24 MAGGIO 2011
GEA PRESS
24 MAGGIO 2011
 
Piazza Armerina (EN): hanno ammazzato tutti i cani (video – attenzione immagini molto forti)
 
 
Viene da chiedersi a cosa servirà riaprire ora il servizio sterilizzazioni dei cani randagi a Piazza Armerina (EN). Dopo la sospensione, nel paese dell’ennese famoso per la villa romana ma anche per il criticato Palio dei Normanni, di cani randagi non ce ne sono quasi più.I volontari camminano ormai con le siringhe piene di acqua e sale oppure di acqua ossigenata per spararla in bocca ai cani avvelenati. Questo nella speranza che vomitino ciò che hanno ingerito. “Da Pasqua ad oggi non meno di trenta cani, ma ormai abbiamo perso conto – dice a GeaPress Lorena Sauli referente provinciale LAV Enna. “Ce li hanno ammazzati tutti” grida disperata.La LAV ennese ha coinvolto Prefetto e Comune, ma secondo i volontari, poco o nulla è stato fatto. Il Sindaco non sono riusciti ad incontrarlo, mentre a proposito del rispetto dell’Ordinanza ministeriale sull’uso dei veleni, solo da pochi giorni in qualche via del paese sono apparsi dei cartelli che annunciano il divieto d’uso dei veleni. Niente bonifica, secondo Lorena Sauli, e nessun annuncio sulla pericolosità di quanto avvenuto.“Scriveremo all’Assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo e al Sottosegretario alla Salute, Francesca Martini – continua Lorena Sauli – Non è possibile che si compia uno sterminio di animali di queste proporzioni e non ci sia un intervento forte da parte delle Istituzioni.”E non è neanche la prima volta. Anzi…Già lo scorso gennaio vi era stata una prima moria di cani  a causa dello spargimento di bocconi avvelenati, ma questa volta si tratta di un avvelenamento sistematico e che coinvolge la totalità degli animali randagi.I volontari hanno trovato anche dei sacchetti pieni di frattaglie, probabilmente avvelenati. Erano stati disposti in posti molto particolari, per essere solo una casualità. Sono stati inviati al Laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico di Caltanissetta, assieme ai corpi di due cani. Si vedrà. Intanto una o più persone hanno sistematicamente avvelenato i cani di Piazza Armerina. Erano in buona parte sterilizzati ma qualcuno, evidentemente, non li ha voluti. Pazzo avvelenatore o sistematica eliminazione?Tanto storie, tristi e disperate. Rocco il cagnetto che scodinzolava a tutti, è finito nel … lavello del veterinario (video – attenzione immagini forti non adatte ad un pubblico sensibile).C’era poi Liquirizia. Abbandonata nella Sicilia dove, pur con alcuni lodevoli sforzi, l’anagrafe canina rimane un optional. Liquirizia è stata avvelenata una prima volta e poi una seconda. Non ha retto. Cani che muoiono con bavazioni e tremende convulsioni. Basta poco, i veleni si comprano negli stessi banchi attigui a quelli alimentari. Bastano pochi euro ed il principio attivo è sempre lo stesso.Purtroppo Piazza Armerina non è l’eccezione, almeno per il fenomeno degli avvelenamenti. Avvengono all’ordine del giorno in tutta Italia, ma qui hanno deciso di eliminarli tutti e ci sono quasi riusciti.Ne rimangono pochissimi, molto meno di dieci. Sono monitorati continuamente e sicuramente, dove stanno, l’avvelenatore ha avuto qualche problema ad intervenire.Eppure deve esserci qualcuno che sa. Qualcuno che dentro le mura domestiche ha visto strani preparativi di carne e polverina. Oppure un macellaio insospettito per la richiesta di frattaglie. L’invito che rivolgono i volontari è di comunicare il tutto alle Forze dell’Ordine. Il veleno, è bene ricordarlo, non è pericoloso solo per gli animali. Proprio il tipo di veleno che si sospetta sia stato utilizzato, può essere assimilato anche per contatto casuale. Basta la mano di un bambino che viene portata in bocca. E’ già successo. A Roma, in un giardino pubblico, i cani sono morti ed un ignaro bambino è finito al pronto soccorso.
VEDI VIDEO – ATTENZIONE IMMAGINI FORTI:
http://www.geapress.org/il-maltrattamento-e-la-sua-legge/piazza-armerina-en-hanno-ammazzato-tutti-i-cani-video-%E2%80%93-attenzione-immagini-molto-forti/15693

GIORNALE DI SICILIA
24 MAGGIO 2011
 
Strage di cani a Piazza Armerina: 30 avvelenati per strada
Già a gennaio decine di bocconi avvelenati avevano fatto una prima strage di animali nella cittadina dell'Ennese. Tante le storie dietro questo orrendo rito: Rocco il meticcio amatissimo dal suo quartiere che scondinzolava a tutti, un'altra cagnetta, salvata e di nuovo avvelenata a morte
 
PIAZZA ARMERINA (EN). Strage di cani randagi a Piazza Armerina, nell'ennese dove stava per sorgere un centro di sterilizzazione ormai praticamente inutile. Nell'ultimo mese trenta cani sono stati avvelenati per strada racconta a Gea Press, l'agenzia che si occupa di maltrattamenti agli animali, Lorena Sauli referente provinciale della Lav di Enna che ha coinvolto Prefetto e Comune e che adesso intende scrivere all'assessore regionale alla salute Massimo Russo e al sottosegretario Francesca Martini per porre fino allo sterminio. Già a gennaio decine di bocconi avvelenati avevano fatto una prima strage di animali nella cittadina dell'Ennese.    Tante le storie dietro questo orrendo rito: Rocco il meticcio amatissimo dal suo quartiere che scondinzolava a tutti, un'altra cagnetta, salvata e di nuovo avvelenata a morte. Decine di altri senza nome, fedeli amici di anziani e bambini del paese, traditi dal maledetto boccone. Adesso ne rimangono una decina, monitorati  costantemente dai volontari della Lav che rivolge un appello pubblico: comunicate con le Forze dell'Ordine. Il veleno non è pericoloso solo per gli animali. Proprio quello che si sospetta sia stato utilizzato, può essere assimilato anche per contatto casuale. Basta portare la mano in bocca. E' già successo. A Roma, in un giardino pubblico, i cani sono morti ed un bambino è finito al pronto soccorso.

ANSA
24 MAGGIO 2011
 
Strage cani randagi nell'Ennese, 30 avvelenati per strada
Allarme lanciato dalla Lav, monitorati animali rimasti
 
PIAZZA ARMERINA (ENNA) - Strage di cani randagi a Piazza Armerina,e dove stava per sorgere un centro di sterilizzazione. Secondo la Lav di Enna nell'ultimo mese trenta cani sono stati avvelenati per strada. Gia' a gennaio decine di bocconi avvelenati avevano fatto una prima strage di animali nella cittadina dell'Ennese. Adesso ne rimangono una decina, monitorati costantemente dai volontari della Lav che rivolge un appello pubblico: comunicate con le Forze dell'Ordine.

BLOG LIVE
24 MAGGIO 2011
 
Abbandonata e legata con un cappio: salvata dai volontari a Varcaturo (NA)
 
 
Le volontarie della LEDA (Lega per i Diritti Animali e dell’Ambiete), coordinate da Rossella Pezzella, l’hanno ribattezzata Vittoria, perchè il fatto che fosse ancora viva e che si fosse salvata dall’inferno in cui era, può consoderarsi davvero una vittoria per lei. Un altro cane abbandonato nell’indifferenza, con una crudeltà inspiegabile. La piccola Vittoria è stata trovata legata ad un albero, con un filo simile a quello che si usano per le tapparelle legato intorno al suo collo come un cappio, così che più il cane tirava e più le si stringeva intorno al collo. E forse il suo tentativo di liberarsene l’avrebbe portata presto alla morte per soffocamento, se le volontarie non fossero intervenute in tempo per salvarla. Sul suo corpo, oltre agli evidenti segni di sfregamento causati dal cappio, numerosi segni di maltrattamento, disidratazione e bruciature causate dal sole torrido, al quale la cagnolina era costantemente esposta, non avendo un rifugio fresco sotto il quale ripararsi in queste calde giornate. Il ritrovamento è avvenuto a Varcaturo, nel casertano.
LA TRIBUNA DI TREVISO
24 MAGGIO 2011
 
Ammazza la cagnolina a bastonate, multato
 
SPRESIANO (TV). Prende a bastonate e lega la cagnolina di casa ad una corda lasciandola morire solo perché aveva danneggiato il divano del soggiorno. Con un’accusa di maltrattamenti nei confronti di animali ieri mattina Maurizio Bandiera, 51enne residente a Spresiano, è stato condannato. Dovrà quindi pagare 12 mila euro di multa Maurizio Bandiera per aver maltrattato e ucciso la cagnolina meticcia del figlio 21enne della sua convivente. I fatti risalgono allo scorso 3 maggio 2008: Alice, così si chiamava il povero animale, aveva preso a morsi, rovinandolo, il divano di casa. Un episodio che aveva fatto andare su tutte le furie Bandiera che si era scagliato con violenza contro la cagnolina prendendola a bastonate e legandola, ormai esanime, ad una corda, dove era morta poche ore dopo. Quando il figlio della convivente di Bandiera, il padrone della meticcia, si era accorto del fatto, aveva subito cercato di slegare la cagnolina per tentare di rianimarla in extremis ma Bandiera di era opposto categoricamente. Ne era nato un violento alterco tra Bandiera, il giovane e la convivente, giunta in aiuto del figlio: durante il litigio l’uomo aveva scagliato un mattone contro il 21enne che fortunatamente era riuscito a schivarlo evitando un epilogo ancora peggiore. Questo episodio era valso a Bandiera una denuncia per maltrattamenti e lesioni personali, successivamente ritirata, e l’arresto. A processo nel giugno del 2008 per maltrattamenti in famiglia l’uomo era stato assolto. In piedi rimaneva però l’accusa di maltrattamenti nei confronti di animali. Ieri il pm Valeria Sanzari ha chiesto per lui una condanna a un anno e nove mesi di reclusione e 25 mila euro di multa. Il giudice Michele Vitale ha disposto per Bandiera, difeso dall’avvocato Andrea Zambon, una multa assai più contenuta di 12 mila euro.

