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CRONACA QUI
24 AGOSTO 2010
Torino, vanno in ferie e abbandonano un cucciolo: cane prigioniero su un terrazzino
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TORINO - Sono partiti per le vacanze lasciando il cane da solo sul balcone, sotto il sole e la pioggia, tra i suoi escrementi. L’ultimo vergognoso episodio di maltrattamenti agli animali è stato registrato a Pianezza dove un cucciolo di cane di pochi mesi è stato abbandonato dai proprietari, partiti per le vacanze, su un piccolo terrazzo. La scorsa domenica, seguendo una serie di segnalazione anonime giunte alla propria sede, un gruppo di guardie zoofile della Lida è giunta a Pianezza, dove, al terzo piano di un condominio d’edilizia popolare, è stato scoperto un piccolo pitbull di neanche 9 mesi. L’animale da più di una settimana era stato confinato dai proprietari, partiti per chissà quale meta per trascorrere le vacanze, in un minuscolo ballatoio.
L'ARENA
24 AGOSTO 2010
LESSINIA. La notizia rivelata da un imprenditore padovano invitato nell’Asiaghese a un banchetto con costate e ragù
«L’orso Dino servito a cena» Annuncio shock sulla sua fine
L’esperto trentino Claudio Groff: «L’ultima segnalazione di giugno lo dava a Tarvisio ed è improbabile che sia tornato». Ma il Corpo forestale dello Stato apre un’inchiesta
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Provincia di Verona - Finito a far costate e ragù per le lasagnette di una cena estiva. Questa sarebbe l’impietosa fine di M5, meglio conosciuto come «orso Dino», che dal risveglio dello scorso febbraio ha frequentato con varie scorribande la regione prealpina compresa fra Trentino Lessinia e Altopiano di Asiago fino a giugno, facendo poi perdere le sue tracce. Prima si ammutolì il radiocollare, che Dino portava dal 14 ottobre scorso, poi cessò anche l’interesse mediatico quando dopo una strage continua di asini, arnie, pecore, conigli e polli, si allontanò inspiegabilmente da questa «terra promessa». Un gran consulto di responsabili faunistici e ammnistratori aveva deciso di avviare la procedura per la richiesta di trasferimento in territori meno antropizzati e forse meno «redditizi» per Dino dal punto di vista alimentare. Sarà per quello, sarà perché ormai aveva deciso di allargare la sua ricerca di cibo o forse di un’anima gemella con cui condividere qualche settimana d’intimità, che Dino fece perdere le sue tracce dal triangolo dove ormai le sue apparizioni erano diventate croce degli allevatori e delizia degli innamorati di fauna e di natura selvaggia.
Finché «Il Giornale di Vicenza» non ha raccolto la testimonianza di un imprenditore padovano che ha raccontato di essere stato invitato a una cena, a cui non si è sentito di partecipare, a base di orso, «ucciso con una fucilata al cuore i primi giorni di luglio da un allevatore a cui Dino aveva devastato una ventina di arnie e azzannato un vitello uccidendolo». La punizione per la colpa di Dino, sarebbe stata la fucilata, lo scuoiamento e l’accatastamento in freezer a cui avrebbero partecipato altri amici dell’allevatore-bracconiere, in attesa di condividere insieme il rito del pasto tribale, come facevano per necessità i cacciatori paleolitici. La notizia ha suscitato un putiferio di reazioni, com’era prevedibile, con furiosi propositi di vendetta. Intanto il Corpo forestale dello Stato ha aperto un’inchiesta. Ma davvero Dino è finito in pentola? Giriamo la domanda a Claudio Groff, referente per l’orso del Servizio foreste e fauna selvatica della Provincia di Trento, coordinatore del rapporto annuale sull’orso: «L’ultima notizia certa di M5 lo dava presente nel Tarvisiano al confine con la Slovenia all'inizio di giugno. Non funzionava più il radiocollare, mentre erano ancora captabili a breve distanza i segnali radio Vhf. Possiamo presumere che fosse M5», aggiunge Groff, «perché l’animale in quell’occasione passò davanti a una trappola fotografica che lo riprese bene mostrando con evidenza le marche auricolari gialle che erano state poste sulle orecchie dell’orso in occasione della cattura dello scorso ottobre. Da una serie di verifiche fatte non risulta al momento che esistano altri esemplari di orsi marcati in quella maniera. Per questo possiamo dire che quello fotografato a Tarvisio è probabilmente M5». Se Dino fosse passato in Slovenia e fosse stato abbattuto, perché lì la caccia agli orsi è regolamentata, ci sarebbe stata comunicazione immediata a Trento, essendoci stata da parte della Provincia autonoma la mappatura genetica e la registrazione dell’animale. «Mi auguro che la notizia dell’uccisione non sia vera», aggiunge Groff, «e dispiacerebbe comunque, anche se si trattasse di un altro orso diverso da M5. Credo sia abbastanza difficile che sia tornato indietro, senza lasciare nemmeno una traccia da Tarvisio all’Asiaghese, ma non sarebbe impossibile. Per quanto riguarda il Progetto orso in realtà la sorte di un singolo esemplare è limitata, perché incidenti capitano anche in natura o sulle strade, senza la volontà di uccidere: è interessante invece il fenomeno migratorio che stiamo registrando con il ritorno dell’orso sulle Alpi. La vicenda di Dino è un piccolo episodio di una storia più grande che ci deve far riflettere per le conseguenze che ha sul piano sociale, in un percorso di accettazione che non non sarà breve né privo di difficoltà», conclude.
TRENTINO
24 AGOSTO 2010
E Dino è stato trasformato in costolette
TRENTO. Dino potrebbe essere finito in pentola. L’orso che quest’inverno ha «svernato» in Primiero e fatto razzia di arnie, galline e ovini, potrebbe essere stato ucciso da un bracconiere e poi mangiato ad una cena clandestina. A raccontarlo è il Giornale di Vicenza che in prima pagina titolava: «Gallio e il giallo dell’orso Dino, lo hanno ucciso e mangiato». Nell’articolo si sostiene che l’orso Dino, ormai diventato una star tanto che gli hanno dedicato anche una pagina su Facebook, sarebbe stato abbattuto a colpi di fucile ai primi di luglio e poi sarebbe stato mangiato. A raccontare la vicenda dalle tinte forte un imprenditore di Cittadella, appassionato di caccia, che era stato invitato a quel banchetto illegale a base di costate di orso: quelle di Dino. Ad uccidere l’orso, sempre secondo il racco nto dell’imprenditore, sarebbe stato il proprietario di un terreno in località val Capra, nel comune di Gallio nel Vicentino che stanco delle scorribande del plantigrado ha deciso di rosolarlo per bene. La storia non è stata ancora confermata, ma a renderla credibile è il fatto che dell’orso non si ha più traccia da tempo. Era stato il Servizio foreste e fauna trentino a catturare e mettere il radiocollare all’orso nell’ottobre del 2009, ma ora non dà segnali. In Trentino, in primavera, aveva creato parecchi problemi, tanto da far intervenire Dellai che aveva chiesto agli allevatori di dotarsi di recinzioni elettriche per salvaguardare la zootecnia di montagna. Dino è nato in Slovenia, dovrebbe avere 5 anni e pesare 175 chilogrammi. Non è un animale tranquillo, anzi è così agitato che qualcuno si è perfino chiesto se fosse matto o innamorato. M5, questa la sua sigla, si è in fatti spostato nel Bellunese e a fine marzo è stato avvistato anche in Primiero dove ha fatto una scorpacciata di pecore, conigli. Quello di Dino resta comunque un giallo, perché da altre notizie pare che l’orso sia tornato nel Bellunese, nei dintorni di Castellavazzo. Per stabilire se si tratti dell’orso Dino, la polizia provinciale di Belluno ha prelevato campioni di pelo per analizzarli. La notizia della sua presunta morte ha comunque portato sconcerto, stupore e rabbia nel vicentino e ha profondamente turbato la gente in Altopiano che fin da subito aveva avuto un atteggiamento positivo nei confronti dell’animale. Scettico è invece il presidente della Comunità montana, Lucio Spagnolo: «Fino a quando le autorità competenti non mi diranno altrimenti, la cena a base di orso Dino è un falso», afferma e però mette le mani avanti: «Se fosse vero sarebbe un reato, e quindi chiedo si apra un’indagine. Come Comunità montana valuterò se costituirci parte civile perché è stato cagionato un danno enorme sia all’immagine del territorio sia alla stessa gente della zona».
IL RIFORMISTA
24 AGOSTO 2010
Animali: orso Dino ucciso e mangiato, Nipaf indaga
Vicenza - Sarebbe stato ucciso da un cacciatore in Val Capra, nei pressi di Gallio sull'altopiano di Asiago (Vicenza), l'orso Dino diventato famoso per le sue scorribande tra Veneto e Trentino. La testimonianza sarebbe stata fornita da un cacciatore che dopo l'uccisione sarebbe stato invitato ad un banchetto a base di spezzatino d'orso. Declinato l'invito ha poi raccontato la storia al quotidiano 'il Giornale di Vicenza'. Sulla base di queste notizie e di nuovi particolari il Nipaf (Nucleo investigativo polizia ambientale e forestale) ha inviato un'informativa alla Procura di Bassano (Vicenza) e aperto un'inchiesta per appurare quanto accaduto. Le modalita' dell'uccisione e i colpevoli. L'Enpa dell'Altopiano sta inoltre valutando con i propri uffici legali di Roma quale linea mantenere nei confronti dei bracconieri che avrebbero eliminato l'animale al termine di una ennesima razzia.
LA PROVINCIA DI COMO
24 AGOSTO 2010
Scompiglio in città
Una manzetta in fuga per la libertà Mini rodeo tra Cantù e Vighizzolo
L'animale era scappato dal macello di via Tripoli: isolato in un cortile, è stato abbattuto
Christian Galimberti
CANTU' (CO) - In fuga verso la libertà. Ieri mattina, una giovenca di sei quintali è fuggita dal macello di via Tripoli. La manzetta, di razza garronese, ha seminato il panico in città. Nella sua corsa, ha rischiato di travolgere alcune persone e di scontrarsi con le auto. Per cercare di scampare all'esecuzione, ha percorso quasi due chilometri, tra l'asfalto delle strade e i prati. Ma la sua avventura è finita male. Dopo tre quarti d'ora, è stata abbattuta con due colpi di fucile nel cortile di una falegnameria di via San Giuseppe, in mezzo ai condomini di Vighizzolo.
