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CITY
26 MAGGIO 2010
Usa, fattoria dell’orrore Documentario mostra violenze su animali
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Calci e sprangate sul muso a vitelli e mucche. Pugni, colpi di forcone nel ventre degli animali, a cui veniva anche spezzata la coda. Sono solo alcune delle violenze documentate in un video girato segretamente, tra aprile e maggio di quest’anno, in una fattoria dell’Ohio da un gruppo epr la protezione degli animali americano, Mercy For Animals.
Il video, che contiene immagini molto forti (un dipendente della fattoria prende a sprangate un animale anche quando questo inizia a sanguinare), è stato girato alla Conklin Dairy Farms Inc., un’azienda di Plain City, Ohio. La fattoria ha detto che si prende cura molto seriamente dei propri animali, e s’è riservata di guardare il video prima di prendere misure: ma ha annunciato che tutti i dipendenti mostrati nel video saranno licenziati.Secondo il gruppo Mercy For Animals, il video mostra evidenti violazioni dello statuto dell’Ohio contro le crudeltà agli animali.
VIDEO http://tv.city.it/?v=1884 AFFARI ITALIANI 26 MAGGIO 2010
Dita di ippopotamo e coda di canguro. Choc allo zoo: si mangiano gli animali
Gustare a tavola le bestie appena ammirate nella visita del parco. Accade allo zoo di Pechino: nel menu del ristorante sono proposti piatti preparati con carne di ippopotamo e canguro. E nel paese scoppiano le proteste degli animalisti. Secondo quanto riporta il quotidiano cinese Legal Daily nel menu del ristorante si possono trovare dita di ippopotamo, coda di canguro, zuppa di scorpioni e altri piatti preparati con carne degli animali presenti nel parco. I piatti costano da 100 a 1000 yuan (15-1000 euro) e la loro vendita è stata approvata dalle autorità cinesi. Ma i gestori del ristorante smentiscono e affermano che gli ingredienti dei piatti del menu provengono da animali cacciati lontano da Pechino. E sempre secondo il quotidiano, rispetto al passato, la situazione è migliorata visto che qualche anno alle gabbie erano appesi cartelli che indicavano quali fossero le parti più prelibate degli animali. LA PROVINCIA DI COMO 26 MAGGIO 2010
Le avvelenano i gatti, nessun colpevole
VERTEMATE CON MINOPRIO (CO) - Prima un cane, poi quattro gatti. E nessun colpevole. E adesso, la paura che tutto ricominci. Non sa di chi si tratti, ma qualcuno ha davvero preso di mira Cinzia Minotti e soprattutto i suoi animali domestici, nella maniera più vigliacca: avvelenandoli. Nella sua casa di via Raimondi, a Minoprio, oggi ci sono quattro cani e cinque gatti, uno dei quali, Charlie, salvato appena in tempo dopo aver ingerito del veleno per lumache e ancora un po' malmesso. Ma in passato è andata anche peggio, con un Terranova che non c'è stato verso di salvare, dopo che qualcuno gli aveva preparato un bel boccone con del topicida e quattro mici che fecero la stessa fine. «In quel caso sporsi denuncia ai carabinieri - spiega la donna - e interpellai anche la Asl, che esaminò una scatoletta di carne che trovai fuori casa e confermò che si trattava di veleno per topi. Una morte terribile che non ha risparmiato un cane di oltre 50 chili». Veleno poco lontano dalla fermata del bus dice, pericoloso per tutti. «La mia denuncia contro ignoti aggiunge sconsolata non ha portato a risultati». LA PROVINCIA DI LECCO 26 MAGGIO 2010
Una task force libera le mucche
Galbiate (LC9 - Medici veterinari dell'Asl, Carabinieri, agenti di Polizia locale e personale specializzato: uno spiegamento di forze per portare via da un allevamento una dozzina di mucche. Animali che, stando ai sospetti, non venivano curati e allevati nel dovuto modo dai proprietari, e che invece venivano custoditi in una stalla buia, in pessime condizioni igieniche e per questo erano malnutriti e sporchi. È accaduto ieri a Galbiate, nella frazione Camporeso-Migliorate nell'allevamento di una famiglia del luogo.
**** Mucche sporche tenute al buio: trasferite L'intervento dei veterinari dell'Asl con carabinieri e polizia locale ieri a Camporeso-Migliorate
Barbara Bernasconi
Galbiate (LC) - Medici veterinari dell'Asl, Carabinieri, agenti di Polizia locale e personale specializzato: uno spiegamento di forze per portare via da un allevamento una dozzina di mucche. Animali che, stando ai sospetti, non venivano curati e allevati nel dovuto modo dai proprietari, e che invece venivano custoditi in una stalla buia, in pessime condizioni igieniche e per questo erano malnutriti e sporchi. ALTO ADIGE 26 MAGGIO 2010
Sesso con gli animali Il caso va in Cassazione
BOLZANO. La prima sentenza italiana che ha riconosciuto la zoopornografia come maltrattamento di animali finirà davanti alla Corte di Cassazione. Il ricorso è stato inoltrato dal procuratore Guido Rispoli che inutilemente, in occasione del processo con rito abbreviato, aveva chiesto la condanna dell’imputato anche per sfruttamento della prostituzione. Sul banco degli imputati era salito Christian Galeotti, allevatore bolzanino di 35 anni condannato in primo grado a due anni di reclusione per maltrattamenti di animali (in considerazione dell’utilizzazione dell’animale per finalità contrarie alla propria natura). Il pubblico ministero Guido Rispoli, però, non riuscì ad ottenere la condanna dell’allevatore per tutte le imputazioni contestate. In effetti Galeotti venne assolto dall’accusa di induzione e favoreggiamento alla prostituzione nonostante fosse provato che l’allevatore cercò di reclutare una giovane (all’epoca dei fatti poco più che ventenne) alla prostituzione per avere rapporti sessuali con dei cani al fine di girare un film zoo-pornografico. Allo stesso allevatore venne contestata anche la consumazione del reato nei confronti di un’altra donna, una pornostar, che accettò l’ingaggio e alla quale l’imputato avrebbe messo a disposizioni i propri locali dell’allevamento di san Genesio. In entrambi i casi il giudice non ritenne configurabile il reato connesso alla prostituzione in assenza di una possibile interazione tra i fruitori del film pornografico e l’attrice chiamata ad interpretarlo. Un’impostazione che ora il procuratore contesta e pone all’attenzione della Suprema Corte in quanto non applicabile nel caso in cui l’atto sessuale integri di per sè reato. Secondo il procuratore Rispoli quando l’atto sessuale riprodotto nel filmato integri un reato (nel nostro caso il maltrattamento di animali riconosciuto in sentenza) si delinea il favoreggiamento alla prostituzione. L'UNIONE SARDA 26 MAGGIO 2010
Olbia (OT), sgominato il traffico di tartarughe Partivano dalla Gallura e arrivavano in tutta Italia, le tartarughe sarde offerte sui siti internet e spedite con corrieri privati. Il traffico è stato sgominato dalla Procura di Tempio. Gli animali venivano sistemati in scatole di piccole dimensioni e avvolti con nastro adesivo da imballaggio.
ANDREA BUSIA
Olbia (OT) - Pacco postale con tartaruga sarda, una confezione molto apprezzata da collezionisti di mezza Italia. Disposti a pagare sino a 800 euro per avere un esemplare di Testudo marginata o di una altra specie protetta. Gli animali, per arrivare a destinazione senza problemi, venivano avvolti con nastro adesivo da imballaggio. Praticamente trasformati in bozzoli. IL BOZZOLO Bloccate zampe e coda con lo scotch, i rettili, ficcati dentro scatole di cartone di piccole dimensioni, non avevano alcuna possibilità di muoversi. Hanno viaggiato così anche per giorni. L'involucro realizzato per immobilizzare le tartarughe aveva soltanto un foro, lasciato sul bozzolo in modo da far respirare i rettili. Il sistema ha funzionato alla perfezione. Sino a quando alcuni pacchi sono stati intercettati dal Corpo Forestale. IL BLITZ DEI FORESTALI La Procura di Tempio ha stroncato il traffico di tartarughe, prelevate dalle strade della Gallura e vendute ad appassionati che le considerano animali di culto. Le offerte sono comparse anche su alcuni siti internet. Il pm Riccardo Rossi ha coordinato le operazioni. L'indagine, condotta a livello nazionale, è scattata ai primi di maggio e nei giorni scorsi sono state effettuate perquisizioni in diverse città della Penisola. Gli investigatori sardi, insieme ai colleghi del Corpo Forestale dello Stato, si sono presentati nelle abitazioni delle persone che hanno comprato le tartarughe. Nella casa di un giovane di Alzate Brianza sono stati sequestrati 64 esemplari. Tra questi, due tartarughe che sarebbero state vendute a Santa Teresa Gallura. Il difensore del ragazzo, l'avvocato Marco Petitta, ha già chiesto la restituzione degli animali. Un altro sequestro è stato effettuato a Siena e i forestali hanno già chiesto al pm Rossi il via libera per una lunga serie di perquisizione che potrebbero partire a breve. Pacchi sono stati sequestrati a Olbia e Alghero, poco prima di essere spediti. MALTRATTAMENTI Il Corpo Forestale ha messo al suo posto tutte le tessere del puzzle e le tartarughe spedite dagli uffici postali o con corrieri privati potrebbero essere anche centinaia. Sono state violate tutte le norme che regolano la circolazione di questi animali, in particolare la Convenzione di Washington sulle specie protette. La Procura di Tempio contesta però anche il reato di maltrattamento di animali. Il sistema utilizzato per spedire le tartarughe non necessita di molti commenti e spiegazioni da questo punto di vista. LADRI DI TARTARUGHE La Procura e il Corpo Forestale in queste ore osservano il massimo riserbo sull'inchiesta. Stanno infatti cercando di ricostruire tutti i passaggi delle tartarughe vendute. Ovviamente puntano all'individuazione dei soggetti che, a diverso titolo, hanno partecipato al business del carapace. L'indagine è alle battute iniziali, ma si parla con insistenza di un gruppo composto da siciliani e da alcuni sardi. Una banda che avrebbe impoverito il patrimonio faunistico della Sardegna piazzando sul mercato illegale centinaia di esemplari di Testudo Graeca, Marginata ed Hermanni. È ancora troppo presto per tirare le somme dell'attività iniziata un mese fa. Il numero degli indagati, inizialmente almeno cinque persone, potrebbe salire rapidamente.
ROMAGNA NOI
26 MAGGIO 2010
Ravenna - "Troppi errori nel caso Guberti"
Il presidente dell'Enpa, Carlo Locatelli, spiega il motivo per il quale la sua associazione non si è costituita parte civile al processo contro l'allevatore ravennate, e punta il dito contro il comune di Ravenna e le altre associazioni
RAVENNA - “L'Enpa non va certo a cercare soldi e soprattutto non ha nulla a che spartire con certe associazioni: per questo motivo abbiamo deciso di non costituirci parte civile nel processo Guberti”. Carlo Locatelli, presidente della sezione di Ravenna dell'Enpa, prende posizione con fermezza a riguardo della decisione di non prendere parte al processo che vede coinvolto l'allevatore ravennate, vistosi denunciare da ben 13 associazioni animaliste. “La nostra linea è sempre stata chiara fin dal dicembre 2008, quando denunciammo le condizioni del canile di Campiano e il modo in cui venivano trattati i cani. In questa storia i problemi sono sorti già da quando si è deciso di intervenire per il sequestro dei cani, perchè il modo in cui sono state condotte le operazioni è stato improvvisato e nessuno si è mosso seguendo un criterio. L'Enpa inoltre non è mai stata contattata per sentire il suo parere”. Locatelli ritorna sul sequestro dei 219 cani condotto dalla Nidra.
