26 GIUGNO 2010
IL GAZZETTINO
26 GIUGNO 2010
 
Spara ai colombi con un fucile ad aria compressa e colpisce un dipendente comunale
 
SAN DONÀ DI PIAVE (VE) - Spara ai colombi con un fucile ad aria compressa e colpisce un dipendente comunale. È stato denunciato per "getto pericoloso di cose" (non è reato avere un'arma ad aria compressa) e probabilmente anche per maltrattamento di animali, un cinquantenne di San Donà. Ieri mattina non ha trovato meglio da fare che praticare il "tiro al colombo".Dal primo piano di un edificio, forse dalla sua stessa abitazione, ha imbracciato il fucile ad aria compressa che teneva in casa, ed ha iniziato a sparare ai tanti colombi che si trovano sul cornicione dei palazzi del centro, compresa la casa comunale, verso le dieci di ieri mattina. I guai sono cominciati quando ha sbagliato clamorosamente mira: anziché centrare un volatile, il pallino è entrato dalla finestra aperta dell'Ufficio Commercio del Comune, è rimbalzato contro un mobile ed ha colpito alla gamba un dipendente. Nulla di grave, praticamente un pizzico, ma poteva andare molto peggio. Chiamati vigili e carabinieri, le forze dell'ordine si sono recate sul posto ed hanno identificato l'autore di questa bravata, e il cinquantenne è stato denunciato. Da ricordare che armi di quel tipo non necessitano di autorizzazioni particolari, vige la libera vendita, nonché detenzione. 

LA NUOVA VENEZIA
26 GIUGNO 2010
 
Spara ai colombi e centra il Comune
 
SAN DONA’ (VE). Voleva sparare ai piccioni sui cornicioni attorno al Consorzio di Bonifica. Un cittadino di San Donà è stato denunciato dai carabinieri dopo che uno dei colpi esplosi dal suo piccolo fucile ad aria compressa, che sparava dei pallini di piombo, ha raggiunto inavvertitamente un ufficio del Comune che si trova nell’edificio del Consorzio di Bonifica, in piazza Indipendenza.  Precisamente l’ufficio commercio, dove un funzionario comunale è stato centrato di rimbalzo alla gamba, fortunatamente senza riportare lesioni.  Erano circa le 10 di ieri mattina quando il funzionario ha sentito il pallino rimbalzare su un armadietto e poi raggiungerlo alla gamba provocando un leggero dolore, simile ad un pizzicotto. I pantaloni hanno evitato che potesse ferirsi anche solo lievemente. Nell’ufficio comunale è scoppiato il panico. Tutti si sono affacciati alla finestra per cercare di capire cosa fosse accaduto, mentre hanno trovato il pallino di piombo nella stanza. Qualcuno doveva pur averlo esploso.  Hanno dunque chiamato gli agenti della polizia locale e i carabinieri che hanno immediatamente effettuato una ricognizione di tutto il quartiere attorno alla piazza. Gli investigatori dell’Arma e i vigili in breve tempo hanno individuato l’uomo che si è subito scusato e ha spiegato appunto che il suo intento era sparare ai piccioni. Non si era reso contro che i colpi avrebbero potuto centrare anche una delle finestre degli uffici. Fortunatamente non c’è stata alcuna grave conseguenza.  I carabinieri hanno denunciato l’uomo per getto pericoloso di cose, in quanto il piccolo fucile ad aria compressa non è considerato un’arma. E’ quindi uno strumento ad aria compressa di libera detenzione e vendita, ma senza la potenza che potrebbe elevarlo al livello di arma da fuoco. L’uomo rischia anche la denuncia per maltrattamento di animali. Resta il fatto che anche un pallino di piombo potrebbe essere pericoloso, ad esempio se avesse centrato l’occhio dell’impiegato comunale.

MESSAGGERO VENETO
26 GIUGNO 2010
 
Tigri e clown, c è il circo Amedeo Orfei
 
LIGNANO (UD). Tappa a Lignano Sabbiadoro, nella zona di viale Europa, vicino al Luna Park, per il circo di Amedeo Orfei. Il primo spettacolo è andato in scena ieri sera e ha già raccolto un ricco numero di appassionati. Si tratta di un circo a due piste. Gli spettacoli al giorno sono due, uno alle ore 17 l'altro alle 21. Si tratta di un circo a due piste. Lo spettacolo dura almeno un paio d’ore e un posto in platea costa al minimo 20 euro. Gli animali sono tutti protetti e godono di ottima salute. Ogni tanto è possibile guardarli da lontano quando non sono impegnati negli spettacoli.

LA TRIBUNA DI TREVISO
26 GIUGNO 2010
 
Terapie con gli animali per gli ospiti della Casa di riposo di Pederobba
 
PEDEROBBA (TV). Se il cane è amico dell’uomo, a maggior ragione può essere di aiuto a quelle persone in difficoltà, malate e con disturbi comportamentali legati alla patologia. Un esperimento in questo senso è stato avviato alla Casa di riposo gestita dalle Opere Pie nel Nucleo Airone che ospita persone affette da demenza. Per migliorare l’approccio di cura alla malattia, i responsabili dell’ente si sono fatti promotori di un progetto denominato pet therapy con attività e terapia assistita con animali. Un esperimento che ha confermato la sua positività nell’approccio di questi pazienti con gli animali, sul processo terapeutico. Nel contatto con l’animale viene evidenziato il ricordo legato alle esperienze del passato distogliendo l’attenzione del disagio che stanno vivendo nella quotidianità. Un’iniziativa che vede protagonisti un cane accompagnato da due esperti in terapia con animali. Dieci gli ospiti coinvolti: vengono a contatto con il cane, accudendolo, accarezzandolo e giocandoci assieme.

