24 MARZO 2010

L'ARENA GIORNALE DI VERONA
24 MARZO 2010
 
BORGO VENEZIA (VR). Al micio era stato sparato da distanza ravvicinata, è stato anche picchiato
E’ morto il gatto colpito da piombini di carabina
«Maltrattare animali è reato Se qualcuno sa chi è stato può fare denuncia», dice Goffredo della Lega difesa cane
 
 
 
Borgo Venezia (VR) - Il gatto a cui avevano sparato è morto. Non ce l’ha fatta perchè ha avuto un blocco renale. La persona che gli ha sparato a distanza ravvicinata con una carabina ad aria compressa evidentemente prima o dopo gli aveva anche dato un calcio ai genitali che gli ha provocato un blocco renale.
Ha colpito tutti quella foto pubblicata del micio sofferente con l’occhio ferito. Un pugno allo stomaco anche per i tanti volontari che da anni si occupano di maltrattamenti di animali. Anche per Anna Corato, la veterinaria che il gatto se l’era persino portato a casa dall’ambulatorio nel fine settimana per poterlo accudire meglio. È possibile che qualcuno, in Borgo Venezia sappia bene chi ha ammazzato il gatto. Perchè questo è quello che ha fatto. Ed è un reato penale.
Rina Goffredo della Lega per la difesa del cane è arrabbiata e amareggiata: «Io spero che se qualcuno ha visto la scena, se qualcuno sa chi ha usato la carabina contro il gatto faccia una segnalazione, anche in forma anonima. Purtroppo molte persone sono crudeli, alle volte ci scontriamo con una realtà che è difficile persino da ipotizzare».
L’altro giorno Rina è stata allertata da una donna di Bosco di Sona: «La persona mi ha detto che sentiva un gatto miagolare in continuazione a casa di una vicina, ma che non lo vedeva».
Così l’instancabile Rina s’è diretta a Bosco di Sona, s’è presentata e ha chiesto di vedere il gatto: «Lo tenevano chiuso in una conigliera, al buio, in mezzo ai suoi escrementi. Ho chiesto da quanto tempo l’animale fosse in quelle condizioni», aggiunge Rina, «e mi è stato risposto che da un anno il gatto viveva così. La giustificazione è stata disarmante: siccome il micio alcune volte era scappato, per non correre rischi lo avevano ingabbiato».
In famiglia vivono un’anziana affetta da degenerazione senile e la figlia che pur non essendo malata ha dimostrato di avere poco intelletto.
«È un gatto, se anche sta dentro la gabbia qual è il problema? Sta bene anche lì», ha detto la donna senza farsi venire almeno il dubbio che quanto sostenava potesse essere vero.
La rappresentante dellla Lega per la difesa del cane ha spiegato alla donna, che al di là del semplice capire che un animale non può vivere in quelle condizioni, c’è anche il reato di maltrattamento di animale.
«La proprietaria del gatto non ha fatto una piega. Mi ha detto che non le interessava e che mi portassi via il gatto. Non ha saputo dirmi neanche se è maschio o femmina». L’animale adesso è dai veterinari. Dovranno accertare se ha riportato lesioni alla vista dato il buio costante cui è stato costretto a vivere. «Ci sono volte in cui io stessa resto senza parole nel constatare a quanta crudeltà sono sottoposti gli animali. E purtroppo di casi simili ce ne sono tanti, e molti non li conosciamo. per fortuna c’è anche gente sensibile, buona e che gli animali li ama davvero. Sono stata contattata da un giornalista russo che abita a Mosca. Ha chiesto il numero del nostro conto corrente, ha promesso che ci farà una donazione per aiutarci a sostenere le spese degli animali che soccorriamo».

BLOG SICILIA

24 MARZO 2010

 

Lager degli animali a Sambuca di Sicilia (AG)

 

Sambuca di Sicilia (AG) - Si consuma a Sambuca di Sicilia, per la precisione in Contrada Balata, l’ennesimo scempio che vede come protagonisti degli animali e, come autori, i soliti ignoti in cerca, forse, di un diversivo grazie al quale provare emozioni alternative.Un vero e proprio pozzo degli orrori è stato scoperto da alcuni giovani che sono soliti transitare in zona, i quali hanno individuato due cani impiccati e tenuti sospesi tramite delle corde di colore chiaro.Dopo la segnalazione, il serbatoio che si trova in aperta campagna è stato ispezionato dalle forze dell’ordine, le quali hanno svelato uno scenario a dir poco raccapricciante.Pare infatti che, oltre ad essere stati impiccati, i corpi dei cani presentino degli evidenti segni di violenza, esercitata sicuramente quando gli animali si trovavano ancora in vita.Ma non è tutto, perché anche altri resti sono stati rinvenuti all’interno del pozzo, tra cui anche la carcassa di un cavallo.Inoltre, la presenza di altri cappi lascia pensare che già in altre occasioni si siano consumati simili barbari riti.Secondo gli abitanti del posto, trattasi solo delle consuete ragazzate compiute molto probabilmente da un gruppetto di bulli.Il vice sindaco Ciaccio Tommaso, dal canto suo, afferma che nessuna segnalazione era stata fatta in merito fino ad oggi e che gli organi preposti, tra cui i Vigili Urbani, saranno informati, al fine di evitare ulteriori scempi in futuro.Ci auguriamo che simili inciviltà possano terminare e che i responsabili siano non solo puniti, ma anche educati al rispetto di tutte le forme di vita.


AGRIGENTO NOTIZIE
24 MARZO 2010
 
Il pozzo degli orrori a Sambuca di sicilia
 
 
 
Sambuca di Sicilia (AG) - Nelle campagne di Sambuca di Sicilia, in contrada Balata, un gruppo di ragazzi ha trovato un pozzo dove sono stati seviziati e impiccati dei cani. Tra i rifiuti è stata ritrovata anche la carcassa di un cavallo. Le forze dell'ordine non ne erano a conoscenza, ma la scoperta adesso li porterà ad effettuare degli accertamenti.
L'Ente nazionale protezione animali è pronto a costituirsi parte civile nel procedimento a carico degli autori delle torture. “Facciamo quotidianamente – ha dichiarato la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi – ogni sforzo sul piano educativo e su quello della sensibilizzazione; ma al nostro intervento culturale, in casi come questi, vanno affiancati gli strumenti della prevenzione e della repressione dei reati. Torturare esseri viventi indifesi è vergognoso: non si dimostra coraggio in questo modo; si evidenzia invece una debolezza umana capace solo di avere ragione su esseri incolpevoli”.
Il sindaco di Sambuca di Sicilia promette una maggiore attenzione e una forte vigilanza, ma la gente del posto sembra non avere dubbi sul “movente”: sarebbe opera di “bulli”.

GIORNALE DI SICILIA

23 MARZO 2010

 

Sambuca di Sicilia, cani seviziati e impiccati

In contrada Balata, in un serbatoio due quattrozampe strozzati da una corda con segni di violenza sul manto. Il vice sindaco: faremo in modo che crudeltà del genere non si ripetano più.

 

MARGHERITA INGOGLIA

 

Sambuca di Sicilia (AG). Un pozzo dell’orrore. In contrada Balata, a Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento, c'è un vecchio serbatoio dove sono stati seviziati e impiccati dei cani. Uno scenario raccapricciante, in mezzo alla campagna. A scoprirlo sono stati alcuni ragazzi che spesso transitano in quella zona e che pochi giorni fa hanno notato la struttura in cemento dove si consumerebbero queste atrocità. Le forze dell'ordine non ne erano a conoscenza, ma la scoperta adesso li porterà ad effettuare degli accertamenti.
I ragazzi hanno notato, all’interno del pozzo, due cani impiccati agli angoli opposti delle pareti e trattenuti con una corda di colore chiaro. Sono evidenti le tracce di violenze sui loro corpi. Un caso isolato? Non sembrerebbe se si considera la presenza di altri cappi appesi alle pareti. E non è tutto. Sul fondo della struttura, insieme a pneumatici e rami secchi, anche altri resti di animali, pure la carcassa di un cavallo.
Secondo la gente del posto non ci sono molte alternative: si tratta di “ragazzate”: atti di bullismo di pessimo gusto. “Ad oggi, nessuno ha segnalato al Comune un fatto così grave – afferma il vice sindaco Ciaccio Tommaso –. Provvederemo al più presto a segnalare l'empio episodio ai vigili urbani e faremo in modo che crudeltà di tale spessore non si ripetano più”.


LIBERO

24 MARZO 2010

 

Cani torturati e impiccati a Agrigento

Trovati anche cappi serviti allo scopo e carcassa di cavallo

 

SAMBUCA DI SICILIA (AGRIGENTO), 24 MAR - In un pozzo delle campagne di Sambuca di Sicilia, nell'Agrigentino, sono stati trovati corpi di cani impiccati.

Lo rendo noto l'Ente nazionale protezione animali di Catania rilevando che ''i cani avevano evidenti segni di torture subite'' e che ''la gente del posto sembra non avere dubbi sugli autori: sarebbe opera di bulli''. Trovati anche altri cappi evidentemente serviti allo stesso scopo in altre occasioni e tra i rifiuti anche la carcassa di un cavallo.