“Per prima cosa, si è agito senza avere il supporto di canili dove portare gli animali, ed infatti molti di loro sono stati trasferiti ad Occhiobello e in altre strutture, non sapendo ancora adesso dove siano tutti gli animali. Inoltre alcuni cani durante il trasferimento sono scomparsi e ad altri è stato messo il chip per la seconda volta. In canili che potevano contenere una trentina di cani, ne sono stati portati un centinaio di tutte le taglie, con casi riscontrati di sbranamento ed inoltre hanno patito il freddo visto che era inverno e c'era la neve. Si può lavorare in questa maniera?”.
Pur mantenendo le distanze ora, è stata l'Enpa a denunciare per prima tutto l'accaduto alle autorità competenti.
“Non essendo d'accordo con questo modo di operare, non ci pare giusto costituirci parte civile, perchè ai tempi tutto quello che potevamo fare contro Guberti e in favore dei cani lo abbiamo fatto, come dimostrano le tre denunce, di cui due sono andate perse e una archiviata".
Di tutt'altra opinione sono le tredici associazioni che invece faranno sentire le loro ragioni nelle sedi opportune.
“I due terzi di queste associazioni non le conosco e credo che la credibilità certi soggetti debbano guadagnarsela sul campo e non presentandosi al processo. In questa vicenda all'Enpa non è mai stata chiesta la sua opinione, e quindi ora ci possiamo soltanto augurare che tutto possa procedere per il meglio e che Guberti possa essere condannato. Il problema però sarebbe se l'allevatore dovesse vincere la causa, perché qualora chiedesse la restituzione dei cani, nessuno saprebbe rispondergli dove ad oggi sono tutti i suoi animali”.
Locatelli punta anche il dito contro alcune istituzioni che non si sono mosse per tempo per cercare di risolvere la situazione nel miglior modo possibile. “Il comune di Ravenna ha le sue colpe, perché quando mi sono rivolto all'assessore Farabegoli non ha mai preso di petto la questione, ma anche alcune associazioni che ora condannano Guberti, hanno cambiato opinione nel corso dei mesi. L'Enci – Ente nazionale della cinofilia italiana – conosceva Guberti da tempo e sapeva come lavorava, mantenendo rapporti costanti con lui, ma ora ha preso le distanze e lo condanna. Ripeto, noi abbiamo altre idee e ci riteniamo diversi da certe associazioni. Ora ci auguriamo – termina il presidente – che possa essere fatta giustizia a quei poveri animali”.
IL TIRRENO 26 MAGGIO 2010
LARI (PI) Maltrattamenti, assolto
LARI (PI). Teneva il cane in un box quando andava al lavoro. Dopo alcuni controlli era stato denunciato per maltrattamento di animali anche in seguito a una segnalazione della Lav, nell’aprile 2006. Il proprietario dell’animale, in tribunale è stato assolto perché il fatto non sussiste. MATTINO DI PADOVA 26 MAGGIO 2010
Gattini appena nati salvati dai pompieri
Padova - Doppio intervento ieri da parte dei vigili del fuoco per salvare almeno cinque gatti da morte sicura. I pompieri sono riusciti a recuperare alcuni mici appena nati che non potendo camminare, erano rimasti incastrati in una intercapedine metallica nel tetto di un edificio al civico 73 di via Makallé. A chiamare i vigili del fuoco erano stati alcuni residenti la cui attenzione era stata attirata da continui miagoli. Non è stato facile recuperare le piccole bestiole. Un’intera squadra ha lavorato dalle 13 fino alle 16 per riuscire mettere in salvo i felini. Nel frattempo altri vigili del fuoco sono stati impegnati in via Ansuino da Forlì dalle 11,40 fino alle 16,30 per estrarre un micio (adulto) che si era infilato in un tubo di scolo (una specie di grondaia), sopra una palestra. Per cinque ore, grazie anche ad una sonda collegata ad una microcamera, i pompieri hanno perlustrato a distanza tutte le tubature, finché non sono riusciti ad individuarlo e a prenderlo. Che i vigili del fuoco siano i salvatori degli animali in difficoltà è arcinoto. Cavalli nel fango, conigli incastrati nel vano motore, gatti sui cornicioni: sono decine gli interventi conclusi sempre con lieto fine in questi anni. Senza contare che proprio nella giornata di ieri i vigili del fuoco di Padova (la centrale operativa provinciale è in via San Fidenzio) sono dovuti intervenire (con la stessa professionalità) anche per risolvere due tragedie: un infortunio sul lavoro (mortale) a Limena e un incidente stradale (sempre mortale) a Fontaniva. IL TIRRENO 26 MAGGIO 2010
Foglio di via al padrone del pitbull inferocito
Rossana Lazzini
MASSA. La polizia non ci ha messo molto a rintracciare il pitbull che mercoledì pomeriggio ha quasi ucciso un altro cane in piazza Garibaldi. Pochi giorni di appostamento e l’animale è stato trovato insieme al suo padrone non molto lontano dalla piazza dove era avvenuto il fatto. Il pitbull è stato accompagnato al canile municipale mentre per il padrone è scattato il foglio di via. Non potrà più soggiornare nel Comune di Massa. Del resto non era la prima volta che l’uomo era stato avvisato dalle forze dell’ordine che quel cane doveva essere controllato. Ma lui aveva sempre fatto finta di niente lasciandolo libero e senza museruola. L’episodio aveva messo in allarme molti cittadini e soprattutto le molte persone che quotidianamente riempiono piazza Garibaldi. Il cane rimasto vittima dell’aggressione sta meglio ma è ancora provato e con lui la sua padrona che con grande coraggio lo ha salvato. Mercoledì sera il meticcio stava passeggiando con la sua padrona quando è stato assalito dal pitbull che lo ha morso alla gola e poi al femore. Soltanto il coraggio della donna ha impedito che il cane venisse ucciso. La signora non ha avuto nessuna paura. E senza pensarci neppure un attimo ha iniziato a colpire il pitbull fino a quando questo non ha mollato la presa. La polizia immediatamente ha iniziato le ricerche nelle zone frequentate da senza tetto e punkabbestia e alla fine le ricerche hanno portato i frutti sperati. La padrona del cane, non ha intenzione di fermarsi qui ed è intenzionata a portare questa storia anche all’attenzione dell’istituzioni locali.
IL GAZZETTINO
26 MAGGIO 2010
PALAZZO NIEVO Il 30% della popolazione volatile sarà eleiminata: sono 7mila nel Bassanese, 12mila nel Basso Vicentino
La Provincia dichiara guerra ai colombi in eccesso
Roberta Labruna
Vicenza - Ore contate per i colombi in eccesso in città e provincia: scatta il piano di controllo voluto dalla Provincia di Vicenza per il contenimento della popolazione faunistica della Columba livia attraverso operazioni di cattura e o abbattimento. Ma guai a criminalizzare l’operazione. «Sgombriamo il campo da un possibile equivoco: non scatta la caccia indiscriminata al piccione, come qualcuno potrebbe pensare o dire. In realtà, raccogliendo il grido di allarme di sindaci, agricoltori e produttori, abbiamo ritenuto opportuno, sentito il parere dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ovvero l'ex Istituto Nazionale Fauna Selvatica di Bologna) mettere in atto un piano che riduca la presenza di un'animale nocivo in città per monumenti, edifici ed abitazioni e fuori per le colture di prima semina e lo stoccaggio di sementi». In grado di effettuare ampi spostamenti per nutrirsi, il colombo di città è oramai una presenza fissa, numerosa e poco gradita, considerati i rischi sanitari di cui è portatore, nelle zone di pianura del territorio, sia sui terreni coltivati che all'esterno di stalle, magazzini, impianti di stoccaggio, essiccazione e di trasformazione dei semi. Triennale – ovvero con valenza 2010-2012 – il provvedimento provinciale suddivide il territorio in 6 zone. Restano escluse i centri urbani, in cui la competenza è dei Sindaci – e la Montagna, dove queste presenze non si registrano. «Siamo la seconda provincia del Veneto dopo Padova a emanare queste disposizioni. Con una differenza sostanziale e cioè che nel Padovano sono stati autorizzati 5mila prelievi mentre qui il procedimento è diverso. Noi, infatti, abbiamo prima effettuato una sorta di censimento, meglio dire una stima, zona per zona valutando la popolazione dell'animale, ma è un calcolo per difetto, in almeno 30mila. L'Ispra ci ha pertanto autorizzato a prelevare fino al 30% che significa mantenere sotto controllo una specie che tra l'altro è prolifica. Come si vede nessuno vuole eliminare questi animali ma un controllo è più che doveroso». Prima di procedere agli abbattimenti, gli agenti della Polizia Provinciale provvederanno a verificare che nei luoghi interessati agricoltori, proprietari e amministratori abbiano predisposto tutti i sistemi cruenti o ecologici che dir si voglia (reti, protezioni ed altro) di prevenzione. «Nel Basso Vicentino la popolazione volatile si aggira fra le 9 e le 12mila unità più altre 4mila nella zona di Lonigo. Cinquemila sono stati calcolati fra le Valli dell'Agno e del Chiampo e nella Valleogra, 8mila nel hinterland Vicentino e 7mila nel Bassanese». Per la cattura potranno essere impiegati anche operatori ausiliari senza licenza di caccia, purché proprietari o possessori di terreni e immobili interessati dalla problematica.
TRENTINO 26 MAGGIO 2010
Seviziava i miei pappagalli
ROVERETO (TN). La causa di separazione era appena iniziata e marito e moglie dormivano già in stanze separate. Oggi la coppia non esiste più e ciascuno ha domicilio proprio, ma all’epoca dei fatti, fino a un paio d’anni fa, i due condividevano il tetto assieme a cinque pappagallini. Era stato lui a regalarglieli dopo che un primo cocorito era fuggito dalla gabbia. Mentre i rapporti della coppia stavano deteriorandosi, lei tornando a casa nota che i pappagallini hanno perso delle penne. In principio pensa ad una zuffa tra uccellini, ma alcune tracce le fanno pensare a un’odiosa ritorsione. Lui, del resto, afferma di non saperne nulla e che, anzi, quel pomeriggio non si trovava nemmeno in casa. La donna si rivolge dunque a un veterinario che esamina le penne e riscontra delle tracce ematiche. Segno, a giudizio del medico, che le penne sono state strappate da qualcuno di molto più forte di un pappagallo. Ad esempio, un umano. Lui continua a negare e la cosa si trascina in tribunale mentre anche la causa di separazione fa il suo corso. Finisce che l’uomo viene rinviato a giudizio per maltrattamento d’animale. Viene a testimoniare la sorella di lei. La quale racconta che in quei giorni passando da casa della sorella aveva notato il cognato attorno alla gabbia dei pappagalli con addosso una camicia dotata di polsini rigidi, scelta inusuale viste le abitudini di lui nell’abbigliamento. A conferma della stranezza, il cognato teneva le mani ritirate nei polsini, in modo da lasciare solo le ultime falangi scoperte. Come per proteggersi dal becco dei pennuti, che di farsi spennare non ne volevano proprio sapere. Il pm Valerio Giorgio Davico ha chiesto un anno di reclusione, il giudice Corrado Pascucci si è riservato la sentenza. LIBERO 26 MAGGIO 2010
IN TRIBUNALE EX MOGLIE DICE "MIO MARITO MI SPENNA I PAPPAGALLINI" L'accusa scatta davanti al giudice. Lui replica "Per uno di loro ho anche rischiato la vita"
Rovereto (TN) - Lei amava i pappagallini. Lui non li poteva soffrire. Una vicenda, questa, che va avanti dal 2007 anno in cui i due coniugi stavano per separarsi ma continuavano a vivere nella stessa casa, in un paese vicino a Rovereto. Ma ecco che questo non amore per gli animaletti è finito anche lui in tribunale. Lei lo accusa davanti al giudice di aver «spennato alcuni pappagallini per vendetta». E presto arriva la replica dell'uomo: «quei pappagalli erano spennati perché lei li raccoglieva per strada».
