26 LUGLIO 2011

 

CRONACA QUI
26 LUGLIO 2011
 
Bocconi avvelenati nei parchi: una strage di cani a Pinerolo (TO)
 
È una mattanza quella che nelle ultime settimane ha visto almeno una decina di cani in zona "Le Macine" morire avvelenati a cau­sa di bocconi di cibo mischiati a sostanze tossiche. Pezzi di carne lan­ciati da mani ignote sia nei giardini privati delle abitazioni, sia soprattut­to nei parchi pubblici. Una serie di casi che stanno terrorizzando i pos­sessori degli amici a quattro zampe, ma anche e soprattutto chi in casa ha bambini piccoli. Il terrore infatti è che il cibo avvelenato possa entrare in contatto con loro.
Giorgio Bonnin è uno dei residenti nella zona dove il problema è esploso e che ha visto il proprio cane Jago, un rottweiler di undici anni, finire tra le vittime: «Un cane in piena salute - si affretta a chiarire Bonnin -, mai avuto problemi seri. Cosa è successo è mol­to semplice: ho portato a passeggio Jago come facevo sovente e all'inter ­no di un parco ho visto che si era fermato prima ad annusare e poi a masticare qualcosa, ma lì per lì non ci ho dato peso. Non è passato molto tempo da quando poi ha cominciato a sentirsi male.

POSITANO NEWS
26 LUGLIO 2011
 
Catanzaro, Squillace superiore, killer dissemina esche, diversi cani morti
 
Negli ultimi giorni diversi cani sono stati ritrovati morti a Squillace superiore, scrive catanzaroinforma.it, a segnalare l'accaduto è un lettore che, tramite la nostra redazione, vuole denunciare il fatto. ''In pochissimi giorni sono stati uccisi sei cani, con l'uso di veleni; ed un settimo è stato salvato per miracolo - scrive Rosario Massara -. Tengo a precisare che non si tratta di animali randagi, ma domestici, che non avevano mai portato disturbo a nessuno. Il "killer" sta seminando per le vie cittadine "esche", evidentemente di piccole dimensioni, che gli ignari animali mangiano morendo fra atroci sofferenze nell'impotenza più totale dei loro padroni. A nulla è valso, ogni volta, il tempestivo intervento del veterinario. Ovviamente, ci siamo già mossi pubblicando un manifesto e sporgendo denuncia. Voglio inoltre ricordare che l'uccisione di un animale in Italia è un reato penale. Ognuno di noi ha il diritto di non "amare" gli animali, ma questo non gli da la possibilità di ucciderli come gli pare e piace'.

GEA PRESS
26 LUGLIO 2011
 
Tartaruga crocifissa (foto)
Denuncia dell'Associazione "Natualmente Brancaleone".
 
Per lei hanno costruito una croce in legno. Fatta con pazienza, con all’estremità dei pezzi di polistirolo per galleggiare, ed una rudimentale vela che la portasse in giro per i mari. La tartaruga, quando è stata sitemata nella sua croce, era ancora viva. L’aguzzino che così si è voluto divertire, ha avuto cura di “incaprettarla”. Ha utilizzato, cioè, l’arci noto metodo di morte sperimentato dalla mafia, che consiste nel legare con una corda i piedi della vittima e, nell’altra estremità, un cappio al collo. In questo caso, una corda di nylon stringeva il collo ed una pinna della povera Caretta caretta. Un ovvio divertimento di un pazzo criminale o cos’altro? Se lo chiedono ora all’Associazione Naturalmente Brancaleone  che, tramite il suo Vicepresidente, Filippo Armonio, ha denunciato il tutto.Una scena raccapricciante che ha scosso profondamente i volontari dell’Associazione di Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria. E dire che proprio a Brancaleone le tartarughe Caretta caretta, vengono a nidificare. I volontari sono molto impegnati nella sue salvaguardia, anzi sono stati gli artefici della nascita del primo centro di protezione delle tartarughe in Calabria. Un’opera meritoria, scossa, ora dall’inquietante ritrovamento. Una crocifissione di Caretta caretta, avvenuta chissà dove e per questo, a maggior motivo, non è giusto prendersela con un luogo che ha visto nascere proprio l’Associazione che si batte per la loro protezione.La tartarughe, da qualche tempo, hanno inziato a dare segnali di ripresa. Quest’anno han no deposto finanche in una spiaggia urbana della città di Palermo (vedi articolo GeaPress) ora presidiata dai volontari del WWF. Un coinvolgimento costante quanto indispensabile delle popolazioni locali che hanno accolto con entusiasmo l’arrivo della tartaruga. Proprio stasera, il WWF, proietterà un video per i bambini della zona, sulla tartaruga marina.Speriamo bene, soprattutto per il rispetto delle norme di legge che la stessa Associazione “Natualmente Brancaleone”, ricorda proprio a proposito del drammatico episodio della tartaruga crocifissa. 
VEDI FOTO:
http://www.geapress.org/il-maltrattamento-e-la-sua-legge/tartaruga-crocifissa-foto/17716  
LA NUOVA VENEZIA
26 LUGLIO 2011
 
Cinque gatti abbandonati in barena Pompieri e volontari per salvarli
Sono stati abbandonati di proposito, lasciati a morire nel mezzo della barena da Fusina verso Chioggia: sono cinque mici, tre adulti e due cuccioli. Solo l'intervento dei volontari dell'Enpa e dei Vigili del fuoco li ha salvati
 
MESTRE (VE). Sono stati abbandonati di proposito, lasciati a morire nel bel mezzo della barena che si allunga da Fusina verso Chioggia.
Sono cinque mici, tre adulti (due maschi e una femmina) e due cuccioli, tutti tigrati tranne uno, che ha delle macchioline bianche. I piccolini di solo un mese e mezzo ciucciano ancora il latte dalla mamma.
Solo l'intervento dei volontari dell'Enpa e dei Vigili del fuoco li ha salvati da morte certa. E ora cercano una famiglia.
"Qualche giorno fa - raccontano Mariagrazia e Daniela, volontarie dell'Enpa - abbiamo ricevuto una segnalazione, ci dicevano che in una struttura fatiscente utilizzata da un pescatore-cacciatore si trovavano cinque gatti soli, senza cibo né acqua: abbandonati volontariamente, forse portati là apposta".
Scappare i mici non potevano, perché attorno c'era solo acqua e nessuna possibilità di raggiungere un passaggio per arrivare alla terraferma se non con una barca. La località è difficilmente raggiungibile, i gatti erano prigionieri, confinati nella baracca su palafitte.
Così i volontari dell'Enpa, assieme ad altri volontari della Dingo e di Centopercentoanimalisti si sono recati con le barche numerose volte durante la scorsa settimana, per cercare di avvicinare i mici spaventati e debilitati dal momento che oramai non vedevano cibo né acqua potabile da chissà quanto.
"Credevamo che non ce l'avremmo fatta - racconta Mariagrazia - che li avrebbero mangiati prima i gabbiani o sarebbero morti di caldo viste le giornate afose".
Invece con tanta buona volontà e l'utilizzo delle gabbie, i mici sono stati un po' alla volta recuperati. La mattina del 18 luglio, anche l'ultimo superstite è stato portato in salvo.
"Adesso i gatti si trovano nella struttura di Forte Marghera - spiegano le volontarie - per cu rarli e rimetterli in sesto, se fossero rimasti ancora qualche settimana, probabilmente sarebbero morti". Sono stati vaccinati, visitati, hanno ricevuto cure e affetto ed ora sono in quarantena, in attesa di una famiglia che li tenga al sicuro.
"Non è la prima volta - continuano Daniela e Mariagrazia - che salviamo gatti abbandonati nelle barene, forse c'è chi pensa si tratti di un posto adatto per sbarazzarsene, lontano da occhi indiscreti".
In estate purtroppo, il numero dei gatti abbandonati e maltrattai aumenta, ne sanno qualcosa le volontarie, che in questi giorni hanno le stanze piene. Con loro c'è ancora Pallino, il micio arrivato al Forte a giugno, che qualche vigliacco ha preso come tiro al bersaglio per il suo fucile. Pallino mangia e gioca, anche se purtroppo il suo intestino è compromesso.[...]

IL TIRRENO
26 LUGLIO 2011
 
Rischiano di morire stritolati tra i rifiuti
 
CASTELFIORENTINO (FI). Erano chiusi dentro uno scatolone sigillato con lo scotch e abbandonati accanto ai cassonetti dell’immondizia. Quattro gattini di appena un paio di settimane hanno rischiato di finire stritolati sotto la pressa del compattatore degli addetti alla raccolta dei rifiuti. Ma per fortuna gli operatori dell’Ati che stavano ripulendo la zona dopo il mercato li hanno sentiti miagolare.
Dalla scatola proveniva un lamento disperato. Gli operatori dell’Ati hanno deciso di aprirla e hanno potuto così salvare i cuccioli. Sono stati consegnati alla polizia municipale che ha contattato immediatamente l’associazione Aristogatti di Empoli, che da anni si occupa dei gatti del circondario dell’Empolese-Valdelsa. I quattro gattini si trovano ora nella sede empolese dell’associazione in attesa di qualcuno che li adotti.
Abbandoni di questo tipo, di gattini con poche settimane di vita, sono sempre più diffusi nella nostra zona, come conferma una volontaria dell’associazione. «Rispetto all’anno scorso abbiamo avuto un aumento del quaranta per cento degli abbandoni e la stagione non è ancora finita».
L’estate è da sempre un periodo in cui questo fenomeno registra un incremento. Le nascite sono più frequenti nel periodo che va da aprile a settembre e i padroni, visto che questo è anche periodo di ferie e vacanze, non di rado cercano di disfarsene con sistemi più o meno violenti.
Anche il numero di gatti adulti abbandonati è in aumento, e così dallo scorso aprile l’associazione ha dovuto fare i conti con un totale di oltre trecento casi di abbandoni.
Vale la pena di ricordare che l’abbandono di animali è un reato perseguibile per legge: si rischia fino ad un anno di reclusione e una multa che va da mille a diecimila euro. Inoltre chi abbandona il proprio animale potrebbe anche rendersi responsabile di un reato ancora più grave, quello di omicidio colposo, nel caso in cui l’animale abbandonato nei pressi delle strade causasse un incidente.

IL TIRRENO
26 LUGLIO 2011
 
Piccolo cane ferito da un colpo di fucile
 
Francesca Lenzi
 
SUVERETO (LI). Brutta avventura per un cane nella campagna di Suvereto.
Quando tre giorni fa è rientrato a casa, nell’area di San Lorenzo, da una passeggiata per i terreni della zona, l’animale, di giovane età e di piccola taglia, portava i segni di un doloroso imprevisto. Qualcuno gli aveva sparato con un fucile caricato a pallini, ferendolo fortunatamente in modo non grave. La proprietaria, dopo aver fatto curare dal veterinario l’amico a quattro zampe, ha immediatamente sporto denuncia contro ignoti. I carabinieri di Suvereto stanno al momento indagando per riuscire a capire chi possa essere l’autore di un fatto tanto ignobile.
Le ipotesi sono diverse: un contadino che ha visto il cane troppo vicino ai propri animali da fattoria, l’azione di uno squilibrato, il divertimento malato di una persona del posto, o infine l’ipotesi - a dire il vero remota - di un colpo sparato per sbaglio. Quel che è certo un nuovo episodio di violenza contro il miglior amico dell’uomo. Peccato che spesso non sia vero anche il contrario.