A Cantù è stata una mattinata movimentata. La manzetta è stata portata verso le 10.30 al macello comunale, dietro le scuole medie «Anzani». Per lei, il destino era già segnato. L'animale è stato allevato per venti mesi nell'azienda agricola dei Fratelli Lanzi, a Casnate. Ed era pronto per essere rivenduto al taglio a Mariano, in piazza Roma, alla macelleria «Il taglio giusto» di Stefano Pellizzoni. Forse la manzetta ha percepito di essere prossima alla fine. E non appena è scesa dal rimorchio del trattore, nel cortile del macello, ha dato segni di nervosismo. Si è ribellata a chi la stava accompagnando al patibolo. E, proprio in quel momento, il cancello era mezzo aperto per l'ingresso di un'auto. La manzetta, sfuggita ai macellatori, è scappata all'istante. E' stata una corsa pericolosa sia per l'animale che per le persone. Inseguita via jeep dalla protezione civile, che ha sede proprio di fianco al macello, la manzetta è fuggita verso i prati, dietro via Tripoli, dove inizia il sentiero che porta in via Spluga. All'altezza del cancello secondario del cimitero maggiore, ha rischiato di travolgere un'anziana, di ritorno dalla visita alle tombe. La donna si è fermata all'istante, terrorizzata. E la giovenca è scappata nei prati, per scendere sull'asfalto di via Spluga. Ha incrociato alcune auto e, tirando dritta allo stop, è corsa lungo via San Giuseppe, diretta verso il centro di Vighizzolo. Un automobilista se l'è vista venire quasi addosso. La manza ha trovato quindi un altro cancello aperto: al civico 14 di via San Giuseppe, dove si trova la falegnameria Priori. Gli operai sono rimasti chiusi in ditta. La manza si è avvicinata minacciosa a un vicino, al riparo ? si fa per dire ? dietro una semplice recinzione. Richiamata per istinto da un grande prato, l'animale si è fermato sotto tre alberi. Sul posto, decine di curiosi, tenuti a debita distanza. Oltre alla protezione civile, c'erano la polizia locale e i carabinieri di Cantù. E la polizia provinciale, competente nel recupero di animali. E' stata presa in considerazione l'ipotesi di sparare un narcotico per addormentare la bestia. Ma, per legge, la carne non si sarebbe potuta rivendere se non dopo novanta giorni. Anche per questioni di sicurezza, si è scelta quindi un'altra soluzione. Un agente della polizia provinciale, competente in vigilanza venatoria, è passato dal retro di un cortile vicino e si è avvicinato alla recinzione. Ci sono voluti due colpi di fucile da caccia per abbattere la manzetta. Alle 11.15, l'animale è stato caricato sul rimorchio, tra il dispiacere di tutti. Secondo le forze dell'ordine, sembra proprio che un'altra scelta non fosse possibile.
IL CITTADINO
24 AGOSTO 2010
Odori insopportabili in via Sarmazzano, trovata in una villa la carcassa di un cane
Vizzolo Predabissi (MI) - Da diverso tempo era stata denunciata la sua scomparsa da una villetta in via Sarmazzano a Vizzolo Predabissi. Un pastore tedesco si era completamente volatilizzato. La padrona aveva cercato in ogni modo di ritrovarlo, provvedendo anche a formalizzare lo smarrimento prima di partire per le vacanze. Invece il cane lupo non si era mai spostato da casa, era rimasto nel giardino, nascosto sotto un cespuglio dove poi è stato ritrovato. La scoperta l’hanno fatta i carabinieri nei giorni scorsi, intervenuti dopo essere stati chiamati in causa dalla segnalazione di un vicino. Da qualche giorno infatti in tutta la zona era avvertibile un odore insopportabile che giungeva da una villa. Il cancello d’ingresso era chiuso con un catenaccio, mentre la proprietaria era assente per le ferie. Dall’esterno si notava la presenza di altri due cani all’interno del giardino, accuditi da una signora che veniva tutte le mattine per dare loro da mangiare. È stato quindi necessario avvertire il canile di Pantigliate per un sopralluogo e il veterinario dell’Asl di Melegnano: quest’ultimo è arrivato a Vizzolo e dopo essere entrato nel giardino della villa sotto una pianta, a circa un metro dalla porta di ingresso, ha notato nascosto dall’erba alta e sotto un cespuglio la carcassa di un pastore tedesco, reso praticamente irriconoscibile a causa dell’avanzatissimo stato di decomposizione. Sono stati eseguiti ulteriori accertamenti che hanno permesso ai militari di individuare la persona che era incaricata di prendersi cura degli animali e la proprietaria, che è stata avvertita. La “custode” dei cani ha spiegato che era stata presentata una denuncia di smarrimento di un pastore tedesco, probabilmente proprio lo stesso trovato morto nel giardino, che evidentemente non era fuggito. L’ipotesi più probabile è che l’animale scomparso sia morto in giardino senza che nessuno se ne accorgesse. La carcassa è stata rimossa, per il momento non sono stati presi altri provvedimenti, in attesa di conoscere con precisione quale sia stata la causa del decesso del cane.
GEA PRESS
24 AGOSTO 2010
Roma, Corpo Forestale dello Stato: sempre più frequente l’abbandono di animali esotici
GeaPress diffonde i dati del commercio di animali esotici e della loro pericolosità.
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GEAPRESS – Non sono più solamente cani o gatti ad essere abbandonati. Secondo il Corpo Forestale dello Stato, infatti, è sempre più frequente l’abbandono di animali estranei alla fauna autoctona. Si tratta a volte di animali vietati dalla legge, come i due pericolosi serpenti a sonagli catturati nella Pineta di Castelfusano un anno fa, il caimano rinvenuto nel modenese e la tartaruga alligatore abbandonata a Roma.Nei recenti interventi operati dal Corpo Forestale dello Stato compaiono specie legalmente detenibili come il pitone ritrovato in Toscana pochi giorni fa, ed in ultimo la grossa iguana che una signora ha rinvenuto nei pressi della sua casa di Casal Palocco alle porte di Roma. Non possono essere trascurati, sebbene non vi è certezza della loro esistenza, gli avvistamenti di altri animali come ad esempio la pantera ricercata ormai da mesi nei dintorni di Palermo o la tigre avvistata nelle campagne fiorentine.Da qui la raccomandazione del Corpo Forestale di non acquistare animali di dubbia provenienza o dei quali non si conosce l’etologia. La Forestale raccomanda in particolar modo di non comprare mai un animale esotico senza essere in grado di gestirlo.Nello stesso giorno del recupero della grossa iguana romana, un’altra di circa 60 cm di lunghezza veniva prelevata, sempre dalla Forestale, a Ginosa Marina (TA). Un signore se l’era ritrovata in garage. Non più di pochi giorni addietro (vedi articolo GeaPress con disponibilità dati commercio e pericolosità animali) un’altra iguana era stata recuperata, sempre dalla forestale, in provincia di Torino.
IL TEMPO
24 AGOSTO 2010
Un esemplare di iguana di circa un metro a spasso per il quartiere di Casal Palocco è stato salvato dal personale del Cites del Corpo forestale dello Stato.
L'esemplare, avvistato da una signora romana vicino alla propria abitazione, è stato subito messo in sicurezza dai Forestali e dal personale della Protezione Civile del Comune di Roma, giunti sul posto immediatamente dopo la segnalazione.
Roma - L'animale esotico, protetto dalla Convenzione di Washington che tutela il commercio delle specie minacciate di estinzione, sarà trasportato presso un centro di recupero di fauna selvatica in provincia di Rieti che provvederà a fornire le cure necessarie per il suo sostentamento. Sono sempre di più gli animali esotici abbandonati durante l'estate: un anno fa sono stati recuperati due serpenti a sonagli nella Pineta di Castelfusano, un caimano è stato trovato nel modenese, una tartaruga-alligatore a Roma, un pitone in Toscana.
MATTINO DI PADOVA
24 AGOSTO 2010
Cavallo morto recuperato nel fiume Brenta
PIAZZOLA (PD). Un cavallo morto nelle acque del Brenta. Il ritrovamento è avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri lungo la sponda sinistra del fiume, tra Carturo e Fontaniva, a un chilometro dal ponte. A lanciare l’allarme è stato un pescatore: erano le 18 quando l’uomo ha notato la pancia dell’animale spuntare dall’acqua. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco di Cittadella che hanno recuperato la carcassa, e gli agenti della polizia locale. Tanti i curiosi che si sono fermati lungo la riva del fiume per assistere all’intervento dei pompieri. Come il cavallo - un meticcio dal pelo scuro - sia arrivato lì, ancora non si sa.
FEDERFAUNA
24 AGOSTO 2010
Non solo lettiera sotto i cavalli degli animalisti. (seconda puntata)...
...sarebbe dunque una onlus (organizzazione non lucrativa di utilita' sociale) "La collina degli animali": l'associazione animalista di Bubbio (AT) alla quale sarebbero stati sequestrati gli animali a meta' agosto, perche' detenuti in pessime condizioni, e i cui responsabili sarebbero stati denunciati per maltrattamento animale. L'indagine di FederFauna su un caso che non ha avuto grande rilevanza mediatica, ha portato al reperimento in internet di diverso materiale sull'associazione e sulla sua responsabile Maria Pia Riggi: storie di nebulose operazioni di raccolta fondi, notizie di rapporti "commerciali" con associazioni piu' grandi come la Lav, accuse di associazioni piu' piccole come Centopercentoanimalisti, cambi di posizione di altre associazioni come AmiciCani che difendevano a spada tratta gli imputati, ma solo fino al giorno in cui si e' reso noto fossero tali. Vi e' notizia, sempre in internet, che a segnalare il caso sia stata l'associazione toscana IHP Italian Horse Protection association, che si definisce "un centro di recupero per equidi sottoposti a maltrattamenti e sequestrati in base alla legge 189 del 2004". Scriveva IHP, gia' il 7 agosto: "Abbiamo inviato sul posto una nostra volontaria, che ha constatato che la situazione e' gravissima (...) Subito dopo abbiamo sollecitato l'intervento della task force per il benessere animale del Ministero della Salute: ieri e' stato inviato un veterinario e oggi si e' mossa anche l'Asl locale, che ha disposto il sequestro della struttura." Pero' che tempismo la task force della Martini! Un'associazione animalista, sembra relativamente giovane, chiama e lei corre. Chissa' se sono tutti amici di vecchia data!.. Beh! Ma almeno ora i cavalli staranno bene. Speriamo!: l'associazione toscana si e' gia' premurata di scrivere: "IHP non ha le necessarie risorse e l'invio del carico di fieno va gia' oltre le nostre possibilita' finanziarie. Pertanto abbiamo lanciato una raccolta fondi...". Accettano bonifici su conto corrente postale, su banca, hanno addirittura PayPal per "donare" con la carta di credito. Tant'e' che il 18 agosto Mariapia Riggi scriveva sulla bacheca di IHP su Facebook: "complimenti per il Vs lavoro...soprattutto per come usate gli animali per farVi pubblicita'" Ma chi c'e' dietro a questa IHP? Sempre da Facebook si apprende esserci nello staff una ragazza che si occupa di grafica e comunicazione, un'altra che si occupa delle adozioni a distanza e delle donazioni, un produttore di vino che fa il presidente e, udite udite, un Responsabile Organizzativo, Sonny Richichi, che ha svolto per lungo tempo attivita' di volontariato per la Lav, ricoprendo vari incarichi a partire dal 1999, e come Responsabile Relazioni Internazionali, niente poco di meno che Adolfo Sansolini, gia' direttore e presidente nazionale della Lav Lega Antivivisezione onlus. Uno che nel 1993 collaboro' all'apertura dell'ufficio italiano dell'International Fund for Animal Welfare (IFAW) assieme all'ex Commissario Europeo Carlo Ripa di Meana, uno che come giornalista ha condotto una trasmissione sulla Radio Vaticana dal 1996 al 2003, uno che nel 2002 avrebbe risposto per e-mail a tale Romussi: "...mi rendo conto che occupandomi di lobby parlamentare presso le istituzioni europee solo dal 1989, per le prossime iniziative di cui mi sto occupando sara' doveroso contattarLa..." (il testo e' su internet). Su internet si trova anche un'altra e-mail a Sansolini, quella di tale Serena Sartini che sempre nel 2002 scriveva: "...ho espresso nel tempo dubbi e perplessita' non su tutto l'operato della Lav (sostenuta da A.L. economicamente in alcune circostanze documentabili salvo poi dovercene pentire.. sa, e' un difettuccio di Animal Liberation quello di contribuire anche in denaro alla riuscita di iniziative altrui, pur se con marchio esclusivo, vedi incidente di percorso con Animalisti Italiani, ma come si dice "dal pero nascono le pere")...". In diversi Paesi del mondo il nome "Animal Liberation" e' considerato un marchio terroristico. In Italia c'e' un'associazione animalista che porta quel nome. Sembra che anche quella sia una onlus... (continua)
IL TIRRENO
24 AGOSTO 2010
Caso boxer, la padrona «Solo una zuffa tra cani»
VIAREGGIO (LU). Non si è trattato di un’aggressione, ma di una normale zuffa tra cani. Ad affermarlo è Roberta Viegi, proprietaria del boxer bianco che pochi giorni fa è stato protagonista di un episodio in pieno centro, che ha fatto arrabbiare una coppia di turisti fiorentini. Tanto da denunciare la padrona del boxer e da chiedere l’immediato intervento della polizia municipale, perché a - a loro dire - «l’animale era senza guinzaglio e ha assalito il nostro husky». «Il racconto dei turisti - dice la signora Viegi - stravolge i motivi e la dinamica dell’episodio, che è da ricondursi a una normale zuffa fra cani, peraltro della stessa taglia. Anche io, tra l’altro, sono rimasta ferita nel corso della zuffa, esattamente come il proprietario dell’husky». Anche in merito alla mancanza di vaccinazione dell’animale, Roberta Viegi precisa di aver eseguito la profilassi normalmente richiesta ai detentori dei cani, e a tal proposito ha inviato al Tirreno la documentazione del caso.
