IL CENTRO
27 NOVEMBRE 2009
Cane trascinato chilometri col furgone
Daria De Laurentiis
QUADRI (CH). Hanno legato un cane randagio con una corda a un furgoncino e lo hanno trascinato per chilometri. E’ sfociata in una denuncia per maltrattamento di animali la bravata di G.P. , 53enne, e M.D. , 51enne, entrambi residenti nel paese sangrino. I due sono stati denunciati al comando dei carabinieri di Quadri dopo essere stati notati da alcuni residenti mentre avvicinavano il cane con un boccone di cibo e poi, visto che non voleva saperne di salire sul furgone, mentre lo trascinavano legato al paraurti fino in un posto conosciuto come “Punto della guardata”. Il cane, un pastore abruzzese di taglia medio grande, di cui si sono perse le tracce, secondo le informazioni raccolte dai carabinieri probabilmente è morto ed è stato gettato in un fosso ma si stanno effettuando comunque delle ricerche sul territorio. I due uomini, sentiti dai militari, hanno asserito di aver accalappiato la bestia e averla ceduta a un pastore di passaggio. Qualcuno in paese giura invece di aver visto la carcassa dell’animale in una boscaglia dove di solito i residenti vanno a cercare i tartufi, qualche altro pensa che sia stato buttato nel deposito comunale dei rifiuti. Se così fosse, per i due la situazione cambierebbe in peggio. Una recente legge prevede fino a 18 mesi di carcere. Intanto la storiaccia ha creato imbarazzo e sdegno. Il cane, a dire dei residenti era docile e di indole tranquilla, sostava nella piazzetta di fronte la scuola da almeno tre anni ed era stato adottato dai residenti e dai bambini che lo avevano chiamato “Belle”, come un pastore abruzzese protagonista di un cartone animato. Della vicenda si interessa anche la lega nazionale del cane, sezione di Lanciano, di cui è presidente Simona Pizzacalla . «In paese Belle era amato da tutti - ha dichiarato Maria Francesca Mazzella , una residente che ha adottato 15 randagi - quanto accaduto è indegno di un paese civile. Gli unici cani che contano qui sono quelli da tartufo, gli altri sono a malapena tollerati».
Animalieanimali 27 NOVEMBRE 2009
CANI DA TARTUFO AVVELENATI NEL PISANO, E' ALLARME
Cani da tartufo avvelenati: «C'è preoccupazione, ma evitiamo allarmismi perché è proprio il clamore quello che cercano i delinquenti che seminano bocconi nei boschi». L'appello è di Salvatore Cucchiara, presidente dell'Associazione Tartufai delle Colline Sanminiatesi che sottolinea: «Innegabile che ci sono stati dei casi, ma basta con lo sparare cifre a vanvera; la maggior parte dei cani avvelenati sono stati salvati dalla cure dei veterinari. Non ce l'hanno fatta quelli che hanno trovato bocconi con stricnina, ma le morti sono comunque meno di dieci». La paura di quello che sta accadendo nei boschi nel momento della piena maturazione del tartufo corre anche su Internet, nei blog, nei siti dei tartufai. I proprietari di cani si scambiano consigli e raccomandazioni. La paura, poi, non riguarda solo i cani da tartufo, ma tutti quelli che vengono portati a passeggiare. Certo il cane da tartufo, anche per il lavoro che fa, è più soggetto. Un esemplare può costare anche 15 mila euro. Tanti i fattori che destano sospetto in questa vicenda. Secondo alcuni i «bocconi» avvelenati servono per tenere i cercatori di tartufo alla larga, colpendoli in quello che è un affetto e un valore. Ma, se davvero fosse così sarebbe raccapricciante. Tra le ipotesi resta anche l'atto delinquenziale crudo e puro, senza un motivo preciso. «Come c'erano gli stupidi che tiravano i sassi dal cavalcavia - conclude Cucchiara - ci sono quelli, altrettanto stupidi, che fanno cose gravi come questa. L'auspicio è che la cosa finisca e che magari vengano pure individuati i responsabili. Ripeto comunque che è sbagliato ingigantire le cose: avvelenamenti ce ne sono sempre stati; sono accaduti anche in estate, ora di più perché ci sono più cani in giro. Ma il fenomeno è storia vecchia». All'Usl 11 pare che risultino ufficialmente otto casi di avvelenamento di cani in soli due mesi. I cani sono morti dopo agonie atroci, perché i bocconi letali solitamente contengono stricnina, un potente veleno che agisce subito e provoca la morte inesorabile del cane dopo enormi sofferenze. E di stricnina si trattava anche l'anno scorso quando il bilancio arrivò alla trentina. Cifra che quest'anno potrebbe essere superata. SANREMO NEWS 27 NOVEMBRE 2009
Imperia: strage di gatti a Pontedassio, avvisata la Procura
Imperia - Dopo la serie di gatti morti avvelenati è stato anche ipotizzato il reato, ad Imperia, ovvero ‘Uso improprio di esche avvelenate’. I veterinari dell’Asl di Imperia hanno inviato le proprie relazioni al Procuratore Di Mattei, viste le decine di gatti, morti avvelenati, soprattutto a Pontedassio e Costarainera. Nelle esche è stato usato un prodotto con Cumatetralil, veleno utilizzato nelle operazioni di derattizzazione. Del caso si stanno occupando anche le Guardie Forestali, la Polizia Provinciale ed i Carabinieri.
LA NUOVA VENEZIA
27 NOVEMBRE 2009
Anatre domestiche sterminate dal cacciatore
Alberto Vitucci
LIDO (VE). Erano ventinove. Anatre, mazzorini, anatroccoli (foto). Allevati nel cantiere della Voga veneta Lido. Cresciuti e coccolati dagli anziani custodi e dai soci della remiera. Gioia dei bambini e dei piccoli atleti, allegria di una piccola comunità. Non ne è rimasto nemmeno uno. Un cacciatore che secondo i soci abita nella zona di Malamocco le ha fatte fuori una alla volta, approfittando del fatto che avendo imparato a volare se ne andavano qualche centinaio di metri più in là, fino alla vicina isola di Poveglia. «Ma tutti sapevano che quelle erano anatre domestiche», denuncia l’architetto Luciano Cirpi, presidente della Voga veneta, «è un gesto vergognoso che ha gettato nello sconforto i nostri bambini. E qualifica chi lo ha fatto». Un uomo corpulento, a bordo di un barchino, è stato visto allontanarsi con le «prede». Non ci è voluto molto a catturarle, visto che non si trattava di pericolosi animali selvaggi ma di bestiole «domestiche», allevate in cantiere. «Adriano e Bruno, i nostri soci, se ne prendevano cura ogni giorno», racconta Cirpi, «davano loro da mangiare e le hanno coccolate quando dono nati i piccoli. Tanto che come nel romanzo «L’anello di re Salomone» di Conrad Lorenz gli anatraccoli si erano un po’ alla volta affezionati agli anziani, quasi riconoscendoli come genitori». Uno spaccato di serenità e poesia di colpo interrotto dalle doppiette. «Il giorno della Salute», continua Cirpi, «le anatre rimaste sono state viste volare verso Poveglia. Ma nel pomeriggio sono tornate soltanto in quattro. Adesso sono sparite anche quelle. Una vergogna, e una testimonianza di inciviltà da parte dei nostri concittadini». Indignazione e protesta è stata espressa anche da Cristina Romieri a nome della Lav, lega Antivivisezione». «Un atto vile compiuto da qualche”eroico” cacciatore del luogo», denuncia la Romieri, «proprio nei giorni in cui la Regione dopo due bocciature al Tar ripropone la deroga al decreto legge sulla caccia permettendo di sparare anche a fringuello e pepola. Nonostante le denunce continuano gli atti di bracconaggio nell’isola, senza che ci sia un’adeguata sorveglianza».
LA GAZZETTA DI REGGIO
27 NOVEMBRE 2009
Bracconieri uccidono un cervo e portano via la testa come trofeo
LIGONCHIO (RE). Un nuovo, grave caso di bracconaggio viene segnalato sul territorio ligonchiese dall’associazione ambientalista Legambiente di Reggio. Grave, perchè coinvolge una specie, il cervo, non cacciabile sul nostro appennino. Inoltre, in passato, erano stati portati avanti importanti progetti di tutela dei cervi. «Alcuni cittadini ci hanno segnalato che nei giorni scorsi - afferma Massimo Becchi, presidente delle Guardie Ecologiche di Legambiente Reggio - in località Casenove, in Comune di Ligonchio, hanno assistito all’abbattimento di un cervo, l’ennesimo atto di bracconaggio verso una specie non cacciabile nella nostra provincia, effettuato nottetempo con due mezzi fuoristrada. I bracconieri accortisi di essere stati visti, hanno lasciato di gran fretta il luogo in cui avevano sparato, noncuranti di verificare se avevano abbattuto l’animale o meno». «L’animale morto - spiega ancora Becchi - è stato rinvenuto dalle nostre Guardie Ecologiche della montagna due giorni fa, mancante della testa, asportata per il trofeo e ormai ridotto ad un mucchio di ossa dagli altri animali del bosco». «La carcassa, di cervo maschio e di grosse dimensioni - prosegue il presidente di Legambiente - è stata rinvenuta in prossimità del luogo dello sparo, a circa 50 metri nel bosco sottostante Casenove, a dove è avvenuta la battuta». Resta da capire se questa «battuta» dei bracconieri, sia soltanto l’ultimo di altri gravi episodi accaduti anche nei mesi scorsi. «Nei prossimi giorni - conclude Becchi - intensificheremo i controlli anti bracconaggio, ma resta fondamentale la collaborazione con i cittadini, vista la vastità dell’area montana e il ripetersi frequente del fenomeno. Occorre una tempestiva segnalazione di questi fenomeni che può essere fatta al numero 348-7419763».
IL TIRRENO
27 NOVEMBRE 2009
Il giudice sequestra un lager per cani nascosto nel bosco
Luca Tronchetti
PESCAGLIA (LU). Un lager per animali - 19 cani, di cui 11 sprovvisti di microchip, 13 maiali e 2 bovini - diventato anche una discarica abusiva è stato scoperto e sequestrato dai carabinieri in un bosco di due ettari a Pascoso. Un’area di proprietà del titolare di un’azienda agricola del comune di Pescaglia - M.F., 34 anni - che è stato denunciato per abbandono e maltrattamento di animali, deposito incontrollato ed esercizio abusivo della gestione dei rifiuti. Il blitz è stato compiuto congiuntamente nelle ultime 48 ore dai militari del nucleo antisofisticazioni di Livorno, diretto dal capitano Gennaro Riccardi, in collaborazione con il nucleo operativo ecologico di Firenze guidato dal tenente Mario Ferri e sotto la direzione del sostituto procuratore Antonio Mariotti.
LE INDAGINI L’inchiesta è iniziata grazie all’invio di un esposto-denuncia circostanziato che ha consentito - non senza difficoltà vista la zona impervia per arrivare al ricovero a cielo aperto degli animali raggiungibile soltanto con fuori strada e mezzi cingolati - la liberazione dei cani e delle altre bestie destinate alla macellazione. Quando i carabinieri sono arrivati nel bosco sopra Pascoso credevano di trovare soltanto una discarica di rifiuti speciali pericolosi. Invece si sono trovati di fronte uno scenario agghiacciante. Gabbie metalliche con all’interno cani - segugi e meticci, alcuni colpiti da dermatite - in precarie condizioni igienico-sanitarie. Costretti a vivere in cucce fatiscenti, a bere in recipienti pieni d’acqua putrida e maleodorante, a mangiare budella di altri animali, a camminare tra i propri escrementi.
L’ALLEVAMENTO Otto dei diciannove cani sono di proprietà del titolare dell’azienda agricola. Che, stando all’accusa, sarebbero stati utilizzati per attività venatorie. Sono in corso accertamenti per capire di chi fossero gli altri undici meticci, alcuni dei quali cuccioli di pochi mesi. Tutti i cani sono stati trasferiti, grazie all’interessamento dell’ente nazionale protezione animali, al canile municipale di Pontetetto per ricevere le cure necessarie. In appositi recinti c’erano anche 13 suini destinati, come le due mucche sistemate in un altro ricovero, a finire sulla tavola dei consumatori. Gli animali erano costretti a vivere, stando ai carabinieri, in mezzo ai rifiuti speciali, anche pericolosi. Con le zampe che affondavano nel fango e senza il minimo controllo igienico-sanitario previsto dalla normativa vigente. Anche i quindici animali destinati alla macellazione sono stati trasferiti in altre aziende agricole. LA DISCARICA I militari del Noe hanno provveduto invece al sequestro preventivo dell’area di due ettari dove erano disseminati rifiuti derivanti dall’attività edilizia (pezzi di vetroresina, materiale proveniente da demolizioni, utensili vari) ed elettrodomestici (frigoriferi, lavastoviglie, ecc). Come prevede il decreto Ronchi del 2006 adesso con un’apposita ordinanza sindacale il proprietario dell’area dovrà, a sue spese, rimuovere i rifiuti e provvedere alla bonifica del sito. Accertamenti mirati dell’Arpat provvederanno a stabilire se nel sottosuolo si celino rifiuti tossici o se tracce o liquami dei rifiuti pericolosi abbiano intaccato la falda. Gli inquirenti valuteranno anche l’ipotesi di abuso edilizio in relazione alla costruzione dei recinti per animali. LA DENUNCIA Il titolare dell’azienda agricola per l’accusa di abbandono e maltrattamento di animali rischia una pena sino a un anno di arresto e una multa da mille a diecimila euro. Sarà invece sanzionato, in via amministrativa, per l’omessa iscrizione all’anagrafe canina degli undici meticci trovati senza microchip. Una sanzione superiore alle 200 euro per animale.
IL TIRRENO
27 NOVEMBRE 2009
Denunciato il proprietario del pitbull
PIETRASANTA (LU). È stato denunciato a piede libero il proprietario del pitbull che, scappato dal giardino della villa, mercoledì pomeriggio al Crociale ha aggredito due cani ed ha cercato di avventarsi contro un carabiniere che, per evitare di essere sbranato, lo ha ferito al fianco con la pistola di ordinanza. L’uomo (fino all’altro ieri non aveva mai avuto problemi con i suoi due pitbull) dovrà rispondere del reato di omessa osservanza dei regolamenti di custodia per gli animali pericolosi (categoria di cui fanno parte i pitbull) e di lesioni (relative ai 2 cani aggrediti e feriti). Non è in pericolo di vita il pit bull ferito: il colpo di pistola esploso dal carabiniere, lo ha raggiunto al costato e non ha provocato danni seri. L’animale, medicato dal veterinario, è stato restituito al proprietario.
L'ARENA GIORNALE DI VERONA 27 NOVEMBRE 2009
OGGI. Al Palasport Montoni macellati per il Sacrificio Musulmano
Verona - Si celebra oggi, anche se le proteste non mancano, la festa del Sacrificio Musulmano «Aid Al Adha», antichissima ricorrenza religiosa mediorientale che prevede il consumo di carne di montone macellata a vivo.