IL TIRRENO
26 GIUGNO 2010
 
Va in pensione Gesak il cane che scova la droga come fosse un gioco
 
LIVORNO. Gesak ha dodici anni e li ha trascorsi quasi tutti a giocare con le Fiamme gialle. Un gioco pericoloso per i trafficanti di droga di mezzo mondo ma un divertimento per lui che è il più anziano pastore tedesco in servizio nei gruppi cinofili della Guardia di finanza. Fiuto infallibile e sempre desto. Dodici anni non sono pochi anche per un cane dall’aspetto impeccabile. Ha il pelo folto, sguardo fiero e la coda sempre pronta a scodinzolare. Un magnifico esemplare che, come dicono in gergo militare, «ha partecipato a oltre 1.300 operazioni». Per lui, dopo l’estate, arriverà il momento del congedo. Verso la fine di ottobre Gesak lascerà le stellette e diventerà un cane civile lasciandosi alle spalle una carriera da far invidia ai migliori investigatori del mondo. Chili e chili di stupefacenti fatti scoprire, centinaia di auto, navi e tir annusati meticolosamente. Proprio lo scorso anno, è stato il suo naso che ha puntato dritto su un quintale di polvere bianca appena arrivata dalla Colombia e nascosta in un doppio fondo delle enormi stive di un mercantile: come cercare un ago nel pagliaio. Una missione impossibile per un essere umano, un’ennesima occasione di gioiosa baruffa per lui. Perché i cani antidroga sono addestrati sviluppando il loro istinto del gioco. Una leggenda metropolitana li descrive come drogati in crisi di astinenza e, pertanto, alla perenne ricerca di stupefacenti: «Tutto falso - ribatte il suo addestratore e amico l’appuntato Massimo Palla - i cani vengono educati ad associare l’odore dei vari tipi di droga a un giocattolo, un semplice asciugamano arrotolato. Quando fiutano lo stupefacente, sanno che presto potranno giocare con il loro allenatore: lui tirerà fuori l’asciugamano e lo contenderà all’animale in un innocente tira e molla. Insomma, cercano stupefacenti solo per fare i giocherelloni».  Il finanziere Massimo Palla vive con Gesak ormai da undici anni, lo coccola, lo accarezza, ne conosce abitudini e, soprattutto, lo addestra alla caccia ai trafficanti. «Per me è come un figlio», ammette sottovoce. E ora che andrà in pensione come sarà la vita del finanziere a quattro zampe? «I cani delle Fiamme Gialle - risponde Palla - quando concludono il servizio vengono mandati all’allevamento oppure possono essere affidati all’istruttore. Gesak verrà con me, starà a casa mia a Vecchiano, dove ho un piccolo giardinetto e altri due cani meticci, certamente non ci separeremo».  Ieri, in occasione della cerimonia per il 326º anniversario dell’Arma, le unità cinofile hanno dato una dimostrazione delle proprie capacità. Un pastore tedesco ha mostrato come si perquisisce un’auto: la merce sospetta era nascosta dentro il paraurti. Poi è stata la volta di Gesak. È stata simulata una scena di arrivo di passeggeri a un aeroporto. Decine di persone che camminano velocemente con borse in mano. Una di queste ha una dose di cocaina. Senza esitare un attimo l’investigatore a quattro zampe si dirige sulla valigia e cerca di aprirla. Mentre un finanziere blocca il viaggiatore, l’istruttore mostra l’asciugamano-giocattolo al suo cane e comincia il gioco: Gesak lo azzanna e tira cercando di strapparlo dalle mani del suo amico. Quasi una piccola danza, mentre a un metro dai due, scattano le manette per arrestare il sospetto. Pochi minuti, poi il giocattolo torna nella tasca della tuta mimetica dell’istruttore. Una carezza, Gesak è felice e si accuccia. In attesa del prossimo gioco.

CORRIERE DELLA SERA
26 GIUGNO 2010
 
«Puzzano, impossibile viverci vicino» Così i tacchini finiscono in tribunale
L'allevamento dove vivono circa 25 mila animali è situato in via Morganella Ovest. Il sindaco: la Cassazione sancisce la rilevanza penale delle emissioni di odori
 

 

PONZANO (TV) —Negli ultimi giorni passare per Ponzano è diventato impossibile. Odori nauseabondi, fortissimi e pungenti, che si sentono persino in auto: bastano i finestrini aperti. I residenti, poi, sono al limite dei conati di vomito. Tutto per colpa di un allevamento di tacchini dove vivono circa 25 mila animali, in via Morganella Ovest. Il Comune ha deciso di passare alle vie di fatto, depositando in procura un esposto contro i titolari. Il caso tiene banco da tempo.

Le raccolte di firme si sono sprecate. Nel tentativo di risolvere la vicenda, era stato anche depositato un ricorso al Tar, che aveva annullato l’ordinanza di blocco dell’attività dell’allevamento, voluta dal sindaco. Il tribunale amministrativo regionale in quel caso diede ragione ai referenti della «Agricola Veneta», la cui titolare, Maria Gloria Galanti, vive a Conegliano, e il cui proprietario, Primo Michieletto, abita a Padova. Per questo, c’è stato anche chi ha proposto di forzare il piano regolatore generale, imponendo una variante che permettesse la costruzione di ottomila metri cubi di spazi residenziali al posto di quell’allevamento. Nel mentre, l’Usl è stata incaricata di fare le verifiche del caso, per «pesare» gli odori. Fino a ieri, con la decisione del sindaco Giorgio Granello di presentarsi in procura per segnalare quella che ritiene essere una notizia di reato. «Recentissime sentenze della Cassazione sanciscono espressamente la rilevanza penale delle emissioni di odori», spiega il primo cittadino. «L’emissione, infatti, va considerata idonea ad offendere o a molestare le persone anche sulla base del mero dato olfattivo, come del resto riconosciuto anche a livello europeo con una sentenza della Corte di Cassazione del 3 marzo 2010».


