26 GENNAIO 2011
GEA PRESS
26 GENNAIO 2011
 
Il serial killer dei gatti: nuove trappole anti micio scoperte dai Carabinieri
 
 
Potrebbe essere solo l’ultimo episodio, almeno per ora, di una vicenda che si protrae ormai da parecchio tempo. Stiamo parlando del gatto rinvenuto lo scorso 21 gennaio, a testa in giù per un albero di Riccò del Golfo, in provincia di La Spezia. Qualcuno, dopo il ritrovamento della padrona, si premurò di togliere il cappio di filo metallico molto noto, in genere, per l’uso che ne fanno i bracconieri. Ma qui non c’entrano nè bracconieri nè cacciatori. Non ha neanche licenza di caccia, infatti, il pensionato di 77 anni che assieme alla moglie è stato denunciato dai Carabinieri per avere piazzato il laccio nei pressi del loro terreno coltivato, ma non recintato, confinante proprio con quello della padrona del gatto.Voce di popolo, però, affermava che cercando, qualcos’altro si sarebbe trovato, anche perché di gatti al laccio, da quelle parti, se ne era più volte parlato. Molti mici, poi, erano anche spariti. Anzi, si dice che i poveri animali una volta catturati nelle trappole-laccio venivano finiti a bastonate.Intanto, i Carabinieri, di trappole ne hanno trovate molte altre, sempre attorno allo stesso terreno coltivato che questa volta, evidentemente, non si era fatto in tempo a togliere. Gli infernali marchingegni, sono stati sequestrati.Per l’ultimo povero micio, comunque, i danni sono tremendi. Il gatto, infatti, ha avuto la rottura del diaframma e l’intrusione delle viscere nella cassa toracica. Questa, del resto, è una delle cause di morte per gli animali intrappolati per l’addome. Lupi, come recentemente accaduto in ben due occasioni. Nei Monti Simbruini e nel Parco del Pollino (vedi articolo GeaPress) ma anche volpi (vedi articolo GeaPress).La trappola, secondo i Carabinieri, del povero gatto di Riccò del Golfo, era stata costruita appositamente per i piccoli animali. Il laccio in metallo è un meccanismo crudele quanto efficace. E’ un semplice filo di metallo ove, ad una delle estremità, è sistemato un nodo scorsoio. I bracconieri lo utilizzano per i cinghiali (fermati in genere per la testa) ed altri ungulati, come caprioli e cervi, che rimangono impigliati per una zampa. Più cercano di liberarsi, più il laccio stringe fino a procurare l’amputazione dell’arto o, se presi per l’addome, la rottura del diaframma.I responsabili del brutale gesto di Riccò del Golfo, sono stati denunciati a piede libero (in Italia anche per i più brutali maltrattamenti di animali non vi è l’arresto in flagranza di reato) per violazione dell’art. 544/ter (maltrattamento) e 110 Codice Penale (concorso nel medesimo reato). Se la caveranno probabilmente con la condanna al pagamento di una ammenda.
SAVONA NEWS
26 GENNAIO 2011
 
Savona: gattini gettati come rifiuti...
Le bestiole sono state trovate da alcuni passanti in un trasportino marrone, lasciato proprio in mezza alla strada a Lavagnola
 
Qualcuno ha “buttato via” due gattini neri di poche settimane a Savona. Le bestiole sono state trovate da alcuni passanti, attirati dai lamenti, in un trasportino marrone, lasciato proprio in mezza alla strada in via Repusseno nel quartiere di Lavagnola [...]
MESSAGGERO VENETO
26 GENNAIO 2011
 
Trenta gatti uccisi con il veleno
 
IL SERVIZIO IN PROVINCIA TARCENTO (UD). Nuovo caso di barbarie contro gli animali dopo quello segnalato a Latisana, dove un gatto è stato torturato a morte. Nel Tarcentino in meno di un mese sono state avvelenate oltre trenta bestiole. Il caso è stato segnalato dai residenti, mentre la sezione udinese della Lega anti-vivisezione lancia l’allarme e chiede di intervenire al più presto.«Siamo molto preoccupati – spiega una volontaria della Lav –: ho visto morire i miei animali tra le più atroci sofferenze».

IL TIRRENO
26 GENNAIO 2011
 
Strage di gatti, oltre trenta morti avvelenati
 
Elisa Michellut
 
TARCENTO (UD). Dopo il caso del gatto torturato e ucciso a Latisana, strage di gatti nel Tarcentino, dove in meno di un mese sono stati avvelenati oltre trenta mici di proprietà o appartenenti alle colonie feline della zona. I cittadini temono per l'incolumità delle loro bestiole mentre la sezione udinese della Lega Anti Vivisezione lancia l'allarme e chiede alle Istituzioni di intervenire al più presto. «Siamo molto preoccupati - spiega la signora Francesca Canizzo, volontaria della Lav - ho visto morire i miei animali tra le più atroci sofferenze. C'è qualcuno che si diverte a fare del male alle povere bestiole indifese. La gente inizia a temere per i propri quattro zampe». Secondo le testimonianze i gatti sarebbero deceduti dopo aver mangiato alcune esche avvelenate. Non è stato ancora possibile, invece, r isalire al tipo di veleno utilizzato per sopprimere i poveri pets.
«Tutto è cominciato il giorno di Natale - racconta Barbara Novelli, responsabile della sede Lav di Udine - una signora che risiede a Sedilis di Tarcento ha visto i suoi gatti morire uno dopo l'altro e non ha potuto fare nulla per salvarli. Ha chiamato i Carabinieri e ha sporto denuncia verso ignoti. Anche il veterinario dell'Ass di Tarcento, secondo quanto mi è stato riferito, dopo aver effettuato l'autopsia, ha confermato che si tratta di avvelenamento. Purtroppo dopo questo fatto, le indagini si sono arenate e nessuno ha provveduto ad informare il sindaco». Aggiunge l'animalista udinese: «Dopo circa 20 giorni il problema si è ripresentato in tutta la sua gravità e sono stati avvelenati altri gatti facenti parte della colonia censita regolarmente dalla Lav. La referente della colonia, la signora Francesca Canizzo, ha chiamato la Polizia municipale per f ar portare via il gatto avvelenato ma gli agenti, a quanto mi risulta, non sono intervenuti. A quel punto la signora Canizzo ha recuperato il gatto deceduto e la nostra associazione ha portato l'animale nella sede dell'Ass di Udine per accertare le cause della morte. Ad oggi sono deceduti circa 30 gatti. E' un'emergenza».
Barbara Novelli fa sapere che nei giorni scorsi ha provveduto a contattare il sindaco: «Ho saputo dal primo cittadino che non era stato nemmeno avvisato della situazione. Esiste un'ordinanza ministeriale in merito ai bocconi avvelenati che disciplina i casi di avvelenamento e soprattutto indica tutte le procedure che il sindaco e l'Ass deve attuare in questi casi. Speriamo davvero che ora il Comune si attivi al più presto». Conclude la responsabile Lav: «A oggi purtroppo non è stato neanche predisposto il recupero delle spoglie creando anche un danno agli animali selvatici che potrebbero cibarsi di questi a nimali infetti. Siamo nel 2011 eppure si verificano ancora questi episodi incresciosi».

GEA PRESS
26 GENNAIO 2011
 
Vittoria (RG): cane investito e gettato vivo nell’immondizia
 
Prima viene investito poi, a pochi passi dal centro abitato di Vittoria (RG) qualcuno si ferma, ma non per soccorrerlo, bensì per gettarlo, ancora vivo, nel cassonetto dell’immondizia. I fatti sono successi ieri intorno alle 13.30 di fronte ad un rifornimento di benzina sulla strada che da Vittoria conduce a Gela. Il povero cagnolino viene rinvenuto da un ragazzo che non riuscendo a trovare aiuto si mette in contatto con la LAV locale. Biagio Battaglia, questo il nome del responsabile, si attiva subito ed alle 13.45 parte la prima telefonata. Il cagnetto, però, muore un quarto d’ora prima dell’arrivo della Polizia Municipale e della Protezione Civile.Non solo il dolore ma anche la beffa. Sembrerebbe, infatti, che la Polizia Municipale abbia dichiarato che la telefonata sia arrivata solo pochi minuti prima della mo rte del cane. Per loro la prima telefonata è arrivata alla 14.30 e non alle 13.45. Cosa che, ovviamente, non può che fare aumentare ancora di più le polemiche. Non solo investito, nessuno lo soccorre, un altro lo getta nell’immondizia vivo ed il (tempestivo) intervento di Battaglia viene addirittura messo in dubbio. La LAV ovviamente non ci sta ed ha chiesto un incontro urgente con le autorità locali. Pare, tra l’altro, che simili episodi avvengano di frequenze.Secondo quanto appreso da GeaPress, parrebbe che al Comune di Vittoria vi sia una imbarazzante ora di buco, proprio a cavallo tra i due turni della Polizia Municipale. Chi aveva le lancette dell’orologio sfasate? Di sicuro a morire è stato un disgraziatissimo cane, per tre volte di seguito vittima dell’uomo. Investito e non soccorso, preso ma gettato tra i rifiuti ed infine ucciso in un contenzioso temporale.

L'ECO DI BERGAMO
26 GENNAIO 2011
 
Investe più volte il proprio cane
Vicino lo filma: scatta la denuncia
 
Canonica d’Adda (BG) - Un 80enne di Canonica d'Adda è stato denunciato per uccisione di animale dai carabinieri di Fara d'Adda: l'anziano ha ammazzato il proprio cane investendolo in macchina, ma un vicino se n'è accorto e ha chiamato le forze dell'ordine.Il pensionato è passato sul povero animale con la sua auto per due volte. Un vicino di casa ha però filmato la scena con la videocamera del telefonino e ha subito avvertito i militari dell'Arma.
I carabinieri di Fara si sono presentati a casa dell'80enne e, come aveva raccontato il vicino, hanno trovato il cane in un sacco dell'immondizia e hanno chiamato un veterinario: l'animale era purtroppo morto.
I familiari sostengono tuttavia che si sia trattato di un episodio accidentale e che il pensionato abbia invece investito il povero cane senza accorgersi, mentre faceva manovra.

IL GIORNO
26 GENNAIO 2011
 
Uccide il suo cane investendolo con l'auto Vicino lo filma e scatta denuncia
Il responsabile del folle gesto è un pensionato di 80 anni residente a Canonica d'Adda: l'animale era stato nascosto in un sacco della spazzatura
 
Canonica d'Adda (BG), 26 gennaio 2011 - Un episodio di una crudeltà agghiacciante ha visto protagonista martedì pomeriggio un 80enne di Canonica d'Adda che ha investito ripetutamente il suo cane, un meticcio di taglia media, con l'auto finchè non è morto. L'uomo, che vive con la moglie, è stato denunciato dai carabinieri di Fara d'Adda per uccisione di animale.
Fortunatamente, a documentare la terribile scena ci ha pensato un vicino di casa allarmato dall'abbaiare del cane che ha ripreso il pensionato con un videofonino mentre, all'interno del cortile di casa, straziava il corpo dell'animale passandoci sopra a ripetizione con le ruote dell'auto e ha quindi deciso di chiamare i carabinieri.
I militari si sono presentati a casa dell'80enne scoprendo la carcassa dell'animale nascosta in un sacco della spazzatura. Sembra che l'uomo non abbia fornito giustificazioni per il suo folle gesto di crudeltà. L'animale è stato successivamente affidato ai tecnici dell'Asl per lo smaltimento e gli accertamenti sulla carcassa.

