IL GIORNALE
28 NOVEMBRE 2009
ADDESTRAVA IL SUO CANE CON LE SCARICHE ELETTRICHE
Franco Sala
Vimercate (MB) - Un cacciatore di Vimercate ha messo al suo cane un collare capace di infliggere scariche elettriche. Il cacciatore, 35 anni, è stato denunciato alla Procura di Monza e rischia di finire in galera da 3 mesi a un anno o - considerata la sua fedina penale immacolata - più probabilmente una sanzione che va dai 3mila ai 15mila euro.
La storia: il segugio italiano, un bel cane di razza, abbandona la cuccia e si allontana fino in via Caprotti, nel signorile quartiere di Oreno. Attraversa la strada: un’auto lo investe. Gli spezza una zampa. L’automobilista cerca di soccorrerlo poi chiama gli agenti della polizia locale. I vigili notano che il collare ha un aspetto strano. Ha inserito un congegno con due punte metalliche che si conficcano nella carne del povero animale. Il padrone con un telecomando elettrico quando decide pigia il bottoncino e punisce con forti scariche elettriche il segugio. È il primo caso del genere che si verifica in Brianza. Il cacciatore arriva sul posto e cerca di giustificarsi, spiega che quel tipo di collare è in perfetta regola. Tutto, secondo lui, nel pieno rispetto delle norme di legge. Ma i vigili decidono di approfondire la questione e chiedono spiegazioni all’Asl di Monza. Non occorre molto tempo per verificare che quel marchingegno è illegale. Il segugio italiano è stato curato e potrà campare senza torture dopo quello che ha passato nelle mani del suo padrone. Lo stesso al quale la magistratura lo ha affidato. Adesso il cacciatore deve stare attento: per i recidivi si può aprire la porta del carcere.
LA SICILIA
28 NOVEMBRE 2009
Gaggi (ME): molti cani e gatti avvelenati o abbandonati
Alessia Vanadia
Gaggi (ME). A lei sono stati avvelenati 7 gatti e un cane. Altre 15 le bestiole trovate morte o in gravi condizioni dinnanzi alla sua abitazione o all'interno del suo giardino. A denunciare un'orribile situazione di avvelenamenti e abbandoni animali è la dott.ssa Lydia Schuler, ex «Medico senza frontiere» che da qualche anno vive a Gaggi in una casa piena di cani, sua grande passione. Purtroppo, però, sembra che l'abitazione sia stata scambiata per un canile pubblico dove poter gettare i cuccioli di cui ci si vuole disfare o uccidere quelli già cresciuti. Tra i tristi episodi verificatisi nell'ultimo mese: 5 cagnolini trovati morti dentro un sacchetto di plastica e altri 4 cuccioli rinvenuti lunedì scorso all'interno di una scatola, 3 già privi di vita e uno morto nelle braccia di Lydia. Per fortuna, numerose bestiole sono anche state salvate dalla loro soccorritrice, che ha dovuto sostenere ingenti spese per cure e visite veterinarie. La dott.ssa Schuler si è spesso rivolta ai Carabinieri e nella speranza di trovare prove si è anche munita di un sistema di videosorveglianza. Nel frattempo, anche altre persone del posto hanno trovato il coraggio di parlare di ritrovamenti di polpette di macinato misto a vetro e di animali presi a calci e a pietrate.
TRENTINO
28 NOVEMBRE 2009
Uno degli alani muore al canile
ARCO (TN). E’ morto improvvisamente l’altra notte al canile di Trento uno dei cinque alani coinvolti nella brutale aggressione dell’arcense Ivo Calzà, avvenuta mercoledì scorso in via Gazzoletti a Mogno di Arco. Si tratta di un cucciolo di sei mesi sul quale verrà comunque eseguita un’autopsia veterinaria. Il decesso sarebbe da attribuire ad un’infezione improvvisa, forse una gastroenterite acuta contratta nelle ore precedenti all’interno del canile di Trento dove i cinque cani di Claudio Mascher erano stati portati poche ore dopo l’aggressione. Era stata l’azienda sanitaria di Arco ad emettere, poche ore dopo l’aggressione, un ordine di custodia degli animali, in luogo protetto e lontano dall’abitato. Dopo aver inutilmente cercato di «piazzare» gli alani tra Riva e Rovereto, la decisione sarebbe così caduta su Trento. E alle 23 di quella stessa, drammatica giornata i protagonisti dell’aggressione ai danni di Calzà erano stati trasferiti nella struttura di maso Sembenotti, con una serie di disposizioni molto precise. Due dei tre cuccioli, sicuramente corresponsabili dell’aggressione (i musi e il pelo ancora imbrattati del sangue della vittima) erano stati posti in una gabbia; il terzo cucciolo - cucciolo per modo di dire, siamo sui 35-40 chili - e i genitori in un’altra. Tutti e cinque, isolati anche dai volontari che bazzicano il canile, con la disposizione che fosse lo stesso proprietario - che aveva acconsentito - a sfamarli di persona, ogni giorno. L’Azienda sanitaria aveva previsto, come di prassi in casi simili, un periodo d’osservazione di dieci giorni, per valutare eventuali sintomatologie legate alla rabbia: nel qual caso gli animali malati andrebbero giocoforza abbattuti. In questo periodo, vietatissimo spostare i cani o anche solo farli uscire dalla gabbia. E’ successo però che l’altra sera, uno dei tre cuccioli - «senza alcuna sintomatologia precedente», dicono al canile - abbia iniziato a sentirsi male: diarrea e altro. Ad accorgersene è stato lo stesso proprietario, che ha avvisato il veterinario del canile il quale ha indicato una terapia e consigliato allo stesso Mascher di far visitare il cane ad una struttura qualificata. Per fare questo, però, occorreva l’autorizzazione dell’Asl: una sorta di permesso speciale in deroga al regime di «detenzione» imposto dai fatti. Mascher si sarebbe mosso in tal senso, ma non ha fatto in tempo: ieri mattina la tanto sospirata autorizzazione è arrivata, ma nel frattempo il cucciolo di alano era morto, presumibilmente nella notte. Le autorità veterinarie hanno disposto una perizia necroscopica ai fini medico veterinari, per accertare le cause di morte. E’ possibile che l’alano sia rimasto vittima di un qualche virus contratto all’interno del canile. La carcassa è stata recuperata e trasferita all’istituto zooprofilattico di Padova, dove l’autopsia verrà eseguita; non è chiaro se vi siano possibili rischi di contagio.