CORRIERE DEL VENETO
26 LUGLIO 2011
 
TREVISO Un passerotto morto e impacchettato
nel giardino del presidente Muraro
La scoperta della moglie dell'esponente politico. Il gesto intimidatorio arriva a meno di dieci giorni dalla busta con i bossoli indirizzata all'ufficio del presidente della Marca
 
Milvana Citter
 
TREVISO – Un passerotto morto, avvolto nel cellophane e impacchettato in una scatola per alimenti. Questa la macrabra scoperta fatta dalla moglie del presidente della Provincia Leonardo Muraro. La signora ha immediatamente avvertito i carabinieri che hanno già inviato tutto ai laboratori del Ris di Parma alla ricerca di eventuali tracce biologiche o impronte. Il ritrovamento è stato effettuato dalla moglie del presidente, intorno alla mezzanotte di venerdì quand’era uscita in giardino per accompagnare il cane. Ha notato il pacchetto, si è avvicinato e quando ha capito cos’era ha subito chiesto l’intervento dei carabinieri. Nessun dubbio sul fatto che si tratti di un gesto intimidatorio, a meno di dieci giorni di distanza dall’arrivo al Sant’Artemio di una busta indirizzata a Muraro e contente due bossoli esplosi. Un episodio che però, ha spiegato Muraro, non è purtroppo il primo. Già negli anni scorsi, infatti, il presidente e la sua famiglia, hanno trovato in giardino animali morti e impacchettati. Nel maggio scorso si era trattato di un topo. Impossibile però per gli inquirenti non collegare questo ultimo episodio alla lettera di minacce arrivata alla sede della Provincia.

IL REPORTER
26 LUGLIO 2011
 
Traffico di cani e di rifiuti: l'ecomafia colpisce anche in Toscana
 
Barbara Fanini
 
Toscana - Discariche abusive, smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, ma anche combattimenti fra cani e bracconaggio: anche la nostra regione è stretta nella maglia dei traffici illeciti della cosiddetta "ecomafia", che in Italia fattura almeno 20 milioni di euro l'anno, in costante crescita.
L'ECOCRIMINALITA' TOSCANA. Nella classifica nazionale, la Toscana si colloca pericolosamente in alto, preceduta solo da Campania, Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio. Nel nostro territorio il numero di infrazioni ambientali accertate è impressionante: 2132 con 1789 persone denunciate, 18 arresti e 526 sequestri effettuati.
UN BUSINESS SENZA CRISI. La denuncia arriva direttamente da Legambiente, che oggi ha presentato in Consiglio regionale il dossier "Ecomafia 2011". Il rapporto, che contiene l'elaborazione puntuale dei dati forniti dalle forze dell'ordine, presenta la fotografia di una ecocriminalità che non conosce crisi e che, anzi, sembra in preoccupante crescita.
RIFIUTI. Diversi sono i settori appetiti da questo business criminale. Tra questi, il più "redditizio" sembra sempre quello dei rifiuti, che registra 345 reati accertati, 16 arresti, 480 persone denunciate e 128 sequestri effettuati.
ZOOMAFIE. Ma a incrementare le entrate di questo tipo di criminalità ci sono anche i tanti illeciti delle zoomafie, che contano 691 infrazioni accertate, 223 denunce e 248 sequestri. Se diminuiscono i combattimenti tra cani, restano stabili le corse clandestine di cavalli, cresce il traffico di cuccioli di cani e la macellazione illegale, le scommesse e il giro di sostanze dopanti, i bocconi avvelenati, il bracconaggio e la caccia di frodo, il traffico di integratori alimentari, medicine alternative orientali, articoli in avorio e in pellame di rettile o comunque prodotti che hanno alla base la lavorazione di parti di animali che appartengono quasi sempre a specie protette.

IL RESTO DEL CARLINO
26 LUGLIO 2011
 
Il cane Tommy trova l'anziano scomparso
Il pastore tedesco ha trovato il corpo dell'uomo che si era allontanato dalla casa di riposo
 
Bologna - E’ stato il cane Tommy, pastore tedesco in forza ai Carabinieri di Padova, a trovare ieri pomeriggio i resti del 77enne scomparso un mese fa dopo essersi allontanato dalla casa di riposo in cui era ospite a Imola, alle porte di Bologna. Non era la prima volta che Paolino Pasotti, che soffriva di problemi di memoria e lucidita’ mentale oltre che di comunicazione verbale, si allontanava volontariamente dalla struttura di via Venturini 16. In altre occasioni l’anziano era stato ritrovato; questa volta, purtroppo, nonostante le ricerche abbiano preso il via immediatamente, il 77enne non e’ stato individuato fino ad oggi, quando i suoi resti sono stati ‘fiutati’ dal cane Tommy, nel corso di una battuta di ricerca pianificata dai Carabinieri di Imola d’intesa con il Comune, a cui hanno partecipato anche volontari della Protezione civile.Alle ricerche hanno preso parte anche quattro cani specializzati nelle ricerche (della protezione civile di Bologna e del Nucleo cinofili Carabinieri di Padova) ed e’ stato proprio Tommy a trovare Pasotti: il cadavere dell’anziano si trovava a circa 500 metri dalla sua casa di residenza, a valle di un pendio, nascosta tra le sterpaglie in prossimita’ di un fossato circondato da arbusti. Una zona, questa, che paradossalmente era stata proprio tra le prime battute nelle prime 48 ore dalla scomparsa. Questo perche’ in passato, quando Pasotti era scomparso, era stato ritrovato proprio li’. L’anziano, che da anni non aveva relazioni con i propri parenti ed era sottoposto ad amministrazione di sostegno a cura di un legale imolese, si era allontanato dalla casa di riposo intorno alle 9.30 di venerdi’ 22 giugno, verosimilmente privo di documenti e di denaro. I responsabili della struttura, non vedendolo rientrare, avevano subito contattato i Carabinieri di Imola e l’allarme era stato subito girato dai militari a tutte le forze dell’ordine sul territorio nazionale. I dintorni dell’abitazione dell’uomo sono stati tra i primi luoghi a essere controllati nelle prime 48 ore, visto che in passato era stato ritrovato in quella zona. I Carabinieri e le altre forze dell’ordine, in contatto con il legale ed i responsabili della casa di riposo, durante questo mese avevano portato avanti le ricerche, cercandolo in citta’ e nei luoghi che l’anziano era solito frequentare.
Visto il lungo tempo trascorso e l’assenza di segnalazioni del suo avvistamento o del suo ricovero in qualche ospedale, i militari hanno deciso di effettuare, oggi, un’ulteriore battuta di caccia, spiegano in una nota, allo scopo di confermare o escludere un’eventuale disgrazia. Alla battuta, conclusasi con il drammatico ritrovamento, hanno partecipato 30 uomini. Una volta trovato il cadavere, i Carabinieri hanno avvisato l’autorita’ giudiziaria. Sul posto e’ arrivata la Sezione investigazioni scientifiche del Reparto operativo dei Carabinieri di Bologna e il medico legale, che ha fatto un esame preliminare del corpo (che era in avanzato stato di decomposizione). Poi i resti di Pasotti sono stati trasportati alla camera mortuaria dell’ospedale di Imola.

LA REPUBBLICA
26 LUGLIO 2011
 
Brindisi, allarme per il farmaco letale trafugato dall'ambulatorio veterinario
Si tratta di un preparato utilizzato di solito per l'eutanasia animale e ha effetti mortali, pur in piccole dosi, anche per l'uomo. Il Tanax è stato rubato con altri farmaci. L'appello delle autorità sanitarie
 
 
Un allarme è stato lanciato da Brindisi per il furto di un farmaco altamente pericoloso, solitamente utilizzato per l'eutanasia animale, che era conservato nella sede brindisina del servizio veterinario dell'Asl, all'interno dell'ex ospedale 'Di Summa'. Nel materiale trafugato dai ladri, ed elencato in modo dettagliato nella denuncia presentata alla questura di Brindisi dal dirigente veterinario Donato Sole, c'era anche il Tanax, un farmaco che può causare conseguenze letali a persone e animali. Il furto è stato compiuto nella notte tra il 24 e 25 luglio. Il Tanax è stato rubato insieme con altri farmaci: a quanto è stato reso noto, può causare la morte anche se assunto in dose minima.
Con la denuncia è stato fatto un appello perché il farmaco non sia assolutamente utilizzato. Nel frattempo, il direttore del dipartimento di prevenzione Asl, Vito Martucci, ha informato dell'accaduto le Asl di Bari, Taranto, Lecce, Foggia e Barletta-Andria-Trani, il commissario straordinario Asl, Paola Ciannamea, l'assessorato regionale alla Salute e il prefetto di Brindisi.
A quest'ultimo, con apposita lettera, è stato chiesto di valutare la possibilità di impartire alle autorità interessate e alle forze di polizia disposizioni ad hoc. Tra i prodotti trafugati, vi sono anche farmaci utilizzati per l'anestesia e altri che possono comunque causare un grave danno alla salute.

GEA PRESS
26 LUGLIO 2011
 
Il Palio delle Rane
FROG RACE e Sant'Anna: lo sfruttamento delle rane dalle corse alle sagre.
 
 
Ogni Santo ha la sua croce, portata a spalla da incolpevoli animali.
Per San Rocco e Sant’Antonio Abate si consumano i più atroci delitti. Ed anche i più diffusi sul territorio nazionale.Ma cosa c’entri Sant’Anna con le Rane non è proprio dato saperlo! La Santa è la protrettrice delle donne in dolce attesa, delle partorienti, delle madri, perchè trasformarla in una brutta versione di una principessa alle prese col rospo?
Sebbene sia una “manifestazione” fondamentalmente primaverile,  in alcuni  Comuni italiani la corsa/palio/marcia delle rane è proprio dedicato a Lei;  infatti a Scardavera, frazione  di Ronco all’Adige (VR), la Corsa Delle Rane si terrà oggi, 26 luglio, Sant’Anna.A Fermignano (PU) il “Palio Della Rana”, la corsa delle Rane in carriola, è stata  “ripristinata” (o inventata di sana pianta?) nel 1966 dalla Pro Loco.
Un percorso di 170 metri, quattro concorrenti per ognuna delle sette contrade, un “Magnifico Maestro di Campo”, il “Veterinario”, i “Giudici di Partenza”, i “Giudici d’Arrivo” e le Rane “rigorosamente” di allevamento. Perchè quelle di allevamento non soffrono?A Scardavera la pista sarà d’acciaio, ma lo scenario è lo stesso: carriole di legno  caricate di Rane, che se saltano giù vanno rimesse su. Se poi finiscono schiacciate dalle ruote della carriola o dalla folla non importa.A Usago di  Travesio (PN) la Marcia delle Rane è accompagnata dalla omonima Sagra; le Rane vive,  per un periodo  sostituite da palline da ping pong,  sono  tornate in auge. In ogni caso la maggior parte di loro  finiscono  impanate e fritte nei piatti   degli iscritti alla gara e dei partecipanti alla sagra. O padella, o brace,  non c’è scampo.Le sagre della rana sono piuttosto diffuse in tutto il nord Italia, Veneto, Friuli, Lombardia, Toscana a milioni sono  impanate, fritte, amalgamate nel risotto (vedi articolo GeaPress).Anche in Francia le cosce di Rana sono mangiate in tutte le salse, esiste una sagra, la Foire aux Grenoiulles, che si tiene a Vittel, dove in una settimana si consumano 7 tonnellate di cosce di Rana; i francesi ne importano 4mila tonnellate all’anno, da loro l’allevamento commerciale è vietato!Oltre che in Italia ed in Francia, anche in Belgio ed in America i numeri sono da sterminio. Un miliardo di Rane  sono divorate  ogni anno. Il professor Corey Bradshaw del Dipartimento di Ecologia e Biologia evulozionistica dell’University of Adelaide (Australia) sostiene che stiamo (stanno) facendo alle Rane quello abbiamo (hanno) fatto al Merluzzo dell’Oceano Atlantico settentrionale: mangiarlo fino alla (sua) morte!