GIORNALE NISSENO
26 GENNAIO 2011
 
Denunciate due persone per maltrattamento ed uccisione di animali
 
 
 
Caltanissetta - Due importanti operazioni delle Guardie eco-zoofile della LIDA (Lega Italiana per i Diritti dell’Animale) e WWF (Fondo mondiale per la Natura) si sono svolte nel Nisseno nelle ultime due settimane, che hanno permesso di salvare un cane di piccola taglia di razza carlino - detenuto in condizioni incompatibili ed in stato di grave incuria - e di accertare la morte di un altro cane, un giovane meticcio, ritrovato morto in un gabbione di metallo fra i suoi escrementi ed in forte stato di deperimento. In entrambi i casi le indagini sono state portate a termine grazie alle segnalazioni di alcuni cittadini sensibili. A Caltanissetta, una donna è stata denunciata a piede libero per i reati di detenzione di animali in condizioni incompatibili ed abbandono e maltrattamento. L’accusa è scaturita dalle indagini e dai rilievi fotografici delle Guardie zoofile che hanno accertato la detenzione di un cagnolino legato con un guinzaglio lungo poche decine di centimetri alla ringhiera di un balconcino; giorno e notte senza alcuna possibilità di deambulare liberamente. Il cane è stato quindi sottoposto a sequestro probatorio dagli agenti operanti su autorizzazione del Pubblico Ministero della locale Procura della Repubblica.
 
 
A San Cataldo (CL), invece, l’attività investigativa degli agenti di LIDA e WWF ha permesso di accertare la morte di un giovane cane meticcio, dall’aspetto scheletrico, detenuto all’interno di un gabbione metallico senza adeguato ricovero, sommerso da una grande quantità di escrementi che circondavano il corpo esanime dell’animale. Il proprietario del cane si è giustificato dichiarando che l’animale era nutrito adeguatamente e che provvedeva regolarmente alla pulizia della gabbia ogni quindici giorni. Le guardie, su disposizione del Sostituto Procuratore di turno, hanno fatto richiesta ai servizi veterinari dell’ASP 2 di Caltanissetta perché la carcassa del cane fosse conferita all’Istituto Zooprofilattico per accertare le cause della morte ed hanno deferito il soggetto all’Autorità Giudiziaria, che ha già aperto un fascicolo per accertare l’eventuale responsabilità penale per il reato di maltrattamento animale, con l’eventuale aggravante della sopraggiunta morte del cane, che aumenterebbe della metà le pene previste dal Codice Penale. In entrambi i casi le denunce delle Guardie zoofile LIDA e WWF rappresentano l’applicazione per la prima volta, almeno in Sicilia, delle nuove norme varate da Parlamento che recepiscono la Convenzione europea sulla tutela degli animali da compagnia. Con la pubblicazione della L. n. 201 del 4 novembre 2010, infatti, è stata resa esecutiva in Italia tale Convenzione che, tra l’altro, proibisce l’inflizione di “dolori, sofferenze o angosce ad un animale da com­pagnia”. Inoltre si prevede un aumento delle pene per chiunque maltratti o uccida un animale. Per “animalicidio” la pena aumenta fino a 24 mesi di reclusione mentre chi maltratta un animale rischia la reclusione da tre mesi ad un anno o la multa da 5.000 a 30.000 euro.
LA GAZZETTA DI MANTOVA
26 GENNAIO 2011
 
Cane ammazzato La Procura indaga padre e figlio 
 
GAZOLDO (MN). Padre e figlio sono indagati dalla procura della repubblica per l’uccisione di un cane meticcio a Gazoldo degli Ippoliti. E’ successo domenica mattina alla periferia del paese. Il cane, un incrocio tra un husky e un levriero, cammina a fianco del suo padrone. Una passeggiata come tante. Arrivano nei pressi di una cascina e Dago (questo è il suo nome) vi si infila come altre volte aveva fatto. Il proprietario lo segue ma proprio nel momento in cui sta per entrare nella corte sente uno sparo e il suo cane guaire. Centrato in pieno da una raffica di pallettoni. Le sue urla disperate costringono i padroni di casa, padre e figlio, ad uscire. Cercano una giustificazione, dicono d’averlo scambiato per un randagio e che stava dando fastidio agli uccelli chiusi in una voliera. Il cane, muore poco do po, per le gravissime ferite causate da un fucile Beretta calibro 20.
Il proprietario, il giorno dopo, si presenta in caserma a Gazoldo e sporge denuncia e i carabinieri, su ordine della procura, sequestrano l’arma. Due i reati per i quali padre e figlio sono indagati: omessa custodia dell’arma e uccisione crudele dell’animale, un reato previsto dall’articolo 544 del codice penale. La pena prevista va dai tre ai diciotto mesi. La notizia della spietata uccisione ha scatenato la reazione delle associazioni per la protezione degli animali. In particolare la Lega Antivivisezione, oltre a condannare il gesto, si schiera a fianco del proprietario del cane, offrendogli un appoggio anche legale. Inoltre, se lo stesso lo permetterà, si costituirà anche parte civile nell’eventuale processo che si andrà a celebrare. «Non riusciamo a capire - commenta l’attivista della Lega Antivivisezione Frida Mori - perché si conceda con tanta facilità il porto d’armi a persone che poi le usano in quel modo sconsiderato. La legge, in questo senso, dovrebbe essere molto più severa».

LA SICILIA AGRIGENTO
26 GENNAIO 2011
 
Esposto del partito animalista europeo. Dal comune smentiscono
Giallo su presunta violenza su 6 cuccioli
 
Davide Difazio
 
A seguito della vicenda riguardante la presunta violenza su 6 cuccioli morti a causa di un rogo nei giorni scorsi, il coordinatore regionale del Partito animalista europeo, Enrico Rizzi, ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Agrigento e ai carabinieri per accertare i fatti riguardanti la presunta violenza su animali.
Una nota è stata inviata anche all'Amministrazione comunale per chiedere «quali provvedimenti sta adottando per individuare nel più breve tempo possibile e consegnare alla giustizia gli autori dell'efferato gesto».
L'assessore Guarneri ha risposto che «al fine di eliminare il grave danno all'immagine alla città, e nell'attesa che le richieste smentite alle testate giornalistiche interessate della vicenda vengano pubblicate, per onore di verità, e per essere testimone dei fatti comunica che risulta essere vero che giorno 19 gennaio 2011 ignoti hanno dato fuoco in una piccola area all'interno di un portico - definita vuoto tecnico - nei pressi della quale si trovava la cuccia di una cagna randagia con l'intera cucciolata di 11 cuccioli. Ma l'evento, di per sé delinquenziale e comunque al vaglio degli inquirenti, non è stato in alcun modo rivolto contro i cani, i quali, non appena è stato dato l'allarme delle fiamme sono stati prontamente salvati ed allontanati dai residenti, dal luogo divenuto insalubre ed a tutt'oggi sia la cagna di nome Pupa che tutti gli 11 cuccioli stanno bene e si trovano affidati alla cura di un concittadino che risiede in zona».

LIBERO
26 GENNAIO 2011
 
Sequestrato canile lager in provincia di Isernia
 
"Le irregolarita' riscontrate -spiega la nota ministeriale- hanno indotto gli ispettori a disporre immediatamente il sequestro, convalidato dal sindaco, con divieto di introduzione di nuovi animali e obbligo di profilassi sanitarie e sterilizzazioni". Sono in corso approfondimenti per valutare l'eventuale condizione di maltrattamento e predisporre gli opportuni interventi del caso, indispensabili per la tutela della salute e del benessere degli animali. Il sottosegretario Martini, esortando la task force a proseguire con determinazione nell'attivita' di lotta contro i canili lager, auspica "che il sequestro del canile di Poggiosannita rappresenti, dopo tanti anni di inerzia, il punto di partenza per il riscatto della Regione Molise che presenta numerose criticita' in materia di tutela del benessere degli animali evidenziate piu' volte da ministero della Salute. Voglio leggere il cambiamento all'interno della Azienda sanitaria della Regione Molise come la volonta' di intraprendere un nuovo percorso virtuoso nell'ambito della veterinaria pubblica molisana con il supporto del ministero della Salute. Mi auguro - conclude - di non sbagliarmi".
IL TIRRENO
26 GENNAIO 2011
 
Legati alla catena, senza una cuccia e affamati
 
Manolo Morandini
 
SAN MINIATO (PI). C’è un cane che fa pasti regolari solo grazie al buon cuore di due cittadini. Altri Fido sono costretti a vivere in spazi angusti e senza il riparo di una cuccia. Giornate intere legati a una catena troppo corta per sentirsi liberi, in recinti sporchi e fangosi. Succede nella campagna di San Miniato, uno dei pochi Comuni della provincia che ha avuto il coraggio di approvare un regolamento sul benessere degli animali d’affezione. Ci sono le regole ma non è facile farle rispettare. «È un problema di mezzi ma anche di volontà - sostiene la nostra guida -. I cani non votano mentre i loro padroni sì».
È una signora a guidarci nella scoperta di questo girone a due passi dal centro abitato, il patto è garantirle l’anonimato. «Ho paura», dice. Ma è sufficiente guardare negli occhi uno di questi cagnoni per capire la distanza tra il benessere e la loro condizione. Lo confermano anche le associazioni animaliste: riceviamo segnalazioni di preoccupante degrado.
«Invito caldamente la polizia municipale e la Asl a vigilare sulle situazioni dubbie - dice il presidente Dav, Alessio Giani -. Dalla zona di San Miniato continuiamo a ricevere segnalazioni di preoccupante degrado. Ogni forma di maltrattamento su un cane non è solo lesiva della sua dignità ma crea anche pericolosità sociale».
Il regolamento è solo il primo passo per prendersi cura di Fido. «Non sempre alle nostre segnalazioni di maltrattamento seguono interventi delle autorità - afferma Anna Maria Brunoni, presidente provinciale Enpa -. E anche quando ci sono spesso manca il controllo delle disposizioni imposte al proprietario dell’animale». Che aggi unge: «A San Miniato almeno hanno cercato di fare qualcosa in positivo con il regolamento. Ma con Castelfranco e Santa Croce sono tra le zone meno attente alla cura degli animali d’affezione».

LEGGO
26 GENNAIO 2011
 
A poche settimane di vita, hanno affrontato un viaggio di centinaia di chilometri..
 
A poche settimane di vita, hanno affrontato un viaggio di centinaia di chilometri, in condizioni terribili, senza acqua né cibo: ora 85 cuccioli di cane sono stati tratti in salvo dalla polizia e dagli uomini del Corpo forestale. I quattro zampe, trovati ammassati dentro un anonimo furgone, sono stati posti sotto sequestro. Il tir furgone, in arrivo dall’Ungheria, era stato fermato per un controllo di routine nei giorni scorsi all’altezza di un’area di servizio dell’A1, a Firenze Nord.
A prendersi cura di 70 bestiole, i volontari dell’Enpa di San Giovanni Valdarno, Lucca e Pistoia. Gli altri 15 invece sono stati presi in custodia da un’associazione animalista di Prato. Purtroppo due di loro sono in pericolo di vita. «Il viaggio dei cuccioli – afferma Marco Innocenti Degli, vicepresidente di Enpa – è stato un vero inferno. Accatastati gli uni sugli altrui, sono stati trasportati per molte ore. Il fisico dei cani, già fragile per la tenera età, è stato messo a dura prova». I cagnolini, tutti di età inferiore ai due mesi, sono di varie razze: dal San Bernardo al Chihuahua.