IL GAZZETTINO DI TREVISO
24 MAGGIO 2011
 
Dodicimila euro di multa
 
Provincia di Treviso - Dodicimila euro di multa: è la pena che il giudice Michele Vitale ha inflitto all’operaio 51enne Maurizio Bandiera, di Spresiano, che era chiamato a rispondere dell’accusa di maltrattamenti e uccisione di animali. La condanna appare una mezza stangata, ma il giudice, nella sostanza, ha bocciato la ricostruzione del pm Valeria Sanzari che aveva proposto che a Bandiera venissero inflitti un anno e 9 mesi di reclusione e 25mila euro di multa. Anche se in parte il giudice ha infatti accolto la ricostruzione dell’avvocato difensore Andrea Zambon per il quale il cliente, vista la mancanza della prova della volontà di uccidere, doveva essere assolto o condannato ad una pena in denaro. In attesa delle motivazioni della sentenza l’avvocato Zambon ha annunciato appello.Bandiera, infuriato perché la cagnolina Alice del figlio della convivente aveva mordicchiato il divano di casa, avrebbe incatenato l’animale ad un albero, sottoponendole a sevizie e bastonature che - secondo il pm Sanzari - causarono la morte della bestiola. L’episodio accadde il 3 maggio 2008, giorno del compleanno di Bandiera, in un periodo nel quale il legame affettivo con la compagna stava naufragando. In quel periodo Bandiera avrebbe anche maltrattato e minacciato con una forbice la convivente e il figlio della donna. Accuse dalle quali è stato assolto dopo che la donna e il figlio ritirano le denunce, modificando la versione dei fatti. Un risultato che è stato frutto dell’abile lavoro dell’avvocato Zambon, artefice del ritiro delle querele, ma soprattutto della riappacificazione tra Bandiera e la convivente.Maurizio Bandiera era già balzato all’attenzione delle cronache nel ’92 per aver messo a guardia della propria roulotte un leoncino acquistato da un circo di passaggio. La belva però scappò facendo vivere giorni di panico alla Marca.
LA VOCE DELLA SLOVACCHIA
24 MAGGIO 2011
 
Una legge vieterà ai cacciatori di uccidere cani e gatti
 
Il Parlamento slovacco dibatterà oggi un curioso provvedimento legge sottoposto dal partito SaS allo scopo di limitare il diritto dei cacciatori a sparare sugli animali domestici altrui.La proposta di legge (a favore della quale sono state raccolte più di 100.000 firme) impedirà ai cacciatori di sparare ai gatti e restringerà le condizioni che rendono possibile l’uccisione dei cani.In Slovacchia, infatti, avendo la licenza di caccia è possibile sparare non solo agli animali selvatici ma a qualunque quadrupede vaghi a più di 200 metri da una abitazione.Secondo i colleghi del quotidiano slovacco Pravda, solo l’anno scorso, nel paese, sono stati abbattuti almeno 7.000 cani e 9.000 gatti.
LA GAZZETTA DI MODENA
28 MAGGIO 2011
 
Scoperto lager per esperimenti su animali
 
MIRANDOLA (MO). Un laboratorio clandestino nelle campagne della Bassa, dove erano stati concentrati 200 animali sottoposti ad esperimenti illeciti commissionati da oltre 100 ditte del settore, per provare dei presidi e prodotti biomedicali. Tre le persone indagate dalla Procura di Modena, il titolare 50enne di un laboratorio di analisi di Mirandola, la moglie che aveva messo a disposizione il “laboratorio-catapecchia” e un veterinario modenese.
«L’operazione - spiega una nota della Lav - ha avuto origine da una segnalazione del Nucleo Guardie Zoofile LAV alla Guardia di Finanza. Così è stato individuato il laboratorio nel quale venivano effettuate sperimentazioni su conigli, cavie, topi e criceti, senza autorizzazione sanitaria o ministeriale».
L’edificio è stato sequestrato, così come gli strumenti per la sperimentazione e gli animali, consegnati ad un centro di accoglienza fuori regione. Gli animali cavia venivano sottoposti a prove di laboratorio quali in inoculazioni di sostanze, l’inserimento sottocute di materiale plastico per testarne la biocompatibilità. Gli uomini del luogotenente Regna della Finanza di Mirandola hanno scoperto che alla fine della sperimentazione venivano soppressi per effettuare esami istologici o perché incurabili. Al momento le ipotesi di reato sono maltrattamento e uccisione di animali, trattenuti in un edificio in precarie condizioni igienico-sanitarie, in alcune parti era addirittura inagibile. Qui gli animali erano tenuti in scaffali da stabulazione e utilizzati per prove di biocompatibilità, alcuni di loro presentavano evidenti lesioni, aggiungono la Lav e la Finanza, in una nota.
«È la prima volta che nel nostro Paese si scopre un laboratorio per la sperimentazione animale non autorizzato e completamente sconosciuto, oltretutto in quelle condizioni - dichiara Ciro Troiano, coordinatore Nazionale delle Guardie Zoofile della Lav - L’aspetto che lascia perplessi è che la sperimentazione era finalizzata a ottenere la certificazione per prodotti e dispositivi medicali impiegati nel settore sanitario: c’è da chiedersi quale garanzia poteva dare un laboratorio non autorizzato».
La brillante indagine della Guardia di Finanza ha permesso di rilevare che presso il laboratorio sarebbero state effettuate oltre 1.300 sperimentazioni di biocompatibilità e testate 566 tipologie di prodotti medicali.
Il blitz è scattato a gennaio, dopo appostamenti e pedinamenti. Da allora sono stati effettuati controlli, che hanno accertato come i test venivano commissionati dalle 100 aziende nel settore biomedicale per ottenere la certificazione dei vari prodotti e dispositivi medicali impiegati nel settore sanitario, gran parte dei quali destinati ad essere utilizzati per le cure medico-ospedaliere.

UNA GRECIA DIVERSA
24 MAGGIO 2011
 
Il Cane "il miglior amico dell'uomo"
maltrattamento · animali · cani · avvelenamento · miglior · amico · dell · uomo
 
Thermi, Thessaloniki
Mi veniva da piangere vedere questi cani soffrire in questo modo.
Ho avvisato il veterinario comunale che dopo un po'  venne a salvarli. Purtoppo questo del video non c'e l'ha fatta. Poi il medico ci disse che era un avvelenamento. Non ho parole............e pensare che ce ne sono molti di cani qua in questa zona, tutti liberi e anche tutti buoni docili affettuosi.  Cani che chiedono solo una carezza e qualcosa da mangiare. Quasi tutti sono sotto controllo medico con tutte le cure di cui bisognano.  Quei pochi , a dire il vero solo uno ne conosco, che potrebbe mordere e un bastadino vicino casa mia molto lunatico nel comportamento, ma lo capisco perche' come fareste voi a fidarvi di qualcuno che vi ha picchiato e maltrattato? Un giorno metre lo osservavo capii che mentre passarono dei ragazzini il cane aveva cambiato atteggiamento, smisi in tempo di accarrezzarlo e scampai un morso, ma continuo a volergli bene e dargli da mangiare.
Bastardi tutti i vigliacchi che se la prendono con le persone ed animali indifesi.
VIDEO
http://unagreciadiversa.jimdo.com/2011/05/24/il-cane-il-miglior-amico-dell-uomo/

IL NUOVO MOLISE
24 MAGGIO 2011
 
Furti di cani, indagini a tappeto
 
ISERNIA – Una mobilitazione immediata e una conduzione impeccabile delle indagini. È il merito della procura della Repubblica di Isernia che, in collaborazione con la questura, si sta adoperando per sconfiggere il problema dei furti di cani da caccia e da tartufo avvenuti negli ultimi mesi nei paesi dell’hinterland pentro. A voler ringraziare pubblicamente gli agenti una delle vittime che, lo scorso dicembre, ha sporto denuncia di furto di alcuni cani. Da allora la Procura sta lavorando senza escludere nessuna pista per ritrovare quanto meno i responsabili, anche perché nel corso dei mesi successivi si sono verificati altri episodi con relative denunce. I rapimenti dei cani da caccia e da tartufo rappresentano solo una piccola parte del grande fenomeno dei furti di animali, ma è quello maggiormente redditizio perché con i cuccioli rubati si possono trarre dei cani assolutamente addestrati e quindi rivenduti a prezzi importanti. Ecco quindi che il cane diventa una merce di scambio, il simbolo di un affare, dimenticandosi il valore affettivo celato dietro ogni animale. Fino ad oggi mai nessuno aveva attirato l’attenzione su questi casi, ma ora che finalmente qualcuno si sta muovendo, l’invito è di denunciare i furti, affinché, una volta per tutte, si possa mettere la parola fine a queste vicende. Uno degli interventi previsti dalle operazioni di controllo consiste nel far visionare, ai proprietari vittime dei rapimenti, alcuni canili per sperare di riconoscere il proprio cucciolo tra i cani sequestrati. Non sempre la visita ha l’esito sperato però è utile per constatare la presenza di numerosi cani di razza. In particolare, secondo una segnalazione, al canile comunale di Campobasso ci sarebbe un lagotto bianco maschio e un setter/breton di colore bianco, che probabilmente appartengono a qualche cacciatore che rientra nella grande cerchia dei derubati. Partendo dalla denuncia e con l’aiuto delle autorità competenti è possibile sgominare questi gruppi di malintenzionati.
IL PUNTO A MEZZOGIORNO
24 MAGGIO 2011
 