CORRIERE DELLA SERA
26 LUGLIO 2011
 
Il presidio degli allevatori
La Coldiretti porta i maiali  in piazza Affari: «Allevateli voi»
La denuncia: concorrenza sleale dei prodotti stranieri, migliaia di aziende hanno chiuso o stanno per farlo
 
 
MILANO - Dall'apertura mattutina della Borsa ci sono i maiali a razzolare in piazza Affari a Milano, dove quasi un migliaio di allevatori della Coldiretti sono arrivati dalla Lombardia, dal Veneto, dall'Emilia Romagna, dal Piemonte, dalla Toscana, dalle Marche e dal Friuli. Il presidio è stato convocato per denunciare le speculazioni internazionali sulle materie prime, dall'oro al petrolio fino ai mangimi, che hanno fatto impennare i costi per l'alimentazione degli animali e messo in ginocchio migliaia di allevamenti e la salumeria Made in Italy. Le speculazioni su materie prime ed energia - stima la Coldiretti - sono costate in un anno almeno 300 milioni agli allevatori di maiali italiani: migliaia di aziende hanno chiuso o stanno per farlo. L'iniziativa è a sostegno dell'economia reale che è alla base del successo del Made in Italy nel mondo, ma che è sotto attacco delle manovre finanziarie internazionali, che rischiano di far sparire dalla tavola salami e prosciutti italiani.
«ALLEVATELI VOI» - Gli allevatori hanno portato con sé alcuni porcellini con coccarda tricolore legata alla zampina: vogliono consegnarli agli operatori della Borsa perché dicono di non essere più in grado di farli crescere, anche per la concorrenza sleale dei prodotti stranieri che vengono spacciati come Made in Italy. «La speculazione è servita a tavola», «Voi controllate le borse noi il cibo», «Meno finanza e più stalle», «Globalizzazione senza regole tratta il cibo come i frigoriferi», «Giù le mani dal Made in Italy», «Più trasparenza in borsa e al mercato» sono alcuni degli slogan urlati dai manifestanti, muniti di cartelli e bandiere gialle.
YAHOO FINANZA
26 LUGLIO 2011
 
Borsa: Maiali Davanti Sede Piazza Affari Contro Caro Materie Prime
 
Milano, 26 lug. - Sono gia' quasi un migliaio, secondo gli organizzatori della Coldiretti, i manifestanti presenti davanti a Piazza Affari a Milano per denunciare "che l'economia di carta uccide quella reale". A razzolare davanti alla sede della Borsa ci sono i maiali degli allevatori arrivati da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Marche e Friuli per manifestare "contro le speculazioni internazionali sulle materie prime, dall'oro al petrolio fino ai mangimi, che hanno fatto impennare i costi per l'alimentazione degli animali e messo in ginocchio migliaia di allevamenti e la vera salumeria Made (Euronext: MLMAD.NX - notizie) in Italy". 'La speculazione e' servita a tavola', 'Voi controllate le borse noi il cibo', 'Meno finanza e piu' stalle', 'Globalizzazione senza regole tratta il cibo come i frigoriferi', 'Giu' le mani dal Made in Italy' e 'Piu' trasparenza in borsa e al mercato' sono alcuni degli slogan urlati dai manifestanti 'armati' di cartelli e bandiere gialle. Le speculazioni su materie prime ed energia, stima la Coldiretti, "sono costate in un anno almeno 300 milioni agli allevatori di maiali italiani con migliaia di aziende che hanno chiuso o stanno per farlo". Gli allevatori vogliono consegnare piccoli maiali con coccarda tricolore agli operatori della borsa perche' dicono "di non essere piu' in grado di farli crescere anche per la concorrenza sleale dei prodotti stranieri che vengono spacciati come Made in Italy".

GEA PRESS
26 LUGLIO 2011
 
Olbia: chiusa nel sacco una tartaruga che deponeva le uova (foto)
L'inchiesta dei Carabinieri si sposta in Emilia Romagna: sequestrate altre settanta tartarughe.
 
Continua la perquisizione domiciliare, in una città dell’Emilia Romagna, della coppia di commercianti fermata ieri sera dai militari della Stazione dei Carabinieri di Golfo Aranci e della Sezione Radiomobile, perchè trovata in possesso di ottanta testuggini appartenenti a specie protetta. Presso il loro domicilio emiliano, attualmente sottoposto a perquisizione domiciliare, sono state rinvenute, circa un’ora addietro, altre settanta tartarughe suddivise in due diversi gruppi.I due commercianti, di anni 49 lui e di anni 43 lei, sono commercianti abbastanza noti e, almeno ufficialmente, non di animali. All’inizio, quando fermati all’imbarco per Livorno, hanno dichiarato di non sapere che trattavasi di specie protette e di essere semplici appassionati. Poi, però, considerata l’enormità della scoperta, la scusa non ha retto. In tutto, fino ora, sono state sequestrate (tra Sardegna ed Emilia) ben 150 tartarughe.Gli animali rinvenuti ieri sera all’imbarco di Golfo Aranci (7 Testudo hermanii, 23 Testudo marginata, 50 Emys orbicularis) erano stipati all’interno di casse improvvisate, a sua volte chiuse, tra borse e valigie, all’interno del bagagliaio. I Carabinieri hanno però avvertito dei flebili rumori, ed hanno così ispezionato il contenuto.Le condizioni nelle quali sono state ritrovate le povere tartarughe, erano pessime. Alcune di esse erano a loro volta infilate all’interno di sacchi ed in alcuni casi pure bloccate, per le zampe, con del nastro adesivo. Poi un particolare raccapricciante. Una tartaruga aveva iniziato a deporre le uova, all’interno del sacco!Anch’esse, le uova, rubate alla natura sarda, come già successo, nel giugno 2010, nel corso di un’altra grande operazione di sequestro coordinata dalla Procura della Repubblica di Olbia – Tempio Pausania e che vide poi coinvolte numerose città italiane. Centinaia di tartarughe in partenza dalla Sardegna, in un traffico probabilmente gestito da una organizzazione criminale diretta da palermitani. Per loro il destino erano i terraristi italiani, dove, del resto, in numerose città furono sequestrati altri 150 animali, ma anche il brodo di tartaruga giapponese. Tra gli incredibili sviluppi che ne conseguirono, anche quello di un appassionato, scovato in Toscana, al quale si rinvenne pure un arsenale clandestino. L’operazione di ieri, denominata dai Carabinieri di Olbia operazione “Ninja Turtles”, continua pertanto in Emilia Romagna. Le tartarughe sequestrate in Sardegna, e subito affidate dai Carabinie alle cure di Medici Veterinari, ritorneranno invece nella natura dalla quale erano stato rubate. 
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/esotici/olbia-chiusa-nel-sacco-una-tartaruga-che-deponeva-le-uova-foto/17733

CORRIERE DELLA SERA
26 LUGLIO 2011
 
In Sardegna
Avevano 80 tartarughe in macchina Denunciati due turisti emiliani
Stavano per imbarcarsi sul traghetto da Golfo Aranci. Gli animali, di diverse specie tipiche dell'isola, erano stivati in casse improvvisate all'interno dell'auto
 
Olbia - Stavano per imbarcarsi sul traghetto da Golfo Aranci (Olbia), in Sardegna, verso Livorno, con 80 tartarughe, di varie specie, nascoste nell'auto. Una coppia di turisti emiliani, 49 anni lui e 43 lei, sono stati bloccati e denunciati dai carabinieri della Stazione di Golfo Aranci e della Sezione Radiomobile di Olbia.
La coppia era a bordo di un'auto piena di bagagli, in fila per l'imbarco sulla nave. I carabinieri hanno chiesto di poter effettuare una verifica dei tanti bagagli al seguito, scoprendo all'interno dell'auto delle casse improvvisate, dove erano state stivate, in condizioni pessime, numerose testuggini di specie diverse e tipiche dell'isola, in tutto 80: 7 testudo hermani, 23 testudo marginata, 50 emys orbicularis (o testuggine palustre).
Gli animali sono stati posti sotto sequestro e subito affidati alle cure dei veterinari, mentre i due turisti emiliani sono stati denunciati a piede libero per concorso in maltrattamento di animali, cattura, prelievo, detenzione di specie animali selvatiche protette, trasporto di esemplari di specie protette e trasporto di esemplari animali senza licenza.
LA REPUBBLICA
26 LUGLIO 2011
 
Nel bagagliaio 80 tartarughe denunciati due turisti
La coppia, emiliana, stava facendo rientro dalla Sardegna. Durante il controllo dei carabinieri la scoperta delle testuggini nascoste nell'auto
 
Olbia - Nell'auto avevano stipato tantissime casse, dove avevano nascosto decine di tartarughe: 7 testudo hermani, 23 testudo marginata, 50 emys orbicularis (o testuggine palustre). La scoperta dei carabinieri durante un controllo sul traghetto in partenza da Golfo Aranci a Livorno; i proprietari dell'auto, due emiliani, sono stati denunciati.
Gli animali sono stati posti sotto sequestro e subito affidati alle cure dei veterinari, mentre i due turisti emiliani sono stati denunciati a piede libero per concorso in maltrattamento di animali, cattura, prelievo, detenzione di specie animali selvatiche protette, trasporto di esemplari di specie protette e trasporto di esemplari animali senza licenza.

LA NAZIONE
26 LUGLIO 2011
 
Coppia di turisti fermata con 80 tartarughe in auto
La coppia è stata denunciata per concorso in maltrattamento di animali, cattura, prelievo, detenzione di specie animali selvatiche protette, trasporto di esemplari di specie protette e trasporto di esemplari animali senza licenza
 
Olbia - I carabinieri hanno bloccato due turisti Emiliani, 49 anni lui e 43 lei, prima del loro imbarco sul traghetto in partenza da Golfo Aranci (Olbia) e diretto a Livorno. La coppia era a bordo di un'auto piena di bagagli all'interno dei quali gli agenti hanno scoperto 80 tartarughe. 
Le testuggini, 7 testudo hermani, 23 testudo marginata, 50 emys orbicularis (o testuggine palustre), stavano viaggiando in condizioni pessime, stivate in casse improvvisate, e sono state poste immediatamente sotto sequestro.
I Carabinieri della Stazione Carabinieri di Golfo Aranci e della Sezione Radiomobile di Olbia hanno affidato gli animali alle cure dei veterinari, mentre i due turisti emiliani sono stati denunciati a piede libero per concorso in maltrattamento di animali, cattura, prelievo, detenzione di specie animali selvatiche protette, trasporto di esemplari di specie protette e trasporto di esemplari animali senza licenza.

