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GEAPRESS
28 GENNAIO 2011
Spara ad un cane padronale credendo fosse un randagio
Era provvisto di regolare porto d’armi ad uso caccia la persona che domenica mattina ha sparato ad un cane padronale…perchè lo aveva scambiato per un randagio!! Secondo le indiscrezioni pervenute a GeaPress, il colpo potrebbe essere stato sparato dal figlio, al quale il padre avrebbe ceduto il fucile per liberarsi dell’inghippo a quattro zampe.I fatti sono accaduti a Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova. I due si sarebbero andati a scusare con il padrone del cane affermando che non avevano intenzione di ucciderlo. Il randagio da assassinare, invece, dava fastidio, secondo loro, a degli uccelli chiusi in una voliera. Il padrone di Dago, questo il nome del meticcio di circa un anno, non ha voluto sentire ragioni ed è andato a denunciare il tutto ai Carabinieri del luogo.I reati contestati sono maltrattamento di animali ed omessa custodia dell’arma.Proprio pochi giorni addietro, GeaPress aveva diffuso la notizia relativa ad un’altra persona, anch’essa con regolare porto d’armi uso caccia, che era stata notata insieme ad un amico (poi rilevatosi proprietario dell’arma), inseguire e sparare a dei cani randagi.E’ incredibile il numero di cani, ma anche gatti, dei quali si ha notizia perchè impallinati dai colpi sparati da fucili da caccia. Purtroppo nella legislazione venatoria italiana non vi è alcuna disposizione che in qualche maniera condizioni il mantenimento del porto d’armi quando vengono commessi gravi fatti come quello di sparare ad animali d’affezione. Solo l’Autorità di Pubblica Sicurezza può intervenire in questi casi per la revoca.
CANICATTI' WEB
28 GENNAIO 2011
Botte alla mula, condannato a 2 mesi un fruttivendolo
Palermo - Condannato a due mesi di reclusione per aver maltrattato la sua mula: è questa la pena, sospesa, che la seconda sezione penale del Tribunale di Palermo ha inflitto al proprietario dell’animale usato per trasportare la frutta nel centro di Palermo.Secondo il racconto di alcuni testimoni che si sono rivolti alla Lav, la mula svenne in strada per l’inedia e fu percossa dal proprietario per farla rialzare. Quando la polizia giudiziaria, su richiesta della Lega anti vivisezione, andò dal proprietario per il sequestro, l’animale era stato venduto a soggetti mai individuati.Il proprietario della mula è stato condannato anche a risarcire la Lav quale parte offesa ed al pagamento delle spese processuali. “Una sentenza importante – dice la Lav – perché restituisce un po’ di giustizia a una sp ecie incredibilmente ancora considerata ‘da traino’, dice Maurizio Santoloci, direttore dell’ufficio legale dell’associazione animalista.“Questa sentenza – aggiunge la Lav – smentisce clamorosamente il superficiale parere del medico veterinario che giudicò la situazione non grave tanto da non permettere il sequestro della mula e quindi la sua salvezza”.
IL TIRRENO
28 GENNAIO 2011
Furetto gettato tra i rifiuti
Sofia Casablanca
PISA. Un furetto è stato gettato nel cassonetto dei rifiuti di piazzale Venezia.
A dare l’allarme all’Associazione salvezza animali (Asa) è stata una donna che ha visto un uomo gettare tra i rifiuti l’indifeso animaletto, destinandolo a morte certa. Fiorella Degli Albizi, presidente dell’associazione, ha subito mandato sul luogo del misfatto le due volontarie Tiziana Scognamiglio e Simona Franchi, per recuperare il furetto, prima dell’arrivo del camion di raccolta dei rifiuti.Dopo aver a lungo frugato nei vari bidoni della spazzatura lo hanno avvistato e la volontaria Scognamiglio è entrata nel cassonetto tirando l’animale fuori dai rifiuti, terrorizzato e disidratato, ma ancora vivo.Adesso il furetto è in salvo, ospitato e rifocillato a casa della volontaria Asa, Simona Franchi. «Sembra star bene - dice la presidentessa Fiorella Degli Albizi - Da quando lo abbiamo tirato fuori dal cassonetto non ha fatto altro che mangiare».Questa vicenda è dunque andata a buon fine, ma ciò non cancella l’ignobile gesto. Anzi, chiunque avesse visto qualcosa è pregato di farsi avanti, anche in forma anonima, contattando direttamente Fiorella Degli Albizi. L’Asa si dice molto preoccupata per il crescente numero di abbandoni di animali esotici, più indifesi proprio perché di piccole dimensioni, e non facilmente individuabili. «Invitiamo i cittadini a segnalare sempre alle associazioni e alle autorità competenti i casi di abbandono, maltrattamenti e ritrovamenti», dicono i volontari Asa. [..].
IL GAZZETTINO
28 GENNAIO 2011
Abituati ogni giorno a far sorridere e a dar sollievo a bambini e a persone con qualche difficoltà..
Provincia di Padova - Abituati ogni giorno a far sorridere e a dar sollievo a bambini e a persone con qualche difficoltà psicologica, Penelope, Cleopatra, Titanio, Rosa, Ciuffa, Michele e altri loro amici - in tutto undici - hanno deciso di prendersi qualche minuto di libertà, uscendo dal recinto per sgranchirsi un po’ le zampe e godersi il chiaro di luna. Loro sono alcuni degli asinelli ospiti del centro di pet therapy di via Riviera, a Polverara, allestito all'interno dell'azienda agricola "La città degli asini" di Lorena Lelli. Poco dopo le quattro dell'altra notte, complice la staccionata non chiusa a dovere, gli animali sono usciti dal loro ricovero, in fila, uno dietro l'altro, per concedersi una passeggiatina nei dintorni. Un fuori programma che poteva costare loro caro ma, soprattutto, che avrebbe potuto mettere a rischio la si curezza di qualche automobilista di passaggio lungo la strada. «Dopo le abbondanti piogge degli ultimi mesi stiamo facendo dei lavori di sistemazione all'interno dell'azienda - spiega Lorena Lelli - E gli operai, ieri (mercoledì, ndr) hanno legato temporaneamente il cancello con una corda. Gli asinelli hanno pensato bene di romperla con i denti, di raggiungere il sottoportico e di divertirsi un po’ sgranocchiando del pane che avevo dimenticato lì, per poi concedersi una passeggiata in campagna. Il tutto in silenzio, tanto che io e mio marito non ci siamo accorti di nulla. Qualcuno però li ha notati e ha chiamato i carabinieri. Che a loro volta ci hanno avvertiti. Alla fine siamo stati fino alle 6 del mattino a richiamarli uno ad uno per riaccompagnarli dentro il recinto. A parte la preoccupazione per i danni che avrebbero potuto creare a terzi, sarebbe stato un peccato se si sono fossero feriti loro stessi in quanto per i bambini e i disab ili che vengono a trovarci quotidianamente rappresentano un amico insostituibile».
IL GAZZETTINO DI PADOVA
28 GENNAIO 2011
Denunciato in stato di libertà per il reato di uccisione di animali
Provincia di Padova - Denunciato in stato di libertà per il reato di uccisione di animali, A.S., 21 anni di Cittadella, che domenica pomeriggio, utilizzando una carabina ad aria compressa di libera vendita, ha ucciso un gallo di proprietà dello zio confinante. Una «prova di tiro», ha dichiarato ai carabinieri del Nucleo radiomobile che hanno sequestrato arma e pallini. L'animale è stato prelevato dal veterinario dell'Asl per accertamenti.
