Eppure in alta Val Sangone, nelle montagne sopra Torino, sul filo dei duemila metri si è vissuta una storia d’altri tempi tra il margaro Angelino e la sua mucca Fiòca (tutta bianca, è la parola piemontese per la neve). Per dieci giorni ha nutrito la sua amica Fiòca finita in un canalone. Laggiù la bestia era rimasta immobile, dopo essersi fratturata una zampa, con il rischio di essere assalita dai lupi. Da parte di Angelino un lungo gesto d’amore verso l’animale, in attesa che la nebbia di montagna concedesse una tregua e permettesse all’elicottero dei vigili del fuoco di recuperarlo.
La vicenda ha inizio sabato 18 luglio. La mucca, che pascolava nei prati a duemila metri dell’Alpe di Giaveno (in territorio del Comune di Coazze), era scivolata mentre cercava di dissetarsi ed era ruzzolata per un centinaio di metri fermandosi sul greto del Lago Blu, ancora ricoperto di neve, senza possibilità di muoversi. Per due volte i vigili del fuoco del distaccamento di Giaveno, con l’aiuto di un elicottero, avevano tentato di recuperarla, ma sempre la nebbia aveva vanificato gli interventi.Solo lunedì scorso i pompieri sono riusciti ad avvolgerla in una rete e a portarla in salvo, approfittando di uno squarcio di azzurro che ha permesso all’elicottero di arrivare, caricare l’animale e ripartire. Ma intanto per dieci giorni lui, Angelo Rege, Angelino per gli amici, 50 anni, una moglie e sette figli, ha fatto la spola tra la baita-base a 1350 metri della borgata Palè e il luogo dell’incidente: una dura camminata su una salita ripida ripida e poi la discesa verso il lago, per abbeverare e foraggiare Fiòca: «Una fatica di due ore per raggiungerla - racconta -. Il primo giorno era impaurita, le ho steccato la zampa. Poi ho cominciato a carezzarla, le ho dato erba e acqua. E’ diventata quieta e ogni giorno sembrava mi aspettasse».L’ha anche vegliata per evitare che venisse aggredita dai lupi: «Tre anni fa - ricorda Rege - mi era capitato un episodio simile. Una mia mucca era caduta ed era rimasta immobilizzata. Il mattino dopo, quando sono andato per portarle foraggio e acqua, l’ho trovata mezza sbranata. La veterinaria mi disse che era stata assalita da almeno quattro lupi. I lupi in genere non attaccano le mucche, ma se si accorgono che una di loro è immobilizzata e non può reagire, riescono a sopraffarla».
Fiòca dopo un giorno di cure cerca di stare in piedi, ma la zampa non riesce ancora a reggere a lungo il peso, e allora lei, anche perché gravida, si corica sul prato mentre Angelino la passa una mano sul muso: «Se non hai la passione per gli animali e pensi di fare questo mestiere per i soldi hai sbagliato tutto - dice il margaro -. Quello che uno guadagna con i prodotti come formaggi, latte e burro, basta appena a compensare le spese e non ripaga la nostra fatica». E racconta di questo amore ereditato dal padre, che aveva acquistato una cascina a Giaveno e che d’estate portava gli animali a brucare l’erba dell’alta valle. Ora lui conduce 118 mucche e nell’azienda lavorano la moglie Maura, i figli Andrea, Giuseppe e Luca. Le figlie, invece (Stefania, Roberta, Cristina e Francesca), hanno scelto altre strade. Fiòca intanto un po’ alla volta si riprende: già le hanno liberato la zampa steccata e si sta riabituando a camminare sui prati. Fra dieci giorni verrà riportata in alta montagna e riassaporerà quell’erba che quest’anno dicono sia ottima dopo la grande nevicata.


Animalieanimali

29 LUGLIO 2009

 

CACCIATA DA POSTA PERCHE' ENTRA CON CANE
Intervento dell'Aidaa.

 

L'Associazione italiana difesa animali e ambiente ha inoltrato un esposto alla Procura di Milano, ipotizzando il reato di maltrattamento degli animali, dopo la segnalazione al servizio legale estivo dell'Aidaa di una donna che sarebbe stata "costretta a uscire da un ufficio postale perché era entrata con un cane al guinzaglio, visibilmente malfermo in salute".
L'episodio risale alla scorsa settimana, si legge in una nota, quando la donna è entrata nell'ufficio postale di via Medeghino, a Milano, per spedire una raccomandata. "La proprietaria della dalmata si era messa in fila - ha denunciato l'Aidaa - e quando davanti a lei si trovava solo una persona un funzionario l'avrebbe invitata in malomodo ad andarsene o a legare il cane fuori, nonostante il cane avesse una gamba fasciata e fosse legato al guinzaglio corto". A quel punto, "la signora ha preferito andarsene".
L'associazione ha anche annunciato che da settembre lancerà una campagna per abolire il divieto d'ingresso dei cani negli uffici pubblici. "E' ora che anche da noi cresca la cultura del diritto degli animali - ha detto Lorenzo Croce, presidente nazionale di Aidaa - come succede in molti stati europei dove gli animali possono entrare in qualunque posto e noi stiamo ancora a lottare per evitare di far star male un cane che non dava fastidio a nessuno".


ANSA

29 LUGLIO 2009

 

 

Animali: all'Acquario di Genova nuovo allestimento

Dedicato all'ambiente coralligeno, con gronchi e murene

 

GENOVA - Il cilindrone dell'Acquario di Genova si rinnova con un allestimento dedicato all'ambiente coralligeno mediterraneo con murene e gronchi.La vasca, al primo piano del percorso espositivo della struttura, presenta una scenografia che si sviluppa per 3 metri d'altezza e che, grazie alle numerose tane riprodotte, ben si presta ad accogliere i nuovi ospiti. Le specie ospiti della vasca hanno alcune caratteristiche comuni: murene e gronchi hanno infatti un corpo allungato e abitudini notturne.


ANSA AMBIENTE

29 LUGLIO 2009

 

RIMESSA IN MARE 'CARETTA CARETTA' SALVATA A TRIESTE

 

TRIESTE - E' stata rimessa stamani in mare aperto la testuggine marina della specie ''Caretta Caretta'' rinvenuta e recuperata il 24 luglio scorso lungo la costiera di Trieste. L'animale, intravisto da alcuni bagnanti, era stato recuperato da una motonave della Capitaneria di porto e curata presso l'Area Marina Protetta di Miramare. Stamani, a bordo della stessa motovedetta la testuggine e' stata trasportata a circa due miglia dalla costa e messa in liberta'.


