24 AGOSTO  2009

LA PROVINCIA DI COMO
24 AGOSTO 2009
 
In coma per una badilata La cagnolina si salva
 
FALOPPIO - La cagnolina Rala (Foto by COMO)
 
FALOPPIO (CO) -  Può salvarsi una cucciola a cui sfondano il cranio con una badilata? Può salvarsi dopo essere stata gettata nel fosso che separa la strada provinciale dal paese? La storia di Rala, meticcia destinata a una morte orribile dimostra che, sì, i miracoli accadono anche per la specie animale. In un pomeriggio assolato di fine giugno una coppia di ragazzi che transitava sulla Lomazzo - Bizzarrone nota una sagoma scura riversa nel fossato della carreggiata; bloccano la macchina e scendono. La cagnolina era sdraiata, immobile, con la testa sfondata. Ma respirava. La giovane coppia non ci pensa un minuto: la caricano in macchina e via verso il centro veterinario «Arca di Noè» a Faloppio.
«Quando è arrivata era di turno la dottoressa Maria Cuteri - racconta Sara Bergomi, veterinaria del centro - la situazione era drammatica, ma è nella nostra politica utilizzare le quarantotto ore di prognosi riservata per qualsiasi animale in fin di vita arrivi al nostro centro, anche per quelli come lei privi di microchip o tatuaggio; per cui è stata subito ricoverata nel box, con terapia cortisonica e diuretica. Rala aveva subìto un trauma cranico con lussazione delle articolazioni temporo-mandibolari; non c’erano segni di scorticamento né altre ferite che facessero pensare all’investimento da parte di una vettura: la tipologia del trauma faceva considerare probabile un colpo inferto sulla testa da un corpo piatto e ferroso».  Passano i giorni e Rala non si sveglia dal coma. Il gruppo di veterinari che la seguono notano impercettibili segni di recupero e rimandano il momento della decisione d’obbligo in questi casi: la soppressione.
«Era un venerdì pomeriggio - riprende Sara - erano passati otto giorni dal ricovero, e sapevamo di avere già superato abbondantemente il tempo previsto in questi casi. Quel giorno eravamo tutti presenti in ambulatorio: io, Paul Ceccarelli, Silvia Zaccarelli e Maria; per curare Rala avevamo provato di tutto: la medicina ufficiale ma anche i farmaci omeopatici, la biorisonanza, la stimolazione olfattiva e anche le preghiere della sera. Purtroppo però la decisione finale era nell’aria, anche se nessuno la formulava». Poi improvvisamente ecco che la cucciola si muove, deglutisce e torna alla vita. Un’emozione anche per chi come Paul e Maria ha una lunga esperienza di animali.
«Subito dopo ci siamo attivati per la fisioterapia e i miglioramenti hanno sorpreso tutti; ha ripreso a camminare, mangiare, interagire con gli umani manifestando una fiducia nella vita che solo poche creature possono avere dopo episodi traumatici di quella portata. Purtroppo il forte trauma cranico le ha lesionato i nervi ottici, per cui è diventata cieca; ma anche in questo caso ha mostrato una capacità sorprendente di adattamento: quando esce a passeggio si muove e saltella, ubbidendo alla voce di chi la guida.

RIVIERA 24
24 AGOSTO 2009
 
Altri 8 animali già avvelenati
Avvelenato un altro gatto della colonia di via Padre Semeria a Sanremo
 
Sanremo (IM) - La "gattara" ha accusato dell’avvelenamento un coppia residente in un palazzo a poca distanza dalla colonia, che più di una volta aveva manifestato la propria contrarietà alla presenza dei gatti
Chi giovedì sera aveva avvelenato 8 gatti della colonia di via Padre Semeria a Sanremo non aveva terminato la sua crudele missione. Ieri la “gattara” che cura l’area, all’altezza del civico 406 della strada, ha trovato un altro ospite agonizzante. Il micio, come gli 8 avvelenati giovedì sera, tremava, perdeva schiuma dalla bocca ed era terrorizzato. La “gattara” ha accusato dell’avvelenamento un coppia residente in un palazzo a poca distanza dalla colonia, che più di una volta aveva manifestato la propria contrarietà alla presenza dei gatti. Gli interessati hanno chiamato la polizia perché intervenisse nei confronti della gattara, e sul posto è giunta una volante del commissariato, che ha raccolto le varie deposizioni.

TUSCIA WEB

24 AGOSTO 2009

 

La Garibaldi onlus chiede a tutti di dare informazioni

Avvelenati due cani a Vetralla

 

Vetralla (VT) - Riceviamo e pubblichiamo - Veniamo a conoscenza da parte di una ns socia, la Signora Emilia Zuccheri, residente alla Botte (Vetralla) in Largo Francesco Baracca che la settimana scorsa sono stati avvelenati -con bocconi- da ignoti, il suo cane pincher femmina e 2 dei suoi gatti: E' già il secondo fatto delittuoso che si verifica ai danni degli animali della Signora.
E' stata fatta una regolare denuncia presso le Autorità che si attiveranno nell'espletare una indagine ad hoc.Si pregano i residenti della zona di fare mente locale se hanno visto o sentito persone disquisire del fatto per poter a ns volta condurre indagini che portino al riconoscimento dell'avvelenatore. Siamo certi di ottenere informazioni indispensabili a debellare un fenomeno quanto meno vile e di cattivo vicinato.
Episodi di malvagità di questo tipo si registrano regolarmente in tutta la Tuscia e altrove e noi, in qualità di Associazione Animalista, siamo pronti ad esercitare tutto ciò che è in ns potere per difendere questi nostri poveri animali dalla vigliaccheria umana.


IL SECOLO XIX

24 AGOSTO 2009

 

Polemiche e indagine per un cinghiale esposto come trofeo

 

Provincia di La Spezia - Hanno catturato il cinghiale, lo hanno scuoiato e poi hanno appeso la carcassa dell’animale a mo’ di trofeo. Scatenando indignazione e proteste alla Spezia dopo la scoperta del macabro “trofeo” in località La Nuda, alla Brina di Santo Stefano Magra.La Forestale ha aperto un’indagine, per accertare le responsabilità penali degli autori, al momento sconosciuti. «Mi appello ai veri cacciatori, persone che amano e rispettano la natura - sottolinea Antonietta Zarrelli, responsabile dell’ufficio tutela animali - perché ci aiutino a far passare una cultura di rispetto per ogni forma di vita. Chi fa un gesto simile, oltretutto in un luogo aperto, visibile anche ai bambini, dimostra profonda insensibilita»`.

La Forestale sottolinea poi che la «macellazione degli animali deve essere effettuata nel rispetto degli animali, delle condizioni igienico-sanitarie e della sensibilità dei cittadini, che non può che essere disturbata da un atto di crudeltà quale la pubblica esposizione dei resti di un animale». L’episodio non è inedito. In provincia erano già stati ritrovati resti analoghi


CITTA' DELLA SPEZIA

24 AGOSTO 2009

 

Ritrovamento macabro a S. Stefano, testa di cinghiale appesa ad un palo

 

 

Val di Magra (SP) - Val di Vara, Alcuni militari del comando stazione del Corpo Forestale di Sarzana hanno accertato, nella mattinata di oggi che ignoti avevano macabramente appeso ad un palo di legno la pelle e la testa di un cinghiale precedentemente ucciso e scuoiato. La scoperta è avvenuta in località La Nuda-Brina, nel Comune di Santo Stefano Magra. I resti dell’animale, dopo i rilievi del caso, sono stati avviati a smaltimento tramite i competenti uffici del Comune di Santo Stefano Magra.
E’ stata trasmessa notizia di reato alla Procura della Repubblica, sia in quanto in questo periodo la caccia al cinghiale non è consentita, sia perché, in ogni caso, la macellazione degli animali deve essere effettuata nel rispetto degli animali stessi, delle condizioni igienico-sanitarie e della sensibilità dei cittadini, che non può che essere disturbata da un atto di crudeltà quale la pubblica esposizione dei resti di un animale. Sono in corso le indagini per individuare i responsabili e attribuire le relative responsablità penali.


