23 NOVEMBRE  2009

Animalieanimali

23 NOVEMBRE 2009

 

TROVATI IN UN CAMPO QUATTRO CANI A PEZZI
Rottweiler e boxer racchiusi in sacchi.

 

Dignano (UD) - Li hanno decapitati, quindi chiusi in sacchi di plastica e abbandonati nell’area dell’ex discarica comunale di Dignano, a un passo dalla strade regionale 464. É così che la polizia municipale del servizio convenzionato della Comunità collinare ha ritrovato, lunedì pomeriggio, i corpi straziati di quattro cani, un rottweiler e tre boxer. Ora, contro ignoti, pende una denuncia per uccisione e maltrattamento di animali, che può costare la reclusione da 3 fino a 18 mesi o una multa (nel caso del maltrattamento)da 3 mila a 15 mila euro.
Erano le 15.45 di lunedì quando il tenente Angelo Sarbasini e l’agente Dennis Fant, su segnalazione di un operaio comunale, sono arrivati nell’area dell’ex discarica di Dignano e hanno iniziato ad aprire, uno a uno, gli otto sacchi. Gli si è parata davanti una scena raccapricciante. Dai contenitori in plastica sono emerse le 4 teste mozzate degli animali, ferite con armi da taglio, quindi i corpi, anche questi martoriati, scuoiati in più punti. La mattina successiva al ritrovamento, i corpi dei cani sono stati esaminati da un veterinario dell’azienda sanitaria, che ha collocato temporalmente il decesso al giorno precedente, confermando che la decapitazione è stata eseguita per eliminare qualsiasi traccia dell’eventuale presenza del microchip. La polizia municipale ha già segnalato l’accaduto alla Questura oltre che alla Procura di Udine.


AGI

23 NOVEMBRE 2009

 

GUARDIE ZOOFILE SEQUESTRANO ASINELLO E CAGNOLINO MALTRATTATI

 

Padova - Le guardie zoofile della LAC (Lega per l'Abolizione della Caccia del Veneto) hanno sequestrato un asinello "infilzato ripetutamente con un forcone ed un cagnolino preso a badilate". In seguito alla segnalazione di questa grave situazione di maltrattamento che, pare durasse da anni, le Guardie per alcune settimane si sono adoperate a raccogliere diverse testimonianze ed effettuare altrettanti sopralluoghi presso il luogo di detenzione delle bestiole.Dai sopralluoghi e' emerso che L.D di Calaone di Baone, proprietario degli animali, non aveva scrupoli ad infierire d'abitudine sull'asinello ed il cane sferrando ripetutamente badilate sul capo del cane di grossa taglia, presumibilmente perche' poco ubbidiente, e colpendo con un forcone appuntito il povero ed inerme asinello procurandogli diverse lesioni.Le Guardie L.A.C hanno quindi proceduto ad effettuare il sequestro probatorio del cane, accompagnati dalla Polizia Municipale di Baone, in quanto L.D e' conosciuto per essere un individuo particolarmente violento. L'operazione ha impegnato le guardie anche sul piano legale, dal momento che, alla luce della particolare gravita' dei fatti, hanno proceduto immediatamente a denunciare i fatti alla magistratura richiedendo con urgenza al P.M di Padova, Dott.ssa Cescon, l'autorizzazione al sequestro anche dell'asinello per sottrarlo a presumibili ulteriori sofferenze gratuite. L'autorizzazione al sequestro dell'asinello e' stata prontamente avvallata dal GIP del Tribunale di Padova, Dott.ssa Cameran, lo stesso magistrato che ha convalidato anche il sequestro probatorio del cane ora in custodia presso un privato. Per prelevare l'asinello sabato scorso sono stati interpellati i Carabinieri, indispensabili nel prevenire reazioni irruente del proprietario che si era incollerito per il provvedimento.Ad una prima visita, sono state riscontrate alle povere bestiole evidenti lesioni ed i segni di percosse continuate nel tempo.Ora il cane e l'asinello sono al sicuro presso strutture idonee ad accoglierli e presso le quali personale specializzato ha il compito di recuperarli sia fisicamente ma soprattutto psicologicamente. "Per questo povero asinello, animale che suscita dolcezza e fa parte integrante della rappresentazione della nativita', le guardie della LAC si sono rivelate autentici angeli arrivati a sottrarlo alle continue torture di un atroce figuro - ha dichiarato Andrea Zanoni Presidente della LAC del Veneto che ha aggiunto - ora l'asinello ed il cane sono in buone mani, accuditi e finalmente toccati dall'uomo non piu' barbaramente ma con dolci carezze.


COMUNICATO ENPA
23 NOVEMBRE 2009
 
CATANIA. GRAVEMENTE FERITO E SANGUINANTE, CANE ABBANDONATO SENZA SOCCORSI
 
“Per l’ennesima volta, purtroppo, devo richiamare l’amministrazione comunale di Catania al rispetto delle competenze che le appartengono per legge”. Queste le parole pronunciate da Cataldo Paradiso, responsabile della Sezione Enpa di Catania, a seguito della nuova inadempienza di cui si sono rese responsabili le autorità comunali che hanno lasciato senza soccorsi un cane gravemente ferito e sanguinante. E’ sabato sera e, come di consueto, le strade del capoluogo etneo sono illuminate a festa mentre un gioioso via vai di passanti anima di vita l’intera città. Ma non via Etnea. In questa centralissima via di Catania l’atmosfera gioiosa è spezzata da una scena drammatica: accasciato sull’asfalto e terrorizzato, gravemente ferito e sanguinante, un cagnolino rivolge sguardi supplici ai passanti implorando aiuto. Immediatamente parte la chiamata alla sala operativa della Polizia Municipale, dove un solerte funzionario rassicura circa la tempestiva dei soccorsi. Passano prima i minuti, poi le ore – due – senza che né il pronto intervento né l’associazione Aipa né il veterinario diano un segno della loro presenza. “Tutto a posto, stiamo provvedendo alla messa in sicurezza dell’animale”, rassicurano le autorità locali. Il povero animale, intanto, circondato da persone scandalizzate e sconvolte per l’inadempienza delle autorità locali, continua ad aspettare i suoi salvatori. Ma essi, però, non arriveranno mai. “Se lo avessero dimenticato, vorrei ricordare alle istituzioni locali che la legge nazionale (la 281/91) e regionale (la 15/2000) stabilisce che il comune (quindi la Polizia Municipale) e l’azienda sanitaria locale provvedano fattivamente alla tutela, alla salvaguardia, alla soccorso e al benessere degli animali presenti sul territorio”, commenta Cataldo Paradiso. “Ogni comune – aggiunge Paradiso - deve avere un proprio canile o stipulare convenzioni con canili privati, che devono essere strutture autorizzate ed efficienti. L’Asp, invece, deve provvedere con sollecitudine al pronto soccorso di quegli animali che avessero bisogno di cure immediate. Ciò è quanto stabilisce la legge che, purtroppo, da queste parti rimane spesso lettera morta”.

IL GIORNALE DI VICENZA

23 NOVEMBRE 2009

 

Incendio doloso bis Arrostiti venti conigli

CALVENE (VI). Un anno fa allo stesso proprietario distrussero la macchina
Ieri notte nel rogo è andata devastata una baracca nella quale c'erano anche alcuni attrezzi agricoli

 

 

Calvene (VI) - «Spero che i carabinieri lo individuino perché adesso è troppo. Un anno fa mi ha bruciato la macchina, adesso il ricovero degli attrezzi agricoli e nel rogo sono morti una ventina di conigli, insomma, c'è da avere una certa paura». Lo sfogo di Giuseppe Binotto, 74 anni, è comprensibile. Ieri notte è stato svegliato dall'allarme dell'incendio che stava bruciano la sua baracca posta a un centinaio di metri dall'abitazione in via Maso 1, a Calvene. Ad allertare il 115 erano stati alcuni abitanti che guardano in su hanno visto le fiamme levarsi alte. Binotto, che stava dormendo, non aveva visto né sentito nulla. Erano le 23.15 quando i vigili del fuoco del distaccamento di Schio sono intervenuti con due mezzi. Hanno lavorato tre ore per spegnere l'incendio e rimuovere il materiale che si trovava dentro il piccolo immobile. C'erano diversi attrezzi agricoli da usare nell'orto e appunti diversi animali piccoli. Binotto ha assistito sconsolato, visto che sulle cause non ci possono essere dubbi. L'immobile non è servito dall'energia elettrica e quando aveva eseguito l'ultimo giro di controllo dopo le 18 tutto era in ordine. Dunque, qualcuno ha appiccato le fiamme. «Minacce dirette non ne ho mai ricevute», ha spiegato il pensionato ai carabinieri della stazione di Breganze , intervenuti per il primo sopralluogo, e ai colleghi della compagnia di Thiene. Binotto ha manifestato la propria preoccupazione. Il 9 novembre dell'anno scorso, in piena notte, mani criminali avevano dato fuoco alla sua Renault Clio. Quella volta era stato lui ad avvisare i pompieri dopo avere sentito lo scoppio. Stavolta il bis. «Non c'è da stare tranquilli - ripeteva Giuseppe -. Sono preoccupato, questo sì».


PRIMO CANALE

23 NOVEMBRE 2009

 

Incendio in una stalla, vitello muore carbonizzato

 

Sarzana (SP) - Incendio questa notte in una stalla sulla strada dei due laghi, in una piana che rimane distante rispetto alla viabilità ordinaria, nella zona agricola di Sarzana, in provincia della Spezia. Un vitello, rimasto intrappolato, è morto carbonizzato, mentre si sono salvati i cavalli che abbattendo la recinzione con le zampe sono riusciti ad allontanarsi prima che fosse troppo tardi. La proprietà è privata. Si sta indagando per capire le dinamiche del rogo.


CITTA' DELLA SPEZIA

23 NOVEMBRE 2009

 

Rogo in una stalla a Sarzana

 

Sarzana (SP). Nella serata di ieri si è sviluppato un incendio in una stalla sulla strada dei due laghi a Sarzana. Un vitello è rimasto intrappolato ed è stato carbonizzato, mentre i cavalli sono riusciti a mettersi in fuga. Sul posto i vigili del fuoco che hanno spento l'incendio e adesso stanno indagando sulle cause.