ECOLOGIAE
26 GIUGNO 2010
 
Marea nera, tartarughe bruciate vive dalla BP
 
 
La BP non conosce vergogna e continua a scivolare ben oltre il fondo, toccato ormai da molti giorni. La notizia che sta facendo il giro del mondo e indignando l’opinione pubblica è la strage di tartarughe, letteralmente bruciate vive nell’area in cui la compagnia petrolifera sta praticando degli incendi controllati per arginare i danni.Ne parla il Guardian e lo conferma l’amministrazione Obama: non è una bufala, nel tentativo di rimediare la BP non si preoccupa affatto di evitare di uccidere altri animali. D’altra parte, cosa ci aspettavamo, da un’azienda che risparmia sulle misure di sicurezza e pensa a farsi pubblicità e a spartirsi i dividendi dopo un disastro simile?Decine e decine di tartarughe che hanno avuto la sola sfortuna di affiorare all’interno di una chiazza dove vengono praticati gli incendi controllati: la BP, per evitare di perdere altro tempo, ostacola il salvataggio delle tartarughe da parte delle associazioni ambientaliste  e le fa letteralmente finire nei roghi mentre sono ancora in vita. Le tartarughe muoiono arse vive. E ci perdonerete se non usiamo mezzi termini ma questa è la fine che dovrebbero fare i responsabili di tutto questo. Non animali innocenti. Tra le altre cose, si tratta della tartaruga marina di Kemp’s Ridley, al primo posto tra le cinque specie più rare che si trovano nel Golfo del Messico. Prima il petrolio, ora il fuoco, la sopravvivenza della specie è sempre più a rischio. Le barche degli ambientalisti, che tentano di salvare gli animali intrappolati, vengono respinte dalla BP. Questo è quanto testimonia Ellis, autore di un video che circola su Youtube:
Ci hanno cacciati via. Una volta che interviene la Bp, le tartarughe sono spacciate. Loro stendono una barriera galleggiante fra due barche per la pesca dei gamberi e qualunque cosa ne resti intrappolata viene poi circondata e viene data alla fiamme. Una volta che le tartarughe sono rimaste intrappolate non possono più uscire.
 
VIDEO
http://www.ecologiae.com/marea-nera-tartarughe-bruciate-vive/17678/

VIRGILIO NOTIZIE
26 GIUGNO 2010
 
Marea nera/ Tartarughe marine bruciate vive in operazioni bonifica
Ambientalisti protestano con la Bp, che impedirebbe controlli
 
Roma - Tartarughe marine a rischio di estinzione ed altri animali sono stati bruciati vivi nel corso delle operazioni di bonifica della marea nera del Golfo del Messico condotte dalla British Petroleum: è quanto pubblica il quotidiano britannico The Guardian. Nei giorni in cui le condizioni meteorologiche lo permettono infatti la Bp brucia in modo controllato il greggio in piccole zone di mare circondate da un cordone ignifugo: secondo le organizzazioni ambientaliste tuttavia la compagnia non permette di verificare in precedenza la presenza di animali marini, procedura che invece è prevista dai protocolli della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), l'ente federale per la salvaguardia ambientale. Secondo i dati diffusi dal Noaa almeno 425 tartarughe marine sarebbero morte nella zona interessata dal 30 aprile scorso, una quantità sufficiente secondo gli ambientalisti a mettere a rischio la sopravvivenza delle cinque specie che vivono nella regione, principalmente la "Tartaruga di Kemp's Ridley". Il greggio e i sargassi - le alghe marine che costituiscono il principale habitat per le giovani tartarughe e molte altre specie marine di cui queste si nutrono - tendono infatti a confluire nelle stesse zone.

LA ZAMPA.IT
26 GIUGNO 2010
 
Le corse del primo gatto bionico
Amputate dopo un incidente, le zampe posteriori sono state sostituite con protesi high-tech
 
 
ANDREA MALAGUTI
 
CORRISPONDENTE DA LONDRA
Sembrava la storia triste di un gatto nero, è diventata un miracolo che sta facendo il giro del mondo. Surrey, Inghilterra del Sud, un grande campo da coltivare dove Oscar, due anni, pelo nero, si addormenta sotto le nuvole. La mototrebbiatrice passa, non lo vede e gli maciulla le zampe. Kate e Mike Nolan, i suoi proprietari, lo raccolgono e capiscono che Oscar sta morendo e che loro sono a un bivio: sopprimerlo o cercare l’impossibile. Cercano l’impossibile.Salgono in macchina e arrivano a Eashing, dove c’è la clinica veterinaria del dottor Noel Fitzpatrick, una specie di genio degli animali che nel 1972 ha costruito questo ospedale in mezzo al verde che sembra un centro benessere svizzero per miliardari. Però più bello. Fitzpatrick guarda il gatto e dice: lo salvo. Fa di più. Gli amputa le zampe e le sostituisce con due piccoli sostegni di acciaio che sono un salto del futuro. Oscar diventa ufficialmente un gatto bionico. «Dobbiamo aspettare qualche mese prima di cantare vittoria».
I mesi sono passati, Oscar corre, si arrampica sui muri e le foto riempiono le pagine dei giornali. Un confine è stato varcato. Bene, ma che cosa ha fatto il neurochirurgo degli animali domestici?
Ha innestato un impianto su misura all’interno delle articolazioni della cavigilia del gatto, esattamente dove la zampa è stata amputata, così dalla pelle di Oscar adesso escono due trampoli eleganti, grigio metallizzato. Sono rivestiti di hydroxiapatite, un materiale che si comporta come le ramificazioni ossee con i tessuti molli e la curva particolare della protesi consente alla struttura, studiata per la prima volta dal professor Gordon Blunn dell’University College di Londra, di sigillarsi alla pelle evitando le infezioni. «E’ un miracolo di biomeccanica, Oscar è il primo animale al mondo ad avere una protesi integrata con le ossa, con la pelle e con le articolazioni della caviglia», spiega Noel Fitzpatrick.
Fuori dal suo studio c’è la fila. Le persone si accomodano sui divanetti di pelle e aspettano in silenzio tenendo in braccia i loro animali. Lo sanno che non esiste un altro posto così. La Fitzpatrickreferrals, il più sofisticato centro privato europeo del settore, con 5 chirurghi, 5 veterinari generici e 30 infermieri, serve l’Inghilterra del Sud. Il vanto dell’ospedale sono le radiografie digitali e uno scanner d’avannguardia che lavora sette giorni su sette. L’intervento su Oscar, durato tre ore, è costato 4 mila sterline, duemila per zampa, e a pagare è stata l’assicurazione.
Noel Fitzpatrick, un signore magro, con pochi capelli e una faccia da cinema, si toglie il camicie e lo getta nel cestino della biancheria sporca. «Voglio che queste persone tornino a casa serene». Gli hanno chiesto se il suo metodo un giorno si potrà applicare anche agli uomini. Non ha detto di no. Ha risposto solo: «Io prima mi devo occupare degli animali».