GIORNAL

24 MARZO 2010

 

150 cani rinchiusi nella sporcizia

 

Alessandria - Questa mattina i Carabinieri del NAS di Alessandria sono nuovamente ai canili di Viguzzolo, visitati alcuni giorni fa, per controllare che siano iniziati i lavori di adeguamento richiesti. I militari avevano già segnalato che i canili "Animali Amici" e "Barbablù" (di fatto la stessa struttura) non avevano le condizioni igienico sanitarie per ospitare 150 cani randagi per la troppa sporcizia tra le gabbie.
Le due strutture sono convenzionate con alcuni comuni del tortonese ed effettuano servizio di accalappiacani e di ricovero a fini adottivi. Pare che il Sindaco, vista la situazione, abbia revocato l'autorizzazione sanitaria al canile.  "Ringraziamo il comandante dei Carabinieri dei NAS di Alessandria, il capitano Renato Giraudo, per il tempestivo intervento e i veterinari ASL Giuseppe Gamaleri e Angelo Seghesio che hanno contribuito a far luce sulla grave situazione in cui versavano le strutture", ha detto Silvia Berni responsabile LAV di Alessandria "Rimane però l’amarezza delle sofferenze che, anche a causa delle pessime condizioni igieniche, i cani hanno dovuto subire prima di questo intervento”. La LAV di Alessandria aveva chiesto l’intervento dei veterinari ASL e dei Carabinieri, in seguito alle numerose segnalazioni che riportavano le cattive condizioni dei cani.


IL CENTRO

24 MARZO 2010

 

Nel poligono di tiro clandestino cani utilizzati come bersagli

 

AVEZZANO (AQ). Un poligono clandestino dove chi spara usa come bersaglio anche i cani. Nell’ex cava sul monte Salviano, a poche centinaia di metri dal Santuario della Madonna di Pietraquaria, una carcassa di cane ammazzato a colpi di fucile è circondata da rovi, bossoli e ossa di altri animali forse uccisi allo stesso modo. Un orecchio e due dita di plastica sono ciò che resta delle sagome di manichini, tra cocci di bottiglia e tiri al bersaglio. Un gruppo di escursionisti ha segnalato al Centro la presenza del poligono.

 

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Cani uccisi nel poligono illegale

 

Roberto Raschiatore

 

AVEZZANO (AQ). La carcassa del cane ammazzato è circondata da rovi, bossoli di pistole e ossa di altri animali forse uccisi allo stesso modo. Un orecchio e due dita di plastica sono ciò che resta delle sagome di manichini utilizzati come bersagli. Tutt’intorno centinaia di cartucce. Ecco il poligono di tiro clandestino sul monte Salviano.  La stretta strada per arrivarci si trova poco dopo il valico della Pietraquaria e porta verso il versante della frazione di Cese. Qui si incontra una vecchia cava. Ed è qui che un gruppo di escursionisti si è imbattuto nel poligono di tiro clandestino e ha segnalato la scoperta al Centro. Una scoperta inquietante. Chi frequenta l’ex cava utilizza armi di ogni tipo e qualsiasi calibro, come testimoniano le ogive dei proiettili e le cartucce. E per le «esibizioni» si scelgono i bersagli più svariati. Così è stato ucciso un cane e così, forse, sono stati ammazzati altri animali (le ossa sono sparse in diversi punti). Un cane randagio che probabilmente ha avuto la malasorte di trovarsi a passare nella zona e che è stato scelto come bersaglio prima di venire selvaggiamente abbattuto. Ma nel poligono clandestino ci si imbatte anche in parti di manichini: un orecchio e un dito si trovano fra le rocce dell’ex cava del monte Salviano. Così come cocci di bottiglie, videocassette. Su alcune tavole ci sono fogli scaricati da un apposito sito Internet frequentato dagli amanti delle armi: raffigurano bersagli e punteggi. Si spara da una distanza di un centinaio di metri, con le armi puntate verso la parete della montagna. A terra persino gli appositi tappi per le orecchie, utilizzati per proteggersi dai rumori. Tutto sembra curato nei particolari in questa sorta di territorio western a due passi dal frequentatissimo santuario della Madonna di Pietraquaria, patrona della città di Avezzano. «È assurdo che possano esserci simili esibizioni di orrore in una zona tanto frequentata», affermano alcuni escursionisti, «senza dimenticare il pericolo che si può correre trovandosi a passare nella cava diventata poligono di tiro. Speriamo che qualcuno intervenga al più presto, anche per tutelare l’ambiente circostante». L’appello è rivolto a Forestale e carabinieri. I frequentatori della vecchia cava rischiano reati che vanno dall’omessa custodia di armi all’esercizio illecito di poligono di tiro. L’area si trova fra l’altro all’interno della riserva naturale del Salviano, istituita con legge regionale nel 1999, ed è uno dei parchi più importanti a ridosso di una città (si estende per 722 ettari, dalla Valle Roveto al Parco Sirente-Velino). In questo ambiente vivono istrici, lepri, volpi, scoiattoli, poiane e grifoni. Specie protette in un’area dove si spara.


ROMAGNA OGGI

24 MARZO 2010

 

Faenza: lascia l'animale in cattivo stado di salute, denunciato

 

FAENZA (RA) - I Carabinieri della stazione di Bagnara di Romagna hanno denunciato mercoledì a piede libero, con l'accusa di maltrattamento di animali, un residente della zona. L'uomo è accusato di aver lasciato in precarie condizioni di salute e ed in un'area coperta da escrementi dell'animale, il proprio cane di razza. L'animale, denutrito e disidrato, come avvalorato dal medico dell'Ausl di Ravenna, è stato posto sotto sequestro ed affidato al canile di Lugo.


LA NUOVA VENEZIA

24 MARZO 2010

 

La femmina veglia il cigno maschio investito

 

JESOLO (VE). Cigni in amore a Jesolo Paese, una storia commovente sulle rive del Sile, vicino al parco commerciale Bennet. L’altro giorno un esemplare maschio è stato colpito da un’auto che gli ha procurato delle ferite probabilmente guaribili nel giro di qualche settimana. I residenti hanno notato che la sua «compagna» non si è mai allontanata dalla scena dell’incidente e lì è rimasta tutto il tempo, anche quando il volatile è stato preso in consegna da alcuni animalisti che lo sottoporranno alla visita di un veterinario specializzato per cercare di salvarlo. La «cigna» è rimasta dunque sulla strada ad aspettare, tanto che sono intervenuti alcuni ragazzi a spingerla nuovamente fino alle acque del Sile, dove probabilmente si trova il nido d’amore, per evitare che a sua volta fosse investita da un’auto.  I cigni sono tra gli animali più fedeli che si trovano in natura. Gli etologi hanno studiato a lungo i loro comportamenti che indicano una forte e sentita monogamia e un senso della famiglia che dura per tutta la loro vita. A Jesolo c’è una folta colonia di cigni che spesso d’estate si spinge verso le foci del Piave e che spesso pascolano le alghe e le erbe portate dalla marea sul bagnasciuga. I cigni quando si accoppiano e hanno prole rimangono sempre vicino al nido della covata, solo i due cigni adulti si allontanano a turno per cibarsi e portare cibo ai piccoli. E guai avvicinarsi. Papà e mamma cigno sono capaci di gettarsi a colpi di becco anche contro la barca più grande.


PIACENZA DAY
24 MARZO 2010
 
Uccellagione a Grazzano Visconti. Denunciato un bracconiere
L'albanese è stato colto in flagranza di reato. Per il bracconaggio sono previste sanzioni penali
 
 
  
 
Provincia di Piacenza - L'ispettore Roberto Cravedi e l’assistente scelto Pietro Masini (del Nucleo Tutela Faunistica della Polizia Provinciale di Piacenza) hanno colto in flagranza di reato un bracconiere albanese residente nel Piacentino, che nella zona di Grazzano Visconti catturava uccelli con alcune trappole.
L'esercizio dell’uccellagione (la cattura, appunto, di uccelli con l'uso di trappole) è vietata dalla Legge nazionale sulla caccia e punita penalmente, e l'uomo è stato denunciato. E' andata decisamente meglio ai fagiani e agli altri uccelli finiti in trappola, che sono stati liberati.

CORRIERE DELLE ALPI

24 MARZO 2010

 

Denuncia della Lav contro chi ha ucciso le gazze a Levego (BL)

 

BELLUNO. Nessuno sconto a chi tortura gli animali. La Lav ha depositato una denuncia contro ignoti in tribunale a Belluno. L’obiettivo è arrivare all’individuazione dell’autore di «un atto di inaudita violenza, compiuto qualche settimana fa nella zona di Levego», una persona che avrebbe violato l’articolo 544 bis del codice penale che prevede la reclusione fino a 18 mesi per chiunque uccida un animale senza necessità.  Il fatto sotto la lente degli uomini della Lav è l’uccisione di numerosi uccelli, in particolare gazze, che sono stati poi appesi a una corda e usati come spaventapasseri nei pressi di un campo di mais sulla strada che porta alla Vena d’oro.  «La macabra visione è stata testimoniata da Ivano Pocchiesa, che ha fotografato gli uccelli morti appesi alla corda: una usanza che inorridirebbe qualsiasi persona dotata di un minimo di sensibilità, ma che viene ritenuta da qualche agricoltore un metodo valido per allontanare uccelli indesiderati dai propri raccolti. Un metodo del tutto inefficace perché in breve tempo gli uccelli si abituano alla vista dei cadaveri dei loro simili avvicinandosi senza alcun timore ai vari campi».  «Questa usanza costerà molto cara al responsabile», dichiara Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della Lav, «per l’individuazione del quale chiediamo la collaborazione della cittadinanza».  La Lav, infatti, rivolge un appello a coloro che possono avere notizie utili a identificare la persona che ha ucciso gli uccelli. Chiunque può contattare l’associazione all’indirizzo e-mail: [email protected].  «Non esistono parole in grado di esprimere l’orrore per quello che è successo a Levego. Ci auguriamo che l’autore, o gli autori, di un gesto di tale ferocia, sia al più presto individuato e perseguito per evitare che possa ripetere tale azione», aggiunge Kelly Callegher, responsabile della Lav di Belluno. «Simili gesti oltre ad essere eticamente inaccettabili, sono un illecito penale; invitiamo quindi i cittadini a segnalare e denunciare ogni episodio di violenza o maltrattamento, perché la tutela degli animali e dell’ambiente è responsabilità di ciascuno di noi».


