BIG HUNTER 25 AGOSTO 2009
In Danimarca proposta la soppressione di tutti i meticci
Sopprimere tutti i cani meticci. Questa la proposta di legge suggerita dal deputato danese Flemming Moller (Partito Liberale) nell'ambito di una discussione parlamentare sulle razze pericolose che ha come oggetto principalmente la graduale eliminazione di pitbull e mastiff, razze considerate potenzialmente rischiose per l'incolumità pubblica. Quanto suggerito da Moller ha aperto le porte a forti polemiche da parte degli animalisti ma anche di semplici cittadini e politici che si oppongono ad un eventuale inevitabile sterminio nel caso passasse la proposta (si parla di centinaia di migliaia di cani). "La stampa farà circolare molte foto di cuccioli uccisi, ma dobbiamo essere decisi a portare avanti questa legge" ha dichiarato Moller, deciso a procedere in questa direzione. Il parlamento danese con ogni probabilità si limiterà ad intervenire sulle due razze sopra citate, vietando l'allevamento di questi cani sempre più diffusi e responsabili spesso di aggressioni gravi a danni di adulti e bambini. ASYLUM 25 AGOSTO 2009
PROPOSTA DI LEGGE IN DANIMARCA: UCCIDERE TUTTI I CANI METICCI
Sta facendo discutere, in Danimarca, la proposta di legge di un parlamentare, che vorrebbe uccidere tutti i cani meticci. Polemiche da parte dei cittadini, dei politici, e, naturalmente, dalle associazioni animaliste. L'idea si inserisce nell'ambito di una discussione, che vorrebbe eliminare le razze pericolose, come i pitbull e i mastiff. Un parlamentare, però, è andato oltre, proponendo l'uccisione di tutti i meticci. Ogni anno, in Danimarca, ne nascono circa 40mila. Un'eventuale legge equivarrebbe ad una sentenza di morte per centinaia di migliaia di animali. Flemming Moller, il parlamentare del partito Liberale che ha fatto la proposta, è comunque determinato: "La stampa farà circolare molte foto di cuccioli uccisi, ma dobbiamo essere decisi a portare avanti questa legge". In ogni caso, è probabile che il governo si limiti ad intervenire soltanto contro i cani pericolosi, vietandone l'allevamento. Negli ultimi cinque anni, in Danimarca, il numero di mastiff, rottweiler e pitbull è passato da 1.000 a 20.000. Il primo ministro danese aveva dichiarato di "non voler vivere in un Paese in cui non si puo' uscire con un bambino, senza la paura di essere morsi".
IL GIORNALE
25 AGOSTO 2009
Minaccia Trovati pelle e testa di cinghiale appesi a un palo
Santo Stefano Magra (SP) - Macabra scoperta, lunedì scorso, in località La Nuda-Brina, a Santo Stefano Magra. Agenti della Forestale si sono imbattuti nella testa e nella pelle di un cinghiale appesi ad un palo di legno. I resti, dopo i rilievi, sono stati smaltiti. Una notizia di reato è stata, però, trasmessa alla Procura della Repubblica. Un atto dovuto anche perché in questo periodo è vietata la caccia al cinghiale, inoltre la macellazione degli animali deve avvenire nel rispetto di precise e severe condizioni igienico–sanitarie. Sono state avviate le indagini per risalire ai responsabili del fatto. Tra le ipotesi anche quella di un segnale di minaccia lasciato dai cacciatori di frodo.
IL MATTINO
25 AGOSTO 2009
Un riccio ucciso con inutile barbarie
Elso Noro
TORINO - A Torino un gruppo di ragazzi del popolare e popoloso quartiere di Mirafiori ha avuto problemi a combattere la noia agostana. Non sapendo cosa fare hanno stanato un riccio e lo hanno usato come un pallone da calcio prendendolo a calci fino a ucciderlo, non contenti di tutto questo hanno poi tentato di dargli fuoco. Mi sento molto toccato da quello che è accaduto, ho una famiglia di ricci nel giardino di casa ai quali metto ogni sera una dose di crocchette di carne (le stesse che mangiano i gatti) e li ho viziati con la ciotola nella quale metto pochi cucchiai di vino. Sono ormai animali addomesticati in pieno e fanno parte della famiglia, infatti non si allontanano più. I ragazzi che si sono resi colpevoli dell’insano gesto sono stati naturalmente denunciati ma tutto quanto finirà nel nulla. Eppure non sarebbe molto difficile dare qualcosa da fare loro nel periodo estivo, qualcosa di socialmente utile che li renderebbe orgogliosi del loro lavoro alla fine della giornata.
SAVONA NEWS
25 AGOSTO 2009
Pietra (SV): colombi presi a calci soccorsi dall'Enpa
Pietra (SV) - Ancora violenza contro i colombi. E' accaduto nel centro storico di Pietra Ligure, dove i volontari della Protezione animali hanno raccolto due piccioni feriti, presi a calci da qualche turista.
SAVONA NEWS
25 AGOSTO 2009
Pietra: colombi presi a calci, indaga l'Enpa
Pietra Ligure (SV) - Passatempo imbecille di alcuni turisti: prendere a calci i colombi. E' accaduto a Pietra Ligure, dove nel centro storico i Volontari della Protezione Animali hanno raccolto due piccioni feriti dai giovinastri. TRENTINO 25 AGOSTO 2009
TRENTO LA DENUNCIA
Crudele usare il veleno per uccidere i gatti Ho raccolto da una fanciulla questa triste storia, che ha ucciso diversi gatti, tra cui Vagalsordo e Silly. Solo con il cuore di pietra e senza anima si può avvelenare. Chiedersi in quale società umana siamo se dei soggetti di basso profilo morale se la prendono con animali domestici, così tanto cari e umani. Il cuore dei bimbi ne soffre, per questo gesto vile, assassino e premeditato! Attenti assassini anche le bestiole hanno anima e un creatore come il Nostro. Esiste un prodotto proibito in Italia, ma recuperabile di “strafugo” in Austria, per uccidere i topi. È totalmente forte che distribuito sul campo si “estende a nube” per mezzo metro: rischiano oltre ai topi anche i cani e i gatti oltre che provocare danni (vedi effetti collaterali) anche ai cittadini: bambini che raccolgono fiori o adulti “denti di leone”. Il suo nome è Endosulpan... Che bravi i nostri “poveri contadini” o imprenditori agricoli. Attilio Negherbon MESSAGGERO VENETO 25 AGOSTO 2009
Sagome di cervo e capriolo prese di mira dai vandali
Provincia di Pordenone - Le sagome di cervo e capriolo distrutte da ignoti saranno rimesse al loro posto. Ad annunciarlo è l’assessore provinciale Stefano Zannier, che le aveva fatte piazzare lungo la strada Pedemontana oltre un mese fa – nei pressi del Cro di Aviano e della Santissima a Polcenigo – con lo scopo di avvertire gli automobilisti del pericolo legato alla possibile presenza di fauna selvatica sulla strada. Un pericolo concreto che si tramuta ogni anno in danni valutabili in circa 100 mila euro, fanno sapere gli uffici provinciali. Zannier ha diffuso un comunicato di dura condanna nei confronti del gesto vandalico. «Non c’è limite alla stupidità, che in questo caso è doppia poiché i vandali, e uso un eufemismo, hanno distrutto strumenti adibiti alla tutela della collettività – ha osservato l’esponente dell’amministrazione provinciale –. Le sagome sono state infatti installate per indurre gli automobilisti alla prudenza, evitando così a persone e cose di subire i danni provocati dall’attraversamento stradale della fauna selvatica. Ricordo che, oltre all’esborso economico per la riparazione delle auto, gli animali sulle strade possono causare seri infortuni alle persone. La Provincia – ha proseguito l’assessore – continuerà perciò con convinzione a impegnarsi per prevenire questi danni. Oltre a reinstallare le due sagome distrutte, ne piazzeremo prossimamente altre dieci-dodici tra la Pedemontana e l’area dello Spilimberghese, così come avevamo già programmato». LA NUOVA VENEZIA 25 AGOSTO 2009