IL GAZZETTINO DI TREVISO
27 NOVEMBRE 2009
Centinaia di agnelli sgozzati in casa
Centinaia di agnelli sgozzati in casa. Nei cortili e perfino in salotto tra credenza e tv. L'allarme in merito alle macellazioni «fai da te» è lanciato dai rappresentanti delle stesse associazioni islamiche che richiamano al rispetto delle regole sanitarie e del buon senso. L'uccisione degli animali è legata alla celebrazione di oggi, «Aid Al Adha», la festa del sacrifico di Abramo: prevede lo sgozzamento di un agnello che finisce poi in pentola e nei piatti dei musulmani. Così come accade tradizionalmente per i fedeli cristiani nel periodo pasquale. «Il problema è che molti immigrati per scarsa cultura e conoscenza delle regole macellano gli animali in casa» spiega Abdallah Khezraji, mediatore culturale marocchino. Secondo lui a compiere questa oeprazione sarebbe una famiglia su tre: un numero impessionante se consideriamo che i fedeli di Allah sono parecchie migliaia in provincia. Recentemente nella Marca sorte numerose macellerie islamiche ma non altrettanti macelli dove poter reperire la carne preparata secondo i dettami del Corano che prevede un rito specifio e preghiere speciali. In via Zermanese Jamal El Hadouchi titolare di una macelleria islamica, per rispondere alle richieste dei suoi clienti ha dovuto partire con il camion pieno di agnelli, protandoli a macellare a Dusseldorf in Germania. «Avevo prima chiesto aiuto ad un macello di Loria dove mi servo per la carne bovina - racconta - ma non sono riusciti a farlo perché le richieste erano troppe». Jamal ha portato oltreconfine oltre 500 agnellini. E per «educare» i propri connazionali ha affisso alla porta del negozio una locandina in arabo, spiegando come sia necessario rispettare le regole sanitarie e non affidarsi alla macellazione casalinga. Ma c'è un'altra novità eclatante in questa festa del sacrificio: il parroco di Paderno don Aldo Danieli riapre le porte ai musulmani che si ritorvano oggi nell'oratorio per celebrare il miracolo che ha per protagonista il «padre comune» Abramo.
APRILE ONLINE
27 NOVEMBRE 2009
IL "SACRIFICIO" DEI MUSULMANI L'Islam e noi La principale ricorrenza dell'Islam cade quest'anno (1430 dell'Egira) intorno al 28 novembre, a seconda dell'area geografica e del calendario lunare. Gli imam in Italia tentano di prevenire gli attacchi degli animalisti (e non solo) invitando i fedeli: "Meno montoni e più donazioni"
Eid al-adha (festa del sacrificio), anche detta Eid al-nahr (festa dello sgozzamento) o Eid al-qurban (festa dell'offerta [a Dio]), è la più importante ricorrenza islamica, per questo generalmente nota come Eid al-kabir (festa grande), celebrata ogni anno nel decimo giorno del mese di Dhu'l-hijja - e nei tre giorni successivi - coincidente con l'ultimo giorno del pellegrinaggio alla Mecca.In memoria del sacrificio di Abramo, pronto per obbedienza a Dio a immolare il figlio primogenito (identificato nell'Islam con Ismaele, e non Isacco), i musulmani sacrificano un animale, fisicamente integro e adulto, appartenente alla specie degli ovini, caprini, bovini, camelidi (generalmente agnelli o montoni, mai suini). Secondo la norma della macellazione sciaraitica a scopo alimentare, all'animale, orientato verso la Mecca, senza intaccare la spina dorsale, viene inferto un unico taglio della gola eseguito con una lama affilatissima, per mezzo della quale vengono recisi l'esofago, la trachea, le vene giugulari e le arterie carotidi. Nel compiere l'atto bisogna pronunciare l'invocazione: «Nel nome di Dio! Dio è più grande!», a testimoniare che non si uccide l'animale di propria iniziativa, senza ragione, ma dinanzi ad Allah con l'intenzione di nutrirsi. Ammonisce infatti il Corano: «né la carne né il sangue degli animali immolati giungono fino a Dio, ma Gli giunge soltanto la pietà di chi li immola». L'animale deve essere dunque trattato con rispetto, tranquillizzato bagnandolo con acqua, accarezzato, fatto adagiare sul fianco sinistro in un luogo pulito, dove non ci siano tracce di sangue o bestie macellate in precedenza, per non terrorizzarlo. La zampa destra posteriore dell'animale va lasciata libera, affinché la possibilità di muovere l'arto lo rassicuri. Nulla deve essere tagliato dalla corporatura dell'animale prima che sia morto e completamente dissanguato. Secondo il Corano, infatti, perché la carne sia lecita (halal), gli animali devono essere macellati ritualmente e da musulmani adulti, con il divieto assoluto, come per gli ebrei, di ingerire il loro sangue. La carne viene poi divisa preferibilmente in tre parti uguali: un terzo è destinato ai poveri della comunità, uno alla famiglia stessa per il banchetto, il resto conservato per i giorni successivi. I sacrifici rituali per l'Eid al-kabir, raccomandati nella Sunna ma invero non obbligatori in senso stretto, pongono regolarmente problemi in Occidente quando a occuparsene è direttamente il capofamiglia, così trasgredendo le leggi e le norme di igiene che regolano nei Paesi non islamici il funzionamento degli impianti autorizzati. Capita infatti che le macellazioni siano praticate in condizioni igieniche inadeguate, in luoghi non appropriati, senza controllo e senza le dovute precauzioni. Spesso i partiti di destra, in Italia soprattutto i leghisti, strumentalizzano questo disordine per cercare di confermare il fatto che i musulmani siano tutti «barbari» e «macellai sanguinari». Ad alimentare le polemiche ci sono poi le associazioni animaliste, che denunciano la procedura dell'abbattimento senza anestesia né stordimento (accorgimento, questo, effettivamente vietato nell'Islam). Abdu al-Rahman Pasquini, imam di Segrate (Milano), ex avvocato ultrasettantenne convertito, ribatte che certe specifiche modalità del sacrificio sono finalizzate proprio a evitare sofferenze negli animali: «lo scannamento fa cessare l'afflusso di sangue al cervello, dove c'è il centro del dolore, mandando in anestesia totale la bestia per completa anossia cerebrale». E sarebbe proprio l'anossia cerebrale, continua Pasquini, a provocare quelle contrazioni che, «contrariamente a quello che si crede tanto generalmente quanto erroneamente, non sono il segno della sofferenza della bestia, ma della totale assenza di dolore» Secondo il noto islamologo Tariq Ramadan è necessario compiere il rituale con ponderazione, dignità e ordine, ma concorda solo in parte con chi difende i diritti degli animali: «Hanno ragione su un punto: non si possono lasciar fare le cose nell'anarchia. Ma esagerano quando affermano che è una pratica da bandire. La realtà è che bisogna garantire i diritti dell'animale, gestire il sacrificio a livello locale e fare in modo che, nel pieno rispetto della pratica islamica, vengano garantite le condizione di igiene e di buona organizzazione. Si può allo stesso tempo rispettare la convinzione dei musulmani e il diritto degli animali. È solo una questione di volontà politica».Proprio in questa direzione, anche per il 2009, è stato varato in alcune città del Nord Italia un accordo tra Asl e rappresentanti delle comunità islamiche. A Bergamo, per esempio (dove nel 2008, durante la festa, erano stati macellati tremila capi in un solo giorno), è stato definito e reso noto un elenco di impianti disponibili a macellare nel rispetto dei dettami religiosi e naturalmente delle norme relative all'igiene pubblica. Inoltre, per non dar corso a una colossale quanto inutile mattanza, le autorità islamiche ricordano ai fedeli immigrati la possibilità di devolvere l'equivalente del valore del capo di bestiame che si intende acquistare a beneficio di quelle comunità musulmane afflitte da guerre, carestie, povertà. «Alla Palestina, per esempio» suggerisce Mohamed Saleh, portavoce del Centro Culturale Islamico di Bergamo, «scegliendo tra donazioni differenti, dai 40 euro in su». Kahlil Gibran, arabo cristiano maronita, ma vicino all'Islam, nella sua opera più celebre, Il Profeta, dedicò al tema del mangiare un sermone meno noto di altri, le cui parole, attuali e preziose per i fedeli di ogni religione, dovrebbero essere ricordate principalmente da chi, animalista e vegetariano o meno, si nasconde dietro la maschera dell'ipocrisia millantando la propria integrità: «Magari voi poteste vivere del profumo della terra, e trovare nutrimento dalla luce come una pianta che palpita nell'aria! Ma poiché dovete uccidere per mangiare e derubare il neonato del latte materno per placare la sete, sia allora, il vostro, un atto di adorazione. E sia la vostra mensa un altare sul quale i puri e gli innocenti della foresta e dei campi vengano sacrificati a quanto di più puro e innocente è nell'uomo. Quando uccidete un animale, ditegli in cuore: "Dallo stesso potere che ora ti abbatte, io stesso sarò vinto e schiacciato. Perché la legge che ha consegnato te nelle mie mani, consegnerà me in mani più potenti. Il tuo sangue e il mio sangue nient'altro sono che la linfa che nutre l'albero del cielo". E mentre masticate una mela, ditele in cuore: "I tuoi semi vivranno nel mio corpo, e i tuoi germogli di domani fioriranno nel mio cuore. E la tua fragranza sarà il mio respiro, e insieme godremo in tutte le stagioni"». http://www.aprileonline.info/print_article.php?id=13601
TISCALI ANIMALI
27 NOVEMBRE 2009
Dal Veterinario Strage di animali in nome della dea Gadhimai
Ma che religione è quella che esige un tributo di sangue pari a un massacro quale mai si è visto sulla terra? Sta finendo, nel villaggio di Bariyapur, la festività induista dedicata alla dea Gadhimai. Si svolge in questo piccolo fazzoletto di terra del Nepal ogni cinque anni e milioni di fedeli, provenienti dalla vicina India ma anche da paesi più lontani, si riversano nel villaggio con il loro carico di sacrifici. Prima di tutto gli animali, oggetto del sacrificio, entrano nel tempio per essere purificati, poi, come accade da secoli a questa parte, nei prati, nei campi, ovunque vi sia un angolo di terra sgombra, le lame scintillano recidendo carotidi, giugulari, trachee, in un trionfo di sangue che fa letteralmente rosso il Nepal. Come noto, le religioni mussulmane, induiste ed ebraica impongono che l’animale venga sgozzato senza prima perdita di coscienza, in modo che il sangue zampilli più rapido, più abbondante e abbandoni del tutto il corpo dell’animale, rendendolo così puro e mangiabile. Quest’anno, rispetto agli anni scorsi, è previsto un ulteriore aumento delle vittime sacrificali e l’entità delle cifre è tale che le stesse associazioni animaliste sono molto preoccupate, al di là del benessere animale, per i laghi di sangue che si formeranno sul suolo ivi ristagnando per giorni e settimane con possibile sviluppo di epidemie e inquinamento delle falde freatiche. Il governo del Nepal, e a quello dell’India che confina con il paese himalaiano dove si svolge il macello a cielo aperto, se ne frega altamente di tali preoccupazioni. Gli amministratori sono molto più preoccupati del fatto che, se impedissero o limitassero il volere dei fedeli, potrebbero essere le loro gole a provare la lama delle spade e così hanno stanziato oltre 60.000 dollari a beneficio della dea Gadhimai che indubbiamente deve avere un notevole fascino, ma altrettanto certamente richiede tributi di sangue che nessun altro angolo del pianeta conosce. Le “danze” si sono aperte con il sacrificio tradizionale di due ratti, cui è seguito il galletto, poi il maiale, la capra e infine l’agnello. La stampa locale non è ancora certa sui numeri, ma si parla insistentemente di mezzo milione (500.000), per quanto riguarda gli animali vittime dei sacrifici, tra i quali non meno di 25.000 (qualcuno scrive 40.000) i bufali. Gruppi internazionali di attivisti, veterani francesi, la stessa Brigitte Bardot, si sono impegnato in una disperata campagna per frenare lo zoomassacro, ma i risultati sono risibili. Qualche bufalo è stato sottratto alla mattanza per essere poi ritornato, a fine festa, al contadino legittimo proprietario che, pur credente, non lo è a tal punto da privarsi di un formidabile aiuto nel lavorare la terra. Vero che anche la Bibbia vuole sia l’uomo a governare sugli animali e a servirsene come crede, vero che credenti e non credenti non cedono alla brama di una succulenta bistecca proveniente da un vitellone macellato nel chiuso di una stanza, ma che “buona “religione è quella che pretende lo sgozzamento di tanti animali da allagare di sangue un’intera nazione?
CORRIERE DELLA SERA
27 NOVEMBRE 2009
Carla Rocchi: la macellazione rituale è una pratica crudele
«Festa del sacrificio», allarme dell'Enpa «Vigilare sulle macellazioni clandestine»
La Protezione animali: le autorità verifichino l'esitenza di mattatoi fai-da-te dove la legge non viene rispettata
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Macellazione rituale in un campo, a Tojsici, in Bosnia. L'Enpa chiede di vigilare affinché in Italia non avvengano macellazioni fai-da-te (Ap)
ROMA - Pericolo di macellazioni clandestine in «mattatoi fai da te» . Questo l'allarme che l'Ente nazionale protezione animali (Enpa) lancia alla vigilia della tradizionale ricorrenza islamica della «festa del sacrificio». L'associazione animalista, rivolgendosi alle istituzioni e alle forze dell'ordine, ha lanciato un appello affinchè si vigili contro le possibili macellazioni clandestine che potrebbero avvenire durante la festività islamica dove sono previsti sacrifici di ovini, bovini o caprini.
«RISPETTARE LA LEGGE» - «Chiediamo alle autorità- ha affermato l'Enpa in un comunicato - di svolgere tutti gli opportuni controlli affinchè nessun animale sia ucciso in alcun mattatoio improvvisato e, secondo procedura, contrario alla legge italiana. La nostra non è una posizione ideologica, non critichiamo i procedimenti di una religione in quanto tale, condanniamo invece i riti crudeli e disumani che provocano tante inutili sofferenze».
«DISSANGUAMENTO CRUDELE» - «A rendere la macellazione rituale una pratica crudele – dichiara Carla Rocchi, presidente dell’Enpa - sono le modalità con cui l’animale viene soppresso. La morte è causata dal dissanguamento, provocato dal taglio della giugulare, senza che sia praticato alcun tipo di stordimento preventivo: ciò significa che l’animale rimane vigile e cosciente durante tutta l’operazione».