IL TIRRENO

24 AGOSTO 2009

 

Gatti uccisi, c'è più di un killer

 

Stefano Buda

 

VIAREGGIO (LU). Sul killer che spara ai gatti della Versilia c’è una taglia di duemila euro. L’ha voluta l’imprenditrice Gabriella Gentili, ex titolare della Gentili Farmaceutica e amante degli animali.  Le forze dell’ordine lavorano a fari spenti, anche se, da alcune indiscrezioni, sembra che il folle potrebbe essersi tradito. Dalle spiagge viareggine alle alture dell’interno le impressioni della gente formano un coro unanime: «Bisogna prenderlo». Malù, il micio ferito a Torre del Lago, è stato operato alla clinica Campo di Aviazione. Per due mesi dovrà portare dei ferri interni ed esterni, gli sono stati applicati dei chiodi che favoriranno la riabilitazione. Oltre ai pallini da caccia, che hanno colpito anche i gatti presi a fucilate a Bozzano e a Massarosa, nel suo corpicino sono stati rinvenuti un paio di colpi esplosi da una seconda arma. Roberto Vitturini, il padrone dell’ultima vittima del mostro, ha presentato denuncia contro ignoti ai Carabinieri di Viareggio. «Sono ottimista - dice - ci sono elementi che preferirei non rivelare e che mi inducono a pensare che l’autore di queste crudeltà possa essere presto identificato». La stradina in cui abita Vitturini, una traversa di viale Puccini, è stretta e molto popolata. Sui due lati tante villette con giardini che accolgono cani e mici. Vitturini riferisce che il suo gatto non era abituato ad allontanarsi, ma i vicini non hanno notato niente di anomalo.  «Sono un cacciatore - spiega orgoglioso Valdemaro Giacomini, che vive a pochi metri dalla casa del proprietario di Malù -. Se avessi assistito alla sparatoria avrei puntato il fucile contro quel pazzo». Anni fa, nella stessa strada, altri episodi inquietanti: «Un micio venne ritrovato con un laccio strettissimo al collo, facemmo appena in tempo a evitare che morisse», prosegue Giacomini. Poco tempo dopo l’uomo raccolse davanti alla sua abitazione un gattone nero vittima di uno sfregio. «Qualcuno gli cavò un occhio con un sasso o con un bastone - racconta la moglie Milvia Benedetti -: a noi fece tanta tenerezza, lo portammo dal veterinario per le cure e poi decidemmo di tenerlo con noi. Poverino, appena vede un estraneo, ha paura e scappa via». Deve avere imparato che degli uomini è bene diffidare.  Shila, la micetta tigrata ferita a Bozzano alla fine di luglio, a quasi un mese dall’operazione sta molto meglio anche se sul petto porta ancora i segni delle cicatrici. «Un mio amico cacciatore dopo aver visto la radiografia mi ha spiegato che i colpi sono partiti da non più di 5 o 6 metri di distanza poiché la rosata è entrata compatta in profondità - osserva Roberto Branconi mentre mostra i pallini estratti dal corpo della micia -. Considerando che non si era mai allontanata più di 80 metri da casa, per scovare il colpevole basterebbe controllare chi entro questo raggio detiene un’arma da caccia». Nella zona sorgono villette a macchia di leopardo, alcune delle quali hanno le serrande chiuse e sembrano sfitte. Forse non sarebbe un’impresa impossibile. Ma il maresciallo dei Carabinieri di Massarosa, Mario Trazzera, spiega che le cose sono più complicate. «L’indagine è stata aperta però siamo nella fase di stallo tipica di certi omicidi - rimarca il maresciallo -: non esistono screzi tra persone che possano costituire un movente, abbiamo sentito i vicini, ma dicono di non aver visto nulla e non possiamo tenere sotto controllo animali che si spostano in continuazione».  Trazzera inoltre appare scettico sull’ipotesi di un killer seriale: «I colpi probabilmente sono stati sparati dallo stesso tipo di arma - sospira - ma non mi sembra molto verosimile che qualcuno si sposti da un luogo all’altro della Versilia per fare fuoco sui gatti».


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
24 AGOSTO 2009
 
Veleno per topi disseminato attorno a Castel del Monte
 
di MICHELE PALUMBO
 
CASTEL DEL MONTE -ANDRIA- (BT). Non solo bottiglie, contenitori, scatole, piatti, oggetti di plastica: no, questa volta i volontari delle Guardie ecologiche ambientali (sezione naturalisti federiciani – enalcaccia) e dei Pionieri di protezione civile ambientale, durante la quinta bonifica della stagione a Castel del Monte, hanno trovato anche veleno per topi. 
GRAVE ATTENTATO - «Le guardie ed i pionieri – ha dichiarato il responsabile dei volontari, Francesco Martiradonna – hanno individuato un riversamento, lungo il perimetro della strada che porta alla pineta di Castel del Monte, pastiglie di veleno per topi, pasticche color rosa e con un forte odore di caramellato». Martiradonna ha aggiunto: «Questo sversamento di veleno per topi è stato fatto da incoscienti in quanto, a parte il pericolo che si innesca, è avvenuto in un luogo protetto, addirittura in una zona del Parco nazionale dell’Alta Murgia».Il responsabile delle Guardie ecologiche ambientali ha spiegato perché il veleno per topi lasciato sul ciglio della strada provoca pericolo: «La zona è frequentata da molti turisti e, quindi, anche da molti bambini che, come sappiamo, spesso toccanno tutto. E se un bambino, attratto dal colore e dall’odore, toccasse una pasticca di veleno e poi portasse la mano alla bocca? Il pericolo, poi, riguarda anche la fauna, gli animali che vivono nell’area: non solo verrebbero avvelenati, ma potrebbero essere avvelenati animali che mangiano altri animali, come ad esempio i cani. È necessario, allora, correre ai ripari, vale a dire bonificare l’area » [...]

IL TIRRENO

24 AGOSTO 2009

 

Chi li maltratta rischia anche un anno di galera

 

ROSIGNANO (LI). I cavalli sono rimasti sotto il sole per diverse ore senz’acqua. Sulle prime, sembra che Neri volesse riaprire i rubinetti dalle 2 alle 5 di notte. Poi, grazie all’intervento dei carabinieri, la situazione è rientrata. Neri si è giustificato dicendo, che l’acqua era stata tolta «perchè altrimenti gli ospiti dell’agriturismo non avrebbero potuto fare la doccia». Ma che cosa ha rischiato Neri? Lasciare senz’acqua un animale è una forma di maltrattamento. Chiaro sull’argomento il codice penale: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagioni una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi ad un anno o con la multa da 3mila a 15mila euro”.


MERATE ONLINE

24 AGOSTO 2009

 

Paderno: un pony fugge dal recinto. Lo recuperano i Cc

 

Provincia di Lecco - Curioso recupero questa notte dei carabinieri di Merate. Attorno all`una, infatti, i militari sono intervenuti a Paderno a seguito di una telefonata che avvertiva di un pony “vagabondo” lungo Via della Roggia. Giunti sul posto i Cc sono riusciti ad avvicinare l`animale, a catturarlo e a bloccarlo alla ringhiera di una cancellata con una corda. A seguito degli accertamenti effettuati nella zona gli uomini dell`Arma sono riusciti a risalire al proprietario e a restituirgli il pony.