Animali uccisi dai bracconieri a Forte Tron
CA’ SABBIONI (VE). Bracconieri scatenati nei pressi di Forte Tron a Ca’ Sabbioni. A segnalarlo sono Gabriele Lion e Andrea Bortolato, rappresentanti dell’associazione ambientalista Vas, che hanno denunciato gli episodi alle forze dell’ordine. «Nei pressi di Forte Tron - dicono gli ambientalisti - sono stati rinvenuti bossoli di cartucce da caccia, carcasse di anatidi come il germano reale, ma anche lepri. I bracconieri come nel caso in laguna Sud di qualche giorno fa, sparano prevalentemente di notte. Chiediamo più controlli da parte di forze dell’ordine e Polizia provinciale». Il rischio è che i colpi esplosi dai bracconieri, come a Lova, possano investire anche persone. «La struttura di Forte Tron - dice Andrea Bortolato - si presta in diversi casi anche come ottimo appostamento per chi intende abbattere volatili. Il forte da tempo doveva aprire alla cittadinanza come centro aggregativo». Su questo torna alla carica il consigliere di Municipalità di Marghera Nilo Dal Molin: «Se l’area diventasse fruibile alla cittadinanza anche i bracconieri girerebbero al largo». LA GAZZETTA DI MANTOVA 25 AGOSTO 2009
Animali vivi dati come premio alla fiera
QUISTELLO (MN). Animali vivi in premio fra i chioschi delle giostre alla fiera di San Bartolomeo. Una consuetudine che però sarebbe vietata dalla legge regionale. Per questo Massimiliano Banorri, un cittadino quistellese, ha presentato un esposto a Comune ed Asl. «Il gioco è quello classico, tradizionale delle fiere di paese - spiega Banorri -. Un chiosco rotondo al centro del quale vi sono delle bocce di vetro nel quale occorre lanciare le palline. Con la variante che mentre una volta ai vincitori andava in premio il pesciolino rosso dentro la borsina di plastica trasparente, ora questo è il premio di consolazione. Le vincite sono invece costituite da animaletti quali tartarughine, leprotti ed altro. Senonchè è la legge regionale 16 del 2007 che disciplina questi tipi di manifestazione, che vieta come premi gli animali vivi». Banorri ha quindi avvertito del fatto la vigilanza municipale e ha cercato di mettersi in contatto con l’Asl. «Ho avuto difficoltà a trovare si gli uni che gli altri - spiega Banorri - così ho inviato delle email segnalando per iscritto quanto ho visto, che secondo me rappresenta una violazione delle norme. il Comune non dovrebbe autorizzare questi tipi d’attività. Inoltre la stessa legge regionale stabilisce che non possano essere esposti i cuccioli con meno di 60 giorni di vita. E in molti casi, da quello che ho potuto vedere di persona, gli animali in palio erano sicuramente più giovani». Ieri pomeriggio i vigili hanno esaminato la situazione. E dal chiosco sono scomprse le scritte che fanno riferimento al «dono» degli animali, sostituiti dalla scritta «vendesi». TARANTO SERA 25 AGOSTO 2009
Pecore abbattute di nascosto
TARANTO - I primi capi dell’ordinanza regionale rivolta ad un totale di quattrocento pecore a rischio diossina in due allevamenti del tarantino sono già stati abbattuti. A diradare l’alone di mistero nel quale è stata avvolta l’operazione è l’assessore regionale alla Sanità, il prof. Tommaso Fiore che spiega: «l’ordinanza è stata già eseguita venerdì scorso in uno dei due allevamenti. Con l’allevatore è stato trovato subito l’accordo, ha preferito che si procedesse subito all’abbattimento. Il secondo ha invece presentato ricorso al Tar. Per questo abbiamo deciso di sospendere l’esecutività dell’ordinanza in attesa del pronunciamento del tribunale amministrativo regionale». L’assessore spiega come l’abbattimento dei capi a rischio contaminazione da diossina avvenga in maniera precauzionale per tutelare la salute pubblica. «Lo schema usato è quello applicato nei casi di malattie infettive del bestiame». E per chi ha già consumato quella carne? «Non c’è pericolo, perchè il consumo dovrebbe essere continuato nel tempo. E’ proprio per evitare il reiterarsi che viene disposto l’abbattimento». Alla decisione di distruggere i capi si arriva dopo una serie di analisi. «In questi casi è stata riscontrata diossina all’interno delle carni. Per le analisi delle matrici ambientali ci rivolgiamo all’Arpa. Per quelle sugli animali all’istituto zooprofilattico. La Asl manda lì i campioni. Il controllo è doppio». C’è un aspetto che l’assessore tiene ad evidenziare. «Il vero problema è quello degli allevatori ai quali la Regione non può che riconoscere un risarcimento parziale: viene corrisposto il prezzo di mercato per ogni capo abbattuto. Ma loro fronteggiano anche il danno d’impresa, che andrebbe risarcito dagli inquinatori. A questo stiamo lavorando col tavolo sulle diossine, insieme all’assessorato all’agricoltura. L’intenzione è di assisterli in azioni risarcitorie». IL CENTRO 25 AGOSTO 2009
Morso dalla vipera, l'odissea di un cane
Loretta Montenero
CASTEL DI SANGRO (AQ). Odissea per salvare un cane morso da una vipera. Due farmacie non hanno il siero. L’ospedale non può somministrarlo. E due studi veterinari sono chiusi. Solo all’una di notte un veterinario di Capracotta, in Molise, riesce a salvare la vita al cucciolo. La vicenda finisce con una denuncia alla Procura. L’odissea del cane e del suo padrone si è consumata nei giorni scorsi e ha avuto inizio intorno alle 22 fra i prati di Roccaraso e Castel di Sangro. «Portavo a spasso il mio cane», racconta Giovanni Proroga di Roccaraso, «quando a un certo punto il cucciolo è ritornato zoppicando. In un primo momento pensavo a uno strappo muscolare, ma una volta a casa mi sono reso conto che si trattava del morso di una vipera». E’ iniziata così la corsa contro il tempo per salvare il cucciolo di cane da caccia, razza Kursar, che rischiava di morire avvelenato. «Dopo aver tentato invano l’acquisto del siero antivipera in due farmacie che ne erano sprovviste, e cercato un soccorso per il mio cane in due studi veterinari, entrambi chiusi, mi sono recato all’ospedale di Castel di Sangro», prosegue l’uomo, «qui mi è stato detto che non potevano somministrare l’antidoto all’animale. Però hanno provveduto a telefonare a un veterinario che si è dichiarato sprovvisto dei farmaci». Solo intorno all’una di notte l’uomo è riuscito a contattare un veterinario di Capracotta, in Molise: «Ha riaperto lo studio e ha praticato la sieroterapia al mio cane, salvandolo». La disavventura si è conclusa con un esposto alla Procura di Sulmona e alla direzione Asl di Avezzano. Il cucciolo di Kursar adesso è in via di guarigione, ma per Giovanni Proroga resta «un paradosso che vi siano leggi a tutela degli animali, contro l’abbandono, e poi non ci sono strutture e servizi per tutelarli in caso di pericolo». Da qui la decisione di rivolgersi anche alla magistratura. CORRIERE FIORENTINO 25 AGOSTO 2009
Viale Premuda Boa di due metri cade da un balcone
Milano - Un volo di alcune decine di metri. E lo schianto sulla strada. Protagonista un animale che in città non ci dovrebbe stare: un boa constrictor di due metri e quattro chili di peso, trovato agonizzante sul marciapiede. L'animale, che è poi morto, si era schiantato al suolo dopo essere caduto da un balcone. Un passante lo ha intravisto vicino ad una macchina parcheggiata e ha subito allertato la polizia locale.
