24 FEBBRAIO 2010

CRONACA QUI
24 FEBBRAIO 2010
 
Cani e gatti ne hanno già fatto le spese, ora la Forestale ha aperto un’inchiesta
Cuccioli intrappolati e mutilati dalle tagliole dei bracconieri
 
 
CERES (TO) - Un osso spolpato co­me esca, un’enorme tagliola di ferro ricoperta di foglie e pronta a scattare alla minima pressione e infine i guaiti di dolore di un povero cagnolino. Brutta av­ventura per un cocker spaniel a spasso lungo i sentieri di frazio­ne Voragno, alle porte di Ceres, rimasto imprigionato in una mi­cidiale trappola piazzata da un bracconiere. Fortunatamente i denti acuminati non hanno feri­to gravemente l’animale che se l’è cavata con un grosso spaven­to e un edema traumatico a una zampa. Sulla vicenda gli agenti del corpo forestale dello Stato hanno aperto un’inchiesta, ma l’individuazione del responsa­bile non sembra affatto facile.
Il “sacrificio” del piccolo coc­ker, quantomeno, non è stato inutile. Da tempo un’intera bor­gata si interrogava sulle miste­riose sparizioni di animali do­mestici che si erano ripetute nelle scorse settimane. Inizial­mente si sono fatte le ipotesi più strampalate. Da una banda di ladri che seminava bocconi av­velenati per eliminare cani da guardia a misteriosi rapitori di gatti per compiere riti satanici.
Quando due micetti di pochi mesi sono però riusciti a far ritorno a casa con una zampa mozzata è stato però chiaro che si trattava dell’opera di un brac­coniere.
I gatti erano riusciti a liberarsi, ma nessuno poteva sa­pere dove era stata posizionata la micidiale tagliola. Con ogni probabilità l’aveva piazzata una persona del posto, che conosce­va molto bene i punti di passag­gio della selvaggina e l’aveva nascosta alla perfezione.
I guaiti del cocker hanno invece permesso agli agenti del coman­do di Ala di Stura di individua­re la trappola lungo l a pista scoscesa di un sentiero, ancora­ta a una grossa pianta con una catena di un paio di metri. Era lunga quasi 70 centimetri e lar­ga 30 ed era in grado di catturare mammiferi ben più grossi di un cane o di un gatto. Gli inquirenti l’hanno posta sotto sequestro penale per violazione della leg­ge sulla caccia e sono in corso indagini ad ampio raggio per individuare il responsabile. Gli agenti non escludono si possa trattare di un piccolo allevatore della zona, magari danneggiato da una razzia di bestiame com­piuta da qualche volpe. Con ogni probabilità gli abitanti san­no bene di chi si tratta, ma qual­cuno teme ritorsioni.

L'ECO DEL CHISONE

24 FEBBRAIO 2010

 

Oncino (CN)
Bracconaggio: uccisi tre ungulati

 

ONCINO (CN) - Si sono perpetrati nella notte tra venerdì 19 e sabato 20, alcuni atti contro il patrimonio faunistico della Valle di Oncino. Sono tre i casi individuati, che si presuppone siano opera di bracconieri; due in località Moletta e uno nella zona del pilone della Madonna del Bel Faggio.Le tracce delle uccisioni di ungulati, erano molto evidenti sull’asfalto della Provinciale nella mattinata di sabato, in un caso, per nascondere le macchie di sangue, molto evidenti al centro della carreggiata, i bracconieri hanno prelevato della neve dai bordi della strada per occultarle, senza però ottenere un risultato soddisfacente. Non sono certamente fatti eccezionali, poiché, nonostante le smentite, il bracconaggio esiste in questa zona e ripetutamente si hanno segnalazioni in merito.Nelle zone interessate, era stata segnalata nelle scorse settimane la presenza di alcuni esemplari giovani che, con la spessa coltre di neve sulle pendici adiacenti alla strada, favoriva la discesa degli animali sulla Provinciale. Un obiettivo sin troppo facile.


PUPIA
24 FEBBRAIO 2010
 
Operazione antibracconaggio tra il napoletano e l'aversano
 
 
 
Aversa (CE) - Gli uomini del gruppo operativo antibracconaggio "Lida" di Aversa, coordinati da Saverio Mazzarella, hanno effettuato due perquisizioni domiciliari su disposizione della magistratura e sequestrato decine di cardellini e gabbie illegali, all’interno di abitazioni private. Tre le persone denunciate per cattura, detenzione, maltrattamento e vendita di fauna di specie protetta e di proprietà dello Stato. Le guardie zoofile hanno effettuato anche un blitz volto alla repressione di commercio abusivo di specie protette a Qualiano, dove sono stati denunciati ignoti bracconieri che si sono dati alla fuga sottraendosi ai controlli e lasciando sul posto molte decine di gabbie esposte sul marciapiede contenenti cardellini, verzellini, peppole e faneli. Si è proceduto al sequestro delle gabbie ed alla liberazione di gran parte della fauna selvatica imprigionate. Recuperate, inoltre, due poiane in fin di vita colpite dal piombo dei bracconieri e trasportate in un centro di accoglienza e recupero rapaci.

LA NUOVA FERRARA

24 FEBBRAIO 2010

 

La Lipu denuncia: fermate i bracconieri

 

Ferrara - Un paio di settimane fa è stata consegnata al centro recupero animali selvatici della Lipu di Ferrara in Via Porta Catena 118 una femmina di volpoca (Tadorna tadorna) apparentemente ritrovata nei pressi di Pontelagoscuro. «Da alcuni segni sul corpo e sul piumaggio - dichiara il responsabile Lorenzo Borghi - abbiamo subito pensato a lesioni dovute ad un’arma da fuoco e la radiografia eseguita da Andrea Caldarelli, il medico veterinario del Centro, ha confermato i nostri sospetti: erano chiaramente visibili alcuni pallini nella zona addominale e nei pressi delle articolazioni delle ali. Visto lo stato precario altamente a rischio di sopravvivenza, le cure sono state tempestive e intense, ma non sufficienti, probabilmente i pallini di piombo ritenuti nell’addome hanno aggravato la situazione portando la Volpoca al decesso avvenuto nella giornata di lunedìi».  «Il fatto è gravissimo, perché la legge - continua Borghi - inserisce la Volpoca tra le specie particolarmente protette sia dal punto di vista protezionistico che da quello sanzionatorio. Quanto accaduto dimostra chiaramente come, anche nella nostra provincia ci siano dei bracconieri».