L'ARENA
26 GENNAIO 2011
 
FURTO. I cani avevano 40 giorni. La scoperta fatta dal proprietario
Rubata una cucciolata di setter in un cortile recintato ad Avesa
 
Avesa (VR) - Rubata una cucciolata di setter inglesi ad Avesa. I cani, 5 femmine e quattro maschi, erano in un recinto di un campo di proprietà di un signore che abita in Borgo Milano e che ha un podere nella frazione.
I cuccioli che hanno una quarantina di giorni, hanno il pelo bianco e nero, prevalentemente bianco chiazzato. Ieri mattina quando il proprietario è arrivato al podere ha trovato le sue quattro cagne, ma più nessun cucciolo e quindi s'è precipitato a fare denuncia dai carabinieri della stazione di Parona.
Poche le speranze di ritrovare i cuccioli di cane da caccia. È certo che chi glieli ha rubati sapeva che nella casupola c'erano gli animali. Nessuna traccia in mezzo alla campagna. L'unica speranza è che qualche veterinario, semmai i cuccioli venissero portati per vaccini e microchip, segnali il fatto ai carabineri, ma anche il riconoscimento degli stessi tra poco tempo sarebbe pressochè improbabile.

CORRIERE DELLE ALPI
26 GENNAIO 2011
 
Emma, il cane che riconosce le sostanze esplosive
 
BELLUNO. Ogni tanto abbaia, ma appena sente la voce del suo istruttore Emma lo osserva, lo ascolta e ubbidisce, sedendosi ai suoi piedi. Emma è uno dei cani che fanno parte dell’unità cinofila della polizia provinciale, l’unica che è in grado di riconoscere le sostanze esplodenti. «Non vogliamo certo sostituirci ad altri», ha spiegato il comandante Gianmaria Sommavilla, «ma anche questa attività è importante, visto che abbiamo tra i nostri compiti quello di scovare e bloccare i bracconieri». Un cane come Emma diventa quindi uno “strumento” essenziale in questo senso. Il nucleo cinofilo che si sta formando comprende sei cani, cinque dei quali addestrati per la ricerca della fauna ferita, da cacciatori soprattutto. Emma invece ha fatto un apposito corso con il suo istruttore Daniele Comiotto, e riesce a individuare le sostanze esplodenti e le persone disperse.
 «Il nucleo di polizia cinofila è stato formato per dare un messaggio ai cittadini», ha spiegato il presidente Bottacin. «Vogliamo far capire che la polizia provinciale non è solo quella che sanziona, ma anche un soggetto che svolge attività di supporto alla comunità». Dal nucleo di sei animali si vuole arrivare ad almeno 8, «se non dieci», aggiunge Sommavilla. «L’idea è di allargare l’attività verso la ricerca dei dispersi.

GEA PRESS
26 GENNAIO 2011
 
Europa (almeno per un pezzettino): impazzano i combattimenti di cammelli
In Italia, invece, abbiamo quelli delle mucche e delle capre, imputabili solo se extracomunitari.
 
 
Fosse solo per un pezzettino, per ora solo geografico. Ma in Turchia i combattimenti tra cammelli sono legali. Poi, se un domani la Turchia diventerà uno dei paesi della UE (come ha chiesto), sarà un problema da affrontare tra breve nell’Unione, come le balene uccise in Islanda.Intanto la capitale di questo “sport” è Selcuk, una piccola città a circa dieci chilometri dal mare Egeo. A dire il vero fino al 1980 i combattimenti tra cammelli erano vietati, ma in virtù della tradizione da tutelare sono tornati di moda. Le forme più cruente sono bandite. Ad esempio i cammelli vengono prima imbavagliati ma le ossa, secondo un recente articolo del The Wall Street Journal, si rompono ancora. I cammelli sono soliti sdraiarsi sulle zampe dell’avversario …. Prima delle recenti disposizioni, la lotta tra maschi si otteneva costituendo un’ arena attorniata da femmine in estro. Essendo però l’esuberanza ricavata difficile da contenere e considerate le numerose risse tra i proprietari, si è scelto un metodo meno cruento…. I cammelli vengono tenuti a stecchetto, ovvero per circa tre mesi mangiano poco, quanto basta per renderli irritabili. Essendo apprezzata anche la loro carne si organizzano sorte di sagre paesane dove si può gustare un cammello grigliato.A dire il vero i combattimenti tra cammelli sono diffusi anche nel mondo arabo, specie tra le tribù beduine (che arabe, in genere, non sono) ed in Afganistan. Anzi in questo paese sono state documentate anche tra cavalli, orsi e cani, felini ed orsi ed altre mostruose varianti. Mai, comunque, che venga organizzato un bel combattimento tra un orso anche un po’ incavolato, ed il suo padrone. Ovviamente ad armi pari, senza museruole (come quelle che si vedono nei circhi equestri italiani) ed unghia tagliate (se non tirate). Quello che colpisce però è che i combattimenti tra cammelli siano legali in un paese che ha chiesto di entrare in Europa. Ovvero la Turchia. Almeno nel cuore dell’Europa non avvengono di queste competizioni (con i cammelli no ma con le vacche si, per es. in Francia ed in Svizzera) ed in Turchia non vi è una legge sui maltrattamenti che si autoelimina dal punire queste tradizioni. In Italia invece, si.Nel materiale informativo della Regione Val D’Aosta è possibile apprezzare la bontà culturale (ma anche della carne) della cosiddetta “Valdostana Pezzata Nera e la Castana, che si caratterizzano per un temperamento vivo e bellicoso, che le vede affrontarsi in combattimenti primaverili” . Si tratta delle Battailles des Reines ovvero “le battaglie delle regine”. In questo caso le mucche vengono fatte combattere sfruttando la gerarchia all’interno della mandria. In Val d’Aosta, poi, le vacche le hanno portate i Burundi, e la tradizione in Italia si deve rispettare. A dire il vero durante il fascismo i combattimenti furono vietati e così rimase fino al 1958, quando la cultura le rivolle.Quest’anno il primo incontro è previsto il 20 marzo a Pont-Saint-Martin. I combattimenti finali si svolgeranno nell’arena Croix Noire di Aosta il 23 ottobre. Per la Regione Val d’Aosta il combattimento è incruento. Forse perché le vacche vengono fermate prima dei danni fisici, ma viene da chiedersi se tale termine vorrebbe nel caso alludere anche a quello di non violento.Certo che a leggere il regolamento dei combattimenti tra vacche qualche dubbio sulle potenziali intenzioni (sia di vacche che degli allevatori) appare. Alla vacche non si deve somministrare alcool o sostanze analoghe. Le corna, inoltre, non devono essere appuntite, tanto che fino ad un secondo prima dello scontro possono essere limate. Sono ammesse le “ninfomani” ma solo se hanno caratteri … intimi … visibilmente femminili. Viene da chiedersi cosa succedeva prima del regolamento. Questo anche alla luce dell’attuale disposizione che fa intendere il combattimento cessato nel momento in cui il proprietario della vacca perdente fermerà lo slancio dell’avversaria.Dimenticavamo, le vacche, sempre secondo il regolamento, devono essere gravide…Cosa c’è in tutto questo di non cruento? Siamo poi certi di essere così diversi dai turchi ai quali, peraltro, nelle giostre equestri dove di tanto in tanto azzoppiamo cavalli, ci riserviamo pure di infilzare la loro figura?Ma in Val D’ Aosta i combattimenti sono pure tra capre. Le loro possenti corna non devono però essere limate nè unguentate, i proprietari non possono entrare nel campo con bastoni o fruste, così come non si può minacciare, insultare o passare alle vie di fatto contro un altro allevatore. I proprietari non devono, poi, abbandonarle dopo i combattimenti, nè creare disordini. I combattimenti di capre, inizieranno il prossimo 17 aprile a Donnas e si concluderanno il 6 novembre a Perloz.Viene da chiedersi cosa prevede la legge italiana.
In linea teorica i combattimenti tra animali sarebbero vietati ma solo se “non autorizzati” (art. 544 – quinquies, legge 189/04). Avrete capito il perché di tale apparentemente inspiegabile precisazione. Non solo, anche se “non autorizzati” devono poi “mettere in pericolo l’integrità fisica dell’animale“. Basterebbe già questa formulazione per fare intendere che i combattimenti delle mucche o delle capre  valdostane mai potevano essere imputabili, ma per andare sul sicuro chi ha fatto la 189/04 ha voluto pure precisare, in apposito articolo, che il 544-quinquies (così come gli altri relativi ad uccisione di animali, maltrattamento e spettacoli e manifestazioni vietati) “non si applicano altresì alle manifestazioni storiche e culturali autorizzate dalla Regione competente“.Quanto strafare. Per le vacche, come per le capre, valdostane sarebbe già bastata la formulazione autocastrante del 544-quinquies, dal momento in cui l’incolumità fisica non sarebbe violata. Ma c’era poi il problema dei palii di cavalli. Meglio allora andare sul sicuro.Nonostante tutto c’è ancora un paradosso. Alcuni anni addietro, nella città di Palermo, arrivarono precise notizie su un cittadino di origine tunisina che faceva combattere due arieti. Lui si vantava del fatto che a differenza di quelli tra cani, i suoi combattimenti erano incruenti. Non essendo di tradizione, però, i combattimenti extracomunitari sarebbero stati imputabili di maltrattamento, quelli nazionali delle vacche e capre valdostane no.
Vedi video combattimenti vacche valdostane:
http://www.geapress.org/il-maltrattamento-e-la-sua-legge/europa-almeno-per-un-pezzettino-impazzano-i-combattimenti-di-cammelli/11183
GEA PRESS
26 GENNAIO 2011
 
Dopo la zampa alla Brambilla ora le minacce con capriolo … di mafia
A Viterbo, però, non sono i cacciatori. Loro l'avrebbero mangiato (!?).
 