Camion bestiame in fiamme sull’A14, 20 mucche rischiano di morire… prima del previsto
 
Circa 20 mucche in transito su un camion, questa notte sulla A14 hanno rischiato di morire prima del previsto. Si tratta di un tir adibito al trasporto bestiame che, questa notte poco dopo le 22, si è incendiato tra i caselli di Vasto sud e Vasto Nord. Acquistate da una ditta di Reggio Emilia, gli animali, da Bari erano diretti ad un mattatoio di Modena quando le fiamme hanno avvolto la cabina del mezzo. Il conducente non ha potuto far altro che accostare e chiedere l’intervento dei vigili del fuoco di Vasto giunti sul posto con due squadre. Mentre una pensava a spegnere l’incendio, la seconda gettava acqua sugli animali per raffreddarli. Non era possibile infatti liberarli sull’autostrada; avrebbero messo in pericolo gli automobilisti imbottigliati nel traffico. Grazie alla celerità dell’intervento dei vigili del fuoco, però, tutto si è risolto per il meglio; il rogo è stato domato, l’autostrada è tornata percorribile, il camion è stato trainato all’esterno della rete stradale e un veterinario ha potuto visitare le mucche trovandole sane. Poi, dopo il travaso su un altro mezzo, gli animali hanno ripreso il viaggio verso il mattatoio e lì, i vigili del fuoco non potranno far nulla per salvarle.
RAGUSA NEWS
24 MAGGIO 2011
 
Incendio in casa a Scicli, cane si lancia dal terzo piano, muore coniglio
 
Scicli (RG) - Incendio in una casa di via Canonico Meli stamattina intorno alle 11,30 tra la via Colombo e la Stradanuova a Scicli.Una donna di 34 anni, M.M., sposata, madre di una bambina, ha lasciato il forno elettrico acceso, ed è uscita di casa per alcune commissioni.Forse un corto circuito ha provocato l’incendio della cucina e poi dell’intera abitazione sita al terzo piano della casa sita in un quartiere fatto di un dedalo di viuzze strette e di case ammassate una sull'altra.Dentro, al momento del rogo, né la giovane coppia né la bambina. A lanciare l’allarme sono stati i vicini di casa, presto insospettiti dal’acre odor di fumo e di bruciato che proveniva dalla casa. I residenti di via Canonico Meli chiamavano a questo punto i vigili del fuoco di Modica e gli stessi proprietari. Quando i pompieri hanno spalancato la porta d’ingresso una nera nube di fumo fuoriusciva dalla tromba delle scale. Il cagnolino della coppia, lasciato in casa come ogni mattina, per sfuggire dalle fiamme si è lanciato dal terzo piano. Incredibilmente, per quanto ferito, è sopravvissuto. Nel rogo è morto un coniglietto d'affezione, di proprietà della figlia della coppia di sciclitani. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco di Modica, la polizia municipale e due ambulanze, ma non è stato necessario ricorrere ai soccorsi per nessuno.[...]
CORRIERE DI RAGUSA
24 MAGGIO 2011
 
Appartamento in fiamme, in salvo il cane
L´animale si è lanciato da una finestra
 
Un incendio ha seriamente danneggiato un’abitazione di via Canonico Meli. Un corto circuito sviluppatosi nella cucina è stato all’origine delle fiamme che in poco tempo hanno avvolto tutto il secondo piano. La proprietaria, una donna di 32 anni, e la figlia, si trovavano fuori e sono stati i vicini a dare l’allarme ai vigili del fuoco. I vigili hanno avuto qualche difficoltà ad arrivare alla casa che si trova in una strada stretta e tortuosa del quartiere Stradanuova. Le fiamme sono state domate dopo un’ora circa. Notevoli i danni.
In casa si trovavano un cagnolino che è saltato giù dalla finestra salvandosi mentre sono stati avvolti dalle fiamme un pesce rosso ed un criceto.

GEA PRESS
24 MAGGIO 2011
 
Thailandia: 100 tigri all’anno. Arrestato il trafficante.
 
 
Forse è la più grande operazione contro il bracconaggio di tigri, scoperta in Thailandia. La Polizia ha arrestato il trafficante nella città di Udon Thani e si sospetta che Sudjai Chanthawong, questo il nome del commerciante, sia il responsabile del contrabbando verso il Laos di non meno di 1000 tigri negli ultimi dieci anni.Il trafficante è stato incastrato dopo lunghe indagini compiute da un corpo speciale della polizia thailandese che ha agito sotto copertura. Tutto partirebbe da un giro di pagamenti relativo proprio ad alcuni scambi di animali, mentre un elemento fondamentale sarebbe stato il ritrovamento di un cucciolo di tigre, appena un anno addietro.La Thailandia è al centro di numerosi traffici che riguardano proprio il commercio di animali esotici. Sia come pets per i paesi occidentali che come alimentazione e per la medicina orientale. Un connubio mortale che sta asfissiando le popolazioni naturali di molti animali, tra cui le stesse tigri. Per loro si pensa che il 2022 rappresenterà l’anno dell’estinzione, almeno per la Thailandia.Appena pochi giorni addietro, nell’ aeroporto internazionale di Bangkok, venne fermato un passeggero in procinto di imbarcarsi per il Dubai. Nei suoi bagagli erano contenuti un cucciolo di orso ed alcuni di leopardo oltre che una scimmietta. Purtroppo, nella stessa Bangkok insistono alcuni mercati dove la fauna selvatica viene venduta in un clima di sostanziale impunità. Un market del contrabbando a disposizione sia del turismo del pets facile che di contrabbandieri all’ingrosso. Particolarmente colpite, le testuggini. Non solo del sud est asiatico, ma anche di provenienza indiana e pakistana.
IL GAZZETTINO
24 MAGGIO 2011
 
«La capretta di quel bimbo è sparita, forse già cucinata»
 
Mauro Favaro
 
GIAVERA (TV) - Doveva essere un regalo per il compleanno del bambino. Per questo una famiglia di Giavera aveva comperato qualche giorno fa una piccola capretta e l'aveva sistemata, in attesa delle festa, nel giardino di una casa disabitata. Ma quando i genitori sono andati a recuperare il vivace presente hanno trovato il cortile vuoto, senza più tracce dell'animale. Un duro colpo per il bambino, di un paio d'anni, scoppiato in lacrime. Ma altrettanto duri sono i sospetti che circondano la scomparsa. «Potrebbe anche essere stata presa da altri - mette subito le mani avanti Stefania Righetto, presidente dell'Associazione veneta protezione animali e ambiente con sede in via Pancera a Treviso - ma potrebbe anche essere stata portata via da una comunità di islamici, che si trova poco distante, e uccisa secondo una loro particolare tecnica di macellazione che porta questi animali a morire per dissanguamento».
IL GIORNALE DI VICENZA
24 MAGGIO 2011
 
Capriolo investito e lasciato morire lungo la Provinciale
L'INCIDENTE. È successo sabato al Santo
Un agente di polizia ha cercato invano di soccorrere l'animale
 
Provincia di Vicenza - È stato investito e lasciato agonizzante lungo la strada, dov'è morto poco dopo l'intervento della polizia locale. Protagonista della vicenda un capriolo maschio adulto, che probabilmente aveva perso l'orientamento. L'animale è stato travolto e ucciso sabato notte lungo la Provinciale 349, all'altezza del Santo di Thiene. L'automobilista che lo ha colpito non si è fermato e al momento non è ancora stato identificato. Ad accorgersi del capriolo ferito è stato Luigi Rauso di Thiene, agente di polizia penitenziaria in quel momento fuori servizio, che ha allertato il Consorzio di polizia locale NeVi. L'animale è morto però poco dopo l'arrivo degli agenti. Nel frattempo è intervenuta anche la polizia provinciale, che si è occupata di portare via la carcassa. Sulla vicenda non è mancata una nota polemica per la difficoltà di rintracciare il servizio veterinario. «La polizia locale di Thiene -ha spiegato Rauso- mi ha riferito che non esiste un servizio veterinario in zona e che devono arrivare da Tresché Conca. Intanto però il capriolo è morto».

