L'ARENA GIORNALE DI VERONA
23 AGOSTO 2009
ROVERCHIARA (VR). Denuncia della proprietaria di un cane in via Leopardi
Avvelenatori sempre più cinici Esche in un giardino privato
Allertati il veterinario e le guardie provinciali che hanno confermato il grave rischio per animali e uomini
![]()
Roverchiara (VR) - Esche avvelenate per uccidere un cane. Non è una novità, soprattutto nel Basso veronese. A Roverchiaretta, però, sembra essere arrivato un salto di qualità inquietante: un pezzo di carne imbottito di pastiglie di veleno per topi non è stato seminato in aperta campagna ma direttamente nel giardino di un’abitazione privata di via Giacomo Leopardi. L’obiettivo dichiaratyo sembra essere un cane meticcio di piccola taglia, di proprietà della famiglia che vive nella casa. Anche perché non è la prima volta che in quel giardino vengono trovate polpette avvelenate: era già accaduto tre mesi fa, anche se allora l’«avvertimento» era stato liquidato come uno scherzo di pessimo gusto.
L’ultimo boccone era assai pericoloso non solo per il cane - il quale, se lo avesse ingoiato, sarebbe certamente morto tra atroci sofferenze - ma anche per uomini o, peggio, bambini. Nel pezzo di prosciutto lungo poco meno di dieci centimetri, infatti, erano state nascoste una ventina di pasticche di un potente veleno per topi. A confermarlo è stato il veterinario, al quale la proprietaria del cane si è rivolta, ed il tecnico di una ditta di derattizzazione che ha esaminato le pasticche.Una volta accertata la pericolosità dell’esca è stato gioco forza allertare le guardia provinciali ed il presidente legnaghese della Lega nazionale per la difesa del cane, Emanuele Falcone che ha sollecitato una denuncia da parte della proprietaria del cane. Entrambi i sopralluoghi, infatti, hanno portato ad una convinzione: qualcuno voleva uccidere l’animale. Il quartiere nel quale è avvenuto il fatto è composto da villette singole ed è in una strada chiusa nella quale si arriva solo se la méta è una delle abitazioni. R.L.
LA CITTA' DI SALERNO
23 AGOSTO 2009
Polpette avvelenate somministrate a nove cani
Salerno - Nove cani avvelenati in via Crispi: tre sono deceduti dopo aver ingerito le polpette, sei sono sotto cura veterinaria. La scoperta ieri mattina, quando varie famiglie della zona si sono accorte che i loro cani stavano male. Poi sarebbero state trovare alcune "polpette avvelenate". Attimi di panico nella zona di via Crispi, sopra l’ospedale cittadino, dopo il parcheggio multipiano nell’area collinare. Sul posto è giunta Anna Russo dell’associazione "Una Carmine Longo" in difesa degli animali, per ascoltare i racconti dei padroni degli animali e sporgere denuncia alle forze dell’ordine. «Chi ha lanciato quelle polpette? Per quale motivo?», queste le domande che le persone si sono poste ieri mattina quando hanno scoperto il vile episodio contro cani che non davano fastidio a nessuno e soprattutto non erano randagi. Sulla questione adesso verrá aperta un’indagine per scoprire il colpevole o i colpevoli. Molto dipenderá anche dai test svolti sul cibo ingerito dai cani, sia quelli deceduti che quelli in cura dai veterinari: infatti si potrebbe risalire al prodotto usato per avvelenare la carne e quindi verificare dove sia stato comprato. Secondo alcune indiscrezioni non ancora confermate, sarebbe stata usata la stricnina, una sostanza che si può acquistare nelle farmacie agrarie ma che non è vendibile a tutti, essendo un veleno molto potente. Ovviamente non si sa ancora se sia questa la sostanza utilizzata, è solo una supposizione, le indagini proseguiranno anche nei prossimi giorni. Intanto super lavoro per i veterinari che stanno curando i cani avvelenati esposti ancora al rischio di morire. Indignazione fra i residenti della zona dell’ospedale, oltre che fra gli esponenti delle associazioni animaliste e fra tanti cittadini, che ieri mattina si sono stretti attorno alle famiglie che hanno subito l’insolito avvelenamento dei loro cani.