ADN KRONOS
26 GIUGNO 2010
 
Dopo un grave incidente con una mietitrebbia
Zampe bioniche e un bel caratterino. Ecco Oscar, il supergatto inglese
 
 

Londra -  Il felino si chiama come il suo parente americano, famoso per prevedere la morte dei degenti della Steere House Nursing and Rehabilitation, ma ha un'altra particolarità. Gli arti posteriori del micione, falciati da una mietitrebbia, sono stati sostituiti con una protesi 'su misura' che gli permette di camminare. Il veterinario: "Un bel risultato". Uno studio britannico rivela: "Avere un micio in casa è indice d'intelligenza"Londra, 26 giu. - (Ign) - Si chiama Oscar come il suo 'cugino americano', famoso per prevedere la morte dei degenti della Steere House Nursing and Rehabilitation di Rhode Island, ma ha un'altra particolarità. Al posto delle zampe posteriori ha due protesi su misura, impiantate da un veterinario Noel Fizpatrick, in una delicatissima operazione di bioingegneria. Dietro le protesi rivoluzionarie un team dell'University College London.


L'ARENA
26 GIUGNO 2010
 
«Vile chi abbandona il cane o il gatto per andare in ferie»
L’appello: «Creare una task force cittadina per frenare il fenomeno»
 
Verona - Creare una task force cittadina, composta da alcuni agenti della polizia municipale, per contrastare il fenomeno dell'abbandono e del maltrattamento degli animali e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla responsabilità che la scelta di prendere un cane o un gatto comporta, impedendo il diffuso quanto incivile malcostume di sbarazzarsi dei propri amici a quattro zampe soprattutto nella stagione estiva.
E' questa la proposta che arriva dal consigliere comunale Lucia Cametti, che ieri, insieme a Lorenza Zanaboni della Lav e a Romano Giovannoni dell'Enpa, ha lanciato un appello alla responsabilizzazione dei proprietari di animali domestici, anche sulla scia delle recenti indicazioni arrivate dal canile municipale dove, puntualmente con l'arrivo dell'estate, sta crescendo il numero degli animali abbandonati.
«Purtroppo il fenomeno è più grave di quanto anche i dati, pur allarmanti, del canile possano dire», ha spiegato Cametti. «Infatti non ci sono solo i cani abbandonati, ma anche animali lasciati chiusi sul balcone, in pochissimo spazio, magari in pieno sole, o ancora costretti in recinti e tenuti legati per giorni. L'abbandono è una vigliaccheria e in questa stagione riguarda anche i gatti: per fortuna ci sono le gattare, volontarie che si prendono cura delle colonie di gatti randagi e che possono intervenire così anche per quelli abbandonati. Oltre che creare una task force per intervenire nelle situazioni di maltrattamento, propongo di fare almeno una giornata alla settimana di porte aperte al canile: i cittadini potrebbero visitarne gli spazi e vedere di persona i cani abbandonati».
«Gli abbandoni non riguardano solo l'estate: tutto l'anno infatti c'è il triste fenomeno dell'abbandono delle cucciolate», ha aggiunto Zanaboni. «Purtroppo non è ancora diffusa la pratica della sterilizzazione: molti dicono che si tratta di una pratica contro natura, ma poi non trovano invece contro natura abbandonare i cuccioli. Per questo la Lav sta conducendo una campagna a favore della sterilizzazione. Ieri è stato sequestrato a Raldon un pastore tedesco di 3 anni tenuto legato in un recinto piccolissimo: in preda alla nevrosi continuava a girare su se stesso. E sempre nei giorni scorsi abbiamo trovato quattro gatti chiusi su un terrazzo in un metro e mezzo di spazio».