ITALIA GLOBALE
24 MAGGIO 2011
 
L'allarme abbandoni
Il triste destino estivo degli animali
 
A cura della Redazione Cultura
 
Abbiamo voluto affidare questo articolo alla redazione cultura non a caso, perchè crediamo che non abbandonare gli animali debba divenire una vera e propria cultura.
Una cultura della vita e non della morte, una cultura della civiltà e non della barbarie. Ogni anno migliaia di animali vengono abbandonati sulle autostrade italiane perchè "ingombranti" per le famiglie che partono per le ferie. Uno scandalo assoluto, che coinvolge tutte le tipologie di famiglia, dalla meno abbiente a quella più facoltosa. Chiaramente cambiano le motivazioni; se molto spesso chi parte e non ha eccessivi fondi rischia di dover lasciare il proprio cane o gatto a qualcuno, spesso da parte di chi reputa l'animale domestico come un gioco, l'abbandono è qualcosa di semplice e indolore.Come si getta un giocattolo rotto, domani si abbandona sul ciglio della strada un animale che fa dell'amore del padrone una ragione di vita.Ecco la gravità di un abbandono, che fa emergere tutta la incapacità di mantenere dignitosamente un animale: se non lo si può o vuole accudire o curare, è meglio non averlo. Abbandonandolo sulla strada si compie un delitto abnorme, che equivale all'abbandono di un anziano o di un bambino, che nella loro non autosufficienza chiedono però solo amore.Ma non solo. La dimensione nella quale si incorre abbandonando un animale è il penale, con la conseguente sanzione decisa secondo previsione di legge. Ma chi controlla? Chi ha la forza di battere a tappeto le strade alla ricerca di incivili? Non le forze dell'ordine, che per sventura hanno a che fare con l'estate e i suoi drammi quotidiani sulle strade. Perchè non creare o far funzionare le unità di controllo esistenti? Perchè da sempre solo proclami e mai atti concreti? Quando nascerà in Italia la cultura dell'amore per gli animali?Piuttosto che calcolare quante pizze potrete mangiare in vacanza, pensate, prima di partire, ad una residenza per il vostro fido o gatto, oppure lasciatelo a qualche parente o amico. Oppure evitate di prenderlo, se ancora state decidendo.

LA GAZZETTA DI PARMA
24 MAGGIO 2011
 
Curare gli animali è un obbligo giuridico
 
Gentile dott.ssa Faccini,
possibile che esistano dei proprietari di cani che se ne fregano del proprio animale? Possibile che ci sia ancora gente che non provvede alle vaccinazioni regolari, ai trattamenti antiparassitari o alle cure quando il cane o il gatto si ammala? Le rispondo io: si è possibile! Dopo questa premessa le chiedo gentilmente se esiste una legge che obblighi chi ha un animale ad occuparsi di lui e del suo stato di salute. Le sarei grata se potesse rispondermi con una certa urgenza perché sono intenzionata a fare qualcosa contro questi pseudo amanti degli animali. Grazie.
Sì, esistono delle norme, anche non recentissime, che obbligano i proprietari di animali a prendersi cura del proprio cane o del proprio gatto. L'Accordo tra il Ministero della salute e le Regioni del 6 febbraio 2003, recepito con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri il 28 febbraio dello stesso anno, prevede che il proprietario di un animale debba assicurargli le necessarie cure sanitarie ed un adeguato livello di benessere, dovendogli dare anche la possibilità di esercizio fisico e prendendo tutte le precauzioni necessarie per impedirne la fuga. Ecco che allora dovrà fornirgli cibo e acqua a seconda delle proprie necessità e regolare pulizia dei luoghi di dimora. Non solo. Anche la Legge Regionale «Norme sul benessere animale» del 17 febbraio 2005 n. 5 all'articolo 3, sotto la voce «responsabilità e doveri del detentore» sancisce inequivocabilmente che chiunque detenga un animale, deve provvedere ad una sua idonea sistemazione, ad adeguate cure, tenendo altresì conto dei suoi bisogni fisiologici ed etologici a seconda poi della razza, del sesso e dell'età. Non deve inoltre allontanare  i cuccioli dalla madre prima dei due mesi di vita. Come vede le norme relative al benessere degli animali esistono da parecchio tempo anche se spesso non vengono rispettate da qualche poco coscienzioso padrone. Cosa fare quando si è a conoscenza diretta che tali Leggi non vengono rispettate? Responsabilmente segnalare la cosa, per iscritto, o ai Servizi Veterinari dell'Ausl, o al Corpo Forestale dello Stato, o alle guardie zoofile dell'Enpa. Tutto qua! Saranno poi queste Istituzioni che valuteranno se esistono le condizioni per intervenire, per sanzionare o per trasmettere il tutto alla Magistratura. Infatti, oltre alle norme che le ho brevemente citato, esiste pure la Legge 20 luglio 2004 n. 189 «Divieto di maltrattamento ad animali» che punisce severamente chi fa soffrire un cane, un gatto o qualsiasi altro quadrupede o bipede non umano. Pensi che chi cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 3 a 18 mesi; chi «semplicemente li maltratta», con la reclusione da 3 mesi fino ad un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. Infine chi li detiene in condizioni incompatibili con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze, rischia l’arresto fino ad un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Ed essendo il maltrattamento un reato, chiunque se ne sia reso responsabile deve presentarsi di fronte ad un magistrato, accompagnato dal proprio avvocato. Obbligo dunque di far curare il proprio animale, obbligo dunque di tenerlo in buone condizioni di benessere fornendogli tutto il necessario perché non abbia a soffrire per questo.

LA SICILIA CATANIA
24 MAGGIO 2011
 
Carrozzeria fantasma con vasta clientela e c'erano pure stalle abusive: sei denunce
 
Giovanna Quasimodo
 
Catania - Da almeno vent'anni al civico 80 di via Barcellona, nel cuore di San Cristoforo, sorgeva l'autocarrozzeria «Mannino». Il titolare aveva una vasta clientela e, a giudicare dal tenore di vita che conduceva, doveva anche guadagnare bene. E poi era attrezzato di tutto punto. Macchinari costosi, come il forno nuovo di zecca (del valore di circa 100.000 euro) utilizzato per far asciugare i pezzi di carrozzeria verniciata. Peccato però che lì era tutto, ma proprio tutto, incredibilmente abusivo. Abusivo l'allacciamento elettrico, abusiva la struttura edilizia (tra l'altro con interventi di ampliamento in corso non autorizzati); fantasma era anche l'attività, dato che l'uomo non era iscritto nell'albo degli artigiani della Camera di commercio. E altamente inquinante era anche il modo di condurre l'officina che era una vera centrale dell'inquinamento, soprattutto per lo smaltimento dei fumi del forno, degli oli combustibili e delle vernici direttamente nell'ambiente. E c'è dell'altro. Molto altro.
C'è pure una storia di cavalli purosangue tenuti in condizioni pietose nelle «solite» improvvisate stalle che sovente si scoprono nei quartieri, diciamo «difficili», della città. Sono stati sequestrati infatti Cavalli, farmaci e integratori di quelli tipicamente usati per dopare gli equini e sfruttarli nelle gare clandestine. E poi conigli d'angora, cavie, cani e galline stipati a dozzine in gabbie di dimensioni irrisorie in evidente violazione dell'articolo del codice penale che punisce coloro i quali maltrattano gli animali. L'aberrante situazione è stata scoperta dagli agenti dell'Upgsp della Questura i quali ieri mattina hanno fatto un'irruzione a sorpresa in via Barcellona. Ad operare sono state 21 persone: oltre al corposo contingente di poliziotti e funzionari dell'Upgs, c'era pure personale della polizia scientifica, alcune pattuglie della polizia municipale e un veterinario dell'Asp che ha verificato le condizioni di salute degli animali, in qualche caso precarie. È stato anche trovato un pony di pochi giorni rinchiuso in uno spazio angusto e inadeguato.
Nell'area dell'autocarrozzeria, accessibile da un cancello, in un vasto cortile, erano parcheggiate 25 autovetture e alcune moto appartenenti ai clienti del gestore. In un angolo sono state trovate pure due centraline elettroniche di dubbia provenienza, adattabili ad automobili di ultima generazione, che sono valse al «carrozziere» anche la denuncia per ricettazione, in aggiunta alla lunga sfilza di reati, penali e amministrativi che gli sono stati addebbitati. Ma il carrozziere non è stato l'unico ad essere denunciato; hanno seguito le sue sorti suo padre, sua moglie, suo figlio e un suo fratello, nonché un altro uomo (che nella zona della pescheria gestisce una trattoria) che in un locale adiacente manteneva un'altra stalla fuorilegge con dentro cinque cavalli. Anche in questo caso l'allacciamento Enel era illegale (per questo l'uomo risponderà pure di furto di elettricità). Tutto è stato messo sotto sequestro preventivo. Le multe ammontano a oltre 50.000 euro. I cavalli sono stati affidati in custodia giudiziale ai titolari di un maneggio.

IL CENTRO
24 MAGGIO 2011
 
Narcotizzati due cani in una villa
 
VASTO (CH). Hanno dormito per 20 ore consecutive, ma fortuntamente sono vivi e stanno bene.
Brutta disavventura per i due cani che fanno la guardia alla villetta del sindaco di Gissi, Nicola Marisi, in contrada Sant’Antonio Abate a Vasto. Qualcuno dopo aver scavalcato il recinto del cortile in cui vivono i due animali, due Labrador color cognac, ha offerto alle bestie carne macinata al narcotico. Sono bastati pochi bocconi per far piombare la coppia di cani in un sonno profondo. E con loro anche un gatto che ha rubato il cibo ai labrador.
Il fatto è accaduto qualche giorno fa, ma solo ieri la notizia è trapelata perché in contrada San Lorenzo è accaduta la stessa cosa a un cagnolino adottato da un gruppo di famiglie.
L’ipotesi più probabile è che i cani siano stati addormentati per entrare indisturbati a casa del sindaco Marisi e rubare. Non è escluso però che l’obiettivo dei ladri fossero proprio i due animali. Qualcuno o qualcosa deve aver comunque disturbato la banda che è andata via a bocca asciutta. «Certo è che ho temuto il peggio per i miei due cani», si rammarica Marisi, che non nasconde il proprio disappunto, «sono stato io a scoprire il fatto. Li ho trovati distesi per terra e ho chiamato il veterinario che ha confermato i miei sospetti. Le due bestie sono state narcotizzate». L’episodio è stato denunciato ai carabinieri».