 
 

PARCO DEI NEBRODI 

23 NOVEMBRE 2009

 

POLPETTE DI CARNE E VETRO PER ELIMINARE I CANI RANDAGI

 

 

 

Palermo - Sono stati i Carabinieri di Bagheria (Pa) a scoprire l’orrido pasto che due persone di Mongerbino, Comuni tra Aspra e Santa Flavia, in provincia di Palermo, avevano preparato per fare fuori i cani randagi. Un impasto di carne tritata e vetro in piccoli frantumi, confezionato in ‘appetitose’ polpette, pronte da fare ingerire ai cani randagi presenti nella zona, ai quali i due avevano evidentemente dichiarato guerra, ritenendoli pericolosi e molesti. I due denunciati sono M.N., 54 anni e S.A, un pensionato di 73 anni, del luogo.
La micidiale polpetta di carne e vetro, una volta ingerita dai cani, li avrebbe condotti a sicura morte tra atroci sofferenze e sanguinamento interno, per le numerose lesioni che il vetro in frantumi è in grado di provocare agli organi interni.
Una ricetta ed un rituale, allo stesso tempo, macabri e altamente letali per le povere bestie ma pericolosi anche per l'incolumità' pubblica, specie se addizionati con veleni contenenti prodotti di sintesi del tipo usato in agricoltura, facilmente reperibili e molto venefici sia per l’animale che per l’uomo.
Le polpette di Mongerbino erano il risultato di una ‘cultura’ antica ed estremamente fobica nei confronti dei cani randagi, naturalmente portati a mangiare con voracità quanto presente allo stato libero, come dai cassonetti delle immondizie.Le polpette di carne e vetro sono una maniera primitiva ed anonima di infierire sugli animali, non solo sui cani randagi ma pure sui gatti ed oggi perfino sulle colonie di gazze ed altri uccelli rapaci sempre più presenti nei contesti urbani, dove hanno spodestato le specie meno aggressive: passeri, cardellini, canarini, etc.Modalità primitiva e anonima in quanto non richiedono l’acquisto di prodotti e presidi che potrebbero quanto meno insospettire i venditori e la cui somministrazione illegale, in zona, verrebbe presto sospettata e scoperta.
I due denunciati, perciò, sono stati fermati dai Carabinieri prima che il letale pasto potesse produrre i suoi effetti, prima che cani, gatti e gazze lo ingerissero.
Per tale brillante operazione i carabinieri sono stati destinatari di messaggi di encomio e gratitudine da parte di cittadini, autorità comunali ed associazioni ambientaliste e di protezione degli animali, come la LAV Sicilia.
''Ringraziamo ed esprimiamo stima ai Carabinieri di Bagheria per l'operazione condotta a Mongerbino, grazie alla quale si e' scongiurata una strage non solo di cani randagi ma anche di altri animali - dichiara Marcella Porpora, Coordinatrice regionale LAV Sicilia -. Inoltre, l'azione condotta dai militari dell'Arma e' di estrema importanza anche perche' e' difficile riuscire ad individuare gli autori di questi vili gesti''.


ASCA
23 NOVEMBRE 2009
 
SICILIA: PREPARAVANO BOCCONI AVVELENATI PER CANI, DENUNCIATI DA CC
 
Roma - I Carabinieri di Bagheria (Pa) hanno denunciato due persone che nella frazione di Mongerbino, tra i Comuni di Aspra e Santa Flavia, stavano preparando un composto di carne e cocci di bottiglia per uccidere i cani randagi della zona, che a loro dire arrecavano disturbo. I due denunciati sono M.N., 54 anni e S.A, pensionato di 73 anni.
''Ringraziamo ed esprimiamo stima ai Carabinieri di Bagheria per l'operazione condotta a Mongerbino, grazie alla quale si e' scongiurata una strage non solo di cani randagi ma anche di altri animali - dichiara Marcella Porpora, Coordinatrice regionale LAV Sicilia -. Inoltre, l'azione condotta dai militari dell'Arma e' di estrema importanza anche perche' e' difficile riuscire ad individuare gli autori di questi vili gesti''.
Nel caso di Mongerbino le polpette killer erano state preparate mischiando cocci di vetro a carne tritata, piu' spesso pero' si usano veleni, in genere prodotti di sintesi per l'agricoltura, facilmente reperibili e altamente pericolosi anche per l'incolumita' pubblica. Dallo scorso gennaio e' in vigore un'Ordinanza contro i bocconi avvelenati, firmata dal Sottosegretario alla Salute, Francesca Maritini. Nell'Ordinanza si fa preciso riferimento, in particolare, all'intervento dei Sindaci laddove vi sia anche il solo sospetto di avvelenamento, tramite l'immediata apertura di un'indagine, la bonifica dell'area interessata, nonche' la segnalazione dell'area con un'apposita cartellonistica.
''L'uccisione di animali randagi tramite spargimento di polpette killer e' una pratica diffusa in tutta la Sicilia, sia nei piccoli centri che nelle grandi citta' ed ormai e' diventata una vera e propria emergenza che le Istituzioni troppo spesso continuano a sottovalutare - continua Porpora.- Ecco perche' plaudiamo all'operazione dei Carabinieri di Bagheria e come LAV con l'Ufficio legale Nazionale seguiremo da vicino la vicenda''.

IL GAZZETTINO

23 NOVEMBRE 2009

 

ALLARME DELL’ASSOCIAZIONE ADA

A Jesolo bocconcini al veleno per uccidere gatti domestici
L’intervento di una volontaria salva un animale in extremis

 

JESOLO (AN) - Allarme gatti avvelenati. Bocconcini al veleno utilizzati per eliminare gatti domestici e selvatici. L’allarme viene lanciato da una volontaria che collabora con l’Ada, l’associazione sui diritti degli animali di Jesolo. Tutto è nato dopo che nei giorni scorsi una ragazza ha recuperato nella zona di Jesolo Paese, un gattino, apparentemente selvatico, investito da un’auto e ferito aduna zampa. La donna l’aveva portato in un esercizio commerciale gestito da una giovane collaboratrice dell’Ada che a sua volta si è rivolta ad un medico veterinario di Cavallino-Treporti per le cure di rito. Solo nei giorni successivi è emersa la reale situazione: il gatto aveva iniziato ad accusare i sintomi tipici dell’avvelenamento. Un’altra sorpresa, ma positiva è accaduta nei giorni successivi: «Ho riportato il gatto nel mio negozio - continua la giovane commerciante nel suo racconto - quando per puro caso è entrata una signora di Eraclea che era la padrona del gatto, alla quale il micio era stato fatto sparire un paio di mesi prima. Continuano a essere frequenti i casi di gatti morti perché avvelenati da bocconcini velenosi o di cuccioli abbandonati dentro i cassonetti dell’immondizia.


SAVONA NEWS

23 NOVEMBRE 2009

 

Savona: piccioni avvelenati in via Repusseno

 

 

 

Savona - Ieri, qualche malintenzionato ha avvelenato quindici colombi in via Repusseno a Savona (Lavagnola). Alcuni residenti, impietositi dall'agonia degli animali hanno chiamato i vigili urbani, il 118 e l'Asl ma solo i volontari dell'Enpa sono intervenuti per recuperare gli ultimi due volatili ancora in vita e forse riuscirà a salvarli. A.P.


COMUNICATO ENPA
23 NOVEMBRE 2009
 
GIU’ LE MANI DAI “MILLE”, L’ENPA CONTRO IL PROGETTO DEL COMUNE DI CATTURARE E ABBATTERE I PICCIONI DI SAVONA
 
Ufficialmente, la cattura e il successivo abbattimento di circa mille piccioni savonesi dovrebbe permettere all’Istituto Zooprofilattico di verificare che i volatili non siano portatori di malattie trasmissibili all’uomo. Ufficiosamente, la Sezione Enpa di Savona ritiene che tale misura sia finalizzata soprattutto a tenere sotto controllo la popolazione cittadina di volatili. Nell’uno e nell’altro caso – sostengono i volontari savonesi – il provvedimento è ingiustificato poiché entrambi gli obiettivi possono essere raggiunti con metodi incruenti. “Se le autorità locali vogliono fare un check medico ai nostri piccioni – spiega la Sezione Enpa di Savona – non è necessario abbatterli; è sufficiente analizzarne le piume o le deiezioni”. “Tra l’altro – prosegue l’Enpa – è vero che alcuni uccelli possono essere portatori di malattie trasmissibili all’uomo, tuttavia non sono animali pericolosi”. La conferma arriva dall’ Università di Basilea. In un articolo che sarà pubblicato a breve sulla rivista medica Journal of Infection, due ricercatori - Daniel Haag/Wackernagel e H.Moch - passano in rassegna la letteratura italiana, francese, tedesca e inglese sulla trasmissione di malattie dal colombo di città (Feral Pigeon) agli esseri umani e concludono che per l’uomo non esiste un “allarme sanitario piccioni”. Dall'analisi di 77 studi epidemiologici, condotti su esemplari di Colombo di città in 60 aree urbane e regioni, è infatti emerso che su un totale di 60 organismi patogeni (di cui 5 virus, 9 batteri, 45 funghi e 1 protozoo) soltanto 7 di essi hanno trasmesso malattie all'uomo. Non solo. Considerando un arco temporale di 60 anni (1941 – 2003), i casi documentati relativi alla trasmissione di malattie all’uomo sono stati appena 176 (tra cui: solo un caso di Salmonellosi e un caso di Toxoplasmosi). “Se poi l’obiettivo delle istituzioni locali – proseguono i volontari Enpa - non è quello di difendere i savonesi da una minaccia inesistente ma, semplicemente, di tenere sotto controllo la popolazioni di piccioni, vorremmo ricordare alle autorità le nostre proposte in materia, tanto efficaci quanto economiche”. Tra gli interventi suggeriti dalla Protezione Animali: la somministrazione di mangime “sterilizzante”, trattato con nicarbazina, e il trasferimento della colonia di colombi di piazza Saffi – si trova nel centro di Savona e contiene il 50% di tutta la popolazione urbana di colombi - lungo l’alveo del torrente Letimbro, una zona meno “fastidiosa” per cittadini. Il progetto di eliminare mille colombi, annunciato e non ancora eseguito, alcuni risultati – sia pure di segno opposto - li ha già prodotti: se da un lato sono aumentati i casi di avvelenamento indiscriminato dei volatili, l’ultimo dei quali risale proprio ai giorni passati, dall’altro è anche montata la protesta dei cittadini, molti dei quali hanno inviato lettere di protesta ai giornali locali chiedendo alle istituzioni locali di tornare sui loro passi. Saranno dunque gli animali a pagare, ancora una volta, il prezzo delle psicosi dell’uomo?

L'ARENA GIORNALE DI VERONA
23 NOVEMBRE 2009
 
Due cani da caccia in giardino mi hanno quasi sbranato il gatto, con chi protesto?
 
 
San Pietro di Lavagno (VR). Questa la denuncia di una nostra lettrice che ha visto il proprio micio attaccato da cani da caccia che giravano liberamente nel suo giardino. «Salve mi chiamo Elisabetta e vivo a SanPietro di Lavagno in una zona di campagna, vi scrivo perché penso sia giusto segnalare e rendere noto a più gente possibile gli abusi che i cacciatori troppo spesso mettono in pratica agendo senza regole e ai danni non solo della natura ma anche dei cittadini. Sabato mattina (21 Novembre '09) appena prima delle 8 mi trovavo a letto ed ho sentito dei latrati di cani provenire dal giardino della mia abitazione, il primo pensiero è andato ai miei gatti (ho 3 gattini di 6mesi e 1 di un mese e mezzo) spaventati (io e il mio ragazzo) ci alziamo di corsa e scendiamo precipitosamente in giardino, la scena che ci si è presentata era drammatica .. abbiamo visto due cani da caccia che stavano sbranando uno dei nostri gatti. Con urla e mettendoci in mezzo siamo riusciti a togliergli dalle fauci il nostro gatto, nel frattempo arrivava anche il cacciatore proprietario dei cani.. ma i cani non desistevano e il cacciatore non li richiamava!! Dopo attimi che sembravano lunghissimi il mio ragazzo riusciva a portare al sicuro in casa il gattino che ormai si trascinava sulle zampe davanti (pieno di sangue) e io ho iniziato una discussione con il cacciatore, lui si giustificava dicendo che il gatto era in mezzo alle vigne lontano dalla abitazione (almeno 500 metri).. come se questo lo autorizzasse a utilizzare il gatto per "allenare" i propri cani .. e io replicavo dicendogli che l'aggressione era avvenuta nel mio giardino a 10 metri dalla porta d'entrata (premetto che un gatto così piccolo non sarebbe mai riuscito a scappare per 500 metri)». «La cosa», prosegue, «si è conclusa quando gli ho chiesto le generalità e il cacciatore è letteralmente scappato chiamando i suoi cani che (finalmente) lo hanno seguito. A noi è rimasto un gattino moribondo che abbiamo portato urgentemente dal veterinario e dopo 2 giorni di osservazione e prognosi riservata, siamo andati a prenderlo ora speriamo si possa riprendere, ma "l'ha vista brutta". Devo dire che ci siamo sentiti violati oltre che alleggeriti di 150 euro che giustamente il veterinario ha richiesto per le cure "necessarie" al gattino. Da parte mia sono intenzionata ad andare in fondo alla faccenda, segnalando alla polizia provinciale l'accaduto e ritornando dai carabinieri che mi hanno consigliato di aspettare di vedere se il gatto c'è l'avrebbe fatta, prima di procedere a una denuncia contro "ignoti". Spero che la mia brutta esperienza possa essere utile anche ad altre persone vorrei ricordare che l'unica arma contro situazioni simili è l'informazione, questa mattina grazie al sito della L.A.C. (http://www.lacveneto.it/) ho scoperto che in questa storia ci sono almeno 3 violazioni "penali" : Articolo 672 "Omessa custodia e mal governo di animali", Articolo 614 "Violazione di domicilio" Articolo 638 "Uccisione o danneggiamento di animali altrui».