LA NUOVA SARDEGNA
23 AGOSTO 2009
Cani e gatti avvelenati, una strage
Alà dei Sardi (OT) -Da qualche mese ad Alà dei Sardi un misterioso uccisore (o avvelenatore) di gatti, cani e uccelli agisce indisturbato nella zona tra via Genova, via Piemonte e le nuove case popolari. Questa inqualificabile persona ha fatto piazza pulita di almeno il 70% della popolazione di gatti e cani della zona, sia domestici, sia randagi. Mentre i gatti non hanno mai fatto (e non fanno) ritorno nelle case e sono scomparsi nel nulla, numerosi cani sono visibilmente morti avvelenati in agonia. In quanto ai volatili, da un po’ di tempo nella zona si assiste ad una pioggia ‘biblica’ di corvi, cornacchie e altri volatili grandi e piccoli, ritrovati di continuo nei cortili, giardini e per le strade della zona, come si suol dire ‘morti stecchiti’. Il sospetto più diffuso è che queste crudeli uccisioni e gli avvelenamenti siano collegati a qualche persona mentalmente instabile e ossessionata dagli animali, che probabilmente vuole proteggere il proprio orticello da uccelli e gatti (semi e piante), e forse anche qualche piccolo allevamento casalingo dalle incursioni dei gatti della zona. In questo modo, anche i cani rimangono poi uccisi come conseguenza delle sinistre ‘bonifiche ambientali preventive’ di questa persona malvagia. Al di là della grande valenza affettiva degli animali uccisi, della crudeltà inaccettabile, e delle azioni illegali di questa persona, che violano la legge del 2004 sulla protezione degli animali, se il misterioso avvelenatore (o avvelenatrice....) sparge in giro x prati, giardini e spiazzi bocconi di cibo intriso di chissà quale veleno, non si può escludere un pericolo per i bambini piccoli della zona, che giocando potrebbero raccogliere e assaggiare i bocconi con conseguenze a dir poco tragiche. Chiediamo alle associazioni animaliste delle province di Olbia e Sassari di scrivere al sindaco di Alà per invitarlo a prendere immediati provvedimenti sulla vicenda. Nella speranza che le indagini facciano il loro corso in seguito alle segnalazioni - cosa improbabile - esortiamo gli abitanti di Alà a riferire senza indugio ai carabinieri, ai forestali e alle autorità, locali e non, qualsiasi comportamento sospetto notato in persone abitanti nella zona delle uccisioni, e a denunciare qualsiasi fatto - relativo a questi crimini - di cui siano a conoscenza, come segno di civiltà. All’autore di queste stragi auguriamo la punizione che merita. Lettera firmata
LA ZAMPA.IT
23 AGOSTO 2009
Torino, vanno in vacanza e segregano i cani
Tre animali abbandonati in cantina e sul balcone
MONICA PEROSINO
TORINO - Ogni giorno, a Torino, qualcuno picchia, abbandona, sevizia o maltratta un animale. Sbarazzarsi del cucciolo lasciandolo sul ciglio dell’autostrada, in confronto, è un atto di pietà. E in estate, poi, la situazione peggiora. L’imperativo delle ferie annichilisce qualsiasi forma di umanità. I cani vengono mollati sui balconi, i gatti buttati via o segregati, spesso torturati, i compagni di una vita vengono lasciati a morire di fame e inedia in antri senza via d’uscita.Solo questa settimana i volontari della Lida, la Lega nazionale per i diritti dell’animale, hanno salvato tre cani, due a Barriera di Milano, uno a Mirafiori Sud: i padroni li avevano segregati sul balcone con un secchio d’acqua e nient’altro ed erano partiti per le vacanze. Potrebbero essere stati senza protezione dal caldo e dal sole per una settimana. I volontari della Lida li hanno abbeverati e nutriti, passando acqua e cibo attraverso le grate del balcone. Cani salvi, ma solo perché abitavano al primo piano, raggiungibile dai volontari. I padroni sono stati denunciati per maltrattamenti. Ieri pomeriggio, invece, una guardia Lida ha salvato un cucciolo di barboncino dal soffocamento. Il piccolo non ne voleva sapere di seguire il padrone al passo. Strozzato dal guinzaglio stretto fino all’inverosimile. Ancora: un rispettabile cittadino, valigie in mano e auto pronta per il grande esodo, ha mollato una manciata di euro a un ragazzo: «Sbarazzati del cane, al ritorno non lo voglio più vedere». Il ragazzo s’è tenuto i soldi ed è sparito, il cane è quasi morto d’inedia. E cosa fare se lo shopping con Fido è scomodo? Semplice, basta legarlo nel bagagliaio dell’auto sotto il sole a picco d’agosto.