VIRGILIO NOTIZIE
26 MAGGIO 2010
In aeroporto con 75 scorpioni, voleva portarli in Germania
Finito in manette allo scalo del Cairo
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Il Cairo - Un uomo che tentava di portare in Germania via aereo 75 scorpioni egiziani velenosi è stato arrestato all'aeroporto del Cairo: lo si è appreso da un responsabile dello scalo. I doganieri hanno scoperto gli insetti vivi, di una specie rara, nascosti in un piccolo cuscino, in mezzo ad altri prodotti egiziani che dovevano partire in aereo. L'uomo arrestato, rappresentante di una compagnia di export di Gizah, un quartiere del Cairo, ha assicurato che gli animali erano destinati ad un centro di ricerca medica tedesca. Gli scorpioni sono stati confiscati e l'uomo denunciato per violazione delle leggi sull'esportazione e per "esposizione a pericolo della vita altrui.
ADN KRONOS
26 MAGGIO 2010
Sudafrica 2010: Sacrificio a Johannesburg, mucca sgozzata per Mondiali
Johannesburg - Una mucca e' stata sgozzata nel rito propiaziatorio che si e' consumato davanti allo stadio di Johannesburg, che l'11 giugno ospitera' la partita inaugurale dei Mondiali di Sudafrica 2010 e l'11 luglio sara' sede della finale. Il quotidiano The Star riferisce che una dozzina di persone, vestite con pelli di animali, hanno ucciso la mucca per ''annunciare agli antenati l'arrivo del mondo in Sudafrica''. Il rito, a quanto pare, servira' anche a proteggere tutti i tifosi che arriveranno dall'estero ''in modo che tutto si svolga in completa armonia''.
CITY 26 MAGGIO 2010
Marea nera, strage di tartarughe e pellicani golfo del messico Oltre 300 uccelli e 200 tartarughe sono morti da quando la piattaforma Deepwater Horizon è esplosa il 20 aprile. Nuovi tentativi della Bp per bloccare il flusso del greggio.
NEW ORLEANS - Primi dati, ancora provvisori e incerti, sull’impatto ambientale della “marea nera” che dal 20 aprile fuoriesce (al ritmo di 800mila litri al giorno) dal pozzo petrolifero della Bp nel Golfo del Messico. Secondo gli esperti del Noaa (dipartimento Usa per gli oceani e l’atmosfera) almeno 316 pellicani, 200 tartarughe marine e 19 delfini sono stati trovati morti lungo le coste di Lousiana, Mississippi, Alabama e Florida. Ma anche per gli animali sopravvissuti all’immersione nel greggio il pericolo resta: circa 31 gli uccelli trovati vivi ma macchiati di petrolio, affidati al Centro Internazionale di Salvataggio degli uccelli, in Louisiana. Intanto la Bp (che dall’incidente ha perso il 25% del suo valore di mercato pari a circa 50 milioni di dollari) tenterà di bloccare il greggio con la nuova operazione “top kill”: consiste nell’immissione, ad alta pressione, di un getto di fango e detriti nel pozzo guasto che poi verrà sigillato con un tappo in cemento. Le probabilità di riuscita sono tra il 60-70%. Secondo un sondaggio della Cnn la crisi della marea nera sta minando la fiducia dell’amministrazione Obama. Se infatti il 76% degli americani boccia il comportamento della Bp, il 51% disapprova anche come l’amministrazione Obama sta gestendo l’emergenza.
ANSA AMBIENTE
26 MAGGIO 2010
ANIMALI: IUCN, SOS BALENE GRIGIE PER INDAGINI PETROLIO RUSSO
ROMA - Nuovo Sos balene. Un sondaggio sismico di una societa' petrolifera russa mette a rischio la popolazione di balene grigie occidentali gia' in pericolo di estinzione. E' quanto afferma l'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn, International Union for Conservation of Nature), spiegando che la sismicita' che sara' provocata dalla ricerca della societa' petrolifera russa Rosneft, prevista per l'estate del 2010, costituisce ''una grave minaccia'' per le balene. E per chiedere il rinvio dell'indagine sismica il direttore generale dell'Iucn, Julia Marton-Lefevre, si e' rivolta al primo ministro russo Vladimir Putin. ''Esorto - scrive Marton-Lefevre - il governo russo a garantire che tutte le societa' operanti in settori critici per le balene grigie rispettino gli obblighi e gli impegni per sviluppare le risorse di petrolio e gas in modo ecologicamente responsabile''. In particolare, spiega l'Iucn, sia la comunita' scientifica che la commissione baleniera internazionale ritengono ''il rumore provocato dalle indagini sismiche come una grave minaccia per le balene''. Il rischio immediato e' il possibile disturbo per l'alimentazione e la cura dei piccoli che il sondaggio sismico della Rosneft Lebedenskoie provocherebbe nelle acque costiere del nord-est dell'isola di Sakhalin, che in estate diventa fonte di alimentazione primaria per le balene e in autunno per animali terrestri. Il punto, osserva l'Unione mondiale per la conservazione della natura, e' che l'inizio del sondaggio stato previsto alla fine di luglio 2010 proprio nel periodo in cui le balene arrivano nella zona trascorrendo gran parte della stagione critica per l'alimentazione. Secondo il direttore generale dell'Iucn ''l'indagine della Rosneft deve essere rinviata di almeno un anno'' perche' ''il modo migliore per ridurre al minimo gli impatti sulle balene e' di condurre indagini sismiche all'inizio della stagione'' quando le balene sono ancora in acque aperte.
L'ARENA 26 MAGGIO 2010
ALCUNE STRUTTURE DI ECCELLENZA OPERANO NELLA NOSTRA PROVINCIA Il rapporto con il cavallo è un’esperienza eccezionale per i bambini
Andare a cavallo è divertente, mantiene in forma, ma possiamo affermare, senz a paura di essere smentiti, che risulta un’attività benefica per la salute di alcuni soggetti.
IL GAZZETTINO
26 MAGGIO 2010
DOPING ALL’IPPODROMO
Cocaina nel cavallo vincente assolti i quattro imputati
Treviso - Maltrattamenti di animali e violazione della legge sul doping. Erano queste le accuse con le quali quattro persone erano state prima iscritte nel registro degli indagati dal pm Barbara Sabbatini e poi mandate a processo. Il fatto: il 19 aprile 2007 il cavallo "Barocco" aveva dominato il Premio Storga all'ippodromo Sant'Artemio di Treviso, tagliando per primo il traguardo in solitaria. Era poi risultato positivo al controllo antidoping al termine della gara.Sul banco degli imputati sono finiti la proprietaria del purosangue, Anna Litta Modignani, 61 anni, di Monza, il fantino Alfonso Litta Modignani, 32 anni, di Milano, l'allenatore Frank Joseph Turner, 60 anni, di Milano, e il veterinario di riferimento Teresa Maria Armida Barelli, 60enne lombarda. Gli imputati, ai quali venne notificato un decreto penale di condanna il 12 dicembre del 2009, si sono opposti e, dopo un lungo iter giudiziario, ieri sono stati tutti assolti dal giudice di Treviso Michele Vitale: i primi tre perchè il fatto non costituisce reato, mentre il veterinario per non aver commesso il fatto. Gli imputati facevano parte della stessa scuderia milanese di Vedano al Lambro. Erano venuti all'ippodromo di Treviso per far partecipare "Barocco" al Premio Storga e per farlo vincere. Una prestazione maiuscola quella di "Barocco" al Sant'Artemio, tanto che gli operatori antidoping, insospettiti, al termine della corsa al galoppo, eseguirono due prelievi sul purosangue, che risultò positivo alla "benzoilecgonina", un metabolite della cocaina che se trovato indica senza equivoci l'assunzione di polvere bianca. "Barocco" vinse grazie all'effetto stimolante della droga, ma proprietaria, fantino, allenatore e veterinaria erano contrari a tale condotta. Reato senza colpevoli quindi.