LA ZAMPA.IT
26 LUGLIO 2011
 
Arrestato mentre cercava di contrabbandare 50 serpenti
In molti cercano di portare via dalla Thailandia animali esotici nascondendoli in valigia
 
 
L'aereoporto Suvarnabhumi di Bangkok si conferma un crocevia preferenziale per il contrabbando di animali esotici: l'arresto di un uomo che cercava di portare via illegalmente cinquanta esemplari di serpenti nascosti tra le sue calze è solo l'ultimo caso scoperto.Il quotidiano inglese The Guardian (www.guardian.co.uk/environment/2011/jul/25/exotic-animal-smuggling?intcmp=239) riporta un elenco dei più eclatanti tentativi di questo commercio illegale:un anno fa era stato trovato un cucciolo di tigre nascosto in mezzo ad un mucchio di peluche nella valigia di una donna tailandese diretta in Iran; due mesi fa invece un uomo diretto negli Emirati Arabi aveva nel proprio bagaglio a mano un vero e proprio piccolo zoo: quattro cuccioli di leopardo, una bertuccia, un gibbone e un cucciolo di orso bruno asiatico; a febbraio in tre valigie appositamente modificate erano stati trovati trentaquattro pitoni,dozzine di altri serpenti, un centinaio di tartarughe, scoiattoli, ragni rari e perfino un pappagallo. Ma l'elenco sarebbe ancora lungo. La gravità non si limita all'illegalità di questo commercio: il problema di trasportare animali esotici selvatici in territori lontani e diversi dall'habitat originario va molto al di là del semplice infrangere la legge. Un cane o un gatto possono vivere molto bene accanto all'uomo, nelle nostre case, nelle nostre città, nel nostro "mondo", ma questo non vale per tutte le specie esotiche che i collezionisti si ostinano ad allevare in cattività, spesso per poi disfarsene appena il prendersene cura diventa troppo problematico. Senza considerare che in ogni caso ogni specie animale si è evoluta adattandosi ad un particolare ambiente, al di fuori del quale vive male e per poco tempo.  

GEA PRESS
26 LUGLIO 2011
 
Niscemi (CL): ogni cinque minuti 40 euro di bracconaggio (foto)
Intervento dei Carabinieri: contestato pure il furto al patrimonio indisponibile dello Stato.
 
 
Verrà contestato anche il furto al patrimonio indisponibile dello Stato ai quattro bracconieri fermati stanotte dai Carabinieri di Niscemi (CL) nella Riserva Naturale Sughereta. I Carabinieri, infatti, hanno appurato che i quattro bracconieri non sono cacciatori e per questo, stante la singolare legge sulla caccia italiana (se cacciatori, invece, rimangono impunibili per il reato di furto), potranno essere denunciati di furto al patrimonio indisponibile dello Stato.I Carabinieri li hanno colti in flagranza di reato, stanotte, proprio all’interno della sughereta. Avevano iniziato a sparare da poco meno di cinque minuti e già nel carniere erano finiti 8 conigli. Uditi gli spari, i militari hanno circondato l’area e si sono dati all’inseguimento del fuoristrada. Mentre il Tramontana, uno dei quattro bracconieri, guidava il fuoristrada, il suo compare Stracquadaini, imbracciato il fucile e con al collo la cartucciera, se ne stava in piedi nel mezzo decappottato. Era lui a sparare, accecando i poveri conigli con un faro, tipo “minatore”, montato sulla testa. Gli altri due, Gaetano Barone ed Andrea Militello, avevano invece il compito di raccattare i conigli già morti o feriti.A bordo, oltre ai conigli già uccisi, tre faretti ed il munizionamento di un fucile automatico “breda” calibro 12, trovato con la matricola abrasa. Per tale reato, ovvero il possesso di arma clandestina, i quattro sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Caltagirone (CT).Nel corso delle perquisizioni domiciliari, sono stati rinvenuti altri 100 conigli; sei a casa di Militello e 94 presso l’abitazione di Tramontana. Si è così scoperto che gli animali, sarebbero stati venduti ai ristoranti al prezzo di cinque euro cadauno. Questo almeno in parte, visto che il resto della mattanza veniva abitualmente venduto, sempre al prezzo di cinque euro, nella pubblica via di Niscemi, addirittura nella piazza principale.I Carabinieri del Reparto Territoriale di Gela intensificheranno nei prossimi giorni le attività di controllo del territorio finalizzate alla repressione del bracconaggio ed al controllo delle armi. Secondo gli inquirenti, infatti, la banda era ben organizzata, fatto che fa presupporre una antica abitudine insistente nei luoghi. Come poi avviene un pò in tutta Italia, uno degli sbocchi principali è quello della ristorazione. Un fatto pericoloso, anche dal punto di vista sanitario. Nessuno, infatti, può garantire sulla non nocività delle carni.

GIORNALE DI BRESCIA
26 LUGLIO 2011
 
La fornaia rapinata: "Lasciatemi Brioche, è la mia unica fonte di difesa"
 
Nathalye Boscardin e la sua Brioche
 
Brescia - "Brioche è la mia unica difesa contro i malviventi, fatemela tenere in negozio". Così scrive in una lettera Nathalye Boscardin, la fornaia di via della Valle vittima la scorsa settimana di un'ennesima rapina, alla quale però ha fatto fronte il suo cane rottweiler.E il cane rappresenta, secondo lei, l’unica difesa da rapinatori e ladri, ma la legge non lascia il minimo dubbio: un rottweiler - come qualunque altro cane - non può stare in una forneria. Per questo la fornaia bresciana si è rivolta alla stampa perchè non vede via d’uscita.
"Sono Nathalye Boscardin", scrive in una lettera la titolare dell’esercizio commerciale 'L’arte della panificazione'. "In tanti anni di duro lavoro e sacrifici sono stata oggetto di tantissime rapine e aggressioni con ingenti danni fisici, psicologici ed economici. La situazione andava degenerando finchè mi ritrovai a chiedere aiuto a tutti" ma "senza nessun risultato".
Da qui, spiega la donna, la decisione di affidarsi a ’Brioche', una femmina di rottweiler, per difendere i guadagni derivanti dalle brioche vere destinate ai clienti. "Stringendo i denti - prosegue - lottando e andando avanti, presi in considerazione un consiglio: 'Perchè non prendi un cane per difesa personale?'. Così, due anni e mezzo fa, presi un
cucciolo femmina di rottweiler di 40 giorni e cominciai a portarmela in negozio, a seguire con lei per 18 mesi dei corsi d’addestramento, tutto ciò richiedendomi tanti sacrifici sia per il tempo dedicatole, che per i costi che ho dovuto affrontare".
Secondo la fornaia bresciana i risultati non sono mancati visto che Brioche, già all’età di sei mesi, morde un rapinatore a una gamba. "La mia Brioche cominciò ad essere un
buon deterrente per i malviventi e per me un sollievo alla paura, ridandomi la sicurezza indispensabile per affrontare la vita quotidiana, diventando fondamentale come un cane per i non vedenti".
Così Nathalye oggi lancia un appello e chiede aiuto. "Io capisco che ci sia la legge, ma visto che fino ad oggi nessuno è riuscito a proteggermi come ha fatto invece Brioche, perchè i malviventi possono entrare nel mio negozio, farmi del male (accoltellarmi, darmi pugni, bastonate, puntarmi una pistola, portarmi via l’incasso, bucarmi con una siringa) e la mia Brioche, che è più pulita e sana, non dovrebbe stare lì?".Al momento però, con le leggi che impediscono per ragioni d’igiene anche ai cani dei clienti di entrare in un negozio, le prospettive per l’aiuto-fornaio Brioche sembrano davvero quelle di doversi cercare un’altra occupazione.

GAZZETTA DI REGGIO
26 LUGLIO 2011
 
“Safari” nelle campagne per recupere un canguro
Rio Saliceto: il “Wallaby” era fuggito domenica pomeriggio dal circo Togni forse spaventato da un temporale. E’ stato ritrovato e catturato ieri mattina
 
 
Elisa Pederzoli
 
RIO SALICETO (RE). «112? Mi ha appena attraversato la strada un canguro». E’ questa la chiamata arrivata, domenica sera, alla centrale operativa dei carabinieri. Dove, inizialmente, devono aver pensato che l’automobilista, forse, aveva alzato un po’ il gomito. Invece, a volte, la realtà supera la fantasia: il canguro c’era eccome, scappato dal circo Togni di Rio Saliceto.«E’ un canguro di razza wallaby – spiega Livio Togni – la più piccola che esiste: ogni esemplare non pesa più di 20 chili circa. E’ un animale innocuo, non morde, non graffia. L’unico pericolo è quello di essere investito dalle auto, come può capitare a un cane o a un gatto». Ma non si è certo preoccupato dei rischi, il canguro-circense che è scappato dalla base operativa dei Togni, in via San Ludovico: qui gli animali del circo stazionano prima di partire per i loro spettacoli. «Stava in un grande recinto assieme a un altro wallaby: loro sono Cip e Ciop – racconta Togni – Domenica forse a causa del temporale si è spaventato ed è riuscito a fuggire. Ancora non abbiamo capito come sia accaduto, non sappiamo se si sia buttato contro la rete o se abbia addirittura saltato. L’altro, invece, è rimasto dentro».Il fuggitivo ha approfittato della libertà ritrovata e si è messo a saltare di qua e di là, attraversando strade e campi. E facendo girare la testa ai tanti automobilisti che, intorno alla mezzanotte, se lo sono trovati davanti, illuminato dalla luce dei fari. E vedersi attraversare la strada da un canguro, da queste parti, è certamente insolito. Dopo i primi momenti di smarrimento, la singolare presenza è stata facilmente ricondotta al circo Togni. E i controlli, da parte dei proprietari allertati dai carabinieri, hanno ben presto permesso di scoprire la fuga. «Abbiamo però rimandato la cattura al mattino, con la luce – continua Togni – Lo abbiamo ritrovato a Ca’ de Frati, nei pressi di alcuni campi coltivati. In una ventina, sotto l’occhio delle guardie provinciali, utilizzando delle reti lo abbiamo preso, verso le dieci. Non c’è stato bisogno di anestetici o altro. E alla fine – conclude – sembrava contento di poter tornare a casa».
VIDEO
http://gazzettadireggio.gelocal.it/foto-e-video/fugge-il-canguro-del-circo-safari-nella-campagna-emiliana-1.745241
CHE DONNA
26 LUGLIO 2011
 
ANIMALI: con loro si vive meglio
 
UNA RICERCA AMERICANA CONFERMA I BENEFICI DELLA PET THERAPY CASALINGA – Avere un animale in casa non serve solo a vincere la solitudine ma garantisce anche benessere psicofisico. Lo studio, pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, ha testato un campione di 217 persone, di cui il 79% donne, con un’età media di 31 anni. I risultati confermano quello che già si sapeva nel caso della pet therapy per persone affette da problemi fisici o psicologici. Condividere gli spazi quotidiani con un animale migliora la qualità della vita dei padroni: si rinforza l’autostima e la voglia di socializzare, migliora la forma fisica e fa sentire più sicuri di sè, riducendo stress e preoccupazioni. La ricerca abbatte anche una convenzione ancora comune, cioè che l’amore per gli animali riduca quello nei confronti degli altri esseri umani.Pare quindi che ci abbia visto giusto quel 41,7% di italiani che attualmente è proprietario di un animale domestico. Il rapporto Assalco-Zoomark 2011 dà i numeri e i nomi a queste convivenze. Secondo le stime i gatti battono i cani per 7,4 contro 7 milioni, seguono 13 milioni di uccellini e 30 di pesci. Moltissimi anche gli italiani che scelgono animali esotici: sono circa 2 milioni tra iguane, serpenti e roditori. E l’amore per gli amici a quattro (o più) zampe sta crescendo nel nostro Paese: sempre secondo il rapporto Assalco, nel 2010 il giro d’affari dei prodotti alimentari per animali è cresciuto del 2,2% rispetto all’anno precente.In prossimità della partenza per le vacanze, ricordate quindi di pensare anche al vostro fedele e benefico amico a quattro (o più) zampe!