GEA PRESS
24 AGOSTO 2010
Di nuovo ambulanza al palio. Basta una mosca per avere tanti feriti.
Paura al palio di matinella (sa)
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GEAPRESS – Questa volta gli sbadieratori, pur presenti, non c’entrano. Niente aste piombate nella testa del pubblico, come successo lo scorso 16 agosto a Siena ed ambulanza nella pista da corsa con i materassi da formula uno.
A Matinella, frazione di Albanella (SA) il Palio è meno noto ma non per questo meno pericoloso visto che per procurare 15 feriti, tra i quali una anziana signora in situazione critica, è bastata una … mosca!L’esibizione equestre era in pieno svolgimento.
Al “Palio delle Contrade Albanellesi”, tanta gente, fiaccole accese e, dice qualcuno, un cavallo con la zampa ferita. Secondo i Carabinieri, però, sono solo voci girate al momento, ma la cosa più credibile è che il cavallo sia stato punto da un insetto, forse una mosca cavallina. Ha iniziato a scalciare, lontano da fiaccole accese e finanche da paventati cavi elettrici. Il fantino in un primo momento è riuscito a tenerlo sotto controllo finchè non è stato disarcionato. A quel punto il panico. Il cavallo travolge le transenne ed inizia la sua corsa travolgendo il pubblico. Coinvolti pure gli operatori del Soccorso ed un passeggino con un neonato, per fortuna rimasto illeso. Centinaia di persone in fuga ed infine la caduta tra le transenne che lo hanno incastrato, bloccandolo.
LA CITTA' DI SALERNO
24 AGOSTO 2010
Cavallo imbizzarrito, la veritá in un video
Angela Sabetta
Albanella (SA). «Siamo vicini a tutti i feriti, siamo molto dispiaciuti per quanto accaduto». A parlare è Giancarlo Carrano, presidente dell’associazione "Gaream", organizzatrice del Palio delle contrade albanellesi, la cui serata finale si è svolta sabato sera, ed è stata sconvolta dalla corsa di un cavallo imbizzarrito, che ha invaso gli spalti riservati al pubblico. L’incidente si è verificato durante lo spettacolo equestre del gruppo dei "Cavalieri cittá regia". Oltre una ventina i feriti finiti all’ospedale. La vicenda è al vaglio della magistratura. I carabinieri hanno acquisito i filmati per capire cosa sia effettivamente successo: se si è trattato di una fatalitá, e se sono state rispettate tutte le norme sulla sicurezza. Dai filmati sarebbe emerso che la causa dell’improvviso imbizzarrimento del cavallo potrebbe essere la puntura di un insetto. «Come organizzazione abbiamo osservato tutte le norme di sicurezza. Dal video - spiega Carrano - si nota che il cavallo era fermo al centro del campo poi improvvisamente ha fatto uno scatto, ha mosso la coda e le zampe anteriori, come infastidito da qualcosa». Esclusa l’ipotesi di un eventuale ustione causata da una delle candele (quando il cavallo si è imbizzarrito era lontano dal fuoco). «Questi sono spettacoli collaudati - conclude Carrano - si è trattato di una fatalitá. Esprimo tutta la mia solidarietá ai feriti che ho visitato personalmente». Da quanto si è appreso sarebbe la prima volta che il gruppo dei "Cavalieri cittá regia", ha vissuto un’esperienza simile. Il tutto è avvenuto sabato intorno a mezzanotte. L’equino fuori controllo si è fiondato verso le gradinate delle contrade m a il cavaliere è riuscito a evitare che l’animale invadesse i settori delle squadre. Ma poi con un balzo ha disarcionato il fantino e si è diretto verso il pubblico, abbattendo le transenne, le sedie e investendo e calpestando decine e decine di persone sotto gli occhi atterriti degli spettatori che stavano assistendo allo spettacolo nell’attesa della classifica finale del Palio. A bloccare la corsa folle del cavallo sono state le transenne: l’animale infatti è caduto rimanendo intrappolato nelle strutture in ferro per poi essere recuperato dal suo fantino e dalle altre persone del gruppo equestre. Sul posto sono giunte diverse ambulanze del 118 che hanno trasportato i feriti agli ospedali di Roccadaspide, Eboli e Agropoli. Traumi toracici, contusioni, ferite al volto, traumi alle gambe e alle braccia, le lesioni riportate dai feriti con prognosi che vanno dai 5 ai 20 giorni. Solo per un’anziana 73enne di Altavilla Silentina è stato necessario il ricovero in ospedale per una frattura al femore.
MESSAGGERO VENETO
24 AGOSTO 2010
Sagra dei osei da record, anche per le polemiche
Chiara Benotti
SACILE (PN). «Già prenotati 50 posti per la Sagra dei osei 2011 e 92 mila euro di incasso 2010». Franca Busetto, presidente della Pro Sacile, ha infilato il bilancio dopo-sagra in valigia: ieri ha preso l’aereo per le vacanze. «Numeri da record rispetto alle ultime edizioni – ha aggiunto soddisfatta –. E’ andata davvero bene, con 30 mila presenze nel fine settimana e 25 mila biglietti venduti o in omaggio. Il consuntivo ci sarà a settembre: con l’analisi al dettaglio e autocritica della Pro, per migliorare sempre». I progetti in cantiere: la natura sempre più nel cuore della sagra e il tandem con le scuole, nel 2011. In ballo altre novità, anticipate da Maurizia Salton della Pro. «Incrociamo le dita sul campionato europeo di chioccolo a Sacile: ci siamo candidati – ci sarebbe anch e l’ipotesi di un’alleanza con il Giappone ha abbozzato la Salton –. Sarà dura, perché la manifestazione internazionale potrebbe trovare la “location” a Torino, ma ci proviamo. I nostri 8 ospiti francesi e 13 spagnoli con due parlamentari, hanno vissuto a tempo pieno la kermesse 2010 e sono talmente entusiasti che vogliono importarla in Spagna». La sagra “all’europea” ha colpito al cuore e sedotto senza frontiere, nella 737ª edizione. «Dopo 24 anni di mostra-concorso dei mieli, penseremo a qualche aggiornamento nell’edizione numero 738 – ha aggiunto la volontaria della Pro d’accordo con la presidente Busetto –. Magari, coinvolgendo le scuole». Alleanza stretta con il polo formativo, nel Giardino della Serenissima. «Potenzieremo la collaborazione con le scuole sacilesi – ha confermato Franca Busetto –. E’ una festa della natura con uno spessore edu cativo importante per conoscere l’ambiente, il nostro territorio. Spalmare gli eventi in un paio di settimane con l’appoggio dell’amministrazione comunale e delle altre associazioni, sarebbe l’ideale». Gli animalisti hanno tuttavia denunciato le condizioni degli animali da cortile: senza ombra e con le scorte d’acqua insufficienti in Campo Marzio. «Affitteremo un numero maggiore di ombrelloni, ma li abbiamo distribuiti a tutti», ha detto Busetto. Ma le polemiche non mancano: «Anche quest’anno – ha scritto ieri la Lega per l’abolizione della Caccia Friuli Vg - infinite minuscole gabbiette in cui erano stipati innumerevoli uccelli; il tutto sotto il caldo di una torrida giornata d’agosto. Ci si chiede dove sia la festa della natura che tanto declama la presidentessa della Pro Sacile. Il sopralluogo di due animalisti della Lac, (mentre gli altri manifestavano il proprio dissenso alla sagra in Piazza del Popol o) effettuato nella nella zona dedicata agli animali da cortile, accompagnati da due veterinari, ha permesso di individuare le pessime condizioni in cui venivano detenute decine di animali. Inoltre in tutta la sagra, che prevede l’esposizione di migliaia di animali, c’era un solo veterinario dell’Ass. L’organizzazione della sagra pare piuttosto volta a garantire guadagni, in considerazione della densità degli espositori, a discapito ovviamente di chi non può urlare la propria sofferenza, ma, purtroppo, nell’occasione, provare soltanto dolore».
IL TIRRENO
24 AGOSTO 2010
Guerra dichiarata contro i piccioni
Barbara Antoni
LUCCA. Da settembre, un avvocato - messo a disposizione dal comitato “Difendiamoci dai troppi piccioni” - aiuterà i cittadini che vogliono chiedere alla Provincia il rimborso dei danni subiti per la presenza di piccioni e delle spese sostenute per installare un dissuasore sul tetto di casa. Ai volatili che, in numero sempre più massiccio, infestano la città, la guerra è dichiarata su tutti i fronti. Un’inversione di tendenza: se fino a pochi mesi fa erano una specie da contenere con metodi riconducibili alla rimodulazione del ciclo biologico (liberando altri uccelli che li divorano) o con colombaie, presenti sulle Mura, dove è stato collocato del mangime contenente anticoncezionali, ora - con l’entrata in vigore, a livello regionale, di una nuova normativa che equipara i piccioni agli animali selvatici - esis te la possibilità reale di abbatterli, nel caso in cui la loro presenza sia ritenuta in sovrannumero rispetto a quella tollerata. La Provincia, ente che - in base alle nuove regole - ha la competenza per la tutela del territorio dai piccioni, potrà provvedere a programmare abbattimenti, incaricandone i cacciatori, in territori fuori dalla cerchia cittadina. Per Maria Pia Bertolucci, presidente del suddetto comitato, l’inversione di tendenza è una vittoria addirittura culturale. «La gestione dei piccioni è sfuggita di mano - dice -. Ormai ogni famiglia deve spendere per proteggersi dai piccioni, installando dissuasori, a infrarossi o con aculei che allontanino questi volatili. La presenza esagerata di piccioni porta molti danni, sia ai monumenti che sul piano sanitario. Dopo anni che portiamo avanti le nostre istanze, finalmente la situazione è cambiata, e molti la pensano come noi. I piccioni - continua - non hanno utilità sociale, provocano problemi che, per essere risolti, comportano spese molto elevate. Ci risulta che in un anno la Regione, per risolverli, spenda oltre cinque milioni di euro. Soldi che potrebbero essere spesi diversamente. Per questo abbiamo contattato un legale che aiuti le famiglie danneggiate a chiedere il risarcimento alla Provincia, e anche a chiedere il rimborso delle spese per i dissuasori». Sul fronte del Comune, il vicesindaco Giovanni Pierami (con delega all’ambiente) anticipa che entro il 10 settembre «si riunirà la commissione comunale animali, per fare il punto sulla presenza dei piccioni in città».