LA TRIBUNA DI TREVISO

24 FEBBRAIO 2010

 

Settemila galline bruciate, oggi il sopralluogo dei vigili del fuoco

 

MOGLIANO (TV). Oggi pomeriggio la polizia giudiziaria dei vigili del fuoco di Treviso tornerà all’allevamento avicolo «Boldini» che lunedì notte è stato distrutto da un incendio. Nel capannone di via I Maggio, dove sono morte oltre 7 mila galline ovaiole, verranno effettuati ulteriori accertamenti dopo quelli dell’altro giorno. L’obiettivo è quello di chiarire cosa abbia scatenato le fiamme. Al momento pare che l’incendio si sia sviluppato per cause accidentali. Al vaglio l’ipotesi di un cortocircuito al sistema di alimentazione automatica degli animali. Ma saranno proprio gli accertamenti della polizia giudiziaria a chiarire ogni dubbio. Gli esiti del sopralluogo verranno poi trasmessi al pubblico ministero. Il furioso incendio di lunedì notte ha completamente distrutto il capannone di circa mille metri quadri dove erano ricoverate le 7 mila galline ovaiole, giunte ormai al termine del ciclo produttivo. Ieri sarebbero dovute essere macellate. Ad accorgersi delle fiamme alte alcuni metri è stata una pattuglia della polizia che stava transitando lungo il Terraglio. Gli agenti hanno svegliato il titolare Giambattista Boldini, ma per le galline non c’è stato più nulla da fare. Le fiamme si sarebbero propagate grazie alla pollina e ai mangimi che bruciano in velocità. Ingentissimi i danni: secondo una prima stima ammontano a circa centomila euro tra il valore del capannone e quello degli animali.


IL TIRRENO

24 FEBBRAIO 2010

 

È morto il cigno donato a Pastechi

 

VIAREGGIO (LU). «Non riusciva a salire a riva». Per questo è morto, probabilmente deperito perché non raggiungeva il cibo, il cigno di otto mesi che aveva fatto la propria comparsa, un paio di settimane fa, al laghetto nella pineta di Ponente. La spiegazione arriva dall’assessore Athos Pastechi, che aveva annunciato l’arrivo del piccolo, acquistato per il Comune - come lui stesso conferma - da Amedeo Fusco, titolare dell’agenzia di modelle ed hostess di piazza della Pace a Torre del Lago: «L’ho comprato in un allevamento specializzato, ad Alessandria». Da lì il cigno è arrivato a Viareggio: «Me l’ha donato Amedeo Fusco», spiegava nei giorni scorsi lo stesso Pastechi aggiungendo: «Non vi preoccupate se l’acqua del laghetto è rossa. È il ferro delle tubature. Ma ai cigni non crea problemi». Il piccolo palmipede era nato nell’allevamento “Luisa” ad Alessandria, dove è stato accuditi fino a che non ha avuto l’età per essere venduto: «Il cigno stava bene», spiegano i titolari al telefono aggiungendo, sulle possibili cause della morte: «Al 99% è dovuta all’introduzione in un ambiente più grande» con difficoltà a raggiungere il mangime.  Ora sarà il veterinario della Asl a cercare le cause del prematuro decesso del piccolo cigno reale. Al posto del quale, ieri pomeriggio, sono comparse al laghetto due coppie di esemplari adulti, tre anni di età ciascuno: «Questi - conclude Pastechi - non hanno difficoltà a spostarsi».  Ma chi doveva vigilare che il cignetto si nutrisse come ha fatto a non accorgersi che l’animale andava deperendo? Eppure segnalazioni in questo senso erano arrivate.  


LA TRIBUNA DI TREVISO
24 FEBBRAIO 2010
 
Giovane non vedente con il suo cane respita da un bar: "Animali non ammessi"
Il fatto accaduto il 20 gennaio ma solo ora la ragazza, insieme con l'Unione Ciechi di Treviso, ha deciso di rendere nota la vicenda
 
 
 
TREVISO. Una ragazza cieca, accompagnata dal su cane guida, è stata respinda da un bar del centro. E' accaduto nella centralissima piazza dei Signori. I titolari del bar spiegano: "Non l'abbiamo cacciata, solo che nella nostra sala non sono ammessi animali e la signora era accompagnata da tre amici, vedenti. Poteva entrare senza il cane". I fatti risalgono a due mesi fa. Ma solo oggi, con l'Unione Ciechi di Treviso, la giovane ha deciso di rendere nota la vicenda. Anche perchè, subito dopo essere stata respinta, aveva presentato una segnalazione alla polizia locale. Segnalazione che però non ha avuto alcun esito.

CORRIERE DELLA SERA
24 FEBBRAIO 2010
 
Lo sversamento dall’impianto della raffineria di Villasanta
Il Lambro diventa un fiume di gasolio
Nel fiume 10 milioni di litri, pari a 670 autocisterne. L’ipotesi: sabotaggio. Allarme anche per la fauna
 