ALTO ADIGE

29 LUGLIO 2009

 

Gli animali vanno preparati a capire suoni e rumori

 

BOLZANO. «Penso sia necessario in primo luogo capire se fossero cavalli abituati a trainare calessi o carrozze. Se non fossero stati abituati con una giusta preparazione ed un adeguato addestramento, è evidente che il rischio di una reazione inconsulta delle bestie era da considerare alto». Chi parla è Mauro Ferrari, presidente del circolo ippico di Bolzano. La sua è una indicazione generica sul trattamento da riservare ad un cavallo, con esclusione ad ogni possibile riferimento ai fatti avvenuti a Fiè. «Nel rapporto con i cavalli - spiega ancora Mauro Ferrari - è necessaria dimestichezza. Bisogna anche conoscere bene i propri animali ed aver verificato la compatibilità di farli lavorare in coppia. Solitamente c’è sempre uno che tenta di sovrastare l’altro e quindi la questione va gestita con attenzione». Non esiste una normativa specifica riguardante la gestione di animali utilizzati per espletare servizi di trasporto di persone.  «E’ vero che ci sono vere e proprie scuole che insegnano a come gestire i cavalli da traino ma è anche vero che la patente rilasciata al termine dei corsi non è considerata necessaria per operare e spesso tutto viene lasciato al buon senso». A volte con qualche rischio di troppo.


Animalieanimali

29 LUGLIO 2009

 

INCENDI BOSCHIVI, LAV: PRONTI A COSTITUIRCI PARTE CIVILE CONTRO PIROMANI
In ogni ettaro bruciato una strage di animali.

 

L’emergenza incendi, che si ripropone con drammatica frequenza ogni estate, evidenzia la necessità di un controllo del territorio, e della tutela delle aree protette, che devono essere posti al centro della politica ambientale e generale a livello nazionale.“Non dobbiamo dimenticare, infatti, che siamo di fronte ad un vero fenomeno criminale, a volte collegato alla criminalità organizzata, a danno dell’ambiente, degli animali e di comunità intere – sostiene il dott. Ciro Troiano, responsabile Tutela Ambiente della LAV – per arginare il quale occorre una precisa volontà politica, volta a reprimere fermamente tali reati, e a rendere ancora più difficile la possibilità di cambiare la destinazione d’uso delle aree bruciate dai roghi”.Gli incendi, inoltre, provocano una gravissima strage di animali, spesso ignorata. Secondo stime della LAV, in ogni ettaro di bosco a macchia mediterranea che brucia muoiono in media 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e ben 5 milioni di insetti. Tra gli uccelli sono soprattutto i passeriformi a non avere scampo, come capinere e scriccioli, ma a trovare la morte negli incendi boschivi sono anche cervoni, volpi, e animali che non hanno grandi capacità e rapidità di movimento, come istrici, ricci, piccoli mammiferi e rettili.“L’ufficio legale della LAV lavorerà nei prossimi giorni a una denuncia per uccisione di animali, a carico dei piromani, che non possono ignorare di destinare a morte certa migliaia di animali con le loro azioni, e devono quindi essere perseguiti anche per questo reato”, dichiara Maurizio Santoloci, Direttore dell’Ufficio legale della LAV.“Gli incendi boschivi sono una fucina di interessi illegali diversificati, che gli incendiari perseguono a danno del patrimonio ambientale per vantaggi economici. Per questo è necessaria la mappatura dei siti incendiati, strumento che tarda ancora a entrare a pieno regime ma che rappresenta un’occasione per analizzare il fenomeno degli incendi boschivi, offrendo una pluralità di chiavi di lettura che vanno dall’aspetto sanzionatorio a quello sociologico, e fornendo al contempo la possibilità di interventi differenziati e mirati in termini di informazione, prevenzione e repressione”, conclude Troiano.


Animalieanimali

29 LUGLIO 2009

 

AUSTRALIA; GUERRA AI CAMMELLI, TROPPI E DANNOSI
Stanziati 10 milioni di dolalri per ucciderli

 

In Australia è partita la guerra ai cammelli. Distruggono l'ecosistema del deserto, rompono le tubature e danneggiano i sistemi di aerazione. Mangiano l'80% della vegetazione commestibile, privando gli altri animali del loro pasto abituale e gli aborigeni delle piante officinali. Sono tanti, troppi, e crescono a ritmo vertiginoso. Per lo stato australiano è una vera e propria sfida: occorre ridurre il milione di cammelli che vivono nel Paese, scrive l'Independent online. Un numero che è destinato a raddoppiare nei prossimi 8-9 anni. Alla popolazione locale la loro permanenza costa circa 7 milioni di dollari l'anno. Poi ci sono i danni alle piantagioni, così gravi da far schierare anche gli ambientalisti contro i mammiferi a una o due gobbe.
Un tempo non era così: i cammelli furono importanti a partire dal 1840, prima dalle Canarie, poi da India e Pakistan. Servivano a trasportare merci pesanti nel deserto. Degli anni '20 il treno li ha pian piano sostituiti. Ora il governo ha deciso di finanziare 10 milioni di dollari australiani per risolvere la questione.
Le proposte sono varie ed hanno un denominatore comune: lo sterminio di almeno 400mila cammelli. La piu' efficace sarebbe quella di farli fuori dall'alto, con l'ausilio degli elicotteri. Ma è anche il metodo più costoso: ogni animale ucciso costerebbe circa 50 dollari australiani.
Una soluzione alternativa passa per i fucili dei tanti cacciatori australiani. In tal caso la carne di cammello sarebbe destinata a macelli mobili situati nelle zone interessate e poi, al mercato. Un mercato da 500 milioni di dollari l'anno, che porterebbe nuovi posti di lavoro nelle regioni desertiche.
La carne di cammello potrebbe fare la fortuna di produttori di pelli e di cibi per cani. Mentre il successo non sarebbe assicurato sul mercato dei consumatori, non particolarmente sensibile al nuovo prodotto, benché la carne di cammello sia tra quelle meno dannose alla salute. Ma per seguire questa strada un ostacolo c'é: i cammelli, nel loro girovagare, capitano spesso nelle zone sacre della popolazione aborigena. E lì per cacciare, occorre il permesso delle autorità indigene.