LA TRIBUNA DI TREVISO 26 MAGGIO 2010
Cavallo dopato con cocaina: 4 assolti
Giorgio Barbieri
Treviso - Maltrattamento di animali e violazione della legge sul doping. Il 19 aprile del 2007 il cavallo Barocco aveva dominato il Premio Storga all’ippodromo Sant’Artemio di Treviso. Poi è risultato positivo al test antidoping: cocaina. Ieri in quattro sono stati assolti: tre perchè il fatto non costituisce reato, il veterinario invece perchè il fatto non sussiste. A finire a processo il proprietario del purosangue, Anna Litta Modignani, 61 anni di Monza, il fantino Alfonso Litta Modignani, 32 anni di Milano, l’allenatore Frank Joseph Turner, 60 anni di Milano, e il veterinario di riferimento Teresa Maria Armida Barelli, sessantenne lombarda. Gli imputati, ai quali venne notificato un decreto penale di condanna il 12 dicembre dello stesso anno, dopo un lungo iter giudiziario sono stati tutti assolti: i primi tre perché il fatto non costituisce reato, mentre il veterinario per non aver commesso il fatto. Era arrivato primo il cavallo che poi è finito nei controlli dell’antidoping. Aveva fatto una corsa lanciatissimo, solo davanti a tutti, veloce verso il traguardo. In palio c’era il Premio Storga che si disputava all’ippodromo di Sant’Artemio a Treviso. Una volta tagliato il traguardo, però, sono arrivati gli operatori dell’antidoping che hanno eseguito due prelievi consecutivi sul purosangue. Entrambi sono risultati positivi alla «benzoilecgonina». Una sostanza che, se trovata nelle urine, indica l’assunzione di cocaina; la droga ha ovviamente una marcata azione stimolante. Non solo. La «benzoilecgonina» è un segnale inequivocabile hanno detto i consulenti: può essere riscontrata fino a diverse ore dopo la sua assunzione. Dunque, nessun dubbio per la Procura. Non è la prima volta che la magistratura trevigiana si occupa di doping su cavalli da corsa. Era già accaduto a dicembre dello scorso anno quando il proprietario di un purosangue, un quarantenne di Preganziol, era stato ritenuto responsabile di aver somministrato all’animale sostanze proibite, come il Fenibutazione e l’Ossifenibutazione. Cavalli drogati per vincere. Dall’udienza di ieri i quattro imputati sono usciti non colpevoli, dunque nella gara finita sotto la lente non avevano dopato il loro cavallo. L'ARENA 26 MAGGIO 2010
IN GIUNTA. Lo scopo è trovare un equilibrio tra salute pubblica e tutela degli esemplari Il Comune detta le regole per tutte le specie che vivono in città a contatto con l’uomo
Verona - Dai cani ai gatti tenuti in casa ai piccioni che impestano di guano i davanzali. Dalle api ai rettili ai pesci. Avviato l’iter per costruire un canile pubblico, il Comune detta le regole sugli animali. Su tutti. Per estensione anche gli uomini. Non fosse altro perché alcune regole riguardano animali «sinantropi», cioè quelli che pur non appartenendo ad alcun essere umano ne condividono spazi di vita, come roditori o insetti. APCOM 26 MAGGIO 2010
In 2009 'rapiti' 30mila cani di razza, in testa Toscana e Umbria
IL GAZZETTINO
26 MAGGIO 2010
CORDENONS (PN) Orfei: «Gli animali sono trattati come fossero nostri figli»
Il circo riempie il tendone
Nonostante le proteste degli animalisti, domenica c’erano 900 spettatori
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CIRCO Elefante dell’Amedeo Orfei
Cordenons (PN) - “Ci sono tanti grandi artisti coi pagliacci e i trapezisti” recita una nota filastrocca per bambini. Ma al circo Amedeo Orfei, ora a Cordenons, non si trovano soltanto quelli. Tigri, dromedari, serpenti, cavallini, piranha e coccodrilli. E questo, come accade ogni qualvolta che c’è un simile evento, ha scatenato la protesta degli animalisti che hanno non solo “bombardato” di e-mail le redazioni dei giornali locali e gli amministratori del Comune, ma anche presenziato al botteghino prima dello spettacolo di domenica scorsa per scoraggiare gli spettatori. Un presidio per rendere consapevole il pubblico sulle condizioni di vita degli animali protagonisti e delle modalità di addestramento per far divertire e vendere biglietti. Ma è stato inutile. La passione per il circo e la curiosità dei piccoli con l’attesa di vedere da vicino gli animali che non potrebbero vedere altrimenti (se non allo zoo), ha vinto ancora una volta. «Abbiamo fatto il pienone domenica scorsa, nonostante il bel tempo – ha detto Lino Orfei, titolare della compagnia circense –. I bambini non resistono al divertimento che regala l’elefante che gioca a fare il barbiere o il fascino misterioso dei serpenti e allo spettacolo che offriamo con tanto impegno». Il circo ha aperto il tendone venerdì scorso e resterà nell’area privata di via Maestra fino al 30 maggio.Il sindaco Carlo Mucignat dal canto suo ha ripetuto come nelle precedenti occasioni (circo Moira Orfei e Bellucci) che, trattandosi di una proprietà privata, poco o nulla può fare il Comune per evitare l’attendamento. I controlli vengono regolarmente effettuati e, garantisce Lino Orfei, «gli animali vengono accuditi con amore e tante attenzioni. Come fossero dei nostri figli». Sulla protesta degli animalisti che non contestano lo spettacolo circense in sé, ma l’uso di animali e portano esempi di altre realtà comunali, come Pescara e Pordenone che hanno vietato simili attrazioni con uno specifico regolamento, Orfei commenta: «Hanno le loro vedute e noi le nostre. Se la maggior parte degli abitanti di Pordenone e Cordenons l’avessero pensata come loro avremmo avuto all’ingresso non 40 persone, bensì 30 mila e ne avremmo preso atto. Ma circa 900 persone hanno riempito il tendone in ben due spettacoli. Adulti e bambini – ha concluso Orfei – vengono con la voglia di vedere acrobati e clown. Ma soprattutto gli animali. Anzi, comunico a tutti i piccoli che l’elefante li aspetta per fare lo shampoo».
LA NUOVA VENEZIA 26 MAGGIO 2010
Visitatori nelle gabbie con le tigri e i leoni
CAMPOLONGO MAGGIORE (VE) - Polemica sul «Tiger Experience», la struttura di Campolongo che cura e raccoglie grandi felini da tutta Italia. L’accusa di «non rispettare le normative di sicurezza» è arrivata ieri sera direttamente dagli schermi di Canale 5, durante «Striscia la notizia». Fernando Stoppa, l’inviato animalista del tg satirico, ha visitato nei giorni scorsi la struttura, prima con una telecamera nascosta e poi svelandosi al titolare Gianni Mattiolo. Secondo il servizio televisivo all’interno della struttura non sono rispettate le norme di sicurezza, in particolare durante la visita «rangers per un giorno», quando i visitatori vengono fatti entrare dentro le gabbie di tigri e leoni. E soprattutto quando gli animali vengono fatti uscire e tenuti al guinzaglio in mezzo ai visitatori. MATTINO DI PADOVA 26 MAGGIO 2010
Striscia irrompe al Tiger Experience «Pratiche illegali, con gravi pericoli»
Campolongo (VE) - E’ polemica sul «Tiger Experience», la struttura di Campolongo che cura e raccoglie grandi felini da tutta Italia. L’accusa di «non rispettare le normative di sicurezza» è arrivata ieri sera direttamente dagli schermi di Canale 5, durante «Striscia la notizia». Fernando Stoppa, l’inviato animalista del tg satirico, ha visitato nei giorni scorsi la struttura, prima con una telecamera nascosta e poi svelandosi al titolare Gianni Mattiolo. Secondo il servizio televisivo all’interno della struttura non sono rispettate le norme di sicurezza, in particolare durante la visita «rangers per un giorno», quando i visitatori vengono fatti entrare dentro le gabbie di tigri e leoni. E soprattutto quando gli animali vengono fatti uscire e tenuti al guinzaglio in mezzo ai visitatori. «La legge non prevede che si possano portare animali come quelli al guinzaglio tra la gente, soprattutto se ci sono bambini» ha denunciato Cinzia Sulli, presidente dell’Unione italiana zoo e acquari. E anche il domatore Stefano Orfei Nones, artista circense dalla lunga esperienza, ha storto il naso: «Anche l’animale più buono può rivelarsi aggressivo - ha spiegato di fronte alle telecamere di «Striscia» - Perciò non è sicuro far entrare visitatori dentro le gabbie». Il titolare del «Tiger» nel corso dell’intervista ha tentato di difendersi, senza però riuscire mai a spiegare il suo punto di vista.
IL TIRRENO
26 MAGGIO 2010
Quel parroco non rispetta gli animali
LIVORNO. Proteste di alcuni ambientalisti contro il parroco che lunedì, davanti al centro alcolisti di via La Pira, ha ucciso un serpente. «Va bene - spiega Elena Meniconi - che il Papa recentemente ha definito animalisti e ambientalisti “neopagani”, va bene che la chiesa non ha mai rispettato gli animali in genere, ma che un prete si senta autorizzato ad ammazzare un innocuo serpente senza preoccuparsi di avvisare chi di dovere (Polizia Provinciale e Polizia Forestale) è gravissimo: la legge vieta ai privati cittadini la cattura e il possesso di animali salvatici». Secondo la signora il parroco non poteva assolutamente protetta e non aveva alcuna competenza ed alcun diritto «par farsi “giustizia” da solo dando prova di una totale mancanza di autentica pietas verso un essere vivente che non aveva fatto alcun male n&ea cute; commesso alcun reato». La signora che difende i diritti degli animali e contesta quindi l’azione del parroco sostiene che «la chiesa sta veramente andando a ramengo se fra i suoi componenti sussistono comportamenti contrari alle leggi ed alla morale: sono amareggiata e disgustata e mi auguro che valga anche per questi casi la “legge del taglione” di biblica memoria».
LA PROVINCIA PAVESE 26 MAGGIO 2010
Dalla Francia con il mulo
BELGIOIOSO (PV). Sono arrivati a Belgioioso dalla Francia, con cane e mulo al seguito, percorrendo la via Francigena. Hanno parcheggiato il loro mulo nella piazza centrale del paese e sono andati a rifornirsi nei negozi, tra lo stupore e l’incredulità dei belgioiosini. Hanno caricato sulla groppa dell’animale le vettovaglie acquistate e poi hanno proseguito a piedi. E’ stanca ma soddisfatta la coppia di pellegrini francesi che da tempo è in cammino, seguendo la via tracciata da Sigerico, arcivescovo di Canterbury: «Un’esperienza unica che ci sta piacendo molto - sostengono convinti - abbiamo visitato piccoli borghi, attraversato paesaggi splendidi, siamo venuti in contatto con tante persone e stretto nuove amicizie». E poi hanno potuto visitare i tanti gioielli architettonici che si trovano sulla via Francigena. Cresce il turismo religioso che ripropone antiche usanze e consente a tanti piccoli paesi di ripensare alla propria storia: «Sono parecchi i pellegrini che arrivano anche in questa parte del Pavese - spiega l’assessore ai servizi sociali Carla Mantovani - passano da Belgioioso e attraversano il comune di Santa Cristina, 40ª tappa di Sigerico. Al momento Belgioioso non ha strutture recettive adatte ai pellegrini». Ma a questo gli amministratori hanno già pensato: «Il nuovo Pgt - precisa il sindaco Fabio Zucca - prevede un’area di sosta vicino alla frazione San Giacomo».
CORRIERE DEL VENETO
26 MAGGIO 2010
«L'orso Dino è innamorato, sta cercando una compagna»
L'esperto: «E’ in età fertile, è normale che percorra grandi distanze in primavera. Ma ha paura dell’uomo»
Michela Nicolussi Moro
VENEZIA — Dopo due mesi passati a scorazzare nel Vicentino (con qualche capatina tra le province di Verona e Belluno), sembra che nelle ultime ore l’orso Dino sia stato avvistato a San Vito di Cadore. L’assessore regionale alla Caccia, Daniele Stival, vorrebbe farlo catturare e riportare in Slovenia, sua terra natale, ma i veneti non ci stanno. Il 71% dei lettori che ha risposto al sondaggio lanciato dal corrieredelveneto.it lo vuole libero. In attesa della decisione definitiva che spetta al ministero dell’Ambiente, il professor Maurizio Ramanzin, docente di «Wild life conservation and management» al Dipartimento di Scienze animali dell’Università di Padova, prova a spiegare la natura e le abitudini di un animale che suscita tenerezza e terrore al tempo stesso. «I grandi predatori sono abbastanza individuali nei loro comportamenti, non c’è una regola generalizzabile—dice Ramanzin —. Ci sono animali che possono rappresentare un problema perchè hanno abitudini contrastanti con le consuetudini dell’uomo, ma quello di Dino è un atteggiamento prevedibile nell’ambito della specie. Insomma, quell’orso non è impazzito». Quindi non ha problemi psichici tali da richiedere il Tso al quale vorrebbe sottoporlo il sindaco di Gallio, Pino Rossi? «Ma no. Si sta muovendo molto perchè è normale in questo periodo per gli orsi in età fertile: maggio e giugno sono i mesi dedicati alla riproduzione, quindi è possibile che stia cercando una compagna». E’ pericoloso per l’uomo? «No, gli attacchi dell’orso bruno all’uomo in Europa sono eventi rarissimi, legati ad animali feriti o colti di sorpresa, come una femmina che vede improvvisamente minacciati i cuccioli. Non si può dire che Dino sia cattivo o pericoloso perchè ha mangiato quattordici asini. La realtà è che ha trovato un cibo comodo, cioè animali domestici non protetti in modo adeguato, perchè nessuno poteva prevedere l’attacco di un orso, e nemmeno pronti a scappare o a difendersi. Ma quando ha sentito arrivare l’uomo, Dino è sempre scappato, anche nei casi in cui era vicino a una preda, il che significa che non attacca l’essere umano. Anzi, ne ha mantenuto la paura. Se sente da lontano persone camminare nel bosco, se ne va, anche perchè questo predatore non attacca l’uomo per mangiare». Ma è pure carnivoro. «Solo in alcune situazioni, in realtà è onnivoro. In primavera, quando esce dal letargo, ha bisogno di più calorie e alimenti concentrati, perciò se trova poca vegetazione ma incappa in carne "facile", opta per quest’ultima. In un secondo momento potrebbe passare a una dieta a base di frutta, radici, insetti e larve, ma non è prevedibile». Come intervenire? «Ci sono solo due strategie percorribili. La prima è la dissuasione, che consiste nell’organizzare un’accoglienza sgradevole all’orso quando si avvicina alle abitazioni, per esempio facendo abbaiare i cani o sparandogli proiettili di gomma, innocui ma fastidiosi. E bisogna farlo non una volta ma sempre, in modo che associ le case dell’uomo ad esperienze spiacevoli. Se questa soluzione non funziona e lui continua a fare danni, all’economia, all’immagine dell’orso stesso e del territorio, si può provare a prenderlo e a trasferirlo, anche se il collare che ne tracciava la presenza sembra essersi spento. Ma se si trova bene qui, tornerà indietro, perchè in primavera l’orso gira su aree molto ampie ed è un solitario. Anche se si accoppiasse non metterebbe su famiglia, ripartirebbe ». I più drastici pensano ad abbatterlo. «No, non dev’essere abbattuto. Non è pericoloso per l’uomo. Capisco le persone che hanno perso i loro animali e capisco la tensione che crea, però non si può uccidere un animale che non attacca l’essere umano. Il problema è che non siamo preparati a conviverci e dovremmo farlo, per l’anno prossimo ». Quanto potrebbe restare in Veneto? «Non è prevedibile, spero però che si sposti in una zona poco antropizzata».