CRONACA QUI
28 NOVEMBRE 2009
Rito barbaro a Porta Palazzo
Torino: sgozzano capretti in cortile Denunce contro gli islamici
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Claudio Neve
TORINO - «Voi a Pasqua uccidete gli agnelli, noi per la festa del sacrificio uccidiamo i montoni. Che differenza c’è?»
Il ragionamento del giovane musulmano che si allontana dal luogo della macellazione non farebbe una piega, se non fosse per il fatto che gli animali sono stati uccisi in lungo Dora Napoli 6, all’altezza del ponte Mosca, in un cortile all’aria aperta su cui si affacciano la strada e un gran numero di palazzi. E i vicini di casa non hanno gradito molto lo spettacolo che è andato in scena ieri, per tutta la mattina, con gli animali sgozzati e macellati sotto gli occhi di chiunque, anche bambini o non musulmani in generale, per celebrare il sacrificio di Abramo.L’episodio si è verificato in una piccola via interna senza sbocco, ma proprio in mezzo agli edifici. Il telo steso dal folto gruppo di extracomunitari per coprire la vista dalla strada non è bastato a impedire a chiunque si trovasse a passare di lì o si affacciasse dalle finestre di vedere la mattanza di tre montoni. Tanto che numerose telefonate sono giunte al 113. Sul posto sono così intervenute le volanti della Questura che hanno verificato quanto in effetti stava accadendo.Gli agenti hanno poi provveduto a chiedere l’intervento dei vigili urbani, per la verifica delle irregolarità riguardanti l’igiene pubblica. I civich hanno poi denunciato due marocchini per la violazione delle norme sulla macellazione. La legge, infatti, permette la macellazione rituale, anche se causa notevoli sofferenze agli animali, a patto che ovviamente sia effettuata in luoghi adatti, sia dal punto di vista “sociale” che da quello igienico. E sicuramente un cortile di lungo Dora Napoli, a due passi da corso Giulio Cesare, non è un luogo adatto.
BLITZ QUOTIDIANO
28 NOVEMBRE 2009
Torino, sgozzano agnelli in cortile: due marocchini denunciati
Per celebrare la festa islamica del sacrificio di Abramo gli uomini avevano trasformato la strada in un mattatoio, violando le regole per la macellazione
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Torino - Due marocchini sono stati denunciati per violazione delle norme sulla macellazione in Lungo Dora Napoli, a Torino. Gli uomini avevano trasformato il cortile in un mattatoio all’aperto: per la festa musulmana del sacrificio, eid al-adha, che rievoca quello di Abramo.Insieme ad altre persone, tra cui alcuni italiani, stavano sgozzando alcuni agnelli. Un rituale che si ripete ogni anno: in occasione di questa festa, infatti, si porta in tavola l’agnello, che deve essere ucciso secondo un particolare rituale. A segnalare l’improvvisato mattatoio sono stati alcuni residenti della zona. Ed è polemica per le modalità in cui vengono uccisi gli animali.
TG COM
28 NOVEMBRE 2009
Torino, sgozzano agnelli:denunciati
Islam, era rituale per festa sacrificio
Torino - Un cortile trasformato, per la festa musulmana del sacrificio, in un mattatoio all'aperto, con sangue da tutte le parti e i lamenti assordanti degli agnelli. E' la scena raccapricciante che si sono trovati di fronte gli agenti della polizia municipale di Torino, intervenuti in Lungo Dora Napoli. Due marocchini sono stati denunciati per violazione delle norme sulla macellazione. Insieme ad altre persone stavano sgozzando alcuni agnelli.
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
28 NOVEMBRE 2009
Trecento montoni al Sacrificio
RICORRENZE. Per la rituale festa le famiglie islamiche hanno atteso l'arrivo del camion con le bestie già macellate. Raduno davanti al Palasport per la consegna della carne «Aiutateci a combattere la piaga delle macellazioni clandestine»
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Lorenza Costantino
Verona. Un caloroso «salam» e quattro baci sulle guance. Ieri pomeriggio nel parcheggio del Palasport la distribuzione dei montoni macellati è stata, per circa sessanta famiglie musulmane veronesi, anche l'occasione per ritrovarsi insieme e augurarsi buona «Aid Al Adha», la Festa del sacrificio. Si tratta di un'importante ricorrenza islamica, fissata due mesi e dieci giorni dopo la fine del Ramadan, che si festeggia tra parenti e amici, con lo scambio di qualche regalo. Ogni famiglia, cucinando questa carne nel corso dei prossimi giorni, ricorda l'episodio in cui il patriarca Allah ferma la mano di Abramo, il quale sta per sacrificargli il primogenito Ismaele, e gli concede di uccidere al suo posto un montone. La storia è la stessa conosciuta dai cristiani, se non che per questi ultimi il figlio risparmiato è Isacco.
È stata lunga l'attesa per l'arrivo del camion refrigerato con le sessanta bestie, macellate a Montecchia di Crosara, perché là si trova il mattatoio «che per primo si è reso disponibile a fare tutto il lavoro in giornata», spiega uno degli organizzatori. Alle 13 sono cominciate ad arrivare le prime persone, le quali poi si sono rassegnate ad aspettare in auto fino alle 15.30. All'arrivo del mezzo, è iniziata la distribuzione dei capi, ognuno numerato e destinato alla famiglia che lo aveva prenotato e pagato. Anche nei prossimi due giorni avverranno consegne al Palasport: saranno circa 300 famiglie a ritirare la carne. È l'associazione Saadia, presieduta da Samira Chabib, ad occuparsi di radunare i montoni che ogni famiglia procura da sé, comprandoli direttamente dagli allevatori, per dopo portarli al macello. La ricorrenza religiosa prevede il consumo del montone appena ucciso. Questo poi potrà essere preparato in diversi modi, con la ricetta magrebina, insieme al cuscus, oppure «prendendo spunto dalla cucina italiana. Ma considerando che solo la comunità marocchina veronese, provincia compresa, si compone di circa 15mila persone, i conti non tornano. «È vero», risponde Samira Chabib, «esiste ancora il problema delle famiglie che fanno tutto da sole: comprano la bestia e la macellano in proprio. Il fenomeno è in calo ma noi continuiamo la nostra campagna di sensibilizzazione tra i musulmani affinché tutti si affidino a questo servizio». E poi una parola rivolta al sindaco Tosi : «Siamo grati per rinnovarci ogni anno il permesso di distribuire i capi in questo luogo. E suggeriamo che venga regolamentata più severamente la vendita del bestiame da parte degli allevatori, per aiutarci a fermare la macellazione clandestina». E gli animalisti? «Abbiamo discusso, trovando un punto comune. Anche noi non vogliamo che queste bestie siano uccise barbaramente ma secondo la legge».