CITTA' OGGI WEB

24 AGOSTO 2009

 

Incredibile a Milano

Serpente cade dal balcone e si schianta al suolo: morto sul colpo

 

Milano Animali a spasso per Milano questa estate, a testimonianza che non si abbandonano solo i cani, se ne sono visti in quantità: dal cinghiale di due quintali finito in un Naviglio, alla papera che starnazzava in viale Abruzzi, al pitone reale trovato in un parcheggio popolare, fino al gibbone che passeggiava tranquillo in viale Papiniano. Senza dimenticare il piranha pescato nel Po, vicino a Parma. Ma che in questa estate afosa piovessero serpenti nessuno lo immaginava: eppure oggi è toccato ad un passante in via Premuda trovare addirittura un boa constrictor di due metri e quattro chili di peso, agonizzante sul marciapiede. L'animale, che è poi morto, si era schiantato al suolo dopo un volo di diversi metri. Il passante lo ha intravisto poco dopo le 14 vicino ad una macchina parcheggiata e ha subito allertato la polizia locale. Sul posto sono arrivati i volontari dell'Enpa (Ente nazionale protezione animali), che hanno portato il boa dai veterinari di via Gassendi. Sono proprio le gravi lesioni interne accertate dai veterinari a far pensare che il serpente sia precipitato dal terrazzo di un appartamento ai piani alti. Non è stato però possibile accertare da quale balcone sia caduto.


VIRGILIO NOTIZIE
24 AGOSTO 2009
 
Puglia/ Lecce, scoperta piantagione droga protetta da rottweiler
Arrestato il coltivatore: è un 36enne incensurato
 
I carabinieri di Lecce hanno scoperto una coltivazione intensiva di "cannabis indica". La piantagione, in avanzato stadio vegetativo, si trovava all'interno di un edificio rurale, protetta da due cani rottweiler e da un sofisticato sistema di allarme antintrusione. Arrestato il coltivatore: è un incensurato di 36 anni. La conferenza stampa è prevista alle 11 presso il Comando provinciale carabinieri di Lecce.

BIG HUNTER
24 AGOSTO 2009
 
Amiche di BigHunter, Bianca: voglio diventare cacciatrice, si accettano consigli
 
Tra gli obiettivi che persegue questo portale c'è quello di favorire il dialogo tra i cacciatori e di avvicinare alla cultura venatoria quante più persone possibile nel rispetto dei valori della tradizione e nella costruzione di una caccia moderna, sempre più consapevole e sempre meglio integrata nella società e sul territorio. Pubblichiamo di seguito la lettera di un'aspirante seguace di Diana, interessata a saperne di più sull'Ars Venandi e sorpattutto ad entrare in contatto con le esperienze di altre donne con la sua stessa passione.“Mi chiamo Bianca sono di Cremona e ho 44 anni, sposata con tre  figli. Da tempo sono attratta dal mondo venatorio ed ora sto iniziando ad interessarmene attivamente. Ho visto la vostra bellissima iniziativa "amiche di big hunter". Purtroppo non ho amici/amiche cacciatori e quindi mi riesce molto difficile iniziare. Lo so mi dicono vai alle sezioni, fai il corso, prendi la licenza.... e poi?
Vivo in città, non ho cani, non conosco cacciatori..... Oltretutto sarei molto più incoraggiata se potessi conoscere,  incontrare, etc,etc, qualche amica cacciatrice per parlare, avere dei consigli, o magari addirittura partecipare a qualche battuta di caccia per iniziare a capire cose che per me ora sono nuove e sconosciute. Mi potreste dare un parere? E' possibile anche per una donna appassionata di caccia nella mia situazione avvicinarsi all'arte venatoria?"."Sarebbe possibile - chiede infine Bianca -contattare, magari anche solo per email, altre donne cacciatrici per sentirmi un po' "incoraggiata" ?”
Domanda che giriamo a voi, alle già Amiche di BigHunter e a quelle che ancora verranno. L'email di Bianca è [email protected]

IL TIRRENO

24 AGOSTO 2009

 

Ferire per scaricare l'angoscia

 

VIAREGGIO (LU). Sempre il mercoledì, sempre con un fucile da caccia, sempre in Versilia. Se a Bozzano, Massarosa e Torre del Lago non è stato lo stesso uomo a premere il grilletto contro i gatti, si tratta di coincidenze davvero singolari.  «La letteratura insegna che la violenza contro gli animali, insieme alla piromania e all’enuresi (incontinenza notturna n.d.r), è un tratto tipico dei serial killer tradizionali - spiega Massimo Nencioni, psichiatra e criminologo all’ospedale Versilia -. Fino ai 20 anni evidenziano queste caratteristiche, poi passano ad uccidere gli uomini».  Secondo l’esperto è teoricamente possibile che chi sente il bisogno di ammazzare dei gatti o comunque degli animali diventi poi un’omicida. Anche se, fortunatamente, non sempre è così. «Nella pratica il nesso non esiste - chiarisce Nencioni -. Fanno sempre clamore queste notizie, però in proporzione sono davvero rarissimi i serial killer che hanno per obiettivo gli esseri umani».  Ma quali misteriose ragioni spingono un uomo, presumibilmente di età adulta, visto che detiene un fucile, a fare fuoco contro un micio indifeso?  «Ho avuto dei pazienti che dopo un insuccesso sessuale si sfogavano facendo del male agli animali - rivela lo psichiatra e criminologo -. Sono gesti compulsivi, indotti dal bisogno di calmare ansie e angosce».  È il profilo di una persona disturbata, ma non per questo malata di mente. «Non ho elementi sufficienti per affermarlo, ma credo che questa persona abbia dei disturbi della personalità e non una patologia conclamata - rileva Nencioni -: mantiene, infatti, consapevolezza e lucidità, agisce perché ne sente la necessità, ma, dopo aver colpito, si nasconde con cura ed è attento a non farsi scoprire».  Secondo l’esperto gli elementi che accomunano i casi dei tre felini colpiti in Versilia potrebbero avere delle spiegazioni più banali di quanto possa sembrare.  «Non credo che nella scelta delle vittime e del momento entrino in gioco interpretazioni simboliche - osserva -: un cane tende a restare più vicino al padrone mentre i mici sono più indipendenti e dunque costituiscono obiettivi più facili. E forse colpisce il mercoledì semplicemente perché è il suo giorno libero o magari è un ragazzo e quel giorno può prendere il fucile perché non c’è nessuno in casa».