IL GAZZETTINO
25 AGOSTO 2009
Che fare dei rettili scoperti nel condominio di Vallenoncello? In attesa del sopralluogo dell’Ass, parla l’esperto Adolfo Melilli Liberate le bisce lungo il Meduna
Lara Zani
Pordenone - Ucciderle sarebbe un’inutile crudeltà. Per liberarsi delle bisce che assediano da giorni un condominio di Vallenoncello basterebbe raccoglierle e trasferirle nel loro habitat naturale. Lontano, naturalmente, dalle zone abitate. E così, mentre i residenti cercano una soluzione per allontanare gli ospiti indesiderati e magari non vanno tanto per il sottile, fra gli appassionati di rettili c’è già chi si è fatto avanti per “accompagnarli” in un luogo più adatto. Il primo a dare la sua disponibilità è stato Adolfo Melilli, uno fra i pionieri in regione, alla metà degli anni Ottanta, dell’allevamento dei rettili in cattività: «All’epoca – racconta – ero considerato un po’ un extraterrestre. Naturalmente – precisa – ho tutte le carte in regola, la presenza dei serpenti in casa mia è nota e non hanno mai creato problemi nel condominio in cui vivo. Anzi, c’è anche chi viene a farsi scattare una foto con loro» A quale specie appartengano gli esemplari rinvenuti nel palazzo neanche Melilli può dirlo con certezza. Per saperne di più, occorrerà attendere un sopralluogo da parte dell’Azienda sanitaria. «Quella che è stata descritta come una “stella” in testa mi lascia un po’ perplesso – spiega – perché non ho mai visto rettili di questo tipo. Potrebbero essere biacche o coronelle, e in quest’ultimo caso si tratterebbe di una specie già in pericolo perché in età adulta, somigliando molto alla vipera, viene spesso uccisa dall’uomo. In ogni caso, se gli esemplari rinvenuti sono decine, sono senza dubbio diverse le femmine adulte, dal momento che da ciascuna possono nascere una dozzina di piccoli». Ma che cosa farebbe Melilli delle bisce raccolte a Vallenoncello? «Naturalmente non le terrei in casa – chiarisce –, perché non tengo animali catturati in natura, ma solamente individui nati in cattività, che se liberati non sarebbero in grado di badare a se stessi. Si tratta di raccoglierle con una paletta e di metterle in una scatola. Poi le libererei lontano da qui, in campagna, meglio se vicino a un corso d’acqua, ad Azzano Decimo o lungo il Meduna, dove troverebbero il loro habitat e non darebbero fastidio a nessuno». MESSAGGERO VENETO 25 AGOSTO 2009
Guerra ai piccioni, arrivano le multe
MORTEGLIANO (UD). L’amministrazione civica di Mortegliano dichiara “guerra” ai piccioni e lo fa con l’unica “arma” a sua disposizione e cioè l’applicazione, rigorosa e integrale, di un’ordinanza emessa dal servizio di Polizia municipale. Ne dà notizia il sindaco, Alberto Comand, il quale precisa che il fenomeno della presenza dei volatili, con tutte le relative conseguenze negative per la comunità (moltiplicazione degli uccelli, problemi di sporcizia e quindi di igiene, disagi e altro ancora) è acuito dal fatto che gli animali, normalmente, si insediano nei sottotetti privi di interventi di manutenzione e negli edifici disabitati. «L’iniziativa dell’amministrazione - commenta il primo cittadino - non intende dare corso a soluzioni drastiche, ma limitarsi, per arginare un fenomeno che preoccupa un po’ tutti, a soluzioni mirate alla difesa passiva sia contro i colombi sia contro gli altri uccelli selvatici. Si è appurato, in seguito ad alcuni studi, che questa difesa può garantire un risultato». Il Comune così corre ai ripari, certo che un’accurata manutenzione dei sottotetti e degli edifici non abitati, su cui si vigilerà, potrà arginare il fenomeno. Così, richiamata l’ordinanza emessa dal servizio di Polizia municipale, è stata comminata la prima sanzione nei confronti del proprietario di un immobile abbandonato, che non aveva provveduto né alla pulizia e alla disinfestazione dei locali, né alla chiusura dei varchi, per impedire la colonizzazione. La sanzione adottata contribuirà a far sì che tutti i proprietari di edifici disabitati e quanti dispongono di sottotetti o soffitte, assicurarino la manutenzione e la pulizia dei locali, in modo da impedire l’insediamento di colombi o di uccelli selvatici. «L’ordinanza - conclude il sindaco Comand - impone ai proprietari e ai conduttori di fabbricati disabitati, abbandonati o in disuso, dove sono presenti colombi o altre colonie di uccelli selvatici, di procedere alla pulizia e alla disinfestazione dei locali, provvedendo alla chiusura degli eventuali varchi o accessi mediante idonee reti o altro materiale, il tutto per evitare la colonizzazione. Per i trasgressori la sanzione va da minimo di 75 a un massimo di 450 euro». LA TRIBUNA DI TREVISO 25 AGOSTO 2009
I dipendenti comunali salvano tre mici abbandonati
MORIAGO (TV). Grazie alla segnalazione telefonica di una donna, i dipendenti del municipio di Moriago hanno salvato ieri mattina tre cuccioli di gatto appena nati, abbandonati, chiusi in un sacchetto delle immondizie, nel cassonetto vicino al cimitero del capoluogo. I dipendenti hanno prestato le prime cure ai mici, somministrando loro latte di capra e predisponendo una cesta di cartone avvolta in una coperta, con una borsa d’acqua calda. Inoltre è stata immediatamente avvisata l’Enpa di Treviso che si è resa disponibile al recupero dei gattini per affidarli alle cure di una nuova gatta, in grado di allattarli. L’amministrazione comunale condanna l’accaduto e ricorda come ai sensi dell’art. 727 del Codice Penale, l’abbandono di animali domestici è punito con l’arresto fino ad un anno, con l’ammenda da 1000 a 10000 e ritiene che una società civile non può non prescindere dalla tutela degli animali. LA ZAMPA.IT 25 AGOSTO 2009
ROMA - Contro l'abbandono dei cani giornate di educazione nelle scuole Il sottosegretario alla Salute Martini: «Ho già dei contatti con il ministro Gelmini perché intendiamo coinvolgere le scuole in un progetto educativo»
ROBERTA MARESCI
Lo spot anti-abbandoni del Ministero ha centrato il bersaglio: ridurre il numero di cani abbandonati in estate. Un tormentone identico che tornerà ogni anno, nel medesimo periodo, a martellare nella testa di tutta quella razza di padroni “disumani” che “dimenticano” i propri animali su aerei, autobus di linea, treni e navi comprese quelle da crociera. Con una differenza: “D’ora in poi non ci saranno saldi per chi ignora le regole”. È la promessa della paladina degli animali, il sottosegretario al Welfare Francesca Martini, orgogliosa di usare tolleranza zero contro chi compie atti di crudeltà sugli animali e sui cani in particolare.