IL SECOLO XIX

23 NOVEMBRE 2009

 

Cane da caccia vola nel burrone: soccorso

 

Provincia di la Spezia - Ha visto il suo fedele cane da caccia che, mentre inseguiva una preda, è volato dritto nel burrone. Con la disperazione nel cuore si è affacciato sul precipizio, temendo di vederlo sfracellato sulle rocce. Invece si era salvato. Era rimasto in bilico su una sorta di rientranza della parete, una decina di metri più sotto. Il cane è stato poi recuperato, sano e salvo, dai vigili del fuoco della Spezia con uno spettacolare salvataggio.
La vicenda è accaduta ieri mattina, poco prima delle 10 al Muzzerone, in località Derbi. Dopo aver visto che il suo cane era rimasto miracolosamente incolume, il cacciatore che faceva parte di un nutrito gruppo di appassionati della doppietta, ha allertato subito - via telefono cellulare - i soccorsi.
Sul posto sono arrivate due squadre dei pompieri, in particolare il nucleo Saf, guidato dall'operatore Bruno D'Imporzano. E' stato proprio lui a calarsi nel burrone, dopo essersi ben assicurato con una corda. Quando ha raggiunto il cane lo ha imbragato poi, assieme all'animale, si è calato di sotto, dove ad attenderli c'era una squadra dei vigili del fuoco. Sono stati altri venti metri di discesa, lungo la parete rocciosa, terminati senza altri problemi.
Poi il cane da caccia è stato liberato e riconsegnato al proprietario che aveva le lacrime agli occhi per la felicità. L'animale, infatti, aveva riportato solo escoriazioni di poco conto e potrà nuovamente tornare a cacciare e a fiutare le prede già tra pochi giorni. Il padrone del cane ha ringraziato, commosso, i pompieri per il loro intervento.


CORRIERE ADRIATICO

23 NOVEMBRE 2009

 

Era in un dirupo

Un cane salvato al Passetto

 

Ancona - I vigili del fuoco sono intervenuti nella tarda mattinata di ieri per trarre in salvo un cane che era finito in un dirupo al Passetto. L’animale era sfuggito al proprietario che lo stava facendo scorrazzare nell’area destinata ai cani. All’improvviso Fido si è messo a rincorrere un gatto, e lo ha seguito fino a quando il felino - più agile - è riuscito a non farsi prendere. Il cane è invece precipitato tra gli arbusti e si è fermato in un punto dal quale era impossibile risalire.
I vigili del fuoco dopo la chiamata sono arrivati sul posto e hanno soccorso l’animale. Si sono calati con le funi, hanno imbracato il cane e lo hanno riportato al parco. L’operazione di recupero non è stata particolarmente complessa, anche se il burrone nel quale era finito il cane era profondo una decina di metri.


IL CITTADINO

23 NOVEMBRE 2009

 

Lentate (MB), mucca fugge da una stalla
Fermati 2 Eurostar, evacuata ditta

 

Raffaele Foglia

 

Lentate sul Seveso  (MB) - E la mucca fermò i treni. Sui binari tra Cantù Asnago, Carimate e Lentate sul Seveso, giovedì pomeriggio, si è svolto un vero e proprio rodeo, che si è concluso solo in serata con una manzetta sedata e riportata nella stalla, due persone contuse, centinaia di pendolari costretti a un ritardo di oltre mezz¿ora e decine di persone che hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per fermare l'animale in fuga.

La vicenda - Si tratta di una manzetta di 18 mesi, fuggita dall'azienda agricola Cortinovis di Minoprio: la sua voglia di fuggire le ha permesso addirittura di strappare la catena che la costringeva all'interno della fattoria. I titolari dell¿azienda si sono accorti della fuga dalla stalla solo la mattina dopo, attorno alle 7: da allora hanno iniziato a cercarla. Ma l'impresa era ardua: la bestia, infatti, era entrata nella zona boschiva e trovarla in quell¿area era come trovare il classico ago in un pagliaio.

Treni fermi - Ormai i titolari erano rassegnati a non trovarla più, fino a quando, attorno alle 16, sono stati avvisati da alcuni colleghi di un'azienda agricola di Cantù Asnago. Peccato che la manzetta avesse scelto, per la sua passeggiata pomeridiana, i binari della linea ferroviaria. Ad avvistarla, i responsabili della stazione di Cantù Asnago che, a quel punto, hanno chiamato gli agenti della polizia locale di Cantù, oltre che avvisare i treni in arrivo del problema sui binari. Così la linea ferroviaria è stata bloccata per alcuni minuti, mentre i proprietari della manzetta l'hanno inseguita fino a Lentate sul Seveso, senza riuscire a riportare la bestia alla calma.

Imbizzarrita - Poi, attorno alle 17.15, la mucca è stata portata su un binario morto nelle vicinanze della stazione di Carimate. I treni hanno potuto passare viaggiando a vista: cinque convogli, tra i quali due Eurostar (uno era il Cisalpino), hanno accumulato un ritardo di oltre mezz'ora. Ma la vicenda della mucca non è finita: a un certo punto, di scatto, ha sfondato la staccionata della ferrovia ed è corsa in mezzo alla strada, tra le automobili, concludendo la sua corsa all'azienda Icea, dove sono stati fatti uscire in gran fretta i dipendenti. Nel frattempo sono arrivati anche i vigili del fuoco, la protezione civile, la polizia provinciale e il veterinario dell'Asl che, alla fine, è riuscito a sedare l'animale, che è stato riportato nella stalla di Minoprio. Il rodeo è finito dopo due ore: il bilancio è di due persone contuse, tra i quali il titolare dell'azienda agricola, e moltissimi disagi. E una mucca che ora dorme nella sua stalla.


GAZZETTA DI PARMA
23 NOVEMBRE 2009
 
Scappano i tori, sospese le riprese del film con Tom Cruise e Cameron Diaz
 
 
Le riprese del nuovo film con Tom Cruise e Cameron Diaz "Knight  And Day" sono state sospese, dopo che sette tori sono scappati dal set ed hanno ferito due donne a Cadice in Spagna. Lo riferisce l’Hollywood Reporter.
Gli animali, che venivano usati per ricreare scene della tradizionale corsa dei tori di Pamplona, hanno fatto irruzione per le strade di Cadice e sono stati catturati dopo circa 40 minuti. Secondo quanto ha riferito la polizia locale i tori hanno ferito leggermente due donne. Il sindaco ha fatto sospendere le riprese finchè la produzione non garantirà misure di sicurezza adeguate sul set.
L'incidente ha rinfocolato le polemiche delle organizzazioni animaliste contrarie all’uso dei tori in questo tipo di manifestazioni. Al momento del'incidente Tom Cruise e Cameron Diaz non erano sul set, ma dovrebbero raggiungere la troupe nel fine settimana per girare le loro scene.
Knight and Day è una movimentata commedia con al centro una coppia in fuga interpretata appunto da Cruise e la Diaz.

VIRGILIO NOTIZIE

23 NOVEMBRE 2009

 

Cinema/ Tori in fuga dal set del film di Tom Cruise a Cadice

Hanno ferito lievemente due donne, prima di essere catturati

 

Cadice - Sette tori sono fuggiti dal set del nuovo film di Tom Cruise e Cameron Diaz a Cadice, nella Spagna sudoccidentale. Gli animali, che dovevano essere usati in una ricostruzione della tradizionale corsa dei tori di Pamplona, hanno fatto irruzione per le strade cittadine ferendo leggermente due donne, prima di essere catturati. Al momento dell'incidente, ieri, Cruise e Diaz non erano presenti alle prove, dovrebbero infatti raggiungere Cadice solo il prossimo weekend. Il produttore spagnolo José Luis Escolar ha dichiarato di non sapere come i tori possano essere fuggiti. Le riprese di 'Knight&Day' - commedia d'azione diretta da James Mangold, attesa nelle sale il prossimo luglio - dovevano iniziare oggi, ma il sindaco ha sospeso la lavorazione fino a nuovo ordine per ragioni di sicurezza.


IL NUOVO

23 NOVEMBRE 2009

 

Scappano tori, sospese riprese film

Incidente in Spagna sul set pellicola con Cruise e Diaz

 

ROMA - Le riprese del nuovo film con Tom Cruise e Cameron Diaz 'Knight And Day' sono state sospese, dopo che sette tori sono scappati dal set. Lo riferisce l'Hollywood Reporter. Gli animali, che venivano usati per ricreare scene della tradizionale corsa dei tori di Pamplona, hanno fatto irruzione per le strade di Cadice in Spagna e sono stati catturati dopo circa 40 minuti. Secondo quanto ha riferito la polizia locale i tori hanno ferito leggermente due donne.


CORRIERE DELLA SERA

23 NOVEMBRE 2009

 

E una guardia carceraria di Port Phillip è sotto inchiesta per avere sparato a un Wallaby

Difende il suo cane, sfregiato dal canguro

Un 49enne di Melbourne se l'è vista brutta dopo che il suo Rocky ha stuzzicato il marsupiale mentre dormiva

 

MILANO - Difficilmente i canguri attaccano l'uomo. Ma se temono di essere in pericolo, non esitano a difendersi. Ne ha fatto le spese il proprietario di un cane che, per difendere il proprio animale che aveva stuzzicato un po' troppo da vicino il marsupiale, si è ritrovato sfregiato da una zampata che lo ha colpito al volto e all'addome.

BRUSCO RISVEGLIO - L'uomo, Chris Rickard, un 49enne di Melbourne, non aveva intenzione di nuocere al canguro. Tuttavia Rocky, il suo cane, se la stava vedendo brutta: aveva scoperto il canguro che stava dormendo dei pressi dell'Arthur Creek e gli si era avventato contro correndo e abbaiando. Mal gliene incolse: il canguro, risvegliatosi all'improvviso e sentitosi minacciato, ha reagito scagliando il cane in acqua, tenendolo poi sotto con la zampa. Per evitare che Rocky morisse annegato, il signor Rickard è intervenuto, venendo a sua volta colpito. In qualche modo l'uomo è riuscito a reagire e a dare una gomitata al canguro, che si è poi allontanato. Il cane, quando è stato tratto in salvo, «era mezzo annegato», secondo quanto ha poi raccontato il protagonista della vicenda.