COMUNICATO ENPA
27 NOVEMBRE 2009
ANIMALI, INIZIA LA FESTA DEL SACRIFICIO. L’ENPA: “CONTROLLI CONTRO LE MACELLAZIONI ILLEGALI”
Comincia la festa del sacrificio, tradizionale ricorrenza islamica durante la quale vengono sacrificati animali (ovini, caprini o bovini). “Chiediamo alle autorità di svolgere tutti gli opportuni controlli affinché, in occasione della festa del sacrificio, nessun animale sia ucciso in alcun mattatoio improvvisato e, secondo procedura, contrario alla legge italiana”. E’ questo l’appello che l’Enpa rivolge a istituzioni e forze dell’ordine affinché vigilino contro possibili macellazioni clandestine. “Come vegetariana convinta sono ovviamente contraria alla uccisione di animali, anche per scopi alimentari – dichiara Carla Rocchi, presidente dell’Enpa -. Ma a rendere la macellazione rituale una pratica ancora più crudele sono le modalità con cui l’animale viene soppresso. La morte è causata dal dissanguamento, provocato dal taglio della giugulare, senza che sia praticato alcun tipo di stordimento preventivo: ciò significa che l’animale rimane vigile e cosciente durante tutta l’operazione”. C’è poi l’aggravante legata alle macellazioni clandestine. In questi anni si sono verificati numerosi casi di “macelli fai da te” dove un’operazione tanto delicata viene svolta clandestinamente da persone inadeguate, con tutti i rischi che ne conseguono anche sotto il profilo igienico – sanitario. Per evitare inutili e crudeli sofferenze agli animali, la legge italiana stabilisce che i macelli, prima di uccidere gli animali, debbano stordirli; questa normativa, tuttavia, prevede una deroga proprio per rendere possibile la macellazione rituale. “La nostra – spiega l’Enpa – non è una posizione ideologica; non critichiamo i procedimenti di una religione in quanto tale, condanniamo invece i riti crudeli e disumani che provocano tante inutili sofferenze. Con altrettanta convinzione denunciamo il massacro che proprio in queste ore si è svolto in Nepal per la festa indù del Gadhimai, durante la quale, si stima, sono stati trucidati circa 300mila animali”. Giova ricordare che tutte le volte che si consuma Kebab si favorisce, sia pure inconsapevolmente, la pratica crudele della macellazione rituale. “Il nostro auspicio – conclude l’Enpa – è che sia finalmente possibile raggiungere intese reciproche che permettano conciliare credo religioso e diritti degli animali, multiculturalismo e rispetto della legalità”. LA STAMPA 27 NOVEMBRE 2009
Crisi, per la Festa del Sacrificio carne gratis ai marocchini poveri Le famiglie marocchine bisognose di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta riceveranno un pacco di carne di agnello in regalo
Maria Teresa Martinengo
Per la prima volta (e non a caso in questo tempo di crisi che coinvolge tanti immigrati) le famiglie marocchine bisognose di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta oggi, Festa del Sacrificio, riceveranno un pacco di carne di agnello in regalo: perché possano celebrare degnamente una tra le ricorrenze più importanti del calendario islamico. L’iniziativa, adottata dal governo marocchino e in particolare dal Ministero per i cittadini emigrati all’estero, è resa possibile dalla collaborazione del Consolato Generale del Marocco a Torino con le associazioni marocchine presenti nel Nord-Ovest (che hanno censito i nuclei in difficoltà e raccolto le loro richieste). Dopo la preghiera di stamane - che a Torino si svolge tra le 8 e le 9,45 all’Arena Rock della Continassa - le famiglie riceveranno un pacco di viveri contenente anche alcuni chili di carne ovina macellata, secondo il rito islamico, nei macelli autorizzati.
IL GIORNO
27 NOVEMBRE 2009
Rubate pecore capre e agnelloni da una stalla
BERGAMO - UN FURTO INSOLITO, d’altri tempi quello denunciato mercoledì pomeriggio alla stazione dei carabinieri di Trescore Balneario da un allevatore e agricoltore di Entra...
BERGAMO - UN FURTO INSOLITO, d’altri tempi quello denunciato mercoledì pomeriggio alla stazione dei carabinieri di Trescore Balneario da un allevatore e agricoltore di Entratico, Cosimo Errico, di 49 anni. L’uomo si è presentato in caserma e ha raccontato ai militari che, dopo aver raggiunto il suo appezzamento agricolo con terreno annesso in via Maricco, a Entratico, ha notato la scomparsa del suo bestiame composto da 24 pecore, 22 capre e 8 agnelloni. Il valore dei 54 capi non è stato ancora quantificato, ma si sa che non era coperto da assicurazione. A far insorgere il sospetto che fosse successo sono stati i segni di forzature che il contadino ha notato nel cancello che si trova all’ingresso del terreno agricolo. I malviventi, infatti, per accedere al capanno dove si trovavano gli animali hanno scardinato proprio il lucchetto che si trovava all’ingresso. Per portar via tutti i capi gli autori hanno utilizzato presumibilmente un camion sul quale hanno caricato il bestiame. Anche se pare che nessuno abbia notato nulla di anomalo. Inoltre, prima di andarsene i ladri hanno trafugato anche alcuni attrezzi agricoli da lavoro per un danno che supera i 2mila euro. La denuncia per abigeato è scattata a carico di ignoti e nel frattempo i carabinieri hanno avviato le indagini per cercare di ricostruire l’accaduto. R.S.
http://ilgiorno.ilsole24ore.com/bergamo/cronaca/locale/2009/11/27/265021-rubate_pecore_capre_agnelloni_stalla.shtml
BRUNDISIUM
27 NOVEMBRE 2009
Gregge rubato ritrovato grazie ai microchip
OSTUNI (BR) - E' grazie ad un microchip che un solerte pastore ha fatto installare sulle proprie pecore che i carabinieri della compagnia di Ostuni hanno potuto sventare il furto di un gregge.
Il gregge, formato da 52 pecore era stato asportato la notte tra mercoledi e giovedi dall’interno di una masseria del luogo. I Carabinieri, certamente aiutati dalla moderna tecnologia applicata alla pastorizia hanno rinvenuto gli animali all’interno di un casolare abbandonato nelle campagne di Ostuni. http://www.brundisium.net/notizie/shownotiziaonline.asp?id=28054 Animalieanimali 27 NOVEMBRE 2009
CIRCENSI ANNUNCIANO PROTESTA IN STRADA, CON ANIMALI. "INTERVENGA MINISTRO DELL'INTERNO"
L’Ente Nazionale Circhi starebbe organizzando una protesta da parte dei circhi che utilizzano animali, che - stando alle dichiarazioni rese dal Segretario dell’Associazione Nazionale Circhi, Gaetano Montico, ad agenzie di stampa - prevederebbe l’adesione di tutti i 130 circhi presenti in Italia e potrebbe portare nelle strade circa 5000 animali tra quelli presenti nei circhi, tra cui elefanti, leoni, tigri, giraffe e cavalli.Una protesta del genere, secondo la LAV (www.lav.it), sarebbe inappropriata nei mezzi, comporterebbe un concreto pericolo per l’ordine pubblico e un’intollerabile compromissione della salute degli animali eventualmente impiegati, non ammissibile in uno Stato di diritto in cui un animale è oggi penalmente tutelato dalle legge 189 del 2004 e al quale è riconosciuto dalla Corte di Cassazione la qualifica di “essere senziente”, ben differente dall’essere considerato un mero strumento da lavoro.La LAV chiede al Ministro dell'Interno che le precise norme in merito alla detenzione e all'utilizzo degli animali nei circhi, siano rigorosamente rispettate, nonché un intervento concreto verso chi non le rispetta; l’Associazione chiede, inoltre, la massima attenzione e un immediato intervento verso le azioni arbitrarie di protesta che dovessero mettere a repentaglio il benessere degli animali e/o la sicurezza pubblica.
VIRGILIO NOTIZIE
27 NOVEMBRE 2009
Mafia/ Lav: corse cavalli clandestine tra accuse a cosca Piacentini Fenomeno che interessa la criminalità, serve un giro di vite
"La notizia dell'arresto di presunti appartenenti alla cosca mafiosa dei Piacentini, conferma l'interesse delle organizzazioni criminali per il mondo dell'ippica, che mette in pericolo la legalità nel settore delle corse dei cavalli e delle relative scommesse". Lo afferma Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio Nazionale Zoomafia della Lav, commentando la notizia dell'inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Catania che ha portato all'arresto di 25 persone accusate di appartenere al clan dei "Ceusa", sodalizio criminale dedito, secondo le accuse, al traffico e spaccio di stupefacenti, usura, estorsioni e organizzazione di gare clandestine di cavalli. Per arginare questo fenomeno, la Lav chiede alle autorità competenti un "giro di vite" contro l'allevamento e il commercio abusivo di cavalli, intensificando i controlli. La proposta della Lav è quella di eseguire controlli a tappeto, da parte dei servizi veterinari Asl e delle Forze dell'Ordine su coordinamento delle Prefetture, sull'applicazione dell'anagrafe equina. In questo modo verrebbero scoperte le stalle e scuderie abusive da cui provengono i cavalli usati per le gare clandestine, risalendo ai proprietari dei cavalli ai quali andrebbero applicati i provvedimenti previsti dalla legge per il maltrattamento degli animali. L'applicazione dell'anagrafe equina e la vigilanza sulle stalle consentirebbe anche di verificare lo stato in cui vengono tenuti i cavalli: "E' notoria - spiega - l'illecita consuetudine di rinchiudere i cavalli in ambienti privi di autorizzazioni e in condizioni igieniche pessime". Le inchieste degli ultimi anni dimostrano l'intensificarsi delle attività criminali nel settore delle corse di cavalli. Tra le operazioni di maggiore rilievo quella denominata "Big Horse" del 2004, l'operazione "Diomede" del 2005, l'operazione "Zodiaco" del 2006, e "L'Arcangelo" del 2007: i reati contestati nelle varie operazioni sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, ricettazione e frode in competizione sportiva, esercizio abusivo della professione veterinaria, maltrattamento di animali. Altre inchieste hanno dimostrato che nelle illegalità legate al mondo dell'ippica sono coinvolti clan di spessore criminale di primo livello, come i Casalesi, i Labate, i Santapaolo, il clan mafioso del rione Giostra di Messina, il clan Spartà della provincia di Messina, i Parisi, i Capriati e gli Strisciuglio di Bari, i Ferrera di Catania. I dati analizzati relativi alle illegalità nelle corse di cavalli non lasciano dubbi sulla pericolosità del fenomeno: solo nel 2008 sono state denunciate 296 persone e 6 sono state arrestate. 29 gli interventi delle forze dell'ordine, 147 i cavalli sequestrati, 16 le corse interrotte, 1 maneggio e 23 stalle sequestrate. I numeri diventano ancora più impressionanti se si prendono in considerazione i dati relativi a questo genere di illegalità, degli ultimi anni. In 11 anni, dal 1998 al 2008, in Italia sono state denunciate 2768 persone, sequestrati 851 cavalli e bloccate 75 corse clandestine. Una realtà che finora ha visto coinvolte in modo particolare regioni come la Puglia, la Sicilia, la Campania, la Calabria ma anche la Lombardia. l'Emilia Romagna e l'Abruzzo.
CORRIERE ADRIATICO
27 NOVEMBRE 2009
Ed è solo l’inizio Abbattuti oltre 50 cinghiali
Urbino (PU) - Ben 52 cinghiali sono stati abbattuti la settimana scorsa durante battute di caccia coordinate da squadre di cinghialisti di Urbino, Canavaccio, Fermignano, Fossombrone e dintorni. Dopo la protesta degli agricoltori causata dall’emergenza dei suini selvatici e dopo le nuove politiche venatorie della Provincia, l’entroterra risponde con interventi costanti nelle zone maggiormente critiche, cioè dove si presenta la più alta concentrazione di ungulati. Questo è solo l’inizio poiché in molte realtà la situazione è ancora estremamente critica e urgono ancora interventi straordinari per l’emergenza cinghiali. Indubbiamente un record che si coniuga con strage. Almeno un paio di questi animali, ormai abituati ad avvicinarsi sempre più vicino le abitazioni, superavano i 150 Kg. Normalmente i cinghiali abbattuti vengono suddivisi tra i cacciatori della squadra che li ha cacciati i quali poi li suddividono tra parenti, amici, congelatore e ristoratori. Obiettivo perseguito dalla Provincia è il contenimento del cinghiale a tutela delle produzioni agricole.
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
27 NOVEMBRE 2009
Ruvo: «cinghiali pericolosi» guerra aperta a colpi di fucile
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LUIGI ELICIO
RUVO (BA) - La guerra al cinghiale è a colpi di fucile. Dopo l’ordine del giorno votato all’una - nimità dal consiglio comunale che fa intravedere l’«eradicazione» della specie, adesso ci si mette anche la prima «battuta di caccia» al cinghiale avvenuta l’altro giorno fuori del perimetro del parco dell’Alta Murgia. Battuta di caccia regolarmente autorizzata dall’Autorità territoriale di Caccia (Atc) nel rispetto del regolamento della Provincia di Bari (ente competente in materia). Fucile a tracolla e cane al seguito, pare che la prima uscita a puntare il mirino sul cinghiale sia andata abbastanza bene. Un abbattimento di alcuni esemplari che finiranno per essere gustati sulle tavole di molti appassionati e cultori della tradizionale ricetta di origine toscana.
Un primo passo per ridurre il numero esponenziale di cinghiali che dal 2000 si è moltiplicato nella zona dei comuni che lambiscono la murgia e nei boschi limitrofi. Agro e centri urbani turbati dalla presenza della specie che da anni sta provocando allarme, disagi, danni alle colture, incidenti e paura tra le popolazioni. A spingere la necessità dell’abbattimento inmassa è un ordine del giorno varato all’unanimità dall’aula Pertini che indica le prime soluzioni utili ad affrontare la problematica e l’emergenza. Relatore del provvedimento in consiglio l’as - sessore provinciale alla Sicurezza e consigliere comunale d’opposizione, Matteo Paparella, seguito nella discussione da diversi interventi delle forze politiche di maggioranza e d’opposizione (Lia Caldarola, Saverio Fatone, Pasquale Raf faele) oltre che dal sindaco, Michele Stragapede. Al termine, una riunione dei capigruppo ha fatto produrre la versione definitiva dell’o rd i n e del giorno, che spiega ragioni e motivazioni.
l consiglio comunale di Ruvo prende atto di una serie di fatori: 1) «È nota l'esistenza di un’emergenza cinghiali nei territori del Parco Nazionale dell'Alta Murgia e in tutte le aree contermini e nei centri abitati»; 2) «la presenza di tale specie esogena determina gravissimi danni all'economia dei territori, problemi di sicurezza per gli operatori e gli abitanti delle campagne nonché per i fruitori turistici del territorio»; 3) «l'immissione di tale specie ha favorito la presenza di lupi e nel solo triennio 2005-2007 ha già comportato esborsi nella sola Provincia di Bari per 170mila190 euro a titolo di indennizzi», 4) «L'immissione di tale specie (come da nota dell'ATC di Bari) è avvenuta negli anni 2000, 2001, 2002 a scelta e cura della Provincia di Bari, a seguito di concertazione avvenuta con le sole associazioni venatorie, e in assenza di un preventivo studio tecnico-scientifico sull'impatto ambientale»; 5) «Tale specie - afferma ancora l’atto del consiglio comunale - totalmente estranea alla fauna caratteristica dell'Appennino e del Parco svolge un ruolo di disequilibratore ambientale e determina gravi problemi igienico-sanitari con pericolo per la salute dei cittadini».