Filmato contro l'abbandono degli animali
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=20102&tipo=VIDEO ANSA AMBIENTE 25 AGOSTO 2009
ANIMALI: AL SENATO DDL BIPARTISAN PER MUTUA VETERINARIA
''E' certamente positivo che il governo, nella sua autonomia, punti all'approvazione di un disegno di legge sui diritti dei cani e dei gatti. Noi stiamo lavorando, gia' con l'assenso del presidente Antonio Tomassini, perche' la Commissione Sanita' del Senato, alla ripresa dei lavori parlamentari, esamini il nostro disegno di legge bipartisan per il servizio di medicina veterinaria convenzionata per gli animali domestici, e speriamo nel piu' ampio consenso per la sua rapida approvazione in sede deliberante''. Lo rendono noto le senatrici Silvana Amati (Pd) e Laura Bianconi (Pdl), prime firmatarie del ddl dal titolo 'Misure per l'istituzione del Servizio sanitario veterinario convenzionato e norme a favore della cura di cani e gatti'. ''Stiamo lavorando insieme - proseguono le due senatrici - perche' la Commissione Sanita' del Senato, alla quale e' stato assegnato il nostro disegno di legge sull'assistenza veterinaria, che e' stato sottoscritto da moltissimi senatori, si occupi del tema del benessere animale. In questo senso ottenere il canale preferenziale di esame potrebbe consentire di affrontare anche altri temi come per esempio quello della vivisezione''.
LA STAMPA
25 AGOSTO 2009
New York, arrestato il serial killer dei gatti Sean Lynde ha ucciso uno dopo l'altro quattro cuccioli appartenenti alla fidanzata e ne ha torturati altri due: rischia oltre quattro anni di carcere
EMANUELA LOCCI
Sean Lynde ha ucciso uno dopo l'altro quattro cuccioli appartenenti alla fidanzata e ne ha torturati altri due: rischia oltre quattro anni di carcere Sean Lynde è un tipo metodico: nel corso di tre mesi, con lucida determinazione, ha sistematicamente ucciso i gatti che la sua fidanzata, ignara della follia del compagno, continuava ad adottare. Se le accuse che gli vengono rivolte verranno confermate dalle indagini, l’uomo rischia oltre quattro anni di carcere: per il momento è stato rilasciato dietro pagamento di una cauzione di 5000 dollari ed è fermamente intenzionato a dichiararsi non colpevole. “Non ammetterà di aver ucciso quei gatti”, ha confermato l’avvocato di Lynde, Elliot Kay. La “ex” in questione è Rachael Strate, convivente di Lynde e padrona dei sei gatti caduti nelle mani dell’uomo: le prime vittime, morte nell’ottobre dello scorso anno, sono stati Cleo e Zoe, uno trovato senza vita dietro la lavatrice, con la bocca piena di detersivo, l’altro picchiato con tanta ferocia da costringere la padrona a scegliere l’eutanasia per porre fine alle sue sofferenze. Poi è toccato a Willie e Betty: Willie si è salvato solo perchè, trovato con una zampa rotta e privo di sensi dopo la prima notte a casa della coppia, è stato restituito alla famiglia che lo aveva dato in adozione. Destino più crudele per Betty, morta per un trauma cranico, ufficialmente causato da una caduta da un tavolo, ma più probabilmente dovuto a percosse. Emo e Bonafide, gli ultimi cuccioli adottati, non hanno avuto sorte migliore: Emo - che a 24 ore dall’ingresso in casa Lynde già era stato curato per la frattura di una zampa - è scomparso nel nulla nel giro di un mese, mentre Bonafide è stato ritrovato con il collo spezzato. Dopo il quarto caso, quando queste morti hanno cominciato a diventare troppo violente e frequenti per non apparire sospette, un anonimo si è rivolto all’Associazione americana per la prevenzione della crudeltà sugli animali e ha segnalato il caso: l’associazione stessa ha richiesto l’intervento della polizia.
TECNO MAGAZINE
25 AGOSTO 2009
UN GPS PER I CANI GUIDA
Molto interessante questo GPS che va in aiuto dei non vedenti. Tutti i cani guida, infatti, vengono addestrati per aiutare i non vedenti in un percorso ristretto, aiutandoli e proteggendoli da ostacoli, pericoli e attraversamenti pedonali. Ma grazie a questo sistema GPS costituito da un antenna GPS e da un software dedicato, gli orizzonti si allargano, infatti Peepo GPS grazie al sistema di vibrazione guiderà il cane nei percorsi. Le indicazioni sono dirette e di facile comprensione per l’animale: vibrazione a destra, gira a destra, a sinistra a sinistra e dritto. Infine, quando si è arrivati a destinazione il sistema vibrerà in tutte le direzioni indicando al cane di aver raggiunto la zona desiderata.
Video dimostrativo: http://www.tecnomagazine.it/tech/5612/un-gps-per-i-cani-guida/ IL GAZZETTINO 25 AGOSTO 2009
Anche gli inquirenti ormai non hanno più dubbi: la scomparsa dei capi di bestiame..
Luca Pozza
Asiago (VI) - Anche gli inquirenti ormai non hanno più dubbi: la scomparsa dei capi di bestiame dall'Altopiano di Asiago è legata a furti, non certamente a cadute o a morti naturali dei bovini. E' questo il parere del dottor Isidoro Furlan, responsabile del coordinamento di Asiago del Corpo Forestale dello Stato e comandante del nucleo investigativo di polizia forestale del comando provinciale di Vicenza con compito di antibracconaggio, antisofisticazioni e sicurezza alimentare, che pur mantenendo il più stretto riserbo sulle indagini, ammette che ormai non ci sono più dubbi."Dalle nostre indagini - spiega Furlan - possiamo dire con una certa sicurezza che alcuni capi sono stati rubati e in tal senso stiamo lavorando per scoprire i responsabili. Già nell'estate di cinque anni, sull'Altopiano di Asiago, ci fu un caso simile, che fu brillantemente scoperto, dopo un'attività investigativa da parte delle guardie forestali". Sulla vicenda, come si diceva, trapela poco o nulla, proprio perchè l'attività investigativa è in pieno svolgimento. Un lavoro peraltro difficile e impegnativo visto che gli episodi - cinque quelli accertati - sarebbero iniziati nel mese di giugno, mentre l'ultimo risale alla settimana scorsa, in un'area vastissima, che in pratica comprende l'intero arco altopianese, dal versante ovest (Roana) sino a quello est (Enego), passando anche per il comune di Asiago."Stiamo seguendo alcune piste - conferma il comandante della Forestale - che potrebbero portare a qualche risultato, almeno noi stiamo lavorando in questa direzione. In tal senso non stiamo tralasciando nessuna pista e cerchiamo di sfruttare anche le nuove tecniche che arrivano ad esempio dall'iscrizione all'anagrafe bovina e la presenza degli "orecchini" che per ogni animale rappresentano una vera e propria carta d'identità". In futuro potrebbe essere fondamentale un'altra strategia. "L’abigeato (il furto che si configura come il reato di sottrazione di bestiame, ndr.) - spiega - è difficile da scoprire, soprattutto una volta che gli orecchini vengono tolti. Altro discorso quando sarà introdotto, speriamo presto, l’ovulo riportante il microchip che si inserisce in uno dei rumine della mucca: allora l’abigeato sarà pressoché eliminato”.Tornando alla vicenda di queste settimane in Altopiano qualcuno aveva ipotizzato che i bovini potessero essere caduti in un dirupo. "Quello è un altro aspetto - conclude Isidoro Furlan - che si sta verificando anche quest'estate, visto che solo nell'ultima settimana si sono verificati due casi. Per quanto grande sia l'Altopiano, un bovino non può scomparire nel nulla, se non viene rubato prima o poi viene rinvenuto, vivo o morto". IL CITTADINO 25 AGOSTO 2009