CORRIERE ADRIATICO
28 GENNAIO 2011
Trovata in strada una testa di lupo
Visso (MC) - Una testa di lupo mozzata è stata ritrovata nel primo pomeriggio di ieri lungo la strada Valnerina. Alcuni passanti hanno allertato il Corpo Forestale dello Stato, che è intervenuto sul posto per capire cosa sia successo. Dai primi elementi, insieme alla testa sarebbe stato trovato un messaggio di protesta, forse indirizzato al Parco Nazionale dei Sibillini. Non si conoscono altri dettagli sulla vicenda, che sembrerebbe essere legata ad una sorta di protesta contro il lupo, animale ritenuto responsabile, insieme ai cani selvatici, dei recenti attacchi ad aziende agricole ed allevamenti della zona, con numerose pecore uccise negli ultimi mesi, con vari interventi di protesta degli allevatori presso Coldiretti ed altri sindacati degli agricoltori. L’ultima strage nei primi giorni di gennaio a Pievetorina, con 25 pecore uccise. Coldiretti in quell’occasione aveva denunciato la presenza di un branco di lupi nelle campagne di Sarnano e altri sarebbero stati visti nella zona di Colmurano, chiedendo un incontro con la Regione per discutere del problema.
IL RESTO DEL CARLINO
28 GENNAIO 2011
Orrore a Visso: testa di lupo mozzata appesa a un palo
Incisa su un pezzo di latta, legato alla testa dell'animale, la scritta: "Sig. sindaco - Sig. presidente", probabilmente rivolta al sindaco e al presidente dell'ente Parco
Visso (Macerata) - Un messaggio di minaccia e una testa mozzata di lupo sono stati scoperti ieri pomeriggio lungo la Statale Valnerina, appesi ad un cartello stradale turistico del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Incisa su un pezzo di latta, legato alla testa dell'animale, la scritta: "Sig. sindaco - Sig. presidente".
Il macabro trofeo è stato trovato dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato, che sta eseguendo analisi sulla testa dell’animale, mentre sono già stati effettuati tutti i rilevamenti del caso per tentare di scoprire gli autori del gesto. C'è anche la possibilità che il Parco, il Comune di Visso e il Coordinamento territoriale per l’ambiente del Corpo forestale sporgano denuncia per minacce.
In un comunicato l'ente precisa: "Il fatto è avvenuto proprio in un momento in cui il Parco si è aperto al dialogo costruttivo con le popolazioni locali per trovare soluzioni condivise al problema della predazione di animali selvatici. Se questa vuol essere una risposta alla citata apertura, denota non solo una profonda ignoranza, ma una scarsissima intelligenza. Il Parco - continua la nota - e tutte le istituzioni con cui collabora alla gestione del territorio continueranno nello sforzo comune per la ricerca di soluzioni reali a problemi reali. Non ci lasceremo intimorire da gesti del genere, che rappresentano solamente un grave danno per il turismo locale, una risorsa importante per tutto il territorio montano".
PARKS.IT
28 GENNAIO 2011
Ritrovata la testa mozzata di un Lupo: una vergogna e un danno economico per tutto il territorio
Il macabro trofeo è stato rinvenuto lungo la Statale Valnerina, a pochi chilometri da Visso, con un messaggio allarmante
"Sig. sindaco - Sig. presidente": questa la generica minaccia incisa in un pezzo di latta legato alla testa del povero animale, a sua volta appesa ad un cartello stradale turistico del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Una scena a dir poco macabra quella che si sono trovati di fronte gli agenti del Corpo Forestale dello Stato di Visso nel primo pomeriggio di ieri. Al momento sono in corso le analisi sulla testa dell'animale mentre sono già stati effettuati tutti i rilevamenti del caso per tentare di scoprire gli autori di questo sconsiderato gesto che, lo ricordiamo, si sono macchiati di un reato penale per uccisione di animale protetto a livello comunitario. Il Corpo Forestale dello Stato, che sta svolgendo le indagini, impegnerà ogni mezzo utile all'individuazione dei criminali spendendo tutti gli accertamenti tecnici necessari. Nelle prossime ore, inoltre, il Parco, il Comune di Visso e lo stesso Coordinamento Territoriale per l'Ambiente del Corpo Forestale dello Stato si riuniranno per valutare la possibilità di sporgere anche denuncia per minacce.
Si tratta di un fatto gravissimo che, oltre al danno all'ambiente e a questa delicatissima specie, arreca un notevole danno di immagine a tutto il territorio; non solo il Parco, infatti, ma tutta la montagna appenninica punta a sviluppare un turismo colto e intelligente, attento all'ambiente ma anche ad altre suggestioni culturali come il leggendario mistero che avvolge i monti della Sibilla di cui proprio il Lupo è un simbolo. Gesti eclatanti come questo rischiano di vanificare l'impegno e gli investimenti di anni di lavoro. E' stato, poi, un gesto vigliacco, compiuto da chi non ha argomenti per confrontarsi con le istituzioni: il fatto è avvenuto proprio in un momento in cui il Parco si è aperto al dialogo costruttivo con le popolazioni locali per trovare soluzioni condivise al problema della predazione di animali selvatici. Risponde re così a questa apertura denota non solo una profonda ignoranza, ma una scarsissima intelligenza; il Parco e tutte le istituzioni con cui collabora alla gestione del territorio continueranno nello sforzo comune per la ricerca di soluzioni reali a problemi reali, non lasciandosi intimorire da quello che appare come un grave danno per una risorsa importante per tutto il territorio montano, il turismo.
IL CENTRO
28 GENNAIO 2011
Lupo nella trappola dei bracconieri
ROCCACASALE (AQ). In trappola. Con i lacci in acciaio a lacerargli il pelo, il disperato tentativo di liberarsi, la rassegnazione di fronte all’impotenza della sua pur notevole forza muscolare. La salvezza arriva inattesa grazie al radiocollare. Invece dei temuti bracconieri ecco materializzarsi un biologo del parco nazionale della Maiella.
Un bellissimo esemplare di lupo appenninico è rimasto intrappolato in un bosco ai confini del Parco nazionale della Maiella e soltanto l’intervento dei tecnici dell’Ente ha evitato la morte dell’animale. Grazie ai dati ricevuti da radiocollari Gps recentemente applicati ad alcuni esemplari, un biologo dell’Ente ha rinvenuto nei pressi di Roccacasale, a pochi metri dal confine del Parco, un lupo intrappolato in un laccio d’acciaio che gli stava provocando delle lesioni molto gravi. Il pronto intervento del Servizio veterinario del Parco della Maiella ha evitato che accadesse il peggio; l’animale è stato sedato, liberato dalla trappola e dopo un accurato esame, durante il quale sono state accertate le buone condizioni dell’esemplare, rilasciato subito in natura. La pratica di apporre lacci di acciaio in corrispondenza di sentieri e guadi frequentati da animali di grossa taglia è una delle più frequenti attuate dai bracconieri; l’animale che vi rimane intrappolato muore di solito per soffocamento, per gravi amputazioni o per le estese e profonde ferite riportate. Il Coordinamento territoriale per l’ambiente del Corpo forestale dello Stato, intervenuto tempestivamente per i rilievi del caso, ha avviato le indagini per risalire ai responsabili. Il commissario straordinario del Parco, Gianfranco Giuliante, fresco assessore regionale, e il direttore Nicola Cimini si complimentano con il personale dell’Ente che ha eseguito l’intervento, auspicando che «a breve si giunga ad identificare gli autori di questo deplorevole atto teso a colpire la specie simbolo del Parco nazionale della Maiella». Il buon esito dell’operazione è stato ottenuto sia grazie ai costanti monitoraggi sulla fauna effettuati dal Parco, sia attraverso l’attuazione di quanto previsto dal Progetto Life Wolfnet, di cui l’ente Parco nazionale della Maiella è capofila. Il Progetto, partito da oltre un anno e finalizzato a ridurre la persecuzione nei confronti della specie, prevede tra le varie azioni proprio la costituzione di Gruppi operativi specialistici (Gos) che favoriscano la massima sinergia operativa tra i tecnici dell’Ente e il personale di sorveglianza del Parco che, grazie anche a competenze specifiche e strumenti innovativi, possano limitare al massimo i fenomeni di bracconaggio e persecuzione della fauna della Maiella.