 
Andrea Galli
 
MILANO — Dalla prima all’ultima nera, enorme e pesante goccia, in serata spintasi a Lodi e in nottata scivolata fino al Po, per tante ore è corso un fronte di una quarantina di chilometri. Il fiume Lambro ne conta non molti di più: 130. E più d’un ambientalista, davanti agli almeno 10 milioni di litri di olio combustibile e gasolio volutamente —sull’atto doloso i dubbi degli inquirenti sono minimi—buttati in acqua, nella notte tra lunedì e ieri, dalle cisterne di una vecchia raffineria sulle rive monzesi, più d’uno, si diceva, davanti al fronte nero ha chiuso il capitolo: «Il Lambro è morto». Il nome Lambro vuol dire chiaro. Già immondezzaio grazie agli scarichi industriali di (così certificava nel ’96 il Cnr) azoto, fosforo, nichel, piom bo, arsenico e cadmio, ecologisti e cittadini avevano provato, con pulizie (una volta fu rinvenuta una cassaforte) e con pazienza a rianimarlo. Insomma, a farlo sembrare un fiume.
E invece danni per milioni, uno stato di calamità naturale che verrà chiesto a breve, il depuratore di Monza danneggiato e fuori uso forse per settimane (gli scarichi fognari saranno dirottati sempre nel Lambro), i primi animali già morti (anatre, qualche cittadino si è dannato per salvarle) e altri animali che moriranno più avanti («Devastato l’intero ecosistema, chi migrerà qui non avrà futuro »), lo stato di crisi attivato in Prefettura, centinaia di vigili del fuoco e uomini della Protezione civile lì sulle rive, la contraerea affidata a enormi spugne assorbenti e polveri gettate in acqua per provare a distruggere, quantomeno rimpicciolire, olio e gasolio che, per far capire, riempirebbero 670 autocisterne parcheggiate una dopo l’altra. Ci sono tutte queste cose ma, a m onte, c’è l’inchiesta, c’è il mistero, c’è la ditta. La ditta si chiama Lombarda Petroli, ha sede a Villasanta, appunto a ridosso di Monza. In realtà era una raffineria; oggi funge da deposito. C’erano decine di operai, ne son rimasti 17, e di questi, dopo l’estate, sono andati in cassintegrazione 12. Le cisterne aperte sono state tre. La ditta ha fornito, con ritardo, soltanto nel tardo pomeriggio, i numeri della capienza delle cisterne, capienze peraltro da rispettare per legge. I conti però non tornano. I 2.500 metri cubi comunicati dalla Lombarda Petroli sono stati superati, e di molto. L’altra notte, l’unico dipendente presente, il guardiano, ha riferito che fin quando era di turno, le 3.30, non ha visto nessuno. L’accesso alle cisterne sarebbe da collocare non prima delle 4. La scoperta, attorno alle 7.30, quando in azienda sono arrivati gli altri operai. C’è una telecamera, all’ingresso. L’intero perimetro di cinta, che si sviluppa per chilometri, presenta brecce e varchi in più punti. Per far fuoriuscire olio e petrolio, c’è voluta una mano esperta. Bisogna azzeccare combinazioni di valvole e valvoline. «È come un labirinto. Se ti perdi subito, non ti ritrovi più» ha detto uno degli investigatori della polizia provinciale di Monza, che conduce le indagini. A guidarla, Gennaro Caravella, 58 anni. Ma poi, se il movente fosse da ricercare altrove? A chi interessa screditare l’azienda? La Lombarda Petroli, per medesima e datata ammissione dei suoi vertici, procede rapida verso la completa dismissione. Chi arriverà dopo in questa area? Se sì, cosa si costruirà?
Il presidente della Provincia di Monza Dario Allevi e Dante Pellicano, comandante dei vigili del fuoco, hanno visto il fiume dall’alto, in elicottero (Allevi giurava: «Troveremo i colpevoli e saranno puniti per questo scempio»). È stato un viaggio che non finiva più. Olio e gasolio, una volta immessi nel fiume, si sono ingrossati e ingrassati, si sono allungati. Monza, Milano, Melegnano, San Zenone, e via via. La rabbia di Legambiente: «Era un’azienda a rischio. Gli amministratori lo sapevano. Ma ci si è mossi tardi». «Nessun rischio per le persone » si sono affrettati in molti a dire. Un tecnico ha spiegato: «Di olio e gasolio, la metà finirà per ancorarsi al fondo. Ci vorranno decenni, per toglierli. Ma nessuno può dirci gli effetti dei veleni che si sono depositati e si stratificheranno su prati, strade, quartieri attorno al Lambro ».
 
ALTRE FOTO
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_febbraio_24/Onda-di-gasolio-nel-Lambro-1602528407552.shtml

CITTA' OGGI
24 FEBBRAIO 2010
 
Petrolio nel Lambro, strage di animali
 
Regione Lombardia Si tratta di una vera e propria di un catastrofe ambientale quella che è stata provocata dallo sversamento di oltre 600mila litri di idrocarburi, ovvero petrolio, nel fiume Lambro.
Legambiente parla addirittura di «disastro ambientale senza precedenti per l’ecosistema del fiume Lambro che ne pagherà a lungo le conseguenze».
Il petrolio sembrerebbe esser fuoriuscito dai serbatoi di una raffineria nei pressi di Monza. La marea nera che si è riversata nel fiume Lambro, e sta proseguendo in direzione del fiume Po, ha già mietuto molte vittime tra la fauna dell’omonimo parco. Anatre e germani su tutti.
Si sta indagando se sia stato un fatto accidentale o, peggio, doloso.
Intanto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che ieri ha seguito costantemente gli interventi di Arpa e della Protezione civile per fronteggiare i problemi causati dallo sversamento di idrocarburi nel fiume
Lambro, sta valutando accuratamente insieme ai tecnici i termini di un'ordinanza, da emettere nella giornata di oggi, per garantire lo smaltimento in sicurezza del materiale inquinante con l’utilizzo di potenti idrovore.

AGI
24 FEBBRAIO 2010
 
EMERGENZA LAMBRO: ENPA, IN PERICOLO AIRONI, GERMANI E CORMORANI
 
Milano - L'Ente Protezione animali di Milano lancia l'allarme per la sopravvivenza degli animanli che vivono lungo il corso del fiume Lambro. Dal pomeriggio di ieri i volontari stanno monitorando la situazione della fauna presente lungo il fiume che, carico di petrolio, sta attraversando le campagne della Provincia di Milano. Questa mattina sono gia' stati recuperati alcuni esemplari in gravissime condizioni e sono ancora in corso operazioni di recupero. "Purtroppo - sostiene l'Enpa - la situazione e' destinata a peggiorare inesorabilmente: l'aria e' irrespirabile, i 15 mila litri di petrolio riversati nel fiume hanno inquinato argini e lanche del fiume creando un ambiente molto pericoloso per gli animali: la macchia nera e i suoi residui tossici minacciano di morte i numerosi animali presenti lungo il corso del fiume come garzette, germani, aironi, cormorani, gallinelle d'acqua e tante altre speci. Con la presenza costante dei volontari si potra' cercare di salvare gli animali in pericolo e solo nei prossimi giorni si capira' quale sara' il vero impatto sull'ambiente, l'entita' esatta del disastro che si sta estendendo per un tratto di fiume sempre piu' lungo e quello che questo significhera' per la fauna che vive nell'area del Lambro. Gli animali che hanno abitudini acquatiche hanno assolutamente bisogno di entrare in acqua per svolgere la loro vita: il rischio e' quindi che il numero di uccelli, in particolare, che verranno a contatto con le sostanze tossiche possa diventare molto alto". L'Enpa di Milano ha gia' segnalato alla Protezione Civile la propria disponibilita' sia al recupero della fauna in difficolta' che a ricevere presso la propria struttura di Via Gassendi animali da curare e ricoverare.