«SONO CHOCCATO» - L'uomo è stato ricoverato in ospedale per essere medicato. «Pensavo che avrei potuto ricevere qualche colpo nel tentativo di liberare Rocky dalle sue grinfie - ha raccontato al quotidiano Herald Sun - ma non pensavo certo che mi avrebbe attaccato in quel modo. E' stato uno shock: era un canguro alto un metro e mezzo e nessuno pensa che questi animali possano arrivare a uccidere le persone». Cosa che in effetti normalmente non succede. I cani sono spesso attratti dai canguri e si mettono ad inseguirli, con il risultato di metterli in fuga. Nel caso in questione, tuttavia, l'animale è stato svegliato di soprassalto e ha reagito d'istinto. Il tenere gli animali sott'acqua è una tecnica di difesa di questi marsupiale già osservata in altri casi.

SPARI SUL WALLABY - Sempre dall'Australia arriva la notizia di una guardia carceraria del penitenziario di Port Phillip che è stata sospesa e incriminata per avere ucciso a colpi d'arma da fuoco un wallaby, una specie di canguro con abitudini notturne. E di averlo fatto senza alcun motivo durante un'esercitazione di tiro. Il canguro viveva nei pressi del poligono all'aperto in cui l'uomo si è recato, ma non è stato accertato se si fosse spinto proprio nell'area di tiro. All'uccisione dell'animale hanno assistito una ventina di persone e la notizia è subito giunta alla polizia e alle associazioni animaliste. «E' stato un episodio riprovevole - ha detto Tim Hall, portavoce della direzione del carcere -. Tuttavia è stata aperta un'indagine e si procederà».


ANSA

23 NOVEMBRE 2009

 

Bracconaggio, e' furto allo stato

 

ROMA - I bracconieri possono essere condannati anche per furto ai danni dello Stato, oltre che per i reati previsti dalla normativa sulla caccia. E' quanto accaduto ad un bracconiere genovese sorpreso mentre azionava le sue reti di uccellagione, in possesso di fucili e volatili selvatici, di cui si serviva come richiami vivi. Il tribunale di Genova lo ha condannato a quattro mesi di reclusione e 200 euro di multa per furto ai danni dello Stato.


ESTENSE.COM

23 NOVEMBRE 2009

 

La Lega contro la carne halal nelle scuole

Cavicchi: “La macellazione islamica è cruenta”. Ma la produzione e vendita è permessa e regolata dalla legge

 

 

Ferrara - La carne Halal si scontra con le sensibilità animaliste oppure no? È la domanda che il consigliere della Lega Nord Giovanni Cavicchi pone al sindaco Tagliani in merito alla decisione di acquistare e somministrarne all’interno delle scuole materne ed elementari del territorio comunale durante i pasti carne di tipo “halal” (carne “lecita”, genericamente non di maiale) ai bambini di fede mussulmana.L’interpellanza del Carroccio fa propria quella di Leonardo Rosa, consigliere del Pdl della Circoscrizione 1, presentata a metà ottobre, facendo notare che “si tratta di un tipo di carne che prevede la macellazione secondo i riti islamici con sgozzamento degli animali ancora vivi e loro conseguente dissanguamento, e che risulta essere generalmente più costosa, rispetto alla carne degli stessi animali proveniente da macelli tradizionali”.Il consigliere fa presente come “a giudizio della Corte di Cassazione integra il reato di maltrattamento ogni comportamento che genera sofferenza ingiustificata agli animali, altresì la macellazione a fini alimentari che avvenga mediante modalità cruente”. Ora, secondo il consigliere di opposizione, “la macellazione di carne halal non trova un’adeguata giustificazione e pertanto costituisce incrudelimento verso gli animali che nel nostro ordinamento giuridico è previsto come reato”.Per questo nella sua interpellanza Cavicchi chiede di sapere “in base ai dati in possesso alle scuole comunali sulla merce acquistata, quale sia la differenza dei prezzi di acquisto, tra carne a macellazione tradizionale e carne “halal”, in riferimento agli stessi tagli”, e “se l’amministrazione comunale, agendo in questo modo, è conscia di rendersi a suo modo complice di chi pratica tale tipo di macellazione che genera sofferenze e atrocità sugli animali”.Ora, c’è da ricordare che la macellazione e la vendita di questo tipo di carne è già disciplinata dall’Unione europea con la direttiva 119 del ’93 (relativa appunto alla protezione degli animali durante la macellazione o l’abbattimento), recepita dall’ordinamento italiano attraverso il decreto legislativo 333 del 1998.Secondo il d.lgs. le operazioni di “trasferimento, stabulazione, immobilizzazione, stordimento, macellazione e abbattimento devono essere condotte in modo tale da risparmiare agli animali eccitazioni, dolori e sofferenze evitabili”. L’art. 4 prevede inoltre che “la costruzione, gli impianti e l’attrezzatura dei macelli, nonché il loro funzionamento devono essere tali da risparmiare agli animali eccitazioni, dolori e sofferenze evitabili”.La risposta all’interpellanza – per quanto riguarda la sua seconda parte relativa all’ipotesi di maltrattamento – diventa quindi automatica. Se i produttori di carne halal rispettano le norme vigenti in materia, non commetteranno nulla di rilevante dal punto di vista penale, così come l’amministrazione che ne permette la somministrazione nelle scuole non si renderà complice di alcunché.


BARI MIA
23 NOVEMBRE 2009
 
Roger Moore contro il foie gras: "Fa ammalare le oche
 
Antonio Calisi
 
Il foie gras, il patè di fegato d’oca più amato dai francesi, è una malattia, non una ghiottoneria. A sostenere questo pensiero è Roger Moore. L’attore, nonché baronetto d’Inghilterra, ha deciso di combattere al fianco della PETA (People for ethical treatment of animals) contro il pasticcio di fegato d'oca. Secondo il PETA questo piatto è la conseguenza di una malattia determinata artificiosamente al fegato di oche ed anatre.Come rendono comprensibile gli specialisti, il foie gras, viene ricavato contaminando gli animali con la steatosi epatica, cioè l'ingrassamento del fegato a seguito dell'ingestione di grandi dosi di granturco e differenti becchimi. Questo processo si compie introducendo nel becco e nel collo degli animali una lunga sonda di metallo attraverso cui viene introdotto l’alimento pressato, senza che l’animale abbia la opportunità di stabilire se sfamarsi o no.Il foie gras è vietata in molte nazioni, in tutta l'Unione Europe a e in Italia è proibita dal 2007, ma in Belgio e in Francia è ritenuto una raffinatezza della gastronomia locale.La battaglia di Moore ha da tempo ha prodotto effetti apprezzabili: la famosa catena Selfridges ha stabilito di togliere il foie gras dai propri magazzini. Moore ha inoltre scritto ai governanti che formano l’House of Commons, uno dei rami del parlamento britannico, domandando di dare la propria parola energicamente nella guerra contro la distribuzione di questo qualità di alimenti nel Regno Unito.

AGORAVOX
23 NOVEMBRE 2009
 
Gadhimai: dea madre, sacrifici, gran bevute
In Nepal sembra che si raggiunga un accordo fra maoisti e partiti di governo ma l’attenzione si è spostata a Bara, nella pianura meridionale del Terai, dove stanno arrivando centinaia di migliaia di pellegrini per il Gadhimai Mela. Si parla di oltre 500.000 animali sacrificati per rafforzare le energie della Dea, una delle tante forme dell’Energia Creatrice (Shakthi), la Madre Terra. Grandi bevute di alcol adulterato, risse, un immenso scannamento che sta generando proteste in tutto il mondo. Ultima, l’inossidabile Brigitte Bardot.
 
Scaduta la tregua fra maoisti e governo il 20 novembre, continuano le discussioni. Addirittura il leader maoista Prachanda si è recato a Singapore per incontrare il Grande Vecchio del Congresso Koirala (lì ospedalizzato). Tutto si muove verso un accordo (come previsto in altri post) proprio nel giorno in cui si festeggia e ricorda la fine della guerra civile (1996-2006) con la firma del Comprehensive Peace Accord (CPA) fra i maoisti e i partiti democratici. Da allora si è mosso poco (stesura costituzione, smantellamento esercito maoista, riforma dello stato, ripresa economica). Si conta su un accordo ma l’attenzione di è già spostata sul piccolo villaggio di Bariyarpur (Terai) dove stanno giungendo centinaia di migliaia di pellegrini per celebrare il Gadhimai Mela, uno dei più importanti festival dell’India del nord (e Terai nepalese). che si tiene nel piccolo villaggio ogni cinque anni. Qualcuno è già morto per aver bevuto come un matto, tradizione della festa, liquori contraffatti.
La zona è già nota per le apparizioni del Buddha Ragazzoe perché sarà il punto d’arrivo della prima strada a quattro corsie che dovrebbe congiungere la Valle di Kathmandu al Terai e India (finanziamenti permettendo). Intorno al villaggio, piane foreste spelacchiate, qualche coltivazione di riso, mais, fiori gialli di sesamo, tanti bufali gobbuti e povertà. Non distante il confine indiano, la città ponte di Hetauda, grandi traffici e contrabbandi. Le poche fabbriche del Nepal (chimica, juta, cotone) sono sull’orlo del fallimento o già chiuse come la Palmolive-Colgate e la Everest Polymers. Il distretto industriale ha perso il 45% della produzione (e dei posti di lavoro) a causa della crisi internazionale e dell’assenza di una politica economica del governo. Qualche anno fa, si tenne una delle rare manifestazioni sindacali (proprio per una chiusura di una fabbrica) che finì con qualche morto fra gli operai.
Questo posto è, da qualche tempo, al centro dell’attenzione della stampa internazionale (specie indiana) per il gran festone del Gadhimai, una tradizione che va avanti da oltre 200 anni. Durante la festa (24-26 novembre) verranno sacrificati oltre 500.000 animali (fra cui 60.000 bufali), importati illegalmente dall’India senza controlli sanitari e doganali). Non è una novità nella tradizione hindu dove la venerazione alle divinità “energetiche” Shiva, Shakty, Kali, Durga, Devi è sempre accompagnata da sangue e morte. Gadhimai, dal volto nero e spettrale e dai grandi occhi bianchi, è una delle molti potenti emanazione dell’Energia Primordiale, Femminile e Generatrice. E’ la Madre Terra cui si deve (come in molte altre civiltà, compresa la nostra idealmente) manetenere viva la Forza offrendo sangue ed energia umana o animale (la Vita). In cambio, l’Umano, ha benefici generali (raccolti, protezione vita) e particolari (figli, mariti, potenza nel mondano, salute). Questo racconta la gente che ogni martedì e sabato sgozza polli e caproni fra gli alberi cupi di Dakshinkali (sui margini meridionali della Valle di Kathmandu), nelle migliaia di templi di Durga durante il Dashain, o sulle rive dei fiumi sacri, come al grande tempio di Kali a Calcutta. Da tempo immemorabile, questo raccontano i sacerdoti nei milioni di villaggi hinduisti del subcontinente e su questo vivono.
Le stesse speranze spingono centinaia di migliaia alla pagoda di Bariyarpur a fine novembre da oltre 200 anni, quando ancora qui governava la dinastia dei Kiranti (11-14 secolo) e Bara era parte del potente regno Mithila. Addirittura, si racconta, che il famoso tempio di Taleju a Kathmandu sia una replica di quello dedicato a Gadhimai e che la stesso culto della Kumari (la Dea Bambina, emanazione di Durga) venga da qui. I sovrani di Kathmandu scendevano nel Terai durante la festa e così fece anche l’ex re Gyanendra che oggi si è pentito e ha richiesto, insieme a animalisti, intellettuali, il Buddha Tamang , Brigitte Bardot, monaci buddhisti, al governo nepalese (che se ne è impippato) l’abolizione della festa. Un corteo è sfilato nei giorni scorsi a Bara chiedendo di sostituire i sacrifici animali con offerte di frutta e vegetali (quello che fanno buddhisti e vishnuisti).
Si è mossa anche Maneka Gandhi (da sempre ambientalista) vedova del discusso Sanjay Gandhi e pecora nera della potente famiglia con un bello ma fragile articolo. Fragile perché le sue argomentazioni non toccano i contadini, operai, disoccupati (il proletariato del subcontinente), che non potendo comprare i biglietti della lotteria si affida alla tradizione per continuare a sperare di migliorare le proprie condizioni o di re-incarnarsi in un ricco possidente. Scrive giustamente Maneka del business che sta dietro a tutto questo, (come ad ogni espressione rituale delle religioni), dei venditori di alcol (che s’arricchiscono durante le feste), degli onnipresenti prestasoldi che anticipano le spese dei sacrifici, dell’import ed export di animali, pellami, carne (ciò che resta dei sacrifici), e di sacerdoti che s’ingrassano a Bara come nei villaggi. Addirittua c’è un sito (non funzionante) sulla festa. Questa è ancora l’India, del resto cosa dovrebbero dire i milioni di tacchini uccisi (più o meno nella stessa data) al Thanksgiving nella civilizzata America.
Gli appelli degli intellettuali indiani per sospendere la festa non hanno avuto successo sul governo nepalese allo sbando. Il Buddha ragazzo, Ram Bahadur Bamjan, ha promesso di essere lì durante la festa per impedire le uccisioni. Il gran sacerdote del tempio di Gadhimai, il brahmino Mangal Chaudhari ha assicurato che, progressivamente, il numero di animali sacrificati diminuirà, la polizia ha aumentato il numero di uomini impegnati per evitare che, alle tradizionali botte fra i festeggianti, qualcuno non se la prenda con i contestatori.