GIORNALE DI REGGIO
28 NOVEMBRE 2009
Scoperti con una pecora legata nel bagagliaio dell'auto: 2 denunciati
Durante un controllo stradale finiscono nei guai due nordafricani
CAMPAGNOLA EMILIA (RE) (28 novembre 2009) - I due occupanti erano già scesi dall'auto e consegnato i documenti al posto di blocco dei carabinieri, quando i militari hanno notato l'auto sobbalzare: nel bagaglio della vettura c'era un pecora con le zampe legate, che sbatteva la testa contro le pareti del baule. I carabinieri l'hanno quindi liberata e hanno denunciato gli occupanti dell'auto, due nordafricani di 38 e 50 anni, entrambi operai residenti a Suzzara. L'accusa è di maltrattamento di animali, per cui è previsto fino a un anno di reclusione e 15mila euro di multa. Il sospetto è che la pecora fosse pronta a essere macellata clandestinamente per la festa islamica del sacrificio.L'auto è stata fermata la sera del 26 novembre, intorno alle 18.30, lungo la provinciale 30 a Campagnola. I militari hanno fermato la Mercedes 250 dei due nordafricani, e hanno notato i rumori e i movimenti provenienti dal bagagliaio. Subito hanno pensato che ci fosse una persona che chiedeva aiuto, ma hanno scoperto la pecora, di una sessantina di chili. Aveva le quattro zampe legate e respirava a fatica. L'animale è stato sequestrato e affidato a un allevatore.
http://www.ilgiornaledireggio.it/showPage.php?template=newsreggio&id=4854&masterPage=articoloreggio.htm
MESSAGGERO VENETO
28 NOVEMBRE 2009
Festa del sacrificio islamico: ai Rizzi 400 persone in preghiera
Udine - Più di 400 musulmani ieri si sono ritrovati nella palestra dell’Università dei Rizzi in via delle Scienze, per la festa del sacrificio “Aid Al Adha”. La preghiera è iniziata poco dopo le nove e tutta la cerimonia si è conclusa a metà mattinata. L’antichissima ricorrenza religiosa prevede lo sgozzamento a vivo di montoni, «ma oggi in Italia – riferisce il responsabile del centro culturale islamico di via San Rocco Bouraoui Slatni – non c’è un accordo con le strutture sanitarie che ci consenta di uccidere gli animali come vorrebbe la tradizione. Qui in Friuli potrebbero essere macellati almeno 600 capi, basterebbe un accordo come hanno fatto in Francia e Belgio». Ma, come detto l’accordo non c’è. E così anche se la maggior parte dei fedeli si accontenta di acquistare la carne già pronta (ieri nelle due macellerie di Borgo stazione si sono create lunghe file di persone) non mancano casi di macellazioni clandestine. Come di consueto durante la cerimonia sono state raccolte delle offerte per finanziare l’acquisto della moschea di via San Rocco, ma questa volta i contributi sono stati modesti. «Colpa della crisi – dice Slatni – che ha costretto molti nostri fratelli a tornare in patria o a cercare fortuna in altri Paesi europei. Purtroppo senza lavoro è difficile mantenere una famiglia. Adesso cerchiamo soprattutto di aiutare le persone in difficoltà, poi penseremo all’acquisto dell’edificio di via San Rocco».
QUOTIDIANO DEL NORD
28 NOVEMBRE 2009
Islam , la battaglia dell'Enpa contro le macellazioni "rituali" clandestine
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Roma - Comincia la festa del sacrificio, tradizionale ricorrenza islamica durante la quale vengono sacrificati animali (ovini, caprini o bovini). "Chiediamo alle Autorità di svolgere tutti gli opportunità Controlli affinchè, in occasione della festa del sacrificio, nessun animale sia ucciso in alcun mattatoio improvvisato e, secondo procedura, contrario alla legge italiana". Questo è l'appello che l'Enpa rivolge a Istituzioni e forze dell'ordine affinchè vigilino contro possibili macellazioni clandestine. "Vieni vegetariana convinta sono ovviamente contraria alla uccisione di animali, anche per Scopi Alimentari - dichiara Carla Rocchi, presidente dell'Enpa -. Ma a Rendere la Macellazione rituale una pratica ancora più crudele sono le Modalità cui Viene soppresso con l'animale. La morte è causata dal dissanguamento, provocato dal taglio della giugulare, senza che sia praticato alcun tipo di stordimento preventivo: Ciò che significa l'animale rimane vigile e cosciente Durante tutta l'operazione ". C'è poi l'aggravante Legata alle macellazioni clandestine. In questi anni si sono verifica numerosi casi casi di "Macelli fai da te" dove un'operazione tanto delicata Viene svolta clandestinamente da persone inadeguate, con tutti i Rischi Che ne conseguono anche sotto il profilo igienico - sanitario. Per Evitare inutili e crudeli sofferenze agli animali, la legge italiana stabilisce che i Macelli, prima di uccidere gli animali, debbano stordirli; Tuttavia questa normativa,, prevede una deroga proprio per Rendere possibile la Macellazione rituale. "La nostra - Spiega l'Enpa - non è una posizione ideologica, non critichiamo i procedimenti di una religione in Quanto racconto, condanniamo Invece i riti crudeli e disumani che provocano tante inutili sofferenze. Con altrettanta convinzione denunciamo il massacro che proprio in queste ore si è svolto in Nepal per la festa indù del Gadhimai, Durante la quale, si stima, Sono stati trucidati circa 300mila animali ". Giova ricordare che tutte le volte che si consuma Kebab si favorisce, SIA pure inconsapevolmente, la crudele pratica della Macellazione rituale. "Il nostro Auspicio - conclude l'Enpa - è che sia finalmente possibile raggiungere intese reciproche che permettano conciliare il credo religioso e diritti degli animali, Multiculturalismo e Rispetto della legalità".