ASCA
24 FEBBRAIO 2010
 
AMBIENTE: PETROLIO NEL LAMBRO, DISASTRO SENZA PRECEDENTI. PO A RISCHIO
 
''Un disastro ambientale senza precedenti per l'ecosistema del fiume Lambro che ne paghera' a lungo le conseguenze''. Questo il commento dei volontari di Legambiente che da ieri sono in prima fila a monitorare l'immane tragedia accaduta su uno dei principali corsi d'acqua lombardi a causa della fuoriuscita di derivati petroliferi dai depositi della ex-raffineria Lombarda Petroli di Villasanta (MB).
La Protezione Civile e' all'opera gia' dalle prime ore del disastro per tentare fermare il liquame che sta uccidendo il fiume e che potrebbe raggiungere il Po. Si tratta di uno dei piu' gravi disastri ambientali verificatisi di recente in Lombardia, che potrebbe avere conseguenze di lungo periodo, considerata anche la messa fuori servizio del grande depuratore di Monza San Rocco, che tratta le acque fognarie di oltre mezzo milion e di brianzoli.
''Qualunque ne sia la causa, accidentale o dolosa, questa nuova catastrofe torna a mettere in luce l'insufficienza della prevenzione dei rischi industriali - dichiara Damiano Di Simine, presidente regionale di Legambiente - la Lombarda Petroli e' una delle 287 industrie obbligate a fornire piani di emergenza per effetto della direttiva Seveso: cittadini e amministratori dovrebbero sapere tutto dei rischi attuali e potenziali connessi a questi siti industriali, per sapere come comportarsi in caso di evento accidentale. Invece anche in questo caso l'evento ha potuto sviluppare tutto il proprio potenziale distruttivo prima che venissero attivate le strutture di intervento''.
E mentre si assiste impotenti alla morte nel fango di decine di animali impantanati dalla marea nera, gli investigatori sembrano avere sempre meno dubbi sull'origine dolosa della tragedia. I sindaci di diversi comuni hanno gia' annunciato che si costituiranno parte civile.
Adesso si lavora incessantemente per evitare cche la marea nera raggiunga il Po, ma gli sforzi messi in atto finora non sembrano avere successo: il gasolio e petrolio combustibile hanno superato anche la barriera di galleggianti, posta nel territorio di Sant'Angelo Lodigiano; una parte della macchia viene aspirata e una nuova squadra dei vigili del fuoco di Lodi sta posando nuovi galleggianti.
Un vertice e' in corso in prefettura.

MANDURIA OGGI
24 FEBBRAIO 2010
 
Vi è un centro di macellazione clandestina oppure qualche macelleria non conferisce gli scarti alle aziende deputate allo smaltimento?
 
 
Provincia di Taranto - Macellazione clandestina di animali o mancata osservanza delle direttive europee sugli scarti della lavorazione delle carni?
L’ambientalista savese Mimmo Carrieri, dopo il ritrovo nei giorni scorsi, in un terreno agricolo tra Sava e Manduria, di sacchi di spazzatura contenenti grossi quantitativi di carne in fase di putrefazione, chiede l’intervento degli Ispettori del Dipartimento Prevenzione Igiene e Sanità Pubblica e del Servizio Veterinario dell’ASL/TA/1 di Manduria.
«Nei giorni successivi dei cittadini mi riferivano, documentandomi con foto, il ritrovamento di altri scarti di carne gettati in un cassonetto dell’immondizia, dove già si erano radunati diversi cani randagi» scrive, in una nota, Carrieri. «Poiché questi episodi si sono succeduti a breve tempo l’uno dall’altro, ho ritenuto opportuno informare l’ufficio Igiene e Sanità Pubblica e il servizio Veterinario dell’ASL di Manduria affinché vengano effettuati i controlli igienico-sanitari ai fini della tutela della salute pubblica».
Carrieri si sofferma sulle ipotesi più plausibili.
«Molto probabilmente vi sono proprietari di macellerie che non intendono attenersi alle disposizioni della normativa europea, con la quale viene sancito che gli “scarti di lavorazione di animali vanno prelevati da ditta autorizzata”.Ogni macelleria, per usufruire di tale servizio, è costretta a pagare circa 800 euro all’anno ad una ditta di Andria, che, tramite la fiduciaria Tsa Sud di Francavilla Fontana, due volte a settimana ritira gli scarti di lavorazione della carne, rilasciando un apposito attestato. Da un eventuale controllo presso le macellerie si potrebbe risalire a chi eventualmente è sprovvisto di certificazione della resa degli scarti.
Appare ovvio che, qualora tutti i titolari di macellerie siano in possesso della certificazione di resa, il ritrovamento dei resti di animali trovati nelle campagne e nei cassonetti dell’immondizia siano provenienti da “macellazione clandestina”».

IL GAZZETTINO DI TREVISO
24 FEBBRAIO 2010
 
Si chiamano Agnese e Lucia
 
Provincia di Treviso - Si chiamano Agnese e Lucia. E, come nel romanzo di Manzoni, rischiavano di fare una brutta fine. Vittime, è il caso di dirlo, di un “innominato”. Senza volto né nome. Che voleva, forse, metterle in pentola.Agnese e Lucia non sono persone, ma due candide e inseparabili oche che da tempo vivono lungo l’ansa del Sile vicino a ponte della Gobba, amiche e beniamine di corridori e passanti. Proprio una di loro le ha salvate, raccontano i volontari della Lav in una lettera, da un rapimento. E forse da un destino che le avrebbe viste finire su qualche fornello. Un destino su cui la Lav vorrebbe far luce. Perché le segnalazioni di pennuti che spariscono, dicono, non sono poche. Anzi.Agnese e Lucia sono state salvate da una ragazza che stava facendo jogging, al mattino presto. E che ha notato un uomo “di razza asiatica”, raccontano i volontari, che tentava di legare le zampe a una delle due oche. Accanto a lui, un grosso sacco. Che si muoveva. Così la ragazza ha deciso di avvicinarsi e chiedere spiegazioni. Ma l’uomo è subito fuggito. La donna ha preferito liberare l’oca dai lacci. E la sua compagna dal sacco dove era stata chiusa. L’episodio risale al periodo natalizio. E i volontari stessi, dicono, ne sono venuti a conoscenza mentre decidevano, qualche tempo dopo, come soccorrere uno dei due animali. Perché da tempo una delle due oche aveva iniziato a zoppicare in modo vistoso. «Entrambe sembravano terribilmente spaventate mentre prima non dimostravano nessuna paura nei confronti delle persone», aggiungono i volontari. Una coppia trasformata in un trio, con l’arrivo di un gabbiano dall’ala spezzata.Così, gli infortuni capitati a questi animali hanno iniziato a preoccupare sempre più la Lav. Le coincidenze, ora, lasciano sempre più spazio ai dubbi verso quegli “innominati” che avrebbero il volto dei ristoratori asiatici della città: «Agnese e Lucia sono ancora lì. Che questo sia un monito per tutte quelle persone di razza asiatica che continuano, come sappiamo dalle infinite segnalazioni che riceviamo, a rubare animali destinati alle loro cucine» dichiara la Lav. Già pronta a chiedere alle forze dell’ordine maggiori controlli.
BRESCIA OGGI
24 FEBBRAIO 2010
 
Addio a Ezio, il cane «della notte»
LA SCOMPARSA. Un personaggio «mitico»: 450 amici su Facebook, la partecipazione a film e la vittoria di vari trofei
Il suo padrone, il musicista Mirko Dettori, lo portava con sè quando suonava e si esibiva nei locali
 
Ezio era il cane più famoso di Brescia: aveva fatto anche l’«attore»
 