IL MATTINO
24 AGOSTO 2009
 
Niente cani e gatti per i turisti della città delle acque
 
TITTI ESPOSITO
 
Castellammare (NA). Niente cani e gatti per i turisti della città delle acque. Secondo gli ultimi dati del portale dedicato alle vacanze con gli amici a quattro zampe(www.turisti4zampe.it), infatti, nel territorio a sud di Napoli sono appena due gli alberghi che hanno accolto, quest'estate, i viaggiatori con il guinzaglio, portando all'ultima posizione nella classifica della provincia partenopea il territorio termale. Un risultato assurdo, come commentano gli animalisti dell'associazione Adda, che va di pari passo con la situazione allucinante che con l'arrivo della bella stagione vivono anche i randagi in giro per le strade del centro e della periferia. «Tutto sommato non c'è granché da commentare - spiega Rosaria Boccaccini, presidente dell'associazione a difesa degli animali, che da anni si batte per la costruzione di un canile comunale nell'area dei Monti Lattari - il turismo non poteva che rispecchiare il clima di ostilità che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle, a partire dalle istituzioni che ci promettono aiuti economici, soluzioni per evitare maltrattamenti e abbandoni di massa, ma di fatto finora non hanno trovato un'idea giusta per combattere il randagismo o fermare i vandali della zona». Antonio Sicignano, vicepresidente regionale del Circolo della libertà, sottolinea come l'assenza di un vero turismo a quattro zampe, sia fortemente legato al calo degli arrivi di stranieri, fornito dall'Ente provinciale per il turismo(cioè il 3.10% degli arrivi e l'11.10% in meno di presenze). «Ancora una volta la nostra città ha la maglia nera nella provincia napoletana - precisa Sicignano - per un turismo poco competitivo e incisivo. Poche le strutture rispetto alle 44 di Napoli, alle 18 di Sorrento, e alle 12 di Pompei».

IL PICCOLO GORIZIA

24 AGOSTO 2009

 

L'odissea dei padroni di cani: «Rivogliamo una dog-beach»

 

di ELISA COLONI

 

Staranzano (GO) - «Qui io non posso entrare». Chissà quante volte cani e padroni si saranno trovati, sconsolati, davanti ai minacciosi cartelli che vietano l’ingresso in locali e luoghi pubblici agli amici a quattro zampe. In estate, poi, il problema diventa ancora più fastidioso: lungo tutta la costa bisiaca non esistono aree attrezzate per permettere ai cani e ai loro padroni di fare una nuotata refrigerante o una corsetta in spiaggia . E proprio in questi giorni di caldo opprimente, sono in tanti a Monfalcone a chiederlo con forza: dateci una dog beach . Richiesta cui risponde il sindaco di Staranzano Lorenzo Presot: «È un’idea interessante. Potrebbe essere inserita all’interno di un piano di rilancio del Lido di Staranzano. In settembre la proporrò alla Regione». I proprietari dei tanto amati animali domestici, dunque, tengano le dita incrociate. Archiviata l’esperienza di Marina Julia qualche anno fa , ad oggi non esiste infatti nel nostro territorio una spiaggia per cani. Ci sono semplicemente zone più isolate e selvagge, in cui la presenza dei quadrupedi molto spesso viene, diciamo, tollerata. Anche se chi viene pizzicato dalla Guardia costiera rischia di prendere una multa salata. Lo ricorda anche il comandante della Capitaneria di porto di Monfalcone Giuseppe Romano: «Questa estate non sono state emesse sanzioni a tal proposito - spiega -. Fortunatamente i cittadini qui sono civili e rispettosi delle norme. Portare i cani in spiaggia significa molto spesso arrecare disturbo agli altri bagnanti e poi bisogna stare attenti sul fronte della sicurezza, soprattutto quando cani di grossa taglia si trovano nei paraggi di gruppi di bambini. So però che il problema esiste e che ci sono molte persone che desidererebbero andare in spiaggia con il proprio animale. Prima di venire a Monfalcone lavoravo a Savona, dove c’è un intero stabilimento balneare ”canino”. Sono certo che l’iniziativa verrebbe apprezzata molto anche qui. Però - aggiunge il comandante Romano - è bene tenere a mente che creare una spiaggia per cani non significa solo recintare un pezzo di spiaggia, ma anche disporre di una serie di servizi per il benessere degli animali: zone d’ombra, fontanelle, ”toilette”, oltre a considerare che i cani, che abbaiano, dovrebbero anche stare a debita distanza dagli altri bagnanti». A gestire il demanio marittimo, e quindi le spiagge, è la Regione, che a sua volta delega ai Comuni. In alcune città, come Trieste ad esempio, cosiderata l’impossibilità di costruire una dog beach (a causa della morfologia del litorale) quest’anno per la prima volta il Comune ha emesso un’ordinanza che permette ai cani di fare il bagno in mare lungo la costa, ma solo in alcune fasce orarie: dalle 20 alle 8, cioè di sera o di prima mattina. Una soluzione che non risolve il problema, ma che in qualche modo lo bypassa, andando almeno un po’ incontro alle esigenze di molte famiglie. Ma cosa ne pensano i sindaci del nostro territorio? Ad affrontare la questione è il primo cittadino di Staranzano Lorenzo Presot: «In settembre incontrerò il sindaco Pizzolitto, la Regione e il Consorzio industriale per la stesura della bozza dell’accordo di programma per il ripascimento della spiaggia del Lido di Staranzano - spiega -. In quella sede potrei sicuramente proporre l’idea di creare una spiaggia per cani. Se studiata bene, e con degli appositi finanziamenti pubblico-privati, l’iniziativa potrebbe funzionare e magari anche rilanciare la nostra spiaggia». In pratica Staranzano potrebbe usare la dog beach come arma per attirare quei bagnanti che oggi preferiscono le affollate spiagge di Grado e di Sistiana, più attrezzate e turistiche, ma interdette agli animali. E cosa ne pensano invece i gestori dei chioschi del Lido di Staranzano? Cristina Geron, titolare del ”Surf bar”, non boccia il progetto, ma si dice comunque scettica: «Io preferirei che i cani, in spiaggia, non ci venissero, perché non sono apprezzati dai clienti che non possiedono animali. Potrebbe anche succedere che Staranzano attiri nuovi clienti, ma perda gli habitué. Se si deciderà un giorno di concretizzare questo progetto, mi auguro che si faccia nel modo giusto, senza complicare la vita a noi gestori».


ASCA

24 AGOSTO 2009

 

ANIMALI: GATTI CONTRO PICCIONI, CASO FINISCE IN TRIBUNALE AIDAA

 

Milano, 24 ago - Non c'e' pace per un gruppo di gatti randagi che vivono nel quartiere Corvetto di Milano, accuditi da anni da alcune anziane volontarie che danno loro il cibo. Ma, contrariamente a quanto accade di solito, a creare problemi alla piccola colonia felina non sono solo i residenti della zona che non amano gli animali, ma e' uno stormo di parecchie centinaia di piccioni che vivono nella zona. Motivo del contendere: le ciotole del cibo dei mici.Secondo quanto raccontato da una signora di 82 anni che vive in zona, ogni qualvolta le volontarie depongono le ciotole contenenti 8 etti di croccantini per gatti lo stormo di piccioni si avventa sulle ciotole e in due minuti esatti cronometrati divora completamente il cibo lasciando i mici a digiuno. Il tutto ovviamente ha creato alcuni problemi anche a livello condominiale, in quanto le volontarie si sono sentite accusare di attrarre lo stormo di piccioni a causa del cibo fornito ai gatti.Il caso e' finito ora sui tavoli del Tribunale degli Animali di Aidaa di Milano, che lo discutera' nel prossimo mese di settembre.''Si tratta di una situazione piuttosto ingarbugliata e allo stesso tempo quasi fantozziana per i poveri mici, che costretti spesso al digiuno sono anche incolpati di attrarre verso il palazzo i colombi affamati - dice Lorenzo Croce presidente di Aidaa -. A parte l'aspetto curioso della vicenda, come Tribunale degli Animali di Aidaa cercheremo di trovare la soluzione a questo problema, trovando il modo di conciliare il diritto della piccola colonia felina di vivere in pace, il diritto dei condomini di non aver fastidi dalla presenza degli animali senza pero' sacrificare i piccioni per i quali occorrera', se del caso, chiedere alle Autorita' competenti un intervento per attuare una politica di controllo delle nascite attraverso la distribuzione di mangime sterilizzante. Invitando anche coloro che in qualche modo avvicinano con il cibo, non certo quello dei gatti, i piccioni a ridurre la distribuzione di mangimi che avviene in maniera forse indiscriminata in un vicino allevamento di pollame, e che chiaramente richiamano stormi di piccioni affamati''.