MATTINO DI PADOVA
28 GENNAIO 2011
Si esercita al tirassegno accoppando una dopo l’altra le galline nell’aia dello zio
CITTADELLA (PD). Impallinava le galline dello zio con la carabina. A.S., 20 anni è stato denunciato dai carabinieri di Cittadella per uccisione di animali; abita in via Nicoletti a Facca, la sua casa confina con quella dello zio: tra le due famiglie non correrebbe buon sangue. A fare le spese di una difficile convivenza, i pennuti lasciati liberi nell’azienda agricola. Da qualche tempo, l’agricoltore trovava alcune delle sue galline morte. Nessun segno di aggressione da parte di altri animali. Si era pensato si trattasse di infarto. Gli episodi, costanti, non avevano però creato preoccupazione. Fino a domenica, quando, verso le 16, il coltivatore ha capito perché i volatili morissero. Il nipote sparava agli animali con una carabina, ammazzandoli. Fucilate che lasciavano segni di fatto invisibili ad occhio nudo. Domenica l’imprenditore stava svolgendo alcuni lavori all’esterno della stalla. Ha visto il nipote, appostato sul terrazzo, sparare, e subito dopo stramazzare il gallo del cortile.
Ha immediatamente chiamato i carabinieri, i quali hanno constatato la presenza dell’arma, una carabina ad aria compressa di libera vendita, poi sequestrata insieme ai pallini. «Ho sbagliato bersaglio, ho comprato da poco la carabina, la stavo provando», avrebbe detto il denunciato ai militari del Radiomobile. Sul posto anche un veterinario dell’Usl 15.
GAZZETTA DI MODENA
28 GENNAIO 2011
Cinghiale scorrazza in via Rometta È abbattuto per motivi di sicurezza
Modena - Paura ieri mattina attorno alle 10 per un cinghiale che scorazzava in città.All’altezza dell’incrocio tra via Circonvallazione e via Rometta, infatti, è stato avvistato il suino selvatico di grossa taglia.
L’animale è sceso dai calanchi di Rometta e si è trovato in un ambiente estraneo. Impaurito dalle numerose auto che transitano in quella strada, è entrato all’interno dell’abitazione della famiglia Bellei. Allertati da alcuni passanti che hanno avvertito il pericolo pericolo, in pochi minuti sono giunti sul posto i vigili urbani, i carabinieri e la polizia provinciale che hanno chiuso il traffico in via Circonvallazione, così da evitare pericoli alla cittadinanza. In breve tempo, si è anche radunata una piccola folla di curiosi che sono stati tenuti a debita distanza dalle forze dell’ordine, in attesa dell’arrivo del responsabile dell’associazione Amici della Natura distretto di Sassuolo-Fiorano. L’incaricato, dinanzi ad una simile situazione, ha sparato e abbattuto l’animale di oltre un quintale. Tanti presenti hanno deplorato l’uccisione che a loro avviso poteva essere sicuramente evitata. «In queste situazioni - ha detto Luca Costi, caposquadra dell’associazione Amici della Natura - gli animali si sentono stretti e sono molto pericolosi. E poi qui non siamo preparati con i mezzi necessari per agire in modo diverso».
GEA PRESS
28 GENNAIO 2011
Il mattatoio del bracconiere
Da Cuneo a Salerno una giornata di caccia e bracconaggio.
Dai quattro cacciatori sorpresi dalla Polizia Provinciale di Roma all’interno del Parco del Treja, al lupo del Parco Nazionale della Majella rinvenuto ancora vivo nel laccio del bracconiere. Lui, per fortuna, è stato liberato. Poi l’intervento nel salernitano della Guardie volontarie del WWF ed il cacciatore trovato a fare il bracconiere usando mezzi di caccia non consentiti. Richiami elettromagnetici per la caccia da un capanno (non regolare) sul fiume Sele. In un altro capanno le stesse Guardie rinvenivano richiami elettromagnetici ed uccelli vivi ad uso di zimbello per attirare l’avifauna selvatica. Questo in un invaso artificiale a Pontecagnano (SA). Ancora un altro cacciatore sorpreso anch’esso a fare il bracconiere sulle sponde del fiume Sarno nel Comune di San Marzano. Sparava in area protetta. Ed infine, Guardie WWF Salerno e Polizia Provinciale, hanno sequestrato fringuelli, storni, pettirossi, quaglie e molti appartenenti a più specie di fringillidi tutti detenuti con contorno di gabbie trappola e richiami elettromagnetici. Denunciato un uomo di San Pietro di Scafati (SA), mentre tutti gli uccelli sono stati liberati.
Altri richiami elettronici sono stati altresì sequestrati dalla Polizia Provinciale di Savona. Ultimo episodio di altri recentemente occorsi e che hanno comportato, sempre nel savonese, la denuncia ad un uomo sorpreso a sparare a specie protette.L’episodio, però, più agghiacciante è stato scoperto dal Corpo Forestale dello Stato di Cuneo lungo la strada statale che collega Ceva ad Imperia. Da quelle parti la caccia al capriolo, suddivisa in diverse aree, si era conclusa mercoledì. Ieri il ritrovamento. Probabilmente la discarica del mattatoio di qualche sparacchiatore-macellaio. In due diverse azioni erano stati gettati i resti della macellazione abusiva. I poveri resti erano talmente malridotti che all’inizio si è avuta qualche difficoltà nel contarli esattamente. In tutto ben sette caprioli, sicuramente abbattuti illegalmente ed altrettanto illegalmente macellati. Considerato l’elevato numero è probabile che trattasi di qualche commissione pervenuta da ristoratori. Pelli, resti di zampe, teste, interiora, il tutto sotto un muro di contenimento della strada. I resti sono stati poi prelevati da una ditta specializzata per lo smaltimento. Il Corpo Forestale dello Stato assicura che nei prossimi giorni saranno programmati controlli, anche notturni, anti bracconaggio.Ma le incredibili scoperte nel mondo del bracconaggio non finiscono qui. Sempre ieri, il Corpo Forestale ha rinvenuto nel Comune di Mendola, nella provincia di Forlì-Cesena, un vero e proprio arsenale appartenente ad un operaio di un allevamento. Un moschetto, un fucile semiautomatico calibro 12, una rivoltella calibro 22, una rivoltella 357 magnum, una carabina calibro 22, una pistola calibro 21, numerose cartucce a pallini e a palla. Questo per quanto riguarda le arme e le munizioni regolarmente denunciate. Venivano, infatti, rinvenute anche altre armi. In particolare, una pistola calibro 22 con silenziatore, una baionetta per moschetto, numerose cartucce per pistole, cartucce per moschetto e altre cartucce da caccia. Silenziatore e baionetta non erano denunciate, così come la pistola era stata artigianalmente modificata per l’inserimento del silenziatore. Il Corpo Forestale dello Stato ha rinvenuto tutto ciò nell’ambito di un’ampia attività di controllo antibracconaggio, portata avanti in tutta la provincia. Già nei giorni scorsi i Forestali di Forlì – Cesena avevano rinvenuto specie rare e protette utilizzate come richiami vivi per i cacciatori.
GEA PRESS
28 GENNAIO 2011
Un arsenale in casa? Condanna minima se sei un cacciatore!
Un anno e tre mesi, con la condizionale, ed un po’ più di 300 euro di multa. W.L.C., 44 anni di Verceia (SO), cacciatore, ha patteggiato la pena di fronte al Giudice per le indagini preliminari, dr. Carlo Camnasio.