BIG HUNTER
29 LUGLIO 2009
 
Troppi cammelli in Australia, abbattimento per 400 mila animali. D'accordo gli ambientalisti
 
Il cammello in Australia non è un animale autoctono. E' stato introdotto a partire dal 1840, importato dall'Africa e utilizzato per trasportare merci nel deserto. Oggi la popolazione di cammelli sul suolo australiano è cresciuta a dismisura tanto da costringere il governo ad intervenire, ordinando l'abbattimento di almeno 400 mila esemplari (in totale sono più di un milione).
I cammelli sono diventati una vera piaga: devastano le piantagioni, danneggiano siti archeologici e prosciugano le riserve d'acqua nel deserto. Le associazioni ambientaliste questa volta hanno capito l'entità del problema e si sono ragionevolmente dichiarate d'accordo con la decisione governativa. Ora si pensa a come agire. Lo stato ha intanto destinato 10 milioni di dollari per risolvere il problema, si pensa anche ad incentivare la caccia a questi animali, pare infatti che la carne di cammello sia una prelibatezza molto quotata sul mercato. Un affare che vale svariati milioni di euro.

Animalieanimali

29 LUGLIO 2009

 

NUOTARE COI DELFINI, L'ULTIMA MODA. "MA E' PERICOLOSO"
Sempre più agenzie propongono questo tipo di esperienza. La biologa: meglio evitare contatti.

 

Non veloce come Federica Pellegrini ma molto resistente. Una giovane nuotatrice è stata salvata davanti alla spiaggia di Mahia, in Nuova Zelanda, semi assiderata, dopo essere stata messa duramente alla prova dall´irruenza di un delfino che le impediva di tornare a riva: è rimasta per ore aggrappata a una boa finché da una barca hanno sentito le sue grida di aiuto.
La ragazza conosceva la zona, tanto che indossava una tuta per resistere al gelo invernale delle acque, e conosceva anche il delfino, Moko, un habitué della baia. Ma è stata tradita da un eccesso di confidenza. Ha giocato a lungo con il delfino, come era successo nelle settimane precedenti. Solo che questa volta Moko si è entusiasmato e non voleva smettere di inseguirla: ogni volta che la ragazza lasciava la boa per tornare a riva le girava intorno riportandola al punto di partenza.
Lo stesso delfino che due anni fa era diventato un eroe nazionale perché aveva salvato un nuotatore in difficoltà questa volta ha rischiato di fare una vittima. Perché? «È molto semplice», risponde Massimiliano Rocco, del Wwf. «Gli animali selvaggi vanno rispettati, osservarli è entusiasmante ma bisogna farlo a distanza, non ci si può giocare come si fa con un cane o un gatto. Anche perché proprio una buona sintonia può far nascere il pericolo: quel delfino giocava con la ragazza come se fosse un uguale, un altro essere vivente con la stessa acquaticità».
Nella mitologia mediterranea il delfino è un alleato degli esseri umani e su una moneta dell´antica città di Taranto, Taras, figlio di Poseidone, viene raffigurato a cavallo di un delfino. Ma il contatto diretto tra la specie umana e i cetacei è sempre stata l´eccezione, non la regola. Oggi lo slogan «nuota con i delfini» è invece proposto da un numero crescente di agenzie turistiche e con una certa frequenza può capitare d´incrociare un delfino facendo il bagno nel Mar Rosso o in alcune spiagge caraibiche, nella brasiliana Fernando de Noronha o a Monkey Mia, in Australia.
«Nuotare con i delfini può suonare bene come pubblicità, ma non bisogna mai dimenticare che occorre mantenere una distanza», racconta Gabriella La Manna, biologa del Cts e direttrice del Centro di ricerca sui delfini di Lampedusa. «Il rapporto migliore resta l´avvistamento che si può fare anche nel Mediterraneo. Da noi era famoso Filippo, il delfino diventato di casa nel porto di Manfredonia e poi ucciso senza che si sia mai trovato il responsabile. Senza arrivare a una presenza così fiduciosa, capita spesso che i delfini si accostino alle barche e anche a chi nuota perché sono cetacei curiosi, che si avvicinano soprattutto per indagare le nuove presenze nel loro territorio. Ma il contatto fisico è da evitare. A Monkey Mia, dove da una trentina di anni un gruppo di delfini è stato praticamente addomesticato e si spinge a riva per ricevere cibo, nella popolazione di delfini si è registrata una diminuzione delle difese immunitarie».


Animalieanimali

29 LUGLIO 2009

 

OCEANIA RISCHIA 'SCOMPARSA', GRAVE ESTINZIONE SPECIE

Rapporto pubblicato suConservation Biology

 

L'Oceania rischia di 'affondare': infatti su Australia, Nuova zelanda e isole del Pacifico incombe il pericolo estinzione di animali e piante: habitat devastati, riscaldamento globale, specie infestanti, stanno uccidendo moltissime specie di mammiferi, pesci, rettili e anfibi e vegetali.
E' l'allarme lanciato da Richard Kingsford della University of New South Wales sulla base dei risultati di un rapporto pubblicato sulla rivista Conservation Biology, la prima revisione complessiva di oltre 24.000 pubblicazioni scientifiche che riguardano l'Oceania.
"La Terra si trova davanti la possibilità della sesta grande estinzione e il nostro report rivela che la minaccia sta avanzando su sei fronti maggiori", dichiara Kingsford. "La nostra regione si sta deteriorando sotto i nostri occhi. Le specie sono minacciate dalla degradazione degli habitat naturali, da specie invasive, da cambiamenti climatici, sovrasfruttamento del territorio, inquinamento e malattie".
Dal rapporto emerge che 1200 specie di uccelli si sono estinte nelle isole del Pacifico e negli arcipelaghi. In Australia l'agricoltura ha modificato e distrutto circa il 50% del terreno boscoso e degli ecosistemi forestali, mentre circa il 70% delle rimanenti foreste sono degradate ecologicamente a causa dell'industria del legname.
Le specie invasive, in particolare vertebrati e piante, hanno devastato le specie terrestri delle isole del Pacifico causando il 75% di tutti gli eventi di estinzione dei vertebrati terrestri delle isole oceaniche.
Oltre 2500 piante invasive hanno colonizzato Nuova Zealanda e Australia, Molte erbe infestanti, parassiti e pesci sono state introdotte dallo stesso governo, dai cacciatori, o dagli agriciltori.
Bisogna prendere provvedimenti subito, concludono gli autori del rapporto, altrimenti a pagare saranno le future generazioni e la regione continuerà a guidare l'estinzione globale di piante e animali.