 
Chissà se trattasi di bracconieri o cacciatori. E chissà chi si è posta l’esigenza di tale (inutile) dubbio. Finanche la legge italiana consente di essere entrambi. Per avere sospesa la licenza dopo avere abbattuto una specie protetta, devi avere reiterato una seconda volta.Certo, però, che ritrovarsi legato ad una carcassa di capriolo appesa ad una inferriata il cartello della propria squadra di cinghialisti, deve aver fatto gelare il sangue a qualcuno. E’ questo, infatti, quanto scoperto ieri dalla Polizia Provinciale di Viterbo in località Quercetello, vicino Montefiascone. Il povero animale, verosimilmente ucciso il giorno prima, è stato avvolto in un nastro giallo dove è stato affisso il cartello dei cinghialisti.Singolare la notizia circolata. Ovvero che gli autori debbano essere per forza bracconieri, e non cacciatori, dal momento in cui l’animale è stato utilizzato per una minaccia e non per essere mangiato(!).A ben guardare di dispetti per sconfinamenti di cacciatori, l’Italia è piena. Anzi senza ricorrere ai litigi all’interno della categoria, basta ricordare le cronache sui cani da tartufo uccisi dai bocconi avvelenati. Indovinate chi, in molti casi, è additato?Eppure, lo scorso settembre, proprio sulla caccia di selezione al capriolo, molte polemiche si ebbero per le minacce all’ Assessore animalista di Castelnuovo Scrivia (AL). Ma la più famosa di tutti è ancora lei, la Ministra anticaccia che non pensò due volte ad imputare la zampa di capra che qualcuno le voleva recapitare, ai suoi temi anticaccia …. mica antibracconaggio.Ma a Montefiascone, evidentemente non si può. Nel viterbese una minaccia con uccisione di un capriolo non può essere del cacciatore ma del bracconiere.Rimanendo sul piano di una ipotesi banale, nessuno ha pensato che nel Lazio la caccia al capriolo è chiusa dal 29 novembre scorso. Se qualcuno lo ricordava, sarebbe stata questa la più probante ipotesi di esclusione prima di arrivare alla … fame.
CORRIERE DI VITERBO
26 GENNAIO 2011
 
Capriolo ucciso , “è segnale mafioso”.
Si indaga su un gruppo di bracconieri senza scrupoli. Per la polizia provinciale si tratta di un “avvertimento” a una squadra di cacciatori.
 
Provincia di Viterbo - Scoperto nella giornata di ieri dalla polizia provinciale un grave atto di bracconaggio con avvertimento mafioso avvenuto a Montefiascone, in località “Quercetella”, lungo la strada provinciale “Lago di Bolsena”. E' stata ritrovata infatti la carcassa di un capriolo, appesa a un cancello che conduce in un terreno abbandonato. Si tratta di animale adulto, con palco in velluto, abbattuto nella giornata di lunedì. E’ escluso dagli investigatori che l'abbattimento possa essere opera di cacciatori di capriolo, visto che la carcassa dell’animale non è stata prelevata per il consumo delle carni ma esposta alla vista del pubblico. Sul corpo del capriolo è stata affissa la tabella di segnalazione della squadra di caccia al cinghiale denominata “La Muta”. Si tratta di un chiaro segnale intimidatorio nei confronti dei cacciatori che compongono la squadra. Su questo grave episodio avente rilevanza penale, sta indagando la polizia provinciale con l'intento di risalire agli autori. Da quando sono iniziate le battute di caccia al cinghiale, sono pervenute da più parti segnalazioni relative ad un gruppo di bracconieri che abbattono illegalmente gli animali nella zona del lago di Bolsena. Gli investigatori suppongono quindi che il gesto intimidatorio possa essere proprio opera di queste persone senza scrupoli.

GEA PRESS
26 GENNAIO 2011
 
Il cane le mangia la bibbia. Dato a fuoco per purificarlo dal diavolo
 
 
E dire che il povero cane si chiamava diamante e non devil. Ma nella mente di Miriam Fowler Smith si era reso responsabile di un chiaro segnale della presenza di satana. Aveva mordicchiato la Bibbia e questo, per lei, era un gesto di indubbio significato. Approfittando dell’assenza del nipote, proprietario del cane, prima ha preso un grosso cavo ed a tentato di stringere l’animale alla bocca ed al collo. Poi ha tirato il cane fino in giardino e gli ha dato fuoco.Questa la ricostruzione della Polizia di Pacolet Mills, un piccolo sobborgo tra i boschi di Spartanburg nel South Carolina. Il cane, una femmina di pit bull di circa un anno, ha così tremendamente finito la sua estistenza. Al nipote la sessantacinquenne zia, solo in un secondo momento ha confessato quanto commesso. La donna, infatti, aveva inizialmente riferito che si era rotta la catena alla quale, verosimilmente, era legato il povero cane. E’ stata la Polizia a rinvenire i resti parzialmente bruciati ed ancora con il grosso cavo avvolto sul collo e nella bocca. Era stato malamente nascosto nel giardino sotto un cumulo di erbacce.La donna è stata arrestata ed ha avuto già fissato il giorno dell’udienza. Prima della sentenza, potrà uscire solo dopo il pagamento di una grossa cauzione. Rischia fino a cinque anni di carcere.
BRESCIA OGGI
26 GENNAIO 2011
 
Toro impaurito in fuga: abbattuto nella notte
CIGOLE. La Provinciale è intervenuta vicino all'autostrada
 
È servito un tiratore scelto della polizia provinciale per abbattere un toro nelle campagne di Cigole nel tratto vicino all'autostrata A4 a poca distanza dal centro abitato.  Il bovino di razza limousine era fuggito da un allevamento durante le operazioni di trasporto; si era liberato e ha iniziato a correre in mezzo ai campi in preda alla paura, motivo per cui era molto pericoloso. Per fortuna l'animale non si è diretto verso zone abitate. La polizia provinciale è intervenuta su richiesta della Compagnia dei Carabinieri di Verolanuova e dal servizio Veterinario dell'ASL di Leno.
Le operazioni di perlustrazione sono durate alcuni giorni nel tentativo di catturare l'animale ma le forti nebbie non ne hanno permesso l'avvistamento e lo stesso bovino, impaurito, si rifugiava nella fitta vegetazione sul Mella. Dopo alcune segnalazioni di avvistamento nel comune di Cigole (zona cascina nuova) il sindaco ha emesso l'ordinanza che incaricava la Polizia Provinciale dell'abbattimento. Considerate le difficoltà di raggiungere il bovino con i fucili a narcotico ed il rischio di perdere ancora una volta le sue tracce, un tiratore scelto lo ha abbattuto nel buio della notte. Lo stesso è stato poi recuperato dai responsabili dell'allevamento ai quali era sfuggito e dopo le opportune certificazioni delll'Asl veniva consegnato ad una ditta specializzata allo smaltimento.
Non è la prima volta che la Provinciale è chiamata a collaborare per la cattura di animali fuggiti da allevamenti vista l'esperienza negli abbattimenti di animali selvatici che di routine esegue il personale del Nucleo Venatorio.

GEA PRESS
26 GENNAIO 2011
 
A Faenza le tortore continuano a morire e nessuna ipotesi può essere ancora esclusa
 
 
Che fine hanno fatto le tortore di Faenza? Morte a migliaia poco dopo essersi posate a mangiare semi di girasole. Almeno così si disse, perché sulla vicenda nessuno ha fino ad ora fatto chiarezza. Anzi, sembra quasi che senza il lavoro volontario delle Guardie del WWF, nulla se ne sarebbe saputo.Ebbene, le Tortore continuano a morire, meno rispetto all’ecatombe delle settimane passate (secondo il WWF ne sono cadute oltre 5000) ma ancora a decine. A dire il vero potrebbero essere anche di più, perché a sentire le persone del posto gli incredibili omini in tuta bianca ogni giorno escono da un cancello lì vicino e raccolgono i cadaverini. Non sono della Ausl nè di ditte specializzate a trattare “rifiuti speciali”. Anche un po’ troppo speciali, visto che ad oggi non si conosce ancora la causa della morte.Secondo il dott. Nannetti, Direttore dei Servizi Veterinari dell’Asl di Modena, sentito da GeaPress, tutte le ipotesi sono ancora aperte e nessuna causa di morte può essere esclusa, ivi compresi i resti di semi rancidi che, secondo alcuni, avrebbero potuto procurare la morte. Ad ogni modo, anche se così fosse, non si capisce perché i semi assassini non vengano tolti dal luogo raggiungibile dalle tortore.Intanto la Procura della Repubblica di Ravenna ha avviato le indagini. Sono dirette dal dott. Ceroni e la delega alle indagini è affidata al Corpo Forestale dello Stato ed all’ARPA. Determinanti saranno i risultati definitivi delle analisi che sta compiendo l’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Intanto le Tortore continuano a morire e nessuno può dire ancora il perché.
IL TIRRENO
26 GENNAIO 2011
 
Pippo ha riabbracciato il suo padrone
 
CECINA (LI). Una storia a lieto fine. Pippo e il suo padrone sono finalmente tornati insieme, grazie alla generosità di tanti lettori del Tirreno. Molti lo ricorderanno: Pippo è un bel cagnolone meticcio, unica compagnia per il suo padrone.Un giovane che ha avuto problemi di tossicodipendenza. Qualche mese fa il ragazzo ha preso la decisione giusta ed è entrato in comunità per disintossicarsi. Ma per i primi tempi non ha potuto portare con sé il suo Pippo perché per regolamento l’ingresso in comunità deve avvenire senza “compagni” esterni. Ed è allora che è nato il problema: trovare una collocazione al cane in attesa che le porte del centro si aprissero anche per lui.
Per fare questo è scattata una bella catena di solidarietà, infatti Pippo è stato sistemato in un canile e per sostenere i costi c’è stato bisogno di aprire un conto corrente a suo nome. L’appello è stato lanciato da Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa, Ente nazionale protezione animali, e dal dottor Marco Melosi, medico veterinario e presidente dell’Ordine dei veterinari di Livorno. «Tanti e generosi hanno contribuito al lieto fine e al ricongiungimento di Pippo con il suo amato amico umano. La storia - dice Carla Rocchi -, segnalata in diretta circa un anno fa nell’ambito della trasmissione “Tornando a casa” condotta da Enrica Bonaccorti, è quella della separazione di Pippo dal suo “padrone” per la necessità di quest’ultimo di seguire un percorso terapeutico di disintossicazione».
Le spese per il mantenimento e le cure veterinarie di Pippo per questo lungo periodo sono state sostenute, oltre che dall'Enpa dall’Ordine dei medici veterinari della provincia di Livorno, «anche dal grande cuore dei lettori del Tirreno», che ha ospitato la storia. Pippo ha potuto riabbracciare il suo “padrone”.
Per questo Rocchi e Melosi ringraziano tutti coloro che hanno consentito questo lieto fine, compresa la comunità che ha consentito il felice esito di questo itinerario terapeutico.
MATTINO DI PADOVA
26 GENNAIO 2011
 
Misteriosamente scomparsa una coppia di oche cignate 
 
ROVOLON (PD). Da qualche giorno due esemplari di oche cignate, un maschio e una femmina (in foto), sono misteriosamente scomparse da una casa di via San Mauro, a Bastia. La coppia di color grigio-marrone è volata via o è stata rubata? La famiglia che ha cresciuto i due animali per otto mesi propende per la seconda ipotesi e spera che vengano restituita. «Ormai le oche facevano parte della famiglia - racconta la signora Manuela - erano un’attrazione, giocavano con i miei figli, ci facevano compagnia e si comportavano come due cani da guardia. La sera erano ancora nel cortile, l’indomani mattina non c’erano più. Mi sono rivolta anche ai carabinieri, che mi hanno detto di averle viste in giro alle otto di sera, ma io sono sicura che se fosse così sarebbero tornate a casa. Mi fa star male il solo pensiero che siano state uccise».