MESSAGGERO VENETO
26 GIUGNO 2010
 
Cani, spiagge, abitudini accoglienza e regole
 
Il caso Con la presente desideriamo esprimere il nostro parere sulla cosiddetta “dog beach” di Lignano: sarebbe più opportuno definirla “dirty beach” visto il degrado che vi regna sovrano, come già riportato nelle lettere pubblicate il 19 giugno. Con i nostri due cani abbiamo tentato un’unica volta di trascorrervi la giornata; in realtà dopo 4 ore ce ne siamo andati data la totale mancanza di servizi e la sporcizia imperante. Anche tralasciando gli aspetti etici e civili della vicenda (il dovuto rispetto per gli animali e i loro proprietari), l’ottusità del sindaco di Lignano appare evidente sul versante economico: le persone che desiderano portare con sé il proprio cane ovunque sono (per fortuna!) in costante aumento, in Italia e all’estero... ma, anziché andare incontro alle esigenze di questa categoria di utenti e adeguare l’offerta alla domanda, Lignano propone al turista un’immagine di cittadina intollerante, sporca e sempre più cementificata. In Italia in generale siamo comunque anni luce indietro rispetto a Francia e Austria, dove l’animale è ammesso praticamente ovunque e dove ci sono dispenser gratuiti di sacchetti per le deiezioni. L’unico posto in Italia dove abbiamo trovato la medesima attenzione per il turista cinofilo è il Trentino Alto Adige. Vogliamo però sottolineare che ai diritti, come è giusto che sia, si accompagnano i doveri: in Austria la cultura cinofila si esplica non solo nell’amore verso l’animale, ma anche nell’educazione e nella socializzazione dello stesso e soprattutto nella pulizia. Frequentiamo Velden, Klagenfurt, Lienz, il Weissensee e là tutti raccolgono le deiezioni, cosa che qui in Italia siamo in pochi a fare. Quante volte abbiamo discusso con proprietari incivili che lasciano sul marciapiede o nei parchi il “ricordino fumante” del loro animale: eppure non costa nulla portare con sé un sacchettino per raccogliere! E che dire poi di quei maleducati che lasciano il quattrozampe fare pipì sulle vetrine dei negozi? In centro ogni mattina le povere commesse sono costrette a lavare e disinfettare, e giustamente guardano “storto” chiunque passi con un cane al fianco! Purtroppo, a causa di queste persone incivili, sporche e irresponsabili, è poi discriminato e penalizzato anche il cinofilo educato e consapevole. Naturalmente in tutta questa polemica chi ci rimette di più è il cane, il cui unico desiderio è restarci sempre accanto donandoci affetto incondizionato e allegria. Luigi Furlan Maila Franceschinis Pagnacco

IL GAZZETTINO DI ROVIGO
26 GIUGNO 2010
 
SACCA DI SCARDOVARI Della specie Caretta
Tartaruga di un metro ferita salvata dalla squadra nautica
 
Porto Tolle (RO) - Un’altra tartaruga marina della specie Caretta caretta ritrovata ieri mattina nella sacca di Scardovari da una operatrice ittica. La bestiola, quando è stata avvistata, era in palese difficoltà nelle acque antistanti le cavane del consorzio pescatori del Polesine di Scardovari. È intervenuta la squadra nautica del commissariato di Porto Tolle. Nel frattempo la tartaruga, lunga quasi un metro, si era spostata di circa 500 metri più verso la bocca a mare. Ma l’animale di grossa taglia annaspava e nuotava in circolo in maniera scomposta. Quando con l’aiuto dei pescatori l’esemplare di Caretta è stato raggiunto è stato subito evidente che era ferito e presentava un taglio sotto il collo. Ai tentativi di issarla a bordo ha reagito mordendo. A questo punto è stata imprigionata con reti e cordame e trainata fino al pontone di scarico mitili del consorzio pescatori. Nel frattempo sono arrivate le prime disposizioni del dipartimento di scienze cliniche dell’Università di Padova che era stato interpellato e l’animale è stato messo in sicurezza all’interno di un contenitore di plastica di circa un metro e mezzo di lato. In questo modo si è potuto tranquillizzare la tartaruga che è stata irrorata con acqua fresca in attesa dell’arrivo del veterinario dell’Ulss 19 di Adria per il recupero.Dalle prime misurazioni effettuate si è appurato che la Caretta è lunga poco più di 90 centimetri, larga 60 centimetri e pesa 57 chili. In base alla sue dimensioni i veterinari hanno calcolata la sua età presunta: circa quarant’anni. Come quella ritrovata morta il giorno precedente, la tartaruga è della specie Caretta caretta, animale protetto dal Cites. Sul posto è intervenuto uno studioso del Dipartimento veterinario dell'Università di Padova che ha trasportato l'animale al centro dell'Ateneo per un check up. Al termine degli esami e delle cure l'animale verrà poi liberato nella stessa zona dove è stato ritrovato, grazie anche all’impiego dei mezzi nautici della polizia. L’esemplare ritrovato è una femmina adulta che con molta probabilità era venuta nella zona per deporre le uova. Particolare insolito che sarà approfondito: di solito questa specie depone le uova nel sud del Mediterraneo.

LA NUOVA SARDEGNA
26 GIUGNO 2010
 
Allarme scrofe nel centro di Desulo
 
Giovanni Melis
 
DESULO (NU). Mucche, pecore, capre e soprattutto maiali. Non stiamo parlando dell’arca di Noè o di una fiera del bestiame, ma del centro abitato di Desulo che troppo spesso è visitato dagli ospiti dei monti. Ma mentre per bovini e ovini non vi sono particolari problemi, le preoccupazioni più grosse sono le torme di maiali che scorrazzano liberamente. Animali spesso irregolari. Dal corso al centro storico, scrofe con lattonzoli e verri la fanno da padrone, divorando i fiori delle aiuole, devastando giardini e rovesciando i cestini dei rifiuti. E per far fronte a questa situazione esasperante, il sindaco di Desulo Gigi Littarru ha emesso un’ordinanza che impone ai proprietari di tenere il proprio bestiame sotto custodia.  E al contempo, il primo cittadino si è appellato al senso civico dei desulesi. «In questi ultimi tempi - dice Littarru - si è avuto un picco di segnalazioni di animali vaganti nel centro abitato, che sta creando disagio e inquietudine nei cittadini, soprattutto nelle persone anziane. In un paese a vocazione agropastorale e turistica come il nostro questa situazione non è accettabile». Il sindaco si è soffermato sull’esigenza che gli animali «debbano essere tenuti al pascolo in campagna, lontano però dalle abitazioni e dagli orti, che le famiglie desulesi curano con dedizione da sempre. Mi appello alla sensibilità dei proprietari del bestiame incustodito, spesso tenuto in condizioni non ottimali, affinché provveda alle opportune misure per risolvere il problema».