IL MATTINO
29 LUGLIO 2009
 
Arrossamenti ed eritemi, dermatiti e tumori
 
Arrossamenti ed eritemi, dermatiti e tumori. Al sole si scotta anche Fido, che in estate segue il padrone al mare e sui monti. E i raggi non risparmiano neppure Micio, specie se ha manto raso e bianco. Ma per i quattrozampe in vacanza arriva una linea ad hoc: una crema-scudo per la cute e una lozione spray salva-pelo. Già disponibili nei negozi specializzati e nelle farmacie fornite di prodotti ad uso veterinario, sono state presentate in questi giorni a Milano durante un incontro promosso da Bayer, sezione Animal Health. Dopo collari gioiello, cappottini glamour, cucce «a 5 stelle», balocchi e profumi, per i pet del Duemila ci sono dunque anche le creme solari. Non un vezzo per cuccioli viziati ma una necessità reale, assicurano gli esperti. «L’eccessiva esposizione ai raggi solari, soprattutto alle radiazioni ultraviolette (Uva e Uvb) - sottolinea la veterinaria Luisa Cornegliani, diplomata Ecvd (European College of Veterinary Dermatology) - può provocare negli animali domestici, in particolare in quelli a pelo corto e cute chiara, arrossamenti e lesioni cutanee del tutto simili a quelle umane». Muso, orecchie e palpebre le zone più delicate, Dalmata e Bull Terrier fra le razze più a rischio. Non solo. Sotto il sole possono peggiorare anche molte malattie autoimmuni, come il lupus cutaneo e la dermatomiosite, avverte la specialista. Gli animali in terapia con certi antibiotici, poi, devono evitare i raggi Uv che potrebbero scatenare violente reazioni da foto-tossicità. Infine, troppi «bagni di sole» possono indebolire il sistema immunitario favorendo l’attacco dei virus e le neoplasie alla cute. Da qui, insomma, il consiglio di inserire nel beauty-case del migliore amico dell’uomo schermi solari pensati appositamente per lui. Ma attenzione: l’utilizzo di questi prodotti non deve comunque incoraggiare la prolungata permanenza al sole che dovrebbe sempre avvenire nelle ore meno calde della giornata. Del resto prestare a Fido un po’ della nostra crema non si può. «Il Ph del cane (circa 7,5) è diverso da quello dell’uomo (5,5) e la sua cute è più sottile - spiegano alla Bayer Animal Health -. Ecco perché abbiamo pensato a una linea di prodotti che previene l’insorgenza di danni più o meno gravi alla salute dei nostri animali. Si tratta di due formulazioni appositamente studiate e testate per gli animali: la lozione spray crea una barriera ai raggi solari, in quanto contiene filtri Uvb, ma ha anche un effetto idratante, in particolare sul mantello, riducendo la disidratazione e la fragilità del pelo. La crema dermatologica contiene invece biossido di titanio, ha un effetto barriera più intenso sulla cute contro le radiazioni aggressive (Uva e Uvb) ed è particolarmente indicata per gli animali che hanno zone senza o con poco pelo, più soggetti alle scottature».

TISCALI ANIMALI
29 LUGLIO 2009
 
Dagli scorpioni alle blatte, ecco tutte le razze pericolose che abbiamo in casa
 
Sono migliaia gli animali di specie "pericolose" che vengono ospitati nelle case degli italiani. Questo è quanto ha affermato L'Ente nazionale protezione animali (Enpa) in seguito al sequestro di alcuni giorni fa di più di 400 ragni pericolosi in una casa a Brunico (Bz).
Il fenomeno della terraristica, che rimanda a ciò che era successo all'aeroporto di Malpensa nel 2003 con il sequestro di numerosi scorpioni velenosi destinati ai collezionisti, rivela, ancora una volta l'esistenza in Italia di una commercializzazione di animali pericolosi come scorpioni, ragni velenosi e blatte tropicali.
L'operazione del Corpo forestale "ha gettato nuova luce - ha dichiarato l'associazione animalista in un comunicato stampa - su un mondo ambiguo e sconosciuto, animato da storie e traffici inquietanti, che ha nella Germania il canale di rifornimento privilegiato".
L'Enpa inoltre ha denunciato l'inefficienza della lista degli aracnidi pericolosi del 2003, in quanto da tale elenco "é possibile avere come vicino di casa una Cyclosternum fasciatum, il grosso ragno dotato di peli urticanti, o la Pterinochilus murinus, imprevedibile veloce ed aggressiva e con veleno da non sottovalutare", esemplari altamente pericolosi e velenosi.

BIG HUNTER
29 LUGLIO 2009
 
Nuova era per la caccia nel lecchese. Domenica apertura in anticipo per il capriolo
 
Inizierà domenica prossima (il 2 agosto 2009) la caccia al capriolo in provincia di Lecco, in anticipo rispetto alle scorse stagioni. Lo ha deciso in questi giorni la giunta provinciale accogliendo la proposta dell'assessore alla caccia Carlo Signorelli che ha raccolto le richieste dei cacciatori lecchesi. Insieme alla richiesta per il capriolo, l'assessore ha avanzato proposte anche in merito a date e consistenza sui piani di prelievo per le specie muflone e cinghiale. Gli esperti faunistici della Provincia inoltre stanno valutando la possibilità di aprire la caccia al cervo, un'ipotesi che potrebbe concretizzarsi già a partire dal prossimo autunno. "Con la delega non più in capo al Presidente, ma affidata a un Assessore - dichiara il Presidente della Provincia Daniele Nava - abbiamo inaugurato un nuovo corso per la caccia, che terrà in massima condiderazione le esigenze faunistiche, ma anche quelle di una realtà, i cacciatori, che nella nostra provincia conta qualche migliaio di appassionati, tra cui moltissimi amanti delle tradizioni e dell'ambiente, che possono aiutare a tutelare il territorio"."Stiamo affrontando con la dovuta attenzione tutte le problematiche - aggiunge il neo Assessore Carlo Signorelli - esaminando anche le richieste del mondo venatorio. I problemi sono molti: il bracconaggio, la carenza di guardiacaccia, la necessità di raccogliere tempestivamente i dati sui censimenti, il nuovo Piano Faunistico Venatorio, che affronteremo nei prossimi mesi". "Chiediamo ai cacciatori una collaborazione leale e di fornirci suggerimenti condivisi sui quali poter lavorare".Infine la provincia annuncia un'importante novità per i cacciatori: "sabato 5, sabato 12 e sabato 19 settembre sarà sperimentata l'apertura al pubblico dell'ufficio provinciale Caccia e Pesca per facilitare il ritiro del tesserino venatorio regionale, il rinnovo delle licenze di pesca e il disbrigo delle varie pratiche in vista dell’apertura della caccia; una sperimentazione che potrebbe continuare in caso di successo".