IL PICCOLO 26 MAGGIO 2010
L'orso Dino fa perdere le sue tracce Galan: nessuno gli deve fare del male
di SILVIA ZANARDI
BELLUNO Dove si nasconde l’orso Dino? Pare che il plantigrado sloveno, cacciatore di pecore, asini e galline si trovi nell’alto bellunese, ma da un paio di giorni non fa avere sue notizie. E così, mentre le fattorie continuano a tremare, slitta l’intervento degli esperti dell’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che, possibilmente con le buone, cercheranno di catturarlo e riportarlo nella sua terra di origine. La settimana scorsa, ad Asiago, per decidere il destino di Dino si è tenuto un incontro tecnico-istituzionale. L’ex governatore del Veneto e ora ministro all’Agricoltura Giancarlo Galan è stato fra i primi a dire “nessuno torca un pelo all’orso Dino”, raro esemplare di orso bruno che deve il suo nome a Buzzati. Ma a piede libero non può stare: nella zona della Val di Non ha già ucciso dodici asini e altri animali. Ora che la bella stagione avanza e le passeggiate dei turisti fra le montagne saranno frequenti, potrebbe diventare un vero pericolo. E se dunque la cattura non si può evitare, secondo Galan, è fondamentale non usare la violenza. «Bene si è fatto ad Asiago con l'affrontare in modo collegiale la delicata vicenda dell'orso - ha detto Galan al termine dell’incontro - È stato fatto molto per reintrodurre gli orsi bruni sulle Alpi e l'attuale colonia avrebbe bisogno di nuovi ingressi per non essere più considerata a rischio». Ora, in sostanza, si tratta di decidere se l’orso sloveno- attualmente in territorio veneto- costituisce un reale pericolo per l’uomo. Sarà compito degli esperti dell’Ispra stabilirlo: se il comportamento dell’animale si rivelerà minaccioso per il contesto in cui si trova, verrà rispedito il Slovenia. Ma a Galan dispiacerebbe: «Qualunque decisione verrà presa - ha aggiunto il ministro Galan - non sarà comunque presa a cuor leggero». In attesa degli sviluppi, il Wwf di Trento (Dino è stato visto a Folgaria), alza la voce: «La decisione di catturare l'orso Dino per metterlo in cattività o trasferirlo all'estero non rispetta il Piano per la conservazione dell'orso bruno sulle Alpi centro-orientali» sostiene il Wwf. Secondo l’associazione, Dino non ha dimostrato finora seri segni di pericolosità, ma un atteggiamento normale per la specie a cui appartiene. «Deve essere rispettato l'impegno assunto dalle amministrazioni locali - aggiunge - attraverso la messa in atto di specifici interventi come l'installazione di recinti elettrificati, che possano dissuadere l'orso dal continuare a predare bestiame domestico o avvicinarsi alle zone abitate, cosa peraltro raramente accaduta». L'ARENA 26 MAGGIO 2010
Riportatelo
Non provvedete all’uccisione dell’orso Dino, ma piuttosto cercate di catturarlo e di riportarlo nel suo ambiente naturale.
**** Non siate cattivi con Dino
Vi scrivo affinché non siano presi provvedimenti cruenti nei confronti dell’orso Dino (cioè affinché non sia ucciso né imprigionato).
ANSA AMBIENTE
26 MAGGIO 2010
ANIMALI: ASSOCIAZIONI,APPELLO ORSO DINO SPECIE SUPERPROTETTA
VENEZIA - Un appello ad aiutare l'orso Dino a sopravvivere viene dalle associazioni ambientaliste del vicentino. La sua presenza, dicono, e' ''nuova linfa selvaggia e vitale per le nostre montagne: sicuramente con l'arrivo della bella stagione cerchera' fonti alimentari sostitutive''. La preoccupazione, pero', e' che ''non riesca a superare indenne la stagione venatoria''. ''I danni causati agli allevatori - sottolineano gli ambientalisti - sono ripagati al 100% dalla Regione Veneto entro 60 giorni, ma come associazioni di settore abbiamo ricevuto numerose richieste di intervento affinche' sia garantita l'incolumita' fisica di un esemplare che appartiene ad una specie super protetta dalle leggi in vigore''. Dino, cioe' l'esemplare identificato in base alle impronte con la sigla M5, e' un giovane esemplare di circa tre anni, ''un adolescente che sta diventando adulto'' e che per fare la sua vita indipendente ha lasciato la Slovenia dove e' nato dirigendosi in Trentino. Svegliatosi dal letargo, ha ripreso la marcia ''dovendo pero' fare i conti con un prolungamento della stagione invernale ed una primavera fredda e piovosa nelle zone montane: non trovando nel suo girovagare le scorte di proteine sufficienti,di solito carcasse di ungulati morti in inverno,''si e' indirizzato con spirito di adattamento, su conigli e asinelli allevati allo stato semibrado nei pressi delle contrade di montagna''. Il normalizzarsi delle temperature lo dovrebbe indirizzare verso le sue consuetudini alimentari.
CORRIERE DELLE ALPI 26 MAGGIO 2010
Il Wwf va all attacco di Stival «Sbagliato catturare Dino»
SAN VITO (BL). Quella di San Vito potrebbe essere una delle ultime scorribande dell’orso Dino, sempre che si tratti di lui: sul plantigrado pende infatti un “ordine di cattura” deciso nei giorni scorsi ad Asiago dall’assessore regionale Daniele Stival e dai rappresentanti delle Province di Belluno, Vicenza e Verona. Ma la decisione di riprendere l’orso e rispedirlo in Slovenia, dopo le razzie compiute ai danni di pecore e asini, sta facendo discutere. «La decisione non rispetta il Piano per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali», ha contestato ieri il Wwf. «E’ inaccettabile - prosegue il Wwf - che mentre alla Conferenza nazionale sulla biodiversità in corso a Roma si sottolinea il valore della biodiversità e la necessità di salvaguardare ogni singolo esemplare delle specie più a rischio, si pensi anche solo lontanamente di catturare e togliere la libertà a un animale selvatico così raro e prezioso come l’orso bruno, specie simbolo dell’intero arco alpino che conta appena una trentina di esemplari, reintrodotti da pochi anni. Il tutto considerando che l’orso Dino non ha dimostrato finora seri segni di pericolosità ma un atteggiamento normale per la specie». Secondo il Wwf vanno invece messe in atto «tutte le necessarie misure di sensibilizzazione, informazione ed educazione per la comunità locale», ma servono anche interventi come l’installazione di recinti elettrificati, «che possano dissuadere l’orso dal continuare a predare bestiame domestico o avvicinarsi alle zone abitate, cosa peraltro raramente accaduta». CORRIERE DELLE ALPI 26 MAGGIO 2010
L'orso fa razzia di miele a San Vito
di Alessandra Segafreddo
SAN VITO (BL). L’orso è arrivato a San Vito. Nella notte tra lunedì e ieri è stato visto attraversare la strada nella zona della cava di inerti della Vallessella. Sono stati i carabinieri della stazione di San Vito ad avvistarlo, attorno alle due di notte, e a seguirlo per un po’, per accertarsi che fosse un plantigrado. L’animale si è poi dileguato nel bosco. Nel corso della stessa notte ha fatto un giro a Chiapuzza ed ha causato danni alle arnie di Arcangelo Pordon: ha strappato pezzi di legno e ha divorato molto miele. Si è poi avvicinato alla gabbia delle galline, ha rotto una parte della recinzione, ha provato a spaccare la porta per entrare ma non ci è riuscito. Si è quindi accontentato di una bella scorpacciata di ottimo miele. Pordon si è accorto dell’accaduto ieri mattina alle 8 e ha subito dato l’allarme alla polizia provinciale. Pordon, ottantaseienne sanvitese, alleva api da una vita ma l’orso non l’aveva mai visto attorno alle sue arnie. «Erano le 8», racconta, «quando, guardando verso le arnie, ho notato un tavola per terra. Mi sono subito avvicinato e ho visto pezzi di arnie per terra. Le api poi erano tutte fuori ed erano inferocite. Pezzi delle casette erano stati spostati e i melari erano vuoti e a terra. Ho subito capito che era passato l’orso perché l’animale che mi ha causato questi danni doveva avere una grande forza, inoltre sono giorni che i media raccontano degli spostamenti degli orsi sul territorio bellunese. Il danno è stato comunque minimo, mi spiace per le api e per il miele più che per i danni alle arnie, che si sistemano con poco». Pordon alleva le sue api con amore e dedizione, una vera passione la sua. «Quest’anno», dice orgoglioso, «le mie api sono perfette. Le ho trattate bene in autunno e durante l’inverno, ho fatto loro due trattamenti a fumo con l’acido ossalico e vedo che il loro miele è piaciuto anche all’orso». Ieri sera, davanti le arnie di Pordon, è stata istallata una macchina fotografica che scatta quando percepisce un movimento, prestata dal presidente della riserva di caccia Stefano Sommacal. «Se torna», conclude Pordon, «avremo le foto. Il miele non l’ha mangiato tutto e potrebbe avere ancora fame». Le guardie provinciali hanno lavorato fino a sera per raccogliere le tracce dell’orso, come peli ed escrementi, per capire i suoi spostamenti. Una delle ipotesi è che si tratti di un orso altoatesino: uno era stato avvistato domenica a Landro ed è possibile si tratti dello stesso che girava per San Vito nella notte tra lunedì e ieri. Oggi potrebbe essere comunque già lontano, dato gli orsi riescono a percorrere anche decine di chilometri in una giornata. CORRIERE DELLE ALPI 26 MAGGIO 2010
Incerto il numero di plantigradi a spasso
Lorenzo Soratroi
SAN VITO (BL). Uno, due oppure tre orsi in circolazione nel Bellunese? Dopo l’avvistamento di domenica scorsa a Falcade e le razzie in un alveare ieri a San Vito di Cadore, restano in piedi tutte le ipotesi su quanti siano a questo punto gli orsi che si aggirano per la parte alta della provincia. Potrebbe essere Dino, che da Asiago è arrivato in Val del Biois e si è spostato velocemente (gli orsi riescono a percorrere anche 50 chilometri al giorno) in Valle del Boite. Oppure potrebbero essere due esemplari differenti. Nei giorni scorsi, infatti, alle guardie provinciali sono arrivate segnalazioni di avvistamenti a Landro, tra Cortina e Dobbiaco. L’orso visto ieri a San Vito potrebbe quindi essere questo. Qualche giorno fa un esemplare è stato segnalato in Val Noana, in territorio trentino, sul confine con il comune Feltrino. Che sia Dino? Oppure un altro orso che poi è salito verso la Valle del Biois? Ieri le guardie provinciali hanno effettuato sopralluoghi a San Vito e Falcade, ma anche per loro è difficile rispondere. In Val del Biois di plantigradi non se ne sono più visti, ma le guardie hanno rilevato le impronte che confermano l’avvistamento di domenica da parte di una coppia di coniugi di Falcade Alto. «Per avere la certezza se si tratta dello stesso o di più esemplari bisognerebbe riuscire a trovare dei peli, con i quali è possibile eseguire un esame genetico», spiega Gianmaria Sommavilla, comandante della polizia provinciale. Ma né da una parte né dall’altra l’orso, o gli orsi, hanno lasciato questa traccia. Non si è concesso nemmeno una “grattatina”, o fatto almeno un graffio, visto che a San Vito ha tentato anche di scardinare un pollaio, dove avrebbe potuto lasciare un po’ di pelo per soddisfare le umane curiosità. Di Dino, intanto, si continua a non avere più notizie. Il radiotrasmettitore grazie al quale con il Gps è possibile localizzarlo non funziona più. È attivo invece un altro trasmettitore che si porta addosso. Ma con questo la localizzazione è pressoché impossibile in un territorio di montagna e per un animale che si sposta così velocemente. Le guardie provinciali per ora non faranno altre indagini. «Interverremo solo se l’orso farà dei danni o creerà quale problema. Altrimenti è giusto che facciano la loro vita». Come dire: anche gli orsi hanno diritto alla privacy. LA PROVINCIA DI SONDRIO 26 MAGGIO 2010