LA GAZZETTA DI REGGIO
26 GIUGNO 2010
 
Tante adesioni alla petizione anti-ungulati
 
VILLA MINOZZO (RE). Sta riscuotendo grande successo la petizione che chiede la riduzione drastica del numero degli ungulati, e dei caprioli in particolare, promossa a Villa Minozzo. A comunicarlo sono gli stessi promotori, il gruppo che sostiene la maggioranza in consiglio comunale, «Si Uniti»: «Siamo molto soddisfatti della grande adesione che ha caratterizzato la raccolta firme della petizione popolare per la “vera” regolamentazione degli ungulati. L’argomento è sentito da tutti i cittadini della montagna ma anche da quelli dei comuni della fascia pedecollinare e della Bassa. Lo testimoniano le telefonate di condivisione ricevute da comuni come Vezzano, Albinea, Novellara e Guastalla. Inoltre emerge forte, da parte della popolazione, il risentimento verso l’ente Parco, in quanto si ritiene che a tale situazione si sia arrivati anche a causa del disinteresse dello stesso che, pur consapevole della presenza di gran parte di questi animali nel suo territorio, non fa nulla per il controllo o per il rimborso dei danni provocati. L’amministrazione di Villa ha inserito nell’ordine del giorno del prossimo consiglio una mozione in merito».

LA ZAMPA.IT
26 GIUGNO 2010
 
Dino non è più solo, Un clone lo segue
 
 
CARLO GRANDE
 
L’orso Dino colpisce ancora? Gli hanno dedicato una t-shirt, ha raccolto migliaia di fans su Facebook e uno show, ma M5, l'orso più noto del web, avrebbe un complice, o meglio, una «controfigura». Sono infatti due gli orsi che vagano tra i monti del Trentino e del Bellunese: l'altro orso è stato avvistato nei giorni scorsi tra Landro (Alto Adige), San Vito e Sappada, dopo un’incursione che risale a venerdì.
Il resoconto sul monitoraggio degli orsi in Provincia di Belluno, a cura della polizia, non lascia spazio a dubbi: «Ricostruendo la cronologia delle segnalazioni nel mese di maggio – si legge nella relazione - possiamo affermare la presenza sicura di due orsi in Provincia di Belluno in quel periodo».
In due occasioni ci sono state segnalazioni contemporanee: il 24 maggio danni a S. Vito di Cadore e danni in Val Noana (Trento); il 28 maggio avvistamento a Sappada e la notte del 28 danni a Bolzano Bellunese. Episodi che sicuramente non sono riconducibili allo stesso «colpevole».
Il Dino-bis è stato incastrato. Altra prova, da far invidia ai Ris: le analisi genetiche. Dicono che c’è stato un nuovo arrivo nel Bellunese e si tratta di MJ4, maschio di cinque anni nato in Trentino dal nucleo degli orsi «fondatori», cioè stabili nella zona. MJ4, dai due ai tre anni, ha frequentato il Sud Tirolo e la Svizzera ed è tornato nel Trentino nel 2009. Ha fatto ancora una capatina - tra aprile e maggio - in Val d’Ultimo, ai confini con Bolzano, poi ha fatto un détour verso Est e il 28 maggio si è servito presso un apiario a Bolzano Bellunese, su cui sono stati campionati i peli che l’hanno identificato. Due giorni dopo si è scoperta una pista di orso a Soffranco (Longarone), e anche qui il ritrovamento di pelo e le analisi hanno permesso di confermarne l’identità. Ecco risolto (o quasi) il mistero. Va bene la «dinomania», ma un orso da solo non avrebbe potuto compiere tutte quelle incursioni.
Adesso dovranno fare altre magliette, altri gruppi su FB per MJ4. E qualche foto, qualche filmato, che diamine. Dino ce l’ha: è stato ripreso nella zona di Tarvisio, il 2 giugno. Nel film compare un orso con una «marca auricolare» gialla. Visto che non si conoscono orsi «friulani» o sloveni con marche auricolari, stante che M5-Dino porta una marca di quel colore, dovrebbe essere lui. Avrà lasciato il Vicentino e si sarà spostato a Est per tornare al territorio d’origine.
I plantigradi si muovono parecchio, ma adesso, d’estate, dovrebbero riposarsi un po’. Forse anche loro hanno voglia di starsene in pace.