CORRIERE DELLA SERA
24 AGOSTO 2010
In Inghilterra è caccia alla signora di mezza età autrice del gesto
Getta il gattino nella spazzatura, donna incastrata da una telecamera
Le immagini diffuse su YouTube e Facebook. La donna, identificata, teme vendette e chiede aiuto alla polizia
Simona Marchetti
MILANO - Una donna di mezz’età che cammina per strada e che ad un certo punto si ferma a guardare un gatto che passeggia su un muro di cinta non è certo un’immagine insolita. Ma se la stessa donna prende il gattino per la collottola e lo ficca nel bidone dell’immondizia lì vicino, chiudendo poi il coperchio per impedirgli di uscire e se ne va via tranquilla, ecco che la scena assume tutto un altro significato. Decisamente più vergognoso e raccapricciante, come dimostra il video girato dalle telecamere di sicurezza poste a sorveglianza della casa dei signori Mann (i proprietari del gatto), a Coventry, in Gran Bretagna, e immediatamente postato dagli stessi su Youtube e su Facebook (dove è anche nato il gruppo «Help Find the Woman Who Put My Cat in the Bin» che conta già quasi 4300 membri) per aiutare la polizia ad identificare la misteriosa assalitrice. E l'identificazione poi effettivamente c'è stata. E come riferisce TntMagazine l'autrice dell'increscioso gesto ha chiesto la protezione della polizia temendo ora ritorsioni da parte degli animalisti che si sono presi a cuore la vicenda.
LA SCOMPARSA - Anche i media avevano dato ampio risalto alla vicenda, attivando numeri telefonici e indirizzi email per le segnalazioni. Fortunatamente, dopo 15 ore passate rinchiusa dentro a quel puzzolente bidone, la povera Lola (questo il nome del gattino di 4 anni) è stata ritrovata sana e salva dai suoi preoccupatissimi proprietari, ma lo sconcerto per quanto successo resta grande. «Domenica mattina sono sceso come sempre per dare da mangiare a Lola – ha raccontato al Darryl Mann – ma non riuscivo a trovarla da nessuna parte. Visto che era una giornata davvero calda, l’ho cercata anche nei vicoli vicini e all’improvviso ho sentito un miagolio provenire dal bidone della spazzatura. Ci ho guardato dentro e lì ho trovato Lola, terrorizzata e ricoperta dai suoi stessi escrementi. In un primo momento, ho pensato che la gatta fosse finita nel bidone di sua iniziativa, ma quando ho poi visto le immagini catturate dalle telecamere di sicurezza che abbiamo messo fuori dalla nostra casa, sono rimasto letteralmente attonito nel vedere che quella donna lo aveva fatto di proposito. Vorrei proprio sapere come si sentirebbe questa persona se fosse rimasta rinchiusa in un bidone per 15 ore senza acqua né cibo».
«FERMIAMO QUELLA DONNA» - E a dir poco sconvolta è anche la moglie di Darryl, Stephanie Andrews-Mann. «Trovo quanto successo assolutamente nauseante, non posso credere che qualcuno possa fare una cosa del genere ad un animale innocente. Lola era un gatto randagio e quando l’abbiamo trovata non si fidava degli esseri umani, ma ha un animo amorevole e non farebbe davvero male ad una mosca. Ecco perché l’attacco che ha subìto è ancora più scioccante». Anche i volontari della Rspca, la protezione animali britannica, hanno collaborato attivamente alla ricerca della misteriosa assalitrice, mentre un portavoce dell’ente a tutela degli animali ha definito l’accaduto «sconvolgente e insensatamente crudele».
JULIE NEWS
24 AGOSTO 2010
La donna chiede la protezione della Polizia
Gb: è caccia tramite Facebook alla donna che getta il gatto nel cassonetto
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STOKE (INGHILTERRA) - Sta sollevando molta indignazione sul web un video ripreso nella tranquilla cittadina di Stoke-on-Trent, cittadina da oltre 200 mila abitanti nel nord ovest dell'Inghilterra. Si vede una telecamera di sorveglianza che inquadra un tratto di strada. Ad un certo punto passa una signora, che vede un gatto su un muretto. Lei lo accarezza, il gatto fa le fusa... dopo di che, con una crudele naturalezza lo afferra e lo getta in un cassonetto dei rifiuti. Il gatto è stato liberato solo la mattina dopo mentre i proprietari - Stephanie e Darryl Mann - lo stavano cercando disperati. I miagolii dell'animale - spaventato, affamato ed assetato - hanno guidato i due a trovarlo. L'animale, che ha un anno per fortuna sta bene, ma solo perchè non era giorno di raccolta; altrimenti avrebbe rischiato di morire schiacciato nel compattatore.
Il filmato sta facendo il giro di Facebook e sono molte le persone o i gruppi che accusano la donna di crudeltà. Il gruppo "Help Find the Woman Who Put My Cat in the Bin" (Aiutatemi a trovare la donna che ha messo il mio gatto nel cassonetto) - che ha già 4300 membri - è uno dei più attivi, ma non è l'unico. E in base alle ultime novità, la donna sarebbe stata identificata e si sarebbe recata dalla Polizia per chiedere protezione, dato che teme la vendetta di animalisti della zona.
VIDEO
http://www.julienews.it/notizia/dal-mondo/gb-e-caccia-tramite-facebook-alla-donna-che-getta-il-gatto-nel-cassonetto/54011_dal-mondo_1_1.html
PARMA DAILY
24 AGOSTO 2010
"La macellazione islamica è una grave forma di maltrattamento degli animali"
Il gruppo consigliare in Provincia della Lega Nord: "L'amministrazione provinciale impedisca questa violenza e imponga un preventivo stordimento".
Parma - Il Consigliere Provinciale della Lega Nord - Padania, Pier Angelo Ablondi, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta con la quale chiede alla Giunta Provinciale di intervenire sul tema della macellazione rituale.
Nell’interrogazione il Consigliere leghista evidenzia che: “le macellazioni rituali possono essere svolte esclusivamente presso macelli autorizzati e registrati, inseriti in uno specifico elenco ministeriale degli stabilimenti”, ed inoltre devono essere svolte da personale adeguatamente formato in materia di igiene degli alimenti, che abbia dimostrato di possedere i necessari requisiti. I cd. “sacrificatori” devono essere in possesso quantomeno dell’attestato di formazione igienica (in sostituzione del libretto di idoneità sanitaria), ed operare sotto la responsabilità di un Veterinario”. Ablondi evidenzia inoltre, come una recente ricerca abbia consentito, per la prima volta, di verificare e misurare scientificamente il dolore provato dagli animali sottoposti allo sgozzamento rituale. La ricerca, condotta da inglesi e neozelandesi, ha interessato vitelli sottoposti a un’anestesia minima con alotano affinché, benché non provassero dolore, generassero gli stessi segnali elettrici del dolore, al fine di dimostrare scientificamente la loro sofferenza al momento dell’abbattimento rituale. La ricerca ha accertato che il dolore negli animali, dopo l’incisione della gola, dura per circa due minuti, malgrado che a seguito dello sgozzamento i vitelli tendano a perdere coscienza dopo 10-30 secondi. Lo studio ha dimostrato che il dolore origina dalla recisione dei nervi della gola, non dalla perdita di sangue, accertando che i segnali di dolore perdurano fino al momento della morte, indipendentemente alla perdita di coscienza o meno dell’animale. Per il Consigliere Ablondi: “La tesi dei rappresentanti del mondo islamico, a difesa della macellazione rituale, per la quale il taglio della gola sarebbe di per sé uno stordimento, perché provoca perdita di pressione e mancanza di ossigeno al cervello, è totalmente smentita dallo studio anglo-neozelandese, il quale ha dimostrato scientificamente come dopo l’incisione cervicale, l’animale soffre molto, e continui a soffrire, fino al sopraggiungere della morte”. Con l’interrogazione il Consigliere leghista mira ad impegnare la Giunta Provinciale affinché assuma ogni utile iniziativa a vietare le macellazioni rituali non accompagnate da preventivo stordimento degli animali (da praticare con metodi uguali a quelli imposti per le macellazioni non rituali), e quali provvedimenti intenda assumere l’Amministrazione Provinciale per fronteggiare il dilagante fenomeno delle macellazioni rituali svolte in violazione della normativa sul benessere animale, e che rappresentano un grave fattore di rischio per la salute umana e per la diffusione di malattie . Inoltre, Ablondi ha sollecitato i servizi veterinari delle AUSL, affinché monitorino e sorveglino attentamente i luoghi deputati alla macellazione islamica, al fine di sincerarsi del puntuale rispetto della normativa vigente. Per il Consigliere del Carroccio” Non c`è religione che voglia la sofferenza di qualsiasi essere senziente e per chi decide di vivere in Italia la Legge italiana sia vangelo, senza compromessi, ne sconti morali, etici o di accomodamenti rabberciati per un travisato significato di integrazione, in quanto il progresso esige un salto in avanti, non un ritorno al medioevo”.
IL GIORNALE
24 AGOSTO 2010
Storia del cinghialino che ha un cane come papà
ELENA GAIARDONI
Oscar, il cinghialetto, ce l’ha fatta. Non appena alla luce, il destino l’ha messo di fronte alla sadica esperienza dell’uccisione della madre, ma Oscar, a soli due mesi, è sopravvissuto all’isola d’Elba piena di gabbiani, grazie alle attenzioni amorevoli di altri tre «fratelli»: due cavalli e un cane. La vita palpita e vissero felici e contenti, direbbero le fiabe, mettendo finalmente in pace gli antichi ricordi scolastici, quando in grembiulino candido e fiocco rosa leggevamo sul banco la lancinante novella di Grazia Deledda.
Palpebre di sale per quel cucciolo di Sardegna nato fra i tre colori più belli del mondo. Il bianco, il rosso e il verde. Il bianco delle zanne materne, il rosso delle ombre silvane, il verde delle querce. É di un bimbo povero con i «piedini sporchi», che lo tiene bene come un fratellino. Il padre del ragazzino è in carcere; per favorire la sua assoluzione la famiglia lo dona al figlio del giudice del paese che un giorno, giocando a fare la caccia, gli spara. Spegnendosi, gli occhietti dell’animale vedono solo il bianco della casa, il verde di una quercia, il rosso del suo sangue. Invece Oscar ammira ogni giorno il riflesso corrusco del manto dei cavalli: è stato salvato dalle loro zampe, che gli fanno da box protettivo durante la giornata. Nell’umida oscurità è il tepore della pancia di un rottweiler a infondergli il caldo di una culla, sazia come il cotone. E le carezze rosa dei bambini, attratti dall’orfanello che grugnisce sereno, fanno il resto. Storia che accade in questi giorni proprio in una tenuta sulla Costa dei Gabbiani, dove un tempo, guarda il giro del caso, i nobili andavano a caccia ospiti dei marchesi Teodoli di Firenze. Il nostro cinghialetto scorazza tra i tre colori più belli dell’isola: il rosso di un ottimo aleatico, prodotto dai vigneti di quel tratto di terra, il verde del mare e se il bianco non è proprio quello del latte materno, forse è il passaggio di una nuvola, del candore di un angelo: la sua spada impone che anche grazie al genio dirompente di un premio Nobel, alleanza divina finalmente sia stata fatta. Oscar non muore, né sparato, né in abbandono. Trotterella. I cavalli proteggono il tondetto giocattolino e non lo perdono di vista un minuto: questo raccontano i turisti, testimoni della vicenda. La notte, il cane lo attende puntuale come una nutrice di buona famiglia. Quando decide, la natura non fa capricci, non ha giudizi, non ha macabri infortuni dovuti all’intemperante ragione. Il grugnito di un cinghiale, il nitrito di un cavallo, Il respiro di un cane non sono lingue diverse: tutte emettono il profumo di una carezza salvifica che dona i suoi giorni a un cucciolo, affinché nei piccoli occhi sfavilli, scarlatta, la passione di vita; e nei nostri, smeraldina, la speranza; e di diamante, l’intelligenza d’amore, che perdona anche al destino di un neonato cinghiale di essere stato baro e lo gira come una carta da buttare, presa di frodo fuori dal mazzo. La madre del cucciolo non c’è più: alcuni sostengono uccisa dai braconieri: sarà vero? Si spiffera che sia stata uccisa per dare buon gusto alla nostre tavole. Le contraddizioni umane non si smentiscono mai. Ma Oscar ha salvato anche il cuore della sua mamma. Si dice all’Elba che più di qualcuno abbia gridato, come motto solare di un Ferragosto sotto la pioggia, un Evviva! Cinghialetto, davanti a una bottiglia di buon aleatico, e che più di un turista abbia finalmente rinunciato anche a una sola fetta di salame di cinghiale, per scelta di minuscola Grazia.