LA GAZZETTA DI PARMA
24 MARZO 2010
 
A caccia tutto l'anno?
 
 
Rose Ricaldi
 
Mentre continuano le polemiche del mondo animalista circa la proposta di estendere anche nel nostro Paese l’attività venatoria a tutti i mesi dell’anno, ecco che gli italiani dimostrano la loro posizione in merito attraverso un sondaggio effettuato dall’Ipsos nei giorni scorsi: l’81% dei nostri connazionali si dichiara contrario al prolungamento della stagione di caccia. Risultato che raccoglie il plauso di Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia: «Si tratta di una maggioranza schiacciante e trasversale di cui i partiti e i gruppi politici, a partire da quelli della Camera dei Deputati dovrebbero prendere atto - commentano all’unisono le associazioni - anzitutto sopprimendo l’articolo 43 della Legge Comunitaria, ora all’esame delle Commissioni della Camera. Una norma che ha prodotto dure proteste e contestazioni e che in effetti, secondo l’Ipsos, soddisferebbe solo il 3% degli elettori della maggioranza di Governo e il 2% dell’opposizione. Ma è in generale ogni tentativo di estensione dell’attività venatoria, a partire dal disegno di legge Orsi, che vede la netta contrarietà del Paese. È ormai chiaro che tra gli italiani vi è un sentire comune e sempre più diffuso verso la tutela degli animali e dell’ambiente, il quale non può non trovare una fedele rappresentazione in Parlamento e tradursi in provvedimenti a favore della natura». Il sondaggio, denominato «Le opinioni degli italiani sulla caccia», non lascia adito ad interpretazioni: «Il 79% dei cittadini considera la caccia una crudeltà da vietare o da regolare più rigidamente, mentre l’80% la vorrebbe vietare nei terreni privati senza l’autorizzazione del proprietario (il noto articolo 842 del Codice Civile) - proseguono gli enti animalisti - Ancora, l’84% degli italiani darebbe la licenza di caccia solo a 21 anni con ritiro ai 70, mentre l’86% è favorevole ad aumentare la distanza di divieto di caccia dalle case e dai sentieri degli escursionisti. Il 71% degli italiani chiede poi di limitare la stagione venatoria ai soli mesi di ottobre, novembre e dicembre e il 77% chiede il divieto assoluto di caccia gli uccelli migratori». E in vista delle ormai imminenti elezioni regionali, significativi sono i dati raccolti nelle Regioni che andranno alle urne, a cui era riservata una speciale sezione del sondaggio. Come si legge nei dati riportati dall’Ipsos: «Nelle tredici Regioni al voto il prossimo 28 marzo, il 69% degli italiani si dichiara "contrario" e "totalmente contrario" se i candidati proponessero regole a favore della caccia (66% fra gli elettori di centrodestra e 75% di centrosinistra). E se il candidato che si sta pensando di votare proponesse interventi a favore della caccia, cambierebbero voto ben 4 elettori su 10: il 34% nel centro-destra (con un 25% che ci penserebbero fino all’ultimo) e il 43% nel centrosinistra (con un 13% che ci penserebbero fino all’ultimo)». I candidati alla carica di Presidente di Regione sono già stati interpellati dalle associazioni animaliste: la richiesta è di non ignorare i risultati del sondaggio, inserendo nei propri programmi politiche a difesa degli animali e del territorio.
BOLOGNA.XCITTA'
24 MARZO 2010
 
I fatti del giorno | Animali impagliati e giocatori fortunati
 
 
 
Bologna - [...]Altri "omicidi", quelli nei confronti di poveri animali indifesi. All'aeroporto di Bologna il nucleo della Forestale, nel suo magazzino, conserva tutti i trofei dei bolognesi vacanzieri sequestrati ai controlli. Leoni impagliati, collane di tartaruruga, borse di varano, corna di antilope. Oggi questo magazzino è stato aperto ai giornalisti e ai fotografi ed è venuta fuori una Bologna un po' incivile.[...]

LA GAZZETTA DI REGGIO

24 MARZO 2010

 

Nuova lettera ad Atc da Legambiente sulla battuta di caccia

 

QUATTRO CASTELLA (RE). A due mesi dalla battuta di caccia nell’oasi del Bianello, decisa dalla Provincia contro il sovrannumero di cinghiali, Legambiente Val d’Enza, che aveva duramente contestato l’operazione, non si arrende e questa volta scrive ad Atc. La questione è la stessa: la motivazione ufficiale dell’intervento era legata ai danni subiti dagli agricoltori della zona a causa dei troppi animali. Allora Legambiente chiede di sapere «il numero e l’ammontare preciso dei risarcimenti alle aziende agricole». Nonchè copia degli atti «per quantificare e provare i danni causati dai cinghiali» e le attività di prevenzione attuate prima.


CORRIERE DI SIENA
24 MARZO 2010
 
Previsite - Sono 128 i cavalli pronti per l’Albo
Il veterinario Marco Reitano spiega i vantaggi dei controlli anticipati. “C’è un numero crescente di animali da Piazza”.
 
 
 
Elena Casi
 
SIENA - Sono 128 i soggetti ammessi all’Albo dei cavalli da Palio che riceveranno così gli incentivi del protocollo nel 2010. Nessun escluso eclatante, ci sono infatti tutti i big della Piazza: Già Del Menhir e Fedora Saura in primis, seguiti poi da Istriceddu, Lampante, Ganosu, Giordhan, Estremo Oriente ed Elfo di Montalbo. Settantasette gli esclusi, alcuni dei quali non erano stati presentati alla visita, tra questi Ernesto Bello che già ha corso in Piazza. Esclusioni dovute principalmente ad alcuni aspetti morfologici come lo stinco troppo esile o l’altezza troppo elevata di alcuni soggetti, come ci spiega Marco Reitano che guida anche quest’anno l’equipe veterinaria: “Solo cinque o sei cavalli non hanno superato la visita per difficoltà articolari o tendinee. Il resto dei soggetti - prosegue il veterinario Reitano - non rientravano nelle misure stabilite dal protocollo“. Sono stati tre giorni intensi, quali aspetti sono emersi? “Abbiamo potuto riscontrare con piacere il numero sempre crescente di cavalli adatti al Palio. Anche i cavalli di quattro e cinque anni ci sono sembrati in ottima forma, soprattutto morfologica, questo ci fa ben sperare per il futuro e conferma la validità di ciò che è stato fatto sino ad oggi“. Un lavoro impegnativo che vi snellirà le operazioni di previsita? “Per quanto riguarda la tipologia e le misure dei cavalli certamente, perchè in tre mesi non possono certo cambiare. A livello sanitario dovremmo comunque ripetere tutti gli esami, i cavalli visitati in questi giorni non hanno ancora svolto l’intensa attività di preparazione al Palio. Solo a giugno, potremmo stabilire se il soggetto soffre di particolari patologie“. Attività agonistica che per i 128 barberi potrà iniziare già dal 31 marzo. Cavalli e fantini potranno allenarsi nelle piste di Mociano e Monteroni messe a disposizione dal Comune nell'ambito del progetto del Protocollo equino. I proprietari e gli allenatori avranno così l'opportunità di verificare e migliorare lo stato di preparazione dei propri cavalli in vista della prossima annata paliesca; soprattutto a Mociano, dove avranno a disposizione anche il canape e potranno dunque provare la mossa.
CORRIERE DI AREZZO
24 MARZO 2010
 
Mattatoio, investimenti e progetti
Vengono lavorati in sicurezza prodotti italiani certificati e ora arriva il potenziamento. Un 2010 di sviluppo: 150mila euro nel giro di pochi mesi
 
 
 