LA PROVINCIA PAVESE
24 MAGGIO 2011
 
Cornacchie e pappagalli cercano casa in città
 
PAVIA. Al mattino, quando l’erba è ancora umida di rugiada, le lepri zampettano nelle aiuole tra Ingegneria a Biologia. «Le vedo dalla mia finestra al Cravino - dice Giuseppe Bogliani, etologo dell’Università di Pavia -. E fuggono solo quando gli studenti si avvicinano troppo o una macchina accende il motore. Rispetto a una quarantina di anni fa, quando i ragazzi tiravano sassi con le fionde agli animali, oggi c’è più tolleranza, più sensibilità».
Lepri, gazze, cornacchie grigie, ma anche caprioli, volpi e cinghiali vincono la naturale diffidenza, entrano in città, costruiscono nidi e tane nei parchi o tra le case del centro dove trovano pertugi tra i mattoni medievali, rifuggendo invece il cemento armato inospitale. E dove si sentono più protetti e trovano facilmente cibo.
Così può capitare di fermarsi al semaforo, in piazza Emanuele Filiberto, e avere accando una grossa cornacchia che zampetta sul marciapiede incurante dei passanti. O di trovarla - che ci osserva intensamente - appollaiata non su un ramo come ci si aspetterebbe ma sul guard-rail, in una strada trafficata di città.
«E’ difficile valutare questi fenomeni senza un censimento, ma l’aumento sembra reale - dice anche Luca Canova, del dipartimento di Biologia animale dell’Università di Pavia -. D’altro canto la cornacchia grigia, insieme ad altri corvidi come la gazza, è una specie opportunista, che tende a vivere nello stesso spazio occupato dall’uomo. Ma non deve essere temuta in alcun modo». Innocua. Semmai fa paura ad altri uccelli che sono arrivati in città in precedenza: gazze, tortore dal collare orientale, colombi, piccioni e storni (che a Pavia hanno colonizzato gli alberi di viale Vittorio Emanuele, che porta alla stazione). E ai pappagallini verdi e azzurri, i parocchetti dal collare, che si sono moltiplicati negli ultimi anni. Macchie di colore che fanno capolino tra le foglie degli alberi in viale Matteotti, in viale Libertà, in piazza Petrarca ma che sono comparsi, per la prima volta, proprio nel giardino del dipartimento di Biologia animale in piazza Botta.
La cornacchia è predatrice, si ciba di piccoli animali. Ed è un pericolo anche per loro. «Nidifica sugli alberi in città, nei giardini e nei parchi - dice Bogliani -. E mangia pulcini e uova che trova nei nidi».
In campagna, suo habitat naturale, si raggruppano le cornacchie più giovani, dette crèche, che si riuniscono prima di disperdersi nelle campagne. «Trovano cibo anche nelle risaie - spiega Bogliani - dove c’è una microfauna, animaletti acquatici intrappolati nel fango quando l’acqua si asciuga. Una manna». D’inverno spigolano nei campi di mais. E ingaggiano baruffe con le gazze.
«Si stima che nel 2030 il 60% della popolazione globale vivrà in ambienti urbanizzato e in metropoli - dice Canova -. E si verificherà indubbiamente un processo di oesistenza con la fauna selvatica. Ci sono già casi limite, in Europa, con orsi e alci. Negli Stati Uniti poi esistono team speciali dedicati alla cattura di specie problematiche come caimani o puma. Ma non è il caso di Pavia: qui al massimo ci sveglieremo una mattina con qualche innocente capriolo che pascola nelle aiuole». Del resto è già successo.

CORRIERE DELLE ALPI
24 MAGGIO 2011
 
L’avviso del sindaco: «L’orso è qui»
 
Vittorio Nardon
 
TON (TN). E l’orso finisce all’albo pretorio del Comune di Ton. In questi giorni infatti, il sindaco Sandra Webber ha fatto affiggere un avviso con cui si informa la popolazione che il plantigrado è stato avvistato sulla montagna di Vigo. A fornire maggiori informazioni è il custode forestale Alessandro Fellin: «C’è stato un avvistamento, nella zona di Castel San Pietro». Un maniero di cui rimane solo la torre cilindrica e che si trova su uno sperone roccioso a monte di Castel Thun. Ma il custode forestale, perlustrando la montagna, non ha trovato conferme della presenza del plantigrado. «Questo non deve stupire - spiega - perché l’animale nell’arco di una giornata, compie spostamenti di chilometri».
Per la zona, l’avvistamento è una novità, tant’è che la sindaco ha ritenuto opportuno informare i cittadini. Un avviso stringato: «Si porta a conoscenza della popolazione che in questi giorni è stata comunicata la presenza dell’orso sulla nostra montagna». «Ho ritenuto opportuno - chiarisce Sandra Webber - avvisare che c’è la possibilità di incontrare l’orso e questo senza voler creare alcun allarmismo. Anzi, stiamo valutando se è il caso di programmare un incontro con gli esperti del Parco Adamello-Brenta per spiegare come ci si deve comportare con il nuovo inquilino dei nostri monti».
In zona, solo le persone anziane ricordano di aver sentito parlare della presenza dell’orso, anche se alcuni toponimi sono indicativi. L’ultimo esemplare deve essere stato avvistato in zona nell’immediato Dopoguerra. Se quella segnalata ora sia una presenza casuale o se davvero sulla montagna di Vigo l’animale possa trovare un habitat a lui adatto è presto per dirlo.
Certo è che l’area di avvistamento si trova solo a qualche chilometro dalla zona di San Romedio dove alcune settimane fa il plantigrado pure è stato visto. Così si rinfocolano timori e paure, assieme a qualche perplessità. Certo che il filmato diffuso qualche giorno fa, girato dal guardiaparco Giuseppe Alberti, dimostrerebbe che il plantigrado non è pericoloso come l’immaginario collettivo vorrebbe far credere.

ECOO
24 MAGGIO 2011
 
Cane legato all’auto e trascinato, è successo in Taiwan
 
Che brutta disavventura ha vissuto questo povero cane, legato all’auto e trascinato per diverse centinaia di metri. Il fattaccio è accaduto per le strade di una non specificata cittadina in Taiwan, protagonisti di questo spiacevole episodio sono l’auto rossa, il cagnolino legato al bagagliaio, e l’operatore che ha filmato la triste scena.Fortunatamente il cagnetto se l’è cavata con (deduco) solo qualche escoriazione e traumi superficiali, considerando che è riuscito in tutta autonomia a rialzarsi al primo stop all’incrocio. Insomma, non ci siamo trovati di fronte alla versione cinese di Ringhio (lo sfortunato cane delle peripezie di Aldo, Giovanni e Giacomo).
 Secondo me ci sono gli estremi per dire che non si tratta di un vero e proprio caso di maltrattamento di animali, invece è più semplice pensare che lo sconsiderato padrone di Fido si sia dimenticato del proprio animale domestico attaccato al bagagliaio. Purtroppo non possiamo mostrarvi il video dell’accaduto, troverete nella nostra fotogallery le sequenze salienti di questa (dis)avventura vissuta dall’amico peloso.
FOTO
http://www.ecoo.it/articolo/cane-legato-all-auto-e-trascinato-e-successo-in-taiwan/14917/

GEA PRESS
24 MAGGIO 2011
 
Iowa – in dirittura di arrivo la legge che punirà severamente chi filmerà negli allevamenti
 
E’ in dirittura di arrivo, nello Stato americano dello Iowa, la famigerata legge che impedirà di potere filmare all’interno degli allevamenti di animali. Per chi infrangerà il provvedimento, ancorchè fattosi assumere per potere, in realtà, filmare, sono previste gravi pene. Carcere compreso. Il provvedimento ha già superato l’esame del primo ramo del Parlamento locale. Votazione bipartisan. Rimane ora il Senato.  Secondo il Senatore Democratico Tom Rielly (nella foto), gli animalisti vogliono fare del male a una parte importante dell’economia dello Stato. Gli animalisti sono per lui quelli che non vogliono che si mangi carne ed uova. Poche speranze, anche, sul Governatore dello Iowa, Terry Branstad. Quasi sicuramente opporrà la firma sul testo approvato. Anche per lui, infatti, le riprese non autorizzate rappresentano un problema da affrontare.Lo Iowa è uno stato la cui economia è in buona parte basata  sugli allevamenti intensivi, quelli che conosciamo solo dalle idilliache pubblicità dove gli animali vengono più o meno presentati come pets, i tanto desiderati oggetti dell’industria degli animali-bambolina americana (e non solo). La realtà, però, è ben diversa e più volte la Peta ed altre Associazioni animaliste americane hanno documentato cosa in effetti avviene dietro le quinte.Anche il Minnesota e la Florida hanno recentemente proposto simili provvedimenti … anti-animalista, ma solo nel Minnesota, patria di alcune multinazionali del settore, il provvedimento sembra andare avanti. Meno di recente anche Texas, Colorado e Missouri si erano fatti promotori di analoghe iniziative, che erano poi decadute. Nello Iowa, invece, le cose sembrano andare in maniera diversa.Secondo gli animalisti americani sarebbe così violata la Costituzione, ma per la lobby degli allevatori, evidentemente influente nella politica del paese, gli animalisti violerebbero la privacy. Ad ogni modo, negli Stati Uniti, ed in Lousiana in particolare, alcune frange industriali più avanzate hanno dissentito da simili proposte legislative anche se comunque i filmati sarebbe lecito poterli eseguire, previo preavviso…
WALL STREET
24 MAGGIO 2011
 
Cina/ Allattati da una cagna, la favola di due leontigri cinesi
 
Roma - C'era una volta un leone che si accoppiò con una tigre...dopo alcune settimane nacquero quattro leontigri ma solo due sopravvissero. Il destino, però, volle che la mamma tigre non avvertisse affatto quello spirito materno necessario a crescere i suoi cuccioli. E così, un giorno, furono dati in adozione. A una cagna. Che però nella favola a lieto fine dello zoo Xixiakou Wildlife di Weihai, nell'est della Cina, non interpreta affatto la parte della matrigna cattiva. Tutt'altro. E così ai fortunati visitatori dello zoo non sarà cosa rara ammirare la cagna mentre allatta i due leontigri: evento straordinario e possibile solo per animali nati in cattività, fa notare oggi la Bbc. Il portavoce dello zoo, Cong Wen, ha detto di non sapere per quale ragione i genitori 'naturali' abbiano smesso di dedicare attenzione ai loro due cuccioli. La fortuna ha voluto però che, dopo le normali diffidenze iniziali, i due cuccioli abbiano trovato subito il giusto feeling con la madre adottiva che, a sua volta, aveva da pochi giorni finito di allattare e accudire la sua cucciolata 'naturale'. Il resto della favola è, ovviamente, già scritto: i due leontigri stanno bene, mangiano con regolarità e con la loro nuova mamma vivono felici e contenti.