L'ESPRESSO
24 AGOSTO 2009
 
Virus d'allevamento
Si annidano nelle grandi fattorie di bestiame, dove mucche, maiali e polli vivono ammucchiati e bombardati da antibiotici. Un rapporto dagli Stati Uniti racconta come nascono i super killer
 
 
Daniela Condorelli
 
Sono virus nuovi di zecca, che mischiano i genomi di diversi esseri viventi e saltano i recinti delle immense fattorie animali per appestare, per primi, l'allevatore e la sua famiglia; e poi imbarcarsi per il giro del mondo. La suina, l'aviaria e, prima ancora, la Sars hanno acceso gli animi e preoccupato le autorità, ma sono milioni gli agenti patogeni che nascono negli allevamenti intensivi e stanno mandando in tilt i sistemi di sorveglianza delle malattie. A lanciare l'allarme è, prima di tutto la Food and Agricolture Organization, che stima come la fame di carne degli umani sia destinata a raddoppiare entro il 2050, passando da 229 milioni di tonnellate consumate nel 2000 a 465 milioni nel 2050. E, commenta Hans-Gerhard Wagner del Dipartimento produzione e salute animale dell'Agenzia: "Gli allevamenti intensivi sono un vivaio di malattie emergenti".L'incubatore vero e proprio è il sovraffollamento di pochi, mastodontici allevamenti. Giacché quando si parla di allevamenti intensivi, oggi si parla di fabbriche di carne con centinaia di migliaia di maiali, vitelli o polli stipati in gabbie, nutriti e abbeverati con sistemi automatici, cresciuti a forza di antibiotici per prevenire le malattie e pompare il peso. Gli americani le definiscono Cafo (confined animal feeding operations): attività di allevamento di animali reclusi. Degli effetti di questa catena di montaggio si è occupata per oltre due anni la Pew Commission on Industrial Farm Animal Production, una commissione indipendente fondata dalla Pew Charitable Trust grazie a un finanziamento della John Hopkins Bloomberg School of Public Health. Nel suo report 'Putting meat on the table: industrial farm production in America', la commissione mette l'accento sul significato dell'industrializzazione degli allevamenti. Le vecchie fattorie disegnate sui libri per bambini si sono trasformate in gironi infernali straripanti di escrementi in cui soffocano decine di migliaia di animali con sistemi immunitari provati dal caldo e dal letame, che si scambiano patogeni a velocità vertiginosa. Il risultato? "Degli oltre 1.400 patogeni umani documentati, circa il 64 per cento è di origine animale", si legge nel rapporto della commissione. Che spiega: "La circolazione di virus è agevolata dalle condizioni di allevamento intensivo tipiche delle Cafo, dal sovraffollamento degli animali, dal frequente riutilizzo di acqua proveniente dai liquami, dal continuo afflusso di uccelli selvatici alle distese di liquame in cui vengono scaricati i virus influenzali aviari e dalla totale assenza di biosicurezza degli impianti". A questo si aggiunga l'uso sregolato di antibiotici che la stessa Pew Commission ha monitorato negli allevamenti. Somministrando farmaci, gli allevatori tentano di arginare la diffusione di batteri negli allevamenti, ma finiscono col favorire l'aumento di infezioni da agenti resistenti ai farmaci. Secondo la Pew Campaign on Human Health and Industrial Farming, il 70 per cento degli antibiotici impiegati negli Stati Uniti viene somministrato ad animali sani per contrastare gli effetti della scarsità di igiene e del sovraffollamento. E la resistenza causata dall'abuso di questi farmaci costa al sistema sanitario da 4 a 5 milioni di dollari l'anno. I Centers for Diseases Control (Cdc) stimano che ogni anno due milioni di persone contraggano un'infezione resistente agli antibiotici e 90 mila ne muoiano. Colpa in larga misura dell'uso scriteriato di questi farmaci negli allevamenti che, secondo un report congiunto di Fao, Organizzazione mondiale della sanità e World Organization for Animal Health, aumenta il rischio di infezioni, gravità delle malattie e fallimento dei trattamenti. È dimostrato, infatti, che i batteri sviluppano resistenza agli antibiotici quando vengono esposti per lungo tempo a basse dosi di farmaci, come accade nelle fattorie in cui l'antibatterico viene impiegato come stimolante della crescita. Alla fine degli anni '90 fu trovato nel corpo di uomini e polli lo stesso ceppo di un batterio, il Campylobacter, resistente a un'importante classe di antibiotici il cui uso fu poi bandito negli allevamenti. E alcuni studi suggeriscono che il temuto Stafilococco aureo resistente alla meticillina, che secondo i Centers for Disease Control uccide 18 mila americani all'anno, venga trasmesso all'uomo dai maiali.

ASCA

24 AGOSTO 2009

 

NUOVA INFLUENZA: CONFERMATO CONTAGIO UOMO-UCCELLI. VIROLOGO, ERA ATTESO

 

Roma - Confermato il primo caso di trasmissione di nuova influenza A/H1N1 da uomini a uccelli.E' quanto si legge sul sito della Societa' internazionale per le malattie infettive in una nota di Julio Garcia Moreno, del dipartimento Biomedico dell'Istituto della Salute Pubblica del Cile che fa capo al ministero. Il virus era stato trovato in due allevamenti pubblici di tacchini a Valparaiso, gli animali erano usati solo per la produzione di uova, ma come per i maiali non c'e' rischio per le persone di prendere il virus mangiando la carne. La situazione e' stata scoperta vista la diminuzione nella produzione di uova. Ieri l'istituto della Salute Pubblica cileno ha analizzato le caratteristiche genetiche e antigeniche del gene dei virus nei tacchini. Le analisi dimostrano che nucleotidi e amminoacidi del virus dell'influenza isolato nei tacchini e quello degli esseri umani sono simili al 100%.''Questa settimana analizzeremo il genoma completo - afferma Garcia Moreno -. E' la prima volta che si dimostra l'avvenuta trasmissione di un nuovo virus dagli uomini ai volatili. C'e' ora la preoccupazione che la stessa cosa possa accadere in Asia o in Africa, in condizioni di coinfezione con il virus dell'influenza aviaria H5N1''.Dal Cile all'Italia il virologo dell'Universita' statale di Milano Fabrizio Pregliasco ai microfoni di Radio Cnr ha spiegato che ''questa situazione era attesa, dimostra la capacita' diffusiva di questo virus e la necessita' di incrementare la sorveglianza, ma rientra nelle caratteristiche di questo virus, particolarmente variabile e con una capacita' di incrementare il suo mercato, cioe' cellule di specie diverse per aumentare le possibilita' di diffusione''.''I virus influenzali - ha aggiunto Pregliasco - sono per loro caratteristica capaci di ampliare il loro target perche' ogni virus si specializza in una specie animale diversa.Questo fatto non e' cosi' pericoloso, il virus puo' modificarsi effettivamente grazie a scambi ma questo accade piu' in diversi animali come il suino''.