In casa sua, il 10 settembre 2010, la Polizia aveva trovato un arsenale: una carabina calibro 223 con cannocchiale e canna filettata per poter montare il silenziatore, una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, cinque silenziatori, proiettili …Il cacciatore, con un armamentario da bracconiere, non aveva il permesso per detenere le armi, era autorizzato solo per i fucili da caccia, eppure era tornato in libertà dopo pochi giorni dall’arresto! Ora grazie al patteggiamento, che riduce la pena di un terzo, ha chiuso definitivamente il procedimento a suo carico.E pensare che un comune cittadino, non cacciatore, che porta un’arma giocattolo senza il tappo rosso è punito con la reclusione da 1 a 3 anni e con la multa da 1milione a 5milioni di lire (art. 5 L. 110/1975), modificata dalla L. 30/1990!
IL GIORNALE DI VICENZA
28 GENNAIO 2011
Fauna: stop a una cultura "cittadina"
«È fondamentale riequilibrare i rapporti tra cultura urbana e cultura rurale». Sergio Berlato, alla 3a esperienza in Ue, super- presente, segue la commissio- ne ambiente-sanità ma è soprattutto "vicecapo" del grande gruppo Ppe. Ma il suo lavoro resta in prima fila nella difesa della cultura agricola e agro-alimentare, e ovviamente della caccia. «Sulla fauna c'è ormai una falsa cultura così diffusa per cui molti bambini rifiutano l'idea che la bistecca di carne che trovano al supermarket possa provenire da un animale macellato. Si vogliono difendere tutti gli animali come fossero "umani", senza tener conto ad esempio che lo stop alla caccia al 10% degli ungulati nell'arco alpino ha causato sovrappopolamento e diffusione di un'epidemia di rogna e perdita del 90% dei capi. Ecco perché difendo la caccia e sono arrivato a scrivere al premier Berlusconi perché inviti il ministro Brambilla ad avere un atteggiamento più equilibrato su questi temi».
GEAPRESS
28 GENNAIO 2011
L’ ecotombe degli squali 73 milioni all'anno (da tutti) catturati per la zuppa di pinne e non solo.
Lungo le vie della comunicazione, ormai intasate dal monotematico bunga bunga della politica, si è persa la notizia che dal 31 gennaio prossimo e fino al 4 febbraio, presso la sede della FAO di Roma in viale della Terme di Caracalla, si terrà la ventinovesima sessione del COFI. Trattasi di un organismo della FAO che si occupa dei problemi della pesca, ivi compresa l’acquacoltura, nonché luogo di scelta di strumenti ed accordi sebbene non vincolanti (della serie parlate quanto volete).Tra i punti all’ordine del giorno: i progressi compiuti contro la pesca illegale, i cambiamenti climatici ed i loro riflessi su pesca ed acquacoltura, la gestione della piccola pesca, il ruolo della FAO per una migliore integrazione della pesca e del’acquacoltura nella conservazione della biodiversità e la tutela dell’ambiente. Quest’ultimo abusatissimo proposito è finanche utilizzato dagli zoo per riempire le loro gabbie di animali in via di estinzione, che solo in rarissimi casi hanno (forse) un minimale riflesso sulle popolazioni selvatiche. Sul primo punto, invece, ovvero i progressi contro la pesca illegale, dobbiamo solo sperare che le dichiarazioni del nostro Ministro Galan vengano lette solo nella parte degli sforzi operati dalle Capitanerie ed altri organi di polizia contro i bracconieri del mare. Speriamo cioè che il suo giudizio sul fatto che tale fenomeno non sia allarmante, non venga attenzionato.A dire il vero, però, anche la funzionalità del COFI e più in generale di tutti gli organismi internazionali viene messa costantemente in dubbio. In coincidenza della prossima apertura dei lavori romani, l’Ufficio Traffic ed una organizzazione non governativa che lavora sulle corrette scelte del mondo politico (The Pew Charitable Trust) hanno pubblicato un dossier che esamina il mastodontico problema della cattura di squali. Questi sono prevalentemente pescati per la zuppa di pinne, molto diffusa in alcuni paesi asiatici, sebbene le industrie della pesca non siano solo di quei paesi. Anzi.Il motivo per il quale le scelte di questi organismi possono apparire del tutto teoriche (del resto sono non vincolanti per i Governi) risiede nel fatto che proprio in tema di protezione degli squali il recente report dimostra il fallimento di un altro piano varato, in ambito FAO, dieci anni addietro. Da allora, il 30% delle specie sono minacciate o in pericolo di estinzione e sebbene il totale del pescato sia diminuito, i propositi iniziali sono in buona parte sconfessati. Inoltre, contrariamente a quello che potrebbe sembrare, ben quattro paesi europei (Spagna, Francia, Portogallo e Regno Unito) appaiono tra i primi venti per la pesca dello squalo. La Spagna, addirittura, è terza a livello mondiale dopo Indonesia ed India. Assieme a Taiwan il loro “contributo” sulla pesca dello squalo e circa il 35% del totale.Sempre tra i primi venti appaiono altri paesi che, forse perché afferenti ad una tradizione culturale anglo sassone o latina simile alla nostra, non ci saremmo aspettati. Messico, Argentina, USA e Nuova Zelanda. I primi tre sono addirittura, assieme alla Nigeria, gli unici paesi che denunciano un incremento del pescato. Tutti e venti pescano circa l’80% del totale mondiale, pari a circa 640.000 tonnellate. Più o meno (tra grandi e grossi) 73 milioni di squali. Quando ci chiediamo come si possa mangiare (sebbene sotto forma di pinna bollita) la carne di squalo, non meravigliamoci troppo. In Italia lo squalo non compare solo nei menu dei ristoranti esotici. Nei nostri mercati ce ne sono parecchi, pur presentati nelle mille varianti dialettali. Alcuni di loro? Il gattuccio, lo spinarolo, la verdesca, il gattopardo, il palombo e la vitella di mare, ovvero (nome fuorviante a parte) squalo smeriglio.
SOLO VELA.NET
28 GENNAIO 2011
Balena spiaggiata in Toscana, sarà affondata
E' il primo caso in Mediterraneo. Oltre a essere un'operazione economica e semplice dal punto di vista operativo, favorirà la ricerca scientifica
Pisa – Sarà affondata in mare la carcassa della balena che ieri è stata ritrovata sul litorale toscano, nel Parco di San Rossore tra la foce del fiume Morto e quella del Serchio. La decisione è stata presa dalla Regione Toscana dopo un sopralluogo che ha coinvolto anche alcuni esperti del Ministero dell'Ambiente, l'Osservatorio toscano cetacei e le Università di Siena, Firenze e Padova.
Affondare l'animale, lungo 18 metri e pesante 35 tonnellate, è l'operazione più economica e semplice dal punto di vista operativo, e favorirà anche la ricerca scientifica. Attorno alla carcassa, infatti, si formeranno colonie di vertebrati e invertebrati che troveranno nutrimento e saranno studiate dagli scienziati dell'Università di Firenze, finanziati dalle risorse a disposizione per il progetto transfrontaliero Gionha. Si tratta del primo caso di affondamento volontario di una carcassa di balena in mare in Mediterraneo. Esperimenti analoghi erano stati fatti, finora, soltanto nelle acque del Pacifico orientale e dell'Atlantico settentrionale.
ANSA
28 GENNAIO 2011
Scienziato, e' morta per malnutrizione
E' stata la malnutrizione una delle cause della morte della balenottera di 18 metri che si è spiaggiata a San Rossore". Lo ha detto Stefano Dominici del museo di Storia Naturale dell'università di Firenze, che oggi ha esaminato la carcassa insieme ai colleghi veterinari dell'università di Padova ipotizzando una possibile causa dello spiaggiamento del cetaceo.