JULIE NEWS
28 NOVEMBRE 2009
Torre del Greco: polizia sequestra tartarughe, falchi e pappagalli
TORRE DEL GRECO (NA)- Gli agenti del Commissariato di Torre del Greco a seguito di una perquisizione domiciliare a casa di un uomo, A.P. pregiudicato di 33 anni, hanno rinvenuto e sequestrato con l’ ausilio del Corpo Forestale, 26 testuggini di media e grande dimensione; 3 falchi; 4 pappagalli di razza ara. L’ uomo è stato denunciato all’ autorità giudiziaria. Gli animali saranno smistati e liberati in parchi protetti. Indagini in corso.
CORRIERE.COM
28 NOVEMBRE 2009
Ths nella bufera, trovato un gatto mummificato
Il ritrovamento durante una perquisizione della Ospca. Arrestato anche il portavoce, rilasciato subito dopo
TORONTO - Toronto Humane Society sempre più nella bufera. Dopo l’arresto di cinque membri dello staff di giovedì, l’Ontario Society for the Prevention of Cruelty to Animals ha dovuto posticipare la perquisizione nella sede della Toronto Humane Society (Ths) di Queen Street dopo il ritrovamento, alle 2pm di ieri, di un gatto mummificato nel soffitto dell’edificio.
Il gatto si trovava incastrato in una trappola, di quelle utilizzate per catturare animali che di solito non si riescono a prendere con mezzi convenzionali. «Davvero inquietante» il commento a caldo dell’ispettore Kevin Strooband. Poco prima era finito in manette, e rilasciato 15 minuti dopo, anche il portavoce della Ths, Ian McConachie, per essere entrato senza permesso nell’edificio oggetto del raid della polizia. «Volevo solo avere qualche informazione per raccontare ai cittadini quanto successo ma dal nostro punto di vista» ha detto McConachie. Intanto alle accuse formulate giovedì, potrebbero aggiungersene di nuove, ha detto l’investigatore della Ospca. Tra i cinque arrestati, anche Tim Trow, nel mirino di un’inchiesta da qualche mese, respinge le accuse di crudeltà su animali: «Non ho mai trattato male un animale». I cinque sono stati arrestati giovedì pomeriggio e poi rilasciati intorno alla mezzanotte.
http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=94311
LA SICILIA AGRIGENTO
28 NOVEMBRE 2009
La donna gestiva un centro di accoglienza per randagi
Abbandonò animali: condannata Turturici
Filippo Cardinale
Agrigento - Condannata ad una pena pecuniaria di 800 euro per abbandono di animali. Eppure, Francesca Turturici, 55 anni, originaria di Santa Margherita ma residente nella città termale, è conosciuta per le sue lotte a tutela degli animali, tra l'altro provvedendo seppure con mezzi precari al loro alloggio e vitto. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Michele Guarnotta. Secondo l'accusa, avrebbe detenuto 22 cani e 13 galline, galli ed anatre, in condizioni incompatibili con la loro natura. Condizioni che avrebbero causato gravi sofferenze perché gli animali sarebbero stati collocati in ambienti ristretti e angusti e avrebbero patito pessime condizioni igienico-sanitarie. I cani sarebbero stati legati con una catena molto corta. Il fatto risale 2 agosto 2008.
Cruenta è stata la battaglia quando si sono presentati lo scorso anno gli uomini della Polizia municipale con l'ordinanza di sgombero. Francesca Turturici è presidente dell'associazione San Cristoforo, sodalizio iscritto all'albo regionale protezione animali; la struttura viene giuridicamente definita rifugio, ma la Polizia municipale lo scorso anno ha eseguito lo lo sgombero in virtù di un bando di gara con cui il Comune ha assegnato un servizio di ritiro, trasferimento, custodia e mantenimento dei cani. «Ma come - disse Turturici, cercando di respingere lo sgombero al momento dell'arrivo dei vigili urbani - in città i randagi circolano e invece di catturarli vengono da me per togliermi gli animali che io accudisco amorevolmente?».
IL GAZZETTINO
28 NOVEMBRE 2009
VIGONZA (PD) - I vigili passeranno casa per casa per verificare che gli animali siano "chippati"
Caccia ai cani "clandestini"
Il sindaco Tacchetto: «Ci aspettavamo più iscrizioni, adesso scattano i controlli»
Vigonza (PD) - I vigili municipali a "caccia" di cani senza microchip. Su richiesta del primo cittadino, nelle prossime settimane il comando della polizia locale sarà dotato dell’apparecchio, in dotazione ai veterinari, in grado di rilevare la presenza del microchip nei cani, per una verifica "porta a porta". La decisione è nata all’indomani del ritrovamento di un cane da parte dei vigili municipali. Dopo solo un paio d’ore, l’animale è stato riconsegnato alla sua proprietaria. In caso contrario, per il cane si sarebbero aperte le porte del parco zoofilo di Piazzola sul Brenta. «Alcune settimane fa è stata promossa la campagna per l’iscrizione all’anagrafe canina - ha detto il sindaco Nunzio Tacchetto - peraltro obbligatoria per legge per chi possiede un cane. La risposta è stata deludente. Eppure, confrontando i cani già registrati con quelli che a noi risultano esserci sul territorio, ci aspettavamo molte più iscrizioni». In effetti sono ancora molti quelli che non registrano l’amico a quattro zampe all’anagrafe, nonostante appunto la massiccia campagna messa in piedi e le due giornate dedicate proprio all’operazione microchip. «Siccome ritengo sia un atto di educazione civica e di civiltà registrare i cani, oltre che un obbligo previsto dalla legge - aggiunge il sindaco - il nostro comando di polizia locale sarà dotato di un apparecchio in grado di rilevare la presenza o meno del microchip nel cane. I vigili saranno incaricati di verificare se i cani posseduti dai proprietari sono a norma con l’obbligo dell’iscrizione. Chi ha un animale deve esserne responsabile, e il primo atto in questo senso è proprio la sua registrazione».
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
28 NOVEMBRE 2009
TREGNAGO (VR). Presentato il protocollo di terapia assistita per i 134 nonni dell’istituto, sostenuto da Ulss 20 e Regione
Gli anziani in casa di riposo migliorano con la pet therapy
Il «Progetto Carla» applicato per la prima volta a livello mondiale all’istituto Fermo Sisto Zerbato prevede la convivenza del cane Lucy con gli ospiti
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Tregnago (VR) - Il «progetto Carla» di pet therapy cioè di terapia assistita con gli animali nella casa di riposo centro assistenza anziani Fermo Sisto Zerbato è il primo protocollo di ricerca a livello mondiale su questo argomento. L’annuncio è stato dato con orgoglio da Igino Andrighetto, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e confermato dalla geriatra Joumana Bakri nel corso del seminario che ha presentato in sala consiliare il progetto regionale Net Pet Therapy, rete sinergica per il Veneto. Lucy, un cane residenziale in casa di riposo è quanto di più lontano si possa immaginare secondo i classici schemi di igiene e profilassi, come ha sottolineato la responsabile scientifica del progetto Chiara Masin, ricordando i presupposti che l’hanno avviato e portando nelle diapositive e nel filmato la felicità di 134 ospiti che si illuminano quando ci raccontano cosa fa Lucy».