IL GAZZETTINO
24 MAGGIO 2011
 
Le paure degli amici quattro zampe allo stadio iniziale possono essere superate con pazienza e attenzioni
 
Le paure degli amici quattro zampe allo stadio iniziale possono essere superate con pazienza e attenzioni. Può accadere che cani e gatti vengano spaventati o addirittura traumatizzati da una persona, da un oggetto, oppure da un evento imprevisto. In alcuni non è difficile casi risolvere il problema, adottando piccoli accorgimenti affinché Fido e Micio superino in breve tempo il "brutto momento". Sono due le tecniche principalmente utilizzate per la risoluzione di alcuni problemi comportamentali: la desensibilizzazione e il controcondizionamento. Si ricorre alla desensibilizzazione se il cane o il gatto attuano un comportamento anomalo verso un soggetto, che può essere un altro animale o un essere umano, oppure verso un oggetto, come un banale cappello, il tutto senza che questi elementi abbiano interferito e in qualche modo turbato direttamente il quattro zampe. Questo comportamento indica che il problema è dovuto a una mancata conoscenza del soggetto/oggetto che l'animale si trova di fronte. La soluzione è introdurre gradualmente l'elemento di disturbo, con il tempo e la pazienza necessari, magari aiutandosi con l'uso del cibo, che spesso funge da premio dopo il raggiungimento di un risultato. Viceversa, si fa ricorso al controcondizionamento se l'animale è stato condizionato da un evento (un temporale), un soggetto oppure un oggetto con i quali il cane o il gatto ha interagito in maniera attiva e diretta, provocando il condizionamento. In questo caso il problema è dovuto ad un'errata conoscenza, con esiti a volte traumatici. Quando si verifica questo disagio nell'animale, ovvero nel momento in cui interagisce con l'elemento di disturbo, è opportuno fare in modo che il cane o il gatto rimanga tranquillo e venga indotto a conservare l'autocontrollo, stimolandolo con il cibo e con il gioco. L'unico atteggiamento da evitare è quello protettivo: coccolare l'animale quando è spaventato, anche se può essere un gesto istintivo, in realtà non lo aiuta, anzi, così facendosi rafforza la sua paura, complicando la soluzione del problema.
AGORA VOX
24 MAGGIO 2011
 
Incidente con animali. Chi paga i danni?
 
Un’apparizione improvvisa, la sterzata, le gomme che stridono sull’asfalto e poi l’impatto. Una scena ricorrente, a volte illuminata dai fari che si stagliano nella notte. Un animale giace sulla strada o nella cunetta, inerte. Superata la paura, rincuorati per non aver subito danni alla persona, si scende per vedere bene cosa è successo.Gli occhi osservano impietositi la vittima innocente ma subito dopo lo sguardo va all’auto. Cofano ammaccato, paraurti divelto, targa penzoloni, faro frantumato, mascherina spaccata. Sono tante le ipotesi e il pensiero è immediato. Chi ci ripaga i danni? Se è un animale domestico il pensiero corre al proprietario, ammesso che lo individuiamo. E se è un animale selvatico? Un capriolo, un cervo, una volpe? E se è un cane randagio? Questo tipo di infortunio non è raro e rappresenta il 3% degli incidenti stradali, spesso con un bilancio di morti e feriti (stavolta ci riferiamo agli automobilisti) che, secondo un’indagine del Corpo Forestale dello Stato nel decennio 1995-2005 sarebbero stati 150 con un altro centinaio di feriti graviAvviene in una fascia oraria del primo mattino o dopo il calar del sole. La frequenza e la tipologia è in relazione alla zona che si attraversa in auto e alla fauna residente, domestica o selvatica. Altro elemento è la velocità dell’auto in relazione al tipo di strada percorsa. Le strade statali in genere consentono velocità maggiori, le comunali hanno una manutenzione generalmente meno curata e consentono perciò velocità minori, le autostrade – per essere recintate – dovrebbero fornire maggiori garanzie. In tutti i casi la richiesta di risarcimento è difficile, onerosa, dispendiosa ed aleatoria. Non è facile per il danneggiato dimostrare che la collisione non è imputabile a lui e in ogni caso dovrà dimostrare che i danni all’auto sono stati cagionati dall’animale investito. Per gli animali domestici (cani, gatti) per quelli da allevamento (bovini, ovini, pollame) e da lavoro (cavalli, asini) la responsabilità ricade sui proprietari ai sensi dell’art.2052 del codice civile, perché avendoli in uso sono responsabili dei danni da loro causati, anche se si tratta di animali smarriti o fuggiti e a meno che il proprietario non provi di aver adottato tutte le misure di custodia possibili, vanificate da un caso fortuito. Per tutte le altre tipologie di animali la strada del risarcimento è lunga e controversa.Di norma il risarcimento va richiesto all’ente gestore della strada (Stato, Regione, Provincia, Comune, Società Autostrade) in un palleggiamento di responsabilità che porta ad un contenzioso imprevedibile. E’ da dire che non è responsabile l’ente gestore della strada che abbia provveduto ad installare ai bordi della carreggiata, in numero sufficiente e visibile, i cartelli segnaletici di pericolo (quello triangolare bianco con bordi rossi che raffigura un capriolo che salta). Più certa dovrebbe essere la richiesta di risarcimento alla Società Autostrade che, attraverso il pagamento del pedaggio,deve assicurare agli automobilisti le massime garanzie di sicurezza e se non dimostra di aver recintato tutto la sede stradale che ha in concessione incorre in evidente responsabilità.Per la fauna selvatica le leggi 968/1977 e L.152/1992 hanno stabilito che la fauna selvatica è entrata nel patrimonio indisponibile dello Stato. Gli automobilisti danneggiati dovrebbero perciò individuare nello Stato il soggetto responsabile dei sinistri. Ma non è così, perché la competenza sulla caccia è passata alle Regioni che a loro volta possono delegarla alle Province. Dove tale delega è presente, la richiesta va fatta alla Provincia del luogo del sinistro. La Cassazione ha stabilito che spetta alle regioni il compito di predisporre le misure idonee ad evitare che la fauna selvatica arrechi danni a cose e persone, per cui la regione ne risponderebbe ai sensi dell’art.2043 del codice civile. Risolto (?!) il problema del destinatario della richiesta di danni bisognerà provare che l’ente è responsabile e che alla sua condotta omissiva è riconducibile l’incidente. La solita Cassazione, dopo una serie di giudicati, ha stabilito che sussiste la responsabilità degli Enti preposti alla cura della fauna selvatica qualora non abbiano adottato misure idonee ad evitare danni. Non è quindi l’automobilista che deve dimostrare la responsabilità dell’Ente ma è l’Ente che deve dimostrare di non aver colpa avendo adottato tutte le cautele necessarie. In questo modo la palla è rimbalzata al singolo giudice di merito che di volta in volta, in base alla dinamica dei fatti ed alle prove prodotte dalle parti, valuterà la sussistenza o meno della responsabilità ed il consequenziale risarcimento danni.Per cautelarsi non resta che pagare qualche euro in più ed estendere la R.C.A. auto ai danni causati dalla fauna selvatica e, quando è possibile e la richiesta trova accoglimento in relazione all’entità dell’infortunio, telefonare alle forze dell’ordine per i rilievi e quant’altro di loro competenza.
 