CORTONA (AR) - A cinque anni dall’avvio della gestione da parte di Cortona Sviluppo srl del Mattatoio comunale, il bilancio è positivo e la struttura si è imposta come punto di riferimento per Toscana del Sud e Umbria. Tanti e importanti i miglioramenti effettuati negli anni agli impianti con l'acquisto anche di nuovi macchinari per la lavorazione delle carni. Ora il 2010 si presenta come un anno di ulteriore sviluppo ed investimenti, in particolare grazie al sostegno della Regione, che ha individuato nel Mattatoio di Cortona una delle strutture pilota di tutta la regione: sono in programma interventi che andranno a migliorare profondamente operatività e sicurezza dell'impianto. Entro poche settimane verranno installate nuove macchine per valutare il grasso dei suini e per lavorarli meglio; in programma anche l'attivazione di nuove guidovie per il trasporto interno degli animali lavorati, nuove celle frigorifere e la creazione di una zona per il sezionamento degli animali a disposizione dei privati; in pratica sarà possibile accedere a questa zona per chi vuole macellare in proprio e ciò sarà possibile ai massimi livelli di sicurezza sia alimentare che igienica. Un servizio innovativo che va a rispondere ad una crescente domanda da parte di numerosi privati. Questi investimenti ammontano a circa 150.000. Queste avanzate attrezzature permettono di ottimizzare ed ammortizzare i costi di smaltimento e migliorare anche la qualità della sicurezza e dell'ambiente dove operano i lavoratori. Una delle novità più importanti è anche la creazione di una piazzola di smaltimento delle carcasse di animali di privati, un'area, finanziata dalla Regione, a vantaggio soprattutto degli allevatori che spesso si trovano in difficoltà nello smaltire gli animali morti. Sotto il profilo del fatturato il Mattatoio gestito dalla Cortona Sviluppo srl, anche nel 2009 ha confermato i livelli dell'anno precedente superando i 700mila euro. Nel 2009 sono stati lavorati 20.500 suini, 2700 bovini, 650 struzzi, 1300 ovini/caprini e 16 equini. Tutti i capi lavorati provengono dall'area della Valdichiana (aretina e senese) e dall'Umbria, tra i bovini lavorati il 25% è di Razza Chianina a dimostrazione dell'affidabilità e della qualità del servizio e della fiducia che gli allevatori ed i commercianti nutrono nella struttura. Il Mattatoio Comunale da tempo applica tutte le norme nazionali ed europee sulla tracciabilità del prodotto bovino, e da circa due anni, anche se non richiesto dalla legge, il controllo viene effettuato e richiesto anche sui suini. Tutti gli animali lavorati a Cortona vengono etichettati con ben due targhette, viene cioè applicata la regola della tracciabilità (nascita, provenienza, nome dell'allevatore e luogo di macellazione di ogni singolo animale). “Con la gestione della Cortona Sviluppo srl - riferisce il Comune - sono stati raggiunti tutti gli obiettivi prefissati in particolare quello di salvaguardare e valorizzare i lavoratori impiegati presso il mattatoio. Il Mattatoio di Cortona oggi è un impianto in possesso di tutte le certificazioni dell'Unione Europea in materia sanitaria, della qualità della macellazione e della certificazione.”

LIBERO

24 MARZO 2010

 

BOON DI ADOZIONI PER MUCCHE E MAIALI

L'INIZIATIVA DELLA COLDIRETTI PER ABBATTERE I COSTI DI PRODUZIONE AGRICOLA

 

Per combattere la crisi economica, il settore agricolo aguzza l’ingegno e dalla campagna arrivano mucche, maiali e alberi da adottare. L’adozioni a distanza di animali e vegetali è un’originale iniziativa lanciata dalla Coldiretti per abbattere i costi di produzione diventati ormai insostenibili.
Grazie all’azione combinata di creatività e tecnologia, quasi 100mila “genitori” condividono oneri e onori delle aziende agricole. Le possibilità per i consumatori sono tante, a seconda delle disponibilità economiche. Con un minimo di 50 euro, ad esempio, l'azienda Cornalba a Locate Triulzi, nel milanese, fa vedere “in diretta”, attraverso una webcam fissa, il lavoro svolto nelle stalle. La somma inoltre costituisce un anticipo sulla spesa che potrà essere effettuata su tutti i prodotti in vendita con il 10% di sconto.L'azienda agricola agriRiggio a Reggio Calabria permette invece di allevare a distanza il suinetto grecanico allo stato brado con 150 euro come quota iniziale e una rata mensile di 45 euro. A fine ciclo si potrà avere la carne del maiale o i relativi salumi.
Per adottare un albero da frutta da scegliere sul web la Fattoria Corte Roeli a Pegola di Malalbergo nel bolognese chiede 59 euro l'anno per le pere Abate Fetel e 55 euro per le albicocche Tyrintos. ma c'è addirittura chi offre un intero orto: a Pagazzano in provincia di Bergamo, una famiglia di 3 persone paga 150 euro al mese e ha la possibilità di indicare cosa coltivare, seguirne tutte le fasi e poi raccogliere i prodotti. L'oasi agrituristica Baugiano a Quarrata nel pistoiese prevede invece l'adozione da parte delle scuole della zona del campo di grano antico toscano, la cui farina servirà per produrre la schiacciata offerta nella mensa scolastica come merenda a Kmzero. Dal grano all'uva per il vino, tutto è a disposizione dei consumatori, grazie alle adozioni di Coldiretti.


L'ECO DEL CHISONE

24 MARZO 2010

 

Pragelato, le carabine contro l'elicottero in difesa della fauna
CACCIATORI IN VAL CHISONE CONTRO L'ELISKI: DISTURBA GLI ANIMALI
Cento clienti nello scorso week-end - Nessun divieto, ma il servizio è sospeso

 

PRAGELATO (TO) - È necessaria una regolamentazione per il servizio di eliski a Pragelato dopo gli ultimi week-end di sorvoli.
A sollevare il problema una lettera del Comprensorio alpino Ca To1 inviata alla Regione Piemonte, alla Provincia di Torino, ai sindaci dei Comuni della valle e ai Parchi naturali interessati, in cui si legge che «il volo dell’elicottero disturba fortemente la fauna selvatica (ungulati e galliformi alpini in particolare) costringendo gli animali, terrorizzati, a lunghe fughe sfrenate e repentine. Durante la fine dell’inverno e l’inizio della primavera gli animali selvatici hanno invece estrema necessità di limitare al massimo il dispendio energetico».

La richiesta: vietare o limitare l’attività di eliski.
In questi giorni avverrà un incontro tra i responsabili del servizio e l’Amministrazione comunale: «Abbiamo fatto volare e sciare un centinaio di persone lo scorso week-end - racconta Daniele Brunati, tecnico di volo -, siamo andati principalmente in Val Argentera e con una decina di voli sul Morefreddo, al confine con il Parco naturale della Val Troncea. Le persone erano tutte contente, anche molti francesi che prima di questa esperienza non avevano mai sentito parlare di Pragelato».
Daniele aggiunge che sarebbe importante per tutti trovare una soluzione e un compromesso: «Il servizio è bello, utile, ha avuto un buonissimo riscontro e sono d’accordo per una regolamentazione». Per Federico Rol, responsabile dell’Ufficio tecnico, non c'è «nessun vincolo da parte del Sic e dell’Aereonautica per i voli sul Comune di Pragelato». Però annuncia: «Abbiamo scritto una lettera in Regione per avere indicazioni in merito. Da parte dell’Amministrazione c’è sicuramente l’interesse a mantenere il servizio. Dobbiamo solo capire dove si può e dove non si può volare, dopodiché starà al team dell’eliski decidere se continuare o meno con questa iniziativa».Il servizio rimane sospeso per questi giorni in attesa delle delucidazioni da parte della Regione Piemonte.


LA NUOVA SARDEGNA

24 MARZO 2010

 

Il Parco della Maddalena crea il «mese dei cetacei» e piange il delfino Canuto

 

Antonello Palmas

 

LA MADDALENA (OT). La morte di una della mascotte del Parco della Maddalena, il delfino Canuto, rimasto impigliato in una rete, ripropone il problema della tutela della fauna dell’area protetta e l’esigenza di conciliarla con le attività umane. «Perdere un esemplare per una disgrazia è sempre dispiacere, ma il fatto che fosse riconoscibile ce lo rendeva ancor più vicino, un amico».  A parlare è il direttore dell’Ente Parco, Giuseppe Bonanno: «Non sono rari i casi in cui troviamo delfini spiaggiati, spesso per motivi naturali, - dice -, e sono momenti tristi perchè sono bellissimi e dall’intelligenza straordinaria. Ma in questo caso l’emozione è diversa». Quella di Canuto è stata una disgrazia sulla quale poco potevano gli esperti del Parco, dipendenti, Capitaneria o corpo forestale di vigilanza ambientale: «I delfini non conoscono - spiega Bonanno - i confini del Parco, Canuto è stato trovato fuori zona, a Capo d’Orso. Non sappiamo se la rete fosse derivante e dove fosse morto.».  Il Parco ospita una popolazione di delfini importante: «È valutata in 25 soggetti che possiamo definire “residenti” per tutto l’anno. A loro, tra febbraio e marzo, si aggiunge tanti altri animali per il gioco delle correnti che porta molti nutrienti». Un fenomeno tanto interessante che a quelli del Parco è venuta un’idea: «Vogliamo istituire il “mese dei cetacei marini” - annuncia Bonanno - già dal prossimo anno. Ormai i fenomeni di avvistamento sono sempre più frequenti, sia da parte degli studiosi (come di recente le balenottere e lo squalo balena) che da parte dei pescatori. Perchè anche da parte loro c’è più attenzione. Tutti sintomi che questo mare è vivo».  Come fare per evitare eventi come quello di Canuto? «Occorrerebbe vigilare maggiormente ad esempio sulla collocazione reti. Facendo attenzione anche a periodi particolarmente fecondi come questo, e quindi a maggior rischio. Trovando soluzioni, magari con incentivi. Studiando con la Regione le forme di tutela dei delfini. Che possono diventare fonte di ricchezza aggiuntiva derivante da attività secondarie». Una sorta di testimonial del mare: «Hanno un grande appeal nei confronti delle scolaresche, e poi entrare in contatto visivo con loro non è difficile».  Da sfatare l’idea che i pescatori siano nemici del parco? «I limiti riguardano più che altro la pesca sportiva, anche se nelle zone di massima tutela il divieto è totale. Ma ormai si è capito che ciò che sembrava un vincolo si rivela un vantaggio: protezione dell’ambiente significa arricchimento delle acque. Prendi Lavezzi, dove i vincoli sono stati introdotti molto prima: le dimensioni del pescato sono superiori. Certo, ci sono contrasti sul numero degli ami, sulle dimensioni del pescato. Ma ci aiutano le normative regionali che stabiliscono i vincoli».  Alla fine la vera conflittualità è con chi ha progetti di edilizia «ma il movimento antiparco si è ridimensionato molto ed è cresciuta la collaborazione, come testimonia il successo (oltre 100 persone) della raccolta di rifiuti nelle spiagge. C’è maggiore consapevolezza che le risorse per la natura aprono brecce allo sviluppo economico».