«Su Tregnago si punteranno gli occhi degli studiosi di tutto il mondo perché nei due anni di progetto intendiamo rispondere alle legittime richieste di quanti ci chiedono se la terapia assistita con animali funzioni e quanto», ha precisato Cesare Lerco, presidente del Centro Zerbato introducendo i lavori. «A Carla, che in versi ha voluto raccontare il bisogno che almeno per una volta le lacrime della solitudine quotidiana fossero lacrime di gioia, abbiamo pensato di dedicare il progetto», ha aggiunto, «perché la casa di riposo sia ambiente di vita, famiglia. Abbiamo avviato un percorso aperto grazie all’entusiasmo delle istituzioni rappresentate da Ulss 20 e Istituto zooprofilattico e la nostra responsabilità è ora di favorire le sinergie per migliorare i servizi», ha aggiunto. Ma al di là dei sentimenti conta che cosa effettivamente dia questo rapporto in termini di benessere agli ospiti e all’animale stesso. È quanto verificherà un’équipe multidisciplinare coordinata da Joumana Bakri, «in termini di autonomia, di adattamento alle situazioni», prendedendo in osservazione tre gruppi di 30 ospiti ciascuno: in uno si lavorerà con Lucy secondo un protocollo basato su severi strumenti di valutazione; in un altro i cani da vita della comunità di San Patrignano presenti a Marzana lavoreranno in attività più informali (attività assistita con animali) e nel terzo gruppo si faranno attività diverse senza la presenza di animali. A ogni seduta di 45 minuti saranno elaborati i profili degli ospiti e degli animali, con ripetizione dei test a cadenza trimestrale. «Quanto uscirà da qui saranno pareri importanti e quasi vincolanti per il ministero», ha previsto Andrighetto, «perché ci sono davvero migliaia di iniziative con gli animali, ma ognuna va per conto proprio. Noi invece vogliamo arrivare a definire l’efficacia dell’intervento con un protocollo di sperimentazione pari a quello che si adotta per un nuovo farmaco. Da noi e da questo progetto dipenderà il futuro della credibilità della pet therapy», ha concluso. Maria Giuseppina Bonavina direttore generale dell’Ulss 20 ha riconosciuto che l’incontro di professionalità con la giusta sensibilità ha portato a questo progetto: «Ci siamo dati degli obiettivi scientifici, individuato le fasi di progetto seguite da un’équipe multidisciplinare, chiesto il parere della commissione di bioetica e ci siamo dati dei tempi, per la fase progettuale che si è conclusa con questo seminario, per quella operativa che inizierà a gennaio e si concluderà a marzo 2012 con l’elaborazione dei dati raccolti», ha promesso. «È un’operazione in cui credo moltissimo», ha aggiunto il sindaco di Tregnago Marco Pezzotti facendo gli onori di casa, «perché il miglior servizio ai nostri anziani non è il cronicario ma un ambiente accogliente in cui i propri giorni siano come quelli trascorsi in famiglia».
TRENTINO
28 NOVEMBRE 2009
Mantenersi in forma? Meglio con il cane
TRENTO. Portare il proprio cane a passeggio potrebbe essere una buona alternativa per chi non ha il tempo e la motivazione per andare in palestra. Chi ha un cane, infatti, può totalizzare fino ad otto ore di esercizio fisico alla settimana. E’ quanto risulta da una ricerca della “Bob Martin” di Londra, compagnia esperta di salute degli animali domestici, condotta su oltre 5 mila persone. I risultati sono stati riportati dal quotidiano britannico Daily Telegraph. «Mediamente, chi ha un cane lo porta a passeggio due volte al giorno per 24 minuti a passeggiata», ha detto un portavoce della “Bob Martin”. «In totale sono 5 ore e 38 minuti a settimana. Chi porta a spasso il proprio compagno animale per tre volte al giorno, invece, raggiunge le 8 ore settimanali», ha aggiunto. Per la Bob Martin, portare a passegno il proprio cane è addirittura meglio che andare in palestra. «In media si spende solo 1 ora e 20 minuti alla settimana ad allenarsi in palestra, e il 47 per cento della popolazione ammette di non fare affatto alcun esercizio», ha dichiarato il portavoce. «Inoltre, il 70 per cento delle persone che va in palestra - ha continuato - lo considera un peso, qualcosa che di deve fare per forza. Invece solo il 22 per cento delle persone che ha un cane ritiene che si tratti di un impegno e non di un diletto». Per la “Bob Martin”, tra la palestra e il guinzaglio la maggior parte delle persone preferirebbe il guinzaglio. «Portare il proprio cucciolo a passeggio è considerata la fonte primaria di esercizio in oltre il 57 per cento dei possessori di cani», ha detto ancora il portavoce. «Inoltre, questa attività rende più allenati e migliora la nostra salute cardiovascolare. 20 minuti di passeggiata al giorno sono raccomandati anche dai medici: è incoraggiante vedere che i proprietari di cani superano questo obiettivo, e lo fanno divertendosi», ha concluso.