"Naturalmente saranno i rilievi autoptici - ha aggiunto Dominici - a fornire risposte più esaustive ma dai controlli preliminari possiamo dire che l'animale è deceduto per scarsità di cibo a sua disposizione. E' difficile però, potendo studiare un solo caso, stabilire i reali motivi di questa scarsità di cibo, occorrerebbero elementi in più di cui ora non siamo in possesso". Dominici ha poi spiegato che la carcassa dell'animale sar&ag rave; trainata al largo e affondata: "Questo servirà per tornare periodicamente a studiarla in fondo al mare, perché le carcasse dei grossi cetacei sono risorse energetiche importantissime per l'ecosistema marino e noi vogliamo studiare il particolare ecosistema che si verrà a formare sulla carcassa di questa balenottera". Intanto, il deputato Ermete Realacci (Pd) preannuncia un'interrogazione al ministro dell'Ambiente: "E' giustificato porsi la domanda sulle ragioni di questi fenomeni di spiaggiamento che spesso portano alla morte dei cetacei e occorre vedere chiaro su cause e possibili rimedi". "Siccome ogni caso rischia di essere trattato in modo diverso - prosegue Relaacci - credo che, sotto il profilo istituzionale, sarebbe utile stabilire un protocollo di interventi che standardizzi le azioni sia da un punto scientifico che da un punto di vista delle responsabilità operative e delle modalità di soluzione dei problemi che si innescano a seguito di questi episodi a partire dal tema del corretto smaltimento delle carcasse".
FOTO
http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/natura/2011/01/28/visualizza_new.html_1615248340.html
SOFIA OGGI
28 GENNAIO 2011
La caccia agli orsi in Bulgaria continua anche nel 2011
17 esemplari della specie protetta "orso bruno" saranno abbattuti nel 2011 in Bulgaria nel quadro dell’adeguamento della loro popolazione. Questo è stato deciso nella riunione della Commissione nazionale per l'orso bruno, dalla quale sono stati analizzati i dati del monitoraggio effettuati sulla popolazione della specie animale.Nel calcolarli hanno lavorato, indipendentemente le une con le altre, tre squadre con diverse metodologie. Il numero di orsi bruni in Bulgaria è di circa 550 (+/- 10) esemplari, concordano tutti gli esperti.
Sette di tutti i 17 esemplari sono stati selezionati per essere abbattuti nel territorio di Smolyan e nella riserva nazionale di caccia “Kormisosh”. Nel territorio di Blagoevgrad e Stara Zagora sarà abbattuto rispettivamente un esemplare, 5 nelle regioni di Veliko Tarnovo, Ga brovo Lovech, e in quello di Pazardjik saranno abbattuti tre orsi.Alla riunione del commissione hanno partecipato esperti provenienti dal MOSV, dall’agenzia nazionale dell’ambiente, dall’agenzia nazionale per le foreste, dall’accademia bulgara delle scienze, dall’associazione per la natura selvaggia "Balcani", dalla regione di Smolyan e i rappresentanti provenienti dall’ispettorato distrettuale dell’ecologia.
MATTINO DI PADOVA
28 GENNAIO 2011
Undici asinelli a spasso
POLVERARA (PD). Per un attimo avrà pensato di sognare di trovarsi al «palio dei mussi» l’automobilista che l’altra notte in pieno centro del paese si è imbattuto in undici asinelli che pascolavano beati lungo la strada. In realtà gli animali erano fuggiti dalla stalla dove erano ricoverati.
L’allarme al «112» è arrivato poco dopo le 4. Un passante giunto in via Riviera ha notato prima un asino lungo la strada, poi un secondo, un terzo animale, fino a contarne undici. Alcuni erano sul ciglio della carreggiata, altri però si erano spostati in mezzo alla strada e costituivano un serio pericolo per la viabilità. Per fortuna a quell’ora di traffico non ne passa in paese, se non qualche raro veicolo di persone che vanno al lavoro. Sul posto sono giunti in pochi minuti i carabinieri che hanno impiegato un’ora a radunare gli undici asinelli e a liberare così la strada. Nel frattempo, dalla centrale dell’Arma sono partiti i controlli che hanno verificato la presenza di un allevamento a poca distanza. I militari hanno perciò avvisato il proprietario che i suoi animali erano fuggiti e che doveva darsi da fare per recuperarli e riportarli nella stalla prima che combinassero dei guai. Il parapiglia è proseguito fino all’alba quando finalmente l’allevatore è riuscito a richiudere nel recinto gli undici asinelli. Un episodio simile si era già verificato un paio di mesi fa, ma in quell’occasione erano fuggiti «solo» tre esemplari.
MATTINO DI PADOVA
28 GENNAIO 2011
Travolge in auto un grosso cinghiale Paura e danni
GALZIGNANO (PD). Tornarsene tranquillamente a casa in macchina, e investire un cinghiale improvvisamente sbucato dall’oscurità. L’ennesima disavventura con protagonisti cinghiali e automobilisti è capitata ieri intorno alle 18 a un galzignanese, mentre alla guida della sua Opel Astra stava percorrendo viale delle Terme in direzione del centro.
Nelle vicinanze dell’incrocio con via Regazzoni, un cinghiale ha deciso di attraversare la strada proprio mentre stava passando Luigi Guarino. Il 38enne non ha avuto il tempo di evitare l’ostacolo né di toccare i freni: «E’ successo tutto in una frazione di secondo. Ho sentito un fracasso infernale». L’animale investito è stato trascinato sull’asfalto per alcuni metri. L’automobilista è stato bravo e fortunato ad evitare che la macchina uscisse di strada alla sua destra, perché si sarebbe trovato in mezzo a un campo dopo un salto di alcuni metri, e alla sua sinistra perché avrebbe rischiato un incidente frontale o di andare a cozzare contro le abitazioni fronte strada. All’automobilista non è rimasto altro da fare che parcheggiare la vettura seriamente danneggiata sotto il cofano in attesa dell’arrivo del carroattrezzi. Sul luogo dell’incidente è giunta la polizia provinciale.
IL SECOLO XIX
28 GENNAIO 2011
Gregge di pecore assalito da un branco di lupi
Quattro animali uccisi, tre feriti e una quindicina che non sono tornati all’ovile. Un episodio che ha scatenato l’allarme tra gli allevatori della piana albenganese
Provincia di Savona - Assalto di un branco di lupi a un gregge di pecore, a poche centinaia di metri dall’abitato di Salea. Almeno quattro pecore sono morte, altre tre sono state ferite, mentre un’altra quindicina non sono tornate all’ovile.Una vera e propria strage, visto che è presumibile che alcune delle pecore disperse siano state già uccise o possano esserlo presto, se non saranno ritrovate in fretta. I lupi (un branco che pare sia composto da due esemplari adulti e tre cuccioli) sembrano infatti essere rimasti in zona, almeno a giudicare dal sangue fresco ritrovato ieri mattina nei pressi di alcune delle carcasse, a 24 ore e più di distanza dal primo assalto.I predatori hanno preso di mira un gregge di una novantina di pecore che pascolavano sulle colline alle spalle di Salea, di proprietà di Mario Benedetti. «Quando c’è bel tempo - spiega il pastore - capita che le pecore restino fuori a lungo, qualche volta anche di notte, protette dai cani. Onestamente non ho visto l’attacco, ma mi è solo stato raccontato. I morsi alla gola degli animali sono quelli tipici del lupo, ma qualunque cosa sia successa, per me cambia poco, perché il danno rimane».Un danno non da poco, visto il numero degli animali perduti, ma a parte l’aspetto economico, ci sono anche i timori e i disagi provocati dalla presenza di predatori. Ieri tutte le quasi 300 pecore che Benedetti ha tra Salea e Campochiesa sono rimaste negli ovili e nei recinti, per evitare il pericolo di nuove perdite proprio mentre si stanno cercando le pecore superstiti.