Raid nei prati sopra Ardenno L'orso spinto dalla fame fa strage in un recinto Ritrovate due pecore sventrate e le pelli di tre agnelli
Annalisa Acquistapace
ARDENNO (SO) - C'è un orso dietro la morte delle pecore ritrovate sbranate in località Erbolo sopra l'abitato di Ardenno. E' di pochi giorni fa il ritrovamento di due pecore adulte uccise e, poco a valle del recinto in cui erano custodite, delle pelli di altri tre agnelli che forse avevano tentato di fuggire. I prati di Erbolo si trovano a circa 1.100 metri di quota sopra l'abitato di Ardenno, quasi al confine con il comune di Buglio dove poche settimane fa avvenne un altro avvistamento dell'orso. Sabato scorso gli animali sono stati ritrovati sventrati e con ogni probabilità l'attacco da parte dell'animale selvatico deve essere avvenuto nella notte di venerdì: «Avevamo controllato gli animali lo scorso mercoledì ed era tutto a posto sostiene il proprietario delle pecore, Dante Franzina poi sabato mattina sono stati ritrovati i resti, evidentemente freschi». Fin da subito si è pensato all'attacco di un orso:«Non ci sono altri animali che possono azzannare pecore in questo modo spiega il signor Franzina scuoiando completamente gli animali e divorandone la carne e il costato. Certo è impressionante immaginare la forza di questo animale che ha rotto un palo di cemento della recinzione e ne ha spianati altri due per aprirsi la fuga». Le tracce che lasciano ben pochi dubbi sul fatto che sia proprio l'orso ad aver attaccato i cinque animali. Lasciano pochi dubbi anche il modo in cui sono state sbranate le pecore e le impronte ritrovate poco lontano nella terra bagnata vicino alla zona in cui probabilmente il predatore si è fermato a bere. Inizialmente sono stati ritrovati i corpi di due pecore, di cui una è stata utilizzata dai veterinari del servizio dell'Asl di Sondrio per le analisi e solo in seguito sono state rinvenute anche le pelli degli altri tre agnelli. Insieme ai veterinari, sul posto sono intervenuti anche gli agenti della polizia provinciale chiamati ad effettuare un sopralluogo di verifica dell'accaduto:«E' la prima volta in provincia che si hanno prove tangibili dell'attacco dell'orso ad animali domestici sostiene il comandante del corpo di polizia provinciale, Maurizio Frenquelli e in questo caso ci sono davvero pochi dubbi, viste le tracce ritrovate sul posto. I veterinari dell'Asl hanno proceduto alle analisi previste dal protocollo nel caso di animali predati».
VIRGILIO NOTIZIE
26 MAGGIO 2010
Clima/ Orso bianco verso "punto di non ritorno" per estinzione
Secondo nuovo studio apparso su rivista Biological Conservation
Roma - Il cambiamento climatico provocherà un drammatico ed improvviso calo del numero di orsi polari, secondo una nuova ricerca che per la prima volta fornisce un modello delle modalità con cui il riscaldamento globale influirà sulla riproduzione e la sopravvivenza della specie. In base agli elementi noti sulla fisiologia, il comportamento e l'ecologia degli orsi bianchi, lo studio prevede che le gravidanze diminuiranno e che sempre meno orsi sopravviveranno al digiuno nelle lunghe stagioni non ghiacciate. Questi cambiamenti appariranno di colpo, quando la marcia degli orsi verso l'estinzione supererà il "punto di non ritorno", secondo lo studio pubblicato sulla rivista Biological Conservation. Finora tutti gli studi sulla sopravvivenza degli orsi bianchi sono stati effettuati con una tecnica che prevede la marcatura e la cattura degli animali per vari anni, una procedura lunga e costosa. Per questo le informazioni raccolte dagli scienziati sono molto diverse: per esempio i dati sulle popolazioni più studiate, nella Baia di Hudson occidentale e nel Mare di Beaufort meridionale, riguardano quattro decenni, ma sono quasi inesistenti per gli orsi di alcune zone della Russia. Ancora più difficile è capire come la sopravvivenza e la riproduzione potranno cambiare con le condizioni climatiche future. "Così, abbiamo guardato al meccanismo sottostante all'ecologia degli orsi polari, per capire meglio cosa accadrà in un mondo più caldo" spiega alla Bbc uno degli autori della ricerca, Peter Molnar, dell'università dell'Alberta a Edmonton, in Canada. Molnar, Andrew Derocher e i colleghi dell'università dell'Alberta e della York University di Toronto hanno sviluppato un modello per l'ecologia dell'accoppiamento degli orsi polari, stimando quante femmine in una popolazione hanno la possibilità di trovare un compagno durante la stagione dell'accoppiamento e di restare incinte. Gli orsi maschi trovano le femmine vagabondando sul ghiaccio, annusando le tracce che incontrano. Se le tracce sono state lasciate da una femmina pronta per accoppiarsi, il maschio le segue. I ricercatori hanno studiato come il comportamento potrà cambiare quando il rialzo termico causerà una frammentazione del ghiaccio marino e l'impatto sulla sopravvivenza degli orsi. Le popolazioni più meridionali di orsi digiunano in estate, costretti a riva dallo scioglimento dei ghiacci. Mentre le stagioni senza ghiaccio si allungano, sempre meno orsi avranno riserve sufficienti di grasso e proteine per sopravvivere al digiuno. Sviluppando un modello fisiologico che stima come un orso polare utilizza le sue riserve, i ricercatori hanno stimato dopo quanto tempo un animale muore di fame. "In entrambi i casi i cambiamenti attesi, nella riproduzione e nella sopravvivenza, non sono lineari" spiega Molnar. "In altre parole, mentre le temperature salgono, potremmo non assistere ad alcun effetto rilevante sulla riproduzione e la sopravvivenza, fino a quando non si supererà una certa soglia , oltre al quale riproduzione e sopravvivenza caleranno drammaticamente e molto velocemente".
GREEN REPORT 26 MAGGIO 2010
L'abbattimento degli animali inselvatichiti deve essere adeguatamente giustificato
Eleonora Santucci
LIVORNO. La popolazione degli animali selvaggi rappresenta un problema da affrontare da parte di alcuni comuni (soprattutto se il territorio comunale si trova in un Parco nazionale individuato come Sito di importanza comunitaria, Sic), ma la "caccia" ai maiali domestici inselvatichiti allo stato brado non rappresenta un metodo adeguato per contenere la specie soprattutto se l'autorizzazione all'abbattimento generalizzato - dato con ordinanza contingibile e urgente del sindaco - non è supportata da adeguata motivazione ossia il paventato pericolo per l'incolumità pubblica.Lo afferma il Tribunale amministrativo della Sicilia (Tar) che, con sentenza, annulla l'ordinanza del sindaco del Comune di Collessano. Un'ordinanza che autorizza i cittadini in possesso del porto d'armi di abbattere i maiali "inselvatichiti" presenti sul territorio comunale.Con tale atto, infatti, il sindaco del comune compreso all'interno del perimetro del Parco Regionale Naturale delle Madonie ha autorizzato la cattura e l'abbattimento di "suidi", prevedendo anche l'immediata macellazione dei capi abbattuti.Negli ultimi anni infatti nel Parco delle Madonie per effetto dell'eccessiva prolificazione della specie ibrida dei suidi il numero degli animale è aumentato notevolmente. Tanto che numerose agenzie di stampa hanno riportato la notizia secondo cui nel Parco naturale - istituito da quasi un ventennio, poi individuato come Zona di protezione speciale (Zps), ai sensi della Direttiva 79/409/CEE, nonché come plurimo Sic - i sindaci di numerosi comuni hanno firmato ordinanze di abbattimento di cinghiali, ibridi od inselvatichiti di maiale domestico, violando le normative ambientali e sanitarie di riferimento. Per questo la Lav (Lega Anti Vivisezione Onlus), ha presentato un esposto denuncia presso la competente procura della Repubblica.Grazie alla facilità di adattamento dei maiali domestici inselvatichiti che riprendono in poche generazioni molti caratteri esteriori del cinghiale, è innegabile che il territorio di certi comuni risulti un ambiente ecologico ideale per la loro diffusione.Questi animali, molte volte producono danni sul territorio soprattutto in agricoltura e dunque risultano delle presenze scomode, inopportune e dannose. E' proprio per questo che Comuni, Province e Regioni, e anche Enti parco si scatenano per la ricerca di un metodo per sbarazzarsi dei maiali inselvatichiti e molte amministrazioni si avvalgono di soluzioni violente.Ne è un esempio - e non isolato perché comunque lo stesso Tar Sicilia si è pronunciato più volte su questioni analoghe - la scelta del sindaco siciliano che, appunto, autorizza all'abbattimento dei maiali, ma senza un'adeguata istruttoria e motivazione che possa legittimare l'adozione del l'ordinanza contingibile e urgente. L'ordinanza - che di regola deve essere emanata al fine di tutelale l'incolumità pubblica - fa generico riferimento a una presunta pericolosità dei suidi, senza dare concretamente conto di casi di aggressione agli esseri umani nel corso degli ultimi anni in cui la ritenuta situazione di pericolo si è protratta. Poi, non da modo di sapere quanti siano gli esemplari della specie in questione e quale sia l'eventuale sovrannumero rispetto all'ottimale equilibrio ecologico. Il che non appare un sufficiente motivo per giustificare il potenziale abbattimento generalizzato di tutta la specie insistente sul territorio. Anzi secondo il Tar, l'ordinanza "si appalesa affetta da illogicità, laddove autorizza i cittadini in possesso del porto d'armi all'abbattimento generalizzato dei suidi, in evidente contrasto con il superiore interesse alla difesa dell'incolumità pubblica".Nello scenario giuridico italiano, fra l'altro, esiste il regime di contenimento proprio delle specie selvatiche. Che però, deve attuarsi con metodi ecologici quale certamente non è la caccia o l'abbattimento "non programmato". Secondo la legge l'uccisione attraverso armi da fuoco è prevedibile, ma solo come soluzione finale o meglio quando i metodi ecologici siano stati accertati come inefficaci. Solo qualora l'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) verifichi la non efficacia di tali metodi di contenimento numerico, le Province - fra l'altro e non i Comuni - possono autorizzare piani di abbattimento. IL CENTRO 26 MAGGIO 2010