IL GIORNO
29 LUGLIO 2009
 
DECISIONE PRESA DALLA GIUNTA DI VILLA LOCATELLI
Parte in anticipo la caccia al capriolo Uffici aperti per tesserini e licenze
 
LECCO - APRE IN ANTICIPO la stagione della caccia al capriolo in provincia di Lecco. La decisione è stata presa ieri dalla Giunta di Villa Locatelli che ha accolto tutte le proposte dell’assessore alla Caccia e pesca Carlo Signorelli su date e consistenza dei piani di prelievo di capriolo, muflone e cinghiale. Contenti quindi i cacciatori che potranno abbracciare il fucile già da domenica. Una novità su cui si è invece discusso è la caccia al cervo, ipotesi sulla quale stanno lavorando gli esperti della Provincia e che potrebbe concretizzarsi in autunno. «Con la delega affidata a un assessore - dichiara il presidente della Provincia Daniele Nava - abbiamo inaugurato un nuovo corso per la caccia che terrà in massima considerazione le esigenze faunistiche, ma anche quelle di una realtà, i cacciatori, che nella nostra provincia conta qualche migliaio di appassionati».
PER I CACCIATORI intanto sabato 5, sabato 12 e sabato 19 settembre sarà sperimentata l’apertura al pubblico dell’ufficio provinciale Caccia e Pesca per facilitare il ritiro del tesserino, il rinnovo delle licenze di pesca e il disbrigo delle varie pratiche in vista. «Stiamo affrontando con la dovuta attenzione tutte le problematiche - aggiunge Signorelli - tra cui il bracconaggio, la carenza di guardiacaccia, la necessità di raccogliere tempestivamente i dati sui censimenti, il nuovo Piano faunistico venatorio. Il nostro settore conta su personale qualificato e preparato. Chiediamo ai cacciatori una collaborazione leale e di fornirci suggerimenti sui quali poter lavorare».

TIO
29 LUGLIO 2009
 
SVIZZERA - Bambino azzannato, 8 ore per ricostruire il viso. Le cicatrici resteranno per sempre sul volto del piccolo Ali. E intanto si apprende che il proprietario del rottweiler aveva un secondo cane. Entrambi verranno uccisi
 
SCIAFFUSA - I medici hanno lavorato 8 ore per curare le ferite del piccolo Ali, di 3 anni, azzannato nel fine settimana a Sciaffusa. Otto ore di lavoro per riuscire a ricucire le ferite sul viso del bambino. Ferite che resteranno sul suo corpo per tutta la vita. I medici, parlando con i familiari, sono stati chiari: "Le ferite saranno indelebili".
Familiari che non si danno pace, ad iniziare da Fatma la sorella di 19 anni che si è buttata sul cane per riuscire a salvare il fratellino, e che ha ancora in mente le sconcertanti immagini di sangue e carne sparsa sul pavimento. Un racconto il suo rilasciato a 20minuten e al Blick dai toni raccapriccianti: "Mio fratello era ricoperto tutto di sangue. Ho tentato in ogni modo di staccare il cane da mio fratello, cercando perfino di attirare la sua attenzione verso me". Solo il papà di Ali è riuscito a staccare il cane dal bambino, afferrandolo l'animale per il collo. "20 Minuten" riferisce di una scena raccapricciante, con gli sconcertati famigliari che raccolgono da terra parti del viso di Ali e un suo orecchio.
"Smettila! Smettila!" - L'animale non ha dato alcun seguito alle ripetute grida ("Smettila! Smettila!") della donna che l'aveva in custodia. "La bestiaccia ha mollato la presa solo quando mio padre l'ha afferrata per il collo", ha raccontato la sorella Fatma.
Il proprietario aveva secondo cane - Intanto si è appreso questa mattina che il proprietario del giovane rottweiler possiede un secondo cane, più vecchio e in cattive condizioni di salute. Entrambi saranno soppressi nel corso della giornata dalla protezione animali. Il medico cantonale sciaffusano Urs-Peter Brunner ha confermato la notizia pubblicata dal quotidiano "Blick" secondo la quale l'uomo, tra l'altro sospettato di essere implicato nel triplice omicidio avvenuto tre settimane or sono a Grenchen (SO), possiede un secondo cane. Entrambi sono stati affidati alla madre del proprietario, che vive a Sciaffusa.
Il secondo rottweiler non è implicato nell'aggressione al bambino di quattro anni, ha continuato Brunner, ma si tratta di un animale vecchio e "in cattive condizioni di salute". Soffre in particolare di forti dolori e per questo motivo nel pomeriggio verrà ucciso. Il proprietario si è dichiarato d'accordo per iscritto.
 