LA GAZZETTA DI MODENA
26 GIUGNO 2010
 
La città invasa da Bat Box contro le zanzare
 
Modena - Oltre 70 le bat box installate sul territorio comunale, per favorire la lotta integrata alle zanzare e altri insetti. La lotta attraverso i chirotteri, dopo che Sassuolo ha approvato lo scorso anno la sperimentazione, è stata adottata da numerosi altri Comuni in tutta Italia. Il Comune ha installato nella zona desinata per la sperimentazione 44 bat box, nell’area fra il centro storico, il parco Ducale e il parco Vistarino. Sono state installate sulle scuole Cavedoni, Capuana, Primo Levi di via Mercadante e Mazzini, Villa Chicchi, Pascoli, sulla Casa nel Parco 1 e 2, in via Pretorio presso l’ex caserma dei Carabinieri, allo stadio Ricci, al Circolo Tassi, al Magazzino comunale di via Pia, all’ex macello e al cimitero monumentale di San Prospero.  «L’interesse per il progetto di lotta agli insetti attraverso le bat box può dirsi un successo - commenta l’assessore all’ambiente Cristiana Nocetti - anche e soprattutto fra i cittadini, che hanno esaurito la prima scorta. Oltre a far bene all’ambiente perché riduce la necessità di uso di insetticidi chimici, il progetto contribuisce anche a modificare in positivo l’ingiusta immagine e le credenze popolari del tutto inesatte sui pipistrelli. Informazione su questo tema è stata data anche presso le scuole primarie, suscitando grande interesse nei bambini, che hanno imparato a conoscere meglio e apprezzare questi animali».  Di altre 30 bat box è stata autorizzata la vendita ai privati (a 20 euro l’una, prezzo agevolato in luogo dei 25 del prezzo pieno) presso l’Urp comunale. Anche questa disponibilità è andata esaurita in breve tempo, segno che l’interesse e la fiducia nel progetto sono alti. I pipistrelli sono formidabili insetticidi naturali: ogni notte si nutrono di migliaia di insetti, non solo zanzare.  Il progetto è ancora in fase sperimentale: i chirotteri infatti, assolutamente innocui per l’uomo, non eccessivamente prolifici (al massimo un solo piccolo all’anno) sono piuttosto esigenti a proposito dei luoghi di insediamento. Hanno bisogno di condizioni adeguate di silenzio, buio e tranquillità. Solo nel giro di mesi, a volte di un anno (dipende dal momento del posizionamento), è possibile capre se l’installazione ha avuto successo. Periodicamente i tecnici comunali effettuano un giro di ricognizione per vedere se e dove le bat box installate sono state colonizzate, verificando quindi i luoghi migliori in cui sistemarle. Le bat box devono essere poste a 4 metri di altezza perché i pipistrelli le ritengano più sicure dall’attacco dei predatori.

CRONACA LIVE
26 GIUGNO 2010
 
Pantera a Palermo: continuano le ricerche a Borgo Nuovo
 
PALERMO - Va avanti senza sosta la caccia alla pantera, scattata mercoledì a Borgo Nuovo. Le segnalazioni degli abitanti continuano. Ruggiti di notte, resti animali uccisi. Tutto lascia pensare che non sia una bufala.
Gli uomini del corpo forestale continuano a controllare ogni angolo di una vasta area tra via Bronte, la Falconara, Piano dell’Occhio e Poggio Ridente. Almeno una decina le telefonate di persone che giurano di aver visto la pantera. Uno degli ultimi avvistamenti è avvenuto tra via Misilmeri e via Castellana. In volo anche un elicottero che ha controllato più volte negli ultimi giorni la zona, anche se il grosso felino al momento non è ancora stato catturato. Secondo le ipotesi più accreditate, la pantera sarebbe fuggita dal giardino della casa di un appassionato di animali esotici. E il quartiere di Borgo Nuovo non è nuovo a episodi simili. Alcuni anni fa era stata catturata una leonessa fuggita dall’abitazione di un pellicciaio. In Italia la custodia di felini di grossa taglia è vietata fin dal 1997.
Intanto cresce il numero di cani e gatti uccisi. Potrebbe essere stato proprio il felino ad aggredirli. Tra i residenti cresce l’apprensione.
Le ricerche vanno avanti da mercoledì.
Gli esperti spiegano però che potrebbe anche non trattarsi di una pantera ma di un “Chausie”, un incrocio tra un gatto selvatico asiatico e un gatto domestico. Gli esemplari di questo incrocio possono raggiungere 15 kg e 70 cm di lunghezza.
Gli uomini del corpo forestale sanno bene però che non sarà facile individuare la pantera. Il felino è molto abile nel nascondersi. Spesso animali di questo tipo vengono acquistati e detenuti illegalmente e quando diventano troppo grandi e ingestibili vengono liberati.

ALTO ADIGE
26 GIUGNO 2010
 
Serpente sullo scooter spavento in via Druso
 
BOLZANO. Essere a bordo di uno scooter e vedere un serpente muoversi sul manubrio del motociclo non è il massimo della vita, anche se l’animale non è velenoso. E’ successo ieri pomeriggio, intorno alle 14, ad un ragazzo di 25 anni di Terlano.  Il giovane è partito da Terlano per raggiungere Bolzano. Arrivato in via Druso, all’altezza della caserma dei carabinieri, si è reso conto della presenza del rettile, che si era arrotolato attorno al manubrio. Spaventato (ma forse lo era anche il serpente per quell’inusuale viaggio...), il venticinquenne ha fermato lo scooter, è sceso in tutta fretta ed ha chiamato i vigili del fuoco. I pompieri, appurato che non si trattava di un esemplare pericoloso, lo hanno preso in consegna e liberato nei pressi della Sil, dove il rettile è potuto tornare nella natura.

LA NUOVA VENEZIA
26 GIUGNO 2010
 
Il «gambero killer» nella fontana
 
Simone Bianchi
 
Venezia - Non c’è pace per Garibaldi e i leoni della fontana di Castello. Non bastavano le colonie di tartarughe marine, i pesci rossi, le anguille, le carpe e le rane in via di estinzione che in passato erano state gettate nell’acqua della vasca da incauti cittadini, e pronte a trovare luogo ideale di riproduzione e ad attirare le attenzioni di passanti e animalisti. Adesso ci si spinge ben oltre, addirittura al gambero rosso della Louisiana, specie per nulla autoctona. Se si pensa alle acrobazie fatte dagli addetti di Veritas due anni fa per ripescare e salvare pesci e tartarughe - poi addirittura divenute un caso animalista nell’attesa dell’adozione da parte di un’oasi naturale - qualcuno forse in queste ore si sarà messo le mani nei capelli. Il dilemma rimane infatti quello di chi sia stato a gettare nella fontana il «Procambarus Clarckii», il gambero rosso statunitense, quello celebrato da Tom Hanks nel film Forrest Gump, e dal nome scientifico tanto impronunciabile quanto estremamente distruttiva è ritenuta di per sé questa specie. A sottolineare il pericolo di un’infestazione in laguna è stato ieri il capogruppo del Pdl nella Municipalità del Centro storico, Pietro Bortoluzzi. «La fontana viene spesso utilizzata in modo irresponsabile da cittadini, privi di sensibilità, per liberare animali acquatici o anfibi di qualsiasi tipo. Il gambero rosso è ad altissima potenzialità riproduttiva, quindi un rischio evidente per la laguna». Ora non resta che accendere un cero nelle chiese cittadine, perchè dopo le alghe assassine dei caraibi, le vongole filippine e chissà cos’altro in laguna c’è finito, rischia pure di diffondersi il gambero killer. A far sperare il contrario, i filtri che Veritas aveva inserito negli scarichi della fontana.
 