IL SECOLO XIX
24 AGOSTO 2010
Il cagnetto ballerino fa impazzire la rete
Girate con un telefono cellulare, le immagini di due cuccioli impegnati in una danza su due zampe sono un rimedio scaccia-tristezza.
VIDEO
http://www.ilsecoloxix.it/p/multimedia/2010/08/24/AMK1VCzD-impazzire_cagnetto_ballerino.shtml
CORRIERE DELLA SERA
24 AGOSTO 2010
La storia - Strano incontro nella Milano d'agosto
Via Moscova, ore 6: il mistero della pecora
Il suo padrone, un fabbricante di marionette francese, si era sentito male. «Lei» è sbucata belando
MILANO - «Sick», sto male, dice con un filo di voce in un inglese stentato, toccandosi il torace. Un uomo sulla sessantina, barba incolta, jeans strappati, t-shirt e gilet, giace lamentoso sul marciapiedi all'incrotra via Moscova e via Appiani, a un centinaio di metri dal consolato americano e da quello francese. «Sick», ripete. Subito dopo, più forte e meglio scandito, si sente un belato. Dalla penombra, accanto all'uomo, sbuca una pecora. Sono le sei del mattino. Robert Raffaelli e Tanka. Si chiamano così i protagonisti di questa singolare storia metropolitana di mezza estate. Il nome dell'uomo si ricava da alcuni documenti contenuti in un sacchetto della spesa abbandonato per terra.
Quello della pecora è scritto direttamente sul collare dell'animale, accanto al numero di cellulare del proprietario. Perché Tanka non è una pecora qualunque, ma una specie di ovino addomesticato, con tanto di guinzaglio. E nemmeno Raffaelli è una persona qualunque, bensì un facoltoso artista francese, classe 1947, che produce marionette artigianali sulle alture di Montecarlo e ha tanto di sito web dedicato alle sue creazioni (per chi volesse controllare l'indirizzo internet è www.fabricant-marionnettes.com). Su quel marciapiedi alle sei del mattino, però, tutto questo non si vede. Ci sono soltanto un uomo che dice di stare male e un animale fuori contesto. Non resta che chiamare il 118. Il Fatebenefratelli è a due minuti di strada ma i soccorsi ne impiegano venti per arrivare e il medico di turno appare infuriato quando constata che non si tratta di infarto. «Per colpa vostra c'è qualcuno che sta morendo dall'altra parte della città: questo è solo un barbone alcolizzato», sbotta. Ma Raffaelli non è un barbone e tanto meno è ubriaco. Nella borsa della spesa, insieme a una montagna di psicofarmaci, troviamo anche una cartella clinica e un avviso scritto in francese: «Sono un bipolare». Raffaelli era in vacanza in Italia con una coppia di amici. Il giorno prima la sua Pontiac si è fermata in autostrada, a Dalmine. Chiamato il carro attrezzi, il quartetto, percorrendo prima un tratto a piedi, poi in treno, è riuscito ad arrivare al consolato francese a Milano, per chiedere aiuto. La coppia è stata rispedita in Francia, all'artista invece i funzionari hanno prestato una manciata di euro per recuperare la macchina e tornare in patria. «Me li hanno rubati stanotte», spiegherà Raffaelli ai funzionari del consolato francese verso mezzogiorno di mercoledì, quando la storia giungerà all'epilogo. Intanto l'ambulanza porta via Raffaelli per sottoporlo a controlli in ospedale. Tanka viene affidata ai vigili, che la nutrono a biscotti per tutta la mattina fuori dal consolato francese. Dagli uffici diplomatici c'è chi invoca un Trattamento Sanitario Obbligatorio per risolvere temporaneamente il problema Raffaelli, ma i ghisa mediano affinché sia allertato uno dei tre figli del produttore di marionette, a Nizza. Così uno dei figli si mette in viaggio per recuperare il padre, che intanto a sua volta recupera la pecora al consolato. «Lei è il mio cane - racconta commosso - l'ho portata anche negli Usa per girare un film».
LA TRIBUNA DI TREVISO
24 AGOSTO 2010
Barista salva la puledra Rosina dal macello
Massimo Guerretta
GIAVERA (TV). Rosina ha trovato una nuova casa: un prato di Paderno, grande 10 mila mq, dove poter correre in allegria con i suoi nuovi amici, Vittoria e Sebastiano. E Rudy, ovviamente: è stato il nuovo gestore del bar Il Campanile a salvarla dal macello, aggiudicandosela per 1.200 euro alla lotteria di Cusignana. E l’Enpa ha firmato una tregua con don Dionisio: «Ora basta animali all’asta». L’esposto degli ambientalisti, che hanno denunciato il parroco di Cusignana per maltrattamenti, è servito comunque a creare un vero e proprio battage mediatico, che ha portato al record di presenze alla sagra proprio in occasione della lotteria per aggiudicarsi Rosina, la puledra di 14 mesi messa in palio dagli organizzatori a chi sarebbe stato in grado di indovinarne il peso. Ci sono riusciti in sei, ma soltanto un settimo fortunato &e grave; riuscito ad aggiudicarsela, poco dopo le 23 di domenica: «La volevo a tutti i costi, il giorno prima mi aveva mandato un bacio, così mi sono fatto avanti e ho offerto 1.200 euro - racconta Rudy Michielin, il nuovo gestore del bar «Il Campanile» di Cusignana - soldi che comunque andranno alla parrocchia. Ovviamente non la mando al macello: correrà nel mio prato di Paderno, 10 mila metri quadri a sua disposizione. I miei figli, Vittoria di tre anni e Sebastiano di 8, erano felicissimi, volevano tornare in anticipo dalle vacanze in Sicilia. Sebastiano voleva una minimoto, ma quando gli ho detto della puledra è impazzito di gioia. Con noi starà benissimo». Lo conferma anche don Dionisio Rossi, che si è impegnato a trasferire Rosina nella sua nuova abitazione entro le 18 di ieri pomeriggio: i fuochi d’artificio di ieri sera avrebbero potuto innervosirla. «La pubblicità che c’è stata ha portato tanta gente - conferma - c’erano anche gli amici dell’Enpa, ci siamo chiariti e sono stati contenti di vedere che per Rosina ci sarà una nuova casa, anche se insistono nel non voler più vedere lotterie del genere. Per noi, comunque, è significato salvare un animale». Pure gli ambientalisti, alla fine, se ne sono andati sorridenti: «E’ andata nel migliore dei modi - commenta Adriano De Stefano, il referente provinciale dell’Enpa che aveva sollevato il caso - c’era più di qualche persona che si era detta disponibile all’acquisto: non ce l’aspettavamo nemmeno noi. Alla prossima sagra si faccia l’opposto: si salvi un cavallo destinato al macello e lo si metta in palio con la clausola che chi lo vince non se lo mangia».
AGI
24 AGOSTO 2010
TORNA A VOLARE NEL COSENTINO CICOGNA RITROVATA FERITA E DENUTRITA
Cosenza - Un bellissimo esemplare di cicogna e' stato liberato questa mattina a Sibari, nel Cosentino, nello stesso luogo del ritrovamento, nei pressi dei Laghi, e mentre ancora sono presenti gli esemplari della sua specie, non ancora migrati. La scoperta della giovane cicogna, ferita e denutrita, era stata effettuata dai volontari della Lipu l'undici luglio scorso. Poi l'esemplare e' stato curato nel Centro Recupero Animali Selvatici di Rende. "Era molto debilitata e siamo dovuti ricorrere ad alimentazione forzata, con delle sonde. Ma adesso sta bene e ha raggiunto un situazione di pieno recupero del tono muscolare", ha detto Mauro Tripepi, direttore del Centro Recupero Animali Selvatici. "Dal 1987, sono stati 5000 gli animali che abbiamo curato. Li portano soprattutto gli agenti della Polizia Provinciale e del Corpo Forestale. Abbiamo ospitato anche anim ali molto particolari, come i lupi. E perfino un serpente a due teste", ha aggiunto Tripepi. La nota dolente e' la solita: i finanziamenti. "Recuperare e curare questi animali ha dei costi notevoli. Curare un animale e' come curare un essere umano: c'e' bisogno di radiografie ed analisi.
Solo la Provincia di Cosenza ci sostiene regolarmente", ha concluso Tripepi.
IL TIRRENO
24 AGOSTO 2010
Il problema? Le cornacchie
LUCCA. «Il piccione non è un animale pericoloso. Non mangia neanche un pezzetto di carne, soltanto mangime di origine vegetale. Gli uccelli che deturpano l’ambiente, e che rappresentano un pericolo, a Lucca e nella Piana, sono le cornacchie». A farsi portabandiera della crociata in difesa dei piccioni è la signora Anna Rossi, di Antraccoli, che milita nel movimento ambientalista. La sua difesa dei piccioni è decisa, e la esprime con veemenza. La signora Anna dà la colpa a chi «ha liberato sul territorio le cornacchie, che dovevano servire a frenare la presenza dei piccioni, perché sono carnivore. Il risultato, invece, è che sono diventate molto pericolose le cornacchie, perché mangiano qualsiasi cosa, comprese le carcasse di topi morti e altri animali. Gli escrementi delle cornacchie sono un ver o danno per l’ambiente». Nelle ultime settimane, aggiunge Rossi, «alcune cornacchie hanno perfino assalito un cane ad Antraccoli».