E ancora: «L’'Ente Parco ha avviato un progetto di monitoraggio della specie che terminerà a gennaio 2010». Sulla base di questi fattori il consiglio comunale di Ruvo «condivide l'approccio scientifico adottato dall'Ente parco per porre rimedio ad un grave problema e - è scritto ancora - auspica che la relazione tecnica finale preveda l'eradicazione della specie ai fini della salvaguardia della salute, della sicurezza e dell'economia agro-silvo-pastorale e turistica del Parco». Al termine, così formulato l’ordine del giorno è stato inviato all'Ente Parco, alla Provincia di Bari, alla Regione Puglia, al Ministero Politiche Agricole e anche ad altri comuni coinvolti nell’area .
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=288292&IDCategoria=1
L'ARENA GIORNALE DI VERONA 27 NOVEMBRE 2009
«Cacciavano nel parco della Lessinia»Condannati
Provincia di Verona - Esercitavano la caccia nel posto e nel momento sbagliati. Ne sono convinti gli agenti della polizia provinciale che li hanno denunciati nel giugno 2005 quando li sorpresero con un fucile nel parco della Lessinia in un periodo di chiusura della caccia vicino in località malga Coe Veronesi. CORRIERE.COM 27 NOVEMBRE 2009
Toronto Humane Society, cinque in manette Sotto accusa Tim Trow, Steve Sheridan, Gary McCracken, Romeo Bernardino e Andy Bechtel
TORONTO - La sede di Toronto della JHumane Society è stata perquisita ieri dalla polizia e dalla Ontario Society for the Prevention of Cruelty to Animals, portando all’arresto di persone. Gravi le accuse contro i cinque membri dello staff, incluso il presidente Tim Trow, nel mirino di un’inchiesta e di proteste già da qualche mese. Trow dovrà rispondere di crudeltà contro animali, cospirazione per commettere crudeltà e ostruzione nei confronti di un agente di polizia. Sotto accusa per crudeltà nei confronti di animali anche il capo-veterinario, Steve Sheridan, il manager del “rifugio” per animali, Gary McCracken, il veterinario Romeo Bernardino e il supervisore Andy Bechtel. Il blitz della polizia ha gettato nel panico gli altri dipendenti della Humane Society e si è detto sotto shock il portavoce del centro, Ian McConachie. «Mi hanno chiesto di uscire», ha raccontato. http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=94255 CORRIERE DELLA SERA 27 NOVEMBRE 2009
Dubbi sulle cause: Non ha avuto incidenti durante il tragitto dall'Ohio all'Oklahoma Il mistero della giraffa dal collo storto Amali è arrivata allo zoo di Tulsa con un'insolita deviazione. Veterinari perplessi sulle cure
MILANO - Cosa c’è di peggio per una giraffa del colpo della strega al collo? È successo ad Amali, una «spilungona» di 5 anni, alta 3,35 metri, elegante nel suo lento incedere. Finché un misterioso incidente, nel lungo transito dal Wilds park, in Ohio, al Tulsa zoo, in Oklahoma, le ha provocato un trauma al collo, flettendolo di oltre 45 gradi. Giunta a destinazione, è stata accolta dai veterinari del Tulsa zoo, che sono rimasti a bocca aperta e l’hanno messa subito in quarantena e i raggi X hanno decretato la frattura. UNA BRUSCA FRENATA? – Che cosa sia davvero successo lungo il tragitto rimane ancora da chiarire. «Qualcosa sarà capitato sicuramente, ma non sappiamo ancora che cosa – riferisce il dottor Kay Backues, veterinario dello zoo -. Il conducente del camion ha assicurato che non c’è stato un incidente che abbia potuto provocare il trauma». Amali, che in Swahili significa “speranza”, nonostante la sua vanità ferita, non dà segni di sofferenza. Continua a mangiare, bere e interagire con gli altri animali, malgrado l’incrinatura da Guinness dei primati. COME CURARLA? – Un altro nodo da sciogliere per i responsabili dello zoo è la terapia. Inizialmente la giraffa è stata curata con farmaci contro la contrattura muscolare e le lesioni leggere. Ma il trattamento non è stato sufficiente a riportarla in linea. «Stiamo usando gli stessi farmaci che userebbe un uomo per alleviare il mal di schiena – spiega Backues – come creme per rilassare i muscoli, vitamine, anti infiammatori e analgesici. Ancora non sappiamo se operarla o applicarle dei sistemi correttivi”. “Le stiamo fornendo le migliori cure possibili e la teniamo sotto costante controllo medico”, assicura Terrie Correll, direttore dello zoo americano. Nel frattempo rimane in quarantena, per evitarle l’esposizione al pubblico.
LIBERO
27 NOVEMBRE 2009
L’ultima tortura: la scossa per saltare più in alto
Antonio Terraneo
La mala-equitazione
Chi ci segue fin dall’alba dei nostri scritti sa che la nostra linea editoriale è basata sul benessere dei cavalli. In un mondo poco trasparente e sempre più fautore della filosofia de “il fine giustifica i mezzi” abbiamo per primi denunciato l’orrenda pratica dello “spalma e vinci” (pomate urticanti applicate agli arti dei cavalli per obbligarli a saltare oltre il dolore) e la nostra inchiesta, qualche anno, fa portò la Politica ad indire un’audizione al Senato per approfondire questi criminosi scenari.Ma mentre le guardie negli anni hanno oziato, dormendo sugli allori, i ladri non hanno perso tempo ed anzi, nel vuoto totale dei controlli, hanno affilato le armi di tortura per perseguire i propri fraudolenti scopi. Avendo saputo che uno degli ultimi ritrovati, utilizzati in campo equestre per fare saltare i cavalli oltre l’ostacolo, è un marchingegno che, nascosto nelle stinchiere dei cavalli e azionato da un uomo con un telecomando, spara una scossa elettrica sugli arti degli animali, abbiamo fatto un breve viaggio nella Rete e con grande facilità, ne abbiamo acquistato uno per mostrarlo ai lettori e a chi, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) sovraintendere alla salute animale. Non lo abbiamo di certo acquistato per usarlo, anche se a dire il vero ci verrebbe voglia di attaccarlo agli attributi di coloro che lo utilizzano sui cavalli ma per rendere finalmente pubblica una pratica che gira nei Concorsi. In tanti, per non dire tutti, sanno che in giro c’è di questa roba, conoscono anche chi li usa, ma per timore tacciono, rendendosi complici silenti. Ad Arezzo, per esempio, in tanti hanno visto giovani cavalli saltare come molle impazzite, ma nessuno degli addetti ai lavori, per timore di ritorsioni contro uomini e cavalli, ha avuto il coraggio di denunciare i manigoldi. Bene, anzi male. Per cui fedeli al nostro compito, ormai diventato missione, lo facciamo noi, nella speranza che le Istituzioni preposte si diano una mossa ed inizino una doverosa caccia agli elettrificatori equini. Ed una volta scovati, li caccino a calci nel sedere fuori da un mondo che non può più tollerare certe pratiche.
* * *
Come primo passo per capire l’aria che tira nell’ambiente abbiamo incontrato Pier Paolo Ferilli, che, oltre ad essere un allevatore di successo e il fratello della fantastica Sabrina, sogno proibito di tanti come noi, riveste anche il ruolo di Presidente Aipac, associazione da sempre in prima linea nella battaglia contro i furbetti. Un’occasione per fare anche il punto della situazione dell’allevamento italiano e sulle problematiche del comparto.
Come vede la situazione dell’allevamento italiano?
«Direi bene, anche i recenti Campionati dei Giovani Cavalli di Arezzo hanno dimostrato una straordinaria crescita qualitativa del nostro allevamento, in rapporto a soli 5-10 anni fa».
Quali sono i limiti e le difficoltà da superare per il cavallo italiano?
«Sono due i settori deboli della filiera; a) la “preparazione” è senza dubbio un grosso problema: basta esaminare la “statistica” dei partenti di Arezzo con oltre cavalli di 4 anni e soli 30 cavalli di 7 anni, per rendersi conto che qualcosa non funziona nell’attuale “sistema”. La verità che spiega i numeri è che troppi cavalli giovani vengono “spremuti” a 4-5-6 anni alla ricerca di facili premi in denaro che non consentono la progressione di una corretta carriera sportiva. b) La commercializzazione è un’altra grossa difficoltà per noi allevatori, perché da una parte non esiste un mercato internazionale e dall’altra, la minima domanda del mercato interno è totalmente “boicottata” dagli istruttori, che preferiscono far acquistare cavalli mediocri all’estero con grossi margini speculativi nelle cosiddette commissioni piuttosto che far comprare un cavallo italiano con il “rischio” di creare un contatto tra allevatore ed acquirente in grado di fare venire a galla il vero prezzo».
Per quale ragione non esiste in Italia un mercato internazionale?
«Guardi, a Fontainebleau in Francia, Warendorf in Germania e Gesves in Belgio il pubblico è straripante di addetti ai lavori (cavalieri, commercianti, investitori) mentre ad Arezzo, una grande manifestazione con oltre 1000 cavalli, erano praticamente assenti non solo i compratori stranieri, ma anche i cavalieri italiani di prino livello, che sono degli ottimi utilizzatori di cavalli pronti (a volte anche “consumatori”) ma non sono dei preparatori” come invece accade all’estero. Tutto il mondo equestre viene ad Arezzo per il Toscana Tour, ma nessuno viene da oltre confine per i giovani cavalli».
Secondo lei per quale ragione non c’è pubblico internazionale?
«Fino a qualche anno fa, la qualità del nostro allevamento non era sufficiente per giustificare un viaggio in Italia da parte degli stranieri. Oggi invece la qualità esiste ma purtroppo alcuni cavalli (fortunatamente pochi) sono talmente preparati da creare un forte deterrente per l’acquisto. Un investitore non ha voglia di perdere tempo per informarsi sulla correttezza o meno di questo o di quest’altro cavaliere (quasi tutti sconosciuti a livello internazionale): preferisce andare a comprare a Fontainebleau, dove sono quasi sicuri che i cavalli non sono “truccati”».
Quindi il “trucco” nei cavalli è doppiamente dannoso?
«Certamente. Infatti, con i cavalli “truccati” non solo si commette un grave reato morale, giuridico e sportivo, ma si crea anche un grave danno economico a tutto il settore equestre perché è evidente che gli investitori nella maggior parte dei casi se ne vanno dall’Italia».
A proposito del benessere dei Cavalli, le risulta che ad Arezzo siano state usate stinchiere con elettrodi ad impulso per “toccare” i cavalli con la corrente elettrica durante le gare?
«Guardi, numerosi amici allevatori mi hanno riferito di questa “tecnologia” torturatrice, ma credo che sia una accusa talmente grave che solo con prove concrete se ne possa discutere».
Questa “attrezzatura” che si trova sul mercato a soli 800 le sembra una prova concreta?
«L’esistenza di questo materiale che mi sta mostrando è la dimostrazione concreta che le lamentele e le denunce degli allevatori di Arezzo erano purtroppo ben fondate. Ma questo significa anche che gli enti tecnici (Fise e Unire) sono totalmente responsabili di questa situazione perché non potevano non sapere e non vedere. Questo aspetto è terrificante, perché se si usa la corrente elettrica nelle stinchi ere dei cavalli di 4 anni, tutti possiamo facilmente immaginare che cosa venga fatto ai cavalli che devono saltare le Olimpiadi o i Campionati».
Che iniziativa ritiene di prendere a fronte di simili porcherie?
«Ho già informato il Vicepresidente Fise Garrone di queste “imprese” negative di Arezzo, purtroppo però senza averne le prove ed ora lo solleciterò a sradicare queste pratiche che mettono in pericolo la salute dei cavalli. Infatti di fronte all’evidenza di tali strumenti di tortura, ritengo che Fise ed Unire abbiano il dovere di intervenire seriamente e non solo a parole, per sostenere con i fatti lo sport pulito che non può essere dimenticato dalla nuova Gestione Federale».
Invierete una documentazione alla Fise per sollecitare un intervento?
«Aipac è nata nel 2006 con lo scopo principale di debellare lo “spalma e vinci” ed altri comportamenti similari contro il benessere del cavallo. Politicamente, ci siamo schierati contro la precedente gestione federale ed a favore di un forte rinnovamento soprattutto morale. Abbiamo inviato decine di progetti a favore dello sport pulito, del cavallo italiano, del progetto Londra 2012, ma purtroppo fino ad ora le istituzioni preposte hanno ignorato le istanze del mondo dell’allevamento da noi rappresentate».
Se la Fise, invece, facesse “orecchie da mercante” ?
«In questo caso avrebbe il dovere di intervenire, l’onorevole Francesca Martini, che è ormai la figura di riferimento del benessere animale e che sta dimostrando di avere a cuore la salute degli equini. Ci aspettiamo davvero tanto da lei».
In che modo?
«Tecnicamente, potrebbe costituire una Commissione Ministeriale (Mipaaf+Ministero della Salute) con autorità di inchiesta super partes nei confronti degli enti tecnici (Fise e Unire) che evidentemente non riescono ad uscire dalla situazione di “controllore controllato” e l’esigenza politica del risultato sportivo ad ogni costo».
Conoscendo l’onorevole Martini ed il suo animo guerriero contro le ingiustizie e le illegalità, siamo certi che quest’appello non cadrà nel vuoto e che presto qualcosa d’importante verrà fatto in ambito equestre per debellare queste pratiche immonde.
http://www.libero-news.it/articles/view/596348 VIRGILIO NOTIZIE 27 NOVEMBRE 2009
Australia/ Stato Victoria vieta corse ippiche a ostacoli Negli ultimi due anni sono morti 20 cavalli
Melbourne, 27 nov. (Ap) - Corsa a siepi e corsa a ostacoli saranno vietate a partire dal prossimo anno negli ippodromi dello Stato di Victoria, in Australia, dopo la morte di 20 cavalli negli ultimi due anni. La società di corse ippiche Racing Victoria ha dichiarato oggi che un programma di riconversione sarà attuato nel 2011 per fantini, addestratori e cavalli usciti dal circuito. Ma il vicino Stato dell'Australia del sud, che non ha vietato le corse a ostacoli, spera di attirare i professionisti. La decisione giunge in seguito alla denuncia dei difensori degli animali che hanno chiesto il fermo di queste corse. LEGGO 27 NOVEMBRE 2009
DROMEDARI INVADENTI,
Il governo del Territorio del Nord, in Australia, ha dichiarato guerra a 6.000 dromedari assetati che tengono sotto assedio la remota comunità aborigena di Docker River, 350 abitanti, 500 km a nord di Alice Springs, terrorizzando i residenti e distruggendo le condutture di acqua e fognature. Il ministro delle amministrazioni locali, Ron Knight, ha annunciato uno stanziamento di emergenza pari a circa 30 mila euro per la loro rimozione ed eliminazione. Nei prossimi giorni, saranno usati elicotteri per spingere gli animali a 15 km di distanza, dove saranno abbattuti e lasciati a decomporsi nel deserto. Secondo Knight, la situazione è diventata critica, i residenti sono traumatizzati e hanno paura di uscire di casa. «L'erogazione di acqua rischia di essere contaminata, le condutture fognarie vengono calpestate e schiacciate, l'aeroporto è praticamente inagibile», ha aggiunto. I dromedari, introdotti nel 19/mo secolo come animali da carico nel deserto, si sono moltiplicati a dismisura in assenza di predatori naturali, e l'Australia ha ora la popolazione di dromedari selvatici pi— alta nel mondo. Ora scorrazzano su un'area di circa un terzo del continente e infliggono gravi danni al fragile ecosistema desertico.