I capi sono giunti dalla provincia di Como e il loro trasporto ha richiesto numerose precauzioni per evitare il contagio Gregge “infetto” arriva nel Lodigiano Mille pecore colpite da brucellosi saranno abbattute a Caselle
Greta Boni
Caselle Lurani (LO) - Quasi mille pecore colpite dalla brucellosi sono arrivate nel Lodigiano per essere abbattute. Il gregge è partito alle 5.30 di sabato dalla Val Cavargna, in provincia di Como, per poi giungere a destinazione alle 12. A Caselle Lurani è stata allestita una stalla per ospitare i capi, in tutta la Lombardia non ci sono molti luoghi attrezzati per una simile operazione ma - grazie all’interessamento della Regione e dell’Asl di Lodi - è stata trovata al più presto una soluzione. «Si tratta di un gregge di 841 capi - spiega Giuseppe Granata, responsabile del Dipartimento prevenzione veterinaria dell’Asl di Lodi -, 26 di questi sono risultati positivi alla brucellosi nel corso delle prove annuali, una malattia piuttosto pericolosa. Per sicurezza si è deciso di abbattere tutto il gregge. Non si sapeva dove farli macellare, così la Regione ci ha contattati e si è deciso di ospitarli a Caselle Lurani».La brucellosi è una malattia che colpisce sia gli animali che l’uomo, proprio per questo motivo l’abbattimento non è semplice, bisogna stare molto attenti. Ad accogliere le pecore ci hanno pensato la dottoressa Daniela Morelli, insieme a un tecnico della prevenzione e ad alcuni colleghi di Como; la squadra ha dovuto esaminare uno alla volta gli 841 capi.«Gli abbattimenti sono iniziati oggi (ieri per chi legge, ndr) - aggiunge Granata -, si deve eliminare proprio tutto, anche il sangue e le viscere. La brucellosi si propaga da un animale all’altro attraverso i contatti di sangue e gli aborti. Gli operatori che si occupano dell’abbattimento devono indossare mascherina, guanti, occhiali e calzari, si può prendere anche per via inalatoria. La malattia nell’uomo causa una “febbre ondulante” che va e viene, raggiungendo anche i 40 gradi».Il viaggio del gregge non è stato affatto semplice. Al momento della partenza per raggiungere il macello, infatti, l’Asl di Como ha notato che i conti non tornavano: una ventina di pecore gravide mancavano all’appello. I responsabili hanno subito avvisato i carabinieri, soprattutto per la potenziale pericolosità del furto e per il rischio di contagio.I militari di Como si sono lanciati nelle ricerche, ma solamente dopo diverse ore hanno risolto l’enigma. Gli animali scomparsi erano stati trasportati nella notte in un pascolo di Rodero, dove stavano per dare alla luce i piccoli, forse infetti. A quel punto sono scattate le sanzioni nei confronti dei proprietari del gregge e dei due uomini che li hanno aiutati nel trasporto, sperando di farla franca. Tutti sono stati denunciati con l’accusa di ricettazione, omessa custodia, false dichiarazioni e rischio di epidemia. I capi ammalati, invece, sono stati sequestrati: anche le gravide, dopo il parto, saranno abbattute. Entro trenta giorni tutte le pecore dovranno essere uccise. Per evitare il contagio, il capannone dovrà essere completamente ripulito e disinfettato. Persino i camion che hanno portato il gregge a destinazione sono stati messi sotto “vincolo sanitario”. E sono stati ripuliti da cima a fondo. NEWS FOOD 25 AGOSTO 2009
Ad essere colpito il fragile settore dell'allevamento di suini già in difficoltà per colpa della crisi Influenza suina: Così gli Usa proteggono i maiali Gli animali possono essere contagiati dalle persone
Spesso, nelle prime fasi dell'influenza suina, la preoccupazione degli addetti alla sanità era di tenere lontano dalle persone i maiali, potenziali veicoli del virus.Ora, negli Stati Uniti rurali succede l'esatto contrario: lo scopo di barriere, addetti alla sicurezza ed altre misure è tenere le persone (potenzialmente infettate dal virus H1N1) dai maiali, con particolare riguardo per gli esemplari da esposizione nelle fiere. In Oregon i suini sono difesi da un'elaborata struttura in plastica e metallo, e i veterinari statali impongono ai visitatori una distanza di sicurezza. In Iowa, non si possono più tenere in braccio i suinetti, mentre in North Carolina, il dottor David Marshall impone ai visitatori della fiera statale di lavarsi le mani entrando ed uscendo dai recinti degli animali. Spiega Marshall "L'idea che gli animali possono essere contagiati dalle persone suona strano ma è quello che stiamo sorvegliando". Va ricordato come il genoma del virus dell'influenza A sia un misto di "parti" suine umane e d'uccello. Nonostante sia stata soprannominata "influenza suina", la malattia portata da tale virus è stata riscontrata in pochissimi maiali (qualche esemplare in Canada Argentina ed Australia) e, in tali, casi l'ipotesi è che i colpevoli biologici del contagio siano stati i fattori locali. I veterinari del Dipartimento dell'Agricoltura Usa fanno notare come il virus h1n1 sia relativamente innocuo per i suini e per i golosi in quanto la carne degli animali non rappresenta veicolo di contagio. Il vero pericolo è che il virus, usando il maiale come "laboratorio" evolva in una varietà più pericolosa. Inoltre anche la paura potrebbe fare la sua parte. Il settore dell'allevamento suinicolo americano è già in crisi. I timori (giustificati o meno) di un'invasione di maiali.Così, le autorità sanitarie dei singoli stati si sono mobilitate, senza sintonia globale e senza prima consultarsi con i protagonisti del mercato: le grandi industrie alimentari e i piccoli allevatori. Da questo è venuto fuori un misto di provvedimenti statali, ordinanze locali e mugugni personali. E chissà che questa anarchia non avvantaggi proprio la pandemia.
IL MESSAGGERO
25 AGOSTO 2009
Ancora allarme cinghiali nella riserva naturale di Punta Aderci..
VASTO (CH) - Ancora allarme cinghiali nella riserva naturale di Punta Aderci dove, sabato scorso, si è reso necessario l’intervento degli uomini della Protezione civile. Ricevuta la segnalazione della presenza, in prossimità della spiaggia di Mottagrossa, di un branco di cinghiali, i volontari hanno raggiunto la zona per avvertire i bagnanti del possibile pericolo. Una quarantina gli esemplari avvistati nell’area che, alla ricerca di cibo, avrebbero lasciato il sottobosco spingendosi verso la spiaggia ma raggiungendo anche le aree coltivate circostanti dove gli agricoltori avrebbero rilevato chiare tracce del passaggio di cinghiali. Un esodo che sarebbe stato determinato anche dall’incendio che, nelle scorse settimane, ha aggredito la riserva naturale di Punta Aderci distruggendo circa tre ettari di macchia mediterranea.