MILANO WEB

23 NOVEMBRE 2009

 

'PET THERAPY' ANCHE NEGLI OSPEDALI

 

Si conoscono da tempo gli effetti positivi della Pet Therapy, terapia basata sull'impiego di animali (specialmente cani) per migliorare la salute delle persone, soprattutto per ciò che riguarda lo stress e le malattie cardiovascolari.
Ora però si scopre che la vicinanza con un animale è addirittura in grado di limitare il dolore e - in fase post operatoria - di ridurre del 50% le medicazioni.
Secondo gli studiosi, avere un animale "vicino" nei momenti difficili della vita, porta a un significativo miglioramento delle condizioni psichiche ed emozionali, che si ripercuote sull'intero organismo, facilitando la guarigione e diminuendo gli sforzi dei medici per rimettere in piedi un malato.
Alla luce di ciò, Julia Havey, della Loyola University di Chicago, sostiene che i cani potrebbero svolgere un ruolo determinante nella guarigione dei pazienti anche e soprattutto negli ospedali, dove raramente, per non dire mai, ci si affida alla Pet Therapy.
"I nostri risultati portano a considerare seriamente l'ipotesi di introdurre gli animali nei nosocomi" - spiega la ricercatrice.
Lo studio, presentato lo scorso mese a Kansas City durante l'International Society of Anthrozoology conference, mette in luce che le donne operate per un tumore al seno, con vicino un quattrozampe, percepiscono meno dolore e ritornano prima a condurre la vita di "sempre".


INFORMAZIONE.IT
23 NOVEMBRE 2009
 
Ponte di Sant'Ambrogio, vacanze pet friendly ad alta quota
Fra pochi giorni tutti gli impianti di risalita saranno funzionanti in maniera stabile: la stagione sciistica 2009/10 apre le porte anche agli animali domestici. Il 40% degli albergatori sono attrezzati per ospitare cani e gatti, all'insegna del turismo pet friendly. Cerca l'elenco degli hotel, pensioni per animali, pet-sitter e veterinari su www.pethotels.it
 
Riccione, 23/11/2009 (informazione.it - comunicati stampa) Buona notizia per appassionati della montagna, sciatori e snowboarder: il Movimento del turismo delle famiglie con animali dell'associazione Aidaa ha accertato che più del 40% degli alberghi in località turistiche di montagna accettano i cani di piccola e media taglia.
L'Aidaa prevede che saranno circa 2 milioni le famiglie che trascorreranno le vacanze in montagna in compagnia del proprio amico a quattro zampe. La metà di questo flusso turistico alloggerà in appartamenti, l'altra metà in hotel, pensioni, B&B. Per conoscere le strutture ricettive, i veterinari, i pronto soccorso così come i pet-sitter e le pensioni per animali, consultate www.pethotels.it il portale che AMA chi AMA gli animali.
La maggior parte degli impianti sciistici nazionali sono già funzionanti, come quelli del passo del Tonale e di San Martino di Castrozza.
Nei prossimi giorni sarà la volta dell'apertura delle piste Dolomiti Supersky (28 novembre). In Lombardia gli impianti di Santa Caterina Valfurva saranno sempre funzionanti dal 5 dicembre. In Trentino Alto Adige, dal 28 novembre sono operativi gli mpianti Latemar-Obereggen, gli impianti Plan de Corones Kronplatz e le piste a Madonna di Campiglio; il 4 dicembre sarà la volta delle piste Monte Elmo - Alta Pusteria e delle piste Val Gardena; il 5 dicembre aprono le Piste Gitschberg - Val Pusteria, i centri sciistici Klausberg - Valle Aurina, le piste Speikboden - Valle di Tures, gli impianti Valles - Jochtal. In Valle D'Aosta le piste Gressoney Monte Rosa saranno aperte dal 27 novembre 2009 all'11 aprile 2010; gli impianti Champorcher saranno funzionanti a partire dal 28 novembre.

STABIA CHANNEL
23 NOVEMBRE 2009
 
Castellammare  (NA) - L'ADDA si arrende
Dopo oltre venti anni di attività in soccorso degli animali, l'associazione rischia di chiudere i battenti.

L'ADDA, l'Associazione in difesa dei diritti degli animail, operante nel territorio stabiese da oltre vent'anni, con l'instancabile opera in primis del suo presidente, la signora Rosaria Boccaccini, o di tanti volontari che si prodigano in attività di assistenza degli animali abbandonati e randagi, si appresta a mettere fine alla sua attività. L'annuncio arriva per mezzo di una lettera inviata alla nostra redazione che di seguito proponiamo ai nostri lettori.Il motto della nostra Associazione è stato sempre: ci pieghiamo ma non ci spezziamo. Eppure, sono riusciti a spezzarci.I nostri amministratori, negli oltre vent'anni di infaticabile e ininterrotta attività dell'ADDA, non solo non hanno mai assunto alcuna iniziativa seriamente intesa ad affrontare il problema del randagismo sul territorio, ma addirittura hanno sempre negato ai volontari qualsiasi tipo di sostegno. In altri termini, hanno avuto un atteggiamento improntato al più sfrontato disinteresse nei confronti di un problema che coinvolge non solo il benessere degli animali, ma anche le condizioni di vita degli stessi cittadini.Il risultato è questo: i volontari, costretti ad occuparsi (nei limiti delle proprie esigue risorse economiche ed operative) dell'enorme numero di cani e gatti vaganti sul territorio, non hanno più potuto svolgere nessun tipo di opera di diffusione, soprattutto negli istituti scolastici, della cultura della convivenza civile uomo-animale.Quindi, da un lato, l'Associazione ha ormai esaurito ogni tipo di energia (economica, fisica e psicologica) a sua disposizione per fronteggiare il problema del randagismo diventato ormai incontrollabile e, dall'altro lato, assiste impotente all'aumento dell'intolleranza e della gratuita violenza dei cittadini verso questi animali (che pure non sono dei rifiuti e che la legge protegge con una serie di norme) e verso i volontari.Il proliferare dei randagi sul territorio, per effetto dei continui abbandoni e della mancanza di attività di sterilizzazione, nonché dell'impossibilità dell'ADDA di provvedere alla loro cura e al loro mantenimento se non in minima parte, ha reso cani e gatti oggetto di indescrivibili violenze: avvelenamenti, combattimenti fra cani, messe nere, uccisione mediante lancio di gatti vivi nei falò della festa dell'Immacolata.A causa della cronica carenza di risorse economiche e di qualsivoglia tipo di sostegno da parte delle cosiddette Istituzioni, coloro che non hanno voce sono ridotti al definitivo silenzio. L'A.D.D.A. chiuderà i battenti, dopo vent'anni di attività seria ed instancabile, a meno che non vi sia una decisiva inversione di tendenza, sia dell'Amministrazione e sia degli stessi cittadini, entro la fine dell'anno in corso.


ROMGNA NOI

23 NOVEMBRE 2009

 

Estero - Cade nella tana dell'orso: è salvo

Disabile mentale scavalca il recinto che delimita l'area dei plantigradi nello zoo di Berna. Per liberarlo dall'attacco dell'animale le guardie sono state costrette a sparargli

 

BERNA - Per cause ancora da chiarire, un ragazzo di 25 anni con problemi mentali ha scavalcato la recinzione che delimitava l'area orsi dal resto dello zoo. Caduto nello spazio riservato a Finn, plantigrado di 4 anni, il ragazzo è stato attaccato dall'animale ferendolo gravemente.

Per liberare il malcapitato, che per scavalcare la recinzione si era aiutato con una scala, gli addetti alla sicurezza del parco degli orsi hanno dovuto sparare all'animale che ora versa in gravi condizioni.

 

FOTO

http://www.romagnanoi.it/foto/92899/Estero---Cade-nella-tana-dellorso--salvo-.asp


MESSAGGERO VENETO

23 NOVEMBRE 2009

 

Squilibrato entra nel recinto Un orso lo azzanna, è grave

 

BERNA. Un giovane di 25 anni con disturbi mentali è stato gravemente ferito ieri da un orso in uno zoo di Berna, dopo che si era introdotto nel recinto del plantigrado. Anche l’animale è rimasto ferito da un colpo di pistola sparato da un poliziotto per fargli mollare la presa. L’incidente è avvenuto nel nuovissimo parco degli orsi di Berna, inaugurato il mese scorso. I plantigradi sono tenuti in cattività dal 1513 nella città svizzera, alla quale hanno dato il nome. Il nuovo parco (6.000 metri quadrati) è stato realizzato per dare loro una sistemazione più ampia. Nella struttura sono ospitati due animali, il maschio Finn e la femmina Bjork. Il giovane sabato ha scavalcato il muro di cinta con una scala, poi si è lanciato nella fossa degli orsi, profonda 4 metri. Il maschio Finn lo ha subito aggredito, azzannandolo al volto e alle gambe. L’animale ha bloccato a terra l’uomo e i visitatori hanno cercato inutilmente di fargli mollare la presa, lanciandogli contro oggetti. Un poliziotto gli ha sparato un colpo di pistola, ferendolo, e solo allora Finn si è allontanato dalla vittima.


IL MATTINO

23 NOVEMBRE 2009

 

La testimonial del nuovo pronto soccorso per animali giocattolo

 

Napoli - La testimonial del nuovo pronto soccorso per animali giocattolo è una vivace leoncina di un mese e mezzo di nome Wanda, al suo primo ingresso in pubblico dopo lo svezzamento. Figlia di Lori e Charlie, due leoni dello zoo di Napoli, Wanda è ormai la mascotte e stamattina sarà lei a fare da madrina al taglio del nastro del pronto soccorso per peluche al fianco di Cesare Falchero, amministratore del parco.