Una cucciolata vive in un fienile di Musellaro
BOLOGNANO (PE). Mamma cinghiale con i suoi 12-13 cuccioli ha preso possesso a Musellaro, frazione di Bolognano, del fienile dell’agricoltore Ercolino Tofani . «Dopo le scorribande notturne gli animali vengono qui a riposare, in mezzo ai rotoloni di fieno», racconta Ercolino, «e molte volte me li sono travati davanti, soprattutto al mattino presto, andando nella rimessa a prendere il foraggio per le mie vacche. Che posso fare? Il mio capannone è aperto, è solo una tettoia, spero solo che prima o poi queste bestie decidano di traslocare». La rimessa di Tofani è distante solo qualche centinaio di metri dal centro abitato e intorno vi sono molte case isolate. IL CENTRO 26 MAGGIO 2010
Cinghiali all assalto degli orti
Walter Teti
TOCCO DA CASAURIA (PE). Pomodori, piselli, zucchine, peperoni e altri ortaggi ancora: ghiottonerie per i cinghiali. E quando trovano un terreno coltivato lo ripuliscono di tutte le piante in crescita. Non solo: scavano fino alle radici, riducendo l’appezzamento un campo di battaglia. E’ successo ieri all’orto che Domenica Rischitelli coltiva a pochi metri dalla sua casa alla periferia di Tocco. «Guardi qui: il duro lavoro di tanti mesi perso» mostra stizzita la signora, incrociando le braccia in mezzo al suo orto. «I cighiali arrivano fin sotto casa tutte le notti, abbiamo paura anche ad uscire», racconta. «Ci capita di assistere qui intorno a vere e proprie scorribande di gruppi numerosi di animali, incontrollabili e capaci di tutto». L’orto della signora Domenica diventato cibo per cinghiali non è certo l’unico. Le segnalazioni arrivano da ogni zona del territorio pedemontano del Morrone e della Maiella e ripropongono, come ogni anno, il problema della presenza massiccia della popolazione di ungulati, con i quali non certo si può convivere. «La mia abitazione», fa notare Domenica, «è al di fuori del parco della Maiella, che finisce un po’ più su», e indica l’alto versante del Morrone, «ma gli animali arrivano dall’area protetta, dove si riproducono e aumentano a dismisura. Cosa possiamo fare per difenderci da questa sventura? Possiamo chiedere i danni al Parco o a chi di dovere, sì. Ma in fin dei conti a noi che coltiviamo gli orti per passione e per contribuire un po’ alle economie domestiche, non è tanto i riborsi che ci interessano, ma la tranquillità e la possibilità di poter fare liberamente queste attività», chirisce. «Perciò, a nome di tutti i cittadini - e non sono pochi a Tocco che hanno dovuto sacrificare le proprie coltivazioni alla causa dei cinghiali - chiedo che chi di dovere ponga attenzione al problema, che diventa ogni giorno e ogni stagione. Io oggi so che per quest’anno putroppo non potrò gustare pomodori e peperoni e che per uscire di casa devo prima guardami intorno e scongiurare la presenza dei cinghiali».
IL GAZZETTINO
26 MAGGIO 2010
Strage” di polli. Potrebbe essere stata una volpe ..
Trebaseleghe (PD) - “Strage” di polli. Potrebbe essere stata una volpe a fare razzia di ventun polli custoditi in una piccola proprietà agricola di via Castellana. L’amara scoperta è stata fatta alcuni giorni fa dalla proprietaria del pollaio, L.Z. di Trebaseleghe, che ha una grande passione per l’allevamento di animali da cortile. La donna si è recata nel pollaio attiguo alla casa e dopo avere aperto il cancello, davanti ai suoi occhi si è presentata una scena agghiacciante: una ventina di polli uccisi, azzannati al collo e all’addome. Solo un pollo è uscito indenne dall’incursione. Disperata, la donna ha allertato la polizia locale ed il servizio veterinario dell’Azienda Ulss 15. Il medico, dopo aver esaminato le ferite e le lacerazioni sui resti dei pennuti, ha escluso che siano stati dei cani randagi, o faine, a fare strage dei polli. È più probabile, proprio per la tipologia dei morsi inferti agli animali, si tratti di una volpe intrufolatasi nel recinto alla ricerca di cibo.
LA GAZZETTA DI MANTOVA 26 MAGGIO 2010
Arriva il mondo dei vegetariani
Mantova - Domani e dopodomani si dà appuntamento a Mantova il popolo dei vegetariani. Una folla che, secondo l’Eurispes, vale almeno sette milioni di persone. L’occasione di questo rendez-vous è un corso di aggiornamento in nutrizione umana organizzato dalla Società scientifica di nutrizione vegetariana. La due giorni si svolgerà in via Portazzolo, al Centro formazione e servizi ed è aperta alla partecipazione di tutti: dai medici biologi ai chimici e naturalmente ai dietisti, ma anche a qualsiasi cittadino che voglia avere informazioni sull’alimentazione vegetariana o è tentata di modificare il proprio modo di mangiare. In via Portazzolo arriveranno esperti di rango nazionale, e non solo, nel campo della nutrizione ma anche in quello ambientale. «Il legame tra il mangiare vegetariano e l’ecologia non deve stupire - spiega Leonardo Pinelli, specialista di nutrizione in età pediatrica e organizzatore del corso - basti pensare che occorrono 790 chilogrammi di proteine vegetali perché in un allevamento si producano cinquanta chilogrammi di proteine animali, o che il 70 per cento dell’acqua presente sul pianeta è utilizzata per la zootecnia e l’agricoltura finalizzata a produrre alimenti per il bestiame». Chi sono i vegetariani? «Persone che hanno compiuto una doppia scelta: una di tipo etico, cioé il rispetto della vita degli animali, e una di tipo salutistica. La qualità dell’alimentazione ha un peso decisivo per determinare l’insorgere di malattie come l’ipertensione, la calcolosi renali, il colesterolo, l’Alzaheimer e il Parkinson». In generale, i vegetariani hanno un’età media sui trentacinque anni e un livello culturale medio-alto. Come fare a meno della carne, però? Privilegiando i cereali e i loro derivati (soprattutto integrali) come il mais, la segale, il farro, il cous cous. E ancora scegliendo per i propri pasti le verdure e i prodotti a base di verdura, mangiando soprattutto i legumi (soia, tofu, tempeh, seitan) che contengono proteine, minerali, fibre e acidi grassi essenziali. «In natura non c’è nulla che non possa essere sostituito con alimenti vegetali. L’unica proteina che manca si chiama B12. Ma non è un problema assumerne piccole dosi». Pinelli a Verona gestisce il primo ambulatorio pubblico di nutrizione vegetariana per neonati e bambini all’ospedale di Borgo Roma. «Sul mangiare vegetariano ci sono molti miti da sfatare, a partire da quello secondo il quale un bimbo alimentato con soli prodotti vegetali non possa crescere sano. Non è vero: chi mangia vegetariano cresce come e meglio degli altri». Ultima domanda, come vivere da vegetariani in una terra ricca di maiali e di cucina a base di carne come il mantovano? «Seguendo l’esempio dell’Olanda che ha riconvertito la propria gastronomia in una più sostenibile. La cucina mantovana deve recuperare la propria tradizione alimentare a base vegetale. Quella che si faceva sessant’anni fa». Per iscriversi è tardi ma si può chiamare il numero 333.6705842 o scrivere all’indirizzo [email protected]. CORRIERE DELLA SERA
26 MAGGIO 2010
IL FENOMENO
Arruolati i pipistrelli anti zanzare Venezia compra le «bat box»
Acquistate dai privati ma anche dai Comuni le cassette che attirano i pipistrelli ghiotti dei fastidiosi insetti
Bat box sugli alberi delle mura (archivio)
Alice D’Este
MESTRE (VE) - Chi ha paura che si impiglino ai capelli dovrà imparare a farci l’abitudine. I comuni veneti arruolano i pipistrelli per combattere le zanzare. È la nuova battaglia biologica agli insettini più famosi e odiati dell’estate ideata due anni fa dall’Università di Firenze e che sta spopolando nei giardini di tutto il Veneto attraverso le «bat box», ovvero le tane artificiali per i pipistrelli. Costano dai 25 ai 30 euro e sono letteralmente andate a ruba, sia on line che in tutte le Coop del Veneto in cui sono in distribuzione, (3 a Padova, 5 a Treviso, 6 a Venezia e 2 a Vicenza) costringendo i negozi a continui nuovi ordini e a distribuire informazioni ad acquirenti incuriositi ed entusiasti. La filosofia di «un pipistrello per amico» ha cominciato ora a spopolare anche tra le amministrazioni, a partire da Treviso, dove Trevisoservizi, la municipalizzata che si occupa di vede e raccolta rifiuti ha acquistato cinquanta cassette da distribuire sul territorio, passando per Verona, Vicenza, dove nel Comune di Cassola ne sono state acquistate 150, alcune destinate ad uffici pubblici, altre messe in vendita ai cittadini fino ad arrivare anche a Venezia, dove la prossima settimana verrà dato il via all’installazione in vari punti della città di una cinquantina di nuove cassette. «Ogni singolo animale può mangiare più di duemila zanzare a sera — spiega l’assessore all’ambiente del Comune di Venezia Gianfranco Bettin—certo non sarà l’unica cosa che faremo, si darà il via anche allo sfalcio, alla disinfestazione delle zone più a rischio, al prosciugamento degli acquitrini stagnanti ma questo sarà il primo passo verso l’utilizzo di rimedi ecologici non velenosi ». Ma se l’efficacia del rimedio non è certamente in dubbio, a preoccupare è piuttosto l’accoglienza dei cittadini che, da sempre abituati a considerare i pipistrelli animali poco gradevoli potrebbero «storcere il naso» di fronte all’invasione. «I cittadini non abbiano paura, i pipistrelli sono animali innocui—spiega Danilo Mainardi, etologo — non si attaccano ai capelli perchè si muovono utilizzando gli ultrasuoni, è praticamente impossibile che si scontrino con gli esseri umani». E Bettin aggiunge: «Abbiamo pensato a progetti di educazione nelle scuole, faremo una vera e propria opera di riqualifica dell’immagine di questo mammifero, che non è pericoloso e sul quale si sono sprecate per troppo tempo leggende non vere». IL TIRRENO 26 MAGGIO 2010
Il domatore di animali nello spot con la Littizzetto
Elena Canestri