IL RESTO DEL CARLINO
24 AGOSTO 2009
 
Il magazzino degli orrori Trovata carne avariata nella sporcizia
Scoperte nella cella frigorifera di una macelleria decine di chili di carne avariata tra topi, scarafaggi e sporcizia. Maxi sequestro di polizia, vigili del fuoco e Ulss 18
 
Rovigo - Chili su chili di carne andata a male in un magazzino infestato da scarafaggi e topi. E’ la scoperta fatta da polizia, vigili del fuoco e Ulss 18 che hanno messo i sigilli a una macelleria gestita da cinesi in via Benvenuto Tisi da Garofolo, a Rovigo.
Un blitz che ha portato al sequestro di tutta la merce avariata compresi dei sacchi in cui erano contenuti pasta e altri generi alimentari. Sacchi su cui gli insetti avevano deposto le loro uova e dove i topi avevano urinato con il rischio di trasmettere la leptospirosi, una malattia pericolosissima che può arrivare ad uccidere un uomo.
Il tutto in condizioni igieniche indescrivibili che hanno spinto le autorità a intervenire con la massima rapidità per evitare che la carne potesse essere venduta a qualcuno e che la diffusione dei ratti potesse iniziare a creare dei seri problemi.
"E’ stato un lavoro di squadra che ha dato i suoi frutti — commenta il capo della squadra mobile, il vicequestore aggiunto Leo Sciamanna —. Abbiamo aperto un fascicolo per commercio di sostanze alimentari nocive e l’attività commerciale, appena segnalato il fatto, è stata chiusa dal Comune per evitare appunto che qualcuno potesse comprare in buona fede». Un negozio frequentato soprattutto da cittadini cinesi che, mangiando quegli alimenti, avrebbero rischiato davvero grosso.
A confermarlo sono gli stessi vigili del fuoco che hanno dato il loro prezioso contributo alla polizia introducendosi, con il supporto di maschere e tute speciali, all’interno di celle frigorifere in cui la temperatura era inferiore ai -17 gradi centigradi. "Abbiamo controllato l’intero magazzino — osserva l’ispettore antincendio Fabrizio Zanaga — notando una serie di carenze non da poco, a partire dai pochi estintori e da alcuni cavi ‘volanti’". Insomma, un ambiente poco sicuro oltre che malsano.
"La normativa europea — illustra la dottoressa Fiorella Costa dell’Ulss 18 — prevede che siano proprio gli operatori di settore alimentare a farsi garanti della qualità della merce e del suo mantenimento con periodiche disinfestazioni dell’ambiente in cui è conservata. In questo caso niente di tutto ciò è stato fatto. Era assolutamente necessario intervenire". Una situazione al limite con molti prodotti privi di etichettature o con etichette non a norma con le leggi europee. Un ‘magazzino degli orrori’ che i topi avevano scelto come proprio rifugio, proliferando e facendo via vai con l’esterno grazie alle piccole fessure che erano riusciti a crearsi. Un magazzino pieno di carne così marcia da rendere praticamente impossibile sapere la sua origine.

CRONACA QUI
24 AGOSTO 2009
 
Il grosso pesce è stato pescato nel parmense
Giallo sul piranha che si nutre di mammiferi: come è finito nel Po?
 
Provincia di Parma - PREDATORE - Quando l'ha visto emergere dalle torbide acque del Po non ha creduto ai propri occhi. In quel tratto di fiume, tra Torricella di Sissa e Torricella di Pizzo, in provincia di Parma, pesci così non ne aveva mai visti. Portato a riva lo strano esemplare, il pescatore ha allora deciso di rivolgersi all'acquario di Motta Baluffi (Cremona). Sorprendente il verdetto degli esperti: quello pescato altro non era che un pericoloso piranha di grosse dimensioni, finito chissà come nelle acque del Po. Probabilmente, si tratta di un caso di abbandono estivo da parte di un "padrone" che, non sapendo a chi affidare la propria bestional durante le vacanze, ha preferito disfarsene. E' partito da casa con un'ampolla e ha liberato il contenuto nel fiume, così come fanno i proprietari di cani senza scrupoli in autostrada. Il piranha in questione può raggiungere i 30 centimetri.Diffuso in Sudamerica nei bacini del Rio delle Amazzoni e nei fiumi del Paraguay è un predatore vorace. Si nutre di insetti, vermi, crostacei, pesci, uccelli. E mammiferi...

JULIE NEWS
24 AGOSTO 2009
 
Parma: trovato un piranha nel Po
 
Antonio Rispoli
 
Parma - Non riusciva a capire che razza di pesce avesse preso, il pescatore che in provincia di Parma, tra Torricella di Sissa e Torricella del Pizzo, qualche giorno fa si era recato per pescare. E così si è recato all'Acquario del Po di Motta Baluffi, in provincia di Cremona, per avere informazioni. E con sua enorme sorpresa ha appreso di avere pescato un pericolosissimo piranha rosso, probabilmente proveniente da qualche acquario esotico che il proprietario ha versato nel fiume. Il pesce era piuttosto piccolo - sui 17 centimetri, contro i 30 che l'animale può raggiungere - ma certamente non innocuo.
Normalmente l'animale vive nei fiumi del Sud America, vive in branchi ed è noto per la sua voracità. Qualsiasi animale passi nel fiume a breve distanza da un branco di questi pesci viene divorato vivo in poche decine di minuti. Uomo compreso.

LIBERO
24 AGOSTO 2009
 
Piranha rosso si perde nel Po Preso all’amo da un pescatore
 
Anche la Padania ha un suo Nemo. A differenza del protagonista del celebre cartone animato però stavolta si tratta di un piranha. Perso nel Po. Lo si è scoperto grazie a Mauro Bonazzi, un esperto pescatore di Guastalla che ha scelto le acque del grande fiume, fra il Parmense ed il Cremonese, per dedicarsi al suo hobby e ha tirato a riva il piranha. Per la precisione, un piranha rosso. Scientificamente della varietà Pygocentrus Nattereri. Cosa ci faccia un pesce tropicale in mezzo alla pianura padana resta un mistero, anche se l’ipotesi più accreditata al momento è che qualcuno si sia stufato del proprio acquario esotico e lo abbia riversato nel fiume. Il nostro piccolo Nemo carnivoro infatti è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Characidae, diffuso in Sudamerica, nei bacini del Rio delle Amazzoni, dei fiumi Paraguay e Paranà bacino fluviale e del fiume Essequibo. Dunque sembra difficile che abbia infilato in valigia il necessario per attraversare l’Atlantico e finire a scorrazzare nel Po. Il nostro Nemo Piranha però è solo l’ultimo di una serie di suoi conterranei: una volta è stato trovato un esemplare di Scolopendra cingulata, una creatura che sembrava uscita da un film dell’orrore; lungo quaranta centimetri, con ben trentasei zampe, questo animale è comparso in Veneto in un carico di legame di provenienza non ben specificata (forse africana) e subito consegnato all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. Tra i mammiferi citiamo poi la nutria, un roditore sudamericano importato negli anni Venti per produrre pellicce e liberato poi nell’ecosistema italiano, dove ha causato molti danni aggredendo le specie locali e, nel caso degli uccelli, mangiandone le uova. Anche l’aggressivo gambero killer della Louisiana (lungo fino a quindici centimetri) è stato introdotto in Italia negli anni Novanta e, una volta liberato nei corsi d’acqua dolce, ha tolto di mezzo quasi completamente le specie di gambero locali.