GAZZETTA DI PARMA
26 LUGLIO 2011
 
«Fondamentale il rispetto degli animali nelle loro esigenze di vita»
 
Cremona - Gli animali, anche se allevati per alimentazione, vanno rispettati nelle loro esigenze di vita. Per questo il benessere animale sarà uno degli argomenti al centro della prossima Fiera Internazionale del Bovino da latte che si terrà a Cremona dal 27-30 ottobre 2011.
«Il consumatore desidera che il cibo provenga da animali vissuti in allevamenti rispettosi della loro condizione»,  afferma Luigi Bertocchi del Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale presso l’Istituto zooprofilattico della dell’Emilia Romagna e della Lombardia.
Ed è proprio dal Centro di referenza che è stato messo a punto un sistema di valutazione del benessere animale attualmente in sperimentazione in più di trecento allevamenti di bovini da latte dislocati in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Trentino.
Al progetto di valutazione partecipa, anche, un importante marchio della grande distribuzione organizzata che, in anticipo rispetto ad altri gruppi, ha saputo cogliere l’esigenza del consumatore.
Il sistema di valutazione del benessere delle vacche da latte prevede cinquantaquattro osservazioni che si basano su parametri scientifici e normativi tratti dalle linee guida per l’etichettatura che, nel maggio dello scorso anno, il Comitato economico-sociale europeo ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Il sistema di rilevamento permetterà di riportare sull'etichetta di latte e formaggi che il prodotto proviene da animali allevati nel rispetto di quanto stabilito dalla normativa comunitaria sul benessere.
Attraverso le valutazioni scientifiche, svolte dal personale del Centro zooprofilattico, si potrà dimostrare il livello di benessere in cui le vacche sono allevate.
In sostanza, il sistema di valutazione rappresenta un valore aggiunto a quanto prevede la normativa sulla salubrità e qualità del prodotto.
Gli esperti, entro la fine di quest’anno, contano di ultimare la sperimentazione e di partire con l’applicazione completa entro l’inizio del 2012.
Numerose sono le richieste degli allevatori che vorrebbero essere inseriti nella sperimentazione.
E', quindi, evidente che, pur in un momento di crisi del settore, gli allevatori hanno saputo cogliere il valore del sistema di valutazione che si sta mettendo a punto.

LA ZAMPA.IT
26 LUGLIO 2011
 
Spot antiabbandono e di nuovo la Ferrafilm spopola su YouTube
Duecentomila contatti in un solo fine settimana
 
elisabetta graziani
 
Torino  Duecentomila contatti su Facebook in un fine settimana estivo e un posto tra i video di «tendenza» su You Tube, subito sotto l'exploit di Fabri Fibra a La Spezia. L'ultimo spot della Ferrafilm, «L'abbandono di un cane», è sulla buona strada per conquistarsi un altro record dopo il milione e cinquantamila link raggiunti un mese fa dallo sketch «L'ultimo giorno di scuola». Poco più di un minuto di video e il messaggio passa, efficace più di una pubblicità progresso: chi abbandona il proprio amico a quattro zampe è un . E qui ci scappa la parolaccia, azzeccata in questo caso.
L'Archimede pitagorico che firma la regia del tormentone estivo, Francesco Ferraiuolo, di Rivoli, ha 23 anni appena compiuti. Insieme ad Alessandro Poliseno e Umberto D'Agnese, anche loro ventenni, ha fondato la Ferrafilm, una piccola casa di produzione con sede a Grugliasco. Più di 2 milioni di utenti in soli due anni, segno della fame di studi di produzione preparati dal punto di vista professionale e accessibili in termini economici. è di pochi giorni fa la notizia che il sindaco Piero Fassino li ha contattati. Per che cosa, non si sa. «Una sorpresa, ci ha detto», gongola Ferraiuolo. A settembre l'appuntamento con il primo cittadino, intanto al lavoro: in programma ci sono le pubblicità per il cinema e una sit-com per la televisione. Tutto realizzato «in casa», come chiamano loro gli studi di Torino. «Il nostro successo parte dal web - ammette Ferraiuolo -. Fra le migliaia di contatti c'è sempre un potenziale cliente e gli spot gratuiti su You Tube sono un volano per farci conoscere». Così è capitato decine di volte. L'ultima con un'importante ditta alimentare che ha commissionato la propria reclame, nei cinema a partire da settembre. E ora anche i Comuni della cintura fanno a gara per ospitare la sede della Ferrafilm.
Ma la piccola rivoluzione digitale ha un altro risvolto: dà lavoro a un team di trenta collaboratori al di sotto dei 35 anni che altrimenti, visti i tempi, non vedrebbero facilmente le luci della ribalta. Tra loro, gli attori di «L'abbandono di un cane»: Chiara Bosco, 22 anni, ed Edoardo Mecca, 23; entrambi di Torino. Ci sono poi decine e decine di «Youtubers», cioè gli altri registi dei video più cliccati su You Tube, che presto diventeranno i protagonisti di un'insolita sit-com ambientata in una scuola dove i professori sono i comici di Zelig - Beppe Braida, i Mammuth, Giorgio Verduci e Pablo - mentre loro fanno la parte degli allievi. Insomma, un fenomeno in espansione.
Fra le migliaia di contatti, nei social network c'è però anche qualche detrattore. Pur toccando un tema caldo, il video contro l'abbandono dei cani non sembra a tutti politicamente corretto, perché a fare la classica figura dell'arpia è, manco a dirlo, una donna. «è un caso - dicono i tre ragazzi -. Avremmo potuto invertire le parti». Il messaggio però va dritto al punto senza parafrasare. Anzi, è «geniale e diretto», come si legge nei commenti di molte donne lasciati sulla bacheca di Facebook. Qualcuno propone persino di passarlo sulle reti nazionali. «Non fosse stato per Amy Winehouse il video ora sarebbe in vetta alle classifiche», scherza Ferraiuolo. E ammette: «è normale ricevere delle critiche. L'importante è che se ne parli». Pragmatico, come sempre.
VIDEO
http://multimedia.lastampa.it/multimedia/la-zampa/lstp/67726/
IL TIRRENO
26 LUGLIO 2011
 
Sos animali? È latitante
 
Alessandro Sisi
 
SAN MARCELLO (PT). L’ennesimo animale selvatico investito lungo le strade della montagna, nei giorni scorsi, ha riproposto con urgenza il problema dei soccorsi alla fauna che viene trovata ferita, spesso (ma non solo) lungo le strade.
Mercoledì scorso, erano da poco passate le ore 22, lungo la strada regionale 66 e poco fuori l’abitato di Pontepetri in direzione Campo Tizzoro, un’automobilista in transito ha investito un capriolo che intendeva attraversare la carreggiata.
Il colpo è stato violento e l’animale è rimasto a terra ferito per diverse ore. Tanti gli automobilisti di passaggio che hanno cercato di prestare soccorso, ma si sono subito scontrati con la mancanza di informazioni: a chi chiedere aiuto?
Qualche giorno dopo si è scatenato su Facebook un dibattito per cercare di risolvere una volte per tutte questo problema. Al dibattito ha partecipato anche il vicesindaco di San Marcello Luisa Soldati, che ricopre anche la delega dell’ambiente. Soldati ha annunciato un incontro con tutti i veterinari della montagna pistoiese al fine di trovare una soluzione all’annoso problema. «Il controllo e la tutela degli animali selvatici è di competenza della Provincia di Pistoia - dichiara Luisa Soldati - infatti è da poco istituito un servizio in convenzione con una cooperativa ed un numero verde, proprio per il soccorso degli animali selvatici di piccola taglia». Il sito internet è www.provincia.pistoia.it/ caccia-pesca/el-soccorsofaunaselvatica.asp.. «Ma purtroppo - commenta amaramente l’assessore all’ambiente - questo servizio è molto limitato negli orari e non copre il sabato e la domenica. Negli altri giorni, prosegue la Soldati l’orario di servizio è dalle 15 fino alle 19. Per ovviare a questo problema voglio proporre alla provincia di Pistoia una particolare forma di convenzione con tutti i veterinari della montagna. A tal proposito, ed è questa la grande novità, ho incontrato nei gironi scorsi tutti i veterinari della zona, al fine di istituire un servizio permanente 24 ore su 24 sul territorio. I medici, che ringrazio anticipatamente, in quanto molte volte si sono prestati, lavorando gratuitamente, come nel caso del capriolo, per cercare si salvare l’animale ferito e prestare le prima cure del caso».

IL QUOTIDIANO ITALIANO
26 LUGLIO 2011
 
Indonesia, tigre muore a causa della deforestazione: video
 
Michele Fiore
 
Le immagini ritraggono l’esemplare steso su un fianco, visibilmente stremato dalla sete, dalla fame e dall’infezione sulla zampa. Gli è stato fatale la trappola per cinghiali piazzata nell’aria di concessione dell’APP nella quale era stata trasferita da circa una settimana. Le guardie forestali hanno cercato invano di salvare il felino.Ancora una vittima della distruzione degli habitat faunistici. Le tigri di Sumatra, come altre specie di animali in via d’estinzione, sono costrette a modificare il loro ambiente naturale. Il loro avvicinarsi agli insediamenti umani li rende, talvolta, vittime di questo genere di incidenti. Più volte Greenpeace ha cercato di contrastare questo pericoloso fenomeno più volte, tirando in causa proprio l’APP.L’Asia Pulp and Paper è un’industria della carta che ha sede a Singapore. Sostiene che la quasi totalità dei prodotti deriva da piantagioni sostenibili, ovvero, da legno di allevamento. In realtà, non poche organizzazioni sostengono che le sue materie prime derivino da foreste pluviali. La società è stata spesso al centro di numerose situazioni criminose, tra cui l’aver violato importanti accordi sulla tutela dell’ambiente ed esser stata accusata di essere coinvolta nel disboscamento illegale in Cambogia.
Ecco il video shock diffuso da Greenpeace:
http://www.ilquotidianoitaliano.it/gallerie/2011/07/news/indonesia-tigre-muore-a-causa-della-deforestazione-video-106107.html/
TV MEDIASET
26 LUGLIO 2011
 
Due fratelli
 
Due tigrotti vengono divisi in giovane età. Il primo fratello, Kumal è buono e gentile, mentre Sangha è spericolato e coraggioso. I cuccioli vengono allevati in maniera diversa ma a distanza di tempo si troveranno faccia a faccia in un'arena, dove dovranno combattere l'uno contro l'altro per il divertimento dei rispettivi proprietari e del vasto pubblico accorso per l'occasione.
Una storia per adulti e bambini, che ci mostra la natura e il mondo animale in maniera inedita, a metà strada tra il documentario e la fiction. E' Due fratelli, in onda martedì 26 luglio alle 21.10 su La5.
Dal regista de L'orso, Jean-Jacques Annaud, una storia delicata che strizza l'occhio alla fiaba di formazione, narrando le vicende dei due animali tenuti in cattività e addestrati per combattere.
La storia semplice e lineare del film cattura lo spettatore e lo immerge nelle calde atmosfere della Cambogia anni '20, contrapponendo la bellezza del regno animale alla brutalità del mondo degli uomini.A vestire i panni degli umani contrapposti ai maestosi felini, Guy Pearce e il giovane talento Freddie Highmore, conosciuto dal grande pubblico per le sue interpretazioni ne La fabbrica di cioccolato, Un'ottima annata e molti altri.
Con questo lavoro il documentario incontra la fiction, dandoci spunti di riflessione e momenti di grande commozione, proponendo tematiche più che mai attuali: le tigri sono infatti in via di estinzione a causa della distruzione del loro habitat naturale.