TG COM
27 NOVEMBRE 2009
Tonno da record in Giappone
Pescato un esemplare da 325 kg
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Pesca fortunata in Giappone. Al mercato del pesce di Tsukiji, il più grande al mondo situato nel cuore di Tokyo, è stato infatti venduto un tonno rosso gigante di 325 chilogrammi. Per l'esemplare gigante sono stati pagati 4,37 milioni di yen, oltre 33mila euro. Il pesce da record è stato pescato nelle acque orientali a largo della prefettura di Yamaguchi, è stato quotato, al netto delle parti meno pregiate, a 15.500 yen al chilo (120 euro).Grazie alla stazza enorme, ma non solo, l'esemplare gigante ha superato il valore commerciale del ben più pregiato tonno di "Oma", pescato nell'omonima baia nel Giappone settentrionale e venduto a 11.000 yen al chilo. A far schizzare alle stelle la valutazione del super tonno, già notevole da diversi mesi anche per gli altri esemplari, pare aver contribuito soprattutto il fattore celebrità. Il pesce, infatti, era stato catturato domenica scorsa durante una gara di pesca da un noto attore nipponico, Hiroki Matsukata, 67 anni, idolo nazionale specializzato nei ruoli di samurai e yakuza, la mafia giapponese. "La qualità del tonno era certamente elevata - ha dichiarato un funzionario del comune di Hagi, nella prefettura di Yamaguchi -, ma non è escluso che ci sia stato alla fine anche l'effetto Matsukata".
http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo467139.shtml
TERRA
27 NOVEMBRE 2009
A rischio pinguini e balene, il global warming minaccia gli animali
Alessio Nannini
Le acque dell’Oceano Atlantico si stanno progessivamente raffreddando. Non è una notazione da bagnanti, ma il risultato di rigorosi studi pubblicati su riviste di settore e realizzati da diversi atenei americani ed europei. Joelle L. Russell, docente di Scienze geologiche all’università dell’Arizona, è tra gli esperti che si sono interessati alla questione, e in occasione del Forum sui cambiamenti climatici promosso a Viterbo da Greenaccord, ha presentato con dovizia di tabelle e grafici tridimensionali la situazione presente e futura, mettendola a confronto con il recente passato.Con una cupa premessa: le previsioni più pessimistiche si sono rivelate migliori della realtà. In estrema sintesi, e per quanto il rigore degli indicatori scientifici possa essere tradotto con efficacia in parole, il quadro è il seguente. Le emissioni di anidride carbonica e clorofluorocarburi provocano il surriscaldamento della temperatura globale e l’ormai noto buco di ozono, che a loro volta generano un fenomeno lento ma crescente di scioglimento delle calotte polari. Questo è in parte cosa nota; ciò che risultava meno preoccupante, e che invece va configurandosi come un’emergenza, è il cambiamento dei venti e il conseguente raggelarsi di alcune correnti marine.Nell’emisfero boreale, la quantità di acqua di temperatura più bassa e dolce raffredderebbe del trenta per cento la corrente del Golfo indebolendo l’abitabilità di vaste zone, Islanda, Scozia e Norvegia. E un altro caso concreto collegabile al global warming, su cui gli studiosi stanno ancora indagando, è lo spostamento di aria fredda dal meridione atlantico dell’Artide al Labrador, in Canada. Nella parte australe, le correnti gelate che scorrono a sud di Tasmania stanno già irrigidendo il clima della Nuova Zelanda. Ma a subire il peggio, come spesso avviene, non sarà l’uomo, che comunque avrà gli strumenti della tecnica per porre rimedio a nuove condizioni di vita; sarà il regno animale.La professoressa Russell porta l’esempio dei pinguini, una stima prevede il calo a tre quarti della colonia antartica entro il 2040, e delle balene, che cambieranno habitat per rimediare alla penuria di plancton. I due poli sono il termometro del globo. Le prime considerazioni in questo senso hanno data antica, 1729. A redigerle in un tomo fu Hans Egele, esploratore danese che si premurò di fare della Groenlandia una terra abitabile e di studio. Due secoli dopo, nella città che gli rese omaggi reali, gli scienziati porteranno lunedì le loro carte per convincere i potenti che basta spostare un tassello per mutare l’intero ciclo. http://www.terranews.it/news/2009/11/rischio-pinguini-e-balene-il-global-warming-minaccia-gli-animali
BIG HUNTER
27 NOVEMBRE 2009
Cacciatori falconieri: secondo raduno nazionale in Veneto
L''Unione Nazionale Cacciatori Falconieri (UNCF), organizza il prossimo 13 dicembre a Volpago, il suo secondo raduno nazionale. Si parte alle 8 con il saluto delle autorità e del Consiglio Direttivo di Uncf Veneto e la cerimonia di apertura che vedrà l'esibizione di falconieri in abito tradizionale e foto della comitiva in abito da caccia con cane al guinzaglio e falco al pugno, alle 8:30 (solo per le comitive di caccia) è prevista la partenza verso i territori di caccia Signoressa e Trevignano.
Alle 17, al rientro delle comitive si procederà al ringraziamento alla selvaggina e alla chiusura della giornata con saluto delle autorità e del Consiglio Direttivo. Alle 18:30 cena con i falconieri e gli organizzatori dell'evento.
La partecipazione alla cacciata comprende selvaggina e pranzo. Le adesioni alla cacciata e alla cena dovranno pervenire entro il giorno 3 dicembre. Per informazioni e prenotazioni: Marco Martini 328/8339641; Andrea Brusa 338/7752481 [email protected] [email protected]. Sono consentite due catture a falconiere. INFORMAZIONE.IT 27 NOVEMBRE 2009
Genova, l'ospedale apre le porte agli animali Cani, gatti e conigli possono entrare! Dal 1° dicembre gli amici a quattrozampe hanno diritto a fare visita ai loro padroni ricoverati all'ospedale S. Martino. Cerca su www.pethotels.it le strutture in cui si pratica Pet Therapy.
Riccione (RN), 27/11/2009 (informazione.it - comunicati stampa) Il nosocomio di Genova salta agli onori della cronaca per essere uno fra i primi in Italia a fare pet-therapy. Dal 1° dicembre sarà ammessa l'entrata agli animali che potranno fare visita al proprio padrone ricoverato all'ospedale San Martino, chiedendo il consenso anche agli altri pazienti che si trovano nella stanza. Animalieanimali 27 NOVEMBRE 2009
ANIMALI AMMESSI IN VISITA IN OSPEDALE GENOVA
Animali da compagnia ammessi in corsia durante le ore di visita ai pazienti ricoverati: la storica innovazione, annunciata dal quotidiano Il Secolo XIX, scatterà dal prossimo mese nell'ospedale San Martino di Genova, il maggiore della Liguria, ma sarà sottoposta ad alcune restrizioni. Occorrerà chiedere con almeno 24 ore di anticipo il permesso, che dovrà essere firmato dai medici del reparto; bisognerà ottenere l'assenso degli altri pazienti ricoverati nella stessa stanza; gli animali dovranno avere un libretto sanitario che attesti la loro buona salute; saranno ammessi cani, gatti e anche conigli ma non canarini, pappagallini e altri uccelli, potenziali diffusori di malattie.
CORRIERE ADRIATICO
27 NOVEMBRE 2009
L’intervento di “Matelica Insieme” Un regolamento per tutelare gli animali
Matelica (MC) - “L’amico a quattro zampe va tutelato e l’igiene pubblica non deve essere sottovalutata ma messa in primo piano”. Con questa finalità, i consiglieri comunali della compagine politica di opposizione “Matelica Insieme”, Matteo Aringoli, Belardinelli Alessandro, Massari Fabrizio, Marzioli Fiorella e Montesi Massimo, presenteranno al Sindaco del Comune di Matelica, Paolo Sparvoli, una mozione per favorire la corretta conduzione dei cani nelle aree pubbliche, la raccolta delle deiezioni e per assegnare aree verdi di sgambamento dei cani. Un provvedimento, ritenuto da questi ultimi necessario per la pulizia ed il decoro cittadino “dal momento che portare a passeggio il proprio cane non si deve trasformare in un atto di inciviltà e dal momento che la raccolta delle deiezioni canine insudicianti le piazze, i parchi, le strade cittadine, - sostengono gli stessi - dovrebbe costituire, per i proprietari degli animali, condotta dettata dal rispetto del senso civico ancor prima che dovere imposto dalla legge”. La mozione si è resa indispensabile in seguito alle lamentele ricevute, nei giorni scorsi, da parte dei proprietari dei cani che sono sul piede di guerra e denunciano la mancanza di luoghi e di impianti per la distribuzione delle palette e la raccolta degli escrementi.
SALUTE EUROPA
27 NOVEMBRE 2009
Ratifica della Convenzione di Strasburgo pagina importante per gli animali e per i veterinari
La ratifica della Convenzione Europea di Strasburgo è una pagina importante per gli animali da compagnia e per i medici veterinari. E’ il parere dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI) a commento dell’ approvazione da parte della Camera dei Deputati. E’ importante per gli animali da compagnia commenta l’Associazione, perché introduce fattispecie di reato del tutto nuove come il reato di traffico illecito e introduzione illecita di cani e gatti. Ed è importante per i medici veterinari che finalmente ottengono il rispetto di norme sanitarie e documentali troppe volte impunemente disattese. La filiera illegale ha causato gravissime patologie a innumerevoli cuccioli contrabbandati e dei quali si è compromessa la stessa sopravvivenza. L'Associazione invita coloro che intendono acquistare un cucciolo a consultare il medico veterinario per conoscere le condizioni e i requisiti che ne garantiscono la provenienza dalla filiera legale. Ma l’ANMVI ci tiene anche a sottolineare che con questa ratifica gli italiani non stanno recuperando un ritardo sostanziale sull’Europa. Dall’anno della Convenzione, il 1987, ad oggi non siamo stati a guardare: il nostro Paese e la medicina veterinaria hanno introdotto importanti innovazioni giuridiche, scientifiche e mediche a tutela degli animali da compagnia che oggi vivono bene e a lungo in milioni di famiglie italiane. Anche la questione delle mutilazioni non era priva di regolamentazione. Nel nostro Paese, gli interventi chirurgici non curativi destinati a modificare la morfologia del cane sono stati vietati dal ministero della salute, con le sole eccezioni indicate dalla vigente ordinanza ministeriale 3 marzo 2009 sulla prevenzione delle aggressioni canine. Era giusto uscire dalla provvisorietà di un’ordinanza e rimandare ad un provvedimento normativo durevole, così come restituire la parola ai medici veterinari su un tema squisitamente di salute, prevenzione e benessere animale. Per il regolamento ad hoc, che dovrà essere emanato per decreto, saranno infatti sentiti i medici veterinari.
ANMVI OGGI
27 NOVEMBRE 2009
ENCI: CAPITE LE RAGIONI DELLA CINOFILIA
"La Camera comprende le ragioni della cinofilia". Il Direttore Generale dell'ENCI Fabrizio Crivellari, ha firmato una nota di commento sull'iter di approvazione del Ddl di ratifica della Convenzione di Strasburgo e sul coinvolgimento dell'Ente Nazionale Cinofilia Italiana.Il Disegno di legge, approvato dalla Camera dei Deputati e ora al vaglio del Senato, rimanda ad un Regolamento ministeriale la definizione della controversa questione degli interventi chirurgici non terapeutici, in altre parole del taglio del coda. Nella seduta finale del 25 novembre scorso, tre ordini del giorno hanno impegnato il Governo ad emanare il Regolamento consultando anche l'ENCI, oltre ad acquisire il previsto parere della FNOVI.Gli ordini del giorno sono stati presentati dagli onorevoli Marcello De Angelis, Gabriele Cimadoro e Fulvio Follegot " riconoscendo dunque un ruolo fondamentale all'ENCI al fine di meglio definire i casi in cui è possibile amputare la coda", commenta il Direttore Attimonelli, che sottolinea anche come "l'ordine del giorno presentato dall'on. De Angelis (approvato dall'Assemblea a larghissima maggioranza) chiarisce alla Camera dei Deputati le funzioni dell'ENCI, le attività proprie della nostra Associazione e il grande lavoro di selezione quotidianamente fatto dai cinofili per il miglioramento genetico delle razze canine". Il Governo si è infatti impegnato ad una più vasta azione di consultazione e di coinvolgimento dell'ENCI quando è in gioco la tutela delle razze canine. L'ENCI rimarca anche l'ordine del giorno dell'on. Stefano Stefani "che impegna il Governo a prevedere che l'eventuale amputazione della appendice caudale debba essere eseguita entro e non oltre il sessantesimo giorno di vita dell'animale".Nei giorni della "battaglia parlamentare", il Consiglio Direttivo dell'ENCI aveva ringraziato i deputati impegnati a " farsi carico delle tematiche dell'ENCI a difesa dell'allevamento italiano del cane di razza, delle ragioni zootecniche, di quelle medico-sanitarie e del reale benessere dei cani". "Una bella soddisfazione per l'ENCI", che ha rivolto agli onorevoli "un grazie di cuore dagli allevatori italiani".
ANMVI OGGI
27 NOVEMBRE 2009
ANTIDOPING, BEVA CONTRO LA PROGRESSIVE LIST
È polemica sulla 'Progressive List', approvata la settimana scorsa dall'Assemblea Generale della FEI di Copenhagen, che includerebbe nelle sostanze cosiddette lecite alcuni antinfiammatori proibiti fino a poco tempo fa. Ne dà notizia Cavallo Magazine del Sole 24 Ore che parla di 'lista della discordia', di critiche alla FEI, per non aver dato spazio ai dibattiti interni e per avere in sostanza preso una decisione "estremamente retrograda per il benessere del cavallo".E' la posizione della British Equine Veterinary Association (BEVA) secondo cui la Progressive List non offre garanzie al cavallo atleta anzi lo espone a rischi di lesioni, gareggiando sotto trattamento farmacologico. Permettere la somministrazione di farmaci quali ad esempio il fenilbutazone o l'acido salicidico, anche se in misura ridotta, rappresenterebbe un informale incentivo all'abuso di queste sostanze e porterebbe molti cavalli inadatti all'attività agonistica a prendere parte alle competizioni. Secondo la BEVA è un passo indietro nello sviluppo dello sport equestre. L'associazione chiede inoltre che l'adozione di regolamenti venga fondata su evidenze e nuovi studi scientifici.