 
Angela Dessì
 
Brescia. È morto Ezio. Il cane Ezio. Detta così potrebbe sembrare una cosa di poco conto, eppure sono in tantissimi che in questi giorni sulla sua pagina Facebook (Ezio aveva oltre 450 amici) hanno lasciato messaggi che testimoniano come fosse diventato negli anni un «personaggio» conosciuto ed amato nelle strade della nostra città. Il suo padrone, Mirko Dettori, musicista piuttosto noto nel panorama bresciano, era solito portarlo sempre con se, non solo nelle serate in compagnia, ma anche quando suonava e si esibiva nei locali. Così Ezio aveva conosciuto molti di coloro che frequentavano posti come il Lio Bar, la Latteria Molloy, l'ex Convegno, il Satiro, il Martha.
EZIO ERA SOCIEVOLE e al tempo stesso schivo: sapeva attendere fuori da un bar per ore, faceva i suoi giretti, libero, senza guinzaglio, senza mai dare fastidio a nessuno, accogliendo una carezza ed un complimento affettuoso. Era diventato famoso, a modo suo: a 14 anni aveva alle spalle un curriculum che annoverava la partecipazione a vari film amatoriali (Assassinio asimmetrico, Quel diavoletto di Angelino, Bloody Pizza), aveva vinto varie coppe come cane più simpatico dell'anno (nel 2000 e nel 2002) e una come miglior classificato nella categoria anziani nella Festa del Bastardino dell'Atar. In molti, inolte, si ricorderanno la festa per il suo decimo compleanno allestita al Lio Bar con tanto di torta fatta di scatolette di cibo per cani e magliette con la sua immagine, festa di beneficienza il cui ricavato era stato devoluto proprio al canile dell'Atar. «Ho accettato molto volentieri di festeggiarlo perché il cane Ezio era un personaggio mitico della notte bresciana - spiega Lino Torreggiani, gestore dello storico Lio Bar -. Accompagnava Mirko e sapeva starsene qui per ore ad aspettarlo, tranquillo e socievole come sempre».
Con gli stessi epiteti ama ricordarlo anche il suo padrone, che nonostante l'evidente dispiacere per la sua scomparsa (Ezio è stato soppresso domenica scorsa per la degenerazione di un tumore) non può nascondere la commozione per i messaggi di affetto ricevuti. «Ciao Ezio, cane signore ... » si legge sulla sua pagina Facebook, e ancora: «.. sono stato onorato di averti stretto la zampa». Ezio, oggi, per dirla con le parole di uno dei suoi tanti amici, «correrà libero e senza più confini».

IL TIRRENO

24 FEBBRAIO 2010

 

SOS ANIMALI.

 

E’ stata smarrita, a Capezzano Pianore, una cagna, razza Setter, pelo raso bianco e arancio. E’ una femmina adulta con microchip. Si prega telefonare al 339 8722225

http://persietrovati.blogspot.com/2010/02/capezzano-pianore-lu-smarrito-cane.html

 

Nei giorni scorsi è stato trovato ad Arena Metato un gatto maschio, con il pelo rosso. Il gatto molto docile e sembra abituato a vivere in famiglia si aggirava affamato per via Brunelleschi. L’animale è ben tenuto e quindi è possibile che si sia allontanato da qualche casa della zona. Per saperne di più è possibile contattare il Servizio Ambiente del Comune di San Giuliano al numero 050-819263

http://persietrovati.blogspot.com/2010/02/s-giuliano-pi-trovato-gatto-maschio.html


LIBERO
24 FEBBRAIO 2010
 
PIU' DI 1.000.000 DI CONIGLI NANI NELLE CASE DEGLI ITALIANI
IL VIA ALLA MICROCHIPPATURA PER EVITARE GLI ABBANDONI
 
Subito dopo i cani, i gatti e pesciolini rossi, arrivano i conigli nani nella hit parade degli animali domestici più diffusi. Secondo i dati  Eurispes 2004 , gli italiani ne  ospitano più di 1.000.000 esemplari tallonati da vicino dalle  tartarughe d’acqua dolce, da 500.000 roditori, 50.000 iguane, 20.000 pappagalli, 10.000 serpenti e circa 500.000 di altri animali esotici. Ma un tale numero di presenze lapine nelle famiglie si accompagna inesorabilmente al gravoso problema dell'abbandono, piaga dei nostri tempi in cui ci si annoia facilmente degli impegni presi in maniera superficiale e magari solo per non dire "no" al bambino. E allora già da quattro anni l'associazione AmiCOniglio ha dato il via ad un progetto di chippartura e registrazione di tutti gli animali abbandonati che ha dato in adozione, formando u na banca dati dell'associazione comprendente centinaia di conigli. "Ma è pur sempre una azione limitata - spiega Sabrina Nocente vice presidente di AmiCOniglio - e quindi, in attesa che sia la legge ad imporre l'obbligo di registrazione all'anagrafe, abbiamo dato il via ad una iniziativa pubblica mettendo gratuitamente a disposizione di tutti il form www.anagrafelapina.it da compilare che permette di censire i conigli. E' aperto a privati , veterinari ed associazioni". Microchippare un coniglio è importante per tutelare l'animale, ma  anche per dare al coniglio l'identità di un animale d'affezione, e preservare l'ambiente urbano dagli incivili atti di abbandono.
ASYLUM
24 FEBBRAIO 2010
 
CAGNA INSEGUE GABBIANO E FA UN VOLO DI 90 METRI. SOPRAVVISSUTA
 
Una femmina di springer spaniel è caduta da una scogliera di più di 90 metri nell'East Sussex (Regno Unito) nel tentativo, non riuscito, di catturare un gabbiano.
Poppy, questo il nome del cane, sarebbe sopravvissuta al volo, finendo in acqua e nuotando a riva, dove sarebbe rimasta in attesa dei soccorsi.
Il cane era a passeggio con la sorella della proprietaria, quando, secondo le parole della stessa: "Poppy è corsa a tutta velocità verso il bordo della scogliera e quando mi sono affacciata, l'ho vista nuotare verso riva".
Grazie all'intervento di una barca di salvataggio, la cagna è stata portata in salvo e curata per le ferite riportate. Se l'è cavata, infatti, con un polmone parzialmente collassato, dal quale si è già rimessa.

CDT

24 FEBBRAIO 2010

 

I pets sognano... la California

È in arrivo il registro pubblico degli "animal offender"

 

"Le persone che commettono un singolo atto di violenza sugli animali sono più portate a commettere altri reati rispetto a coloro che non hanno abusato di animali. Come segnale di un potenziale comportamento antisociale, atti isolati di crudeltà nei confronti degli animali non devono essere ignorati da giudici, psichiatri, assistenti sociali, veterinari, poliziotti e da tutti coloro che incappano in abusi sugli animali durante il proprio lavoro". Ad esprimersi in questi termini è Arnold Arluke, professore di sociologia alla New York University. Lui, con molti altri studiosi del comportamento umano, ha contribuito a far sì che gli Stati Uniti d'America - e il mondo anglosassone in generale - prendessero coscienza di un fenomeno, di un'equazione, che in Europa è ancora guardata con sufficienza, sebbene anche qui qualcosa si stia muovendo.Non deve dunque stupire che, proprio dagli Stati Uniti, giunga l'ultima proposta di legge nell'ambito dei rapporti uomo-animale, proposta che diventerà operativa nelle prossime settimane. A presentarla è stato il senatore californiano Dean Florez e permetterà di avere un registro pubblico degli "animal offender". Si tratta, in pratica, di un albo che, al pari del già collaudato "sex offender", segnalerà tutte le persone condannate per violenze o crimini contro gli animali domestici. Saranno pubblicati nomi, foto, indirizzi e reati commessi."Questo registro degli animal offenders - ha detto il senatore Florez - sarà il primo di molti in America. Altri Stati, per esempio il Tennessee, ci hanno comunicato che seguiranno il nostro esempio".