IL GAZZETTINO
28 GENNAIO 2011
AMBIENTALISTI IN RIVOLTA
«Il Cansiglio diventato una macelleria di cervi» La Lac minaccia denunce
VITTORIO VENETO (TV) - «Foresta del Cansiglio: un ambiente tutelato trasformato in una macelleria di cervi a cielo aperto». È eloquente il titolo che Andrea Zanoni, di Paese, presidente veneto della Lega per l'abolizione della caccia (Lac) dà al suo intervento. E annuncia un’eventuale causa a Veneto Agricoltura. Il suo è un attacco alle scelte di Regione e Provincia per il controllo della popolazione di cervi in Cansiglio, che prevedono l'abbattimento di circa 1500 esemplari. Nel dibattito sul «che fare con i cervi», scrive Zanoni, «assistiamo ad affermazioni scomposte prive di una minima analisi scientifica». Più avanti: «nonostante la presenza di numerose e importanti istituzioni coinvolte quali Regione, Veneto Agricoltura, Provincia di Treviso e Belluno e Co rpo Forestale, non si capisce l'esatto quantitativo della popolazione dei cervi». E se non si sa quanti cervi ci sono, come si fa a decidere quanti eliminarne? Definisce poi «fantasiosi» gli allarmi su problemi sanitari che i cervi potrebbero causare, e ironizza pure sull'approccio «culinario» che pensa alla promozione della carne di cervo. Autorizzando le uccisioni di cervi, dice l'ambientalista, «per accontentare quattro allevatori ansiosi di contributi economici, siamo disposti a mettere a repentaglio un intero ecosistema». Ma quale soluzione contropropone la Lac? «La nostra soluzione è la legalità, con il rispetto della legge 157/92». Nel dettaglio: misure di dissuasione, ad esempio recinzioni elettriche anti cervi attorno ai pascoli, o trasferimenti degli animali. Del resto, fa un parallelo, «nelle città hanno problemi con i piccioni, ma ha mai visto sparare ai piccioni?».« ;Nei prossimi giorni - dice Zanoni - incontrerò il sindaco di Cervinara», il comune in provincia di Avellino che s'è offerto di adottare i cervi del Cansiglio. «I nostri legali - annuncia - ora stanno analizzando il provvedimento di Veneto Agricoltura (che autorizza gli abbattimenti) per un eventuale ricorso al Tar per bloccare la mattanza dei cervi in Cansiglio».
MESSAGGERO VENETO UDINE
28 GENNAIO 2011
L’ultima campagna della Lav: salviamo le nutrie
Provincia di Udine - Dopo tanti gridi di allarme, prese di posizioni contrarie e iniziative per frenare il fenomeno, sempre più diffuso anche nella Bassa Friulana (anche con effetti devastanti) ora è la Lega anti vivisezione a scendere in campo per difendere le nutrie e plaude ad una ricerca che salverà la vita a milioni di animali. «Le nutrie, animali sudamericani introdotti in Italia per essere allevati dall’industria della pellicceria - commentano i responsabili della Lav - sono tra gli animali selvatici più sfortunati: fino agli anni '80 del secolo scorso sono state massacrate per il loro manto, ora vengono additate quali responsabili del dissesto idrogeologico. Le loro tane, si dice, mettono a rischio la solidità dei manufatti con conseguente aumento del pericolo di inondazioni».
Aggiunge ancora la Lav: «Le nutrie continuano ad essere vittime di un massacro quotidiano e le inondazioni si ripetono ugualmente. Fortunatamente esistono ricercatori i quali ritengono vi sia la possibilità di utilizzare un metodo scientifico che consente di contenere il loro numero. Sono infatti stati presentati lo scorso 3 dicembre, a Museo di Storia Naturale di Milano, i primi risultati del metodo di contenimento delle nutrie tramite sterilizzazione». La Lav plaude quindi alle istituzioni e ai soggetti privati che hanno voluto scommettere su un metodo innovativo. «Il progetto sperimentato in Lombardia - sottolinea Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della Lav - dimostra che non è necessario ricorrere allo sterminio, ormai la scienza è in grado di fornire strumenti efficaci che possono mandare in soffitta l'approccio venatorio fino ad oggi proposto come soluzione da amministrazioni poco sensibili agli inutili massacri di animali selvatici».
TG COM
28 GENNAIO 2011
Cani in corsia contro il cancro
Grazie alle loro capacità olfattive, i cani possono essere alla base di test affidabili per l'individuazione precoce di un cancro alla prostata. E' la scoperta fatta da un gruppo di medici francesi. Da qualche tempo, un'equipe di medici e esperti biochimici, guidata da Olivier Cussenot, professore di urologia oncologica dell'ospedale Tenon di Parigi, ha sperimentato questo metodo che dà un responso positivo nel 91% dei casi.Cussenot e la sua équipe hanno fatto ricorso a un cane per migliorare i test biochimici di laboratorio per l'identificazione del tumore. Il cane, un pastore belga, che già veniva addestrato ad individuare esplosivi, stupefacenti, o persone sepolte dalle valanghe, ora si sta esercitando a riconoscere l'urina.
Cussenot ha spiegato che un esemplare di pastore belga, formato a Orleans dall'aviazione militare francese, è già in grado di individuare il cancro alla prostata. Un secondo è in fase di addestramento. Secondo uno studio dello stesso Cussenot, il margine di successo degli amici a quattro zampe nel depistaggio del cancro alla prostata è del 91%. "Una percentuale superiore a quella di qualsiasi altro test", assicura il medico.
LA VOCE DI MANDURIA
28 GENNAIO 2011
Donna scippata da un cane randagio
Gianni Marcucci
Manduria (TA) - Fa la spesa al supermercato e viene scippata da un cane. Brutta esperienza per la 55enne manduriana, Olga Maiorano, che ieri è stata aggredita da un cane randagio nei presi del residence Sice. La donna, dopo avere fatto visita ad una sua amica, aveva posteggiato l’auto nei pressi del complesso residenziale e si era recata a far spesa nel vicino supermercato Eurospin. Uscita dallo stesso con due borse di plastica, una delle quali contenente carne e affettati, si è accorta di essere seguita da un grosso cane nero.La donna ha imboccato la stradina che confina con il supermercato per raggiungere quanto prima l’auto ma il grosso randagio si è avventato sulla borsa contenente la carne ed ha iniziato a tirare. Altrettanto aveva fatto la donna ma un passante le ha consigliato di mollare la presa per evitare di esser e assalita dall’animale. Infatti seppur a malavoglia la signora letteralmente terrorizzata, ha lasciato andare la spesa e si è data alla fuga mentre il cane si è fermato sul posto a consumare il banchetto di lusso, costato alla donna una trentina di euro. «Sono davvero sconcertata – ha raccontato la signora Olga – ora presenterà un esposto nei confronti del comune che ponga fine a questo pericolo costante dei cani lasciati liberi che costituiscono spesso un pericolo per l’incolumità delle persone».
CORRIERE ADRIATICO
28 GENNAIO 2011
Quel cane è troppo aggressivo, deve andare dallo psicologo
Senigallia (AN) - Cane troppo litigioso dovrà andare in terapia. Ad imporlo il sindaco attraverso un’ordinanza che fa piuttosto discutere, per la singolare vicenda a cui fa riferimento. A dover andare dallo “psicologo” sarà Mina, un cane meticcio di taglia media dal pelo biondo. La sua colpa è stata quella di essersi azzuffata con un pitbull e di averlo preso a morsi. L’episodio si è verificato a Scapezzano quando la padrona di Mina, a cui è diretta l’ordinanza del primo cittadino, stava passeggiando per strada. Ad un tratto è comparso anche un pitbull con la sua proprietaria. Mina sarebbe stata la prima ad abbaiare attirando l’attenzione del grosso molosso. Ne sarebbe scaturita un lite. I due cani si sarebbero azzuffati ferendosi e vicenda e sembra che proprio Mina si sia scagliata anche contro la padrona del pitbull, intervenuta nel tentativo di staccarli. Il condizionale è d’obbligo nella ricostruzione dei fatti, perché a riferirli al servizio veterinario, intervenuto, sono state le stesse protagoniste, con versioni su certi aspetti anche discordanti.