GEA PRESS
26 LUGLIO 2011
 
I criminali del tonno rosso: inquietanti retroscena illustrati dalla Capitaneria di Porto de La Maddalena (video – presentazione)
 
L’operazione presentanta ieri dalla Guardia Costiera della Capitaneria di Porto de La Maddalena (OT) rischia ora di far venire il mal di pancia a molti usufruitori dell’alterato sistema di fornitura del tonno rosso, in giro per l’Italia.Il tutto trae origine dal sequestro di Tonno rosso operato nel mese di agosto dell’anno scorso dalla stessa Capitaneria di Porto. Ben sedici altri Uffici della Capitaneria di Porto, hanno poi fornito supporto ad una inchiesta dai risvolti inquietanti e dalle cifre da capogiro.Solo per i collegamenti risultati in questa indagine, si ipotizza, infatti, un giro di affari pari a 3.650.000 euro. Da Palermo a Genova, e poi Venezia, Marsala, Napoli, Licata, Ancona, Oristano ed altri centri ancora che sono stati coivolti anche nella verifica della documentazione falsificata. Interventi in prima istanza rivolti alla filiera locale, ed in modo particolare al rifornimento di ristoranti, e che hanno, invece, poi svelato un ramificato sistema diffuso a livello nazionale e che vede presumibilmente coinvolta una vera e propria organizzazione criminale di alto livello.La documentazione acquisita, in alcuni casi dopo mesi di insistenza, svelava infatti presumibili falsificazioni di data e quantitativi di tonno, funzionali anche al camuffamento di specie ittiche diverse dal tonno rosso. Società commerciali diffuse un pò in tutto il territorio nazionale. In pratica, il tonno illegalmente pescato, veniva riciclato nel mercato legale, grazie alla compiacenza di molti soggetti.  L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Olbia – Tempio Pausania, con delega alla Capitaneria de La Maddalena, si allargava così a molte altre città.Un mare di tonno ed un mare di reati ora ipotizzati dalla Procura della Repubblica di Olbia – Tempio Pausania. Falsità materiale in atto pubblico, falsità ideologica, soppressione, distruzione ed occultamento di atti, frode nell’esercizio del commercio, delitto tentato, truffa, violazione sulla normativa sulla pubblicità ingannevole, favoreggiamento reale e personale, uso di atto falso. Ravvisate, inoltre, mille violazioni amministrative, per un totale di circa 4 milioni di euro di sanzioni eventualmente contestati.Le prime macroscopiche alterazioni erano risultate tra il pescato dichiarato nel Bluefin Catch Document (BDC) e quello delle fatture delle società che acquistavano il tonno. Il BDC è un documento obbligatorio nella commercializzazione del tonno rosso pescato regolarmente all’interno delle quote stabilite dall’Unione Europea. In particolare, all’inizio dell’indagine, risultava una fattura d’acquisto senza l’obbligatorio BDC, e la successiva documentazione, ottenuta dalla Capitaneria dopo più richieste, risultava alterata.Il Comandante Poletto, all’inizio dell’indagine partita nell’agosto scorso aveva rivolto il seguente appello per “il futuro e la salvaguardia della nostra regione e dei nostri mari affinché si faccia parte attiva per tutelare il territorio e le specie che in esse vi dimorano. Non possiamo pensare che per l’avidità e la cupidigia di pochi, tutta la collettività debba pagare un tributo così grande. Oggi tocca al Tonno Rosso, domani quante altre specie saranno destinate a scomparire?”.Un appello opportuno ed oltremodo attuale, così come dimostrato dall’indagine che si è sviluppata scoprendo il ramificato sistema di frode ed alterazione documentale.Alla conferenza stampa di ieri, oltre al Comandante della Capitaneria di Porto de La Maddalena Fabio Poletto, era presente il Contrammiraglio (CP) Franco G. Persenda, Direttore Marittimo del Nord Sardegna, che ha coordinato l’azione dei militari della Guardia Costiera nelle provincie di Olbia – Tempio e Sassari e il Sostituto Procuratore della Repubblica di Tempio Pausania Dott. Riccardo ROSSI che ha coordinato le indagini su tutto il territorio nazionale.
VEDI VIDEO:
http://www.geapress.org/mare/i-criminali-del-tonno-rosso-inquietanti-retroscena-illustrati-dalla-capitaneria-di-porto-de-la-maddalena-video-%E2%80%93-presentazione/17724

AGEN PARL
26 LUGLIO 2011
 
PESCA: GREENPEACE A MAREBLU, TONNO SOSTENIBILE IN GB, IN ITALIA NO
 
Roma - "L'azienda produttrice di tonno Mareblu in Italia, Marine World Brand (Mwb), ha annunciato oggi che, entro il 2016, nel 100% dei suoi prodotti venduti nel Regno Unito, con il marchio John West, verrà usato solo tonno pescato in maniera sostenibile. Nessuna novità, invece, per i consumatori italiani. Nelle scatolette Mareblu si continuerà a utilizzare tonno pescato con metodi di pesca che stanno minacciando l'intero ecosistema marino. Mwb, produttore di conserve ittiche leader in tutta Europa, si è impegnato a utilizzare tonno pescato in maniera sostenibile per i soli prodotti britannici: con amo e lenza o con reti a circuizione senza l'uso di sistemi di aggregazione per pesci (Fad). Nel resto della produzione, e quindi anche nei prodotti Mareblu in Italia, si continuerà alla vecchia maniera: utilizzando i Fad. I Fad non solo causano la cattura di esemplari giovani di tonno pinna gialla e tonno obeso, mettendo ancora più in crisi i loro stock, ma uccidono accidentalmente molti altri animali, tra cui specie a rischio di squali e tartarughe".  E' quanto dichiara Greenpeace in un anota odierna."Il passo fatto da Mwb sul mercato inglese ha un grande valore ma non basta! È inaccettabile che chi opera a livello internazionale si impegni solo su un mercato e continui con pratiche insostenibili negli altri - afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia - per una questione di credibilità, Mwb deve adottare la stessa politica in tutta la sua produzione. Oppure vuol dire che considera Mareblu un prodotto di seconda categoria e noi italiani consumatori di serie B. Quando a gennaio 2010 Greenpeace ha lanciato in Italia la classifica 'Rompiscatole', il tonno Mareblu si è posizionato tra i primi in classifica per la sua politica basata su alcuni principi di sostenibilità nella scelta della materia prima utilizzata. Passi importanti ma che hanno lasciato l'azienda con un giudizio complessivo comunque insufficiente. Speravamo che Mareblu - continua Monti - continuasse a essere tra le aziende più impegnate in Italia e stesse lavorando per avere prodotti 100% sostenibili. Invece, a distanza di un anno e mezzo, la situazione non è cambiata. Eppure il mercato internazionale sembra essersi mosso e in fretta. Negli ultimi mesi tutti i più grandi marchi di tonno in scatola inglesi, John West è solo l'ultimo, si sono impegnati a utilizzare metodi di pesca sostenibili al 100% e appoggiare la creazione di riserve marine nel Pacifico per tutelare le risorse. Anche in Italia, lo scorso maggio, Riomare si è impegnata ad avere entro il 2013 il 45% del proprio tonno pescato senza l'utilizzo di Fads. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha recentemente annunciato che ben cinque delle otto specie di tonno sono ormai a rischio di estinzione. Chiediamo a Mareblu di smetterla con i doppi standard! I consumatori italiani, proprio come quelli inglesi, non vogliono essere complici della distruzione dei mari", conclude Monti.
GAZZETTA DI REGGIO
26 LUGLIO 2011
 
Salvato un gufo reale adulto
 
VEZZANO (RE) -  Ieri mattina a Cà Rosini le guardie ecologiche volontarie, hanno soccorso un gufo reale specie rara e protetta. Su segnalazione di alcuni cittadini,  i volontari delle Ggev hanno verificato la presenza di un gufo reale che pur essendo in grado di cacciare e nutrirsi autonomamente, non aveva un comportamento normale. Infatti pur essendo riuscito a catturare un riccio, di cui si stava cibando, era in grado di fare solo piccoli voli. Le guardie Crotti, Barberis, Palombo e Paolini si sono quindi apprestate a catturare l'esemplare, operazione realizzata con le dovute cautele, viste le caratteristiche di predatore, quindi di aggressività, della specie e viste le dimensioni, di almeno 70 centimetri, dell'esemplare. L’animale è stato poi consegnato alla Lipu all’ex Polveriera di Reggio.

IL CENTRO
26 LUGLIO 2011
 
Ofena, ucciso un cinghiale
 
OFENA (AQ). Un cinghiale di circa 130 chili è stato ucciso ieri a Ofena in quanto stava scorrazzando pericolosamente tra le strade del paese.
 La gente, intimorita dall’animale, ha chiamato carabinieri e forestale ma prima del loro arrivo, e con l’unico intento di evitare pericoli alle persone e agli animali da cortile, un residente ha preso il fucile da caccia, regolarmente detenuto, e lo ha abbattuto. La popolazione, comunque, ha protestato per il fatto che la presenza del cinghiale è la conseguenza della mancanza di un piano di controllo di animali selvatici con abbattimento selettivo.

GO MARCHE
26 LUGLIO 2011
 
Ancona: Radicali, 'No allo sterminio dei cinghiali del Parco del Conero'
 
Come Radicali, storicamente a favore della difesa dei diritti degli animali e dell’ambiente e promotori di tre referendum sulla caccia tra il 1990 e il 1997, ci opponiamo fermamente all’eradicazione totale dei cinghiali del parco del Conero che è all’ordine del giorno dell’assemblea legislativa delle Marche convocata per mercoledì da Fabio Badiali (Pd) e Enzo Giancarli (Pd).Certamente comprendiamo le esigenze degli agricoltori, come anche quelle del Conero Golf Club di Sirolo, ma non è accettabile che la reazione sia quella di una epurazione della specie.
Va bene il controllo della presenza dei cinghiali nel nostro parco, ma non si può pensare di procedere ad un’azione talmente barbara per il solo fatto che non si vuole ragionare su un modo che consenta la nostra convivenza con un animale che è caratteristico del nostro territorio.