 

Cristina Cennamo

 

Un occhietto scollato, un orecchio scucito, una coda ammaccata. Molti «incidenti» possono accadere al peluche preferito da un bambino che, spesso, vive questi eventi come e vere e proprie malattie del suo amico del cuore. Per venire incontro ai problemi degli animali giocattolo da oggi c'è il «Pronto soccorso dei peluche», ospitato dallo Zoo e allestito in collaborazione con l'Ospedale delle Bambole di Tiziana Grassi. «Tutto è nato - racconta l'amministratore del parco Cesare Falchero - da una chiacchierata tra di noi, ma poi parlandone anche con i bambini li abbiamo visti così entusiasti che ci siamo resi subito conto che questa iniziativa poteva rappresentare soprattutto un'opportunità in più per insegnare ai più piccoli il rispetto per gli animali». Detto e fatto: stamattina alle dieci il nuovo presidio per balocchi sarà inaugurato nella «Capanna del Sapere», dove già abitualmente si susseguono favole africane e video educativi, alla presenza anche del presidente dell'associazione «Watchdog» Francesco Emilio Borrelli, che si occupa del benessere degli animali della struttura. A partire dal prossimo fine settimana la nuova sezione dello zoo sarà aperta ogni sabato e domenica tutto il giorno e accoglierà gratuitamente tutti i bambini ed i loro peluche, «non solo quelli effettivamente danneggiati ma anche quelli che, secondo i piccoli proprietari, soffrono magari di qualche doloretto meno visibile come un mal di pancia, la febbre o altro - spiega Falchero - il personale della struttura accoglierà tutti, senza discriminazioni, ma con l'intento di sondare le conoscenze e la sensibilità dei baby visitatori in materia di rispetto della natura e dei suoi abitanti». Ad ogni bambino infatti sarà proposto un piccolo test teso a verificare il suo rapporto con gli animali (quelli veri) e a chi supera la prova sarà consegnato un attestato di «amante degli animali» con tanto di cerimonia di consegna e conseguente giuramento. In questo modo, spiegano gli organizzatori, i bambini si sentiranno responsabilizzati nel loro atteggiamento di tutti i giorni verso il mondo animale. Le regole da seguire del resto sono semplici e chiare: ricorda che chi non sa amare gli animali non sa amare neanche le persone, se vuoi un animale dovrai prendertene cura e garantire la sua tutela senza abbandonarlo mai, soccorri sempre un animale in difficoltà o abbandonato segnalandolo ai vigiliuUrbani, porta il tuo animale dal veterinario ogni qualvolta il suo stato di salute lo renda necessario, non adottarne uno se non puoi soddisfare le sue fondamentali esigenze e raccogli sempre i suoi escrementi dal suolo pubblico, non trasportarlo in condizioni che possano arrecargli sofferenza, non colorarlo artificialmente, non fare esperimenti su di lui e non maltrattarlo in nessun altro modo. Norme apparentemente elementari insomma ma che spesso invece sono ignorate innanzitutto dagli adulti.


Animalieanimali

23 NOVEMBRE 2009

 

DEROGHE CACCIA, EUROPA CONTRO L'ITALIA
Per le leggi regionali ammazza-uccellini in Lombardia.

 

La Commissione Europea si rivolge alla Corte di giustizia europea affinché ingiunga all'Italia di impedire la caccia a specie ornitologiche protette in Lombardia. Un procedimento è già in corso nei confronti di varie regioni, tra cui la Lombardia, che hanno concesso deroghe che non risultano conformi alle rigide condizioni fissate dalla normativa UE sulla caccia. La Commissione ha tuttavia deciso di intervenire con urgenza dopo che la Lombardia ha varato una nuova legislazione che consente la caccia di quattro specie protette fino al 31 dicembre 2009. In un'altra causa la Commissione si è rivolta alla Corte di giustizia perché l'Italia non ha rilasciato o aggiornato le autorizzazioni per centinaia di impianti industriali. Il Commissario UE all'ambiente, Stavros Dimas, ha dichiarato: "Gli Stati membri devono seguire correttamente le norme per la conservazione delle specie ornitologiche per evitare la perdita di biodiversità. La normativa UE sull'ambiente naturale consente alcune deroghe in casi molto limitati, ma queste eccezioni sono autorizzate solo se non esiste una soluzione alternativa e purché vengano rispettate condizioni rigide. Non è, inoltre, accettabile che gli impianti industriali continuino a svolgere le loro attività senza le autorizzazioni necessarie a ridurre al minimo le emissioni inquinanti e che hanno conseguenze sulla salute umana e sull'ambiente.".
La Commissione sollecita un'ingiunzione nei confronti dell'Italia per le deroghe in materia di caccia
Per anni alcune regioni hanno adottato e continuano ad adottare normative e deroghe che consentono la caccia di uccelli in violazione della direttiva sugli uccelli selvatici. Si tratta, in particolare, di Abruzzo, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Calabria, Puglia e Toscana. La causa (C-573/08) è ora all'esame della Corte di giustizia europea che deve pronunciarsi. Dopo che la Lombardia ha approvato una recente normativa nuova che consente la caccia di quattro specie protette fino al 31 dicembre 2009, la Commissione ha tuttavia deciso di chiedere alla Corte di ingiungere all'Italia di sospendere immediatamente l'atto interessato. Le quattro specie in questione sono il fringuello ( Fringilla coelebs), la peppola (Fringilla montifringilla), la pispola (Anthus pratensis) e il frosone (Coccothraustes coccothraustes).
La Commissione decide di chiedere la sospensione di un provvedimento (a norma degli articoli 242 e 243 del trattato) solo come ultima risorsa in caso di danno immediato e irreversibile all'ambiente. In precedenza la Commissione era ricorsa a questa possibilità solo tre volte: nell'aprile 2008 nel caso di una legge che consentiva la caccia di uccelli nella stagione primaverile a Malta ( cfr. IP/08/647 ), nel marzo 2007 per la proposta di costruzione di una strada che attraversava la valle del fiume Rospuda in Polonia (cfr. IP/07/369 ) e nel dicembre 2006 per le deroghe riguardanti la caccia nella regione Liguria in violazione della direttiva sugli uccelli selvatici.


BIG HUNTER

23 NOVEMBRE 2009

 

Porta a Porta criticata dai Veterinari Italiani (FNOVI): “un disastro, Dr. Vespa”

 

L'acceso dibattito sul taglio della coda nei cani (ma anche su altre tematiche legate alla gestione e alle attività cinofile) alla nota trasmissione Porta a Porta, ha provocato tra le altre, le proteste del Presidente della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani),Gaetano Penocchio, il quale ha scritto al conduttore Bruno Vespa criticando la scelta degli ospiti che hanno partecipato ed il modo in cui è stata affrontata la discussione. “Se si voleva promuovere l'ignoranza e la superficialità, senza dare possibilità di reale informazione, il risultato è stato brillantemente raggiunto” scrive senza mezzi termini Penocchio, che specifica “è davvero incomprensibile la logica con la quale sono stati selezionati gli ospiti: oltre ai politici, conduttori cinofili, cantanti, esperti d'arte, rappresentanti di movimenti politici, e nel parterre c'era pure il commissario Rex con il suo partner artistico al seguito”.

“Essere incompetenti non è una colpa, - continua il referente dei medici veterinari - ma è colpevole dar loro voce. A parlare di materie medico scientifiche quali ad esempio il comportamento animale sono state persone assolutamente prive di conoscenze in materia. I suoi ospiti - scrive a Vespa - sono riusciti a parlare di taglio delle "falangi della coda" senza che nessuno avesse da ridire in merito al fatto che le falangi si trovano in tutta altra sede anatomica”. Insomma “un disastro Dr. Vespa dovuto all'incredibile esclusione dell'unica professione competente: la nostra".Primo dovere dell'informazione pubblica dovrebbe essere quello di divulgare notizie corrette e veritiere, specifica Gaetano Penocchio, non certo permettere di ascoltare vaneggiamenti privi di ogni senso e di utilità per il pubblico. "Le persone, più o meno note, che per svariati motivi hanno contatti con i cani - conclude il Dr. Penocchio - non sono necessariamente né autorevoli né competenti in materia e le loro eventuali opinioni hanno un valore limitato che viene annullato quando le stesse vengono urlate nel corso di una trasmissione".

ROMAGNA NOI

23 NOVEMBRE 2009

 

Lugo (RA) - Ferito da cacciatore: ancora grave

Ricoverato al Bufalini di Cesena il 70enne centrato al capo da una rosa di pallini a Conselice. Esclusa l'ipotesi di un ferimento volontario

 

CHIESANUOVA di CONSELICE (RA) - Erano convinti di sparare a una lepre, e forse già pensavano a come metterla in tavola. E invece hanno colpito il loro “portatore”, cioè l’uomo che li stava accompagnando durante la battuta di caccia. E’ successo verso le 9 di ieri mattina nei terreni dell’azienda Massari a Chiesanuova di Conselice; uno sparuto gruppo di bracconieri della zona (a quanto pare, cinque) si trovava all’interno del podere di proprietà della Cooperativa agricola braccianti di Massa Lombarda e Conselice, una tenuta di quasi 2mila ettari tramutata nel 1991 in azienda agrituristica venatoria e divenuta meta di cacciatori. Ad accompagnare gli amanti della doppietta c’era G.F., un 70enne agricoltore in pensione della zona, molto conosciuto in paese.

Secondo le prime ricostruzioni effettuate dai carabinieri del comando di Lugo, l’uomo sarebbe stato colpito da una raffica di pallini - in totale, 12 - nei pressi del fiume Sillaro, a due passi dalle valli di Campotto. Immediatamente soccorso dall’ambulanza del 118, il pensionato è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Bufalini di Cesena dov’è tuttora ricoverato in prognosi riservata. Secondo fonti delle forze dell’ordine, non sarebbe in pericolo di vita, essendo rimasto cosciente durante i soccorsi.

I carabinieri, subito intervenuti sul posto, stanno in queste ore ricostruendo l’accaduto, ma hanno comunque scartato l’ipotesi di un ferimento volontario: il 70enne è infatti stato vittima di un tragico incidente, scambiato a quanto pare per una lepre, oppure si sarebbe trovato in mezzo alla traiettoria dei pallini sparati dai cacciatori che volevano comunque colpire un animale. Sulla dinamica esatta, non è ancora stata fatta chiarezza e si attendono ulteriori accertamenti. Non ci sono poi conferme ufficiali, ma a scaricare i 12 pallini sarebbe stato un unico cacciatore, già identificato dai carabinieri. L’uomo sarà con tutta probabilità iscritto nel registro degli indagati della Procura di Ravenna per lesioni colpose, e potrebbe anche subire la querela di parte del ferito.

I precedenti
Non è la prima volta che la campagna lughese è teatro di incidenti di caccia. All’inizio di ottobre un uomo, Costantino Nannini, è morto in circostanze molto simili. A Rocca San Casciano nel forlivese invece, qualche giorno fa, è morto Evriolo Rosetti sparatosi un colpo accidentale cadendo in un fossato. Numerosi poi gli episodi di ferimenti in Romagna dove l’arte venatoria è particolarmente seguita.