 

            24 MAGGIO 2011
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 
IL GIORNALE
24 MAGGIO 2011
 
Spazio, un calamaro in missione speciale sullo Space Shuttle
Gli scienziati l'hanno spedito in orbita insieme con cinque microbi. Sono loro i "supereroi" che sperimenteranno per noi le condizioni di sopravvivenza nello spasio. Il mollusco sarà sacrificato: i batteri lo attaccheranno e poi sarà analizzato
 
Simonetta Caminiti
 
Piccoli e leggendari come i lillipuziani de I viaggi di Gulliver, invisibili come gli dèi, invulnerabili come i supereroi. Gli elementi per cui madre natura li ha eletti vanno dal profondo degli oceani al più caldo dei focolai: eppure sono oggi i protagonisti di un’avventura senza precedenti nello spazio. Una squadra composta da cinque microrganismi sconosciuti ai più e un calamaro - proprio così, un calamaro - ha preso il cielo lo scorso 17 maggio, a bordo dello Shuttle Endeavour per un progetto dell’Agenzia spaziale italiana. La missione? Oltre a esplorare la materia spaziale, queste temerarie creature ci dimostreranno quanto si possa sopravvivere in un ambiente che non conosce la gravità, sottoposte, per di più, a imponenti radiazioni. Un tragitto a prova di Star Trek per verificare la teoria della «transpermia», secondo cui la vita sulla Terra potrebbe essere giunta da meteoriti provenienti da Marte e Venere.
I primi esploratori della navetta sono chiamati «orsi d’acqua» (tardigradi per la scienza): microrganismi che non arrivano a un millimetro ma che, sotto la lente giusta, assumono sagome simili agli orsi di mare. Non c’è temperatura compresa tra lo zero assoluto e i 150 gradi centigradi che sia in grado di sopprimerli. Il loro ingresso è stato seguito da esemplari di Deinococcus radiodurans: «Conan il batterio», come è stato ribattezzato, in quanto, come il supereroe, resiste a prove delle più letali. In questo caso, radiazioni che possono superare i 15.000 gray. Gli Haloarcula marismortui, terzi nell’elenco, sono invece microrganismi che sopravvivono alle acque più salate del pianeta: ambienti la cui quantità di sale non è sopportata da nessun’altra, per quanto diabolica, specie di essere vivente. Poi ci sono i Pyrococcus furiosus («mangiatori di fuoco»), così battezzati, in una commistione tra la Magna Grecia e le passioni di Ariosto, perché capaci di mantenersi in vita a temperature elevatissime. Si è infine imbarcata una partita di Cupriavidus, laboriosi microbi che concorrono alla formazione delle pepite d’oro.
A queste prodigiose, infinitesime realtà del mondo, si è unito poi il «pezzo grosso». Addirittura un «calamaro sacrificale». Spiega il sito web Galileo (Giornale di Scienza): «Gli scienziati della Nasa vogliono stabilire se a questi batteri buoni capiti quanto osservato in quelli cattivi: nelle condizioni estreme di temperatura e radiazioni, questi ultimi diventano ancora più nocivi. Quindi, una volta raggiunta la Stazione spaziale, il piccolo calamaro sarà colonizzato con i batteri esposti allo spazio, ucciso e conservato per poter poi essere analizzato». «Batteri buoni», li chiamano gli scienziati, come piccoli angeli immolati nel segno della scoperta, del mistero, di una curiosità tutta umana che ha scritto il suo primo episodio con la cagnetta Laika, spedita negli orizzonti del vuoto nel lontano 1964. «Batteri buoni», differenti da quelli «cattivi»: eppure, vita che addenta la vita (quella del povero calamaro). Un parente (non troppo alla lontana) del calamaro ci aveva tenuti col fiato sospeso appena l’anno scorso, durante i mondiali in Sudafrica: il celeberrimo polpo Paul, «mollusco veggente» che si dirigeva sicuro verso ostriche e cozze nel suo acquario, con pronostici che ne avevano fatto la star dell’estate.
E se la piccola Violetta degli Incredibili (capolavoro Disney-Pixar) sfruttava il potere dell’invisibilità per sondare i misteri dell’amore, e spiare il compagno di scuola che le aveva rapito il cuore, gli Invisibili sondano oggi le frontiere dell’universo, in un percorso scelto dall’uomo: nel caso di specie, l’italiano Roberto Guidetti. «Fin da studente volevo studiare gli animali. Dopo aver guardato dentro il microscopio mi si è aperto un mondo nuovo e lo sguardo ha iniziato a indagare migliaia di invisibili creature» ha raccontato Guidetti, il quale, nel corso della sua ricerca, ha anche scoperto delle nuove specie. Tra le altre, il Murryanous Stellatus o il Ramazzottius affinis. Animali poco studiati, nei quali non è raro imbattersi soprattutto se si analizzano substrati. E, naturalmente, luoghi inesplorati.

AGORA VOX
24 MAGGIO 2011
 
Sperimentazione animale: strage vana, crudele, infinita
 
La recente direttiva europea facilita il reperimento di “cavie” per la vivisezione, ma un uomo geneticamente non è un gattino
È un argomento complesso quello che riguarda la sperimentazione animale. Non tanto per la posizione di ricercatori, associazioni e cittadini che chiedono al 92% la cessazione degli esperimenti, quanto dal punto di vista legislativo. L’8 settembre 2010 è stata approvata la nuova Direttiva europea 2010/63/UE sulla sperimentazione animale che aggiorna le regole in vigore dal 1986. Molti stati membri dell’Unione europea non hanno mai legiferato in materia di vivisezione e, nel loro caso, sarà valida la normativa.
Ma in Italia le cose sono diverse: ben due leggi regolano la sperimentazione animale, stabilendo vincoli che ora entrano in collisione con le indicazioni comunitarie.
Le vere vittime
Ogni anno 12 milioni di animali sono sacrificati in Europa per fini sperimentali, statisticamente uno ogni tre secondi. Nei laboratori italiani ammontano a 900 mila: per la ricerca di base delle università, per lo studio di malattie umane e veterinarie, per le neuroscienze, per la verifica di nuovi farmaci. A questi settori vanno aggiunti il monitoraggio ambientale per sostanze che devono essere rilasciate nell’ambiente, come pesticidi, e l’industria bellica per il collaudo di nuove armi chimiche, nucleari e biologiche. Stiamo parlando di esseri viventi che, pur non sapendo parlare, provano dolore e gioia esattamente come noi.
Irritazione cutanea. Corrosione cutanea. Irritazione oculare. Sensibilizzazione cutanea. Tossicità acuta orale. Tossicità acuta cutanea o per inalazione. Tossicità cronica. Genotossicità/Mutagenicità. Cancerogenesi. Teratogenesi. Ecotossicità. Embriotossicità. Tossicocinetica. Questi sono tutti i test che vengono effettuati per ogni elemento chimico. Il numero degli animali tra roditori, pesci, scimmie e cani previsti per testare ogni singola sostanza ammonta a 2 mila.
Le integrazioni considerate “positive”
Dal 1991 l’Italia vieta l’utilizzo di randagi nei laboratori e, dal 2008, non si possono più impiegare animali nella didattica per esercitazioni di chirurgia e anatomia. La Direttiva europea, invece, permette di destinare bestie “vaganti” alla vivisezione: ogni animale senza microchip è carne da macello e basterà entrare in un canile per fare “spesa gratis” di cani e gatti da rinchiudere nei laboratori. Inoltre, sarà possibile utilizzare specie in via d’estinzione e catturate in natura come scimmie antropomorfe, condurre esperimenti didattici e non senza anestesia e riutilizzare gli stessi animali per più esperimenti.Ma non disperate, perché tra le novità apportate vi è anche la classificazione del livello di dolore provocato dal test: “non risveglio, lieve, moderato, grave” sono gli stadi della sofferenza provata dall’animale. Se il livello è “lieve”, l’esperimento può essere eseguito senza chiedere autorizzazioni e può coinvolgere ogni tipo di cavia più e più volte. Finché, presumibilmente, non sarà talmente sfinita ed emaciata da doverla abbattere.Ma abbattere come? L’intervento dei parlamentari ha apportato altre sostanziali “migliorie”: l’utilizzo di metodi di soppressione “umani” e il reinserimento degli animali “dismessi”. Una volta torturati, tagliuzzati, infettati, dissanguati e menomati possono essere assassinati creandogli meno angoscia possibile oppure affidati ai “fornitori di animali” dai quali provengono per seguire un programma di riabilitazione e socializzazione.
I must da non perdere
Gli animali più richiesti sono topi e i cagnolini di razza beagle. I primi perché sono economici, maneggevoli, facili da trasportare e manipolare geneticamente. I secondi perché sono socievoli, di piccola taglia, robusti e con un pelo corto atto a favorire iniezioni e prelievi. La sperimentazione animale alimenta un intenso giro d’affari tra allevamenti di animali da laboratorio e aziende che producono le attrezzature, come stabulari, per ingabbiare le cavie, e strumenti di contenzione, per tenerli fermi durante gli esperimenti.

IL CAMBIAMENTO
24 MAGGIO 2011
 
Allevamenti di maiali transgenici per il business degli xenotrapianti
Il Comitato Equivita, dopo il parere positivo espresso dal Consiglio Superiore di Sanità per l'allevamento di suini transgenici a fini di ricerca e per la produzione di organi geneticamente modificati, ha lanciato un comunicato stampa per tutelare i diritti umani e degli animali: "Rifiutiamoci di ammalarci per poi diventare chimere umane al fine di salvare gli investimenti delle industrie biotech".
 