IL PICCOLO
26 LUGLIO 2011
 
Carne di cinghiale agli animali dell’Enpa? Che idea balzana

Susanna Rivolti

 
LA LETTERA DEL GIORNO Grandioso! Veramente grande il nuovo piano provinciale per fronteggiare l’emergenza cinghiali. «Non vogliamo estirpare la razza», ha dichiarato il signor Igor Dolenc, ma… «la carne di questi animali è molto pregiata». Si, lo confesso, ho recuperato e mescolato parti diverse dalle dichiarazioni rese al giornale. L’unico capoverso che non riesco ad elaborare è: «diventare mangime per gli ospiti dell’Enpa». Ricapitolando: «La carne dei cinghiali catturati e uccisi, dopo essere stata adeguatamente lavorata, potrebbe essere venduta agli operatori agrituristici, suddivisa tra i cacciatori, utilizzata per creare salumi o divenire cibo in scatola per animali o mangime per gli ospiti dell’Enpa». Ecco, leggendo le ultime parole ho provato invidia per non averci pensato prima! A dire il vero ho tre gatti e una volta, ma solo una, trovandomi momentaneamente sprovvista della solita, appetitosa scatoletta ho pensato che avrei potuto sacrificare uno dei miei tre gatti, magari quello più anziano e malandato (anche un po’ antipatico) e dopo adeguata lavorazione, distribuirlo nelle ciotole dei due amati superstiti. Un’altra volta, perché devo confessare che ho anche dieci pappagallini e venti diamanti mandarini, dunque una volta ho pensato che avrei potuto utilizzare le unghiette e il becco di quelli passati a miglior vita, logicamente dopo adeguata lavorazione, per preparare una miscela granulare, di certo particolarmente gradita ai miei pennuti. Ma l’idea di trasformare la carne dei cinghiali morti in mangime per cinghiali vivi (magari per quelli ospitati dall’Enpa) e, nel contempo, fronteggiare l’emergenza scatenata dalla proliferazione di questi quadrupedi, mi è parsa stupefacente e soprattutto innovativa. Scherzi a parte, vegetariana non lo sono ancora, ma volendo ragionare da onnivora è difficile dimenticare la Bse meglio nota come morbo della mucca pazza. In sintesi: farine animali utilizzate nell’alimentazione dei bovini, poi trasformati in alimento per noi umani con le ben note conseguenze. Per ciò che riguarda la mia parte sentimental-animalista, neanche quella ha reagito troppo bene. Magari basta non dirlo ai cinghiali che stanno mangiando del cinghiale. Forse marinando la carne con qualche bacca di ginepro e un po’ di vino rosso, neppure la riconoscono! Messa da parte ogni altra considerazione, continuo a chiedermi: «Quali misteriosi meccanismi ispirano idee così balzane? Qualcuno può provvedere affinché rimangano ben riposte nel cervello di chi le ha partorite?». A proposito, dal vocabolario etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani: «balzano - dicesi anche di uomo di cervello stravagante e bizzarro, fatta la similitudine da’ cavalli balzani, ritenuti di natura non buona». Sia beninteso, ogni riferimento a fatti e persone reali è da ritenersi puramente casuale.

IL TIRRENO
26 LUGLIO 2011
 
I cacciatori: «Non sono serviti i palliativi»
 
LUCCA. Pronte a entrare in azione, non appena sarà loro richiesto, le squadre dei cacciatori degli ambiti territoriali. Per l’ex consigliere provinciale Sisto Dati, vicepresidente dell’Atc Lucca 12, non c’è tempo da perdere.
«La situazione si è aggravata - dice Dati -. Tenete presente che un cinghiale a sei mesi già figlia e le cucciolate sono di numerosi esemplari. Fanno presto a proliferare e non ci stupiscono le segnalazioni e le proteste. I cinghiali sono animali molto intelligenti, ma anche pericolosi, sopratutto se hanno i piccoli. In parecchie zone hanno preso il sopravvento: cosa aspettiamo a intervenire, come hanno fatto in altre città? Ci vuole l’incidente grave?».
Per Dati gli “appastamenti” fatti per allontanare gli ungulati sono palliativi:
«Perché dovrebbero mangiare il granturco secco quando trovano facilmente quello nuovo, fresco e dolce? Nei roveti e nelle giungle che ormai trovano nel parco fluviale e nei boschi sulle due sponde trovano rifugio sicuro. Da lì se ne escono per le scorribande nelle colture. Mirano al granturco, ma mangiano di tutto e non esitano a mettere sottosopra gli orti».
Per il viceprendente dell’Atc Lucca 12 vanno prese immediatamente alcune misure: «Nell’incontro avuto in Provincia abbiamo detto che intanto bisogna procedere subito con ordinanze per le puliture delle zone abbandonate, pubbliche e private, al fine da eliminare i comodi rifugi nel cuore di zone densamente antropizzate. Poi va attuata una selezione mirata e sistematica, per riportare i capi ad un numero sostenibile. Personalmente ho poca fiducia nella cattura e nei trasferimenti, che peraltro servono solo a spostare il problema in un’altra zona. Con la Provincia la collaborazione è buona, si tratta solo di definire il piano di intervento. Ma bisogna partire subito».
I cacciatori attendono quindi la determina di Palazzo Ducale che consenta di procedere agli abbattimenti nei punti di sparo nelle diverse zone a rischio.
«Il pericolo di danni anche alle persone è reale, non è pensabile che la Provincia possa risolvere il problema solo con le proprie forze. Occorre una deroga alle disposizioni sulla distanza che i cacciatori devono rispettare per poter sparare in prossimità di strade e case. Certo, bisogna che controlli e divieti di accesso rendano sicura l’opera di abbattimento, ma se i cinghiali arrivano alle porte di casa come possiamo prenderli se non ci avviciniamo? Ad una situazione che è diventata oggettivamente eccezionale bisogna rispondere con misure adeguate. Di chi sarebbe altrimenti la responsabilità se, faccio gli scongiuri, dovesse verificarsi qualche serio incidente? Sono tante le testimonianze di famiglie che, nell’Oltreserchio, nel Morianese e S. Anna vivono con la paura di trovarsi di fronte un cinghiale, magari con i cuccioli. Il rischio non più limitato solo alle zone vicine alle colture di granturco».

IL CENTRO
26 LUGLIO 2011
 
Tornano i cervi nell’oasi di Collerotondo
 
Massimiliano Lavillotti
 
SCANNO (AQ). Tre splendidi cervi da qualche giorno pascolano nell’area faunistica di Collerotondo, l’oasi costruita a due passi dalle piste del bacino sciistico scannese.
Gli animali - un maschio e due femmine - sono stati reintrodotti nell’area dalle guardie del Parco nazionale d’Abruzzo. L’ente gestisce l’oasi assieme al Comune di Scanno.
I cervi, trasportati da Pescasseroli dentro apposite gabbie, sono stati trasferiti su Collerotondo dai mezzi di trasporto speciali messi a disposizione dal Comune e subito dopo sono stati liberati nella vasta zona protetta, tra il bosco e la radura, che torna così a essere un’attrattiva per chi trascorre le proprie giornate di vacanza sulle montagne di Scanno. Dopo l’uccisione nello scorso mese di novembre di altri esemplari di cervo da parte di alcuni cani randagi, la rete di recinzione dell’oasi che si trova a circa 1.700 metri di quota è stata rinforzata e oggi l’area è decisamente più sicura per ospitare gli animali anche durante il lungo periodo invernale.
 «Fra i cervi attualmente presenti a Collerotondo c’è anche Sabrina», spiega l’ex sindaco e attuale amministratore comunale, Eustachio Gentile, «una femmina che fino a quando non venne prelevata dalle guardie del Parco fu allevata da un pastore scannese».
Gli altri due animali sono cresciuti nel Centro visite di Pescasseroli.
Il cervo rappresenta uno degli elementi tipici della rete ecologica appenninica e il suo “ritorno” nell’oasi di Collerotondo rientra negli interventi predisposti dal Parco nazionale. «Se l’area faunistica ospita di nuovo i cervi è opera soprattutto del presidente del Parco, Giuseppe Rossi» aggiunge Gentile «che ogni qualvolta si è reso necessario ha sempre saputo fornire le giuste risposte alle aspettative di Scanno. Il ritorno dei cervi è anche un segnale importante per il turismo».

IL GIORNALE
26 LUGLIO 2011
 
In Inghilterra apre l’hotel per galline
 
Dall’albergo, con pensione completa a un euro al giorno, riservato alle galline all’hotel-penitenziario in Lettonia, dallo «shopping terapy tour», viaggio per single tra le boutique di Roma, Parigi e Milano, alla crociera per soli cambisti. Ma anche il monastero per ritiri spirituali, il corso di bon ton e la caccia ai divi con il vip-watching. Sono alcune delle proposte più bizzare per fare vacanze davvero alternative quest’estate.
Dopo gli alberghi per cani, gatti e cavalli, arriva dunque quello per galline. Si trova a Boskenwyn in Cornovaglia e a gestirlo è David Roberts, un ex falegname che ha creato un vero «Chicken Hotel», utilizzatissimo dagli agricoltori che non sanno dove lasciare i loro animali da cortile durante le vacanze. Ma se le storie bucoliche non appassionano e si preferiscono quelle di intrighi e spie il posto adatto si trova a Liepaja, Lettonia: servono dai 10 ai 15 dollari per pernottare in un ex penitenziario del Kgb. Ma dormire in una vera cella vale il prezzo del biglietto aereo, assicurano. Per soddisfare invece esigenze piccanti e particolari c’è la possibilità di prenotare una settimana in una crociera per soli scambisti. Decisamente più caste e pure le vacanze tra le colline intorno a Siena, luoghi che ospitano il trekking spirituale lungo la via Francigena. Sempre in Toscana, poco distante dall’affollata spiaggia di Follonica, in una villa liberty di inizio novecento, si potrà imparare la vera buona educazione: la signora Margareth, nobildonna londinese, insegnerà a chi vuole pernottare nel suo b&b, tutti i segreti per non sfigurare a un tè con la regina. Ma dopo le 22 «niente sesso, siamo inglesi» si legge nella hall.
Dalla Toscana alle Alpi bresciane, a cambiare non sono solo luoghi e persone, ma anche le emozioni. Nel parco regionale dell’Adamello i novelli Rambo si addestrano per sopravvivere nella natura con l’esperienza di guide alpine ed ex militari.
Più adatto, ma non riservato, alle donne è lo «shopping terapy tour», viaggio fra le boutique di Roma, Parigi e Milano per single in cerca di avventure e soprattutto di un nuovo guardaroba. Costo della settimana circa 3 mila euro, ma sul prezzo di listino di tutti i capi è assicurato il 20% di sconto. Molto più economico e rilassato è invece il tour enogastronomico tra le città d’arte della pianura padana, un intreccio di arte, cultura e soprattutto cibo e vino. Per dieci giorni di mangiate e bevute fra Verona e Alessandria servono 1.300 euro.