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Aggressione Sciaffusa: rottweiler sarà ucciso
 
 
Il rottweiler che ha aggredito e gravemente ferito un bimbo di 4 anni nel fine settimana a Sciaffusa appartiene a un 32enne, ex sportivo d'élite attualmente in carcere: l'uomo è sospettato di essere implicato nel triplice omicidio avvenuto tre settimane or sono a Grenchen (SO), ha indicato all'ATS un portavoce della polizia confermando notizie in questo senso pubblicate dal "Blick" e da "20 Minuten". L'animale era stato affidato alla madre 55enne: e proprio a lei è sfuggito nel tardo pomeriggio di domenica, attaccando una famiglia che si trovava su un prato per fare un picnic. Ora il destino del cane è segnato: sarà ucciso.
In passato il proprietario del cane aveva pure vissuto a Sciaffusa, mentre ora è domiciliato a Hallwil (AG). In nessuno dei due cantoni sono registrati casi di aggressione da parte del rottweiler, che è peraltro giovane, avendo undici mesi. L'ex atleta - specializzato nel lancio del martello - è da giorni al centro dell'attenzione mediatica per essere fra principali indiziati del brutale omicidio commesso il 5 giugno a Grenchen, che ha visto vittime un uomo di 60 anni, la moglie di 55 e la loro figlia di 35.
La polizia aveva arrestato in totale quattro persone, una delle quali è stata nel frattempo rilasciata perché ha un alibi. Ma il grave fatto di sangue è ancora avvolto nel mistero: non è ancora per nulla chiaro né cosa sia effettivamente successo, né soprattutto perché. Anzi, stando all'edizione odierna del "Blick" il 32enne, considerato finora il principale sospettato del delitto, potrebbe avere a sua volta un alibi
L'uomo teneva il cane "Andos" - racconta il quotidiano zurighese - in un apposito recinto della sua abitazione a Hallwil: fuori da questo spazio non era abituato a stare. Quando il suo padrone è finito in prigione, "Andos" è stato affidato alla madre, che però non era solita tenerlo al guinzaglio. Un comportamento che si è rivelato fatale, anche perché (stando a uno specialista di cani interpellato dal quotidiano) per un rottweiler decisivo è il fattore educativo: dopo tanto tempo passato rinchiuso non è più preparato alla vita normale e in caso di stress reagisce in modo aggressivo.
Questo è proprio quanto successo nel tardo pomeriggio di domenica: il grosso cane - ha spiegato a "20 Minuten" la sorella maggiore di Ali, il bimbo attaccato - è corso verso la famiglia, mordendo al volto il fratellino. L'animale non ha dato alcun seguito alle ripetute grida ("Smettila! Smettila!") della donna che l'aveva in custodia. "La bestiaccia ha mollato la presa solo quando mio padre l'ha afferrata per il collo".
"20 Minuten" riferisce di una scena raccapricciante, con gli sconcertati famigliari che raccolgono da terra parti del viso di Ali e un suo orecchio. "Tutto era pieno di sangue", ha raccontato la ragazza. La vittima è stata ricoverata direttamente all'ospedale pediatrico di Zurigo, dove in un'operazione durata sei ore i medici hanno cercato di rimettere insieme il viso. Nel frattempo il bimbo è fuori pericolo, ma le cicatrici rimarranno. "Ali ha dolori tremendi, il suo viso è gonfio", ha detto la sorella. Almeno però è tornato a parlare: fra le prime cose, ha chiesto una "Milchschnitte" (fetta al latte).
La vicenda ha riportato bruscamente d'attualità il tema dei cani pericolosi. "Questo incidente avrebbe potuto essere evitato", ha indicato la consigliera nazionale (PPD/ZH) Kathy Riklin a "20 Minuten". La deputata si impegna da anni per il divieto, o perlomeno l'obbligo di autorizzazione, per i cani portati per loro natura ad essere aggressivi. "Ma contro la potente lobby dei cani non abbiamo chances", si è rammaricata Riklin.
Il rottweiler in questione non vivrà però a lungo: domani sarà ucciso con un'inizione letale, ha indicato il medico cantonale Urs-Peter Brunner in un'intervista diffusa stasera dalla radio locale "Munot". La decisione è stata presa anche in accordo con la consigliera di stato competente, Ursula Hafner (PS), ha detto il funzionario. Secondo Brunner le ferite subite dal piccolo Ali mostrano che "Andos" ha azzannato la sua vittima con forza: l'animale mostra inoltre un "abnorme comportamento di caccia" e potrebbe quindi nuovamente mettere in pericolo gli esseri umani.
Bluewin.ch - 28.7.09

 

 

            29 LUGLIO  2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 

COMUNICATO LAV BUSTO ARSIZIO (VA)
29 LUGLIO 2009
 
Siglata nuova convenzione con l'Uninsubria. Altri 30 anni di tortura.
 
Oggi, mercoledì 29 luglio 2009, in un afoso pomeriggio di fine luglio, il sindaco di Busto Arsizio, Gigi Farioli, e il "magnifico" rettore dell'Università dell'Insubria, Renzo Dionigi, hanno firmato la nuova convenzione per l'utilizzo da parte dell'università dei locali comunali dei Molini Marzoli e della appena ristrutturata Villa Manara. Com'era prevedibile, nel nuovo accordo non è contenuto alcun vincolo di non-utilizzo di animali nella ricerca, come invece abbiamo chiesto noi invano per sei lunghissimi anni.
Sei lunghissimi anni in cui la LAV di Busto Arsizio si è spesa con tutte le proprie energie affinché il comune impedisse ai ricercatori dell'Uninsubria di utilizzare animali. Abbiamo denunciato la crudeltà di questi esperimenti e abbiamo portato in città medici antivivisezionisti che ne hanno smascherato la non-validità scientifica. Ma nulla abbiamo potuto contro il potere costitituito dei vivisettori da una parte e dei loro servi di Palazzo Gilardoni dall'altra. Un potere pienamente consapevole della fraudolenza scientifica di questi esperimenti, tant'è che non ha mai voluto organizzare un incontro pubblico su questo tema, perché sapeva che i cittadini bustesi avrebbero capito bene quali nefandezze venivano compiute con i loro soldi. Ancora più ributtante è poi la presenza di un "comitato etico" interno all'Uninsubria, avente il compito di vagliare la liceità degli esperimenti: vivisettori che giudicano l'accettabilità di esperimenti che essi stessi compiono.
Abbiamo perso questa battaglia, ma siamo forti della consapevolezza di essere dalla parte della ragione. Lo dimostra il fatto che il comune e l'università non abbiano voluto organizzare un incontro pubblico su questo tema. Siamo consapevoli di portare avanti una lotta giusta e storica, la rivendicazione del diritto alla vita e alla libertà di ogni essere vivente. Siamo consapevoli, come dimostrato dalla condotta della nostra controparte, dell'effetto dirompente che la semplice discussione sulla validità della sperimentazione animale produce sul pubblico: basta approfondire l'argomento affinché chiunque si renda conto di quanto sia assurdo utilizzare una specie per studiare patologie di un'altra specie.
Quindi se la battaglia è persa la guerra è appena cominciata. E noi non possiamo fare altro che vincerla.
Francesco Caci - (Responsabile LAV Busto Arsizio)