MATTINO DI PADOVA

24 MARZO 2010

 

Evasione fiscale, cavalli sotto sequestro «Mantenimento, costo troppo elevato»

 

Provincia di Padova - Tenere un cavallo costa. Figurarsi quanto può essere dispendioso tenerne nove. Se ne sono resi conto, dopo sei mesi, gli allenatori a cui è stata affidata la custodia giudiziale dei cavalli sequestrati nell’ambito dell’indagine sull’evasione fiscale della Tfc Trasporti. Ebbene, gli allenatori hanno chiesto al pubblico ministero Paola De Franceschi di essere assistiti dalla procura per le spese di mantenimento dei nove animali. Una richiesta dovuta al notevole dispendio economico connesso all’acquisto del cibo. Il braccio di ferro in atto tra procura e allenatori per le spese di mantenimento è stato fermato dal fallimento dell’azienda, circa un mese fa. Ora è stato nominato un curatore, Chiara Marchetto, che potrà disporre nel modo in cui crede degli animali. Se riterrà necessario li potrà anche vendere. Sulla Tfc Trasporti di Limena i finanzieri hanno scoperto un’evasione fiscale di almeno 10 milioni di euro, grazie a un’attenta verifica fiscale su bilanci e contabilità di una cooperativa con circa 300 dipendenti e sui conti della società Navajos proprietaria di una scuderia di cavalli-numeri 1, tra cui due figli del campione Varenne. Il «nero» sarebbe stato investito per l’acquisto di cavalli. Sotto inchiesta sono finiti Roberto Cabbia, 52 anni di Saonara, e Fiorenza Roman, 40 di Padova, con il veneziano Nazzareno Besaggio, 44 di Musile di Piave.


VIRGILIO NOTIZIE

24 MARZO 2010

 

Animali: Gb, arrivano le 'api-poliziotto'

Sono molto abili nel fiutare esplosivi e bombe

 

ROMA - Per le forze dell'ordine in arrivo un nuovo aiutante: l'ape poliziotto, molto abile nel fiutare esplosivi e bombe.Un gruppo di ricercatori inglesi ha trovato modo di trasformare le api in 'fidati segugi'. Un 'ape hotel' trasforma gli insetti residenti in affidabili fiutatori. 'Insentinel', questo e' il nome del progetto, ha permesso ai ricercatori di 'addestrare' gli insetti a fiutare un determinato tipo di esplosivo.


ECO BLOG

24 MARZO 2010

 

AlJazeera: il più grosso mercato nero degli animali a rischio estinzione è negli Usa

 

La denuncia arriva da Aljazeera: il più grosso mercato nero di animali a rischio estinzione è negli Usa. Il servizio di Mike Kirsch racconta di come negli Stati Uniti sia florido il commercio di specie protette in spregio a tutti i trattati internazionali sulla loro salvaguardia. A guadagnarci bracconieri e corrieri che trasportano la preziosa merce, salvo poi essere beccati dagli agenti che effettuano controlli specie in aeroporto. Il problema però è capillare e per un corriere che viene preso altri dieci ne sono passati.

 

VIDEO

http://www.ecoblog.it/post/10127/aljazeera-il-piu-grosso-mercato-nero-degli-animali-a-rischio-estinzione-e-negli-usa


LA STAMPA
24 MARZO 2010
 
UN DRAMMA AFRICANO. IL DNA SI STA IMPOVERENDO E LE LEGGI DELLA SELEZIONE NATURALE APPAIONO SCONVOLTE
L'involuzione degli elefanti
Decimati dal bracconaggio, i sopravvissuti non hanno più zanne
 
 
ANNALISA LOSACCO
 
Davanti a un branco di elefanti così numeroso, intento nelle abluzioni quotidiane in una delle pozze del parco, stiamo attanti a non fare il minimo rumore. Non dobbiamo disturbarli. Soltanto dopo alcuni minuti, però, ci rendiamo conto che tutti gli individui del branco, giovani e adulti, hanno la stessa e inattesa caratteristica: nessuno esibisce le zanne.
È un'immagine strana, decisamente innaturale, considerando che nell’immaginario collettivo sono proprio le zanne a rappresentare l'elefante. Eppure, sempre più spesso, nei parchi africani accade di incontrare pachidermi privi dei mitici denti. Nell'Addo Elephant National Park, in Sud Africa, poi, la percentuale si avvicina al 100%.
Per capire questo puzzle biologico è fondamentale conoscere la storia del parco. Agli inizi del 1900 la regione dell'Eastern Cape era una roccaforte per gli elefanti, ma in breve tempo il diffondersi dell'agricoltura estensiva alterò l’habitat in modo irrimediabile. Un solo cacciatore professionista nell'arco di un anno sterminò 120 esemplari, soprattutto i più belli e i più forti. Fortunatamente, prima che il massacro fosse totale, il governo decise di preservare gli ultimi 11 superstiti, istituendo nel 1931 l'area protetta Addo. E da allora la popolazione degli elefanti è lentamente cresciuta, fino a 450 individui su un'area protetta di 164 mila ettari, che sarà presto estesa a 360 mila.
Effetto collo di bottiglia
Intanto una ricerca dell'Università di Port Elizabeth ha scoperto che, quando una popolazione subisce una drastica riduzione, va incontro all’«effetto a collo di bottiglia». Questo comporta a sua volta una deriva genetica, vale a dire un cambiamento evolutivo indipendente dalla selezione naturale. Così si assiste al prevalere di un carattere che in passato era geneticamente recessivo. In questo caso, appunto, la mancanza delle zanne.
L’altro interrogativo, però, riguardava le femmine: perché quasi tutte sono interessate dal «fenomeno»? E’ noto che le zanne crescono costantemente nell'arco della vita dell'elefante e la loro dimensione determina la posizione gerarchica degli individui all'interno del branco. La femmina con il paio di zanne più grandi, di solito, diventa la matriarca e gioca un ruolo determinante nella scelta delle altre femmine. Sono proprio le sue grandi zanne ad attirare i cacciatori di trofei e, ogni volta che una «leader» viene uccisa, un altro individuo - ma di rango inferiore - deve prenderne il posto. Questa nuova matriarca avrà zanne sicuramente meno sviluppate o potrebbe addirittura esserne priva. Una volta che l'equilibrio genetico viene alterato, il processo continua e sconvolge il vecchio equilibrio.
Ecco perché, di recente, il South Africa National Parks - l'ente sudafricano per i parchi - ha deciso di introdurre nell'Addo un gruppo di individui provenienti dal Parco Kruger nel tentativo di rinnovare il «pool» di Dna. Ma non si tratta di un compito semplice. L’assenza di zanne, infatti, è un fenomeno sempre più diffuso in tutta l'Africa: nel Parco del Nord Luangwa, in Zambia, la percentuale tocca il 38%, mentre nel Queen Elizabeth National Park, in Uganda, la percentuale è già del 15%. Tassi notevoli, se si considera che, di norma, la «cifra» naturale si attesta intorno al 2%.
Aree di confine
Non è un caso trovare questi esemplari soprattutto nelle aree di confine dei Paesi più segnati da disordini politici e guerriglia, in cui è più forte il bracconaggio delle popolazioni locali, quasi sempre scatenato per pure ragioni di sopravvivenza. Ma c’è anche la caccia al trofeo, mai veramente passata di moda tra i ricchi occidentali: sono disposti a spendere anche decine di migliaia di euro per poter tirare una fucilata a qualche animale. E a fare il resto ha provveduto la recente riapertura della commercializzazione legale dell'avorio decisa dalla «Cites», la convenzione internazionale che regolamenta il commercio di fauna e flora in pericolo di estinzione.
A raccontarmelo è Kerri Rademeyer, direttrice dell'organizzazione «Conservation Lower Zambesi» (www.conservationlowerzambezi.org): solo nel 2008 sono state ritrovate 45 carcasse di elefanti, uccisi dai bracconieri all'interno del Parco Nazionale Lower Zambesi, in Zambia. La facilità di accesso e l'impossibilità da parte dei rangers di monitorare l'area per mancanza di automezzi permette a piccoli «commandos» di scegliere in tutta tranquillità gli esemplari con le zanne più grandi e di abbatterli.
La strage, quindi, è in pieno svolgimento. Un esempio è il caso di Nairobi. Il Kenya wildlife service ha bloccato all'aeroporto un maxi-carico di 61 zanne del peso di 532 chili, che stavano per prendere il volo per Bangkok. Il tempo sembra essere tornato indietro. Ricomincia una battaglia che sembrava essere stata vinta già negli ormai lontani Anni 80.