TAMARA MASTROIACO
 
Il divieto che vietava la clonazione degli animali è scaduto il 31 dicembre del 2001
 
Il divieto che vietava la clonazione degli animali è scaduto il 31 dicembre del 2001. In assenza di leggi in materia, il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Enrico Garaci, ha annunciato la decisione presa dal Consiglio stesso: anche in Italia si potranno allevare suini transgenici a fini di ricerca e per la produzione di organi geneticamente modificati. Nascerà, dunque, a Cremona nel centro Avantea del genetista Cesare Galli (colui che ha clonato il primo toro e il primo cavallo al mondo), uno dei primi allevamenti di suini o animali transgenici “esclusivamente a fini di ricerca” e nei quali il numero degli animali presenti sarà “contingentato sulla base delle esigenze legate alle ricerche stesse” ha dichiarato Garaci. Il Presidente, inoltre, ha specificato che “di volta in volta i progetti di studio verranno valutati dal Ministero della Salute” e che “gli allevamenti dovranno rispondere a determinate condizioni”.La necessità di avviare un allevamento, spiega Galli, “nasce dall'esigenza di poter disporre di animali Ogm in numero sufficiente e che si riproducano naturalmente, al fine di rendere le sperimentazioni più semplici”. Galli spiega che “i suini transgenici da noi prodotti vengono inviati ai centri di ricerca in Italia, a Padova e all'estero dove gli organi Ogm dei suini vengono trapiantati a primati per valutare la risposta e il rigetto; il fine è il futuro trapianto degli organi animali stessi sugli uomini”.Non c'è davvero fine alla ferocia di chi si crede superiore agli altri animali! Molti di noi penseranno, dopo aver appreso questa notizia, che il fine 'nobile' di salvare vite umane giustifichi tanta crudeltà. Vi invito a riflettere e ad informarvi perché probabilmente potremmo scoprire che tutti i tentativi di xenotrapianti (così sono definiti i trapianti di organi, tessuti o cellule tra organismi di due specie diverse) fatti in questi ultimi due decenni sono falliti.
Nascerà a Cremona nel centro Avantea del genetista Cesare Galli uno dei primi allevamenti di suini o animali transgenici “esclusivamente a fini di ricerca”
 
Decine, forse centinaia, di trapianti d'organo da animale a uomo si sono tutti conclusi con una breve o lunga sofferenza, seguita dalla morte del paziente e gli innumerevoli esperimenti fatti tra animali di specie diverse (ratti, primati, gatti, polli etc.) non hanno altresì fornito dati utili all'uomo, come apprendiamo dal comunicato stampa del Comitato Scientifico Equivita (il cui scopo è quello di organizzare un'opposizione scientifica alla Sperimentazione Animale).
Nel suo appello (e nel sito nella sezione Manipolazione Genetica) il Comitato ci illustra le gravi questioni irrisolte legate agli xenotrapianti che mai vengono affrontate dai media o dai giornali:- un'operazione di xenotrapianto potrebbe scatenare gravi epidemie e quindi potrebbe rappresentare un rischio per la collettività umana. Nel momento del trasferimento dell'organo dall'animale all'uomo, i virus nascosti nell'animale non sono individuabili pertanto il passaggio di agenti patogeni può avvenire tranquillamente. “Questi agenti, ad esempio virus o retrovirus, trovano, grazie all'immunosoppressione praticata per evitare il rigetto, le condizioni ideali per passare all'uomo e tramutarsi, col tempo in agenti patogeni umani; tanto più che le barriere naturali di difesa contro le infezioni, la pelle e il tratto grastointestinale, vengono in questo modo aggirate (Nature, 407, 93 del 7/9/200). Praticamente la possibilità di trasferire all'uomo virus presenti nel patrimonio genetico delle cellule degli animali è alta. “Molti autori ritengono che il virus HIV dell’AIDS si sia sviluppato dal virus SIV delle scimmie (probabilmente attraverso i vaccini per i quali venivano utilizzati questi animali). Molti altri pericolosi virus e infezioni che hanno attaccato gli esseri umani negli ultimi anni provenivano da animali, come il virus Ebola in più regioni dell’Africa, in diversi anni, o il virus Marburg e la malattia di Creutzfeldt-Jacob trasmessa da un prione delle mucche (BSE)”.
Galileo, il primo toro clonato dal genetista Cesare Galli
 
- il principale rischio per il paziente che affronta lo xenotrapianto è il rigetto. “Le differenze genetiche-fisiologiche ed anatomiche tra uomini ed animali, che riguardano, ad esempio la durata di vita, il ritmo cardiaco, il metabolismo, il sistema immunitario e quello ormonale, ed infiniti altri elementi, si riflettono nella reazione di 'rigetto iperacuto' (normalmente l'organo si necrotizza e il paziente muore in brevissimo tempo)”.
- il rigetto però non è l'unico pericolo per il paziente. Il noto chirurgo e ricercatore americano, Thomas Starzl, promotore degli xenotrapianti da diversi anni, definisce “chimera post-operatoria” il paziente trapiantato in quanto studi scientifici hanno dimostrato che le cellule dell'animale si diffondono in tutto il suo corpo. L'uomo 'xenotrapiantato', anche se superasse l'operazione e sopravvivesse, sarebbe uomo al 90% o al 95%.
Come afferma il Comitato, “egli infrange la Dichiarazione dell'Unesco sul Genoma Umano, che vieta la creazione di chimere umane” con tutti i motivi etici che ne conseguono. “Si è anche indotti a pensare: se un maiale in cui è stato introdotto un gene umano è donatore più compatibile, un maiale in cui saranno stati introdotti due geni, poi tre, poi quattro, dieci, o chissà mille geni, lo sarà ancora più (secondo il ricercatore francese Louis-Marie Houdebine sarebbe necessario modificare almeno 10 geni, ma non sappiamo quali. La Recherche 320,67 1999).
Decine, forse centinaia, di trapianti d'organo da animale a uomo si sono tutti conclusi con una breve o lunga sofferenza, seguita dalla morte del paziente
 
Quale è il punto in cui, per la ricerca, sorgerà l'obbligo di fermarsi? Quando il maiale sarà stato 'umanizzato' al 2, al 10, al 50 o al 90%? Allo stesso modo: un malato bisognoso di trapianto multiplo, ad esempio cuore-fegato-reni-polmone, potrà ricorrere all'animale senza perdere i suoi diritti civili di essere umano?”.
Il Comitato afferma che chi sostiene gli xenotrapianti ignora volutamente le ragioni sopra elencate e sottolinea che inevitabilmente gli organismi sanitari riducono l'assistenza ad altre categorie di malati per sostenere le spese di ogni trapianto; una fetta della popolazione scelta dagli Stati dell'Ue sarà lasciata senza assistenza a causa degli eccessivi costi dell'attuale 'medicalizzazione' della popolazione.
Per questa ragione, il Comitato considera negativa la 'cultura del trapianto' anche se accetta il trapianto (da uomo a uomo) nel caso in cui non vi sia altra soluzione o solo in caso di estrema necessità. Secondo il Comitato, la sanità pubblica dovrebbe investire soprattutto nella prevenzione in quanto a parità di costi, si potrebbero salvare più vite umane.
L'appello che fa a tutti i cittadini è “rifiutiamoci di ammarlarci per poi diventare chimere umane al fine di salvare gli investimenti delle industrie biotech” e “facciamo in modo che le scelte a vantaggio della vita e della salute umana prevalgano su quelle dettate dall'inarrestabile desiderio di profitto di alcune aziende transnazionali”.
LA GAZZETTA DI MODENA
28 MAGGIO 2011
 
Scoperto lager per esperimenti su animali
 
MIRANDOLA (MO). Un laboratorio clandestino nelle campagne della Bassa, dove erano stati concentrati 200 animali sottoposti ad esperimenti illeciti commissionati da oltre 100 ditte del settore, per provare dei presidi e prodotti biomedicali. Tre le persone indagate dalla Procura di Modena, il titolare 50enne di un laboratorio di analisi di Mirandola, la moglie che aveva messo a disposizione il “laboratorio-catapecchia” e un veterinario modenese.
«L’operazione - spiega una nota della Lav - ha avuto origine da una segnalazione del Nucleo Guardie Zoofile LAV alla Guardia di Finanza. Così è stato individuato il laboratorio nel quale venivano effettuate sperimentazioni su conigli, cavie, topi e criceti, senza autorizzazione sanitaria o ministeriale».
L’edificio è stato sequestrato, così come gli strumenti per la sperimentazione e gli animali, consegnati ad un centro di accoglienza fuori regione. Gli animali cavia venivano sottoposti a prove di laboratorio quali in inoculazioni di sostanze, l’inserimento sottocute di materiale plastico per testarne la biocompatibilità. Gli uomini del luogotenente Regna della Finanza di Mirandola hanno scoperto che alla fine della sperimentazione venivano soppressi per effettuare esami istologici o perché incurabili. Al momento le ipotesi di reato sono maltrattamento e uccisione di animali, trattenuti in un edificio in precarie condizioni igienico-sanitarie, in alcune parti era addirittura inagibile. Qui gli animali erano tenuti in scaffali da stabulazione e utilizzati per prove di biocompatibilità, alcuni di loro presentavano evidenti lesioni, aggiungono la Lav e la Finanza, in una nota.
«È la prima volta che nel nostro Paese si scopre un laboratorio per la sperimentazione animale non autorizzato e completamente sconosciuto, oltretutto in quelle condizioni - dichiara Ciro Troiano, coordinatore Nazionale delle Guardie Zoofile della Lav - L’aspetto che lascia perplessi è che la sperimentazione era finalizzata a ottenere la certificazione per prodotti e dispositivi medicali impiegati nel settore sanitario: c’è da chiedersi quale garanzia poteva dare un laboratorio non autorizzato».
La brillante indagine della Guardia di Finanza ha permesso di rilevare che presso il laboratorio sarebbero state effettuate oltre 1.300 sperimentazioni di biocompatibilità e testate 566 tipologie di prodotti medicali.
Il blitz è scattato a gennaio, dopo appostamenti e pedinamenti. Da allora sono stati effettuati controlli, che hanno accertato come i test venivano commissionati dalle 100 aziende nel settore biomedicale per ottenere la certificazione dei vari prodotti e dispositivi medicali impiegati nel settore sanitario, gran parte dei quali destinati ad essere utilizzati per le cure medico-ospedaliere.
 
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