ROMAGNA NOI

23 NOVEMBRE 2009

 

Lugo (RA) - Ferito mentre accompagna cacciatori

L'uomo colpito da una scarica di pallini stava guidando un gruppo di amici nel podere di un'azienda agricola di Conselice. E' in prognosi riservata al "Bufalini" di Cesena

 

CONSELICE (RA) - Si è beccato una scarica di pallini in testa mentre stava guidando un gruppo di cacciatori nel podere dell'azienda agricola Massari a Chiesanuova di Conselice. Il 70enne pensionato (G. F. le iniziali) rimasto ferito questa mattina durante una battuta di caccia non era infatti, come scritto in un primo momento, a caccia con gli amici ma era quello che in gergo viene chiamato portatore: una persona esperta delle zone che accompagna i cacciatori nelle uscite. L'incidente è avvenuto nel terreno dell'azienda Massari. L'uomo è ricoverato al “Bufalini" in prognosi riservata.


LA PROVINCIA DI COMO

23 NOVEMBRE 2009

 

Impallinato dai cacciatori nel cortile di casa

 

ALZATE BRIANZA (CO) -  Raggiunto dallo sparo di un cacciatore, si è accasciato a terra nel cortile di casa. Poteva finire in tragedia la domenica mattina di Luigi Bartesaghi, 64 enne di Alzate. Stava sistemando lo spiazzo dietro il capannone, a fianco della sua abitazione, quando è rimasto coinvolto in un terribile incidente. Una fucilata, partita dal bosco in direzione delle case, ha mancato un coniglio e ha colpito al petto l’uomo. Bartesaghi indossava vestiti pesanti: lievi, di conseguenza, le ferite a gambe, braccia, torace e mano destra. Al momento dello sparo, sono stati visti tre cacciatori. Due di loro sono stati accompagnati in Questura a Como. Le armi sono state sequestrate e loro sono stati denunciati a piede libero per lesioni colpose.
E’ successo domenica verso le 10, al numero 427 di via Giovanni Pascoli, una strada periferica della frazione di Mirovano, al confine con la brughiera. Bartesaghi si trovava nel cortile con il figlio Cristian, di 35 anni. «Stavamo togliendo un po’ di foglie e sistemando i tombini – spiega il figlio – a un certo punto, sono arrivati tre cacciatori vicino alla nostra recinzione. Due di loro sono di Fabbrica Durini. Sia io che mio padre li conosciamo bene. Stavano inseguendo quello che penso sia un coniglio, probabilmente scappato dal nostro recinto». È sempre Cristian Bartesaghi a raccontare l’accaduto. «Uno dei due cacciatori, che avrà più o meno l’età di mio padre – racconta – ha sparato verso il coniglio, ma non in direzione delle case. L’ha mancato e ha urlato "spara". Di fronte a noi, dove il bosco inizia a scendere, c’erano altri due cacciatori. Un’ottantenne, anche lui di Fabbrica Durini, e un’altra persona che non conosco». Bartesaghi non ricorda chi abbia sparato. «So che per prendere il coniglio è partita una fucilata. Ci sono ancora i segni sul muretto, e quel colpo ha raggiunto anche mio padre, che è finito a terra, ferito. Sono andato a soccorrerlo. Un nostro vicino è uscito di casa. I cacciatori se ne sono andati verso il bosco. "Digli di tornare indietro", ho gridato al mio vicino. Dopo un po’, forse un quarto d’ora, due di loro sono ritornati, mentre il terzo era sparito.


IL FOGLIO

23 NOVEMBRE 2009

 

Scannare il maiale

 

Alfredo Morosetti, Milano

 

Nell’immaginario collettivo, da nord a sud, il giorno in cui veniva ucciso il maiale è rimasto indelebilmente impresso come un momento di tragedia e di verità. Anche oggi, in tempi in cui ben pochi possono dire di avere partecipato ad un evento del genere, esso è bene presente nella memoria di ognuno e ben conosciuto in ogni suo dettaglio  dalla più parte degli Italiani, proprio perché l’elemento emotivo e sconvolgente di quanto accadeva è stato trasformato in racconto mitico e tramandato di generazione in generazione, essendo le origini di noi italiani al 90% contadine.
Nell’uccisione di maiale non c’era nulla di gratuitamente crudele, nulla di insensatamente violento, nulla di irrispettoso e degradante. Al contrario, tutto avveniva secondo una logica chiara e netta e dava a ciascuno partecipante una visione più limpida e più profonda del proprio stare al mondo, proprio perché mostrava il lato tragico e inconfessabilmente iniquo della vita. In questo senso era un rito religioso, proprio alla maniera degli antichi sacrifici dei nostri avi Greci e Romani, e, al tempo stesso, un fatto tragico, ossia un momento di purificazione attraverso la presa di coscienza del limite del nostro cercare un senso umano al vivere, cozzando questo contro la necessità divina che governa l’ordine delle cose e che è assolutamente avversa e incomprensibile nei suoi scopi finali al desiderare e al concepire umano. L’animale – in Emilia non a caso il maiale viene appunto chiamato nimal, cioè il vivente generico e universale – viene allevato giorno per giorno se non in casa, nei pressi di casa, curato con cura perché non si ammali e deperisca, alimentato quasi con lo stesso cibo che si mangia in casa, per arrivare al giorno in cui viene tratto dalla sua stalla, abbrancato da cinque o sei uomini robusti, sgozzato con un coltello affilato affinché il suo sangue defluisca interamente dalle sue vene, quindi messo a bagno in acqua bollente, raso con cura pietosa e meticolosa di tutte le sue setole, infine appeso ad una croce e sventrato delle sue interiora, quindi macellato con minuzia e tecnica perfetta affinché ogni parte del suo corpo possa essere utilizzata proficuamente per uso alimentare.
Per un misterioso processo empatico, il maiale era perfettamente conscio di quello che stava per accadere, già molte ore prima che la sua esecuzione avvenisse. Cercava rifugio nell’angolo più profondo della sua stalla, grugniva e gridava disperato quando gli uomini cominciavano a trascinarlo verso il luogo del supplizio.
Come negli antichi riti di sacrificio, le donne  non reggevano la vista di questo spettacolo e cominciavano piangere e singhiozzare coprendosi gli occhi e invocando il perdono divino per quanto stava per accadere, gli uomini dovevano mostrare di avere il cuore e il polso fermo, ossia di essere forti abbastanza a far fronte all’orrore che, fuori di noi, si rispecchia in noi e ci impone di essere complici, di essere parte dell’orrore che ci orripila.
E allora tutto a tutti è chiaro distinto: siamo vivi perché qualcuno muore, la nostra vita  non è innocente, il nostro vivere può avvenire solo a spese di una parte di ciò che vive con noi e in noi. Diveniamo così più consapevoli, più giusti, più veri. Intanto, col procedere del lavoro, il corpo dell’antico nimal perde la sua originaria forma, ora è carne tagliata, ammonticchiata e rosea, è osso, ciccia, budello, pelle. Così smembrato si finisce per perdere la visione dell’insieme delle sue parti e ogni pezzo comincia ad assumere una sua realtà separata e pian piano allettante: ecco qui un bel cosciotto da mettere sotto sale - senti quanto è tenero  -, dice Gianni a Giuseppe, palpeggiando compiaciuto il muscolo del gluteo. E quelle frattaglie di fegato, di polmone, di cuore, belle pronte per essere messe in padella, con la fame che ci è venuta per la fatica fatta, non fanno venire una certa acquolina in bocca? Anche le donne si sono ben riprese, e sono le più brave nel ripulire le interiora, gli intestini in particolare, dalla loro merda, affinché il budello possa poi contenere e conservare il salume. Ed ecco che pian piano il dolore e l’orrore si smorza, si fa tiepido cordoglio, si confonde con un sorriso di piacere per l’abbondanza che ci aspetta, e quando il primo fuoco sfrigola il profumo di carne fresca alla griglia, il silenzio di cordoglio si dissolve in riso e in canto di festa.  Il sapido sapore delle carne ci conforta della verità  ultima della tragedia che è appunto pace e gioia: adesso sappiamo che non siamo  noi ad avere fatto la vita, ad avere generato le erbe, i corvi, le serpi, gli agnelli, i tori, i nimal. Non siamo noi ad averci dato la fame e lo stomaco, il desiderio inesausto di vivere e di godere anche a costo della vita di un qualunque nimal. Noi siamo solo comparse e burattini di una recita che non abbiamo né inventato né sappiamo con quale trama andrà avanti. Possiamo fare solo la nostra parte e dunque mangiare con gusto  e riconoscenza il maiale, e avere fiducia.


MESSAGGERO VENETO

23 NOVEMBRE 2009

 

Periodo di caccia e la carne va frollata

 

[email protected] di CRISTINA BURCHERI

 

«Sui prodotti della caccia, dell’uccellagione e della pesca varie cose sarebbero da dire. Pochi ormai sono i cacciatori di professione essendo divenuta la selvaggina molto rara, specie in montagna; più proficua mantiensi la caccia in pianura e sul litorale» lamentava a fine Ottocento lo studioso di tradizioni popolari Valentino Ostermann. All’epoca era diffusa in pianura e nella pedemontana anche l’uccellagione al ròcul. Cacciatori e uccellatori, ci fa sapere Ostermann, erano molto superstiziosi: convinti che l’augurio di buona fortuna operasse l’effetto opposto. «Ottima è la qualità delle carni friulane tanto che godettero di rinomanza oltre i confini della piccola patria e, richieste, venivano spedite in altre regioni italiane». Introduce così il capitolo dedicato alle carni Giuseppina Perusini Antonini che, nel suo «Mangiare e ber friulano» (Franco Angeli Editore), assieme a polli, manzi e suini dedica ampio spazio alla cacciagione presente uniformemente in tutta la regione e da lei divisa in: “selvaggina d’alta montagna, di pianura, di collina e delle valli marine”. Precisamente la selvaggina di pianura e di collina, seguendo la distinzione dell’autrice, comprendeva beccacce, pernici e fagiani assieme alla lepre, uno degli animali più ricercati e apprezzati. Nell’800 beccacce, pernici e fagiani si facevano generalmente allo spiedo. Allora lo spiedo funzionava generalmente a orologeria cosicché, quando i suoi giri diventavano lenti e faticosi, richiamava, con la suoneria squillante, l’aiuto di una nuova carica. Strumenti indispensabili per fare lo spiedo erano il forchettone (spergòt), e «sotto l’arrosto la golosa, la leccarda di rame stagnato, lunga e stretta, che conteneva il condimento e raccoglieva il grasso che colava dalle carni, e il piccolo mestolo rotondo con il quale bisognava tenere continuamente bagnate le carni con un’aggiunta di burro sciolto nell’olio colato nella leccarda». Gallo cedrone, camoscio e capriolo appartengono, secondo Giuseppina Perusini Antonini, all’elenco della cacciagione di alta montagna. Un’altra nobildonna, la contessa Gemma di Caporiacco Nais, nel suo ricettario consiglia, per gallo cedrone, camoscio e capriolo di «lasciarli lungamente frollare». La nobildonna annota: «Le carni, prima di essere cucinate, vanno marinate come la lepre, con la aggiunta di uno o due bicchierini di acquavite perché l’alcool contribuisce a rendere morbida la carne». La cottura può variare: allo spiedo, in umido. La carne di camoscio in una ricetta della signora Novella Cantarutti, è alla base di «un brodo saporitissimo e molto nutriente». La selvaggina di valle, uccisa al limite della pianura friulana, sul mare, comprende svariati uccelli: i beccaccini (becanòz), una volta i più apprezzati, a cui fanno seguito i fischioni (ciòs), alzavole, anatre selvatiche piccole, germani reali e infine le folaghe la cui pelle ha una forte emanazione palustre. La cacciagione di valle, come suggerisce Giuseppina Perusini Antonini, «dopo averla lasciata frollare anche quindici giorni, si mette in salmì con acqua, aceto, cipolla, carote, sedano, pepe, scorza di limone, alloro, radici di prezzemolo, bacche di ginepro, bacche di garofano. Prima si fa bollire il salmì, quindi si versa sugli uccelli. Va infine arrosta allo spiedo o cotta in umido».