LA ZAMPA.IT

24 AGOSTO 2009

 

In arrivo l'anagrafe delle tartarughe

Il progetto sarà presentato a Cesena il 29 e 30 agosto

 


Dopo quella bovina e quella canina, già esistenti, potrebbe arrivare anche l’anagrafe delle tartarughe. Il Tarta Club Italia sta lavorando per istituirla con l’obiettivo di incentivare la legalità col riconoscimento degli esemplari e, nello stesso tempo, creare il diritto di protestare contro norme che «di fatto - scrive in una nota Federfauna - incentivano il mercato nero, il bracconaggio e la vendita delle specie alloctone».
Il progetto verrà presentato ufficialmente durante la manifestazione ’Tartarughe Beach’ del 29 e 30 agosto alla Fiera di Cesena, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento da parte dei ministeri competenti, scrive in una nota Federfauna, in quanto «se gestito bene - si afferma - sarà di utilità anche per la Cites (al momento unico ente previsto che potrà richiedere dati per effettuare verifiche)».All’iniziativa partecipano dieci associazioni, FederFauna e cinque siti web, ma possono partecipare tutte le associazioni, gli istituti di ricerca, i siti web del settore e tutti quelli che in qualche modo vogliano aiutare le tartarughe. Per maggiori informazioni è possibile visionare il sito www.anagrafedelletartarughe.it.


LA ZAMPA.IT

24 AGOSTO 2009

 

Strage di leoni marini, morti a centinaia in Cile

 

Sulla costa di Iquique, a 2000 km a nord di Santiago, 300 leoni marini sono stati trovati morti tra gli scogli, altri agonizzanti, tra vita e la morte. Inutili i soccorsi, gli animali non ce l'hanno fatta a sopravvivere. La causa, probabilmente una contaminazione da materialche chimico fuoriuscito da una centrale termoelettrica vicina, di inquinamento o tossine che avrebbero avvelenato il cibo.

 

VIDEO

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=20095&tipo=VIDEO


LA ZAMPA.IT

24 AGOSTO 2009

 

Obama in vacanza, ma tutta l'attenzione è per il cane Bo

 

NEW YORK - Per qualche ora il cane della famiglia Obama, Bo, ha attirato su di sé l’attenzione degli abitanti di Martha's Vineyard, dove il presidente americano sta passando le proprie vacanze. Bo è infatti il primo «first pet» per il quale sia stata organizzata una vera a propria festa all’arrivo sull’isola. Per il «cane da acqua» portoghese adottato da Barack Obama ad aprile ieri è stata messa in scena un’intera parata a tema, fra animali di pezza e bambini festanti, durante la quale sono stati letti dei brani di «Which Puppy», letteralmente «Quale cucciolo?». È il libro per bambini scritto su di lui da Kate Feiffer, una delle più famose giornaliste di Marthàs Vineyard.Il libro racconta della febbrile attesa degli americani per l’arrivo del cucciolo alla Casa Bianca nei mesi scorsi, e della competizione scatenatasi tra gli allevatori di tutto il mondo nella speranza di vantare nel proprio curriculum il cane del presidente degli Stati Uniti.


BIG HUNTER
24 AGOSTO 2009
 
Ricorso di Wwf contro il calendario venatorio abruzzese
 
Wwf Abruzzo ha presentato un ricorso al Tar contro il calendario venatorio regionale contestando le scelte scientifiche della regione ed in merito il comportamento dell'Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (Ispra). In particolare l'associazione ambientalista piemontese si riferisce all'apertura anticipata che riguarda diverse specie e alla possibilità di poter cacciare la beccaccia fino al 31 gennaio. Ad annunciarlo è il consigliere nazionale dell'associazione Dante Caserta che sottolinea  "l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, massimo organo del governo italiano nel campo dell'ambiente, ha censurato gran parte delle scelte dell'amministrazione regionale sotto l'aspetto scientifico”.Con questo ennesimo ricorso Wwf vuole stigmatizzare ”come le scelte che incidono fortemente sugli animali abruzzesi siano prese senza che la Regione sia in possesso dei dati ambientali indispensabili per la corretta gestione faunistica".

BIG HUNTER
24 AGOSTO 2009
 
Club della Palomba: il cacciatore è una "sentinella" ambientale, "occorre adeguata collocazione legislativa"
 
In vista di Zefiro 2009, progetto pilota che prevede il coinvolgimento di scuole e comuni per l'adozione di un bene naturale (alberi secolari, parchi cittadini, fontane, pinete, ecc.), il Club della Palomba rilancia la figura della sentinella ambientale attraverso l'esempio di Todi, dove un accordo tra il comune e le associazioni venatorie del territorio ha sancito la collaborazione attiva dei cacciatori nella prevenzione ambientale. La sentinella ambientale è una figura che spesso si compenetra con quella del cacciatore, soprattutto nel caso della prevenzione degli incendi, nel monitoraggio del territorio e nella tutela fauna selvatica; ma iniziative concrete di collaborazione attiva tra istituzioni e cacciatori sono ancora una rarità. Per questo il Club ha scritto una lettera aperta ai Ministri dell'Agricoltura e dell'Ambiente, all'Anci, alla Conferenza Stato – Regioni e alle associazioni venatorie chiedendo l'istituzione di un Tavolo nazionale di confronto al quale dovrebbero essere chiamati i rappresentanti istituzionali locali  e regionali, le Associazioni Venatorie ed agricole. L'obiettivo è quello di ottenere un'adeguata collocazione legislativa “attraverso la revisione della legge nazionale sulla caccia”, per formare così una figura giuridica definita che possa operare attivamente sul territorio attraverso un'attività di responsabilità civica. Si tratterebbe comunque di volontari formati “completamente a supporto della Protezione Civile, degli organi di vigilanza che sono in  capo allo Stato (Corpo Forestale e Forze dell’Ordine) alle Regioni (UU.SS.LL), alle Provincie (Polizia Provinciale) e ai  Comuni (Vigili Urbani)". “Per quel che ci riguarda ci permettiamo di avanzare un’ipotesi tesa ad identificare la figura di 'Sentinella Ambientale' attraverso i cacciatori che volontariamente si impegnano, nella tutela della salute dell’ecosistema” scrive il presidente del Club Antonio Pinotti.

IL GAZZETTINO PORDENONE
24 AGOSTO 2009
 
Dai cacciatori grazie per la lotta al bracconaggio
 
Provincia di Pordenone- «Non ci sono parole per esprimere la gratitudine dei cacciatori pordenonesi (e non solo) appartenenti all’Unione Nord Est Caccia e Tito – Confavi, per le attività anti-bracconaggio poste in essere dalle forze dell'Ordine. Un grazie ai Carabinieri ed alle Guardie Ittico-Venatorie della Provincia di Pordenone, per la brillante operazione “Caccia aperta” portata a termine agli inizi del mese di agosto nell’Alta Valcellina e in particolare nei Comuni di Claut, Cimolais, Erto e Casso».Lo afferma il coordinatore regionale del Confavi, nonché presidente regionale e provinciale di Unecet, Graziano Ponzi. In seguito a numerosi appostamenti notturni e a perquisizioni, si è, infatti, conclusa una vasta operazione di controllo, terminata con la denuncia di quattro bracconieri, con relativo sequestro di armi (alcune modificate ed anche con la matricola abrasa), munizioni, trappole per catturare animali selvatici, archetti, lacci, detonatori e micce, tutti mezzi illegittimi. «Bisogna distinguere le attività lecite effettuate da cacciatori onesti - commenta ancora Ponzi molto soddisfatto dell’operazione - dalle attività di bracconaggio effettuate da persone che non si possono configurare come cacciatori, che non ci rappresentano, portando così il discredito e gravi danni a tutta la categoria dei veri appassionati.
 

 

            24 AGOSTO 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

IL DENARO
24 AGOSTO 2009
 
Tigem, terapia genica per malattia di Hunter
 
Si aprono le porte della terapia genica per la mucopolisaccaridosi di tipo II, grave malattia ereditaria del metabolismo nota anche come malattia di Hunter. In uno studio pubblicato sull'American Journal of Human Genetics, Maria Pia Cosma e Vinicia Polito dell'Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli hanno dimostrato come un particolare approccio di terapia genica sia in grado di curare nel modello animale i principali sintomi della malattia, compresi quelli cerebrali.