BIG HUNTER
25 AGOSTO 2009
Grosseto: bene le operazioni di selezione affidate ai cacciatori
“Procedono bene gli abbattimenti selettivi dei cinghiali e degli altri ungulati”, così il presidente della Provincia di Grosseto Leonardo Marras ha commentato l'operato dei cacciatori coinvolti da pochi giorni nelle operazioni di selezione. Per la prima volta quest'anno gli abbattimenti sono stati affidati integralmente ai cacciatori abilitati al controllo della fauna (2.800 in tutto) sotto la vigilanza della Polizia Provinciale. I regolamenti, definiti dai tre Atc grossetani in ottemperanza al Piano faunistico provinciale, prevedono la rotazione dei controllori nelle diverse zone. “L’obiettivo che ci siamo dati – ha sottolineato Marras”, è quello di cambiare approccio, responsabilizzando direttamente i 2.800 cacciatori abilitati al controllo della fauna selvatica, riservando alla Polizia provinciale solo il compito di supervisione. I riscontri che mi arrivano dal territorio mi confermano che abbiamo fatto la scelta giusta, anche se servono alcuni aggiustamenti".Sergio Zambrini, presidente dell'Atc 7, conferma questa sinergia positiva "Devo dire – confessa - che nell’ultimo mese e mezzo il rapporto con la Provincia è cambiato dal giorno alla notte, e che c’è grande disponibilità da parte del comandante delle guardie provinciali. Quando segnaliamo via fax la presenza di ungulati in un’azienda agricola, otteniamo subito l’autorizzazione all’abbattimento. Come Atc 7 abbiamo fornito gli elenchi dei controllori ex art. 37 a tutti i capidistretto, coinvolgendo così molte più persone rispetto al passato."Luciano Biscontri, presidente dell'Atc 8 non nasconde qualche difficoltà a livello organizzativo ma sottolinea la validità dell'iniziativa, così come Enzo Mori, presidente dell'Atc 6 "Noi stiamo facendo gli abbattimenti selettivi nelle Zone di ripopolamento e cattura – spiega il presidente Enzo Mori - Ritengo che le cose stiano andando piuttosto bene, dopo che per tanto tempo abbiamo lottato con l’obiettivo di affidare i contenimenti agli abilitati ex articolo 37." (Maremma news) LA PROVINCIA PAVESE 25 AGOSTO 2009
Assediato dai cinghiali
MONTESEGALE (PV). Li ha fotografati mentre transitano sul suo terreno di notte e in branco. M. D., fotografo milanese e proprietario di una casa in località Zuccarello nel comune di Montesegale, ha subìto danni pesanti all’interno della sua proprietà e, documentandola con foto, ha segnalato la cosa al Comune: ma intanto nulla è accaduto e i cinghiali continuano indisturbati a provocare danni e a mettere non poca paura agli abitanti della zona. «Un tempo qui c’era una riserva di caccia - spiega M.D., che conosce la zona da 30 anni - e c’era una ventina di persone che la gestivano. Quando venivano per la caccia, noi del territorio venivamo avvisati e convivevamo con questa realtà che aveva però anche i suoi lati positivi, perché la riserva non permetteva agli animali di uscire liberi sul territorio. Da qualche anno invece la riserva non c’è più e il territorio è protetto sulla carta dalla Regione, ma in realtà non c’è più nessuno che tiene questi animali sotto controllo e così prolifici come sono si sono moltiplicati a dismisura e ormai, anche per la siccità o per la comodità di trovare cibo facile, si avventurano sempre più nei pressi dei centri abitati, facendo danni ovunque». Nel prato della sua casa, poco lontano dalla piscina, laddove il terreno non è stato recintato ma delimitato solo da una siepe, i cinghiali sono arrivati e hanno completamente distrutto la zona. «Abbiamo dovuto rifare tutto il prato, ma la cosa peggiore è che ormai se voglio fare un giro la sera sono costretto a farlo prima di un certo orario, o a farlo tra le case, nella speranza che fin lì non arrivino i cinghiali. I boschi qui vicino sono infatti una zona utile agli ingulati, per potersi nascondere di giorno e da qui scendere la sera e la notte quando girano del tutto indisturbati danneggiando e seminando non poca paura fra gli abitanti». Una situazione di cui l’uomo ha informato anche l’amministrazione comunale di Montesegale, dove gli è stato confermato che il problema è conosciuto ma da dove non è ancora partita alcuna risposta concreta. GAZZETTA DI MANTOVA 25 AGOSTO 2009
Il piranha pescato nel Po forse liberato da un acquario
GUASTALLA (RE). L’esemplare di piranha pescato nel fiume Po nella zona tra Torricella di Sissa e Torricella del Pizzo (tra Parmense e Cremonese), da Mauro Bonazzi di San Rocco di Guastalla, era in acqua da più di un anno. Trattandosi di una specie tipica dei fiumi dei Paesi tropicali, non si sa come sia potuto sopravvivere alle gelide acque del Po, che d’inverno, possono raggiungere temperature vicine agli 0º. A chiederselo sono alcuni pescatori dell’associazione «Guastalla Ambiente». Giulio Covatti, 50 anni, di Guastalla, ipotizza che il piranha sia stato lasciato libero da qualcuno che lo teneva in casa in un acquario: «Una scoperta sorprendente. Da quello che so i piranha sono pesci che vivono in acque con temperature abbastanza alte. Le acque del Po, anche in piena estate, fanno fatica ad arrivare ai 20º c. e in inverno, questi pesci, non riescono a sopravvivere a differenza di altri come l’Aspio, una specie europea o il Barbo di origine spagnola. Ormai i nostrani Cavedani o le Arborelle non se ne trovano più. Sono specie quasi estinte». Il ritrovamento di pesci o animali «stranieri» non è nuovo: basti pensare alle nutrie, al siluro e, recentemente, all’apparizione in massa di tartarughe. «Ce ne sono parecchie nelle lanche nei pressi della cooperativa Eden - prosegue Covatti - la gente le acquista da piccole, poi quando crescono le abbandonano».
ANSA AMBIENTE
25 AGOSTO 2009
ANIMALI: SCHIUSE 60 UOVA TARTARUGA CARETTA NEL CROTONESE
CROTONE - Sono state circa 60 le uova di tartaruga ''Caretta caretta'' che ieri pomeriggio si sono schiuse sulla spiaggia del lido Hera Lacinia, a Capo Colonna, a Crotone, tra l'incredulita' dei bagnanti che ancora affollavano la costa. La schiusa, e' scritto in una nota del Wwf, e' stata immediatamente segnalata alla Capitaneria di porto, alla Riserva marina di Isola Capo Rizzuto, al Wwf e ai ricercatori dell'Unical che sono intervenuti chiudendo l'area interessata e creando un corridoio per facilitare gli spostamenti dei neonati verso il mare. ''Si spera - conclude la nota - che dopo le prime schiuse altre tartarughe possano spuntare dalla sabbia che le ha custodite per circa due mesi. Dopo la deposizione di uova registrata poche settimane fa a Punta Alice, a Ciro' Marina, la schiusa di ieri conferma l'importanza fondamentale delle coste calabresi per la riproduzione della 'Caretta caretta', un primato che non ha paragoni con nessun'altra regione italiana e che impone la necessita' di una radicale inversione di tendenza da parte di tutti per una gestione della fascia costiera piu' attenta ai problemi della conservazione e dell'uso sostenibile''.
CORRIERE ADRIATICO
25 AGOSTO 2009
Scoiattolo marinaro in spiaggia
Civitanova (MC) - Piacevole sorpresa, l'altra mattina, sul lungomare Sud, all'interno dello stabilimento balneare Antonio.