AGI
26 GENNAIO 2011
 
CANI DA CACCIA PRECIPITANO NEL BURRONE, VV. F. CERCANO DI SALVARLI
 
Castelli (Teramo) - I vigili del fuoco di Teramo, stamane, sono intervenuti a Castelli, sulla strada per Rigopiano, per tentare di salvare due cani da caccia precipitati alcuni giorni fa in un burrone. Si tratta di un'area scoscesa e impervia, difficile da raggiungere con i mezzi gommati, per questo e' stato chiesto l'ausilio di un elicottero dei vigili del fuoco. A dare l'allarme e' stato il proprietario dei due cani che sono finiti nel burrone durante una battuta di caccia alla volpe. Fino a ieri sera si sono sentiti i lamenti dei due animali ma si teme per la loro vita, considerando il freddo e visto che da giorni i due animali sono senz'acqua e senza cibo.
LA NUOVA SARDEGNA
26 GENNAIO 2011
 
Uccisi i cinghiali «protetti» di Bortigali
 
BORTIGALI (NU). La vallata del rio Manigos, che va dalla zona dove è stato recuperato un vecchio molino ad acqua fino alla Macomer-Nuoro, ospita una colonia di cinghiali che sono un’attrazione e una curiosità. C’è chi ha pensato di andarci a caccia. Non si sa chi ha partecipato alla battuta durante la quale pare siano stati uccisi alcuni cinghiali, ma si parla di cacciatori di Macomer e Cagliari. L’autogestita locale ha diffuso un comunicato manifestando sdegno.
La vallata del rio Manigos è quasi a ridosso delle case della periferia. La separa la strada di circonvallazione che da San Giuseppe porta alla ss. 129 costeggiando il corso d’acqua. Anche per questo quella zona è interdetta alla caccia. Un proiettile fuori controllo potrebbe colpire chi passa sulla strada. M a a chi è patito di caccia probabilmente questo non interessa. I cinghiali che popolavano la vallata erano una decina. Per molti erano una curiosità. Anziani e bambini lasciavano dei cibo vicino ai cespugli.
Nel comunicato dell’Austogestita Santu Padre, alla quale fanno capo la gran parte dei cacciatori di Bortigali, si spiega che quell’oasi era rispettata da tutti e che gli stessi cacciatori vedevano di buon grado e partecipavano al foraggiamento degli animali con la consapevolezza che in quella vallata dove, per motivi di sicurezza e per la vicinanza all’abitato, non si poteva esercitare nessuna attività venatoria, i cinghiali erano al sicuro. Ma i soci dell’autogestita avevano fatto male i conti. «Altri cacciatori, o presunti tali - si legge nel comunicato -, nel giorno dell’Epifania e domenica sfidano elementari norme di sicurezza e norme di legge vincolanti per le battute di caccia, stanano facilmente il g ruppo di cinghiali e ne abbattono alcuni. Compiono così un’impresa non proprio degna di una grande capacità venatoria e tanto meno di quell’etica propria dei cacciatori, quelli veri». Nel volantino si parla di «un gruppo ben individuato di “fucilieri” di Macomer, sicuramente distante dal mondo venatorio della cittadina riconosciuto per la correttezza, e quindi lontano ed estraneo da tali incivili e illegali comportamenti». L’autogestita si propone ora di organizzare turni di controllo per impedire che la colonia di cinghiali venga distrutta.

LA REGIONE TICINO
26 GENNAIO 2011
 
Caccia alla volpe: perché tanta crudeltà?
 
GIANCARLO GALLI, BRISSAGOVALTRAVAGLIA - LUINO
 
Il primo gennaio è stata aperta in Ticino la caccia alla volpe e in base al regolamento emanato dall’Ufficio caccia e pesca si possono uccidere questi animali di notte utilizzando i fari oppure catturandoli mediante delle trappole. Sono rimasto indignato da una simile decisione per due motivi: da un lato perché ritengo perfettamente inutile questo tipo di caccia e poi per la crudeltà con la quale viene praticata. Nessuno immagina la lunga sofferenza di questi poveri animali intrappolati che verranno poi uccisi non si sa in quale modo. Tra l’altro (prospettiva inquietante) ho letto di casi in cui le volpi sono “utilizzate” per aizzare i cani da caccia con le allucinanti “tane artificiali”. È questo lo scopo? Le volpi sono animali onnivori dotati di un’intelligenza molto acuta, sono furbe, sensi bili, molto discrete e schive. Allevate, si affezionano all’uomo come fossero un cane, pur mantenendo una certa ritrosia. Un tempo venivano uccise perché ogni tanto una di loro mangiava qualche gallina, ma nelle nostre moderne città e nei quartieri delle villette i pollai sono praticamente scomparsi. E poi basterebbe mettere alcuni scarti di cucina ad una distanza di 50 metri per impedire che si avvicinino ai pollai. Le volpi sono anche degli efficaci spazzini del bosco: esse si nutrono di animali morti e durante i periodi della caccia mangiano le interiora degli animali selvatici abbattuti dai signori cacciatori. In base alla mia esperienza, le volpi che si trovano al Rifugio e quelle che ho raccolto ferite dopo qualche incidente non mi hanno mai trasmesso nessuna malattia. A volte è capitato che qualcuna di loro mi mordicchiasse durante il gioco, ma poi i piccoli graffi sono prontamente guariti. In Ticino purtroppo si sta uccidendo senza ne ssuna pietà: oltre a sparare alle cerve e al loro cucciolo, ora si abbattono le volpi oltretutto in un periodo in cui le femmine sono gravide. Che vergogna!
LA NUOVA VENEZIA
26 GENNAIO 2011
 
La Lipu contro la Provincia «Non abbattete le volpi»
 
SAN DONA’ (VE). Dalla parte delle volpi. La Lipu di San Donà difende gli animali dopo che la Provincia ha disposto l’abbattimento di una decina di esemplari giudicati pericolosi.
L’associazione ambientalista ritiene che si possano addebitare colpe a questi animali, ad esempio in relazione a tane che possono facilitare le frane degli argini.
«Il calendario venatorio del Veneto prevede che la volpe venga cacciata dal 19 settembre 2010 al 31 gennaio 2011, - spiegano- in quantità di 2 capi giornalieri con un massimo di 35 capi stagionali a cacciatore. Questo prelievo, se applicato, rappresenta una quantità in grado di eliminare l’intera popolazione locale. In ogni caso le volpi da abbattere sembrano più che altro un pretesto dell’assessorato alla caccia. Bisog na ricordare che i danni sulla selvaggina e sugli animali da cortile sono piuttosto limitati, in quanto è dimostrato da numerosi studi sull’alimentazione che essi costituiscono una parte molto limitata della dieta. A questo proposito - concludono - si dovrebbe invece prendere in maggiore considerazione il problema dei cani e dei gatti domestici che vengono lasciati liberi di spostarsi».
ROMAGNA OGGI
26 GENNAIO 2011
 
Faenza, cerbiatto travolto ed ucciso da un'auto
 
FAENZA (RA) - Cerbiatto travolto ed ucciso da un'auto. E' successo nel primo pomeriggio di mercoledì a Faenza lungo la via Emilia Levante, all'altezza del ristorante "Chicchirichì". Incolpevole l'automobilista, che si è trovato davanti a se la povera bestiola mentre stava percorrendo l'arteria in direzione Forlì. Nell'impatto il conducente non ha riportato lesioni, mentre il cerbiatto è morto sul colpo. Sul posto è intervenuto il veterinario per il recupero dell'animale.Per i rilievi di legge sono intervenuti gli agenti della Polizia Municipale. Nel tardo pomeriggio si è invece verificato uno scontro tra tre auto nella rotonda che collega le vie San Silvestro, Piero della Francesca e Masaccio. I feriti sono stati soccorsi dal personale sanitari del ‘118'. Per i rilievi di legge erano presenti gli agenti della Polizia Stradale.

LA PROVINCIA DI VARESE
26 GENNAIO 2011
 
Polizia provinciale/il report sull'attività
Occhio ai bracconieri, armati come in guerra Il comandante Gorla: «Ci è capitato di sequestrare fucili con gittata superiore ai due chilometri»
 
Occhio ai bracconieri: «Ci è capitato di sequestrare armi che anche noi avremmo paura ad usare», commenta Angelo Gorla, da settembre al comando della neonata polizia provinciale che riunisce i tre nuclei specializzati già operativi da tempo. Alla presentazione dei dati relativi all'attività dell'anno scorso è stato messo in evidenza un particolare curioso quanto meritevole di riflessione: un conto sono i cacciatori, un altro i bracconieri, e un altro ancora le armi che ognuno dell'una o dell'altra categoria utilizza. «Abbiamo deferito un fucile di precisione - racconta il comandante - che era qualcosa di pauroso. Un'arma con una gittata di oltre due chilometri. Significa che se venisse usata per colpire un cervo trapasserebbe il cervo e andrebbe a colpire qualcos'altro che gli sta dietro. Aveva anche il silenziatore». E' stato possibile sequestrarlo appunto perché aveva il silenziatore: quando ci sono regolare porto d'armi e permesso di caccia tutto quanto necessario risulta in regola, mentre non sono consentite modifiche.
I controlli comunque sono aumentati, e non solo per gli animali. Se quelli del nucleo faunistico sui cacciatori e sui pescatori sono arrivati a 1.605 (75 in più), quelli sugli automobilisti sono stati 1.867 durante gli 80.678 chilometri percorsi (12.978 in più dell'anno prima) e quelli sulle imbarcazioni 200 durante le 423 ore di navigazione e i 307 giorni di servizio. 894 infine le sanzioni elevate in strada e 1.315 punti di patente decurtati, con prevalenza netta delle violazioni alle norme di comportamento e sicurezza come sorpassi, mancate precedenze, dimenticanza della cintura, cellulare alla guida, mancata revisione dell'auto (352). A seguire, i secondi più sanzionati sono stati gli autotrasportato ri (192) e a grande distanza la pubblicità abusiva (58). Sempre nell'ambito dei controlli, nel capitolo delle attività straordinarie sono rientrate le 43 pattuglie aggiuntive impiegate per 688 ore di pattugliamento, 827 controlli effettuati con le 41 sanzioni elevate, 9 interventi insieme ad altre forze di polizia, locale o dello Stato.
Scesi di netto invece i deferimenti alla magistratura. 15 dal nucleo faunistico, e sono 10 in meno del 2009, solo uno dal nucleo nautico, come l'anno prima, e infine 16 dal nucleo stradale, 4 in meno. Sono stati di più in generale invece gli incidenti rilevati. 163 in strada (+32), 7 sui laghi (+6) e 115 con animali selvatici (+6), anche se nell'ultimo caso si può considerare il dato positivo, in proporzione alla diffusione delle specie selvatiche presenti sul territorio.