MESSAGGERO VENETO
27 NOVEMBRE 2009
Freddo e caloriferi Ecco i due nemici dei quattrozampe
L’inverno è alle porte e anche ai nostri quattro zampe non dispiace godersi il tepore del termosifone. Attenzione, tuttavia, a non eccedere con le alte temperature perché, a detta degli esperti, l’aria calda può provocare problemi di salute a Fido e Micio. Non di rado, infatti, capita che, proprio per stare al calduccio, i nostri migliori amici si mettano a dormire vicino ai termosifoni e, così facendo, sono maggiormente esposti agli sbalzi di temperatura e alle correnti di aria fredda, con il conseguente pericolo di ammalarsi. I caloriferi tenuti alla temperatura massima, inoltre, possono provocare anche altri disturbi, come ad esempio la perdita del pelo, il naso che si secca e fastidiose irritazioni cutanee. «I forti sbalzi di temperatura - spiega Beatrice Pecoraro, medico veterinario - possono causare anche problemi muscolari o dolori addominali. Attenzione, poi, quando si esce per la passeggiata. Passare dal caldo dell'abitazione alle fredde temperature esterne basta per fare ammalare i nostri pets alle vie respiratorie e pertanto, prima di uscire, è consigliabile sostare un po' sul pianerottolo oppure, nel caso di animali con il pelo corto, far indossare loro un cappottino». Per quanto riguarda gli animali che vivono all'esterno, secondo la veterinaria, è importante che abbiano sempre a loro disposizione una cuccia calda e alcune coperte per ripararsi dal freddo. Tra le patologie più diffuse, nel periodo invernale, ci sono sicuramente i problemi gastrointestinali ma il rischio principale dell'inverno si chiama ipotermia e consiste in un abbassamento della temperatura del corpo, che può condurre alla morte. «Un animale abituato a vivere in casa, che viene improvvisamente tenuto all'esterno - conclude Beatrice Pecoraro - può rischiare il congelamento. In passato ho visitato alcuni animali, che, purtroppo, sono deceduti proprio per questo motivo».
AGI
27 NOVEMBRE 2009
Si puo' totalizzare l'esercizio fisico di una settimana PASSEGGIARE CON IL CANE E' COME 8 ORE DI PALESTRA
Londra - Portare il proprio cane a passeggio potrebbe essere una buona alternativa per chi non ha il tempo e la motivazione per andare in palestra. Chi ha un cane, infatti, puo' totalizzare fino ad otto ore di esercizio fisico alla settimana. E' quanto risulta da una ricerca della Bob Martin, compagnia esperta di salute degli animali domestici, condotta su oltre 5 mila persone. I risultati sono stati riportati dal quotidiano britannico Daily Telegraph. ''Mediamente, chi ha un cane lo porta a passeggio due volte al giorno per 24 minuti a passeggiata'', ha detto un portavoce della Bob Martin. ''In totale sono 5 ore e 38 minuti a settimana. Chi porta a spasso il proprio compagno animale per tre volte al giorno, invece, raggiunge le 8 ore settimanali'', ha aggiunto. Per la Bob Martin, portare a passegno il proprio cane e' addirittura meglio che andare in palestra. ''In media si spende solo 1 ora e 20 minuti alla settimana ad allenarsi in palestra, e il 47 per cento della popolazione ammette di non fare affatto alcun esercizio'', ha dichiarato il portavoce. ''Inoltre, il 70 per cento delle persone che va in palestra - ha continuato - considera questo impegno un peso, qualcosa che di deve fare per forza. Invece solo il 22 per cento delle persone che ha un cane ritiene che si tratti di un impegno e non di un diletto''. Per la Bob Martin, tra la palestra e il guinzaglio la maggiorparte delle persone preferirebbe il guinzaglio. ''Portare il proprio cucciolo a passeggio e' considerata la fonte primaria di esercizio in oltre il 57 per cento dei possessori di cani'', ha detto il portavoce della compagnia. ''Inoltre, questa attivita' ci rende piu' allenati e migliora la nostra salute cardiovascolare. 20 minuti di passeggiata al giorno sono raccomandati anche dai medici: e' incoraggiante vedere che i proprietari di cani superano questo obiettivo, e lo fanno divertendosi'', ha concluso.
AGI
27 NOVEMBRE 2009
AGRICOLTURA: ZAIA,'SPAZZINI DEL BOSCO' SULLE DOLOMITI BELLUNESI
Roma - Il gruppo degli yak usato per la ricerca e' stato collocato in un'area a quota 1450-1500 metri a ridosso dei monti della Laga detti "Monti Gemelli", poi successivamente spostati in Abruzzo. L'obiettivo era duplice: verificare se gli animali potessero rappresentare un'ulteriore opportunita' per la montagna e favorire l'accumulo di conoscenze da mettere a disposizione dei paesi d'origine. In soli due anni, l'animale ha dimostrato una notevole capacita' di adattamento, tanto che il nucleo originario si e' riprodotto e ora il numero del gruppo e' raddoppiato.Il suo comportamento alimentare, poi, ha avuto il duplice effetto positivo di favorire il controllo della crescita delle infestanti e di consentire la ricrescita delle altre essenze foraggiere, contribuendo a un graduale ripristino delle condizioni normali dei pascoli dell'Appennino. Proprio per la sua capacita' di adattamento all'ambiente e per la sua alimentazione, basata su vegetazione non utilizzabile da ovini, caprini e bovini, in Svizzera parte dei finanziamenti destinati a tenere pulito l'ambiente vanno agli allevatori che usano gli yak a questo scopo.Oggi, a ricerca conclusa, si puo' effettuare il trasferimento di parte degli animali in un territorio in cui gli yak potranno contribuire alla salvaguardia dell'ambiente e alla valorizzazione del territorio."Sono certo - ha detto il Ministro - che il trasferimento degli yak contribuira' a rendere ancora piu' bello un territorio, quello delle Dolomiti, unico al mondo. Grazie alla vocazione 'ecologica' di questo animale, l'ambiente sara' piu' pulito e potremo valorizzare ancora di piu' queste aree, creando anche una attrattiva in piu' per il turismo nella zona".
IL GAZZETTINO
27 NOVEMBRE 2009
Niente fagiani
Claudio Strati
BORSO DEL GRAPPA (TV) - Niente fagiani. E tra i cacciatori appassionati della specie monta un certo malumore, del quale si fa portavoce Gianfranco Girardi, imprenditore del software a Bassano ma residente a Borso da sempre, il quale paventa anche una class action per chiedere "un congruo risarcimento ai responsabili". Girardi chiede, scrive in una lettera aperta ai cacciatori della sua zona, di "veder i cani fermare un fagiano e fare una schioppettata". "I componenti del consiglio della riserva sostengono - scrive Girardi - che non vengono più lanciati fagiani perchè, bocciato il bilancio preventivo 2010-2011, non si può spendere più un euro e in più il direttivo è fermo in attesa del commissario".Girardi contesta apertamente la tesi. Dice che il consiglio intanto deve restare in carica per le sue mansioni fino a che non giunge il commissario, "tanto è vero che i membri hanno ricevuto una raccomandata in tal senso dal dirigente provinciale Pagnani"; e poi, "il lancio dei fagiani non ha nulla a che vedere col bilancio preventivo: la spesa fu autorizzata col bilancio di un anno fa, i soldi sono nelle casse della riserva e i lanci sono stati già programmati".Qui Girardi fa salire la polemica, parla di prese in giro dei cacciatori e si chiede perchè i politici, sapendo tutto, non si siano mossi. Secondo lui giorni fa è stato bloccato un lancio di 80 fagiani predisposto dal consigliere Rosato dopo aver ricevuto la lettera di Pagnani, per un intervento che fece sapere l’esistenza di una delibera di consiglio di sospensione dei lanci. Ma alcuni componenti del consiglio, scrive Girardi, "dicono di non sapere nulla di questa delibera".
IL GAZZETTINO
27 NOVEMBRE 2009
Salgono a diciotto i comuni friulani sul cui territorio siano stati confermati casi di animali morti perchè infettati dalla rabbia silvestre
TREPPO GRANDE (UD) - Salgono a diciotto i comuni friulani sul cui territorio siano stati confermati casi di animali morti perchè infettati dalla rabbia silvestre. L’ultimo è Treppo Grande in seguito al ritrovamento di una volpe uccisa dal virus nella frazione di Vendoglio. La scoperta risale al 22 novembre e il riscontro si è avuto dopo i test di laboratorio compiuti all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie.L’epidemia scoppiata lo scorso anno nell’Alto Friuli si sta allargando territorialmente fino a interessare la provincia di Pordenone e anche la regione Veneto con il Bellunese. Gli ultimi casi infatti sono stati individuati quasi tutti fuori provincia ad eccezione di una volpe, anche quella trovata senza vita a Cornino di Forgaria all’inizio del mese.
ANMVI OGGI
27 NOVEMBRE 2009
RABBIA, UNITA’ DI CRISI IN VENETO
E' stata insediata ieri in Regione Veneto, presso la Segreteria regionale Sanita' e Sociale, un'Unita' di Crisi istituita per seguire e coordinare gli interventi rispetto al problema del ripresentarsi della rabbia silvestre nel bellunese. L'organismo e' presieduto dal Segretario Regionale Giancarlo Ruscitti. Ne fanno parte i tecnici regionali, gli esperti dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie con sede a Legnaro (Centro di Referenza Nazionale per la Rabbia Silvestre) ed i rappresentanti delle Ullss 1 di Belluno e 2 di Feltre. Nel corso della riunione e' stato fatto il punto della situazione e sono gia' state assunte alcune decisioni operative. Nei prossimi giorni verra' definito e diffuso in tutti i territori interessati un depliant per i residenti ed i turisti che conterra' tutte le informazioni necessarie, sia sulla malattia che sui comportamenti piu' opportuni da tenere in caso si venga a contatto con animali sospetti o si venga morsicati. Definite anche le modalita' di approvvigionamento dei vaccini per la campagna rivolta agli animali e di quelli da tenere a disposizione per la profilassi delle persone che si presentassero negli ospedali a causa di un morso. Ad occuparsi della questione saranno gli uffici regionali competenti. Sempre nei prossimi giorni verranno anche organizzati incontri sul territorio rivolti alle categorie di persone che potrebbero essere piu' esposte al rischio di contrarre la malattia da un animale come, ad esempio, veterinari, guardie forestali, guardaboschi, operatori del soccorso alpino. L'Unita' di Crisi tornera' a riunirsi e lo fara' ogniqualvolta ve ne fosse la necessita' sino alla conclusione dell'emergenza.
IL GAZZETTINO DI BELLUNO
27 NOVEMBRE 2009
Dopo i cani, vaccinazione di larga scala anche per i gatti
Provincia di Belluno - Dopo i cani, vaccinazione di larga scala anche per i gatti. Sono aumentate in maniera sensibile nelle ultime 24 ore le vaccinazioni anche dei felini. Di 30 euro (iva compresa) è il costo previsto negli ambulatori privati per iniezione e attestazione, comune per quella obbligatoria dei cani e consigliata per i gatti, mentre non si conoscono ancora tariffa, date e luoghi della profilassi pubblica, in via di definizionei. «Abbiamo avuto un’impennata nelle richieste di vaccinazioni dei gatti e le nostre linee telefoniche sono perennemente occupate da cittadini in cerca di informazioni» conferma il dirigente del canile municipale, Gian Luigi Zanola. «La possibilità di contagio per i gatti è uguale, se non superiore ai cani» mette in guardia l’Istituto di zooprofilassi regionale. A mancare all’appello dei vaccinati, per ora, sono solo furetti e conigli nani, che i veterinari consigliano di mantenere custoditi nelle loro gabbie.
LA NUOVA VENEZIA
27 NOVEMBRE 2009
«Zona cuscinetto» per prevenire nuovi focolai di rabbia silvestre
Gian Piero del Gallo
PORTOGRUARO (VE). Prevenire è sempre meglio che curare ed il ritrovamento avvenuto il 14 novembre di una volpe morta a Fossalta di Piave ha evidenziato la necessità di procedere ad una vaccinazione generale obbligatoria per i cani mentre è consigliata per gatti e furetti. Dalle analisi l’animale è risultato negativo al virus, ma, viste le notizie che arrivano dal Friuli e dalla zona del Bellunese su focolai di rabbia silvestre, l’Asl 10 ha iniziato la vaccinazione che, come recita l’ordinanza regionale emessa dall’assessore Sandro Sandri, dovrà concludersi per tutti i 24.981 cani del Veneto Orientale entro il 31 gennaio 2010. inoltre ieri si è insediata in regione l’Unità di crisi insediata per seguire e coordinare gli interventi legati al problema del ripresentarsi della rabbia silvestre nel Bellunese. «Il nostro servizio - spiegano all’Asl 10 - ha già effettuato controlli e visite a cani senza rilevare alcun caso. Comunque, essendo la nostra una zona di confine con questa vaccinazione verrà a crearsi un’area cuscinetto che impedirà il propagarsi del virus. Si raccomanda comunque di non toccare per nessun motivo animali morti». Sarà intensificata la lotta al randagismo dei cani, ma il problema è la presenza di numerose nutrie ed anche di volpi, che sono il principale vettore della rabbia silvestre, confermata dalle stragi nei pollai di Gruaro, Sesto al Reghena e Cinto.
ECO BLOG
27 NOVEMBRE 2009
India: elefanti fuori dagli zoo ritornano nelle riserve
Per le loro caratteristiche fisiche e biologiche, oltreché per le particolarità comportamentali e sociali, gli elefanti indiani sono da considerarsi assolutamente inadatti alla vita in cattività che potrebbe mettere a rischio il loro stato di salute e le capacità riproduttive. E’ questa la splendida eppure banalissima motivazione addotta dall’Autorità Centrale dei Giardini Zoologici Indiani per giustificare un importantintissimo provvedimento, reso noto proprio in questo giorni, che comporterà a breve la reintroduzione in natura di tutti gli splendidi pachidermi attualmente detenuti all’interno degli zoo indiani. Certamente il provvedimento non è totalmente scevro da considerazioni di tipo economico legate al turismo più o meno naturalistico che, ogni anno, porta con le migliaia di presenze all’interno delle riserve, anche migliaia di dollari nella casse dello Stato. Eppure, è impossibile non esserne, almeno un pò, contenti. Ovviamente, sarebbe più che auspicabile che questo genere di considerazioni venissero applicate a tutte le situazioni di sfruttamento degli elefanti e degli animali in genere, ma la consapevolezza che qualcosa cominci a muoversi, seppure solo altrove e non Italia, non può non generare un pizzico di gioia.