CORRIERE DEL VENETO
24 AGOSTO 2010
IL CASO
Rottweiler si libera e irrompe nel bar, panico nel centro di Cortina
Il cane ha divelto un paletto e seminato il terrore da Lovat. Proprietaria multata: «Colpa del Comune, faccio ricorso»
Katia Tafner
CORTINA (BL) - Momenti di panico nello storico bar Lovat nel cuore di Cortina d’Ampezzo. Ieri mattina, un rottweiler che avrebbe dovuto aspettare la sua padrona legato al palo di un cestino di rimpetto all’esercizio, è riuscito a liberarsi e si è fiondato nel locale scatenando paura e sgomento negli avventori. Di certo non si sarebbero avute le stesse reazioni se ad entrare a tutta velocità nel caffè fosse stato un bassotto, piuttosto che un pincher. Ma provate ad immaginare questo splendido cane, alto una sessantina di centimetri, per 50 kg di peso, volare all’interno del locale mentre gli avventori stanno sorseggiando un buon cappuccino, o mangiando un’ottima fetta di torta Sacher. Una situazione di certo non particolarmente spassosa per chi l’ha vissuta. Guerrino Ghedina, proprietario del noto locale ampezzano, racconta l’accaduto: «Abbiamo visto il cane arrivare a gran velocità e dirigersi immediatamente verso la padrona, che era entrata per bersi un caffè al banco, ma fortunatamente non è accaduto nulla di grave, nessuno è caduto né si è fatto male, solamente attimi di paura per l’inaspettata irruzione della bestiola ». Qualche altro testimone rivela che «più di qualcuno si è messo ad urlare per il terrore di essere attaccato, non comprendendo il motivo di quell’imprevista entrata in scena». È stato anche per questo che è dovuta prontamente accorrere una pattuglia della polizia locale. E inevitabilmente sono stati presi dei provvedimenti. Il Vice Commissario Lorenzo Fenzi: «Abbiamo dovuto multare la signora: 50 euro. Il cane sebbene legato, era stato lasciato incustodito in un luogo pubblico ed era privo di museruola. Creava, pertanto, una possibile situazione di pericolo per l’altrui incolumità». La contravvenzione è già stata contestata dalla giovane ragazza romana proprietaria dell’irruento rottweiler, che hamotivato le proprie ragioni alla competente autorità, sicura del fatto che la responsabilità della condotta dell’animale non fosse a lei imputabile, in quanto il cane era regolarmente assicurato in luogo sicuro, con il guinzaglio al sostegno del cestino, che ha ceduto. Pertanto la responsabilità ricadrebbe sull’amministrazione comunale tenuta alla manutenzione del cestino in questione. Nell’attesa dell’eventuale sentenza, il caso sarà di certo oggetto di piacevole conversazione nei salotti cortinesi di coloro che ieri hanno vissuto in prima persona la singolare esperienza.
GEA PRESS
24 AGOSTO 2010
GEAPRESS – Il cacciatore di Altamura che l’altro ieri, andato a cacciare di frodo, si è reso responsabile della morte di Don Francesco Cassol era, secondo l’avvocato difensore, un buon conoscitore del luogo. Il luogo, tanto per intenderci, era un parco dove la caccia è vietata tutto l’anno ma l’avvocato non ha precisato il motivo per cui il cacciatore cinquantunenne conoscesse i luoghi. Aveva visto delle sagome scambiate per cinghiali quindi, continua l’avvocato, dal suo punto di vista ha proceduto.
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Questo punto di vista, però, rappresenta l’emblema di una abitudine talmente diffusa in Italia da dover far preoccupare seriamente anche per tutte le questioni sollevate la scorsa primavera e tese ad ampliare i periodi di caccia. Tali tesi vennero contrastate dal Ministro Brambilla proprio per i potenziali danni al turismo. Le principali associazioni. venatorie italiane le dedicarono una cartolina (vedi foto) da inviare a Berlusconi, rappresentante un tramonto armato di fuoco. Si invitava così il Presidente del Consiglio a mandare la Ministra a farsi una vacanza….La casistica dei bracconieri di cinghiali è per l’Italia amplissima. Recentemente a Livorno si è dovuto ricorrere addirittura all’intervento degli artificieri perché, oltre a sedici fucili, cinque pistole, migliaia di munizioni, trappole del tipo di lacci e tagliole, alcuni chili di polvere da sparo e due carabine modificate, venne rinvenuto un marchingegno elettronico del tutto simile ad una bomba ad orologeria. Ma i cacciatori del luogo di invettiva ne hanno parecchio. Ad altri appassionati del ragù di cinghiale, infatti, sono stati sequestrati finanche fiocine ed archi con frecce. E ancora, sempre a Livorno e sempre di notte, la caccia al cinghiale, nei boschi sopra Cecina, era concepita come una giostra che dava in premio cinghiali senza testa. Almeno 4-5 bracconieri erano appostati sparsi nel bosco. Fucilavano, decapitavano (vedi foto) ed una macchina che girava in continuazione prelevava il frutto del bottino.A Vibo Valentia, invece, i bracconieri sono stati fermati già con il colpo in canna e forniti di un potentissimo puntatore laser. Oltre all’arma da guerre stellari furono sequestrati i “soliti” armamentari, ovvero tre fucili calibro 12, numerose cartucce a pallettoni e quattro potentissimi fari che avrebbero illuminato a giorno una vasta area.In provincia di Cagliari, invece, oltre ai cinghiali ed all’armamento opportuno sono stati sequestrati anche dei tordi. Durante l’inseguimento dei bracconieri, avvenuto di notte, un forestale della Regione Sardegna è rimasto ferito.A Reggio Calabria, invece, un bracconiere di cinghiali aveva deciso di dare fuoco, per snidare gli animali, ad un intero bosco. Per bloccare le fiamme sono dovuti intervenire due aerei antincendio. Le fiamme, però, hanno finito per bruciare la stessa automobile del bracconiere. E si potrebbe continuare così ancora per molto e solo per le cronache di quest’estate.Intanto, a secondo dei punti di vista, un escursionista può essere un cinghiale e pertanto, come accaduto, può capitare, in Italia, di finire ammazzato.
L'ARENA
24 AGOSTO 2010
IL DELITTO IN PUGLIA. Si è rivelata giusta la pista indicata dal bossolo trovato sul luogo. Don Cassol è morto dissanguato
«Ho ucciso io il prete: credevo di sparare a dei cinghiali» Ha confessato spontaneamente dopo un primo interrogatorio il cacciatore che ha ferito a morte il parroco di Longarone nel Barese
«Credevo di sparare a un branco di cinghiali»: lo ha detto Giovanni Converso, 51 anni, al pm e agli inquirenti cui ha confessato di aver sparato sabato notte sulla Murgia uccidendo don Felice Cassol, il 55enne parroco di Longaron, Belluno.
Il cacciatore, secondo il racconto verbalizzato, si è recato verso mezzanotte in località Pulo, nel comune di Altamura, con la propria auto per la caccia del cinghiale, nonostante questa sia in questo periodo non consentita. L’uomo ha spiegato che giunto a qualche decina di metri dal terreno ove si trovavano don Cassol e i partecipanti al «Raid Goum», è stato tratto in inganno dalle sagome delle persone che riposavano nei sacchi a pelo e le ha scambiate per cinghiali. Ha quindi sparato un colpo contro quello che riteneva un branco di animali. Pochi istanti dopo, però ha sentito vociare alcuni del gruppo, si è reso conto delll’errore ed è fuggito. È stato il ritrovamento del bossolo a mettere gli investigatori sulla pista per capire da chi era stato ucciso don Francesco Cassol, morto dissanguato mentre dormiva, durante una sosta del «Raid Goum» che con una ventina di fedeli stava conducendo nella Murgia barese. Il bossolo, trovato a qualche decina di metri dal luogo dov’era il cadavere del sacerdote, era calibro 30.06, utilizzato per le carabine che sono tra le armi preferite dei cacciatori di cinghiali. I carabinieri di Altamura e del Comando Provinciale di Bari - che avevano a disposizione una sommaria descrizione fisica del cacciatore fornita da alcuni ragazzi in ritiro col parroco - hanno così censito tutti i possessori di carabine dello stesso calibro e hanno sentito numerosi cacciatori della zona, tra i quali anche Giovanni Ardino Converso. Nel primo interrogatorio non sono stati raggiunti elementi utili per identificare in Converso lo sparatore ma, qualche ora dopo, l’uomo - al quale era stato sequestrato il fucile per controllare se avesse sparato di recente - ha preferito ammettere le proprie responsabilità e si è recato dai carabinieri col suo legale.
LA CITTA' DI SALERNO
24 AGOSTO 2010
Prete morto, confessa bracconiere
BARI. «Credevo di sparare ad un branco di cinghiali». Si è costituito e ha confessato il responsabile dell’omicidio di don Francesco Cassol, il parroco della chiesa di San Martino di Longarone (Belluno) ucciso l’altra notte mentre dormiva in un sacco a pelo assieme ad una ventina di giovani che partecipavano ad un ritiro di digiuno e di preghiera nelle campagne della Murgia barese. L’uomo, Giovanni Ardino Converso, ha 51 anni ed è un cacciatore di Altamura. Nei suoi confronti il pm Manfredi Dini Ciacci ipotizza i reati di omissione di soccorso, omicidio colposo e caccia di frodo. Il cacciatore ieri mattina si è presentato con il suo avvocato nella caserma dei carabinieri e ha detto di essere responsabile del delitto. Ha spiegato che, nonostante i divieti, nella notte tra il 21 e il 22 agosto stava dando la caccia ad una br anco di cinghiali. «Mi sono appostato vicino al ‘Pulo’ di Altamura. Lì sono stato tratto in inganno dalle sagome delle persone che si riposavano nei sacchi a pelo e le ho scambiate per cinghiali». Il cacciatore ha quindi sparato un colpo da una trentina di metri contro quello che egli riteneva un branco di animali. «Pochi istanti dopo - ha proseguito - ho sentito vociare alcuni componenti del gruppo, mi sono reso conto che avevo sbagliato. Ho avuto paura e sono fuggito con la mia auto a fari spenti». Alcuni giovani che partecipavano al ritiro spirituale aveva già spiegato ai carabinieri che l’uomo, dopo aver sparato, si era avvicinato e aveva detto: «Che c... ci fate qui», poi era fuggito. Nessuno però, né il cacciatore né i giovani, si era accorto che don Francesco era ferito e che sarebbe morto dissanguato in quattro minuti per una pallottola che gli aveva devastato l’addome.
QUINDICI MOLFETTA
24 AGOSTO 2010
WWF, DOPO L'OMICIDIO DEL SACERDOTE SULLA MURGIA PIU' CONTROLLI SUL BRACCONAGGIO
E' durato ben poco il mistero sull'assurda morte di don Francesco Cassol, il sacerdote ucciso nelle campagne di Altamura, nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia, mentre, nella notte tra il 21 e il 22 agosto, dormiva nel suo sacco a pelo.
A premere il grilletto un bracconiere reo confesso Giovanni Ardino Converso, un cinquantunenne del luogo, che ha scambiato il gruppo per un branco di cinghiali e, da una distanza di 60 metri, ha fatto fuoco uccidendo il sacerdote. Resosi conto di aver colpito una persona è scappato via con la propria auto. Attualmente è agli arresti domiciliari con l'accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso. La soluzione del caso ha riportato in primo piano il triste fenomeno del bracconaggio. A tale proposito interviene il responsabile delle guardie volontarie del Wwf Puglia, Pasquale Salvemini (foto), il quale, nell'esprimere la vicinanza del Wwf alla famiglia del parroco di Longarone, ha aggiunto: "Vorrei rimarcare ciò che da tempo la nostra associazione ha denunciato, ossia la mancanza di controlli da parte delle forze dell'ordine preposte e l'elevato tasso di bracconaggio ad opera di cacciatori senza scrupoli. Il luogo dell'incidente è compreso nella zona in cui, sin dal 2004, il Wwf e le sue guardie hanno denunciato fenomeni di bracconaggio a passeriformi, ungulati e lepri. Non è un caso se, solo dopo qualche anno, si è, purtroppo, verificato un incidente mortale. Le aree comprese tra Altamura, Gravina, Spinazzola, Poggiorsini, Minervino e Cassano sono aree ad alto rischio di bracconaggio, come spesso testimoniato dalla stessa categoria dei cacciatori. Analoghe situazioni si registrano nel foggiano, tra Margherita di Savoia e Manfredonia, per la caccia all'avifauna acquatica, e nel brindisino per la caccia alle lepri. Ciò che meraviglia è la facilità con cui questi cacciatori entrano indisturbati in aree protette, né sono intimoriti dalle leggi che tutelano il parco e che prevedono anche il ritiro del porto d'armi. Il Wwf auspica maggiori controlli da parte delle forze dell'ordine preposte e chiede all'ente parco di costituirsi parte civile in ogni procedimento penale in cui si evidenzino azioni di bracconaggio a spese dell'area naturale protetta".