GREEN ME
26 GENNAIO 2011
 
Riciclare le pellicce per salvare gli animali
 
Riciclare un capo d’abbigliamento come la pelliccia è una soluzione che, ammetto, prima d’ora, non avevo mai preso in considerazione. Quando, però, mi sono imbattuto nella linea Harricana di Mariouche nuove considerazioni mi hanno rapito.Questa collezione di pellicce e accessori in pelliccia è stata pensata dalla stilista francese Mariouche Gagnè che non solo cerca, in un modo senza dubbio opinabile, di combattere il problema dell’uccisione di animali per fini estetici, ma tenta anche di metterci del gusto e dello stile.E’ vero il problema andrebbe affrontato alla radice, perché nessuna specie animale dovrebbe essere trasformata in un capo d’abbigliamento. La stilista, però, è di tutt’altro parere: se uno sbaglia, cosa dovrebbe fare stare fermo e subire? Secondo lei, decisamente, no. Ecco, allora, un riciclaggio di oltre 50.000 cappotti per creare nuovi capi di tendenza. “Con questa mia trovata salviamo, circa, mezzo di milione di animali l’anno” sono queste le parole dell’eccentrico personaggio transalpino. “Penso che il povero animale sia morto ingiustamente tanti anni fa, con questo modo provo a sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, a non ucciderne più”.Questo suo punto di vista nasce diversi anni fa, quando trascorrendo del tempo dalle parti del polo nord, ha visto con i suoi occhi l’uccisione di tanti animali da parte delle popolazioni di quei freddissimi luoghi, che lo facevano anche per un’esigenza climatica. Lei, quindi, non vuole essere ipocrita. Non ha deciso di combattere contro, ipotetici, mulini a vento. Ha, invece, in modo molto più semplice, voluto provare ad arginare il problema.Non proprio sulla stessa linee d’onda è Jennifer Miller, fondatrice della Mission Savvy , una boutique alla moda che fa del proprio credo la salvaguardia dell’ambiente e del mondo animale.  La stilista, un tempo attivista per i diritti animali, si chiede che bisogno ci sia di indossare un’animale. “L’uomo moderno è fortunato, può cucinare dentro la propria casa, avere un letto caldo, del riscaldamento, perché vuole di più? Perché una pelliccia?” sono queste le parole della design americana, che ha così deciso di iniziare questa campagna di sensibilizzazione. “E’ pure vero – continua Miller – che ormai si sono prodotte milioni di pellicce al mondo. Doniamole, allora, ai senza tetto!”. Una campagna, quindi, al limite della provocazione quella da lei sostenuta.La Humane Society, invece, ha deciso di valutare il contesto in un altro modo ancora. Avete una pelliccia e vi siete pentiti? C’è un vecchio cappotto di ermellino nella vostra soffitta? Oppure il visone avuto in eredità da vostra nonna non fa proprio al caso vostro? Bene, restituiamolo agli animali.  Il programma, chiamato Coats for Cubs vuole andare ad aiutare la fauna selvatica. La pelliccia, tagliata della misura del piccolo cucciolo, diverrà una sorta di madre surrogata per l’animale rimasto orfano.
LA PROVINCIA DI VARESE
26 GENNAIO 2011
 
A Olgiate striscia il pitone. Anzi non più
 
Olgiate Olona (VA) -  (var) Una volta si tenevano in casa pesci rossi, cocorite, cani, gatti. Al limite un criceto o un coniglietto. Adesso è il turno degli animali esotici: scorpioni, ragni, iguane e, perché no, qualche serpente. Come il pitone di un metro e mezzo ritrovato lunedì nei boschi Anna Frank. Fosse stato vivo avrebbe seminato il panico in paese. La lunga biscia era già morta da un paio di giorni quando è stata vista da un cittadino in un grosso cartone. L'olgiatese ha contattato il comando di polizia locale intervenuta per raccogliere il cadavere. Gli agenti hanno dapprima controllato se il serpente avesse il microchip: sono in possesso di un lettore che negli ultimi anni ha permesso di riconsegnare molti cani ai loro padroni. Il pitone, in questo caso, non era stato registrato, come invece la legge invita a fare e, con ogni probabilità, il padrone ha deciso di abbandonarlo nei boschi per evitare problemi e non accollarsi le spese di smaltimento del cadavere. «Anche i serpenti vanno registrati e microchippati - avverte il comandante Alfonso Castellone - in caso di decesso il padrone è invitato a portare il cadavere da un veterinario che indicherà le modalità di smaltimento. In questo caso abbiamo contattato il canile convenzionato con l'Asl che provvederà alla sua cremazione presso un inceneritore». Il pitone riportava già segni di morsi di roditori e probabilmente era già lì da due giorni. In questi ultimi anni la polizia locale ha avuto a che fare con tante tipologie di animali; dal branco di pecore scappato nella zona commerciale, al cavallo recuperato un mese fa nei campi di via De Gasperi, fino alle galline lasciate da un olgiatese deceduto insieme a 10 gatti, 'adottati' dal Comando fino alla lo ro sistemazione. Ma la sensibilità degli agenti olgiatesi verso il mondo animale è tanta.

BLITZ QUOTIDIANO
26 GENNAIO 2011
 
Bahamas, a Pig Beach gli uomini nuotano insieme a maiali
 
Alle Bahamas c’è una spiaggia piena di maiali. Sono lì sdraiati al sole che dormono, riposano per poi mettersi addirittura a  nuotare.Si trovano su una delle meravigliose Big Major Spot Island: la spiaggia che li ospita è stata definita, per ovvi motivi, Pig Beach ed è diventata un’attrazione turistica.Le barche arrivano, colme di visitatori ed i maiali si lanciano in acqua e grugniscono chiedendo del cibo che, prontamente, arriva. Alcuni turisti non resistono alla tentazione di fare un bagno con loro ed i maiali ben si prestano alla nuotata in compagnia, certi della ricompensa.  Il motivo per cui questi maiali si trovino là non è chiaro: anche perché questo tipo di animale non è proprio adatto a questo tipo di ambiente.
Ecco alcuni video giurati dai turisti sull’isola delle Bahamas:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/bahamas-pig-beach-maiali-nuotano-724518/
CORRIERE ADRIATICO
26 GENNAIO 2011
 
Bioparco Roma: è nato un Addax,rarissima antilope a rischio estinzione
 
 
ROMA - Al Bioparco di Roma è nato un maschio di Addax, rarissima antilope africana. Si tratta della prima nascita importante del 2011: il cucciolo è nato lo scorso 12 gennaio e alla nascita pesava circa 5 kg. «I guardiani del reparto erbivori lo hanno trovato nella stalla attaccato alla mamma. Al momento trascorre molto tempo all'interno delle stalle, ma ogni tanto fa capolino nell'area esterna del recinto» dice il presidente della Fondazione bioparco di Roma, Paolo Giuntarelli.
Un tempo ampiamente distribuito in tutto il territorio del Sahara e del Sahel, oggi l'Addax è ad altissimo rischio di estinzione, basti pensare che in natura ne sopravvivono meno di 300 individui nel Chad, in Mauritania e nel Niger, e negli ultimi 20 anni il numero di esemplari è diminuito dell'80%. E' un'antilope adattata alla vita nel deserto: possiede zoccoli ampi per non sprofondare nella sabbia, produce un'urina molto concentrata per limitare al massimo gli sprechi idrici e può trascorrere la maggior parte della vita senza bere, recuperando l'acqua dalla vegetazione di cui si nutre. E' attiva soprattutto di notte, mentre di giorno cerca riparo in buche scavate nella sabbia per proteggersi dalla calura e dalle tempeste di sabbia. Il Bioparco partecipa con questa specie al programma internazionale di conservazione per la riproduzione in cattività delle specie a rischio di estinzione.

CORRIERE CANADESE
26 GENNAIO 2011
 
Gli orsi dell’Artico in pericolo
L’appello della Wildlands League per salvare le specie in via d’estinzione
 
SIMONA GIACOBBI
 
l 2010 è stato l’anno più caldo della storia. Un dato che suona come una triste condanna a morte per molte specie che popolano l’Artico e ora sempre più a rischio estinzione.
Record negativo per la banchisa polare artica, che a dicembre era al minimo storico di 12 milioni di chilometri quadrati, 1,35 milioni sotto la media di dicembre nel periodo 1979-2000. Lo scioglimento dei ghiacciai ha provocato un innalzamento record del livello del mare dal 2007 e gli scienziati prevedono che l’intera zona potrebbe essere “ice free”, senza ghiacciai nel periodo estivo, entro 10 anni. I dati emersi dal rapporto Onu sottolineano come l’anno appena trascorso confermi la tendenza significativa del surriscaldamento del pianeta.
«Gli orsi polari potrebbero scomparire se il surriscaldamento continua ad avanzare», ha dichiarato Janet Sumner, executive director della Wildlands League della Canadian Parks and Wilderness Society (Cpaws).
La densità di 8 delle 19 popolazioni di orsi polari del mondo si sta assottigliando. I ghiacci, unico modo per queste specie di individuare e cacciare le loro prede, si stanno ritirando. Non riescono più ad andare a caccia di cibo e ad allevare i piccoli. Ecco perché gli orsi polari stanno diventando sempre più «magri». «Questo è un grande problema - spiega Sumner - In molti pensano che gli animali riescono ad adattarsi facilmente ai cambiamenti climatici. Ma questo avviene con il passare dei secoli, non da un giorno all’altro. Questi cambiamenti stanno avvenendo molto velocemente soprattutto nell’Artico, rallentando la capacità dell’animale di adattarsi».
Gli orsi polari, intanto, muoiono di fame. «Ci sono molti animali nell’Artico di cui gli orsi possono cibarsi - prosegue Sumner - Ma il problema pratico è un altro. Gli orsi polari non riescono più a cacciare e a catturare le loro prede, in particolare le foche. Le avvistano e le attaccano dai blocchi di ghiaccio che galleggiano sull’acqua e che usano come trampolini. Come punti di avvistamento. Ma ora quel ghiaccio si sta sciogliendo. La carne di foca è molto grassa e il fisico dell’orso ne ha bisogno soprattutto per difendersi dal freddo durante l’inverno». Un ulteriore segnale di come il pianeta stia soffrendo. «Ovviamente in tanti non vogliono veder soffrire questi animali - dichiara Sumner - Quindi la componente emotiva non è da sottovalutare».
Gli orsi polari nell’Artico, ma anche tartarughe in Sud America, le balene del Nord Atlantico, i panda in Cina, gli orangotanghi in Indonesia, gli elefanti in Africa, le rane in Australia, le tigri in I ndia. La lista è lunga. Il surriscaldamento del pianeta minaccia giorno dopo giorno l’ecosistema in cui queste specie vivono. Ma non sono solo gli animali a subire le conseguenze del global warming. Molte le popolazioni che hanno dovuto affrontare catastrofi e calamità naturali.
«Si pensi, per esempio, alle recenti inondazioni in Australia - ricorda Sumner - La minaccia riguarda tutti. Quando i gas serra si sprigionano nell’atmosfera producono calore, una forma di energia che può trasformarsi in tempeste sempre più violente e frequenti come quelle che si sono verificate negli Stati Uniti. Quindi non si tratta solo del caldo che devono affrontare gli orsi polari, ma di come sta soffrendo tutto l’ecosistema».
L’orso polare, divenuto simbolo della lotta contro l’effetto serra, è a rischio estinzione insieme ad altre 17 specie che vivono al Polo Nord. Tra queste le volpi artiche, il trich eco del Pacifico, quattro specie di foche (la foca dagli anelli, la foca barbata, quella della Groenlandia e la foca fasciata), quattro specie di balene, le farfalle del mare, tre specie di uccelli marini, le renne e l’alce muschiato. «E ancora gli uccelli migratori che volano verso sud e quindi verso luoghi che possono essere freddi o sempre più caldi - ha aggiunto Sumner - Sono specie che utilizzano l’Artico come habitat per buona parte dell’anno e poi migrano verso sud. Un discorso che vale anche per specie che in quelle zone non si erano mai viste prima. Per la prima volta, nei Territori del Nordovest sono stati avvistati i calabroni. Questo significa che l’ecosistema sta davvero cambiando. E troppo rapidamente». In termini di cambiamenti climatici Sumner auspica una maggiore presa di posizione del governo per la protezione delle specie che vivono nella Foresta boreale, il polmone verde del Canada e «il più grand e magazzino di carbonio del pianeta».
«Il Canada ha una responsabilità enorme - conclude l’executive director della Wildlands League - anche nei confronti dei Paesi nel resto del mondo perché la Foresta boreale non venga distrutta dagli scavi, dal taglio di tronchi d’albero e dal cemento». Un problema sempre più grande sul quale si concentra la sua associazione. «Dobbiamo lavorare insieme. Le soluzioni ci sono. Occorre da parte del governo la volontà di mettere insieme queste soluzioni e da parte della società lo sforzo di capirsi gli uni con gli altri».