Le immagini dell’estate dei volontari della Lida sono impubblicabili. La follia umana spinge a strappare le zampe ai gatti, per vedere cosa succede, a dare fuoco a piccoli uccellini, a murare colonie feline perché danno fastidio. A un vecchio pointer, non più utile alle battute di caccia, hanno sparato in pieno muso. È sopravvissuto, anche se non ha più né naso né bocca. Sono tutti casi denunciati al centralino della Lida. Spesso la chiamata arriva troppo tardi. Sono diversi gli episodi in cui i vicini di casa hanno segnalato abbandoni e maltrattamenti perché infastiditi da giorni e giorni da guaiti o da puzze insopportabili. «La realtà di quello che vediamo tutti i giorni - spiega Giovanni Porta, presidente della Lida - supera di gran lunga qualsiasi fantasia. È raccapricciante». Nella vita i volontari della Lida sono pensionati, operai, impiegati, studenti, casalinghe. Storie e vite diversissime, con un tratto comune a tutti: quando raccontano il loro impegno nel volontariato il tono di voce è quello della tristezza senza conforto: «Dopo qualche anno il dolore per quello che vediamo è quasi insopportabile».Nella notte tra giovedì e venerdì un gruppo di giovani aveva giocato a calcio con un riccio, uccidendolo e cercando di dargli fuoco. La buona notizia è che la denuncia contro ignoti si è trasformata in qualcosa di più solido: ieri alcuni di loro sono stati individuati. «L’unico motivo per cui andiamo avanti, che non ci fa impazzire - aggiunge Porta -, è che grazie al nostro impegno il 60% degli animali viene salvato».A Torino lavorano per i diritti degli animali 100 persone tra operatori - con un incarico di pubblico servizio e compiti di vigilanza - e guardie, che hanno una qualifica di polizia giudiziaria e sono pubblici ufficiali. Sono tre i tipi di intervento seguiti: i controlli sugli affidamenti del canile, sulla cattiva detenzione, o i maltrattamenti.«È triste constatare - dice Giuseppe Andriolo, ex sindacalista in pensione ed ora guardia addetta alla vigilanza - che le persone che seviziano e uccidono gli animali spesso non pagano per quello che hanno fatto. Ma, nonostante siamo riconosciuti come polizia giudiziaria, noi siamo prima di tutto animalisti, e il nostro primo pensiero è sempre per la salute degli animali, non per la punizione dei padroni, anche se alla lunga è frustrante». Ogni tanto a Giuseppe Andriolo viene il sospetto di non «fare bene»: «In qualche modo la dedizione dei volontari del sociale giustifica il poco impegno delle istituzioni, che così possono delegare responsabilità e prendere sotto gamba i problemi».
IL SECOLO XIX
23 AGOSTO 2009
Vandali nell'oasi felina: cucce distrutte, mici spariti
Sconcerto ad albenga. ciangherotti: affidiamo i randagi agli anziani
Raid notturno nella colonia di Enesi curata dall'Enpa. Si teme per i gatti
Luca Rebagliati
Albenga (SV). Casette devastate, contenitori di acqua e cibo distrutti, e gatti spariti.