VIRGILIO NOTIZIE
24 FEBBRAIO 2010
 
Cane anti-bomba decorato per meriti di guerra in Afghanistan
Treo è stato sul fronte; a lui Dicken medal, medaglia per animali
 
 
Londra - Treo, un Labrador nero annusa-bombe di nove anni è stato decorato nel Regno Unito per meriti di guerra in Afghanistan. Il cane è stato insignito della "Dicken Medal", una medaglia istituita fin dal 1943 per onorare il coraggio e l'impegno degli animali in tempi di guerra. E' la più alta onorificenza a cui un animale possa aspirare. Fino ad oggi, la medaglia è stata assegnata a 63 animali fra cui 32 piccioni viaggiatori, distintisi nella Seconda guerra mondiale, tre cavalli e un gatto. Durante i pattugliamenti con i soldati sul fronte afgano nel 2008, Treo ha svolto un ruolo di primo piano nell'aiutare a scoprire ordigni esplosivi nascosti dai talebani. Treo e Dave Heyhoe, il sergente che lo aveva in dotazione in Afghanistan, sono stati gli indiscussi protagonisti degli show radiofonici e televisivi del mattino. Nel pomeriggio è in programma la cerimonia di premiazione all'Imperial War Museum di Londra dove Treo riceverà la medaglia direttamente dalle mani del Lord Mayor of London, una delle massime autorità cittadine. Heyhoe ha definito Treo un "metal detector a 4 zampe" e un "mio grande amico". Ihr

LA REPUBBLICA
24 FEBBRAIO 2010
 
TREO DECORATO IL LABRADOR ANNUSA-BOMBE
 
FOTO
http://www.repubblica.it/esteri/2010/02/24/foto/treo_decorato_il_labrador_annu-bombe-2412794/1/
BIG HUNTER
24 FEBBRAIO 2010
 
Colò: i deputati si ribellino alla "licenza di uccidere" tutto l'anno
 
Non bisogna sottovalutare l'influenza che certi personaggi esercitano su una parte consistente dell'opinione pubblica sensibile alle tematiche ambientali. Licia Colò per esempio non manca di portare avanti una crociata personale contro la caccia, servendosi degli spazi della televisione pubblica e della propria influenza mediatica. Così fa per esempio nella rubrica Animali e Animali de Il Salvagente, in un articolo intitolato “Fermiamo alla Camera tutti gli 007”.
La Colò è categorica: “questo articolo 43 della legge Comunitaria per la caccia no limits non deve passare” dice, invitando i deputati a ribellarsi ad “uno scempio che ci porterebbe fuori dall'Europa”.
Secondo la nota presentatrice televisiva in un'epoca di particolare sofferenza per l'ambiente discutere se “dare libertà di uccisione tutto l'anno” ai cacciatori sarebbe una inutile perdita di tempo rispetto ad altre priorità e le norme alla Camera conferirebbero ai cacciatori la “licenza di uccidere”. La Colò non è "inorridita" soltanto dalle disposizioni alla Camera, ma dalla caccia in generale: “che cosa c’è in un uomo che prova la necessità di togliere la vita a un altro essere vivente?” scrive.
Tutto è ora in mano a due donne, a cui la Colò dichiara tutto il proprio sostegno. La Brambilla e la Prestigiacomo - spiega - devono “convincere un uomo, il ministro delle Politiche comunitarie, Ronchi, a dare parere negativo, come aveva fatto fino al mese scorso, a quell’articolo approvato al Senato. Devono convincere il Palazzo di Montecitorio, a stragrande maggioranza di uomini, a bocciare uno scempio che ci porterebbe fuori dall’Europa. Hanno tutto il mio sostegno, l’incoraggiamento di tutte le persone civili. Donne, e uomini.
Ecco l'articolo completo:
Fermiamo alla Camera tutti gli 007
Quando leggo certe notizie rimango davvero allibita. Ci si riempie tutti la bocca di parole come natura, naturale, ecologico… Si parla sempre più spesso di tutela ambientale e poi nel più assoluto silenzio passano leggi che, oltre a non tutelare l’ambiente, lo privano della sua stessa vita. I nostri fiumi, un tempo balneabili, adesso spesso non lo sono più e non hanno neanche più pesci. I nostri mari sono avvelenati, i nostri cieli sono deserti e i superstiti sono stati costretti a migrare nelle città, vedi storni e piccioni. I nostri boschi, che sono sempre di meno perché violentati ogni anno dal fuoco, non hanno voce per difendere la propria anima. E noi cosa stiamo facendo? Perdiamo ancora tempo a discutere se uccidere “solo” cinque mesi l’anno e “solo” determinate specie, oppure dare la libertà d’uccisione tutto l’anno. Ecco, tutto ciò in quest’epoca mi fa inorridire.
Che cosa c’è in un uomo che prova la necessità di togliere la vita a un altro essere vivente? Lo fa per sopravvivenza? Non prendiamoci in giro. Di fronte alla crisi mondiale, al terremoto di Haiti, a milioni di persone che ancora muoiono perché non hanno accesso all’acqua potabile, il tempo delle beffe è finito. Ma finito davvero. Non ci sono più né il tempo né la voglia di discutere di certe cose, ma è proprio questo disinteresse che lascia libera la strada a chi nel silenzio continua a operare per portare a casa la tanto ambita “licenza d’uccidere”. Peccato che non si tratti del famoso film di 007, ma di quello che accade nel nostro Parlamento. Ora fermiamoli alla Camera: questo articolo 43 della “legge comunitaria” per la caccia “no limits” non deve passare. I deputati si ribellino.
Intanto due donne hanno annunciato che faranno del tutto per ristabilire un minimo di buon senso alla Camera. Sono le ministre del Turismo, Brambilla, e dell’Ambiente, Prestigiacomo. Devono convincere un uomo, il ministro delle Politiche comunitarie, Ronchi, a dare parere negativo, come aveva fatto fino al mese scorso, a quell’articolo approvato al Senato. Devono convincere il Palazzo di Montecitorio, a stragrande maggioranza di uomini, a bocciare uno scempio che ci porterebbe fuori dall’Europa. Hanno tutto il mio sostegno, l’incoraggiamento di tutte le persone civili. Donne, e uomini.
IL GAZZETTINO
24 FEBBRAIO 2010
 
Non amo la caccia, ma per molti italiani gli animali selvatici ..