LE SCIENZE
26 GENNAIO 2011
 
Strategie di conservazione
Una via di salvezza per le tigri selvatiche
Le politiche di conservazione della specie dovrebbero puntare sulla realizzazione e gestione di ampie aree connesse da corridoi di habitat
 
Le riserve per le tigri in Asia potrebbero supportare più di 10.000 tigri selvatiche – pari a tre volte il numero attuale – se fossero gestite come territori su larga scala in grado di garantire i siti di accoppiamento: è quanto sostiene lo studio "A Landscape-Based Conservation Strategy to Double the Wild Tiger Population" pubblicato sulla rivista Conservation Letters.
Il numero di tigri selvatiche è diminuito da circa 100.000 ai primi del Novecento a circa 3200 a causa del bracconaggio, della distruzione dell’habitat e del conflitto uomo/tigre. La maggior parte degli animali rimasti sono dispersi in piccole sacche isolate sparsi nei 13 Paesi asiatici.
“Le politiche di conservazione della tigre associano la conservazione della biodiversità e la gestione consapevole del territorio”, ha commentato John Seidensticker dello Smithsonian Conservation Research Institute. “Salvando la tigre salviamo tutte le piante e gli animali che vivono nelle stesse aree”.
Gli autori hanno trovato che i 20 territori prioritari per la conservazione con la più alta probabilità di sopravvivenza a lungo termine potrebbero supportare più di 10.500 individui, comprese 3400 femmine. Gli esempi storici studiati forniscono ulteriori prove che il raddoppiamento o la triplicazione delle popolazioni sono possibili purché si utilizzino ampi territori.
Per contro, come dimostrato le due principali riserve dell'India, la mancanza di connessione tra le aree protette potrebbe precludere il recupero delle popolazioni. Le tigri sono infatti scomparse dalle riserve di Sariska e Panna nel 2005 e nel 2009 a causa del bracconaggio e non è stato possibile ricolonizzarle proprio per l'assenza di corridoi di habitat che le connettessero. Di conseguenza, si è dovuto procedere a un trasferimento forzato di alcuni esemplari. Ma il bracconaggio e la perdita di habitat non sono le uniche minacce: nel prossimo decennio in Asia si prevedono investimenti per 7,5 migliaia di miliardi di dollari in progetti infrastrutturali che minacceranno i territori della tigre. Concentrarsi solo sui siti già protetti invece che sulle grandi aree potrebbe essere considerato erroneamente dai decisori politici come un metodo per proseguire con tali progetti fuori da quelle aree, senza la possibilità di realizzare i corridoi d'interconnessione.“Seguendo le indicazioni della Dichiarazione di San Pietroburgo, il Nepal si è impegnato a raddoppiare il numero di tigri selvatiche entro il 2022”, ha spiegato Deepak Bohara, ministro delle Foreste e della conservazione dei suoli del Paese asiatico. “Quest'analisi mostra che ciò può essere fatto e non solo in Nepal, ma in tutte le zone abitate dalla tigre”.

CORRIERE ADRIATICO
26 GENNAIO 2011
 
Corrida, tentenna il Messico
 
Mexico City Dopo la Spagna il vento degli animalisti soffia anche in Messico. E’ di questi giorni la richiesta di abolire anche nel paese sudamericano la corrida, spettacolo molto seguito. Per ora la proposta non sembra avere seguito, anche se tra i politici ci sono i primi tentennamenti. A mettere il primo veto al combattimento tra uomo e toro è stata la Catalogna che l’estate passata ha votato l’abrogazione della corrida. La legge è stata proposta in parlamento dopo la raccolta di 180.000 firme, che ha obbligato i due partiti principali della regione a occuparsi del problema. La corrida è una delle tradizioni più radicate della cultura spagnola e solo fino a pochi anni fa era addirittura impensabile che potesse venire messa in discussione. In questi ultimi anni la sua popolarità è però è diminuita, insieme al numero di spettatori agli stadi. La legge entrerà in vigore il primo gennaio 2012, quindi fino a quella data la Plaza de Toros Monumental di Barcellona potrà ancora essere l’arena delle sfide tra tori e toreri.

LA ZAMPA.IT
26 GENNAIO 2011
 
Quando ci prendono in giro
 
CESARE PIERBATTISTI *
 
Nella vita di un uomo c’è spazio per molti cani diceva Konrad Lorenz e, almeno nel mio caso, aveva ragione, in casa mia non sono mai mancati: pastori tedeschi, terrier, bastardini ma, negli ultimi trent’anni bassotti. Uno di questi, Carlotta, era la cagna personale di mia figlia: pigra, distratta, disubbidiente, guardava gli altri cani con l’atteggiamento di chi è diverso, era quella che un astrologo definirebbe «segno d’aria». D’estate quando fuggo nella mia baita in Val di Susa e vado a spasso in alta montagna, porto sempre con me un paio di cani; un giorno presi Carlotta e sua sorella Elena.
Camminavo distratto dal paesaggio quando improvvisamente sentii il fischio della marmotta, le bassotte partirono come schegge ricordandosi di essere cani da caccia e, com’era prevedibile, s’infilarono nella tana dove si era rifugiato l’animaletto. Maledissi subito la mia distrazione, le tane di marmotta sono trappole per i cani, soprattutto per quelli a zampa corta, vi entrano ma non riescono più ad uscire. Affacciato al buco chiamai le due bassotte, già m’immaginavo scontri sanguinosi con eserciti di marmotte inferocite ma, Elena uscì, sporca e felice. Continuai a chiamare «Carlotta esci, non ti faccio nulla», sentivo i suoi movimenti ed i suoi guaiti ma nulla da fare, il tempo passava e la cagna non si vedeva.Decisi di tornare a valle per cercare aiuto, lasciai, lo zaino perché Carlotta, qualora fosse uscita trovasse un oggetto accanto a cui fermarsi. Furono due ore di discesa affannosa e piena di ansia, oltre ad essere preoccupatissimo per la cagna, come avrei detto a mia figlia dodicenne che la sua amata Carlotta era intrappolata in una tana? Con il fiato in gola entrai in casa e mi sentii dire da mia moglie: «Eravamo preoccupate, Carlotta è arrivata da sola un’ora fa». In effetti la cagnetta fedifraga se ne stava sul divano in braccio a mia figlia e mi guardava con l’occhio socchiuso e sornione. «La prossima volta che mi fai uno scherzo del genere ti abbandono sull’autostrada» le sussurrai mentre tiravo un sospiro di sollievo. Morale è scientificamente provato che gli animali non possiedono il senso dell’umorismo ed agiscono solo per istinto, forse...
* PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI VETERINARI DI TORINO

LA ZAMPA.IT
26 GENNAIO 2011
 
In casa il predatore diventa pigro
 
GIORGIO CELLI
 
La versione canonica dell’acquisizione, da parte dell’uomo, del gatto come animale domestico risulta questa: i sacerdoti di Annone dell’antico Egitto, in possesso di imponenti quantità di grano, osservarono che le scorte venivano, ahimè, erose dalle orde fameliche di piccoli roditori. Gli impotenti custodi di quel bendiddio avevano notato un grazioso animale che faceva scempio dei ladri a quattro zampe, predandone perfino uno al giorno. Siccome i nemici dei nostri nemici sono nostri amici - così suona un vecchio proverbio cinese - il gatto fu adottato dai sacerdoti e messo, da quel momento, al nostro servizio.
Se il cane è il custode della casa, il gatto è la sentinella della dispensa. Ma è un predatore di topi così efficace come lo si giudica? Sicuramente sì, ma a certe condizioni: s e l'animale è stato separato dalla madre precocemente non potrà mai essere un bravo predatore. Il motivo è semplice: dipende dal fatto che mamma gatta tiene a lungo i piccoli con sé. Non soltanto li allatta e li protegge ma insegna loro le tecniche venatorie, una pedagogia praticata attraverso l'esempio. Quando i piccoli sono svezzati, lei porta in famiglia un topolino vivo e fa partecipare tutti al massacro, mostrando come si fa. Per esempio, come fermare un topolino in fuga? Mettetegli la zampina sulla coda!
Per ragioni comprensibili le femmine che devono portare cibo in famiglia, sono cacciatrici più determinate. I maschi, invece, anche se hanno la pancia piena, si trastullano giocando con il topo prima di ucciderlo, perdendo un sacco di tempo con queste peripezie sadiche. Quando si tratta di topi, le cose vanno sempre lisce, ma con i ratti che sono di stazza considerevole c'è poco da scherzare. Si sa, difatti, che i ratti più giovani sono il bersaglio frequente della predazione gattesca, e solo dei veri e propri campioni della specie felina possono affrontare un rattone adulto. Attualmente i gatti delle nostre case, nutriti a scatolette, quando vedono anche solo un topo girano l'angolo e vanno a fare un sonnellino sul tappeto ai piedi del letto.

GAZZETTA DI PARMA
26 GENNAIO 2011
 
Ditelo al veterinario - Come vincere la paura della mia «Lola»?
 