Mina comunque non deve aver fatto una buona impressione ai medici, che hanno segnalato la pericolosità del meticcio al sindaco, che ha poi provveduto ad emanare l’ordinanza. Come massima autorità per la pubblica incolumità Mangialardi ha predisposto il provvedimento come richiesto dall’Asur. La signora D.S., proprietaria di Mina, dovrà quindi stipulare una apposita polizza di responsabilità civile contro i danni a terzi eventualmente causati da parte dal suo cane. Sarà tenuta a condurre l’animale in aree urbane o in spazi aperti al pubblico solo se accompagnato da persona in grado di contrastarne efficacemente la forza fisica e comunque sempre con il guinzaglio ed idonea museruola o, in alternativa, impedendo al cane di frequentare luoghi pubblici o aperti al pubblico. Sarà inoltre obbligata a sottoporre l’animale a terapia comportamentale, presso lo studio di un medico veterinario esperto in comportamento animale, ed infine dovrà adottare tutte le precauzioni necessarie per evitare che l’animale possa nuocere a persone anche quando viene tenuto nell’abitazione della proprietaria. Dal servizio veterinario confermano che la signora, a cui è rivolta l’ordinanza del sindaco, è effettivamente la proprietaria del meticcio.
LA NUOVA SARDEGNA
28 GENNAIO 2011
Arrestato per un furto di pecore
ORUNE (NU). Dovrà rispondere di un furto di pecore selezionate messo a segno nelle campagne di Bonorva. Francesco Massaiu, 32 anni, di Orune, era alla guida di un furgone nel cui interno erano ammassate 50 pecore quando è stato fermato dai carabinieri di Bono. I militari erano alla ricerca di 311 pecore selezionate, di proprietà dei fratelli Gianni e Manuel Mura, tenute al pascolo in un terreno di Badde ’e mela e rubate martedì notte, sono state recuperate dai carabinieri. Stavolta i ladri, probabilmente troppo sicuri di riuscire in un colpo che avrebbe fruttato un bottino di circa novantamila euro, hanno agito in pieno giorno, ma non hanno fatto i conti con l’attività dei barracelli.
Nel corso di un controllo, alle 14,30 di mercoledì, «i vigilantes» hanno notato un gregge di 209 pecore che, dalle verifiche fatte, sono risultate non appartenere all’azienda. A quel punto è stato richiesto l’intervento dei carabinieri che hanno avviato le indagini per risalire ai proprietari del gregge, i fratelli Gianni e Manuel Mura, di Bonorva, che avevano già denunciato la sparizione dalla propria azienda a Badde ’e Mela, di 311 pecore selezionate. Del presunto furto i militari hanno così informato i colleghi della compagnia di Bono, che hanno disposto un servizio di controllo nel territorio a confine con Bonorva. Nel corso dell’operazione, intorno alle 16, alla periferia di Bono, è stato fermato Francesco Massaiu, alla guida di un furgone, nel cui interno erano ammassate 50 pecore. L’allevatore non aveva alcun documento per il trasporto degli animali, né sapeva indicarne la provenienza ma, dagli accertamenti fatti dai carabinieri, risultava che il bestiame faceva parte del gregge rubato qualche ora prima a Bonorva. A quel punto Francesco Massaiu è stato arrestato, oltre che per il presunto furto, anche per la detenzione di una scure e di un grosso coltello di genere proibito, ritrovati all’interno dell’automezzo. Ieri in tarda mattina, infine, i carabinieri, dopo aver portato avanti le indagini, hanno rintracciato anche le 52 pecore che mancavano all’appello in un terrreno demaniale a Sa Rocca vicino a Osidda.
IL TIRRENO
28 GENNAIO 2011
Proliferano i piccioni La ricetta del Wwf: «Non distribuire cibo»
PIOMBINO (LI). «Se il problema del proliferare dei piccioni continua a essere importante, questo accade perché sono stati adottati solo marginalmente quei correttivi che avevamo indicato anni fa al Comune». Paolo Politi, presidente locale del Wwf, risponde all’assessore all’ambiente Marco Chiarei sulla concentrazione di piccioni in alcune zone della città. Comune e Wwf collaborarono alcuni anni fa per il monitoraggio dei gabbiani e dei piccioni.
«Noi, però, non siamo la task force del Comune sul fronte di piccioni e gabbiani, né ghostbusters che vanno a debellare questo o quell’animale. Il problema dei gabbiani, specie al cimitero, è stato risolto. Per quanto riguarda i piccioni è necessario intervenire sulla consuetudine da parte di alcuni cittadini di distribuire cibo. C’è un divieto nel regolamento di polizia municipale, che però finora non è stato applicato adeguatamente. La soluzione sarebbe quella di porre degli agenti, anche in borghese ed elevare sanzioni». Gli animali, spiega Politi, si radunano nei posti dove possono trovare acqua, cibo e rifugio: in caso contrario tendono ad allontanarsi. I dissuasori sono la soluzione migliore, anche per evitare interventi sui nidi: i lampioncini sotto i Portici, ad esempio, sono uno dei punti storici di nidificazione. «Quello che però è da evitare in assoluto - conclude Politi - è la somministrazione di mangimi antifecondativi, che andrebbe ad interferire con una fauna selvatica».
L'ARENA
28 GENNAIO 2011
Polli e uova alla diossina, trovati dei casi nel Mantovano
MANTOVA - Polli e uova contaminati dalla diossina. È quanto emerso dall'indagine condotta dall'Asl di Mantova, tra l'ottobre e il novembre dello scorso anno, in nove allevamenti avicoli a conduzione familiare, e per l'autoconsumo, da cui sono risultati sei campioni di uova contenenti tracce di diossina e di Pcb superiori al limite di legge. Il dirigente del dipartimento di veterinaria Loris Zaghini ha spiegato: «Alle sei aziende agricole interessate abbiamo già comunicato che le uova e le carni degli animali da cortile allevati non possono essere nè consumati nè commercializzati», precisando che «l'autoconsumo di quelle uova e di quelle galline riguarda cinque o sei famiglie». Gli allevamenti avicoli in cui sono stati riscontrate contaminazioni si trovano dei Comuni di Sustinente, San Giorgio, Castiglione de lle Stiviere, San Martino dall'Argine, Viadana e Dosolo.
L'indagine dell'Asl ha riguardato anche allevamenti bovini, ma senza esito.
ASCA
28 GENNAIO 2011
AMBIENTE: FORESTALE, AUMENTATI 90% SEQUESTRI PRODOTTI SPECIE PROTETTE
Roma - Un aumento di circa il 90 per cento dei sequestri di prodotti derivati da specie animali e vegetali protette dalla Convenzione di Washington e del 93 per cento dei sequestri di pellame.
Questi sono solo alcuni dei dati relativi all'attivita' operativa 2010 del Servizio CITES che saranno presentati martedi' prossimo, 1 febbraio alle ore 10.30, presso la Sala del Parlamentino delle Foreste. Saranno illustrate, inoltre, le piu' importanti operazioni portate a termine durante lo scorso anno e sara' tracciato il bilancio del traffico delle specie protette maggiormente minacciate di estinzione a conferma dell'attento e del preciso impegno del Servizio CITES a tutela del cittadino sempre piu' esposto a vere e proprie truffe e alla risoluzione del commercio dei traffici illeciti. Alla conferenza stampa saranno presenti il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone; il direttore di Direzione Protezione Natura del Ministero dell'Ambiente, Renato Grimaldi ed il Presidente WWF Traffic Fulco Pratesi.Per il Servizio CITES, sara' presente il responsabile Ing.Ciro Lungo.Durante l'evento sara' presentato anche il Calendario CITES 2011 che ha come filo conduttore la tutela della biodiversita'. Dodici mesi che illustrano con foto naturalistiche le specie bandiera protette dalla Convenzione di Washington, ritratte in cattivita' o in natura.