VIRGILIO NOTIZIE
29 LUGLIO 2009
 
Ricerca/ Cnr: L'osteoporosi dipende anche da acidità stomaco
Se Ph non è abbastanza acido, le cure risultano vane
 
Se il pH dello stomaco non è abbastanza acido le cure contro l'osteoporosi risultano vane. A dimostrarlo per la prima volta è uno studio internazionale pubblicato su Nature Medicine in cui sono coinvolti ricercatori del Laboratorio genoma umano dell'Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Itb-Cnr), presso l'Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Mi). "Siamo partiti da uno studio sull'osteopetrosi, una grave patologia genetica che determina e la deformazione e l'ispessimento delle ossa, praticamente il contrario dell'osteoporosi, che provoca invece lo sfaldamento osseo", racconta Anna Villa, coautrice dell'articolo, coordinatrice italiana dello studio e dirigente di ricerca dell'Itb-Cnr. "Studiando questi pazienti, abbiamo capito che il difetto da essi presentato della pompa protonica, un complesso enzimatico preposto all'acidificazione dell'ambiente esterno alla cellula ossea, svolge un ruolo anche nelle cellule dello stomaco, che acidificano l'ambiente consentendo la digestione del cibo". Proprio questa novità è risultata la chiave di volta per svelare il nuovo meccanismo patologico che causa l'osteoporosi. "Abbiamo scoperto che il difetto di acidificazione da parte delle cellule dello stomaco causa un diminuito riassorbimento del calcio, che determina rachitismo nel bambino, mentre nell'adulto potrebbe contribuire all'osteoporosi", prosegue la ricercatrice del Cnr. La scoperta arriva dopo tre anni di sperimentazione condotta su modelli animali e su 13 pazienti affetti da osteopetrosi e contribuisce a gettare nuova luce su una malattia che in Italia interessa almeno il 15% della popolazione oltre i 65 anni di età. Lo studio, oltre a identificare questa nuova causa, ha permesso ai ricercatori di fare un passo in avanti nella direzione del futuro trattamento della patologia. "Non solo abbiamo capito che il calcio carbonato, che di solito viene somministrato insieme alla vitamina D3 per prevenire e contrastare l'osteoporosi, non viene assorbito se l'ambiente dello stomaco non raggiunge livelli elevati di acidità, ma abbiamo anche dimostrato che il calcio gluconato può essere un suo valido sostituto, in quanto viene assorbito dall'organismo anche in presenza di un difetto di acidificazione. Si tratta di una scoperta che comporterà certamente un cambiamento nella terapia dell'osteoporosi, e dimostra come da studi genetici spesso scaturiscano inaspettate ricadute per le patologie più comuni", conclude Anna Villa. Il lavoro è stato finanziato da Fondazione Cariplo e Telethon.

CLIC MEDICINA
29 LUGLIO 2009
 
Scoperte cellule del sangue in grado di limitare i danni traumatici del midollo spinale
 