Gentile dottoressa,
sono una studentessa universitaria domiciliata per motivi di studio a Parma. Ho un cane meticcio, femmina, di anni 4, affettuosissima, che ho chiamato Lola. Come le dicevo è un cane molto buono ma con un problema che non riesco a farle superare: è paurosissima soprattutto con le persone che non conosce o delle quali in qualche modo diffida. C'è chi ha provato a farsela amica dandole delle crocchette (che lei accetta con diffidenza) senza peraltro riuscirci. Chiedo a lei se esiste un rimedio per farle passare la paura. Grazie.
La paura è, con tutta probabilità, la sensazione più comune e diffusa nel mondo animale. Essa costituisce infatti la risposta dell'organismo a stimoli esterni che segnalano pericolo. Il cane “fifone” è facilmente riconoscibile perché evidenzia specifici comportamenti che a volte si succedono in sequenza: distoglie lo sguardo, si immobilizza, scappa o, nel peggiore dei casi, aggredisce e morde soprattutto se messo alle strette. Il disturbo comportamentale della sua Lola è abbastanza comune e, vista anche l'età del cane, le confesso non di facile soluzione. Può tuttavia provare ad aiutare il suo cane. La prima regola che deve “imporsi” è quella di evitare assolutamente di premiare Lola con carezze, parole rassicuranti o rivolgendole attenzione con lo sguardo, ogni volta che si dimostra impaurita di fronte a un qualsiasi evento, sia esso un rumore improvviso o la presenza di una persona per lei poco rassicurante. Deve far finta di niente, distogliere completamente l'attenzione dall'animale, girandole le spalle e andandosene. 
All'opposto se la sua cagnolina, di fronte a uno stimolo che in altre occasioni l'aveva spaventata, si dimostra calma e tranquilla, deve premiarla con carezze, con parole dolci o con un bocconcino a lei molto gradito (una o due crocchette). Si ricordi però che deve anche premiarla quando si rilassa dopo un episodio di paura. Infine, con molta pazienza può cercare di desensibilizzare il cane agli stimoli che inducono il suo stato di ansia. 
Se ad esempio i rumori violenti e improvvisi la spaventano, deve iniziare a farle sentire rumori crescenti in intensità, premiandola sempre quando dimostra di “accettarli” senza scomporsi. La stessa cosa deve fare con le persone, portandola fra la gente e premiandola sempre quando si dimostra tranquilla e ignorandola se invece si agita. Non ho idea a che età lei abbia adottato il suo cane, se troppo presto (sotto i due mesi) o troppo tardi (oltre i quattro) perché entrambe le situazioni potrebbero aver scatenato le sue paure. Certo è che se Lola è stata tenuta in ambienti monotoni, isolata dalle persone nei primi mesi di vita, è facile che abbia sviluppato diffidenza verso tutto ciò che non gli è strettamente familiare. 
Per questo motivo ripeto sempre che è importantissimo far manipolare i cuccioli dalle persone più diverse fin dai primi giorni di vita e far loro ascoltare rumori anche di una certa intensità. Per farle un esempio i cuccioli della mia Kim, che ora hanno tre mesi e venti giorni, sono stati coccolati da subito da tutti coloro che li venivano a vedere e sono cresciuti accanto a una radio quasi sempre accesa. Sono così cresciuti molto bene e le persone a cui li ho regalati mi riferiscono che sono molto equilibrati e ubbidienti.

LA ZAMPA.IT
26 GENNAIO 2011
 
Uomini & animali I due mondi di Garibaldi
Nel 1861, insieme a un medico torinese, fondò la società progenitrice dell'Enpa
 
MAURO PIANTA
 
Eroe di altri due mondi: quello degli umani e degli animali. Così Giuseppe Garibaldi diventa protagonista di un doppio anniversario i 150 anni dell’Unità d’Italia e quelli dell’Enpa, Ente protezione animali che contribuì a fondare insieme a un medico torinese suo fedele amico negli ultimi anni di vita. Tutto questo è al centro della poderosa monografia in uscita nelle prossime settimane e dedicata proprio al rapporto tra il Condottiero in camicia rossa e il mondo animale. A cimentarsi con l’argomento, dopo anni di ricerche, due storici dell’Università di Cagliari: Domenico Selis e Giuseppe Continiello.
Garibaldi mentre era a Caprera ricevette da Anna Winter, donna di lettere irlandese, la proposta di porsi alla testa del movimento animalista italiano e di creare un ente addetto alla protezione degli animali. Il comandante si rivolse all’uomo del quale, in quel momento, si fidava di più: il torinese Timoteo Riboli. Era il suo medico personale, un uomo di studi che non disdegnava vergare versi poetici dedicati al proprio cane. Con una nota datata primo aprile 1876 spedita da Caprera al suo dottore, Garibaldi dispone la fondazione della «Società Torinese Protettrice degli animali».
Il Generale per molti avversari politici «matto come un cavallo», era matto sì ma per la sua cavalla. La giumenta Marsala donatagli dai siciliani per affrontare l’epica risalita fino a Teano, e alla morte dell’animale le realizzò una tomba con lapide ed epitaffio. L’uomo che aveva guidato i Mille nutriva una venerazione per gli animali, e diventò vegetariano. «Tutta la vita del Generale - spiegano i due storici cagliaritani - è caratterizzata dall’avventura e dal contatto con la natura». Ma è nella vecchiaia che affiora il Garibaldi animalista. Nella sua fattoria si trovavano capre, pecore, galline, conigli e 4 asinelli. «Garibaldi - osservano Selis e Continiello - aveva voluto fondare una “repubblica degli uguali”: uomini e animali». Lo storico inglese Mack Smith, nella celebre biografia dedicata all’Eroe, ha scritto: «La caccia era il suo passatempo preferito…». «E’ stato debitore, in questo della mentalità ottocentesca - dice Continiello -. Poi, però, ha avuto il coraggio di cambiare idea».

GEA PRESS
26 GENNAIO 2011
 
Effetto Regione siciliana: l’Assessore pantanofobo e le logiche clientelari 
La LIPU diffonde i dati della strage nei Pantani della Sicilia orientale. Caccia autorizzata via internet.
 

Il novanta per cento dell’avifauna in meno. Le rarissime Morette tabaccata ridotte da 100 ad appena quattro. I fenicotteri, addirittura diminuiti da 600 a 35. Sembra di leggere una cronaca anni sessanta, quando i cacciatori in Sicilia erano parecchie decine di migliaia di più degli spauracchi attuali.Eppure per l’Assessore pantanofobo D’Antrassi che nonostante il parere opposto dell’ISPRA ha autorizzato la caccia nei laghi costieri a cavallo delle provincie di Ragusa e Siracusa, seicento doppiette sono sufficienti a non fare danno.Già lo scorso 18 gennaio GeaPress aveva pubblicato un’ intervista all’ornitologo Andrea Corso, andato nei luoghi dell’incredibile apertura venatoria. I risultati oggi sono ancor più evidenti.Hanno sparato finanche a fenicotteri e volpoche – denuncia la LIPU che ha diffuso i dati del censimento – specie particolarmente protette dalla legge. Per non parlare – prosegue l’Associazione protezionista – dei pallini di piombo che, nonostante il formale divieto, sono stati rinvenuti. E dire che la loro assunzione provoca il saturnismo, ovvero futuri animali morti.Secondo Fulvio Mamome Capria, Vicepresidente Nazionale LIPU, il tempo delle logiche clientelari a danno dell’ambiente e degli interessi della comunità dovrebbe già essere finito da un pezzo. Occorre subito istituire la Riserva.

COME E’ AVVENUTA LA STRAGE PROGRAMMATA
Tutta questa distruzione in soli quattro giorni di caccia, pochi secondo l’Assessore D’Antrassi il quale però ha predisposto strane date ed ancor più incredibili metodi di pubblicazione della tremenda decisione. Metodi inediti nel panorama dei provvedimenti ammazza fauna.Il Decreto di D’ Antrassi, ove si riapriva la caccia ai Pantani, è stato pubblicato celermente su internet (!?), in modo che i cacciatori sapessero subito. Sulla Gazzetta Ufficiale, però, solo dopo diversi giorni.Legambiente, nel ricorso contro il provvedimento, aveva innanzitutto chiesto l’emanazione del Decreto cautelare urgente. Richiesta non accolta perché, come sostenuto dal TAR, presentata a caccia aperta. Cosa inevitabile visto che D’Antrassi ha utilizzato internet. L’inutile sospensiva si discuterà perciò a caccia chiusa, ovvero il prossimo 31 gennaio, mentre della Sentenza di merito che deciderà se D’Antrassi ha emesso un provvedimento illegittimo, chissà quando se ne parlerà. Caccia programmata a tavolino, dunque. Legambiente, comunque, ha già annunciato la richiesta di intervento della Magistratura Ordinaria. Staremo a vedere.

BIG HUNTER
26 GENNAIO 2011
 
Umbria. Legambiente: illegittima caccia al 10 febbraio
 
"Chiedere di allungare la stagione venatoria in Umbria fino al 10 febbraio su animali selvatici per i quali la caccia è stata aperta dal 1 settembre per le specie Colombaccio, Cornacchia grigia, Ghiandaia e Gazza, sarebbe del tutto illegittimo, poiché supera i cinque mesi massimi di arco temporale autorizzabile per la caccia nel rispetto della legge vigente".
Così Legambiente che all'indomani della proposta avanzata dal Coordinamento delle Associazioni venatorie all'amministrazione regionale per l'autorizzazione del prelievo per 6 specie, chiede un incontro urgente con il Presidente Catiuscia Marini e l'Assessore Regionale Fernanda Cecchini per esporre le proprie considerazioni.
"Auspichiamo – si legge nella nota di Legambiente - di poter illustrare nell'ambito dell'incontro la fondatezza della nostra denuncia e, soprattutto, che le Istituzioni vorranno responsabilmente impedire che si possa compiere un atto illecito in un Paese che ha bisogno di esempi nella pubblica amministrazione totalmente improntati a principi di moralità e legalità".
LA ZAMPA.IT
26 GENNAIO 2011
 
I topi ballano a Downing Street "Serve un gatto"
Cameron corre ai ripari arruolando un cacciatore
 
ANDREA MALAGUTI
CORRISPONDENTE DA LONDRA
 
La scena è stata surreale. In una sala piena di giornalisti un portavoce del governo stava provando a spiegare che cosa avrebbe fatto Cameron per non subire il contraccolpo delle inaspettate stime al ribasso del Pil britannico. Un momento di tensione vera. Con tempismo impagabile un giornalista del Daily Mail si è alzato in piedi e con voce seria ha detto: «Perfetto, ma con i topi davanti a Downing Street come la mettiamo?». Il portavoce non ha perso l’aplomb: «Semplice, prenderemo un gatto». Boato. Da quell’istante non si è parlato d’altro.
Il Felino di Governo, «the First Cat», è diventato una necessità la settimana scorsa. Gary O’Donoghue, corrispondente politico della Bbc, era in collegamento davanti al Numero 10 illuminato da un faro che penetrava la notte qua ndo uno spocchiosissimo ratto è scivolato davanti al prestigioso portone. Le immagini hanno fatto il giro del mondo. Cameron si è infastidito ma ha deciso di sorvolare: con tre figli piccoli non aveva nessuna intenzione di prendersi cura anche di un felino. Dove avrebbe abitato quello, poi? Al numero 11, con loro?
«Impensabile», si era detto, ignorando il fatto che già la Thatcher prima e Major poi, avevano spalancato le sale del potere al mitico Wilberforce tra il 1973 e il 1987 e al lunatico Humphrey negli Anni Novanta. Avevano un appannaggio di 120 sterline. Era stata Cherie Blair a interrompere la catena. «I gatti sono sporchi».
Peccato che l’increscioso episodio si sia ripetuto identico, anzi peggio, nel giro di poche ore. Questa volta davanti alle telecamere di Itv. I topi erano due. Il popolo del web è esploso. «Sono almeno tre, proprio come Cameron, Clegg e Osborne, triade famelica che si & egrave; buttata sul formaggio Paese». E così hanno ribattezzato i ratti: David, Nick e George. Smacco insopportabile. Downing Street ha deciso di correre ai ripari. «Un topo che corre davanti al numero 10 è un fatto curioso la prima volta, un disastro per le pubbliche relazioni a partire dalla seconda». Cameron ha abbracciato la moglie Samantha e le ha detto pragmatico: «Cerchiamolo al rifugio dei randagi, cara». Un solitario gatto di periferia. Affamato e politicamente corretto.
 
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