GEA PRESS
24 AGOSTO 2010
All’una del mattino ad intercettare i bracconieri di tonno
Tutti i particolari del sequestro operato dalla Guardia Costiera di Sciacca. Intervista di GeaPress
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GEAPRESS - Vi è un mondo poco conosciuto ed articolato spesso in mille escamotage messi in atto per sfuggire ai controlli della Guardia Costiera che interviene ai danni dei bracconieri di mare.Uno di questi è lo sbarco del pescato in porti lontani da quelli ove poi verosimilmente verrà commerciato. GeaPress se ne era occupata nel caso di Tonnara Amantea in provincia di Cosenza (vedi articolo GeaPress). Domenica scorsa invece la Guardia Costiera di Sciacca (AG) comandata dal Tenente di Vascello Daniele Governale ha bloccato uno sbarco illecito di tonno rosso operato interamente da pescatori di frodo di fuori provincia. Lo erano i guidatori dei due furgoni che avevano caricato i 45 tonni e molto probabilmente lo era il motopesca sul quale sono ora in corso accertamenti. GeaPress ha intervistato il Tenente di Vascello Governale.
GEAPRESS – Comandante, all’una del mattino di domenica voi eravate appostati nel porto di Sciacca.
COMANDANTE GOVERNALE – Si. Avevamo preso molte precauzioni che si sono poi rivelate utili.
GEAPRESS – In che senso?
COMANDANTE GOVERNALE – Anche i pescatori di frodo avevano prese le loro. Avevano sicuramente delle vedette a terra, ma siamo riusciti a non farci sorprendere. Anche noi conosciamo i luoghi e sappiamo come muoverci.
GEAPRESS – Come si è svolta l’operazione?
COMANDANTE GOVERNALE – Eravamo appostati ed intorno all’una di domenica mattina il motopesca è entrato a luci spente in porto. Lo abbiamo lasciato fare, peraltro la particolare disposizione degli ormeggi delle barche in porto, in un certo senso lo agevolava. Nel punto dove si dirigeva si sono avvicinati i due furgoni …
GEAPRESS – Quelli guidati dai palermitani?
COMANDANTE GOVERNALE – Infatti. Si è svolto tutto in maniera molto veloce. Il motopesca non ha accennato alla benchè minima intenzione di fermare i motori. Hanno iniziato velocemente a scaricare il pescato. Non più di due, tre minuti e sono stati scaricati i 45 tonni che poi abbiamo sequestrato …
GEAPRESS – Sembra di essere nella scena di un film…ed a quel punto siete intervenuti?
COMANDANTE GOVERNALE – Si, non si poteva rinviare oltre. Il motopesca ha subito spinto i motori e si è nuovamente rifugiato, sempre a luci spente, dietro le altre barche in ormeggio; a quel punto è riuscito ad uscire dal porto. I due furgoni si sono dati alla fuga ma li abbiamo bloccati. Erano i due palermitani.
GEAPRESS – Non è da escludere, forse, che vi fosse altro tonno non scaricato.
COMANDANTE GOVERNALE – Può darsi, ma sul motopesca le indagini sono ancora in corso. Siamo fiduciosi.
GEAPRESS – Ma era di una marineria locale, magari della stessa Sciacca?
COMANDANTE GOVERNALE – No, del palermitano; abbiamo elementi che ci riconducono ad esso.
GEAPRESS – Perchè vengono a Sciacca?
COMANDANTE GOVERNALE – Perchè qui, in questo periodo, c’è il tonno. Poi il tonno può essere pescato da chi autorizzato ed entro certi limiti …
GEAPRESS – Ma oltre ai permessi, cosa avevano violato nel pescare il tonno?
COMANDANTE GOVERNALE – Era tutto al di sotto dei limiti fissati dal regolamento europeo 302 del 2009, quello che ha stabilito i piani di ricostituzione dei grandi predatori, come ad esempio il pesce spada ed il tonno. Il pescato era inferiore ai 30 chilogrammi di peso ed ai 115 centimetri di lunghezza. Non vi era niente che rispettasse le regole, per un totale di 1022 chilogrammi di tonno per il quale, una volta sequestrato, l’Autorità Giudiziaria ha autorizzato la vendita.
GEAPRESS – Come viene pescato il tonno?
COMANDANTE GOVERNALE – Con il palangaro, le lunghe lenze con tantissimi ami. Una volta che il tonno abbocca tende a scappare verso il fondo ma la boa legata al palangaro lo riporta a galla.
GEAPRESS – In pratica viene preso per sfinimento.
COMANDANTE GOVERNALE – Si.
GEAPRESS – Speriamo presto di potere tornare sull’argomento?
COMANDANTE GOVERNALE – La nostra attività non si ferma mai …
GEAPRESS – Neanche all’una di notte …
COMANDANTE GOVERNALE – Dobbiamo arrivare prima dei pescatori di frodo o comunque di chi commette illeciti nel campo di nostra competenza. Quanto avvenuto domenica scorsa è il frutto di un’ attività programmata con il Compartimento Marittimo di Porto Empedocle per la vigilanza e controllo sulla pesca e più in generale della nostra Direzione Marittima centrale.Sul tonno rosso, ricorda GeaPress, vi è stata una accesa discussione che purtroppo non è culminata con la sua protezione così come si sperava avvenisse alla riunione Cites tenutasi lo scorso marzo nel Dubai. Il tonno si può pescare, ma solo da pescherecci autorizzati che devono operare all’interno di quote di prelievo. Solo alcuni porti, inoltre, sono autorizzati allo sbarco.
LA STAMPA
24 AGOSTO 2010
Cane, compagno psicologo
Donne e uomini ritengono il cane migliore del proprio partner, in particolare è un ottimo ascoltatore
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Siamo proprio messi bene se il cane diventa il migliore compagno di vita, in sostituzione del partner con cui si vive.
Già, perché se è vero che il cane è il miglior amico dell’uomo - e spesso è una compagnia per le persone sole - sapere che viene preferito alla compagnia di lui o lei quando questi ancora ci sono, dà da pensare. Ecco lo sconcertante risultato di un sondaggio condotto in Nuova Zelanda da cui emerge che le donne ritengono che il proprio cane sia un miglior ascoltatore che non il proprio uomo e gli uomini ritengono che, sempre il cane, sia capace di amarli più della propria donna… Il sondaggio, commissionato da una nota azienda internazionale di prodotti alimentari per animali, mostra che a preferire l’amico a quattro zampe anziché quello a due sono il 31% delle donne e il 14% degli uomini che, ovviamente, possiedono un animale che abbaia. E che dire dei loro “rivali”... i gatti? Be’, in questo caso si è scoperto che ben il 50% delle donne si “confida” con il proprio amico felino a cui raccontano i proprio problemi. Uno stesso 50% degli intervistati si considera non un semplice proprietario dell’animale, ma un vero e proprio genitore. In effetti non capita di rado vedere persone trattare come un figlio il proprio animale. E non sono solo tenere vecchiette ma anche coppie senza figli che, come per compensare, riversano il loro amore genitoriale sull’amico a quattro zampe.
LA PROVINCIA PAVESE
24 AGOSTO 2010
Il cucciolo lo manda all ospedale
VOGHERA (PV). Il cane è troppo affettuoso e manda un passante all’ospedale. E’ accaduto l’altro pomeriggio in via Capri, nel quartiere Centro, all’altezza del civico 18. Sul posto è intervenuta una pattuglia dei vigili urbani di Voghera. Protagonisti dell’episodio sono stati due stranieri: una ragazza di origine argentina, che stava portando a passeggio il suo cane, e un uomo di nazionalità peruviana. La vicenda non è ancora molto chiara. A quanto sembra a metà pomeriggio la ragazza con il cane ha incontrato il peruviano, che forse conosceva. L’animale in uno slancio affettuoso (forse voleva giocare) ha buttato le zampe al collo dell’uomo, provocandogli profondi graffi a un braccio. La ragazza ha chiamato il padre, che ha provveduto ad accompagnare il ferito al pronto soccorso: qui il peruviano è stato medicato con una prognosi di pochi giorni. I vigili urbani, intervenuti suil posto, hanno stabilito che il cane era regolarmente registrato all’anagrafe canina, con tanto di microchip. E’ possibile che il peruviano denunci comunque i padroni del cane per «malgoverno di animale».
IL TIRRENO
24 AGOSTO 2010
CHI CI SALVA DAI CINOFILI?
Caro direttore, è da diverso tempo che le televisioni, specialmente Mediaset, parlano dei diritti degli animali in genere e dei cani in particolare. Temo che più che i diritti, lo scopo sia il “business” che c’è dietro a tanto parlare! Basta vedere gli scaffali dei supermercati per capire quanto sia interessante l’argomento... specie per i produttori di cibo. E non importa se il costo mensile del cosiddetto “amico a quattro zampe” basterebbe a mantenere due bambini del Terzo mondo! L’importante è vendere! Ma quello che terrei a sapere è: chi ci tutela dai cinofili? Potremo, un giorno, camminare per strada senza pestare necessariamente le cacche del “caro animaletto”? Potremo un giorno essere rimborsati per la notte passata in bianco causa l’abbaiare del “caro animaletto” che, talvolta, è una belva da 40 chilogrammi nell’appartamento accanto? Certamente un cane serve a compensare le carenze affettive di chi lo tiene, ma a fronte di sei milioni di famiglie con animali, ve ne sono altre ventiquattro milioni che vanno rispettate. - Giorgio Spagnolo
TRENTINO
24 AGOSTO 2010
Dall'Abruzzo arriva l'orso «cattivo»
Mara Deimichei
TRENTO. In Abruzzo era diventato famoso nel dicembre scorso. In una terra di orsi lui, l’orso «Carlo», era balzato agli onori della cronaca per un episodio violento visto che aveva aggredito e ferito gravemente un operaio del parco nazionale mentre gli stava dando del cibo. Ora «Carlo» si sta preparando per lasciare il centro Italia per sbarcare al santuario di San Romedio. Il trasferimento dovrebbe avvenire a breve, entro la metà di settembre, ma gli interessamenti da parte del Trentino per questo plantigrado risalgono, come spiegano al Parco nazionale dell’Abruzzo, a diverso tempo fa, sicuramente prima dell’aggressione. «Si tratta di un orso non marsicano - precisa Vittorio Ducoli, direttore del Parco - il suo trasferimento era previsto già da un anno, prima dello spiacevole episodio che si è veri ficato a dicembre. Ce lo avevano chiesto dal Trentino e avevamo dato la nostra disponibilità, ma poi ci sono stati dei problemi burocratici». L’orso «Carlo» pesa circa tre quintali ed è ospite del Parco nazionale d’Abruzzo da alcuni anni dopo che era stato sequestrato in un circo. Era il 10 dicembre dell’anno scorso quando «Carlo» aggredì Donato Paglia, operaio di 57 anni. L’uomo fu assalito mentre era impegnato in un giro dei vari recinti per pulirli e per dare da mangiare ai plantigradi. Iniziò il suo giro proprio dalla gabbia dove sono ospitati due orsi bruni non appartenenti alla specie che vive libera nel Parco, ossia quella marsicana. Terminate le pulizie Paglia aveva deposto il cibo per gli animali nella parte esterna e aveva aperto il box per fare uscire il primo orso per poi allontanarsi. A quanto pare l’operaio si era dimenticato di chiudere una delle due gabbie e così l’orso che era uscito e lo aveva aggredito a forza di unghiate e morsi. Solo l’arrivo delle guardie del parco era riuscito ad allontanare l’animale ed era stato richiesto l’intervento del 118. L’uomo riportò gravi ferite e fu ricoverato all’ospedale di Castel di Sangro in terapia intensiva: per lui oltre alle ferite, lo spavento. Sull’episodio furono aperte due inchieste: una interna del Parco e l’altra della procura di Sulmona. Secondo gli esperti, però, l’orso non era e non è pericoloso. Avrebbe aggredito l’uomo perché si sarebbe sentito minacciato. Altri episodi non ne sono stati rilevati e adesso «Carlo» si prepara a lasciare l’Abruzzo per il Trentino. Come detto il suo arrivo dovrebbe essere al più tardi alla metà di settembre e la destinazione è quella del santuario di San Romedio. In val di Non sono tanti ad attenderlo visto che era parti ta anche una petizione che aveva il fine di sollecitare la Provincia a riportare i plantigradi nel santuario. Orsi, però, abituati alla cattività, non come Jurka che, veniva spiegato, «si è lasciata il deserto alle spalle.