L'ARENA GIORNALE DI VERONA

24 MARZO 2010

 

Scarsa disponibilità

 

In un Paese civile chi è che dovrebbe prendersi cura degli animali randagi accollandosi spese veterinarie e di mantenimento? Specifiche istituzioni, oppure pochi volontari che già fanno fatica ad arrivare a fine mese?
La risposta sembrerebbe ovvia. Specifiche istituzioni, anche perchè la tutela di questi animali conviene a tutta la cittadinanza.
Invece, eccomi qui: la «mamma» di tanti mici sparsi nel territorio del Comune di Verona. Spesso le colonie di gatti si trovano in località desolate e talvolta sommerse da immondizie che nessuno porta via, nemmeno su segnalazione.
Questi mici hanno bisogno di cibo, spesso di cure e sopratutto di regolari sterilizzazioni per evitare il loro continuo riprodursi. Tutte queste necessità vengono soddisfatte da me e da poche altre persone sensibili al problema che devono darsi da fare giornalmente e sopratutto accollarsi le spese per il mantenimento e le cure delle varie colonie.
Io ed altri volontari non possiamo permetterci di abbandonare un solo giorno questi animali randagi. Tuttavia le nostre forze da sole non bastano più e nemmeno bastano le nostre finanze.
Che fare? Avere un punto di riferimento dove trovare un buon cibo gratuito; favorire, attraverso una campagna di sensibilizzazione, il volontariato anche tra pensionati o studenti, in quanto gli attuali volontari sono in misura decisamente carente e, a dirla franca, non ce la fanno davvero più; le sterilizzazioni e le cure, come prevede la legge, devono essere fatte tempestivamente da un veterinario addetto e non con la scarsa disponibilità che si riscontra ora.
Giovanna Di Clemente   VERONA


RIVIERA 24

24 MARZO 2010

 

Un gattino intrappolato è stato tratto in salvo dai Vigili del Fuoco di Imperia

Imperia - I felino, non si sa come, era riuscito ad infilarsi in una grata dalla quale non riusciva più ad uscire

 

di Luciano Breviario

 

Imperia - Questa mattina, ad Imperia, intorno alle 09.00 presso i Giardini Toscanini, alcuni passanti, allarmati da un continuo miagolio, hanno trovato un gattino grigio intrappolato all'interno delle grate di aerazione del parcheggio sotterraneo.
Il micio, entrato chissà da dove, era finito su un piccolo cornicione interno, largo meno di dieci centimetri, sotto il quale si apriva un baratro di quattro piani di parcheggio.
Allertati i Vigili del Fuoco, gli stessi, prontamente intervenuti, nel giro di una ventina di minuti hanno segato il lucchetto che chiudeva la grata ed hanno tratto in salvo la bestiola.
Appena liberato, il gattino non ha accennato neanche a scappare ma ha gironzolato ancora a lungo tra le gambe dei suoi soccorritori.


IL GAZZETTINO

24 MARZO 2010

 

È "allarme nutrie", i residenti chiedono la derattizzazione

 

Mogliano (TV) - Allarme nutrie nei corsi d'acqua di Mogliano: i grossi roditori sono presenti nel canale Fossa Storta che attraversa Mogliano. Le rive, già danneggiate dalla corrente e dalla mancata manutenzione, sono soggette a cedimenti. Le prime segnalazioni risalgono ad alcuni anni fa da parte dei pescatori nei fiumi Dese e Zero. Ora i roditori hanno trovato un habitat favorevole tanto da moltiplicarsi in tutti i corsi d'acqua. Alcuni abitanti di via Macello hanno notato i grossi animali segnalando il problema: chiedono che venga fatta una campagna di derattizzazione.


VIRGILIO NOTIZIE

24 MARZO 2010

 

Animali/ Allarme ambientalisti: in Toscana troppi avvelenamenti

Disattesa la legge, in 2009 morti 97 cani, 19 gatti e 8 volpi

 

Rimane costante il fenomeno dell'avvelenamento di animali, nelle zone di campgna. La denuncia viene da varie associazioni, come Lav, Wwf e Enpa, ma a sottolinearne la gravità è la polizia della Provincia di Firenze. "I dati in nostro possesso - spiega Guido Scoccianti - non dicono tutto. Per quanto sia grave che nel 2009 abbiamo contato il ritrovamento di 97 cani avvelenati, 19 gatti e 8 volpi, questa è solo la punta dell'iceberg. Bisogna considerare infatti che spesso i proprietari degli animali non sporgono denuncia. E poi che, se lo fanno, si rivolgono ai carabinieri. Invece, è la polizia provinciale che, dal 2005, sta monitorando costantemente la situazione, grazie anche all'aiuto di 14 volontari". Le associazioni, oggi a Firenze, hanno presentato ai giornalisti una lettera indirizzata al sindaco di Impruneta, dove cioè si conta la maggior parte di avvelenamenti. Al sindaco viene ricordato "l'obbligo di attivarsi non solo da un punto di vista investigativo, ma anche al fine di provvedere alla bonifica dell'area interessata e all'apposizione delal cartellonistica adeguata ad indicare il ritrovamento di esche avvelenate". Sotto accusa degli animalisti, sono inoltre la Regione Toscana e, in maniera generica, il mondo delle aziende faunitisco-venatorie. "La Toscana - dichiara Mariangela Corrieri, responsabile Lav di Firenze - è stata la prima regione, nel 2001, ad approvare una legge su questo tema. Dovrebbe fare quanto ricordiamo nella lettera al sindaco, ad esempio, ma la legge viene disattesa, assieme all'analoga ordinanza ministeriale". Secondo le associazioni, poi, è particolarmente sospetto il fatto che i casi di avvelenamento aumentino sensibilmente in coincidenza dell'apertura e della fine delle stagioni venatorie, quindi in agosto-settembre e in febbraio marzo, "quando avviene il ripopolamento di lepri e fagiani e bisogna togliere di mezzo i predatori. Ma -continua Adriano Antonelli, che ha da poco perso un cane per avvelenamento- non si deve lanciare un'accusa generalizzata ai cacciatori. Sicuramente, il dato lascia pensare che ci sia qualche furbo di troppo". Gli avvelenamenti si registrano ovunque in Toscana e, secondo i volontari che aiutano la polizia provinciale di Firenze, la questione è aperta in tutta Italia. "Se viene fuori così nel nostro territorio -commenta il volontario Massimo Paoletti - è grazie all'impegno della nostra polizia provinciale, che è all'avanguardia in questo settore. Vi sono intere regioni dove il monitoraggio non esiste affatto".


ESTENSE.COM

24 MARZO 2010

 

Caccia alla volpe nella campagna ferrarese

Un cavaliere indosserà una coda di pelliccia attaccata ad una spalla

 

Mirabello (FE). La campagna ferrarese come quella inglese. Così si verificherà domenica, nell’oasi del Circolo ippico Le Pradine di Mirabello, in occasione di una caccia a cavallo simulata, che si snoderà negli spazi campestri che costeggiano due importanti realtà fliviali, Po e Reno.
La volpe? C’è eccome. Un cavaliere che si muove tra alberti, fossi, prati, e che indosserà una coda di pelliccia attaccata ad una spalla.
La domenica alternativa, che vedrà la partecipazione del il Centro ippico I Due Noci di Sant’Agostino, inizierà alle ore 10 (per terminare attorno alle 14). Il tempo per il bicchiere della staffa e la caccia inizierà al tradizionale suono del corno.
Chi non sa cavalcare potrà usufruire della carrozza che seguirà il percorso dei “cacciatori”.
Per chi salirà a cavallo invece, per rendere l’iniziativa il più verosimile possibile, è necessario l’abito da caccia.
 Le origini di questa tipologia di caccia hanno le proprie radici storiche in Inghilterra, quando per controllare l’aumento demografico delle volpi che predavano gli animali da cortile, i contadini le cacciavano con l’aiuto dei propri cani. Il primo evento del genere di cui si ha traccia avvenne nella contea di Norfolk nel 1534.
In altre nazioni esistevano analoghe forme di controllo demografico degli animali ritenuti pericolosi per l’economia rurale e la sussistenza dei centri abitati, si pensi alla caccia al lupo in Francia o alla caccia al cinghiale in Sardegna e Toscana. Alla fine del XVII secolo gli allevatori avevano ormai selezionato delle razze canine particolarmente adatte alla caccia. La prima di cui si ha notizia è la razza Bilsdale, selezionata nello Yorkshire.
La caccia alla volpe oggi è in realtà un evento sociale ormai totalmente indipendente dalle reali necessità che aveva un tempo, infatti in alcuni paesi (tra cui la stessa Gran Bretagna) è stata vietata ogni forma di violenza contro le volpi che rischiavano, proprio a causa di questo caccia, di essere estinte.
L’evento dura una giornata intera e coinvolge molte persone sia a cavallo che appiedate, ognuna contraddistinta da un abito particolare a seconda del ruolo svolto, nonché una muta di cani (molto spesso Beagle) che seguono le tracce della volpe o di un tampone (chiamato “coda”) impregnato dell’urina di volpe e trascinato da un uomo appiedato lungo un certo itinerario.


IL TIRRENO

24 MARZO 2010

 

Sempre più scontri con i cinghiali: 478 incidenti in un anno

 

Toscana - Cervi, daini, caprioli e soprattutto cinghiali sono responsabili di ben 478 sinistri avvenuti in Toscana nel 2008. Un numero allarmante, soprattutto considerando l’aumento registrato a partire dal 2001, quando gli scontri tra auto, moto e animali furono “solo” 188. Chi viaggia su strade di campagna deve stare sempre più attento.