La furia dei vandali si è abbattuta sulla colonia felina di Enesi, dove i volontari dell'Enpa avevano realizzato una piccola oasi felina in una piccola area inutilizzata in mezzo agli stabilimenti della zona. Ad accorgersi dell'accaduto sono stati proprio i volontari che accudiscono i gatti, quando ieri mattina hanno raggiunto l'oasi per nutrire la dozzina di bestiole (tutte sterilizzate) che vivono, o meglio vivevano, nella zona. Ma quando Elena Cammilli, che da diversi anni coordina le attività feline dell'Enpa, è arrivata a qualche metro dall'oasi ha subito capito che c'era qualcosa che non andava, perché nessuno dei mici le è corso incontro o ha fatto sentire la sua voce. La volontaria ha allungato il passo, e poco dopo si è trovata davanti il desolante spettacolo dell'oasi devastata. Le casette letteralmente demolite, e tutto il resto scomparso o spaccato. «Un gesto gratuito e incivile - commenta Elena Cammilli -. L'oasi è in un pezzo di terreno che non serve a nessuno, e i gatti in quel posto non davano assolutamente alcun fastidio. Abbiamo inviato un esposto alla polizia municipale e invitiamo chiunque abbia visto o sappia qualcosa a farsi avanti per aiutarci a individuare i responsabili». L'oasi è costata fatica, ma si può pur sempre ricostruire. Quello che amareggia di piùè la scomparsa dei gatti. «Non sappiamo che fine abbiano fatto. Forse sono solo fuggiti spaventati, ma potrebbero essere stati bastonati, feriti o addirittura uccisi». E dire che in campagna i gatti sono preziosi alleati per combattere la sgradita presenza di topi, ma evidentemente a qualcuno i mici danno fastidio. «Questa persona deve avere pensato che se il sindaco di Savona ha tolto le cucce della colonia felina delle scuole, lui era autorizzato a fare altrettanto qui ad Albenga» affermano dall'Enpa con un tono polemico, segno che il dibattito sulla sorte dei gatti in cittàè più che mai acceso. Nei giorni scorsi la questione dei gatti e dei cani ha suscitato l'attenzione di diversi cittadini e del presidente del Centro aiuto vita, Eraldo Ciangherotti. «Alcune persone mi hanno suggerito un'iniziativa che "giro" immediatamente al Comune - afferma Ciangherotti -. Affidare i gatti senza padrone agli anziani significherebbe da un lato alleviare la solitudine delle persone, dall'altro risparmiare i soldi per il mantenimento nel gattile, che potrebbero essere utilizzati proprio per iniziative in favore degli anziani, magari i soggiorni montani estivi». Ma a far discutere è anche il problema delle aree canine praticamente inesistenti. Su questo il sindaco Antonello Tabbò ha dato mandato alla polizia municipale di trovare almeno due aree adeguate in due diverse zone della città. Le oasi feline, come si accennava, sono al centro dell'attenzione anche a Savona. Nei giorni scorsi, il Comune ha deciso, con un'ordinanza abbastanza sofferta ma necessaria e dettata da motivi di carattere igienico-sanitario, di spostare l'oasi felina che da anni si era formata in via De Amicis, vicina però, troppo vicino a una scuola materna. Più della presenza dei gatti, come sempre avviene in questi casi, nel mirino delle attenzioni dell'Asl ci sono le porzioni di cibo che vengono lasciate da chi quotidianamente alimenta i mici e la contestuale presenza di altri animali, i piccioni, in modo particolare, che hanno evidentemente creato il caso.
IL SECOLO XIX
23 AGOSTO 2009
Trovato fra i rifiuti a borgoratti un coniglietto nano
Genova - Denutrito, in pessime condizioni igieniche, abbandonato accanto a un contenitore della spazzatura in via del Borgo, strada del quartiere di Borgoratti, non lontana dalla collina di Apparizione. E' l'ultimo coniglio abbandonato, in un'estate in cui questa specie contende a cani e gatti, il record di abbandoni. Nel caso in questione, l'animaletto deve ringraziare la sua buona stella: questo bel maschietto di coniglio nano è stato trovato, da un ragazzino che lo preso, rifocillato e portato ad Animal Assistance, il centro veterinario dell'Enpa (protezione animali) di via della Libertà.