CORRIERE ADRIATICO
28 NOVEMBRE 2009
Adolescenti, crescere bene con la lezione del cane
Maria Chiara Catalani*,*medico veterinarioconsigliere Sisca
Che sia uomo o cane, l’adolescente tipicamente è un individuo che si mette alla prova e mette in discussione coloro che lo circondano. Ogni adolescente ricerca le regole e talvolta ama trasgredirle per misurarsi col mondo e col prossimo anche se, senza di esse, cresce male, si sente abbandonato, si ritaglia dei ruoli talvolta scomodi o pesanti per lui. Tra i 12 e i 24 mesi di età anche il cane passa attraverso questa fase. E noi, praticamente da un giorno all’altro, troviamo che il cuccioletto tranquillo, tenero e giocoso si è trasformato in un discolo, irrequieto e ribelle. Comincia a essere sfuggente alle regole normalmente accolte, ci abbaia contro quando lo “prendiamo di petto”, talvolta arriva a minacciarci per tentare una scalata di leadership. Ci si sente allora traditi, intimoriti dal cambiamento, disorientati. Per la tranquillità di tutti è bene definire delle regole chiare affinché l’adolescente a quattro zampe possa comprendere il proprio ruolo e quello di ogni componente del suo gruppo di appartenenza. Ovviamente è sconsigliato e controproducente affrontare le scaramucce attraverso lo scontro fisico o di forza, a meno che non si sia abbastanza abili nel gioco di forza psicologica. Infatti, quando un cane ha chiare le regole relative alla gestione delle iniziative e delle risorse per lui più significative, facilmente è in grado di comprendere il proprio ruolo e quello altrui. E queste risorse sono rappresentate da elementi che nella quotidianità viviamo noi insieme a lui, senza accorgerci delle sue affinate doti di osservatore attento. Il cibo, premietti inclusi, le attenzioni del gruppo, l’affettività, i giocattoli e gli spazi disponibili, la gestione della routine quotidiana. Queste “normali” attività cambiano totalmente di significato se vengono coerentemente e costantemente gestite da altri che non sia il cane. Se ad esempio sin da cucciolo gli insegneremo a sedersi ed attendere tranquillo il momento del pasto o l’apertura di una porta per uscire in passeggiata o quelle coccole che tanto desidera, a guardarci per avere indicazioni sul da farsi di fronte ad un problema o nell’attesa di ricevere ciò che vuole, avremo già fatto un lavoro educativo importante. E’ questa la strada per diventare un leader ai suoi occhi. Non il più forte, tantomeno il più prepotente, semplicemente chi ha le doti per rappresentare una guida sicura e affidabile che il cane cerca e che seguirà ovunque. Così, niente paura. L’adolescenza passa e porta in casa un cane che rifletterà l’impegno e la coerenza che avremo messo nel crescerlo o nel momento dei primi screzi. Se poi si arriva in ritardo, niente paura. Esistono molte soluzioni per recuperare il tempo perduto e la figura del veterinario comportamentalista saprà adeguarle alla situazione e ai problemi della relazione col cane. I cani ci insegnano molto. Anche loro crescono sani se ricevono regole ferme, attenzioni, amore, qualche sano “no” e una paziente dedizione nell’indicar loro la strada giusta da seguire.
IL CORRIERE DELLA SERA
28 NOVEMBRE 2009
La storia
Bondi e il cane vietato in treno «Ho sbagliato in buona fede»
«E’ della mia compagna, che presto sposerò»
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ROMA — «Grisbì? Lo ammetto, ha saputo prendermi e conquistarmi. Diciamo che è una cagnetta un po’ seduttrice. All’inizio ha rispettato la mia mancanza di confidenza verso gli animali domestici. Si è avvicinata a me molto lentamente, vincendo la mia istintiva riservatezza» . Il carattere di Sandro Bondi è proverbialmente vellutato, un dato caratteristico che attira l’ironia di molti vignettisti. Lui lo sa, e sta al gioco ricorrendo a tutto il suo senso dell’umorismo. Anche con Grisbì, meticcia ex randagia di medie dimensioni, il velluto ha funzionato benone. Perché la bestia in questione, che — inconsapevole — si ritrova addirittura al centro di una interrogazione parlamentare, è uno dei perni che animano l’ormai solidissimo rapporto sentimentale tra Bondi e Manuela Repetti, deputata pdl, 43 anni, imprenditrice immobiliare di Novi Ligure.
Un anno di convivenza alle spalle, infatti Bondi è molto esplicito: «Stiamo benissimo, viviamo insieme da un anno, intendo sposarla appena sarà possibile». Ovvero i tempi tecnici per un divorzio già avviato. Grisbì è la cagnetta di Emanuela Repetti dall’ottobre 2006, quando la incontrò per strada a Novi Ligure. Racconta lei, che per anni ha svolto attività di volontariato nel canile della sua città nell'Alessandrino: «Era in condizioni penose, con un 'collare a strozzo' e i chiodi rivolti verso la pelle, appariva terrorizzata. Mangiavo i biscotti Grisbì in quel momento. Non ci siamo più lasciate » .
Torniamo all’interrogazione parlamentare. I senatori del Pd Roberto Della Seta e Manuela Poretti hanno chiesto al ministro dei Trasporti perché sia stato concesso a Bondi il 17 novembre di portare la cagnetta a bordo di un Eurostar Frecciarossa Firenze-Roma (per partecipare a una puntata di Porta a porta con Grisbì proprio su un tema «canino») nonostante il regolamento dell’Alta velocità lo vieti. Bondi: «Un errore in perfetta buona fede, semplicemente lo ignoravo, sarei sceso a metà se la linea non fosse notoriamente diretta. Mi stupisce un po’ la senatrice Poretti. L’abbiamo incontrata nello scompartimento, abbiamo scambiato battute amichevoli tra padroni di cani, anche lei lo è. Grisbì aveva la museruola e non era certo libera. Poi ha presentato l’interrogazione... Adesso voglio battermi perché sia possibile su tutti i treni portare gli animali domestici, altrimenti che senso hanno le campagne contro l’abbandono?». Insomma, da due anni la maculata Grisbì è un cane di una coppia, non più di una deputata da tempo single, giovane madre di un figlio di 25 anni. Che tipo di rapporto lega il ministro alla cagnetta? «Come tutti i bastardini che hanno avuto bruttissime esperienze alle spalle, è dolce e affettuosa. Nei fine settimana che trascorro nella nostra casa a Novi Ligure, quasi sempre scrivo e lavoro con lei acciambellata vicino. In quanto al divano, è sempre Grisbì a scegliersi per prima il posto e poi noi due ci adeguiamo». Emanuela Repetti lo interrompe ridendo: «Nei suoi primi due giorni romani, Grisbì ha addirittura dormito sul nostro letto, per una speciale concessione di Sandro».
Ma qual è il rapporto che può legare un uomo di potere a un cane? «Sicuramente riconduce alla realtà, alla normalità, alla vita comune di tutti i giorni. Contribuisce a riportarmi con i piedi per terra, per esempio. E poi, le passeggiate serali a Novi Ligure con Emanuela e Grisbì sono un meraviglioso tonico contro la stanchezza, lo stress».