ANSA AMBIENTE
25 AGOSTO 2009
ANIMALI: CILE; MORIA LEONI MARINI,SCARSITA'CIBO O INQUINAMENTO
SANTIAGO DEL CILE - Le autorita' del Cile stanno indagando sulle cause della moria di una popolazione di leoni marini nelle vicinanze della citta' di Iquique, nel nord del paese, dove sono stati trovati circa 300 esemplari, molti dei quali cuccioli, morti o agonizzanti. Lo hanno reso noto i media locali, precisando che il fenomeno ha colpito la colonia di leoni marini di Punta Patache, a una settantina di km da Iquique. Secondo alcuni esperti, la morte e' dovuta a cause naturali oppure alla scarsita' di cibo, mentre per i gruppi ecologisti dell'area la responsabilita' e' di uno stabilimento minerario oppure di un generatore termico che si trovano nelle vicinanze. ''Probabilmente gli alimenti di cui si nutrono gli animali sono contaminanti e hanno effetti sul loro sistema immunologico'', ha dichiarato al quotidiano 'Estrella de Iquique' la biologa Sonia Moreno, ricordando la presenza vicino alla colonia di uno stabilimento di molibdeno, minerale altamente tossico utilizzato quale materia prima per gli acciai. Secondo l'ufficio locale del Servizio nazionale per la pesca, la causa e' invece la scarsita' degli alimenti, dovuta alla corrente del Nino, che obbliga i leoni marini ad addentrarsi fino a 100 miglia nel mare per riuscire a trovare gli alimenti. ''In genere a morire sono gli animali piu' piccoli, a causa dell'assenza delle madri, che devono a loro volta coprire lunghe distanze proprio per trovare il cibo'', ha precisato Pablo Villegas, uno dei funzionari del Servizio pesca. IL TIRRENO 25 AGOSTO 2009
Mai lasciato i cavalli senz'acqua
Rino Bucci
ROSIGNANO (LI). «I cavalli l’acqua l’hanno sempre avuta». Il giorno dopo la lite al maneggio di Nibbiaia, Gabriele Neri (proprietario del terreno), fornisce la sua versione su ciò che è accaduto domenica all’agriturismo “Pian dei lupi” e annuncia un’azione legale contro David Bassi, affittuario del maneggio che ospita 20 cavalli. «Abbiamo un contratto - dice Neri - dove concedo gratuitamente la terra vicino al mio agriturismo. Per me si trattava di un’occasione, un servizio per i miei clienti». Ma, i rapporti tra i due si sono subito guastati. «Ho avuto delle perplessità - continua Neri - sul modo in cui Bassi curava gli animali. La prima volta abbiamo discusso perchè ho notato che dava il fieno con la forca, invece di fornire l’intero ballone: mangiavano poco. Per quanto riguarda l’acqua non è vero che ho lasciato gli animali a secco. Hanno sempre avuto da bere nei loro beverini, in più hanno anche una sorgente naturale che ho scavato personalmente». Infine, il campo di addestramento. «È falso - conclude Neri - che ho distrutto il campo di lavoro. Ho usato la ruspa per smuovere il terreno e poterci piantare dell’erba o alleggerirlo, visto che Bassi ci faceva correre i cavalli senza ferri». LA NUOVA VENEZIA 25 AGOSTO 2009
Pitbull aggressivo, tutti via dal parco
Gianluca Codognato
CIPRESSINA (VE). Non è un ospite gradito all’interno dell’area cani del parco Hayez. Troppo aggressivo, forse addestrato al combattimento, comunque pericoloso per gli altri animali, soprattutto maschi. Il grosso pitbull della Cipressina, di proprietà di un cittadino straniero, probabilmente croato, è al centro delle preoccupazioni della neonata associazione creata proprio per monitorare le esigenze dell’area cani. «Stiamo predisponendo una querela - spiegano i responsabili del gruppo - da inviare alla Polizia municipale. A nostro avviso il pitbull dovrebbe essere tolto all’attuale proprietario il quale, sospettiamo, addestri il cane al combattimento». La questione va avanti «da troppo tempo», secondo i componenti dell’associazione. «Io stesso - racconta uno di loro - ho salvato il mio cane, aggredito con violenza». Il timore è palpabile. Tanto che ormai «quando questo cane viene portato nell’area riservata, tutti vanno via, per evitare guai». Qualcuno racconta di aver visto a sera tarda «il padrone allenare il proprio pitbull con un pneumatico, per rafforzare il morso». Secondo le testimonianze, molti animali sono stati aggrediti nel parco, e ci sarebbero diverse denunce a riguardo. «Noi abbiamo deciso di sporgere una querela - spiegano adesso i responsabili dell’associazione - secondo noi l’unica soluzione è quella di togliere il cane al proprio padrone, anche perché a noi risulta che resti chiuso in un garage per gran parte della giornata. Bisogna agire subito, altrimenti nessuno verrà più dentro l’area cani della Cipressina». Il neonato gruppo si propone anche di portare altri suggerimenti per migliorare le condizioni di quello spazio riservato agli amici a quattro zampe. Fondamentale anzitutto rafforzare la recinzione, per evitare che i cani, soprattutto quelli più piccoli, possano passare sotto e uscire in strada. Col tempo, infatti la terra è franata e così s’è formato un piccolo vuoto rispetto alla recinzione stessa. In ogni modo, «il problema più grosso è risolvere la questione del pitbull che, a causa del suo padrone, è diventato eccessivamente aggressivo e pericoloso». IL CENTRO 25 AGOSTO 2009
Velisti pescaresi liberano tartaruga rara impigliata a una fune
PESCARA. Si è trasformata in una sorta di missione, la traversata dalla Croazia per l’equipaggio di una barca a vela pescarese. E’ successo domenica all’imbarcazione “Celeste”. A circa 30 miglia al largo di Vasto, Mario D’Annunzio , Massimo Di Pietrantonio ed Ermanno Di Fano hanno dato soccorso a una tartaruga caretta-caretta (foto), una specie sempre più rara. I velisti l’hanno avvistata che galleggiava in acqua, rovesciata, morente. La tartaruga aveva avvolta intorno a una zampa una cima (una fune) resistente, che le impediva di rimettersi dritta con il guscio e di tornare a nuotare. I velisti hanno issato a bordo la caretta-caretta, riconoscibile dalle inconfondibili macchie sulle zampe e sulla testa e dalla stazza. «Pesava almeno 40 chili e non era molto consenziente», scherza D’Annunzio pensando al becco adunco dell’animale, «ma che emozione è stato per noi questo incontro». Una volta liberata la zampa e controllate le condizioni della tartaruga, i velisti l’hanno rimessa subito in acqua. TRENTINO 25 AGOSTO 2009
A tu per tu con l'orso sopra Bordala
di Paolo Trentini
VILLA LAGARINA (TN). Ormai in regione era stato visto più o meno dappertutto, ora anche la Vallagarina può finalmente vantare l’avvistamento di un orso. Il fortunato è stato Aldo Depedri, pensionato di Nomi con l’hobby della caccia, che ha scorto il plantigrado di ritorno da una delle tante escursioni sul monte Stivo: «Stavo scendendo dalla cima alta del Monte Stivo - racconta - e proseguendo verso località Prafiorito alto, nel sentiero tracciato qualche tempo fa dai cacciatori del posto, mi sono fermato per osservare un piccolo branco di camosci fermo qualche metro più in alto. Rimessomi in cammino, ad un tratto ho avvertito dietro di me un rumore proveniente dal bosco. Inizialmente non ci ho fatto caso, ho pensato che poteva essere un camoscio, ma poi il rumore si è fatto più inenso e mi sono fermato per darmi una spiegazione e verificare cosa stava accadendo». Dopo qualche secondo d’attesa, dai pini è uscito un orso che fortunatamente non ha incrociato lo sguardo di Depedri, o almeno non ci ha fatto caso: «Tra le ipotesi del momento - continua Depedri - ho anche pensato di avvicinarmi, ipotizzando un cervo ferito o incastrato tra i rami degli alberi. Invece è uscito un’orso. Sarà stato distante non più di dieci metri dalla mia posizione: un bestione largo almeno 80 centimetri e alto più di un metro. Una volta sul sentiero si è incamminato verso l’alto e ha percorso una settantina di metri prima di fermarsi nuovamente». Con ogni probabilità l’animale è stato attirato dal rumore causato dai passi dei camosci poco prima: «Quando l’orso era ormai a distanza di sicurezza - ammette Depedri - sono sceso a valle per altri 150 metri e ho rivolto nuovamente lo sguardo verso l’alto. Col binocolo ho scorto su uno sperone i camosci di prima che controllavano con estrema attenzione quanto stava accadendo sotto di loro. Probabilmente il quadrupede stava poco sotto di loro valutando il dafarsi e le effettive possibilità di raggiungere le prede». L’orso è rimasto a bocca ascuttoa, Depedri rimarrà con una giornata da ricordare a lungo e da raccontare agli amici: «Una bellissima esperienza - conclude - mi aspettavo di vedere un camoscio, invece è saltato fuori un orso dalla stazza imponente. Sul momento ero più sorpreso che spaventato, poi ammetto che più tardi, ragionando sull’episodio e pensando a cosa sarbbe potuto succedere, ero molto meno tranquillo. Nel tragitto verso la mia auto, mi sono voltato spesso per assicurarmi di non essere seguito». L’incontro di Depedri segue altri avvistamenti, molto meno ravvicinati di quello appena raccontato, avvenuti nelle scorse settimane, sempre sotto lo Stivo: prima dalla zona di Ronzo è stato avvistato sui ghiaioni, dieci giorni fa è stato notato poco distante dalla Cima bassa. SESTO POTERE 25 AGOSTO 2009