 

 

 

            26 GIUGNO 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 
ADN KRONOS
26 GIUGNO 2010
 
Scienziato italiano scopre il segreto dell'aviaria: usa le piume per diffondersi
Milano - Catturano maxi colonie di virus complice il grasso impermeabilizzante che le riveste. L'intuizione l'ha avuta uno scienziato italiano, Mauro Delogu, mentre osservava le anatre selvatiche planare sull'acqua della laguna di Orbetello, sul litorale toscano
 
 
Milano - L'intuizione l'ha avuta uno scienziato italiano, Mauro Delogu, mentre osservava le anatre selvatiche planare sull'acqua della laguna di Orbetello, sul litorale toscano: il segreto della diffusione dell'aviaria è nelle piume, in grado di ospitare maxi colonie del virus killer. E' la conclusione a cui giunge il virologo dell'università di Bologna, in una ricerca da lui coordinata, pubblicata sulla rivista scientifica Plos One.

Le indagini dei ricercatori si sono concentrate sulle piume: sarebbero queste, complice il grasso impermeabilizzante che le riveste, a catturare e accumulare il virus killer dall'acqua, dove può resistere anche per mesi, ma in percentuali insufficienti al contagio. Bagno dopo bagno, ora dopo ora, il virus raggiunge nelle piume una concentrazione straordinariamente superiore a quella ambientale. E gli uccelli, che da soli o reciprocamente si sistemano le piume col becco (attività cui dedicano il 10% della giornata), e ingeriscono il grasso, si contagiano. Questo meccanismo, assicurano gli esperti in una nota dell'ateneo, spiegherebbe molti aspetti ancora oscuri del contagio da aviaria, e potrebbe modificare i sistemi di prevenzione e monitoraggio della circolazione dell'influenza da virus H5N1. "Si sospettava che l'acqua giocasse un ruolo chiave nella diffusione della malattia - spiega Delogu - ma nessuno era riuscito a capire come". Alcuni dettagli 'storici' supportano la teoria: uno dei Paesi più colpiti dall'aviaria è l'Egitto dove i casi umani sono concentrati sulle sponde del Nilo. Altro episodio non chiaro: l'unico caso documentato di esseri umani uccisi dall'aviaria per contatto con animali selvatici: 6 contadini dell'Azerbaigian che avevano spiumato, non mangiato, cigni infetti. "La concentrazione del virus nel piumaggio degli uccelli acquatici spiega perché non sia necessario mangiarli per ammalarsi, e perché l'esposizione sia più frequente in prossimità degli specchi d'acqua e tra le donne, che in alcune aree del mondo sono dedite alla spennatura degli uccelli per la cucina", osserva l'esperto. L'idea che il virus, dopo aver contaminato l'habitat acquatico attraverso le feci di un ospite infetto, si disperdesse senza più possibilità di contagiare non ha mai convinto Delogu, che nel 2005 fu il primo ad isolare il virus a bassa aggressività dell'aviaria in Italia, in un'anatra selvatica nel Modenese. "Il nostro lavoro - prosegue - suggerisce che milioni di anni di evoluzione hanno sviluppato nel virus dell'aviaria questa capacità di legarsi allo strato di grasso degli uccelli acquatici. Così l'uccello sano diventa un veicolo efficiente di propagazione della malattia. Più di un animale malato o moribondo". La scoperta potrebbe incidere anche sulla prevenzione: alla circolazione del virus, secondo gli studiosi, partecipano anche i soggetti già guariti dalla malattia, finora ritenuti sani e non contagiosi, in quanto negativi alle normali indagini sanitarie. Si comportano come "falsi negativi" e sono in grado di trasmettere la malattia ai vicini di stormo. Proprio per questo, sostengono i ricercatori, "occorrerà forse rivedere le attuali procedure di prevenzione e sorveglianza dell'influenza. Ad oggi, infatti, i controlli si limitano a rilevare l'eventuale infezione dei volatili e la presenza del virus nelle feci". Ora si dovrà fare attenzione anche alle piume. Gli scienziati hanno analizzato le penne esterne di alcune centinaia di animali, rilevando concentrazioni di virus in assenza di infezione e hanno provato ad immergere piume intrise di grasso in vasche d'acqua con bassa concentrazione virale, riscontrando che, già dopo le prime 24 ore, la concentrazione di virus sulle piume era aumentata notevolmente. Allo studio hanno collaborato anche ricercatori dell'Istituto superiore di sanità, dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna e dell'Ospedale St. Jude children's research di Memphis nel Tennessee.


ANSA
26 GIUGNO 2010
 
Usa: presto si' a primo salmone ogm
New York Times, la Fda potrebbe dare il via libera a vendita
 
 
(ANSA) - ROMA, 26 GIU - I tempi potrebbero essere maturi per avere in tavola il primo animale geneticamente modificato. Lo afferma il New York Times.La Fda Usa potrebbe approvare presto l'introduzione in commercio di un salmone Ogm che cresce al doppio della velocita' e puo' diventare molto piu' grande. E' un salmone Atlantico con un gene di salmone Chinhook e uno di merluzzo, che produce l'ormone della crescita anche d'inverno, e raggiunge il peso adatto per la vendita in 18 mesi anziche' 3 anni.
 
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