MASSA MARITTIMA (GR). Un altra serie di successi collezionati dall’animal trainer massetano Claudio Mangini, questa volta sul set insieme a Luciana Littizzetto per i nuovi spot della Coop che andranno in onda in occasione dei prossimi mondiali di calcio. Cani, galline, mucche, lupi, conigli, cavalli: non c’è specie animale in questi anni che Claudio non abbia addestrato per il cinema o la televisione. Lo avevamo lasciato al Festival del cinema di Cannes con il film “L’erede” del regista francese Michael Zampino, film che ha riscosso molto interesse tra i buyers internazionali. Poi i festival dei cortometraggi con “Il viaggio del piccolo principe” di Nicola Sorcinelli dove ha diretto la sua “Elka” di Montebamboli, e ora lo ritroviamo ora in questa nuova esilarante serie di spot con la Luciana nazionale! Un’estate intensa quella di Claudio, a partire dal megaconcerto dell’8 giugno a L’Aquila dove sarà sul palco dello stadio Fattori con i suoi cani attori insieme ai Jalisse e a tanti altri artisti della musica italiana e poi l’inizio delle riprese della fiction “Il commissario Manara 2”, nella quale dirigerà sette cani. «Finalmente girerò in maremma», esclama Mangini visto che gli ultimi anni lo hanno visto protagonista sulla scena mondiale con i suoi animali attori e lontano da casa. Ma come si fa ad addestrare galline per un set cinematografico? «È semplice- risponde - Basta lavorare sodo e non lasciarsi intimorire dalle prime difficoltà; questo vale anche per la mia jack russel “Mafalda” il cagnolino che partecipa agli spot e per &ldquo!;Serena”, la mucca». Nella fitta agenda di impegni di Claudio Mangini c’è anche un film d’autore, “Giochi d’estate” per la regia di Rolando Colla, che verrà girato in maremma in luglio e agosto. Si tratta di una produzione svizzera che ha scelto Claudio Mangini per l’addestramento dei numerosi animali protagonisti. IL PICCOLO 26 MAGGIO 2010
Pipì dei cani e multe, è polemica
Laura Tonero
Trieste - La lanciata da Trieste di multare i cani che fanno la pipì sulle ruote di moto e automobili ha fatto il giro d'Italia. Favorevoli e contrari non hanno atteso a schierarsi pro o contro la decisione di Paolo Rovis, l'assessore comunale al Turismo che ha deciso di inserire nel nuovo regolamento di igiene urbana una sanzione di 100 euro per i proprietari che consentono al loro quattrozampe di urinare su portoni di palazzi, vetrine e porte dei negozi, auto e moto. E ieri pomeriggio il dibattito che ha incassato il record degli interventi sulla pagina di Facebook del nostro quotidiano, ha innescato un acceso dibattito anche all'interno del programma di Rai Uno "La vita in diretta". «Spero non costringano i cani maschi della nostra città a girare con il pannolone - ha sostenuto Gianfranco Urso, presidente dell'Enpa - di fronte ad una simile proposta auspico da parte del Comune la creazione di isole ecologiche dove far fare i bisogni ai nostri animali. I cani a Trieste sono oltre 16 mila - ha precisato - ed è giusto soddisfare anche le esigenze dei proprietari di queste bestiole». Un'idea, quelle delle oasi per animali, che Rovis ha annunciato di prendere in considerazione. Intanto il regolamento redatto dall'Area Sviluppo Economico ha fatto il giro delle Circoscrizioni. «Il passaggio nelle circoscrizioni ha apportato alcune modifiche, - riferisce l'assessore intervistato in merito alla proposta da diverse radio, televisioni e quotidiani nazionali - ad esempio è stato depennato il divieto di far urinare i cani sugli arredi urbani. Inoltre, su segnalazione della IV Circoscrizione, è stata inserita una deroga per i bambini in età prescolare: non verranno multate con 500 euro le mamme che faranno fare la pipì ai bimbi al di sotto dei 6 anni sul suolo pubblico». Ma ritornando ai proprietari maleducati dei cani, se ieri ad intervenire alla trasmissione condotta dal giornalista Giacinto Pinto e con la regia di Gabriele Tanferna, sono stati esclusivamente i contrari, si moltiplicano le posizioni favorevoli alla proposta di Rovis. «Sono stufa di dovermi sporcare le mani ogni qualvolta mi trovo a dover togliere la catena con il lucchetto dalla mia bicicletta" - tuona Anna Tartarglia. «Se multano i proprietari dei cani che fanno la pipì sulle ruote delle macchine allora devono sanzionare anche chi sputa - osserva Fulvio Tomsich Caruso, presidente provinciale della Lav, la lega antivivisezione - la natura degli animali, la loro fisiologia va rispettata». Ma Rovis che, a detta del conduttore Lanfranco Sposini, con questa proposta è riuscito a togliere visibilità persino a Flavio Tosi, sindaco sceriffo di Verona, ha tenuto a precisare: «Il rispetto di ognuno finisce dove inizia quello di un altro: Trieste è una città civilissima, di gente educata, è per questo motivo che puntiamo a colpire quei pochi che rovinano». IL TIRRENO 26 MAGGIO 2010
Senza cani niente mare
Paola Villani
FOLLONICA (GR). Il presidente dell’Enpa provinciale infuriata con il sindaco di Follonica. Marlena Greco Giacolini, che, ancora prima che nascesse il gruppo su Facebook, si era spesa per protestare contro il divieto di accesso ai cani sulle spiagge di Follonica, non ha preso bene le parole di Eleonora Baldi. Così, mentre il gruppo del social network è salito a 600 iscritti, Giacolini afferma: «Sbaglia di grosso il sindaco a sottovalutare la questione e gli animalisti». «Il sindaco - continua la Giacolini - non conosce ancora il loro spirito, spesso anche integralista. Possono anche lanciare un dictat per impedire che le persone arrivino a Follonica; certo il turismo non fallirà, ma attenzione ad una brusca diminuzione delle presenze. Inolytre, come è possibile che un assessore (Barbara Pinzuti) mi dica che la spiaggia a Follonica è limitata per via dell’erosione e che non c’è spazio per i cani? So che hanno dato permessi per costruire altri stabilimenti; perché uno di questi non può essere accessibile agli animali? Noi siamo disposti anche a pagare! Il passaparola vale molto di più dei depliant di promozione, in più i cani non possono votare ma i proprietari sì. Non consentiamo di tenere questa linea al sindaco Baldi, né al sindaco di Scarlino, Bizzarri, che dice di portare i cani nel tratto di spiaggia dove c’è lo scarico della Solmine: ci vada lui!». Non meno agguerrito è il popolo di Facebook. «Baldi giudica la nostra protesta sciocca - spiega il fondatore Vincenzo Rotella - affermando che forse troveranno uno spazio per il parcheggio dei nostri cani: noi il cane non lo “parcheggiamo”. Non si tratta più di una richiesta ma di una pretesa: se non ci sarà una minima apertura al dialogo, andremo in centinaia in una spiaggia pubblica con i cani per far sentire le nostre voci e i loro abbai». -
ADN KRONOS
26 MAGGIO 2010
Cassazione: Fido morde da dietro il recinto? padrone responsabile
Roma - Anche se Fido si trova chiuso in un recinto, il padrone puo' essere chiamato a rispondere penalmente se l'animale aggredisce qualcuno. Lo sottolinea la Cassazione (quarta sezione penale sentenza 20054) sostenendo che il fatto che un animale si trovi all'interno di una recinzione non esime il proprietario dal "obbligo di custodia". In questo modo piazza Cavour ha accolto il ricorso della Procura di Catania che si era opposta all'assoluzione accordata a Giuseppe Federico e Giuseppe Vincenzo D.P., proprietari di un cantiere a guardia del quale c'era un cane che, pur dietro la recinzione, era riuscito a sbucare dalle feritoie aperte aggredendo la signora M.C. che transitava all'esterno della recinzione stessa. In primo grado il giudice di pace di Mascalucia aveva condannato i proprietari del cantiere per lesioni colpose ritenendo che la signora avesse provocato il cane.
TRIBUNA DI TREVISO
26 MAGGIO 2010
Adozioni impossibili nel canile di Ponzano
Massimo Guerretta
PONZANO (TV L’associazione trevigiana per la difesa del cane finisce nel mirino di Enpa e Lav. Secondo i due gruppi ambientalisti nel canile di via Fossa ci sono troppe anomalie: adottare un animale è quasi impossibile, tanto che una cittadina si è rivolta all’avvocato Piero Barolo per ottenere un segugio. Ma la presidente non ci sta: «Accuse infondate, ma cediamo i cani con cautela». Sono tante, forse troppe le lettere e le segnalazioni ricevute negli ultimi tempi dalle varie associazioni ambientaliste. Tutte circostanziate, e relative ai racconti di singoli cittadini, rivoltisi ad altri canili pur di poter offrire il proprio amore a un animale. «All’interno di quella struttura ci sono circa 400 cani - spiega Silvia Meriggi della Lav - ma da quel che sappiamo è quasi impossibile riuscire ad adottarli. La gente viene respinta senza troppi problemi, spesso servono foto o altri documenti per richiedere i cani nonostante il fine ultimo sia quello di darli in adozione. Da troppo tempo riceviamo lamentele, ma non ci fanno entrare per controllare». Impossibile adottare, come segnala una donna di Volpago, rivoltasi allo studio legale dell’avvocato Piero Barolo per proseguire nella sua battaglia. Come lei altri amanti dei quattro zampe sono stati costretti a fare marcia indietro. «Vorrei incontrare la responsabile per chiedere spiegazioni alle tante segnalazioni che riceviamo - spiega il responsabile provinciale dell’Enpa, Adriano De Stefano - i cani sono lì in attesa di adozione, non capisco perché non si possano portar via. Tutti i Comuni pagano una quota giornaliera, di poco superiore ai 2 euro, per ogni cane catturato nel proprio territorio comunale. Per ogni municipio la spesa è ridotta, ma la cifra totale è elevata: ci sono centinaia di cani rinchiusi lì dentro». Ma Bruna Tampieri, responsabile del canile, si difende a spada tratta: «Ci accusano perché la struttura fa gola a molti - spiega - ma ho un registro che parla chiaro: li diamo con una certa cautela perché si tratta perlopiù di animali di grossa taglia. Senza contare che spendiamo 30 mila euro all’anno per curare i cani più vecchi e malati. Vengano pure a controllare: siamo aperti da lunedì al sabato dalle 15 alle 17».[......]
CORRIERE DELLE ALPI 26 MAGGIO 2010
Dalla moto spunta il serpente
BELLUNO. Spunta la testa di un serpente dal manubrio dello scooter, mentre è in marcia. Brutta sorpresa e buona dose di spavento per un giovane che ieri a Cavarzano, in via Tillman, ha avuto a che fare con una biscia d’acqua: ha dovuto chiamare i vigili del fuoco di Belluno che si sono occupati dell’animale. Vigili che hanno dovuto smontare le parti in plastica del telaio della moto per tirare fuori la bestia. Il fuori programma c’è stato intorno alle 13.10 di ieri: il giovane ha inforcato la sella del motorino e dopo poco che era per strada, il serpentello (innocuo per carità ma sempre inquietante) ha fatto capolino sul manubrio: la sua testa è spuntata da un pertugio, poi s’è infilato nel telaio. Mollato lo scooter, il giovane ha allertato i vigili, non immaginando con che serpente potesse avere a che fare. La squadra del distaccamento di Belluno ha dovuto smontare la moto nelle parti plastiche, recuperare l’animale e rimontare il tutto per ricomporre il mezzo a due ruote. Si è poi appurato che non si trattava di nulla di pericoloso per l’uomo: non una vipera bensì una biscia di quelle d’acqua, magari venuta su da un prato o da un albero del viale, chissà. L’intervento per i vigili del fuoco si è concluso dunque prendendo in consegna il serpentello che, come avviene in questi casi, è stato liberato nella zona del Piave, su qualche riva verde. Trattandosi di un serpente innocuo viene lasciato libero.
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