ASCA
28 GENNAIO 2011
CACCIA: EURISPES, ITALIANI DICONO NO. ACCETTABILE SOLO PER 17,8 SU 100
Roma - La caccia'? un'attivita' 'accettabile' solo per il 17,8% degli italiani.Lo rileva l'Eurispes che, cifre alla mano, sottolinea come oltre la meta' del campione degli intervistati non approvi per niente la caccia (56,6%) e il 23,9% affermi di approvarla ''poco''. La percentuale di quanti valutano positivamente il fatto di indossare capi di pelliccia supera appena il 14,1% (abbastanza: 11,7%; molto: 2,4%). La disapprovazione raccoglie l'83% delle risposte (58,8% ''per niente'' e 24,2% ''poco''). Solo il 10,1% degli intervistati, inoltre, giudica positivamente l'utilizzo degli animali all'interno degli spettacoli circensi. Anche l'acquisto di animali esotici non trova grande consenso: sono infatti il 9,5% coloro che accetterebbero di togliere alle foreste tropicali parte della loro fauna.
Benche' messa al bando dai piu' (88%), la sperimentazione medica sugli animali e' intesa come ammissibile dall'8,2% degli italiani, il 7,4% dei quali lo trova un comportamento abbastanza tollerabile. Lascia invece perplessi il dato relativo ai combattimenti tra animali, che, nonostante la generale disapprovazione (90,7%), continua a trovare il sostegno del 2,4% della popolazione. Assolutamente antisociale e' giudicato invece il comportamento di quanti abbandonano il proprio animale domestico pur di andare in vacanza (98,2% del campione lo giudica un atteggiamento per niente (96,3%) o poco (1,9%) ammissibile. |
LA PROVINCIA PAVESE
28 GENNAIO 2011
Maialini clonati per i trapianti
Maria Grazia Piccaluga
PAVIA. Maialini allevati non per produrre cibo ma per ricavarne proteine, tessuti, in futuro anche organi. E’ il progetto “Superpig”. Una nuova frontiera della biotecnologia a cui sta lavorando, all’interno di una cordata di istituti di ricerca, anche il Cnr di Pavia.
E’ partito il 1º gennaio lo studio su suini clonati e non che utilizzerà metodiche di ingegneria genetica. Una specie ibrida di piccole dimensioni: Apollo e Circe sono due minipig di razza Yucatan, portatori di una modificazione genetica che li rende più adatti al trapianto d’organo. Quelli invece non clonati verranno impiegati per tutte le altre possibili applicazioni, a cominciare dalla medicina riparativa con l’uso di cellule staminali. «Della piattaforma di ricerca fanno parte anche altri istituti lombardi - spiega il professor Giuseppe Biamonti, direttore dell’istituto di Genetica molecolare del Cnr pavese -. Il laboratorio di tecnologie della riproduzione Avantea di Cremona, l’Humanitas di Rozzano, il Mario Negri di Bergamo, il Centro ricerche biotecnologiche dell’università Cattolica di Cremona, l’istituto zooprofilattico di Brescia e la fondazione Multimedica». Pavia ha il compito di sviluppare la ricerca su tre filoni: quello coordinato da Giovanni Bottiroli su sistemi tecnologici che consentono una biopsia ottica, quello guidato da Giovanni Maga che studia i farmaci contro le infezioni virali nell’animale e quello diretto da Fiorenzo Peverali lavorerà alla ricerca di staminali per applicazioni di medicina rigenerativa. Il progetto che coinvolge una cinquantina tra ricercatori e tecnici, prevede un investimento complessivo di circa 5 milioni di euro, finanziati al 50% dalla Regione Lombardia. «Il suino riproduce le caratteristiche umane meglio di altri animali - spiega il professor Bottiroli -. Nel caso del trapianto di fegato ha una situazione addirittura più copmplessa di quella umana». La sua èquipe porta in dote l’esperienza acquisita nell’ultimo decennio di utilizzo e sviluppo della biopsia ottica: una fibra grande come un capello, 0,2 millimetri, che penetra nel tessuto ed è in grado di distinguere in diretta le cellule malate da quelle sane. «Una procedura mininvasiva che non sostituisce la biopsia tradizionale con prelievo del campione e analisi dell’anatomo-patologo sul vetrino - spiega Bottiroli -. Ma permette di avere una risposta immediata, ad esempio a intervento chirurgico in corso per tastare la bontà di un organo da trapiantare».
GEA PRESS
28 GENNAIO 2011
53.140.506 italiani contro la vivisezione – dove abbiamo fallito?
Cinquantatremilioniquattordicimilacinquecentosei (!) italiani sono contro ogni forma di sperimentazione animale. Ed anche se volessimo non considerare la popolazione di residenti senza cittadinanza italiana, il dato sarebbe comunque schiacciante. Chissà come interpretano questo dato gli europarlamentari nostrani (da Iva Zanicchi a Davide Sassuoli, passando per tutti gli schieramenti intermedi) che lo scorso otto settembre, arzigogolando incredibili giustificazioni, hanno votato la Direttiva ammazza animali frutto delle lobby vivisettrici e dei (poco rappresentativi) organismi politici dell’Unione Europea.Senza se e senza ma. Agli italiani se gli si chiede cosa ne pensano delle vivisezione, semplicemente la buttano nel cestino. Addirittura a pensarla così è ben l’88%. E’ questo forse il dato più sorprendente, nel capitolo denominato “Pet Live: animali domestici e dintorni” inserito nel Rapporto Italia 2011, diffuso oggi dall’Eursispes. Appare rilevante come appena il 7,4% si dichiara abbastanza tollerabile verso la sperimentazione animale (chissà se gliela avessero posta come vivisezione ….) e solo l’8,2% a favore.In sintesi vuol dire che il sentimento degli italiani verso un problema drammatico, quale quello della vivisezione, è più forte del potere del mastodontico apparato di clientele che notoriamente è in grado di generare il
mondo della sanità e del farmaco in particolare.Una politica succube anche di piccole lobby, dal momento in cui non si riesce a portare in campo neanche una legge contro gli animali nei circhi (del tutto scomparsa nei lavori della Camera dei Deputati) con appena il 10,1% degli italiani a favore del loro uso. Una volontà quantitativamente ridicola ma che evidentemente riesce ad influenzare le scelte di bassissimo profilo che evidentemente fanno breccia su parlamentari timorosi di prendere posizione su tutto. Basti considerare l’eliminazione del divieto di amputazione di coda e orecchie di cani che pur era stato previsto nella stesura iniziale della recente legge “cuccioli”. Poi amputata grazie, anche alle lobby di cacciatori in parlamento.A tal proposito. Ma a quanti italiani piacciono ancora i cacciatori? Ad appena il 17,8%, mentre al 23,9% piacciono poco ed addirittura al 56,6% per niente. Eppure viviamo in un paese dove tutti i reati venatori sono solo di natura contravvenzionale. Se poi spari ad una specie protetta potrai continuare (per legge) a farlo, dal momento in cui per avere sospesa la licenza, devi tornare in futuro ad uccidere un’altra specie protetta (… ed ovviamente ad essere beccato). Lasciamo poi perdere le pellicce, con appena il 14,1% a favore, senza che nel nostro paese esista una seppur minima previsione di regolamentazione del settore degli allevamenti nazionali, riuscendo però a portare in porto il divieto di pelli e derivati di foca (canadesi) e le pellicce di cane e gatto (perché di scandalo cinese).Viene da chiedersi a questo punto da chi sono rappresentati gli animalisti, almeno nelle lobby parlamentari. E perché tanta sensibilità non viene più intercettata ed a dovere utilizzata (per gli animali).
p.s.: vegetariani e vegani sono ben il 6,7%.
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