CNR MEDIA

23 NOVEMBRE 2009

 

ANIMALI DEGLI ABISSI

Pubblicato uno studio decennale sulla vita negli abissi del mare del Census of Marine Life.

 

In fondo al mare, nel buio degli oceani, la vita è tutt'altro che noiosa. Creature curiose e alcune da brivido hanno come loro habitat naturale gli abissi, dove la luce non arriva e la temperatura è bassissima. A raccontare questo mondo subacqueo è uno studio del Census of Marine Life pubblicato ieri.

Lanciato nel 2000, il progetto ha coinvolto oltre 2mila specialisti di 80 nazioni. In 10 anni sono state registrate 17.650 specie con habitat fra i 200 metri di profondità e i 5 chilometri. La gran parte di questi animali che ricordano le fantasie degli artisti rinascimentali, quelle opere che venivano definite "grottesche", vivono di avanzi e degli escrementi di chi vive più in alto, ma anche grazie agli idrocarburi, lo zolfo e il metano generati dai batteri. Specie che mano a mano che si va a fondo diminuiscono: basti pensare che sotto al chilometro di profondità ce ne sono solo 5722.

"L'abbondanza della vita - spiega Robert Carney, uno dei responsabili del progetto - soprattutto degli alimenti disponibili e decresce rapidamente con l profondità dell'acqua: nei margini estremi delle piattaforme continentali troviamo la transizione tra l'abbondanza di cibo riluttante dalla fotosintesi e la povertà delle profondità oscure, una transizione che rivela l'adattamento e le strategie di sopravvivenza di specie sorprendenti". "La grande diversità delle specie nelle profondità marine riflette le numerose maniere di adattarsi per sopravvivere".
Per avere un'idea di questi animali, potete visitare il sito del Census of Marine Life.


IL GAZZETTINO

23 NOVEMBRE 2009

 

Continua a espandersi l’epidemia di rabbia silvestre

 

Provincia di Trieste - Continua a espandersi l’epidemia di rabbia silvestre che dall’ottobre 2008 sta interessando la regione. Tra gli ultimi casi un animale trovato morto in provincia di Trieste (giungeva probabilmente da oltre confine) e un’altro a Cornino di Forgaria. A preoccupare, è anche l’avanzata verso ovest: un cane, morsicatore, è morto a Lozzo di Cadore e due volpi sono morte a Forno di Zoldo e Longarone. Il totale degli animali infetti sale a 43, in stragrande maggioranza volpi. Sono sette i ritrovamenti positivi al test della provincia di Pordenone.


ANMVI OGGI

23 NOVEMBRE 2009

 

RABBIA, “PACCHETTO PREVENZIONE” IN VENETO

 

Raccolta degli animali selvatici trovati morti, segnalazione di quelli che presentano sintomi che possano far pensare alla rabbia e una campagna di vaccinazione orale per le volpi. Sono queste le misure predisposte dal gruppo di lavoro della Regione del Veneto per il contenimento dell'epidemia di rabbia silvestre che, dopo aver fatto la sua comparsi nel Friuli Venezia Giulia nell'ottobre dello scorso anno, sta ora interessano anche il Veneto.Lo riferisce un comunicato della Regione.Tre sono fino a questo momento i casi riscontrati, tutti nel bellunese: un cane Husky positivo per rabbia il 17 novembre nel comune di Lozzo di Cadore e di due volpi nel comune di Longarone e Forno di Zoldo il 19 novembre 2009. Il cane ha morso il suo proprietario ed è morto di rabbia. Il proprietario e la moglie sono stati sottoposti alla vaccinazione e al trattamento post contagio. Era da quindici anni che non si contava un caso in Veneto, l'ultimo era accaduto nel 1984 proprio nel Bellunese.Il gruppo di lavoro composto da rappresentanti dell'Unità di progetto di Sanità animale e Igiene alimentare e di quella di Caccia e Pesca della Regione del Veneto, delle aziende sanitarie 1 e 2 di Belluno, e dall'Istituto Zooprofilattico delle Venezie ha convenuto sulla necessità di sensibilizzare le autorità competenti nella raccolta degli animali selvatici trovati morti e di segnalare quelli con eventuale sintomatologia anomala come strumento per raccogliere in tempi brevi maggiori informazioni sulla presenza dell'infezione nella popolazione selvatica del territorio regionale. E' stato inoltre deciso di attivate le procedure necessarie per la programmazione delle campagne di vaccinazione orale delle volpi. Ulteriori misure sono allo studio in funzione dell'evoluzione della situazione epidemiologica della rabbia sul territorio regionale. La Regione del Veneto ha anche sollecitato una riunione, coordinata dal Ministero della Salute, con le altre Regioni e Province Autonome confinanti per concordare le misure sanitarie di rispettiva competenza.E' plausibile che la malattia sia rientrata nella Provincia di Belluno, dopo 25 anni di assenza, proveniente dal Friuli, dove è presente dal 2008, attraverso l'ambiente selvatico. n seguito a questo riscontro, la ULss di Belluno ha comunicato che  sono stati presi provvedimenti immediati per il Comune interessato con ordinanza del Sindaco applicativa del Regolamento di Polizia Veterinaria.La Regione Veneto, la Provincia di Belluno, l'Istituto Zooprofilattico e l'Azienda Sanitaria di Belluno hanno analizzato l'evento per definirne il profilo epidemiologico e per elaborare linee di profilassi adeguate in tutta la Provincia di Belluno.
In attesa dell'emanazione di specifici e mirati provvedimenti amministrativi da parte degli Organi Regionali e Ministeriali, la Ulss bellunese ritiene di mettere in atto quanto segue:
• vaccinazione antirabbica dei cani e degli animali domestici che dovranno essere movimentati (ad esempio alpeggi o mostre);
• vaccinazione orale delle volpi;
• intensificazione della raccolta degli animali morti, soprattutto in ambiente silvestre;
• formazione del personale esposto professionalmente;
• informazione della popolazione;
• segnalazione al Servizio Veterinario di comportamenti palesemente anomali negli animali.

Per una corretta prevenzione è necessario che le persone morse da animali vengano segnalate, a cura del medico che ha prestato le cure al Servizio Igiene e Sanità Pubblica per l'eventuale profilassi e per la successiva comunicazione al Servizio Veterinario dell'ULSS al fine di consentire la visita e l'osservazione dell'animale. La problematica sotto il profilo tecnico operativo è seguita dai Servizi Veterinari al n. 0437-516901, al n. del canile 0437-940183 e dal Servizio Igiene Pubblica al n. 0437-516920.


ANMVI OGGI

23 NOVEMBRE 2009

 

AVIARIA H5 E H7, FOCOLAI IN PIEMONTE E LOMBARDIA

 

La Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario ha comunicato alla Commissione Europea (Dg Sanco) che sono stati notificati, tramite il sistema informativo ADNS, focolai di influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI) in provincia di Novara (sottotipo H5), in provincia di Torino (sottotipo H7) e in provincia di Cremona (H5).Il focolaio di influenza aviare (H5) nella Provincia di Novara si è verificato in una azienda faunistico-venatoria nel Comune di Vaprio d'Agogna; nell'allevamento sono presenti circa 4230 soggetti di cui 4000 fagiani e 230 starne sui quali non sono state riscontrati sintomi clinici di malattia.
L'azienda è stata posta sotto sequestro e sono in corso le operazioni di abbattimento e disinfezione. E' stata inoltre istituita la zona di restrizione di 1 km intorno all'azienda nella quale non sono presenti aziende avicole commerciali.Il focolaio H7 a bassa patogenicità verificatosi in provincia di Torino (Comune di Pancalieri) è stato notificato il 19 novembre. Gli esami diagnostici hanno evidenziato una positività sierologica per virus influenzale tipo A, sottotipo H7 a bassa patogenicità, su campioni prelevati nell'ambito del Piano di Sorveglianza Nazionale 2009. Sono in corso ulteriori indagini diagnostiche al fine di individuare l'eventuale origine dell'infezione. La presenza di alcuni avicoli ornamentali rende necessaria un'opportuna valutazione del rischio che le autorità sanitarie locali stanno svolgendo.Non vi sono correlazioni con il focolaio rilevato in provincia di Novara. L'allevamento di Pancalieri è di 1303 soggetti di diversa specie sui quali non sono stati riscontrati i sintomi clinici della malattia. L'azienda è stata posta sotto sequestro ed è stata istituita la zona di restrizione all'interno della quale non sono presenti allevamenti avicoli industriali.A Cremona (Comune di Rivolta D'Adda) i campioni sono stati prelevati a seguito delle indagini epidemiologiche effettuate dopo il caso di Novara. Nell'azienda erano presenti 19.500 soggetti sui quali non sono stati riscontrati i segni clinici della malattia. Gli esami diagnostici hanno evidenziato una positività sierologica per virus influenzale tipo A - sottotipo H5 a bassa patogenicità - e una correlazione epidemiologica tra i due allevamenti, consistente nell'invio da parte dell'azienda lombarda di una partita di 500 starne, lo scorso agosto, verso l'allevamento del novarese.A Rivolta D'Adda, l'azienda è stata posta sotto sequestro con zona di restrizione. Sono in corso le operazioni di abbattimento e disinfezione e ulteriori indagini diagnostiche al fine di individuare l'eventuale origine dell'infezione.

http://www.anmvioggi.it/files/FOCOLAIO%20IN%20PROVINCIA%20DI%20CREMONA.PDF

http://www.anmvioggi.it/files/FOCOLAIO%20IN%20PROVINCIA%20DI%20NOVARA.PDF

http://www.anmvioggi.it/files/FOCOLAIO%20IN%20PROVINCIA%20DI%20TORINO.PDF


ANSA AMBIENTE

23 NOVEMBRE 2009
 
ANIMALI:CONSIGLIO EUROPA;  SALVARE SCOIATTOLO ROSSO,NON GRIGIO
 
TRASBURGO- E' caccia allo scoiattolo grigio per salvare quello rosso: il problema interessa vasti territori di tre regioni italiane - Lombardia, Piemonte e Liguria - ed e' sotto la lente d'ingrandimento del Consiglio d'Europa. La salvaguardia dello scoiattolo rosso, eliminando quello grigio, detto anche 'americano', che si riproduce con grande facilita', e' uno degli argomenti in discussione da oggi nella riunione della commissione permanente del Consiglio d'Europa, che ha il compito di monitorare come gli Stati firmatari applicano la Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa, conosciuta anche come Convenzione di Berna. La Convenzione, elaborata dal Consiglio d'Europa, e' vincolante per gli Stati firmatari, ha lo scopo di assicurare la conservazione della flora e fauna e dei loro habitat. Oltre all'Italia, che ha ratificato la Convenzione di Berna nel 1982, il documento e' stato ratificato da tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa, esclusi Russia e Monaco, oltre che da Tunisia, Marocco, Senegal e Burkina Faso.(

 

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