NEWS FOOD
28 NOVEMBRE 2009
Uno studio anglo-australiano, diretto dal dottor Andrew Haines e pubblicato su "The Lancet"
Meno carne nell'alimentazione: meglio per te, meglio per il pianeta
Porterebbe alla riduzione dell'inquinamento ed al calo delle malattie cardiache
MATTEO CLERICI
Ridurre del 30% il consumo di carne fa bene sia alla salute del pianeta che a quella delle persone. A sostenerlo, uno studio di scienziati inglesi ed australiani, coordinato dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine, diretto dal dottor Andrew Haines e pubblicato su "The Lancet". La squadra di ricerca hanno lavorato su modelli predittivi, concludendo così come meno carte porterebbe a meno anidride carbonica, ridurrebbe i cambiamenti climatici e diminuirebbe l'uso di combustibili fossili, molto usati negli allevamenti. A tal proposito, gli esperti FAO evidenziano come il 18% di tutte le emissioni di gas derivino dalla produzione di carne. Nel prossimo futuro, tale produzione (per via della domanda dei paesi in via di sviluppo) potrebbe crescere, arrivando a +85%.
Ma una dieta meno carnivora è portatrice anche di vantaggi per il singolo. Secondo il dottor Haines e collaboratori, meno carne e grassi animali ridurrebbe del 17% il numero di morti premature causate dalla malattie cardiache, 18.000 morti nella sola Gran Bretagna. La ricerca fa parte di un gruppo di lavori simili, messi in piedi in vista del summit di Copenaghen, per aiutare a fornire ai potenti della Terra una visione corretta della situazione. Perché, come spiega il dottor Haines, "Devono comprendere il potenziale impatto delle loro decisioni sulla salute della popolazione mondiale".
TRENTINO
28 NOVEMBRE 2009
Ungulati alimentati dai cacciatori
Ivana Sandri
TRENTO. Dopo l’approvazione della mozione per “Interventi per il foraggiamento invernale degli animali selvatici” a grande maggioranza - con 4 astenuti e l’unico voto contrario di Bombarda - in consiglio provinciale, abbiamo chiesto alcuni chiarimenti al professor Claudio Eccher, primo firmatario della mozione. Perché ha chiesto che venga attuato il foraggiamento invernale programmato dei selvatici? Nello scorso inverno secondo stime attendibili, la moria di selvatici per fame è stata superiore alle 4000 unità. La selvaggina è una risorsa e come tale va salvaguardata, non si deve abusarne e in altri paesi, ad esempio Austria e Germania, è ormai prassi consolidata il foraggiamento invernale, mentre da noi è oggi effettuato a livello volontaristico. Il problema non va affrontato quando il terreno è ricoperto da un metro di neve, bensì va anticipato con misure puntuali e preventive. Con questo intervento si può ottenere un duplice scopo: aiutare la fauna selvatica a reperire il nutrimento nei mesi di maggiore scarsità, ed evitare danni al patrimonio boschivo e alla frutticoltura che gli animali affamati provocherebbero per procacciarsi il cibo. Alcuni sostengono che si deve lasciare che la natura faccia il suo corso. La morte per fame, con la morte a causa della rogna, è la peggior morte per un animale. Non è vero che sono sempre i capi più deboli quelli che soccombono durante la stagione fredda. Spesso si tratta dei camosci e cervi più belli che affrontano l’inverno dopo aver perso molto peso, durante il periodo degli amori. Un camoscio che ha un peso forma di 30 chili alla fine di novembre può aver perso il 30% del suo peso, perciò affronta la carenza di cibo già in uno stato non ottimale. E questo comporta spesso l’impoverimento della specie. Vuol dire che vi sta a cuore la loro sofferenza? Non trovo accettabile far morire di stenti migliaia di animali, quando è possibile evitarlo. Inoltre spesso il maggior danno agli animali viene arrecato da chi non permette che possano godere della necessaria quiete e tranquillità, infatti il dispendio energetico durante la fuga nella neve alta aumenta fino a venti volte rispetto alla norma. Sarà la Provincia a dover sostenerne i costi e chi provvederà a predisporre e rifornire le mangiatoie? La Provincia non ne avrà alcun costo, perché l’intervento verrà sostenuto economicamente dall’Associazione cacciatori. Le varie sezioni sceglieranno i luoghi più adatti per installare le mangiatoie, che poi provvederanno a rifornire con regolarità. Ma le mangiatoie non rischiano di essere un richiamo per i bracconieri? No, perché il rifornimento avverrà quotidianamente, permettendo un riscontro continuo. La neve non è amica dei bracconieri, perché permette di capire subito se qualche animale è stato ucciso ed è facile seguire le tracce lasciate. Saranno gli stessi che riforniranno le mangiatoie ad attuare il controllo, perché uccidere gli animali che arrivano ad alimentarsi significherebbe vanificare il loro impegno.
IL GAZZETTINO
28 NOVEMBRE 2009
NOVITÀ SULL’ALPAGO Da lunedì a Tambre arriveranno gli yak definiti anche gli "spazzini del bosco"
BELLUNO Da lunedì una mandria a Tambre, poi toccherà alle Dolomiti
Gli yak in Alpago
Il ministro Zaia: «Serviranno a ripulire boschi e pascoli»
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BELLUNO - Sulle Dolomiti arrivano gli yak. Quei grandi buoi tibetani (pesano fino a 8 quintali) finora conosciuti in Italia soprattutto per essere stati importati, in alcuni esemplari, dall’alpinista Reinhold Messner.A volerli è il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, che in questo animale vede un ideale «spazzino del bosco», capace di rigenerare foreste e pascoli abbandonati delle nostre montagne. Si comincerà da sud, dall’Alpago, dove lunedì verranno consegnati ad un’azienda agricola locale alcuni esemplari di questo animale.«Potranno vivere in un contesto climatico e ambientale ideale per loro - ha spiegato ieri Zaia -. La convivenza di questi "spazzini del bosco" con animali di altre specie contribuirà tra l'altro ad accrescere la biodiversità della zona e a favorire la salvaguardia dell'ambiente, valorizzando anche le aree marginali del territorio».In provincia di Belluno, a Valle di Cadore, sono già presenti 45 esemplari, quelli portati da Messner. «Sono certo - ha detto il Ministro - che il trasferimento degli yak contribuirà a rendere ancora più bello un territorio, quello delle Dolomiti, unico al mondo. Grazie alla vocazione "ecologica" di questo animale, l'ambiente sarà più pulito e potremo valorizzare ancora di più queste aree, creando anche una attrattiva in più per il turismo nella zona».Gli animali hanno fatto parte del progetto di ricerca avviato nel 2005. Un gruppo di yak, collocato in un'area a quota 1450-1500 metri a ridosso dei monti della Laga e poi spostati in Abruzzo, in due anni ha dimostrato una notevole capacità di adattamento, tanto che il nucleo originario è raddoppiato. Il comportamento alimentare dell'animale ha inoltre avuto il duplice effetto di favorire il controllo della crescita delle infestanti e consentire la ricrescita delle altre essenze foraggiere, contribuendo a un graduale ripristino delle condizioni normali dei pascoli dell'Appennino.Proprio per la sua capacità di adattamento all'ambiente e per la sua alimentazione, basata su vegetazione non utilizzabile da ovini, caprini e bovini, in Svizzera, ad esempio, parte dei finanziamenti destinati a tenere pulito l'ambiente vanno agli allevatori che usano gli yak a questo scopo.