IL TIRRENO
24 AGOSTO 2010
Animali selvatici alla stregua dei cinghiali
LUCCA. La Regione Toscana ha adeguato nel maggio scorso (con la legge regionale 2/2010) la disciplina sull’abbattimento dei piccioni. Lo ha fatto - si spiega - modificando il comma 6 bis dell’articolo 37 della legge regionale 394 con una sentenza della Cassazione fatta propria dall’Ispra (istituto protezione e ricerca ambientale). In pratica, dopo la modifica, i piccioni vengono considerati a tutti gli effetti animali selvatici, alla stregua dei cinghiali, la cui proliferazione deve essere arrestata per evitare danni eccessivi alle colture agricole. Con questa modifica ne viene introdotta un’altra, che riguarda la competenza istituzionale per la lotta ai piccioni. Finora spettava alle amministrazioni comunali; d’ora in avanti spetterà a quelle provinciali, già competetenti per tutte le materie inerenti alla caccia (ne lla foto, un cacciatore con la doppietta).
LA TRIBUNA DI TREVISO
24 AGOSTO 2010
Antirabbica alle volpi Attenti alle esche
Regione Veneto - E’ scattata ieri la vaccinazione antirabbica per le volpi. L’operazione, condotta dalla Regione in tutta la provincia, si protrarrà fino al 12 settembre. «Le esche - assicurano gli amministratori - sono molto sicure, ma se per caso si entra in contatto con esse si ricordano alcune semplici precauzioni: lasciare l’esca dove si trova, senza toccarla; se il cane ingoia l’esca, non tentare di toglierla di bocca all’animale, ma contattare i Servizi Veterinari dell’Asl e se rimane a terra una parte dell’esca, raccoglierla (proteggendo la mano con della plastica) per consegnarla poi ai Servizi Veterinari».
CORRIERE.COM
24 AGOSTO 2010
Allarme salmonella, 500mila uova sequestrate
Diciassette Stati coinvolti: Wright County Egg Farm sotto accusa
WASHINGTON - Oltre mezzo miliardo di uova ritirate dal mercato, a scopo precauzionale in 17 Stati e già oltre 2000 casi di persone avvelenate. Sono le cifre dello scandalo delle uova contaminate alla salmonella che sta mettendo sempre di più in ansia i consumatori americani. E potrebbe essere solo l’inizio. La Food and Drug Administration (Fda), l’agenzia governativa che si occupa del controllo dei medicinali e dei cibi, ha lanciato l’allarme, prevedendo nei prossimi giorni la necessità di ritirare dai supermercati americani molte altre uova.
Intanto le organizzazioni a tutela dei consumatori sono sul sentiero di guerra. Secondo il “centro per la scienza nell’interesse pubblico”, questa «potrebbe essere la contaminazione da salmonella più grande da vent’anni a questa parte». Il fenomeno è emerso a giugno e luglio. In quel periodo il centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), che ha sede ad Atlanta, aveva riportato in tutto il Paese un aumento di casi di salmonella, tre o quattro volte rispetto alla media stagionale. All’epoca però non si conosceva la causa. Sino alla settimana scorsa, quando è scoppiato lo scandalo: il batterio della salmonella è stato trovato nelle uova provenienti dalla Wright County Egg Farm, una delle più grandi aziende ovicole dell’Iowa, che ogni giorno rifornisce milioni di consumatori americani lungo tutto il Paese. I primi casi di avvelenamenti si sono verificati in California, Colorado, Wiskonsin e in Minnesota. Ma oggi i casi di persone colpite dalla malattie sono oltre 2000, sparsi in tantissimi altri Stati. La diffusione di questo batterio è legato spesso alla presenza di topi nei laboratori d’imballaggio e distribuzione delle uova. I sintomi della salmonella sono diarrea, dolori addominali e febbre tra le 8 e le 72 ore successive all’assunzione del cibo contaminato. Può causare la morte soprattutto se colpisce persone dal sistema immunitario molto debole come i neonati e gli anziani. Dalle indagini è emerso che l’azienda ovicola sotto accusa, già in passato ha dovuto pagare multe di 3,6 milioni di dollari per gravi violazioni sanitarie. Ma i dirigenti della Wright County Egg Farm in passato sono stati accusati anche di crudeltà contro gli animali e perfino di molestie sessuali nei confronti delle sue dipendenti. |
DOTTOR SPORT
24 AGOSTO 2010
Alzheimer ko grazie a una proteina dell'artrite reumatoide
Ilaria Staffulani
Alzheimer ko grazie a una proteina dell'artrite reumatoide. Un nuovo studio rivoluzionario ha permesso di scoprire una proteina in grado di combattere l’infiammazione causata dall’artrite reumatoide. Questa proteina è quindi capace di indebolire i sintomi dell’Alzheimer, in particolare la perdita di memoria. Lo studio è stato condotto dagli studiosi della University of South Florida. Lo studio è stato in questi giorni pubblicato sulla rivista scientifica: "Journal of Alzheimer’s Research".Dopo anni di studio, i ricercatori hanno testato questa particolare proteina su cavie da laboratorio, che avevano problemi di memoria in modo similare ai sintomi causati da malattie neuro-degenerative come l'Alzheimer.Durante l'esperimento, gli studiosi hanno inserito nei topolini da laboratorio, questa proteina chiamata Gm-Csf, in grado di combattere e annientare agenti patogeni e sostanze nocive.L'esperimento sui topi è durato 20 giorni. Alla fine le cavie, a cui gli studiosi avevano somministrato questa proteina Gm-Csf, non presentavano più sintomi (perdita di memoria), e le placche si erano ridotte di oltre il 50 %. Il coordinatore dello studio è il professor Huntington Potter.Gli studiosi hanno affermato di essere molto sorpresi circa la rapidità dei risultati ottenuti. In soli 20 giorni infatti, le cavie sono riuscite, grazie a questa proteina, a combattere i sintomi dell' Alzheimer. La proteina chiamata Gm-Csf è originarimante prodotta dall'infiammazione causata dall'artrite reumatoide.Ora però, ha dichiarato il professore Huntington Potter, bisognerà testare questa proteina anche sull'uomo. Verificando dunque se l'effetto positivo è applicabile anche all'essere umano. Se i risultati saranno soddisfacenti, con questo studio si potrà dire addio a malattie come l’Alzheimer.Inoltre, dichiarano gli studiosi che la sostanza in realtà è già prodotta sinteticamente, ed è disponibile in commercio col nome di Leukine. Sembrerebbe infatti che questo farmaco venga già usato per terapie legate ad alcuni tumori come il melanoma.I dati sono allarmanti. Viene diagnosticato un caso di demenza ogni 7 secondi. Sono 24,3 milioni le persone con demenza oggi nel mondo: 4,6 milioni di nuovi malati l’anno. Il dato è destinato a raddoppiare nei prossimi vent’anni con 42,3 milioni di malati nel 2020 e 81,1 milioni nel 2040. I paesi più colpiti sono: Cina (5 milioni), Unione Europea (5), Usa (2,9), India (1,5) Giappone (1,1), Russia (1,1) e Indonesia (1 milione).
WELL ME
24 AGOSTO 2010
Droga: la Pueraria per combattere la dipendenza da cocaina
Combattere la dipendenza da cocaina con la Pueraria, una pianta leguminosa e rampicante originaria del Giappone, già efficace strumento contro l'alcolismo. A dimostrarlo una ricerca condotta dalla dottoressa Lina Yao, dell'azienda farmaceutica Gilead Science di Palo Alto, su alcuni topolini da laboratorio.Secondo lo studio, pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica Nature Medicine, "un estratto della pianta, l'inibitore della aldeide-deidrogenasi-2 (ALDH2), e' in grado di agire sui meccanismi chimici" che regolano il desiderio irrefrenabile della sostanza stupefacente.Gli elementi chiave, spiegano gli esperti, sembrano essere "l'ormone dopamina e i centri del piacere presenti nel cervello".
QUOTIDIANI SANITA'
24 AGOSTO 2010
Staminali: la ricerca Usa bloccata da un giudice
Il ricorso presentato da due ricercatori statunitensi contro l’assegnazione di fondi pubblici alle ricerche su cellule staminali provenienti da embrioni è stato accolto da un giudice distrettuale. E sono subito iniziate le polemiche. Ma la ricerca non si ferma ed esistono possibili alternative
Destinare finanziamenti statali a studi per i quali sia necessario distruggere embrioni umani, violerebbe una legge Usa del 1966 e, di conseguenza, l’assegnazione di quei fondi sarebbe illegittima. La richiesta di due ricercatori americani è stata accolta da un giudice distrettuale – Royce C. Lamberth – che ha disposto il blocco del sostegno statale alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.
La questione non ha mancato di sollevare accese polemiche negli Usa: le norme in proposito emanate dall’amministrazione Obama, infatti, prevedevano la concessione dei finanziamenti solo alle ricerche nelle quali si ricorresse a embrioni congelati, inutilizzati dopo un trattamento di fecondazione assistita. Ma la decisione del giudice Lamberth rischia di andare anche al di là di quanto stabilito dall’emendamento Dickey-Wicker che, appunto, impedisce di concedere fondi a ricerche che prevedano la distruzione di embrioni. Lo rileva, come viene segnalato dal Los Angeles Times, anche Irving Weissman, a capo dello Stanford Institute for Stem Cell Biology and Rigenerative Medicine, secondo il quale, l’impatto dell’ingiunzione si tradurrebbe “in un sostanziale altolà alla maggior parte della ricerca sulle cellule staminali negli Stati Uniti”. Al momento non ci sono ulteriori prese di posizione: si sa solo che, come riferisce Tracy Schmaler, portavoce del presidente Usa, che il Dipartimento di giustizia sta esaminando l’ingiunzione per decidere quali iniziative intraprendere. Il problema però, stando a quanto affermato dal genetista Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, sarebbe già superato: in una dichiarazione riportata da AdnKronos Salute, infatti, Dallapiccola ricorda come esista già un’alternativa valida alla ricerca sulle cellule staminali embrionali: si tratta “delle staminali adulte riprogrammate (pluripotenti indotte o Ips), che offrono le stesse funzionalità senza dover distruggere embrioni o crearne appositamente”. Commentando la vicenda americana, Dallapiccola rileva come rientri nella normalità che “la ricerca sulle cellule staminali embrionali sollevi delle perplessità da parte di qualcuno”. Ma, sottolinea ancora come “Da un paio d’anni ci sia la possibilità di creare cellule adulte riprogrammate che sono state in grado di creare dei topolini ex novo, che a loro volta si sono riprodotti. Insomma, hanno a tutti gli effetti le funzionalità delle cellule embrionali”. Il fatto di abbandonare la ricerca sulle staminali embrionali, quindi “non va considerato un lutto”. |