Una equipe di ricercatori dell’Weizmann Institute of Science di Rehovot in Israele, guidata da Michal Schwartz, in collaborazione con i ricercatori dell’Unità di Neuroimmunologia (Istituto di Neurologia Sperimentale - INSPE) del San Raffaele di Milano, diretta da Gianvito Martino, hanno dimostrato che un particolare tipo di cellule del sangue, i cosiddetti macrofagi, possono essere utilizzati come strumento terapeutico per attenuare i danni permanenti al sistema nervoso centrale causati da lesioni traumatiche del midollo spinale. Tale scoperta, per ora validata solo nei topi, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale PLoS Medicine ed apre nuove prospettive terapeutiche per la cura delle lesioni traumatiche del midollo spinale.
La lesione del midollo spinale è un evento patologico che si verifica quando si interrompe parzialmente o totalmente la connessione funzionale tra il midollo spinale da una parte e il cervello e i nervi periferici dall’altra. Le cause più comuni che possono portare ad una lesione midollare sono di tipo traumatico: di solito sono il risultato di una ferita fisica (es. arma da fuoco) o di un trauma contusivo (es. incidente automobilistico o motoristico) che provocano una frattura della colonna vertebrale a cui consegue il danneggiamento irreversibile del midollo spinale. I danni a carico del midollo spinale possono causare la perdita di funzioni motorie (come ad esempio il movimento e/o la respirazione) e/o sensoriali (come ad esempio le sensibilità tattile, termica e dolorifica) a seconda del segmento del midollo spinale che è stato danneggiato. Attualmente al mondo ci sono circa 2.5 milioni di persone con lesione midollare a cui si aggiunge un numero di circa 130.000 casi ogni anno. Queste cifre danno ragione del significativo impatto dei traumi midollari sulla qualità della vita. Attualmente non esistono terapie specifiche per i traumi midollari anche se un intervento chirurgico immediato (nelle prime 72 ore dal trauma) teso a ridurre la frattura vertebrale associata alla lesione midollare può essere di parziale beneficio. L’accumulo di deficit(s) funzionali permanenti, causati dal trauma midollare, è dovuto non solo all’evento traumatico iniziale in sé ma anche a una serie di processi secondari al danno, sia precoci sia tardivi. Tra gli eventi dannosi precoci (che avvengono nei primi 2-3 giorni dal trauma) l’infiammazione gioca un ruolo importante, mentre tra gli eventi tardivi più deleteri (che avvengono settimane o mesi dopo il trauma) ricordiamo la cicatrizzazione della zona danneggiata e la formazione di una cavità cistica con conseguente perdita irreversibile della funzione della zona colpita. La peculiarità della scoperta si deve al fatto che i ricercatori del Weizman Institute e del San Raffaele, dopo aver indotto sperimentalmente lesioni traumatiche nel midollo spinale di topi, hanno verificato che alcuni tipi di cellule del sangue che prendevano parte alla reazione infiammatoria post-traumatica non svolgevano una vera e propria azione dannosa ma altresì avevano un effetto benefico. Dopo questa prima osservazione, i ricercatori hanno cercato di capire quali erano le caratteristiche di queste cellule infiammatorie ‘benevole’ ed hanno individuato in una particolare popolazione di globuli bianchi, i macrofagi, i responsabili di tale attività. I macrofagi sono globuli bianchi normalmente deputati a combattere le infezioni poiché sono in grado di catturare e distruggere gli agenti infettivi; in questo caso si sono dimostrati capaci di svolgere funzioni protettive fino ad ora insperate e poco conosciute.
Le cellule del sistema immunitario, dal quale dipende la reazione infiammatoria post-traumatica che avviene nel midollo spinale lesionato, contengono vari tipi cellulari diversi tra cui due tipi di macrofagi: i macrofagi che provengono dal sangue e i macrofagi residenti perennemente nel sistema nervoso, la microglia. I ricercatori hanno dimostrato che l’effetto benefico nel riparare le lesioni dipende solo dai macrofagi provenienti dal sangue, e non da quelli residenti nel midollo spinale, ma hanno anche individuato all’interno della popolazione dei macrofagi del sangue un particolare sottotipo cellulare in grado di svolgere tale azione benefica attraverso il rilascio di una potente sostanza anti-infiammatoria denominata interleuchina 10.
Per verificare l’effetto curativo dei macrofagi, i ricercatori israeliani e i colleghi del San Raffaele hanno poi utilizzato un topo-chimera in cui i macrofagi del sangue erano stati preventivamente “colorati di verde” per poi essere individuati una volta trapiantati nei topi malati. Con questo stratagemma si è potuto distinguere tra microglia e macrofagi del sangue e si è potuto scoprire che topi trapiantati con macrofagi verdi recuperavano più in fretta le funzioni motorie perse a causa della lesioni midollare concludendo che i macrofagi del sangue e non quelli presenti nel sistema nervoso centrale sono le cellule che ‘riparano’. L’iniezione delle cellule è però risultata efficace solo quando le cellule sono state iniettate quando l’infiammazione è risultata attiva nel midollo spinale, cioè nelle fasi immediatamente successive al trauma. In condizioni di scarsa infiammazione queste cellule non hanno mostrato alcuna capacità di riparazione.Infine, i ricercatori hanno anche osservato che i macrofagi producono non solo una riparazione diretta del danno, limitando l’infiammazione, ma influenzano anche le capacità auto-riparative del tessuto malato in cui si integrano. Normalmente infatti il tessuto danneggiato reagisce cicatrizzando la zona colpita con conseguente formazione di una cavità cistica; l’azione dei macrofagi trapiantati, invece, ha anche favorito l’attivazione delle cellule endogene (dell’animale malato) che moltiplicandosi hanno potuto anch’esse contribuire alla riparazione del danno poiché capaci di inibire la cicatrizzazione e la formazione della cavità cistica. Lo studio ha due aspetti di rilievo che devono essere sottolineati. Da una parte chiarisce una volta di più che alcune sottopopolazioni cellulari del sistema immunitario hanno una tale attività anti-infiammatoria che possono contribuire efficacemente a riparare danni ingenti al sistema nervoso conseguenti ad eventi di tipo traumatico/infiammatorio e dall’altra suggerisce l’utilizzo di tali cellule come strumenti terapeutici per limitare i danni provocati da importanti traumi midollari. I risultati pubblicati suggeriscono una nuova via terapeutica, basata sulla stimolazione piuttosto che sull’inibizione del sistema immunitario, che potrebbe nel futuro prossimo risultare efficace non solo per curare lesioni traumatiche acute del sistema nervoso ma anche disturbi cronici neurodegenerativi come la Malattia di Alzheimer ed il Morbo di Parkinson.

VARESE NEWS

29 LUGLIO 2009

 

LA LAV FURIBONDA: UN COMUNE ASSERTIVO, UNA COSA VERGOGNOSA

Così il portavoce della Lega Anti Vivisezione bustese Caci, da anni "in guerra" con l'UnInsubria per far cessare gli esperimenti su animali, dopo la firma della convenzione trentennale con il Comune

 

«Un Comune asservito, una cosa schifosa, vergognosa eticamente nei confronti di tutti gli animali... umani inclusi». Non usa mezzi termini, come suo solito, il portavoce della Lega Anti Vivisezione (LAV) di Busto Arsizio Francesco Caci. Porta il nome del mite Santo amico degli animali, ma vedere firmare la convenzione fra Comune e Università dell'Insubria senza aver ottenuto «una emerita cippa di m*****a» (testuale, parole sue) dopo anni di lotte contro la sperimentazione animale presso i laboratori universitari dei Molini Marzoli (ora trasferiti a Villa Manara) lo manda veramente... in bestia.
«Si è fatto a fine luglio per poter trovare una città distratta» accusa. Ma la città ne sarebbe rimasta fuori altrettanto probabilmente anche a novembre o marzo. In fondo sono sempre i soliti "pasionari" ad esporsi, al rischio dell'ostilità, dell'indifferenza, a difesa di chi non può parlare - nè capire i problemi etici degli umani. E Caci, tenace, continua nella sua battaglia. Ignorata la cosiddetta "risoluzione di San Francesco", ricordata ogni 4 ottobre da una piccola ma puntuale
manifestazione animalista in città, che chiedeva lo stop alla sperimentazione fra le condizioni della nuova convenzione. «Altro che la trasparenza di cui ciancia il sindaco! Abbiamo sempre sostenuto l'inutilità di questo tipo di sperimentazioni, qui come altrove, anche invitando degli esperti a parlarne. Il Comune ha sistematicamente evitato di organizzare il famoso incontro pubblico che chiediamo ormai dal 2005 con la controparte impegnata nella ricerca, per confrnontare civilmente e pubblicamente le nostre posizioni. Due amministrazioni dopo, eccoci qui, con un Comune asservito all'Università dell'Insubria. Abbiamo una nuova struttura, nuovi stabulari che amplieranno la gamma degli animali da sperimenetazione: ci saranno anche le rane». Si può sorridere, ma la LAV su queste cose è sempre serissima: della serietà di chi crede con fede granitica nella giustezza morale della causa, del resto difficilmente questionabile. «Quanto a noi, non ci fermeremo e denunceremo questo stato di cose. Se la battaglia è persa la guerra è appena cominciata. E noi non possiamo fare altro che vincerla».

 
 
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