CORRIERE DELLE ALPI
28 NOVEMBRE 2009
Arrivati e già vaccinati i 25 yak donati da Zaia
CHIES D’ALPAGO (BL) - . Vaccinazione antirabbica, da parte dei veterinari dell’Usl, anche per i 25 yak arrivati ieri mattina a malga Cate di Chies d’Alpago, direttamente dall’Abruzzo. Dopodomani la consegna simbolica degli animali da parte del ministro Luca Zaia a Franco Pianon, conduttore della malga (proprietaria la Regola Monte Salatis), e a Paolo Casagrande, del sindacato Anpa, che ha ottenuto la donazione. Sono 21 le femmine e lo yak più vecchio non è nero, ma bianco.»La convivenza di questi “spazzini del bosco” con animali di altre specie contribuirà tra l’altro ad accrescere la biodiversità della zona e a favorire la salvaguardia dell’ambiente, valorizzando anche le aree marginali del territorio» ha anticipato il ministro Zaia. Indovinato il termine “spazzino”. Ieri mattina gli yak hanno rifiutato il fieno per salire nel pascolo abbandonato e mangiare l’erba che trovavano sui loro passi. A disposizione ben 10 ettari. «Questi esemplari, che sono un bene dello Stato, verranno dati in comodato d’uso gratuito - fa sapere Zaia - ad una azienda privata, che li alleverà nel pieno rispetto delle norme sul benessere degli animali e non saranno destinati alla macellazione».
TRENTINO
28 NOVEMBRE 2009
Cacciatori, un calendario «rosa» dopo anni di grandissime battaglie
Mauro Lando
I collezionisti di calendari dovrebbero accaparrarsi quello delle cacciatrici trentine che, nei panni di modelle, si sono fatte inquadrare nel mirino dei fotografi Claudio e Matteo Rensi. Sulle montagne del Bleggio sono ritratte soprattutto mentre scrutano la natura, piuttosto che mentre imbracciano il fucile, anche se questo non manca. Come non manca anche un pizzico di moda. Per l’anno prossimo è annunciato un calendario un pizzico più “Pirelli”. Ma perché è da collezione questo calendario? Perché segna un cambiamento e perché ci volevano le donne cacciatrici, in posa senza ritrosie, a certificare il mutamento, se non di mentalità, per lo meno di atteggiamento generale. Quei fogli e quelle immagini cortesi dimostrano quello che c’era già da tempo, ma che aveva bisogno di una certificazione: in Trentino il furore ideologico pro o contro la caccia si è assopito. I contrasti tra i due fronti certo non sono venuti meno, ma il tono generale è assai cambiato. Merito anche della pacata gestione della Federcaccia operata dal presidente Sandro Flaim. Sono stati necessari 25 anni per arrivare a questo risultato. Lo ricordiamo: un quarto di secolo fa, il 26 novembre 1984 i trentini vennero chiamati alle urne per un referendum promosso dall’ Enpa (Ente protezione animali). Dovevano decidere se togliere alla Federcaccia la gestione dell’attività venatoria. La richiesta di referendum era stata però depositata nel 1979, ma si votò cinque anni dopo per l’ostruzionismo legale dei cacciatori allora presieduti da Bruno Kessler. Vinsero i cacciatori, ma per soli 7.017 voti e con una percentuale del 51,56 per cento. Il referendum mise in evidenza la spaccatura nella comunità, ma anche che era necessaria una nuova legge provinciale sull’attività venatoria. Si riuscì ad approvare la legge di riforma solo il 4 novembre 1991: sette anni dopo il referendum e quel giorno qualche centinaio di cacciatori gridò”buffoni” ai consiglieri provinciali che votavano. Per altro verso, i protezionisti nei giorni di caccia giravano nei boschi con i fischietti impedendo così la pratica venatoria. Ora un calendario con le cacciatrici dà il segno della normalità: ciascuno ha le proprie convinzioni, ma si può “celebrare” la caccia senza dar luogo alle vecchie guerre di religione. Una guerra però i cacciatori devono continuare a farla, quella contro i loro veri, grandi nemici: i bracconieri.
IL GAZZETTINO DI TREVISO
28 NOVEMBRE 2009
L'EMERGENZA
Il focolaio è partito dalle volpi del Bellunese
La decisione di vaccinare tutti i cani delle province di Treviso e Belluno, comprensa una parte del vicentino, è stata assunta dalla Regione Veneto quale misura straordinaria per arginare un focolaio partito da alcune volpi nei monti al confine fra le tre province. La rabbia colpisce gli animali selvatici ma può essere trasmessa ai cani e dai cani all'uomo. Fino ad oggi l'antirabbica era somministrata soltanto in caso di viaggi all'estero. I medici veterinari iscritti all'Albo, che da tempo collaborano con le aziende dell’Usl, anche in questo caso provvederanno a vaccinare decine di migliaia di animali, seguendo le indicazioni che dovrebbero giungere a breve dagli uffici regionali.
CORRIERE DELLE ALPI
28 NOVEMBRE 2009
Rabbia: vaccinazioni al via la prossima settimana
BELLUNO. Partirà la settimana prossima, dal Cadore, la campagna di vaccinazione dei cani contro la rabbia. Intanto salgono a sei le volpi colpite dalla malattia. Il responsabile del canile sanitario dell’Usl 1 Gianluigi Zanola parla di epidemia di rabbia tra le volpi e suggerisce: «Dobbiamo partire al più presto». Ieri due gli incontri sulla rabbia: al mattino Zanola ha tenuto una lezione agli agenti della polizia provinciale, «per operare in sicurezza nel recupero degli animali morti». Il secondo a Venezia per stabilire i prezzi delle vaccinazioni.
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