IL TIRRENO

24 MARZO 2010

 

Duecento chili di muscoli che corrono a 50 all ora

 

Con 630 incidenti causati da animali selvatici tra il 2001 e il 2008, la provincia di Arezzo è la primatista in Toscana. Seguono, in questa poco gradevole classifica, Firenze (551) e Grosseto (399), mentre Pisa (297) e Livorno (153) si attestano a metà della graduatoria. Ultime, invece, Lucca (70), Massa Carrara (58) e Prato (45). Fra i Comuni maggiormente colpiti, nell’area pisano-livornese, ci sono Volterra e Lajatico (entrambi con sedici casi verificatisi sulla strada Sarzanese Valdera) e Castagneto Carducci (undici incidenti sulla Vecchia Aurelia). Gli animali maggiormente coinvolti, invece, sono il cinghiale (1179), il capriolo (1034), il daino (206), l’istrice (56) e la volpe (32).  È bene ricordare anche le caratteristiche degli animali: i cinghiali hanno un peso medio di duecento chilogrammi, saltano fino a un metro di altezza e viaggiano a una velocità di 45-50 chilometri orari. I caprioli, invece, pesano molto meno (circa venticinque chili), ma saltano fino a due metri e raggiungono i sessanta chilometri orari.  La maggior parte dei sinistri si verifica all’inizio e alla fine della bella stagione, in particolare nei mesi di maggio, aprile, ottobre e novembre. Gli animali si spostano soprattutto di notte ed è per questo che la fascia oraria compresa fra le 20 e le 22, è quella che presenta il più alto tasso di rischio.  Le strade regionali sono maggiormente interessate dal fenomeno, mentre le provinciali registrano una più alta percentuale di incidenti con gli animali ogni cento chilometri.


IL GAZZETTINO

24 MARZO 2010

 

La Provincia rifinanzia i microchip sui rapaci

 

Marco Scarazzatti

 

Provincia di Rovigo - Un progetto di microchip satelittare da impiantare sugli animali selvatici salvati nel territorio provinciale. Questo è quello che si vorrebbe fare a partire dal 2011. Promotore dell'iniziativa è il Centro Recupero Animali Selvatici della Provincia, nato nel 2003 grazie all'impegno del veterinario Luciano Tarricone di Polesella e delle associazioni Wwf di Rovigo e Lipu di Adria. «Si stanno facendo degli studi in merito - ha affermato il responsabile del Cras (che ha sede a Garofolo di Canaro) Emiliano Verza - In pratica si tratterebbe di mettere ai rapaci curati e poi liberati, un piccolo zainetto munito di un'antennina molto leggera che trasmetterà poi ogni tot ora ad un satellite. Questo permetterà di verificare dove andranno a stabilirsi gli animali e in quanti di loro sopravviveranno dopo essere stati curati». Il microchip verrà immesso su quegli animali, tipo anatre selvatiche e trampolieri, in grado di migrare molto distanti. Il progetto avrà per la nostra provincia un valore iniziale sperimentale e costerà tra i 1.000 e 2.000 per ogni radio satellitare, con l'aggiunta del personale che dovrà monitorare la situazione. «Ne serviranno almeno una decina per verificare il successo delle liberazioni - spiega Verza - Ogni anno in Polesine vengono raccolti una settantina di animali selvatici, che giungono al nostro centro di reupero in condizioni più o meno disperate. Se ne salvano circa la metà. Tra gli esemplari più ricorrenti, troviamo civette, gufi comuni, gheppi, barbagianni, aironi. Ognuno di questi animali costa svariate centinaia di euro, per il recupero, la degenza, le cure e le medicine». La Provincia, tramite l'assessorato alle risorse faunistiche, stanzia ogni anno circa 30mila euro per l'attività del Cras.


LA NUOVA SARDEGNA

24 MARZO 2010

 

Non cucciolo di chihuahua ma meticcio Denuncia contro la titolare del canile

 

ORISTANO. Al momento dell’acquisto gli avevano garantito che si trattava di un chihuahua, ma quando il cucciolo è diventato adulto si è rivelato essere, invece, un meticcio. La singolare vicenda è destinata a finire in tribunale, perché il proprietario deluso ha deciso di presentare una denuncia per truffa contro la titolare di un allevamento di cani. Vittima del presunto raggiro è un giovane oristanese che pochi giorni si è presentato in questura, dove ha raccontato i fatti e formalizzato la denuncia nei confronti della donna. Il cucciolo era stato acquistato alla fine dello scorso anno. La titolare dell’allevamento, della quale si sarebbero perse le tracce, aveva suggerito al giovane l’acquisto di un chihuahua. Un simpaticissimo cagnolino color miele, munito addirittura di pedigrée. La certificazione che attestava la purezza del cucciolo aveva alla fine convinto il cliente a sborsare ben 950 euro. Soddisfatto dell’acquisto, il giovane oristanese era rientrato a casa con il suo nuovo amico a quattro zampe. Sempre secondo quanto è emerso dalla denuncia, però, con il trascorrere dei mesi il cagnolino avrebbe perso le sembianze del chihuahua per rivelare quelle di un indefinibile incrocio. Il cane, in sostanza, sarebbe un meticcio che non vale, dal punto di vista strettamente commerciale, i 950 euro pagati. Il proprietario avrebbe quindi deciso di fare vedere l’animale a un esperto, tornando poi presso l’allevamento. Ma della donna non si è trovata alcuna traccia. Al giovane oristanese, quindi, non è rimasto altro da fare che presentarsi in questura e denunciare quella che sembra realmente una truffa. In attesa di conoscere il proseguo della storia il meticcio, comunque, rimane con il suo padrone, perché almeno l’affetto non si discute.


ALTO ADIGE

24 MARZO 2010

 

Viaggia per 150 km col gatto nel motore

 

Leonardo Pellissetti

 

TUBRE (BZ). Un gattino nei giorni scorsi ha percorso gli oltre 150 chilometri del viaggio fra Tubre e Landeck e ritorno nascosto nel vano motore dell’auto del suo padrone. Enorme la gioia della piccola Enja quando al ritorno del padre ha ritrovato sano e salvo il suo gattino che ormai dava per disperso.  Il gattino ha percorso gli oltre 150 chilometri rannicchiato dentro l’angusto spazio dov’è alloggiato il motore dell’auto del padrone, uscendo infine indenne e vispo dal cofano come nulla fosse. La strana avventura è capitata al pubblicista Friedrich Haring - già direttore di Castel Coldrano e noto in Alta Venosta per essere un appassionato animalista - nella cui auto “Tino”, uno dei tre gatti suoi e della figlioletta Enja, si era accovacciato a sua insaputa, penetrando da sotto la vettura. Partito da asa alla volta di Landeck come spesso fa per ragioni di lavoro, compiendo nel tragitto circa 150 chilometri, Haring si è accorto della presenza dell’animale nascosto nel vano della macchina al momento di far rifornimento di benzina: una volta aperto il cofano per controllare i liquidi per raffreddamento e lavavetri, ha trovato infatti il gattino accovacciato sopra la batteria, al riparo da cinghie e tiranti. Una volta scoperto, “Tino”, visibilmente impaurito dall’insolito viaggio, si è dato tuttavia a precipitosa fuga sparendo nell’area di servizio fra lo sconcerto del padrone, che, a quel punto, si è raccomandato con i titolari del distributore affinchè cercassero di catturare e prendersi cura dell’animale fino alla successiva visita per il rifornimento di benzina che sarebbe avvenuta di lì a qualche giorno. Nel frattempo però l’amabilmente diabolico gattino si era nuovamente inerpicato senza essere visto dentro il vano del motore dell’autop del suo padrone, riapparendo inaspettatamente davanti casa una volta parcheggiata l’auto in garage.


LA REPUBBLICA

24 MARZO 2010

 

Fino al 31 marzo check-up gratis nei centri che aderiscono all'iniziativa promossa da Hill's Pet Nutrition
L'Associazione Nazionale dei Medici Veterinari: "E' un gesto d'amore e di responsabilità"

Stagione della prevenzione 2010
Visite gratuite per cani e gatti

 

ROMA - C'è ancora una settimana di tempo. Fino al 31 marzo sottoporre il proprio cane o il proprio gatto a un check-up medico non costa nulla: basta individuare il veterinario più vicino e prenotare un appuntamento. La visita è offerta dall'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI), con il patrocinio della Federazione Nazionale Ordini Veterinari (FNOVI) e del Ministero della Salute. L'iniziativa "Stagione della Prevenzione", giunta quest'anno alla sua quinta edizione, è promossa da Hill's Pet Nutrition, leader mondiale nella nutrizione e dietetica clinica di cani e gatti.
Far visitare in quest'ultima settimana il proprio amico a quattro zampe è molto semplice. Innanzitutto bisogna collegarsi al sito internet della "Stagione della Prevenzione" oppure telefonare al numero verde 800189612, in modo da farsi dare il nominativo del medico veterinario più comodo. Poi si prenota la visita di controllo gratuita attraverso la struttura prescelta. Il veterinario fornirà un quadro dello stato di salute dell'animale, predisponendo esami più specifici in caso di necessità.
 "Il successo di questa edizione è confermato dalla crescente adesione dei medici veterinari, che quest'anno sono 3.300 contro i 2.800 del 2009", affermano gli organizzatori. Il numero verde ha ricevuto più di 4mila telefonate, mentre in 80mila hanno visitato il sito internet. Secondo l'ANMVI, "i risultati registrati finora confermano l'attenzione dei proprietari di cani e gatti di tutta Italia. Ricorrere alla consulenza del Medico Veterinario, infatti, riflette senza dubbio un atteggiamento di amore e responsabilità a tutela della salute pubblica e privata".