Sabino Acquaviva

 
Non amo la caccia, ma per molti italiani gli animali selvatici sono graditi se sono morti ed eventualmente imbalsamati. È anche vero che esistono casi in cui si ammazzano cani e gatti. Confesso che, invece, osservandoli, ho capito che hanno sentimenti, sensazioni, amicizie, antipatie, come gli esseri umani. Sentimenti che certamente hanno molti altri animali, anche se selvatici, specie se si tratta di mammiferi. Per fortuna la mentalità e la cultura della gente stanno cambiando, maturano, si modernizzano. Quando ero bambino, se non ricordo male, in Italia i cacciatori erano quasi due milioni, ed oggi sembra che siano circa settecentocinquantamila. Ancora troppi, certamente. Ma si tratta, molto più di un tempo, di anziani affezionati alla loro doppietta più che alla vita di questi animali. Secoli or sono la caccia era uno strumento che a molti permetteva di vivere. In seguito, con il passare dei secoli, è diventata una sopravvivenza culturale di un’antica necessità. Oggi è sempre più marginale. Cos’è dunque accaduto? In che modo è cambiata la nostra cultura? È molto semplice: la parola natura fa sempre più rima con cultura e la cultura di questa società, pur con tanti difetti, che fa strage di uomini oltre che di animali, tende a trasformarsi in maniera sempre più profonda. Certamente, esistono ancora riviste che cercano di far sopravvivere questo residuo culturale di un passato quasi antico, televisioni che ci raccontano la caccia, ma credo che il numero delle persone incapaci di comprendere i sentimenti di un mammifero sia destinato a diminuire ulteriormente. Esistono ancora individui incapaci di comprendere, insensibili, forse spesso soltanto superficiali e disattenti, e quindi, se si tratta di un cane, capaci di ucciderlo, buttarlo fuori dalla propria auto, strangolarlo, massacrarlo con il fucile, ma il numero crescente di anziani e bambini, di donne e uomini, che incontro con animali, mi fa pensare che questa antica anticultura sia destinata ad un lento e continuo declino. Contesto dunque quel famoso scrittore che diceva: non sono razzista, difendo la razza umana. Era un razzista, perché tutelava una sola razza, dando alla razza umana il diritto di massacrare altre razze, senza necessità e con procedure raffinatamente inumane.

GUIDE SUPER EVA
24 FEBBRAIO 2010
 
Ballare col cane
La Dogdance e' uno sport in cui il cane e il suo padrone danzano insieme a ritmo di musica.
 
Uno nuovo tipo di sport per i nostri cani e’ il Musical Canine Freestyle o Freestyle Dance che e’ uno sport in cui il cane e il suo padrone danzano insieme a ritmo di musica. Con un misto di trucchi e mosse di danza i due creano delle vere a proprie coreografie.Ci sono due tipi di “dogdance”: il musical freestyle e il freestyle heeling. La differenza principale tra i due e’ che il secondo si basa tutto sulla capacita’ del cane di stare in variazioni della posizione tipa dell’Obbedienza accanto al padrone mentre questo si muove a ritmo di musica. Il musical freestyle invece richiede che il cane si muova e facci auna serie di trucchi e azioni in genere creando una coreografia e quindi si basa non solo sull’obbedienza del cane, ma anche sulla capacita’ del padrone di danzare, creare una coreografia piacevole e creativa. La MDSA, Musical Dog Sport Association ha un sito web in cui si possono trovare molte informazioni e perfino sezioni dedicate a chi voglia provare ad intraprendere questo “sport”.Personalmente non trovo gradevoli questi spettacoli perche’, pur riconoscendo che alcune coreografie siano molto carine, mi rimane l’impressione questi animali siano ridotti ad agire come dei piccoli automi.
GUIDE SUPER EVA
24 FEBBRAIO 2010
 
Rupicapra rupicapra: il Camoscio delle Alpi
Con la parola Rupicapra si intende il genere della sottofamiglia dei Caprini a cui appartengono tre specie diverse: Rupicapra rupicapra o camoscio alpino delle Alpi; Rupicapra pyrenaica o camoscio dei[...]
 
 
Con la parola Rupicapra si intende il genere della sottofamiglia dei Caprini a cui appartengono tre specie diverse:
Rupicapra rupicapra o camoscio alpino delle Alpi;
Rupicapra pyrenaica o camoscio dei Pirenei;
Rupicapra pyrenaica ornata o camoscio d’Abruzzo.
Il Camoscio alpino è un mammifero del genere artiodattilo, di aspetto simile alla capra e presente sia nel Nord che nel Centro Europa, Alpi francesi, Alpi italiane, Alpi svizzere, Alpi austriache ed Alpi bavaresi. Il corpo si presenta agile, con una lunghezza variabile fra i 130 e i 150 cm. nel maschio, mentre la femmina è leggermente più piccola, con un corpo più slanciato. Il maschio, invece, ha una forma più tozza, con un collo corto. Il corpo è ricoperto da una mantello formato da un pelo superficiale irsuto che garantisce un perfetto isolamento termico e uno strato sottostante di pelo fine e lanoso. Entrambi i sessi posseggono poi una “barba dorsale“, una sorta di lunghi peli scuri che ricopre la linea mediana ed è maggiormente accentuata sulla groppa. Questa linea di pelo, durante i momenti di paura, viene rizzata dall’animale per aumentare la propria mole di fronte all’avversario. Il camoscio subisce due mute annuali, in primavera e in autunno.La testa è decorata da due piccole corna di colore nero, perenni, che appaiono in entrambi i sessi e possono raggiungere una lunghezza di 20-25 centimetri. Oltre a ciò, il camoscio presenta delle ghiandole sovraoccipitali che secernono una sostanza utilizzata per marcare il territorio e per incentivare la femmina all’accoppiamento. Fra le caratteristiche salienti di questo mammifero, abbiamo un buon sviluppo dell’olfatto e della vista.Anatomicamente, il camoscio è adatto alla vita sulle rocce. Il suo zoccolo è formato da un bordo esterno più duro che gli permette la massima stabilità e appiglio sulle rocce e morbidi polpastrelli che aumentano l’attrito, evitandogli scivolate durante la discesa.
Il camoscio, inoltre, è dotato di una importante capacità polmonare che gli consente di risalire ripidissimi pendii senza sentire la fatica.La vita media di un camoscio femmina è decisamente più lunga di quella del compagno. In genere l’aspettativa di vita si aggira intorno ai 15-16 anni. Durante la fase adulta, cioè dopo i 10 anni di vita, inizia un processo di invecchiamento che porta alla perdita di brillantezza del pelo e l’usura dei denti.Il Camoscio tende a risalire in alta montagna nel periodo estivo e scendere, invece, a quota inferiore per cercare cibo durante l’inverno. La sua dieta è composta da piante erbacee, graminacee e leguminose. La vita sociale del camoscio è organizzata con branchi di femmine con i loro cuccioli e pochi maschi. In genere, i maschi adulti conducono vita solitaria e si riuniscono alle femmine soltanto durante il periodo degli accoppiamenti che va da ottobre a dicembre. Dopo circa sei mesi di gestazione, gli esemplari femmina gravide partoriscono un cucciolo che allattano per circa sei mesi. I nuovi nati raggiungono la piena maturità intorno ai due anni e mezzo.