IL GIORNALE
26 LUGLIO 2011
 
Per la prima volta il gatto supera il cane È lui l’amico dell’uomo
 
OSCAR GRAZIOLI
 
Piano piano, zitto zitto, con il suo passo felpato, ha camminato senza fretta, costeggiando il torrente del tempo, in attesa di vedere passare l’anima del suo atavico nemico: il cane. Ora che l’ha visto, si dirige felice verso la casa, acchiappa quel topo che la terrorizzava da giorni, fa due capriole con il gomitolo in bocca e il bimbo che piangeva nella culla si cheta e sorride. Si è guadagnato la simpatia eterna della padrona e il diritto al focolare, alla sedia e financo al letto.
Niente da fare, era una partita segnata, truccata, persa fin dall’antichità. Bastava attendere. Ma chi, come lui, è capace di disfare gli anni e i tempi e forse moltiplicarli all’infinito (M. Lasa), ha già la partita in tasca. E così, oggi nelle case degli italiani, sono gli amati felini a farla da padrone. Ce lo assicura un’indagine effettuata tramite il programma Love Pets che ha interpellato un campione di oltre mille famiglie tra Bari, Roma e Milano e ha sottoposto ad analisi le scelte sugli animali di casa. Apprendiamo così che, se il totale degli animali domestici nel nostro Paese, si aggira sui 44 milioni di unità, i gatti si attestano numericamente vicino ai 7 milioni e mezzo di esemplari, contro «appena» i 7 milioni (scarsi) dei cani.
Nella scala dei beniamini con coda, ali o pinne, troviamo gli uccelli situati molto vicino a gatti e cani, poi, diversi gradini sotto, lagomorfi (conigli nani) e roditori, per passare ai pesci e agli animali cosiddetti «esotici».
Il sondaggio non si è limitato alla conoscenza numerica degli animali, ospiti delle case italiane, ma è sceso nell’analisi del perché la tal specie abbia maggiore successo rispetto all’altra. Per quanto riguarda il gatto, ci sono ovvi vantaggi pratici, rispetto al cane che richiede normalmente un impegno superiore, sia in termini di tempo che di spazio. I mini e i monolocali in cui sempre più spesso uomini, donne e anziani (magari soli) sono costretti a vivere, i tempi compressi dovuti al lavoro, alla famiglia e alla casa, mal si adattano alle esigenze del cane che ha bisogno di essere portato fuori diverse volte al giorno, spesso soffre quando rimane solo, necessita di frequenti bagni e può diventare un problema serio se si va via per lavoro o ferie. Il gatto, al contrario, se ne può stare nella «sua» casa per tutto il giorno, sonnecchiando e sfogando le sue energie sulla malcapitata mosca di turno, ma soprattutto espletando i suoi bisogni in una comoda cassettina con due dita di sabbia. Ma sarebbe troppo limitativo ridurre l’appannaggio del gatto a un problema di mera comodità. Soprattutto per i giovani vengono scomodate addirittura motivazioni mistiche o pseudo religiose. D’altronde, non è una novità che, a seconda dei periodi storici e delle varie etnie, il gatto discenda dal paradiso o dagli inferi. Che il gatto abbia qualcosa di «sacro», di magico non è un’originale invenzione dei nostri tempi. Nell’antico Egitto si raffigurava il dio del sole Ra, con una statua a forma di gatto, le pupille modellate in modo da dilatarsi o restringersi a seconda della luce del sole e così di determinava l’ora del giorno. Il lato economico poi non è trascurabile. In tempi di magra, anche il risparmio sulle spese d’alimentazione e su quelle sanitarie incide nella scelta. Altro dato importante è l’eventuale litigiosità con il vicinato dovuta all’abbaiare del cane.
Sono infine certo che, essendo il numero di donne nettamente superiore a quello di uomini, anche questo incide: la maggiore affinità della donna verso il gatto è un fatto certo.

IL GAZZETTINO UDINE
26 LUGLIO 2011
 
I gatti vagabondi non sono tutti uguali
 
I gatti vagabondi non sono tutti uguali: alcuni vivono in gruppo, altri sono solitari. Un gatto può nascere randagio o lo può diventare per un caso sfortunato, oppure per responsabilità umana. Nel primo caso, fa parte della cucciolata di una gatta randagia, nel secondo si tratta di un gatto smarrito o abbandonato. Sarebbe bene distinguere i due tipi di gatto chiamando «liberi» i primi e «randagi» i secondi. Non si tratta di una differenza da poco, visto che i primi fin da subito vengono educati dalla madre a vivere all'addiaccio e a cavarsela in tutte le situazioni; i secondi, invece, si ritrovano improvvisamente in una situazione drammaticamente diversa da quella alla quale erano abituati e molto più pericolosa. Ancora più sfortunati sono i cuccioli abbandonati appena nati: per loro le possibilità di sopravvivenza sono praticamente nulle, a meno che qualche volontario delle associazioni animaliste o qualche privato di buon cuore non li salvi sottraendoli al loro triste destino. La vita di un gatto randagio è piena di rischi che si presentano praticamente a ritmo quotidiano, iniziando da quelli naturali come le malattie che possono essere contratte in seguito alle frequenti liti che scoppiano tra maschi quando si trovano a condividere un territorio, durante l'accoppiamento, oppure attraverso il contatto con altri animali. Tuttavia, soprattutto per i gatti che vivono in città, i pericoli maggiori sono rappresentati dall'uomo. Tra le cause di ferite o di morte per i gatti, le più frequenti sono gli scontri con le automobili, ma sono altrettanto comuni sono gli atti di violenza gratuita. Anche la ricerca del cibo non è sempre facile per i gatti randagi e nonostante ci sia una legge (Legge 281/91) che, a questo proposito, li tutela, in realtà possono contare solo sull'aiuto di alcune persone che si prodigano per sfamarli e delle associazioni animaliste che si occupano di loro. Anche in presenza di colonie feline, dunque, la strada migliore da percorrere è la sterilizzazione; le colonie vanno tenute sotto controllo mantenendone gestibili le dimensioni.
ALTO FRIULI
26 LUGLIO 2011
 
Malborghetto (UD), il ritorno dei carnivori, una sfida di civiltà.
Appuntamento venerdì 29 luglio, alle ore 20.30 presso Palazzo Veneziano a Malborghetto, per la conferenza 'Carnivori sulle Alpi Orientali'
 
Grandi e piccoli mammiferi carnivori, un tempo scomparsi dalle nostre aree alpine, stanno oggi tornando a colonizzare questi ambienti. Orso bruno, lupo, lince – sciacallo dorato, gatto selvatico e lontra stanno tornando a popolare le Alpi. Possono vivere al nostro fianco? Possiamo convivere con loro? Perché sono così spesso oggetto di accese discussioni? Che soluzioni ai problemi? Convivere oggi nei nostri areali con i carnivori rappresenta una grande sfida, ma anche una chance. Il progetto SPF ed i suoi obiettivi Nell’ambito del progetto SPF si vorrebbe innanzitutto illustrare il perché questi animali sono scomparsi e perché ci sono oggi le condizioni per un loro ritorno. Per quanto riguarda le tre specie di grandi mammiferi carnivori l’obiettivo principale é la riduzione dei conflitti e la prevenzione dei danni, mentre per le altre tre specie minori si tratta di migliorare l’attuale scarso stato delle conoscenze, in particolare in relazione alla loro distribuzione. La riduzione dei danni può essere ottenuta anche attraverso un miglioramento dello stato delle conoscenze. Verranno fatte campagne di informazione e formazione. Una parte della formazione (workshop) riguarderà la biologia ed ecologia delle specie; verranno invitati anche esperti di altre regioni contermini. Cacciatori ed allevatori avranno la possibilità di discutere le loro preoccupazioni. Una seconda parte della formazione consisterà in un training di campo, con l’obiettivo di insegnare le tecniche di monitoraggio (cacciatori) e le tecniche di prevenzione e riduzione dei conflitti (contadini/allevatori). Si tiene a precisare che l’obiettivo del progetto non é un lobbying dei carnivori, ma quello della sensibilizzazione obiettiva, che migliorerà la conoscenza di queste specie animali. Il vero obiettivo é quello di allontanare le discussioni dal piano emotivo per portarle su un piano razionale ed obiettivo in grado di portare a risultati positivi per tutti. I grandi carnivori hanno dimostrato che sono in grado di vivere vicino a noi. Ora é la volta di noi uomini dimostrare che siamo in grado di dividere i „nostri“ spazi con loro. Certo, i grandi carnivori non sono sempre dei vicini facili. Ma se siamo pronti ad adattare alcuni nostri comportamenti al loro ritorno, possiamo trovare mezzi e vie per una convivenza. Siamo pronti a ciò? O preferiamo dover spiegare ai nostri figli e nipoti che non abbiamo voluto cogliere questa occasione?

IL TAM TAM
26 LUGLIO 2011
 
Non c'è pace per i "cinghialari" dell'Umbria
 
Minacciata una protesta pubblica in piazza se la Regione non cambia il calendario venatorio
Nella stagione estiva le “doppiette” umbre, anziché essere impegnate a lucidare i fucili, sembra debbano occuparsi più di tener lucida la lingua perché, in occasione dell’adozione del calendario venatorio, ognuno ha  da dire la sua e le opinioni sono tante quante sono le specie di animali da cacciare.
Il Coordinamento dei “cinghialari” in Umbria ha la convinzione che da tempo “sia in atto il tentativo di destrutturare un sistema organizzativo di controllo della specie cinghiale basato sulla centralità delle squadre”.
Il Coordinamento chiede alla Regione immediate modifiche al calendario venatorio e annuncia, qualora non fossero prese in considerazione, una protesta di piazza a Perugia il prossimo 15 settembre, cui seguiranno “tutte le iniziative lecite consentite, sia giuridiche che politiche”. 
 Il coordinamento, che afferma di essere d’accordo sia con le squadre, con la maggior parte delle associazioni venatorie e con le Province, propone “l'apertura della caccia al cinghiale il 1 ottobre e chiusura il 31 dicembre, consentendo la caccia sia in forma singola che in battuta per tre giorni la settimana nei giorni di giovedì, sabato e domenica, e prevedendo la possibilità per le province di posticipare tale data o, ove necessario, prevedere interventi di contenimento”.
Il Coordinamento, che riunisce 250 squadre e 12 mila cacciatori umbri, rivendica i buoni risultati ottenuti finora sul fronte del controllo della specie, certificati dai dati sui danni all'agricoltura – in sensibile calo -, e critica la scelta della Regione di spostare tre giorni di caccia al cinghiale dalla prima settimana di ottobre al 18, 24 e 25 settembre.
I cinghialari fanno notare che non si produce alcun effetto positivo per l'agricoltura (e comunque si sarebbe potuto pensare – osservano - ad appositi prelievi indicati dalle province).
Visto che quelle sono anche le date dell'inizio della stagione venatoria, aggiungono i cacciatori, “consentire che in quei giorni si possa sparare con munizioni a palla aumenta il rischio di incidenti”.
Altro punto criticato, che per le squadre “incentiva la conflittualità tra cacciatori” è quello che permette ai singoli di cacciare il cinghiale anche il lunedì e il mercoledì.
 
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