CRONACA QUI

24 MARZO 2010

 

Proseguono le indagini del procuratore Raffaele Guariniello

Eataly, altre due denunce.Nel mirino carne e pesce

 

TORINO - Ancora due denunce, una più recente e l’altra che risale invece allo scorso anno. Denunce indirizzate ancora una volta contro Eataly, il supermercato dei cibi di qualità divenuto nel frattempo un marchio famoso in tutto il mondo. Dopo le alici fresche contaminate da strane larve, questa volta nel mirino del procuratore Raffaele Guariniello sono finiti la carne e il pesce crudi.
La prima denuncia risale allo scorso mese di settembre e a presentarla è stata una donna che aveva acquistato carne bovina cruda, macinata e battuta al coltello. La cliente aveva acquistato il prodotto ed era tornata a casa, dove aveva mangiato la carne dopo averla condita con olio e limone. Nel corso della notte, poi, erano arrivati dolori lancinanti all’addome e una richiesta di soccorso al 118. Quindi la denuncia alla magistratura, giunta sul tavolo del procuratore Guariniello.
E sullo stesso tavolo, un paio di mesi fa, è giunta un’altra denuncia presentata contro il supermercato con sede in via Nizza. Una denuncia firmata da una giovane donna che aveva comperato pesce crudo e ostriche e aveva poi consumato il cibo una volta tornata a casa. Anche in questo caso, nel corso della notte, erano sopraggiunti dolori acuti e la donna era stata costretta a chiamare il 118 e a ricorrere alle cure dei medici d e ll ’ ospedale Maria Vittoria. Medici che avevano somministrato alla donna alcuni antibiotici per far cessare il dolore. Le analisi avevano quindi evidenziato una intossicazione alimentare da pesce.
Due denunce che si aggiungono a quella presentata qualche tempo fa da una famiglia che aveva comperato alici fresche crude e poi scoperto che nella confezione erano presenti sottili vermi di colore bianco e della lunghezza di un paio di centimetri. Vermi che gli esperti del Servizio veterinario dell’Asl avevano poi analizzato ed etichettato come parassiti della specie Anisakis, un ge­nere di nematodi parassiti di diversi animali marini. Un dirigente della struttura commerciale di via Nizza è stato nel frattempo indagato per commercio di sostanze alimentari nocive.


GREEN REPORT

24 MARZO 2010

 

C'è necessità di investire in ricerca e fare contabilità ambientale

Filiera della carne: i numeri del suo impatto sull'ambiente sono "ballerini"

 

Federico Gasperini

 

FIRENZE. Gli impatti sull'ambiente della filiera della carne, dalla produzione al consumo, esistono, sono reali. Come abbiamo già affermato su greenreport, si tratta di determinarne in modo scientifico l'entità di ogni segmento della filiera stessa (emissioni di gas metano da parte degli animali, inquinamento per produrre il mangime per allevarli, consumo di acqua, spese di trasporto..), attraverso l'applicazione di una seria contabilità ambientale.Attualmente sono disponibili studi che riportano dati poco confrontabili con numeri anche distanti tra loro, ma in ogni modo la maggioranza di questi documenti mette sul banco degli imputati questa filiera di produzione e consumo, attribuendole fino ad un quinto delle emissioni di gas serra (un chilo di carne bovina consuma 35 metri quadri di foresta, 15.500 litri d'acqua e produce 36 chili di CO2).Non mancano però opinioni scientifiche autorevoli che sono in netto contrasto. Secondo il report presentato da Frank Mitloehner, dell'Università di Davis durante il 239/imo Meeting della American chemical society a San Francisco, allevare bovini e suini a scopo alimentare contribuisce solo per il 3% alla produzione complessiva di gas serra, molto meno di altre voci dell'inquinamento (come i trasporti che "impattano" negli Stati Uniti per il 26%).Ridurre i consumi di questi cibi, secondo Mitloehner, non avrebbe un grosso beneficio per l'ambiente, semmai la strategia da adottare è rendere comunque più efficiente la produzione di cibi animali. Ovviamente alla notizia di questi dati qualcuno ha storto il naso, pensando al giro economico (e al peso contrattuale politico) che ha attualmente la filiera della carne e soprattutto pensando all'incremento che potrà avere in seguito all'aumento della domanda di questi alimenti da parte dei paesi emergenti.«Ci aspettiamo un'ondata di negazionismo contro la dimostrazione, ormai consolidata da molti studi di svariate organizzazioni internazionali e istituzioni scientifiche, che lo smodato consumo di carne e in generale di proteine animali ha un impatto forte sull'ambiente in termini di emissioni di CO2 - ha commentato il presidente della Lav Giorgio Felicetti -Sappiamo che il peso in termini di emissioni da parte degli allevamenti va dal 18 al 30%».Anche in questo campo viene ribadita l'importanza di investire in ricerca autonoma ed autorevole, perché con questi numeri "ballerini" che appartengono al comparto dell'analisi, è facile dare soluzioni sbagliate o istruire strategie di adattamento inadeguate.


IL TIRRENO

24 MARZO 2010

 

Coltivazioni assediate dai cervi

 

Massimo Vitulano

 

MONTALE (PT). Negli ultimi mesi hanno suscitato grande interesse i danni provocati dalle gelate, particolarmente significativi per la produzione vivaistica. Ma per quanto disastroso, il danno arrecato ai vivaisti pistoiesi dal freddo non è certo il solo a portare gravi perdite economiche.  Danni continui arrivano da cervi, daini e cinghiali che, nella notte, si introducono nei terreni coltivati, devastando le colture in cerca di cibo per poi tornarsene sulle colline nel folto dei boschi.  Quella degli ungulati è diventata negli ultimi anni una vera e propria piaga, non solo per i vivaisti ma per tutti i coltivatori delle zone che si trovano a ridosso dei boschi.  Una delle aree più colpite dai cervi è Tobbiana, nel comune di Montale, caratterizzata da terreni a terrazzamento coltivati in gran parte ad ulivi. Una decina di proprietari della zona, raggiunto un accordo tra di loro, ha deciso di recintare i poderi, prendendo i dovuti contatti con l’Atc di Pistoia, allo scopo di impedire ulteriori danni. Ma non è sufficiente.  «È da quasi dieci anni che troviamo i campi in queste condizioni - spiega Roberto Meucci, uno dei proprietari - Per un paese come Tobbiana, coltivato soprattutto ad ulivi, i cervi e i daini sono anche peggio dei cinghiali, a differenza dei quali non si accontentano di rovinare verdure a raso terra, ma brucano i rami degli ulivi, talvolta spezzandoli di netto, per mangiare i frutti e i germogli».  Il numero degli ungulati è aumentato drasticamente, come dimostrano i capi abbattuti nella provincia di Pistoia: da 1.600 nel 2008-2009, a 2.200 nel 2009-2010. Il controllo di questi animali è sottoposto alla normativa contenuta nel piano faunistico in vigore, il quale però non aveva previsto questo improvviso e rapido aumento.  A complicare la situazione si aggiunge il fatto che in alcune zone della provincia, come la frazione di Tobbiana, esistono aree di caccia di selezione che prevedono una gestione conservativa della specie, così da permettere l’accrescimento del numero di questi animali. Il comune di Montale si suddivide in tre principali aree faunistiche: l’area a valle, l’area della riserva posta nei terreni di proprietà della Misericordia e l’area pedemontana. Solo per la prima di queste si prevedono però dei cambiamenti a breve termine, grazie al piano di controllo approvato per il monitoraggio della specie.  «I problemi causati dai cervi in questi mesi potrebbero accentuarsi con l’arrivo della stagione primaverile, durante la quale le coltivazioni iniziano a germinare - commenta Francesco Sossi, direttore di Coldiretti Pistoia - La Provincia deve prendere i dovuti provvedimenti per evitare che i sacrifici dei coltivatori non vadano perduti e con essi la produzione del nuovo anno».

 

 

            24 MARZO 2010
 

IL PICCOLO
24 MARZO 2010
 
Corpo di pesce, cuor di leone
 
La lidocaina, un farmaco normalmente usato come anestetico e antiaritmico, è anche in grado di ridurre temporaneamente la paura in chi lo assume. Un gruppo di ricercatori giapponesi dell'Università di Hiroshima ha testato il farmaco su alcuni pesci rossi precedentemente sottoposti a condizionamento comportamentale, cioè addestrati a temere un lampo di luce perché associato a un concomitante evento sgradevole (in questo caso una debole scossa elettrica). Ogni qualvolta i ricercatori abbagliavano gli animali il loro cuore rallentava, contrariamente a quel che succede all'uomo in cui il battito cardiaco accelera, rivelando che i pesci, in quell’istante, erano in preda al panico. Masayuki Yoshida e Ruriko Hirano, due degli autori della ricerca pubblica ta dalla rivista ”Behavioral and Brain Functions”, hanno sperimentato l'effetto cancella-paura della lidocaina. Dopo aver abituato i pesci a temere i flash di luce, hanno somministrato loro una dose di farmaco direttamente nel cervelletto e hanno constatato che il battito cardiaco rimaneva inalterato. I pesci, cioè, non si allarmavano più. Dopo un certo tempo, l'effetto tranquillizzante della lidocaina scompariva e gli animali riacquistavano il comportamento abituale. Studi di questo genere sollevano sicuramente dubbi etici, ma inducono a pensare anche a possibili applicazioni utili: su persone affette da fobie che avvelenano la vita di ogni giorno (la paura dei ragni o il timore del vuoto), o su individui impegnati in professioni rischiose (sminatori o forze armate) immediatamente prima dell'evento.
 
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