Animalieanimali

24 FEBBRAIO 2010

 

CORALLI ADDIO, ENTRO FINE SECOLO
Ma alcuni dell'Oceano Indiano si salveranno grazie a un'alga.

 

Le barriere coralline del mondo cominceranno a disintegrarsi entro la fine del secolo, come conseguenza dell'aumento di Co2 nell'atmosfera che rende gli oceani più acidi. Questo l'allarme lanciato dagli scienziati.
Gli scienziati hanno identificato il 'punto di non ritorno' dell'ecosistema dei coralli, ovvero il momento in cui la capacità delle barriere di rigenerarsi verrà sorpassata dalla velocità con cui si disgregano. Oltre 9 mila barriere coralline in tutto il mondo - dicono gli scienziati - inizieranno a morire quando i livelli di anidride carbonica nell'atmosfera raggiungeranno la concentrazione di 560 parti per milione.
Attualmente questa concentrazione è di 388 ppm, ma si stima raggiungerà le 560 ppm per la fine del secolo.
"Questi ecosistemi, che ospitano la più grande biodiversità marina degli oceani verranno severamente danneggiati comunque in meno di 100 anni", dice Jacob Silverman, della Carnegie Institution, della Stanford University della California, responsabile dello studio che ha innescato l'allarme.
Il team di Silverman ha studiato una barriera corallina nel nord del Mar Rosso, calcolando la risposta di questa rispetto all'aumentare dell'acidità delle acque. La ricerca dimostra come la capacità del corallo di produrre nuove strutture (gli esoscheletri calcarei dove vivono i polipi) dipende fortemente dall'acidità dell'acqua e dalla minore estensione nelle variazioni delle sue temperature.
Ma non tutti i coralli sono però destinati a questa triste fine. Sopravviverà una specie che vive nelle calde acque del Mar delle Andamane (nord-est dell'Oceano Indiano) grazie alla particolarità delle microalghe che ospita. I coralli sono colonie di piccoli animali che ricavano nutrimento ed energia da microalghe sensibili alla luce che sono ospitate nelle loro cellule. "Questa relazione simbiotica è sensibile ai cambiamenti dell'ambiente - spiega Todd LaJeunesse, biologo marino alla Pennsylvania University - Per esempio, dato che le alghe sono fotosensibili, esse sono molto dipendenti dai cambiamenti di luce, come pure ai cambiamenti di temperatura: solo pochi gradi in più nella temperatura della superficie del mare per alcuni mesi possono infrangere la simbiosi corallo-alga con l'espulsione di quest'ultima, nel fenomeno conosciuto come 'sbiancamento dei coralli'. E i coralli, senza il loro ospite simbiotico, presto muoiono".
Ma alcuni coralli presi in esame dal gruppo di LaJeunesse - che ha pubblicato la ricerca sul Journal of Biogeography - ospitano alghe molto differenti da quelle finora studiate e ciò "da a noi la speranza che le bariere coralline e l'ecosistema che esse supportano, almeno in alcuni posti, possano sopravvivere al confronto col riscaldamento globale".


LA ZAMPA.IT

24 FEBBRAIO 2010

 

Mole spenta per i pipistrelli

I naturalisti: la cupola è un habitat perfetto

 

LORENZO MONDO

 
Alzi la mano chi non lo trova bruttarello: con quella faccia caratterizzata dal labbro superiore carnoso e cascante su quello inferiore. Non a caso, il suo nome comune in tedesco è «Bulldogfledermaus», il pipistrello-bulldog. In compenso il «Molosso di Cestoni», così si chiama in italiano, supplisce al «look» non rassicurante con una serie di buone qualità: è innocuo, divora migliaia di insetti ogni ora, e timidissimo. Non apprezza le luci della ribalta e nemmeno quelle delle Mole, che ha eletto a domicilio. Per nulla entusiasta delle luci d’artista, nello specifico «Il volo dei numeri» di Mario Merz, convive a fatica con l’illuminazione che gli irrita gli occhi, aumenta i rischi di essere cacciato e sfalsa i bioritmi.Per questo i naturalisti Paolo Debernardi ed Elena Patriarca ieri si sono presentati negli uffici dell’assessorato all’Ambiente ponendo a Giuseppe Portolese, il dirigente responsabile, una richiesta singolare: rendere l’illuminazione compatibile con la presenza dell’animaletto. L’occasione per affrontare il problema potrebbe coincidere con l’oscuramento della Mole durante la prossima edizione di «Earth Hour», il 27 marzo, l’evento organizzato dal Wwf per sensibilizzare sul risparmio energetico con lo spegnimento simbolico (un’ora) di edifici monumentali.Il Comune non ha ancora deciso. Resta la necessità di tutelare il «Tadarida teniotis» - questo il nome scientifico -, che ha colonizzato la sommità della Mole, insieme al Falco Pellegrino, individuando nell’edificio il suo ambiente naturale: ovvero le pareti rocciose e le falesie marine dell’Europa Meridionale. Le fenditure tra le lose, capaci di accumulare calore quando sono riscaldate dal sole, sono state un biglietto da visita allettante. Non a caso il pipistrello, il più grande delle 35 specie europee con 44 centimetri di apertura alare, disdegna altri posti: compare solo in alcuni edifici del centro storico e al fondo di corso Giulio Cesare.
Quanto alla Mole, la sua presenza è stata riscoperta a fine Anni 90: le dimensioni, unite alla capacità di emettere suoni acutissimi, lo rendono un torinese molto particolare. Impossibile censire la colonia. Oltre a quelli rinvenuti morti, gli unici avvistamenti riguardano esemplari che imboccano i condotti di aerazione finendo nel Museo del Cinema. Anche così, campare sulla Mole facendo incetta di falene sembrava un buon affare. Peccato che dopo decenni di pace l’edificio-simbolo di Torino - così simile a una delle guglie rocciose su cui nidifica in natura -, è diventato un albero di Natale. Roba da sciogliere il contratto, se solo pagasse l’affitto.

 

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