Golfo di Portoferraio, pesca abusiva: operazione Corpo Forestale
Livorno - 25 agosto 2009 - Durante lo svolgimento della normale attività di servizio, il personale del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente di Portoferraio del Corpo Forestale dello Stato ha rinvenuto e sottoposto a sequestro amministrativo una notevole quantità di attrezzature da pesca che erano state calate nello specchio di mare antistante le Terme di San Giovanni all’interno del Golfo di Portoferraio, in un’area soggetta a divieto di pesca. L’attrezzatura che poteva anche risultare causa di pericolo per la navigazione e per la balneazione, era costituita da un complesso sistema di fabbricazione artigianale, contenente nove nasse armate con esche pronte per la cattura. All’interno delle trappole sono stati rinvenuti numerosi esemplari di molte specie ittiche quali orate, saraghi, cefali, corvine e scorfine. Le catture, che risultano notevolmente dannose per l’ecosistema marino in quanto riducono la quantità di novellame presente in zona, erano costituite in gran parte da soggetti giovani delle dimensioni di pochi centimetri. Gli animali, che al momento del ritrovamento risultavano essere ancora tutti vivi, sono stati immediatamente liberati sul posto. Dalla tipologia del pescato è risultato possibile appurare come la zona rivesta una notevole rilevanza biologica, vista la grande importanza che svolge per la deposizione delle uova e l’accrescimento del novellame delle varie specie presenti. L’attrezzatura da pesca, che non risultava selettiva e pertanto era particolarmente invasiva e dannosa per l’ecosistema, è stata sottoposta a sequestro amministrativo e messa a disposizione dell’Autorità competente.
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LA REPUBBLICA 25 AGOSTO 2009
Diete senza pane e pasta possono far male al cuore Uno studio del Beth Israel Deaconess Medical Center (Usa) mette in guardia dai regimi alimentari poveri di carboidrati: effetti negativi per la circolazione. Con aumento del rischio infarto
ROMA - Con la fine delle vacanze e il rientro in città tornano i buoni propositi. E anche i passi falsi commessi in buona fede. Di cosa stiamo parlando? Di diete fai-da-te, di magiche "ricette" per assottigliare il girovita. La più seguita, da sempre, è la dieta povera di carboidrati perché come insegna l'ago della bilancia privarsi di pane, focacce, pasta e pizza fa ritrovare una linea invidiabile. Attenzione però: con i chili di troppo potrebbe andarsene anche la salute delle arterie e, alla fine, del cuore. Potreste rimetterci molto, e senza accorgervene. Secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center (Usa), infatti, i regimi alimentari poveri di carboidrati sono efficaci nell'aiutare a perdere rapidamente peso, ma a lungo andare possono avere un effetto negativo per la salute vascolare. Aumentando il pericolo di aterosclerosi, prima causa di ictus e infarto. Non solo. La dieta povera di calorie altera la capacità di formare nuovi vasi sanguigni nei tessuti colpiti da un limitato afflusso di sangue, fenomeno che può verificarsi nel caso di un infarto. Complicando in questo modo il recupero. Lo studio, condotto sui topolini e pubblicato dal team di Anthony Rosenzweig su 'Pnas', ha anche scoperto che - nonostante chiare evidenze di una patologia vascolare - i classici marker che rivelano il pericolo cardiovascolare (come il colesterolo) non risultavano alterati negli animali messi a dieta. Come dire: il pericolo c'è, ma non è semplice scoprirlo. "Il nostro studio suggerisce che, almeno negli animali - spiega lo studioso - questo tipo di dieta potrebbe avere effetti avversi dal punto di vista cardiovascolare, che non si riflettono in semplici esami dei valori del sangue". E' come se, eliminando dal menù pane, pasta e pizza, l'organismo fosse privato delle cellule progenitrici vascolari, che contribuiscono a giocare un ruolo protettivo per la salute dei vasi. Inoltre la dieta aumenta la formazione di placche, aumentando il rischio infarto. Lo studio è nato dall'osservazione, fatta da di alcuni cardiologi del centro, di casi di infarto in pazienti a dieta. Così i ricercatori hanno deciso di indagare, utilizzando dei topolini modello di aterosclerosi.Il gruppo è stato sottoposto a tre diversi regimi alimentari, uno ricco di carboidrati, uno medio ('disegnatò sulla base dell'alimentazione seguita dalla popolazione occidentale) e uno decisamente povero di questi nutrienti e ricco di proteine. Gli animali sono stati esaminati due volte, dopo sei e 12 settimane. Risultato? I topolini 'a stecchetto' dimagrivano rapidamente, ma alla fine presentavano anche un deciso aumento dell'aterosclerosi. Insomma, anche se lo studio è stato fatto sugli animali, i risultati secondo gli autori sono interessanti e meritano approfondimenti. "Per il momento - dice Rosenzweig - emerge chiaramente che una dieta moderata e bilanciata, abbinata a un esercizio regolare, è probabilmente la migliore per molte persone". AGI 25 AGOSTO 2009
CON POCHI CARBOIDRATI SI RISCHIA L' INFARTO
Londra, 25 ago. - Doccia fredda per gli amanti delle diete, specie quelle con pochi carboidrati, visti come il fumo negli occhi dai salutisti: un'alimentazione povera di pasta e farinacei contribuisce a ostruire le arterie aumentando i rischi di infarto e ictus. Il Beth Israel Deaconess Medical Center negli Stati Uniti ha infatti rivelato come privando o quasi di carboidrati i topi-cavia questi avessero riportato seri danni alle arterie. Un duro colpo alla moda della dieta tutta carne, pesce e formaggi, con il pane rigidamente razionato e la pasta praticamente vietata, una moda in auge negli anni '90 e gia' vacillante da alcuni anni, con i migliori dietologi ormai convinti che l'ideale sia una dieta comunque equilibrata accanto a un regolare esercizio fisico. I ricercatori del Beth Israel Institute, che fa parte della Harvard Medical School, hanno deciso di investigare l'impatto sul sistema cardiovascolare dopo aver analizzato diversi rapporti che segnalavano aumenti consistenti di attacchi di cuore nelle persone a dieta. Gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, hanno nutrito i topi con tre diete diverse: una standard, una ad alto contenuto di grassi e una povera di carboidrati, scoprendo che quest'ultima non solo non intaccava i livelli di colesterolo, fallendo di fatto nel suo scopo, ma aveva un notevole impatto sull'aterosclerosi (+15%), cioe' l'accumulo di grasso nelle arterie, via maestra per infarti e ictus. "La nostra ricerca - spiega il capo dei ricercatori Anthony Rosenzweig - suggerisce che, almeno negli animali, queste diete potrebbero avere effetti avversi cardiovascolari. Dobbiamo valutare gli effetti nell'uomo, ma di certo ora sappiamo che in una dieta ideale a lungo termine almeno un terzo di cio' che mangiamo deve essere pane, riso, patate, pasta o altri farinacei".
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