Giovanni Guadagna, responsabile dell’Ufficio cattività dell’ENPA, commenta così questa notizia:
mentre l’India libera gli elefanti dagli zoo per restituirli ai parchi naturali, l’Italia, con la scusa di presunti progetti conservazionistici, premia anche economicamente le strutture della cattività animale. Alcuni mesi fa, toccò alla Bolivia darci il buon esempio con la chiusura dei circhi con gli animali; adesso è il turno dell’India. Saremo in grado di seguire il buon esempio?
http://www.ecoblog.it/post/9397/india-elefanti-fuori-dagli-zoo-ritornano-nelle-riserve
CON I PIEDI PER TERRA
27 NOVEMBRE 2009
Come difendersi dai lupi :le proposte di Coldiretti Forlì-Cesena
Interventi di prevenzione e protezione, ma anche un sistema assicurativo per far fronte ai danni provocati dagli attacchi dei lupi così da garantire da un lato la protezione di greggi e mandrie e, dall’altro, il rispetto della biodiversità. Sono alcune delle proposte che Coldiretti Forlì-Cesena ha lanciato nel corso di una conferenza stampa tenutasi questa mattina presso la sala della Rocca di Civitella di Romagna e organizzata in collaborazione con la Provincia di Forlì-Cesena, il Comune di Civitella di Romagna e il Gal “L’Altra Romagna”.
“Negli ultimi anni, abbiamo rilevato una crescita esponenziale dei danni agli allevamenti – ha affermato Cleonildo Bandini presidente di Coldiretti Forlì-Cesena – e si ripetono sempre più frequentemente i casi di aggressione a mandrie e greggi denunciati dai pastori, tra i quali si è diffusa la paura e un senso di impotenza ed insoddisfazione. Non dimentichiamo che è interesse della collettività mantenere la presenza dei lupi sul territorio, ma è vitale per gli allevatori tutelare la sicurezza delle greggi e delle mandrie e, soprattutto, salvaguardare il loro reddito”.Il fenomeno, diffuso in altre regioni d’Italia – rileva Coldiretti – sta assumendo però nella nostra provincia contorni preoccupanti. Questo è confermato dal fatto che sui oltre 120 mila euro di danni provocati annualmente dai lupi in Emilia-Romagna, circa 60 mila riguardano l’Appennino forlivese. C’è da rilevare peraltro che la Regione nella Legge di Bilancio 2010 ha stanziato la somma di 144 mila euro per far fronte ai danni. “E’ una cifra congrua per gli indennizzi – ha detto ancora Bandini – ma è necessario un passo avanti ulteriore sul fronte della prevenzione, protezione e assicurazione. Se il ripopolamento dei lupi è positivo sul piano della tutela della biodiversità, c’è da considerare che gli allevatori, per affrontare questo nuovo pericolo, sono stati costretti a modificare le loro abitudini facendo rientrare le greggi al pascolo per metterle al riparo di notte nei ricoveri anche durante la bella stagione, con pesanti aggravio anche dei costi. C’è da rilevare che negli ultimi tempi si sono registrati attacchi anche diurni e anche a bovini. In alternativa, servirebbero perciò recinzioni speciali e altri strumenti per la protezione degli animali al pascolo”. “In passato, la scomparsa del lupo e i margini di reddito sempre più risicati dell’attività zootecnica nelle aree cosiddette marginali – ha sottolineato Anacleto Malara, direttore di Coldiretti Forlì-Cesena – avevano comportato l’abbandono di quelle pratiche che hanno consentito storicamente al lupo di convivere con gli allevatori: gli animali domestici venivano lasciati al pascolo incustoditi, i cani da difesa, la cui preparazione e mantenimento erano divenuti costi superflui, sono scomparsi. La nuova situazione impone di tornare indietro con pesanti oneri economici e lavorativi in capo alle aziende. Senza contare – ha aggiunto il direttore di Coldiretti – che negli ultimi dieci anni sono più di cento le aziende che si sono trovate costrette a cessare l’allevamento ovino nella zona montana”. Che fare allora? “Bisogna trovare – ha sottolineato Flavio Pierotello responsabile ambiente, territorio e caccia di Coldiretti Forlì-Cesena – un giusto equilibrio tra la presenza del lupo, protetto dalla normativa europea, e quella dei pastori che attraverso la loro opera conservano e valorizzano la montagna e le sue tradizioni. Per fare questo è necessario rivedere da un lato il sistema di accertamento e risarcimento dei danni affinché siano coperti non solo i danni diretti causati da lupi e cani inselvatichiti, ma anche il completo reintegro della perdita di reddito per l’allevatore”. “Chiediamo – ha concluso Bandini – un impegno più concreto a tutti gli organi competenti, degli indennizzi equi che tengano in considerazione anche i danni indotti come la mancata produzione di latte, gli aborti degli animali provocati dallo stato di stress per paura, le spese veterinarie per curare i capi feriti e quelle legate alla necessità di una maggiore sorveglianza ed alla collaborazione di un aiuto pastore, un maggior impegno nella lotta al randagismo e una maggior celerità nell’erogazione degli indennizzi. Se è interesse della collettività tutelare una specie in via di estinzione – ha concluso Bandini – è l’intera collettività, e non una sola categoria, che deve farsi carico dei danni derivati da questa specie”. All’incontro sono intervenuti anche Gianluca Bagnara, assessore provinciale all’Agricoltura, Pierangelo Bergamaschi, sindaco di Civitella di Romagna, Christian Castorri in rappresentanza del Gal L’Altra Romagna e Marco Cortini responsabile ufficio produzioni animali Provincia Forlì-Cesena, Rodingo Usberti responsabile dei servizi veterinari dell’Ausl di Forlì. http://www.conipiediperterra.com/come-difendersi-dai-lupi-le-proposte-di-coldiretti-forli-cesena-1127.html
MESSAGGERO VENETO
27 NOVEMBRE 2009
Un autunno troppo caldo Addio al letargo degli animali
Elisa Michellut
Le conseguenze dei mutamenti climatici si fanno sentire anche nella nostra regione e, a preoccupare gli esperti, sono le inevitabili ripercussioni che questo fenomeno provoca sul metabolismo degli animali selvatici, che quest'anno, non sono ancora andati in letargo. A causa delle alte temperature, che stanno caratterizzando la stagione autunnale, gli animali, che popolano la nostra regione, dunque, sono ancora in piena attività e questo, in alcuni casi, potrebbe anche creare notevoli problemi alla loro sopravvivenza. «I selvatici - sostiene Maurizio Zugliani, che gestisce il centro di recupero per la fauna selvatica di Campoformido - trovano ancora cibo e pertanto non ne vogliono sapere di andare in letargo. Per quanto riguarda gli animali a sangue freddo, come le tartarughe, rischiano di non riuscire a sopravvivere, in quanto fa troppo caldo per andare in letargo ma fa troppo freddo per trovare cibo e per muoversi». Spiega ancora Zugliani: «fino a qualche anno fa, per molti animali, il periodo del letargo iniziava già alla fine di ottobre». Secondo Alessandro Peressotti, esperto di mutamenti climatici e docente di ecologia all'Università di Udine, l'innalzamento della temperatura ha avuto un forte impatto sulla fauna friulana, cambiando le abitudini e le popolazioni animali. «Il clima sta cambiando - commenta l'esperto - le temperature medie aumentano così come la frequenza degli eventi estremi. Gli effetti diretti e indiretti sulla fauna sono inevitabili e le alte temperature invernali obbligano gli animali ad andare in letargo più tardi. Non va dimenticato che le specie più sensibili potrebbero anche avere, come conseguenza, una diminuzione nel numero delle nascite. Inoltre, le ondate di calore estive, che aumenteranno nella loro frequenza, in futuro creeranno ulteriori stress non solo agli animali selvatici ma anche a quelli domestici». Dello stesso avviso anche Stefano Filacorda, ricercatore alla facoltà di medicina veterinaria dell'Università di Udine. «Se il fatto di andare in letargo più tardi comporta sicuramente delle ripercussioni sulla vita degli animali - dice - ancor più rischioso è il fatto che il letargo dura molto di meno rispetto ad alcuni anni fa. Se prima alcune specie animali si risvegliavano a primavera inoltrata, ora la loro attività ricomincia un mese prima, quando le temperature tornano ad alzarsi. Quando i selvatici escono prematuramente dal letargo, l'ambiente non è ancora idoneo ad accoglierli. Non di rado capita che il letargo finisca quando l'ambiente circostante è ancora coperto di neve e, a quel punto, gli animali, come ad esempio le marmotte, si trovano ad affrontare un ambiente ostile, con energie insufficienti per vivere in quel contesto».
BIG HUNTER
27 NOVEMBRE 2009
Amiche di BigHunter, Luisa Salinas: la caccia, al di là dello sparo
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Luisa Salinas ha una grande passione per i cani, è giudice nazionale e internazionale per le razze terrier, bassotti, segugi e cani da ferma. Alla delegazione Enci di Savona fa parte del direttivo che organizza prove di alto livello con cani da ferma su selvaggina naturale, con i cani da seguita su cinghiale e lepre e con cani da traccia.
Anche se non la pratica direttamente, l'ars venandi è parte della sua vita: ha sposato un cacciatore, anche lui giudice Enci (prove con segugi su cinghiale e limiere), che definisce “un cinghialaio sfegatato”. Luisa mantiene una visione prettamente cinofila riguardo alla caccia: “amo solo la caccia col cane” ci dice spiegando che per lei l'attività venatoria “ha una ragione di esistere laddove serve per la selezione cinofila”.
Sull'utilità della caccia nessun dubbio “il cacciatore vero ama la natura e la preserva, rispetta la fauna e l'ambiente e se scoppia un incendio non ho mai visto protezionisti affannarsi a dare una mano!”, anche se non tutti i cacciatori possono definirsi tali, secondo Luisa alcuni sono soltanto “sparatori”: “l'uomo ha sempre cacciato per mangiare, ora che non serve più deve essere sportivo e non eccedere, se vuole misurare la sua bravura a sparare vada al tirassegno”.
Il comportamento di queste persone rischia di gettare un'ombra di discredito sull'intera categoria. Sbaglia chi ostenta le proprie prede come strage, “dà fastidio a me – sottolinea Luisa che la caccia la conosce da vicino - pensa a un anticaccia”. Per questo suggerisce loro di non mettersi troppo in vista e di evitare di incorrere in inutili scontri con gente che non capirà mai il loro punto di vista. Un po' di sobrietà in più insomma, di questi tempi non guasta per continuare tranquillamente a svolgere l'attività venatoria nel migliore dei modi.
BIG HUNTER
27 NOVEMBRE 2009
Calabria: giovani cacciatori crescono
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Presentiamo di seguito una lodevole iniziativa raccolta da Germano Schirano che troverà presto riscontro su questo portale in altra forma, sul tema dei giovani a caccia.
L' attività venatoria si sviluppa a volte come gradita occasione di svago, a volte come parte della quotidianità o come uno stile di vita. Caccia non significa soltanto premere un grilletto: è un'attività che concilia l'uomo con la Natura, ponendolo in stretto contatto con essa nell’esercizio di una passione coinvolgente ed affascinante che ha conquistato l’uomo dall’inizio dei Secoli.
L’associazione “Giovani Cacciatori” nasce nell’agosto 2009 in nome della Sostenibilità della Caccia, per iniziativa di un gruppo di ragazzi di Reggio Calabria che concepiscono questa meravigliosa attività come uno stile di vita, uno strumento di monitoraggio degli habitat naturali e come una risorsa utile per la collettività.
La Caccia è ormai da tanto, troppo tempo, bistrattata e distorta da gruppi di persone che utilizzano in maniera errata i canali dell’informazione, influenzando negativamente l’opinione pubblica che è portata a proiettare il cacciatore in scenari che hanno poco a che fare con essa. Infatti, quest’ultima, è diventata un mondo a se, distante dalla vita di tutti i giorni, un pezzo di vita rurale che molte persone non vivono, per cui c'è bisogno di saper mostrare quali possono essere le funzioni importanti del cacciatore e dell'attività venatoria.
Uno degli obbiettivi di Giovani Cacciatori diventa quindi la valorizzazione e la rivalutazione della figura del cacciatore, che assume le sembianze di un agente sociale di protezione del territorio interessato ad una conservazione ambientale forte. Pensiamo anche che debba essere adeguatamente formato e sensibilizzato sui temi della difesa e della salvaguardia degli ambienti con i quali entra in rapporto.
Sono giovani che vedono e vivono la caccia come una passione, una tradizione culturale tramandata di padre in figlio, qualcosa che ha rappresentato nel corso dei secoli non solo un’attività ludica ma un complesso fenomeno sociale e culturale. Hanno la voglia di riscoprire le loro radici e farle conoscere all'opinione pubblica affinché i cacciatori possano riacquistare il ruolo positivo che gli spetta nell'ambito della società; per cui, il contatto diretto con la gente e la proposta continua della caccia come modello sano di accostamento dell’interesse dell’uomo nei confronti della Natura, diventa una priorità per i Giovani Cacciatori, la cui funzione principale diventa quella di informare correttamente i cittadini richiamando i valori della caccia e dell'agricoltura intesi come Ambiente e Conservazione delle specie.
Sentono inoltre la necessità di incentivare la caccia tra i giovani e avere voce in capitolo sulle vicende che ruotano intorno alla Caccia ed al mondo venatorio.
Hanno individuato nei mezzi informatici degli strumenti importanti per veicolare il loro messaggi, infatti attraverso i gruppi di facebook, Associazione Giovani Cacciatori e Caccia Passione Infinita, sono il gruppo di amanti della caccia più numeroso d’Italia, sono riusciti inoltre a trarre delle informazioni utili sulle conoscenze dei cacciatori sia in materia legislativa che per quanto concerne le notizie che ruotano attorno al mondo venatorio. L’analisi dei dati ricavati non fa che confermare la deficienza del sistema informativo ed un diffuso disinteresse dei cacciatori.
Forti dell’entusiasmo che li spinge, delle gratificanti parole e della disponibilità incontrata, spero che il loro progetto diventi uno stimolo forte per tutti, in nome di una Caccia Sostenibile e di un prelievo Consapevole e, soprattutto, razionale.