AGI
24 AGOSTO 2009
 
Studio sulla grave malattia ereditaria del metabolismo
MUCOPOLISACCARIDOSI: ARRIVA LA TERAPIA GENICA
 
Roma - Si aprono le porte della terapia genica per la mucopolisaccaridosi di tipo II, grave malattia ereditaria del metabolismo: in uno studio pubblicato sull'American Journal of Human Genetics, Maria Pia Cosma e Vinicia Polito dell'Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli hanno dimostrato come un particolare approccio di terapia genica sia in grado di curare nel modello animale i principali sintomi della malattia, compresi quelli cerebrali. Nota anche come malattia di Hunter, la mucopolisaccaridosi di tipo II e' dovuta alla mancanza di un enzima contenuto nei lisosomi (organuli cellulari deputati a ripulire le cellule dagli scarti del loro metabolismo) e al conseguente accumulo di sostanze tossiche in tutti i tessuti dell'organismo. In genere si manifesta fin dall'infanzia, con sintomi molto vari (anche nella loro gravita'): sordita', disturbi della vista, problemi scheletrici, cardiaci e respiratori, ritardo mentale nelle forme piu' gravi. Attualmente si puo' intervenire soltanto somministrando periodicamente l'enzima mancante, prodotto con tecniche di ingegneria genetica, ma con il rischio di andare incontro a effetti collaterali anche piuttosto pesanti, come per esempio lo sviluppo di una risposta immunitaria contro l'enzima iniettato. Ecco perche' la terapia genica potrebbe rappresentare un'alternativa molto valida: da diversi anni i ricercatori del Tigem sono infatti al lavoro per individuare la modalita' migliore per trasportare il gene corretto nell'organismo dei malati. Gia' nel 2006 Pia Cosma aveva dimostrato che utilizzando un certo tipo di adenovirus (AAV 2/8) si potevano curare i sintomi a carico degli organi interni. Oggi con questo lavoro la ricerca fa un significativo passo avanti: cambiando vettore virale (AAV 2/5) e inserendo una particolare sequenza di un altro virus in grado di far produrre l'enzima in modo molto efficiente, i ricercatori del Tigem sono riusciti a curare completamente la malattia nei topi malati. E' bastata una sola somministrazione in topi neonati nel sangue per ripristinare valori sufficienti di enzima tali da impedire la comparsa dei sintomi per tutta la vita degli animali. In particolare, a livello cerebrale l'enzima cosi' prodotto si e' dimostrato in grado di superare la barriera ematoencefalica, una sorta di "filtro" molto severo che normalmente controlla il passaggio di sostanze verso il sistema nervoso. In altre parole, il vettore virale rimane nel sangue, ma l'enzima riesce a raggiungere le cellule cerebrali e a fare il suo dovere di "spazzino". I ricercatori sono gia' al lavoro per capire meglio come l'enzima attraversi la barriera ematoencefalica, ma soprattutto per verificare se la terapia sia efficace anche nei topi adulti, che abbiano cioe' gia' sviluppato la malattia: un passaggio essenziale per proseguire verso un'eventuale terapia sull'uomo. Il lavoro di Maria Pia Cosma e' sostenuto anche da Bnp-Paribas Assett Management.

ANSA
24 AGOSTO 2009
 
Obiettivo vecchiaia ko, promessa dei geni anti-eta'
 
Manuela Correra
 
ROMA - L'obiettivo, sogno di intere generazioni, è quello di mettere la vecchiaia 'ko': non solo vivere fino a 100 anni, ma riuscirci mantenendo intatte energia fisica e lucidità mentale. E se l'elisir d'immortalità resta una leggenda, le promesse che arrivano dalla scienza sono invece molto più concrete: due nuovi studi, che si sommano ad altri recenti, aprono infatti nuove prospettive individuando geni 'anti-eta'' che potrebbero giocare un ruolo chiave nella partita contro l'invecchiamento. Nel primo studio, pubblicato questa settimana sulla rivista scientifica Plos-One, i ricercatori dell'Università del Missouri hanno individuato un cosiddetto 'gene della longevita'' in grado ai aumentare il livello delle performance durante l'esercizio fisico: hanno infatti verificato che la terapia genica utilizzando il gene MCAT ha determinato nei topolini di laboratorio un aumento dell'energia e del livello delle performance fisiche. E la notizia che fa ben sperare è che, affermano gli scienziati, tale tecnica potrebbe essere in futuro applicata all'uomo. "L'invecchiamento - rileva uno dei coordinatori dello studio, l'immunologo Dongsheng Duan - è una delle maggiori sfide per la società moderna, ed una questione chiave è proprio la perdita di energia ed attività negli anziani. L'obiettivo, infatti, non è solo l'allungamento della vità, bensì il prolungamento delle condizioni ottimali di salute di un individuo".
Da qui l'esperimento degli scienziati: hanno sottoposto a terapia genica topolini di laboratorio utilizzando il gene MCAT con provate funzioni anti-invechiamento; in pratica, il gene è stato 'nascosto' in un virus-vettore benigno ed iniettato nei topolini. Una volta iniettato il gene, i topolini sono stati testati. Risultato: le cavie riuscivano a correre con più energia, più velocemente ed a lungo rispetto a topolini della stessa età e sesso ma non 'arricchiti' del gene MCAT. Il miglioramento delle performance fisiche, spiegano i ricercatori, è proprio attribuibile a MCAT, dimostratosi capace di rimuovere dalle cellule sostanze tossiche come i radicali liberi. E la tecnica del virus-vettore per trasportare il gene della longevità nell'organismo, annunciano, apre alla possibilità di un trattamento sull'uomo: "I nostri risultati - spiegano - suggeriscono che una terapia genica simile potrà in futuro migliorare la qualità di vita degli anziani, con implicazioni importanti per la lotta a varie patologie come cardiopatie, diabete e malattie neurodegenerative, tutte caratterizzate da un'alta percentuale di radicali liberi tossici nelle cellule". Ma di geni anti-età se ne conoscono già vari, e i ricercatori ne stanno studiando potenzialità ed applicazioni. E' il caso del gene 'Klotho', scoperto in Giappone nel 1997: la sua funzione anti-invecchiamento è nota, ma ora gli scienziati dell'Università dell'Oklahoma, in uno studio pubblicato nell'ultimo numero della rivista Hypertension, hanno scoperto che aumentando l'espressione di tale gene in modelli di laboratorio si riesce ad ottenere una diminuzione della pressione arteriosa.
La pressione alta, che colpisce soprattutto gli anziani, è uno dei maggiori fattori di rischio per ictus, infarto e patologie renali. Non solo: la terapia genica con il gene Klotho si è dimostrata anche capace di annullare i danni ai reni dovuti proprio all'ipertensione. Anche in questo caso, si punta ad arrivare al più presto ad un'applicazione dei trattamenti sull'uomo. Insomma, i ricercatori sono fiduciosi: la strada verso la definitiva sconfitta della vecchiaia, e per una qualità di vita al 'top' anche con i capelli bianchi, è ormai tracciata. E' dunque solo questione di tempo: la squadra dei geni 'anti-eta'' - come dimostrano i risultati positivi dei più recenti studi sulla terapia genica in funzione anti-invecchiamento - sembra proprio riuscirà a mantenere la promessa di una vita, se non eterna, sicuramente longeva e qualitativamente superiore.

 
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