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SALUTE EUROPA
27 NOVEMBRE 2009
VII Convention d’autunno dei ricercatori in fibrosi cistica: dalla ricerca italiana speranze di cura
È stata grande l’attesa, a Verona, per la due giorni che vedrà riuniti i massimi esponenti della ricerca italiana, per la cura della malattia genetica grave più diffusa, alla VII Convention d'autunno (sede: Centro Culturale "G. Marani" dell’ Ospedale Maggiore di Borgo Trento) apertasi oggi, nell’ambito della quale oltre centottanta ricercatori in fibrosi cistica si confronteranno e discuteranno 58 progetti dell’ultimo periodo (2007-2009), alcuni recentemente conclusi , altri in stato inoltrato di sviluppo ed altri ancora appena avviati. Vi sono inclusi due progetti di servizi centralizzati per la rete italiana: uno per gli studi su modelli animali ed uno per la quantificazione dell’espressione dei geni. Cinque le aree di ricerca coinvolte: "Fisiopatologia della proteina CFTR e terapie del difetto di base" (10 progetti); "Genetica" (5 progetti); “Microbiologia" (17 progetti); "Infiammazione" (14 progetti); "Clinica – Epidemiologia" (6 progetti). A questo significativo impegno di ricerca la Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica ha dedicato l’investimento di circa 4 milioni di euro. Trovare quanto prima il modo di guarire la grave malattia genetica è l’obiettivo che spinge da anni la FFC a stimolare e finanziare progetti di ricerca promettenti, appellandosi anche al contributo dei cittadini. Un via promettente è quella rappresentata dallo studio di farmaci per la cura dell’anomalia genetica alla base della fibrosi cistica. Di notevole interesse per i possibili studi futuri, infatti, è la scoperta di un canale di trasporto di sali (proteina TMEM16A) situato nella membrana delle cellule epiteliali, che funziona come un vero e proprio “motore di riserva”, in grado, cioè, di compensare il deficit della proteina CFTR, il cui malfunzionamento determina , nei pazienti affetti da fibrosi cistica, il ristagno di secrezioni e il danno progressivo di molti organi, favorendo nei polmoni il proliferare di batteri resistenti al trattamento. Il gruppo di ricercatori che ha individuato tale proteina, coordinati dal dott. Luis Galietta e afferenti al Centro di Biotecnologie Avanzate di Genova dell’Istituto Giannina Gaslini, ritiene che la stimolazione farmacologica della nuova proteina sia una strategia interessante per correggere il difetto di base nella fibrosi cistica. Una serie di studi ha, inoltre, rilevato che la proteina CFTR difettosa può essere “corretta” e “potenziata” da piccole molecole con attività farmacologica, scoperte grazie a recenti innovazioni scientifiche e tecnologiche. Contributi italiani di interesse in questa direzione si affiancano a quelli americani: infatti, alcune di queste molecole sono già in corso di sperimentazione su pazienti FC con risultati promettenti. In particolare, il composto VX-770, sviluppato dalla compagnia Vertex, sembra dare risultati positivi su un gruppo di pazienti con particolari tipi di mutazione. Se gli studi mirati a curare la malattia alla sua base sono quelli più attesi, di grande rilievo appaiono tuttavia anche altri numerosi studi presentati alla Convention, che puntano a contrastare comunque la malattia soprattutto nelle sue complicanze più pericolose: di rilievo quelli rivolti ad individuare nuove vie per combattere l’infezione polmonare cronica, sostenuta in questa malattia da batteri particolarmente resistenti. Si stanno infatti mettendo a punto nuovi antibiotici capaci di agire con meccanismi diversi da quelli tradizionali, mentre avanzano proposte per un vaccino preventivo contro il più comune batterio implicato nella malattia e denominato Pseudomonas aeruginosa. Ma di forte impatto si presentano anche alcuni studi orientati a mitigare o a reprimere l’eccesso di infiammazione dei polmoni, che rappresenta oggi il fattore determinante nel destino dei malati. Vanno segnalati in questo campo i contributi del gruppo coordinato dal Dr Giulio Cabrini presso il Laboratorio di Patologia Molecolare dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Verona: questo gruppo ha identificato alcune molecole con interessanti potenzialità antinfiammatorie, che potrebbero presto passare dalla sperimentazione in provetta a quella in vivo su animali e poi sul malato. La FFC ha voluto anche supportare le aspettative di una vita più lunga e migliore delle persone con fibrosi cistica che, ormai ai limiti della loro capacità di respirare, hanno scelto di affrontare il trapianto polmonare . Di qui il finanziamento di due progetti, (uno dell'Università di Torino e uno dell'Istituto Mario Negri di Bergamo), finalizzati l’uno a consentire l’accesso al trapianto a chi è in insufficienza respiratoria estrema e l’altro a contenere il rischio di non rivitalizzazione del polmone trapiantato. In questi progetti la fibrosi cistica figura come malattia-modello e traina, in una cordata ideale, gli avanzamenti della scienza validi per una serie più ampia di malattie, accomunate dalla possibilità dello sviluppo di insufficienza respiratoria e di trapianto di polmone. Una via tutta italiana della ricerca in fibrosi cistica, dunque, esiste, ed ha il suo epicentro a Verona, dove tredici anni fa sorgeva la prima onlus italiana rigorosamente strutturata per promuovere e finanziare progetti di ricerca clinica e di base contro quella che è definita anche malattia “timer”. La Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica (FFC) è, infatti, un’organizzazione capace di puntare su una ricerca indipendente e multicentrica, in linea con l’obiettivo dei suoi padri fondatori, gli imprenditori Vittoriano Faganelli, Matteo Marzotto, Giordano Veronesi e Michele Romano, assieme al prof. Gianni Mastella, pediatra. In Italia vi sono oltre cinquemila malati certificati (in realtà si stima che siano molti di più) e due milioni e mezzo di portatori sani, buona parte dei quali ignari d'esserlo. Per questo, la fibrosi cistica è una malattia che non può attendere. A vent’anni dalla scoperta del gene CFTR “mutato”, causa della malattia, passi importanti sono già stati compiuti: dal miglioramento delle condizioni di vita dei soggetti affetti dalla malattia al progressivo aumento delle aspettative di vita media giunte fino ai 40 anni e in ulteriore miglioramento. Ma grazie alla Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica l’ Italia può ora vantare un modello di ricerca aggregata (negli ultimi 8 anni, 120 laboratori e gruppi di ricerca con quasi 400 ricercatori per 140 progetti, rigorosamente selezionati da esperti internazionali, tra i 315 pervenuti attraverso bandi annuali), fortemente impegnata nello studio di cure risolutive. I risultati di notevole portata cui è giunta, sino ad oggi, la ricerca in fibrosi cistica aprono nuove strade anche nel trattamento di altre malattie genetiche, di cui siano noti il gene e la proteina responsabile. Per questo, gli studi in corso possono avere una ricaduta ben più ampia del solo ambito FC e vanno, dunque, fortemente incentivati. Per ulteriori informazioni sulle attività e i progetti promossi dalla Fondazione è possibile consultare il sito della FFC, insignito della certificazione HON per l’affidabilità dell’informazione medica: www.fibrosicisticaricerca.it
ANSA AMBIENTE
27 NOVEMBRE 2009
ANIMALI: SQUALO MARTELLO HA TESTA LARGA, COSI' VEDE MEGLIO
ROMA - Quanto piu' larga e' la testa di uno squalo, tanto piu' la sua visione bioculare e la percezione della distanza migliorano. Lo squalo martello, dunque, grazie alle dimensioni della sua 'faccia' avrebbe la vista piu' aguzza. A dimostrarlo e' stato uno studio condotto da ricercatori americani guidati da Michelle McComb, biologa marina alla Florida Atlantic University, Stati Uniti. La ricerca e' stata pubblicata sulla rivista Journal of Experimental Biology. I ricercatori hanno condotto gli esperimenti misurando le capacita' visive delle nove specie di squali martello conosciute, paragonandole con quelle di altre specie di squali. I pesci sono stati catturati tra la Florida e le isole Hawaii e sono stati trasferiti in vasche giganti. Mediante dei sensori applicati sulla pelle, i ricercatori hanno misurato le risposte del cervello di ciascuna specie a degli impulsi luminosi disposti in diversi punti della vasca. Mentre gli squali appartenenti alla specie 'limone' avevano un campo visivo di 10 gradi per occhio, lo squalo martello arrivava a 32 gradi e la specie che ha la dimensione della testa pari alla meta' del suo corpo, conosciuta come 'winghead shark', arrivava a 48 gradi. Infine, secondo i ricercatori americani, muovendo la testa a zig-zag mentre ruotano, lo squalo martello avrebbe anche la possibilita' di guardarsi indietro. ''Questo studio - ha dichiarato McComb - ha confermato che le capacita' visive potrebbero aver giocato un ruolo nella evoluzione di uno dei piu' bizzarri abitanti degli oceani''.
IL CENTRO
27 NOVEMBRE 2009
Creato l embrione senza mamma
TERAMO. L’embrione che nasce senza madre. Il Dna paterno che da solo permette di creare una nuova vita. E’ già ritenuta eccezionale la scoperta fatta a Teramo. Nei laboratori della Facoltà di Medicina Veterinaria, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, è stato prodotto per la prima volta un «androgenote» di pecora. In parole semplici è nato in vitro un embrione di ovino frutto della fusione di due Dna solo maschili. Anziché di due soggetti di sesso opposto. Si tratta di una novità assoluta perché in passato erano stati ottenuti «androgenetici» solo da una specie animale, il topo, mentre il risultato raggiunto nei laboratori teramani riguarda un embrione di animale di interesse veterinario, in avanzata fase di sviluppo. FA GIA’ DISCUTERE. E’ la seconda scoperta fatta a Teramo sulle pecore. La prima ha riguardato la lana colorata. Ma questa dell’embrione creato senza madre fa discutere molto di più. «E’ un esperimento discutibile sul piano scientifico ed etico», commenta subito la Lega Antivivisezione (Lav), «nonostante siano già stati prodotti embrioni androgenetici di topo per studiare l’imprinting genetico di cui è stata riscontrata l’inapplicabilità per studi sulla nostra specie, continuano a essere finanziati e approvati progetti che coinvolgono la produzione di embrioni uniparentali». La Lav aggiunge: «Le pubblicazioni che riportano la formazione di embrioni con solo materiale genetico maschile o femminile sono numerose e datate, ma non esiste alcuna evidenza scientifica sulla loro applicazione». Dall’Università spiegano che l’esperimento rientra nel progetto di ricerca «Idee» finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca. E gettano acqua sulle polemiche di tipo etico. «Lo scopo di questa ricerca», dice la coordinatrice del progetto, Grazyna Ptak , «non è quello di promuovere stravaganti esperimenti per ottenere “bambini” in modo poco convenzionale, ma quello di studiare le origini di alcune patologie nella gravidanza della donna, come quelle che, per esempio, determinano la nascita di neonati sovrappeso o sottopeso. La cosa che mi entusiasma di più», afferma ancora la docente, «è che al momento non sappiamo nulla di questi androgenoti perché non esiste descrizione della loro morfologia nemmeno nel topo». A COSA SERVIRA’. «In seguito all’evento fecondativo», spiega più approfonditamente la Ptak, «i Dna materno e paterno hanno un ruolo complementare nello sviluppo fetale». «Sulla base di questo ruolo, l’ipotetico androgenote, contenente solo geni paterni, viene sempre descritto come un feto fortemente iposviluppato con una placenta sproporzionata, mentre il partenogenote, avente solo geni materni, è un feto con la placenta iposviluppata. Questo è quando accade in teoria. Ma quali siano nella realtà i meccanismi che regolano il diverso sviluppo dei due feti li verificheremo con lo studio del nostro embrione appena prodotto». GLI SCIENZIATI. Gli embrioni androgenotici Teramo sono stati prodotti tramite micromanipolazione dei gameti da parte di due giovanissime ricercatrici dell’Ateneo, la biologa Marta Czernik e la biotecnologa Federica Zacchini , sotto la guida di Pasqualino Loi , uno dei massimi esperti del settore. Nel corso delle sue ricerche, Loi ha anche collaborato con Ian Wilmut , lo scienziato che nell istituto Roslin di Edimburgo clonò nel 1997 la pecora Dolly. Infine, alla fase di trasferimento e recupero degli embrioni di Dna solo maschile, hanno collaborato altre ricercatrici dell’Università di Teramo: Fiorella Di Egidio , medico veterinario; Antonella D’Agostino , farmacologa; Paola Toschi e Antonella Fidanza , biotecnologhe della riproduzione.
CORRIERE CANADESE
27 NOVEMBRE 2009
Nati prematuri, nuove speranze dalle staminali
EDMONTON - Nuove speranze per i bambini prematuri colpiti da gravi problemi respiratori. Un team di scienziati canadesi, francesi e statunitensi, guidati dal ricercatore dell’Università dell’Alberta Bernard Thebaud, è riuscito a riparare e proteggere i polmoni di topi da laboratorio appena nati usando delle cellule staminali.
I ricercatori hanno iniettato le cellule prelevate dal midollo osseo nelle vie respiratorie delle cavie. A due settimane dall’intervento, i topolini sono in grado di correre più velocemente e hanno percentuali più alte di sopravvivenza. Le cellule staminali agirebbero da fattori di controllo, producendo una sostanza liquida “riparatrice” che gli scienziati stanno analizzando, per escludere la possibilità si sviluppino cellule tumorali. Il team spera di realizzare un trattamento «per quei bambini che soffrono di patologie polmonari croniche», ha detto Thebaud specialista del reparto di terapia intensiva neonatale dell’Edmonton Stollery Children’s Hospital. Almeno la metà dei bambini nati prima di 28 settimane di gestazione sono a rischio di patologie respiratorie croniche. I risultati della ricerca saranno pubblicati il primo dicembre dall’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine.
AGI
27 NOVEMBRE 2009
STAMINALI: USATE CON SUCCESSO PER RIPARARE POLMONE NEI TOPI
Dimostrata per la prima volta la capacita' delle cellule staminali di curare e riparare i polmoni dei topolini nati prematuramente. L'esperimento, descritto sull'American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, potrebbe rivelarsi utile in applicazioni sugli esseri umani. "Abbiamo scoperto che le cellule staminali sono in grado di agire come fabbriche in miniatura, che producono un liquido contenente sostanze capaci di guarire i polmoni", ha detto Bernard Thibaud, dottore della Faculty of Medicine & Dentistry della University of Alberta (Stati Uniti), primo autore dello studio. "Questo liquido - ha continuato - sembra potenziare le cellule sane dei polmoni, e aiutarle a riparare i polmoni". Nell'esperimento, Thebaud e colleghi hanno simulato le condizioni di nascita prematura, dando ai ratti appena nati dell'ossigeno. A distanza di qualche settimana, i ricercatori hanno iniettato delle cellule staminali derivate dal midollo osseo nei polmoni dei topolini. "Le cavie curate con le cellule staminali avevano un alto tasso di sopravvivenza e una migliore capacita' di corsa", ha detto Thebaud. "Quando abbiamo guardato i loro polmoni, abbiamo scoperto che le staminali avevano guarito i polmoni danneggiati e prevenuto altri danni ai tessuti, ha aggiunto. I ricercatori sostengono che questa nuova scoperta potrebbe avere applicazioni anche per l'uomo. "Fra qualche anno saremo in grando di portare questa tecnica e sperimentarla in trial clinici sui bambini nati prematuri o che soffrono di malattie polmonari croniche", ha concluso Thebaud.
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