«La bestiola era disidratata - raccontano i veterinari del centro - adesso sta meglio ed è fuori pericolo. Ma se fosse rimasto ancora un giorno in quella gabbietta sotto il sole, senz'acqua e senza cibo, probabilmente sarebbe morto». L'episodio è il terzo che si verifica nel corso dell'ultima settimana nel comune di Genova. Altri due conigli nani, sempre bianchi e con gli occhi violacei come quello di Borgoratti, sono stati recuperati nelle stesse condizioni. «Ormai questa specie è una di quelle più a rischio, perché negli ultimi anni c'è stato un commercio boom di questi conigli nani - spiega Rosanna Zanardi, responsabile Enpa -È chiaro che a fronte di tante persone che curano amorevolmente i conigli, c'è qualcuno che preferisce disfarsene, quando arriva il periodo delle vacanze». Proprio come accade per cani e gatti, insomma. Con una differenza solo nelle modalità dell'abbandono: i conigli quasi sempre sono lasciati all'interno della stessa gabbia in cui hanno vissuto (evidentemente anche la gabbia è un "fastidio" di cui disfarsi). La vicenda ha un riscontro rilevante a livello nazionale. Spesso si tratta di femmine in attesa di cuccioli, che possono morire per lo stress, se non accudite in una fase così delicata della loro vita.
LA NUOVA SARDEGNA
23 AGOSTO 2009
Quattro gattini abbandonati in un cassonetto a Caniga
SASSARI. Quattro gattini nati da poco tempo nel cassonetto della plastica. Li ha trovati per caso una famiglia che gettava i rifiuti differenziati in via Caniga. Proprio lasciando cadere una bottiglia in plastica dentro l’oblò, hanno udito un debole lamento e hanno dato un’occhiata, scoprendo dentro una busta la cucciolata di micetti per i quali qualcuno aveva scelto una morte orrenda. Non è la prima volta che proprio in quei cassonetti vengono abbandonati animali, chissà in quante occasioni la triste operazione è già andata a segno. Sotto la richiesta pressante della figlia, la famiglia ha per ora adottato i gattini, comprando un piccolo biberon per cercare di nutrirli. Con la promessa che sarà la bimba a occuparsene personalmente.
CORRIERE DI VITERBO
23 AGOSTO 2009
Sequestrati dai Nas 53 cani di razza
Il proprietario sottoposto a controllo non era in possesso delle autorizzazioni prescritte dalla legge.
VITERBO - Un maxisequestro di cani di razza è stato eseguito dai carabinieri dei Nas in un allevamento in provincia di Viterbo in quanto, secondo la ricostruzione accusatoria, il proprietario della struttura non era in possesso delle autorizzazioni prescritte dalla legge, in particolare del registro di carico e scarico degli animali. I cani di razza sequestrati sono complessivamente 53, tra boxer, carlini, beagle, shitzu e schnauzer. I carabinieri del Nas di Viterbo si erano recati nell’ allevamento per un normale controllo e, quando hanno scoperto le irregolarità, hanno eseguito il sequestro ed hanno immediatamente segnalato il proprietario alle autorità competenti. Nei suoi confronti è scattato anche il divieto di vendita degli animali. Ancora una vicenda che riguarda i cani in una provincia dove, alle sorti e ai casi del migliore amico dell’uomo si presta, da sempre, una particolare attenzione. I carabinieri, da parte loro, tengono costantemente sotto controllo gli allevamenti e i luoghi dove, per varie ragioni, si registrano assembramenti di animali. Va anche detto che il controllo su certi cani dev’essere assiduo, anche dopo l’emanazione di una recente normativa, che tiene conto della particolare pericolosità di certi cani. Cani che,m dove ci sono soggetti deboli o minori, devono essere custoditi con speciali misure.
ALTO ADIGE
23 AGOSTO 2009
Cane scappa in montagna e rischia di morire di sete
Lo salva il soccorso alpino
BRONZOLO 8BZ). Provvidenziale intervento del soccorso alpino di Egna sopra le cave di porfido del paese per salvare un cane destinato a una morte atroce. La bestiola è sfuggita all’attenzione del padrone e si è avventurata, trascinandosi dietro un lungo legaccio, sopra le cave di porfido. La corda si è impigliata in una radice e il cane è rimasto bloccato tutta la notte rischiando di morire di fame e sete. Alla bestiola, che adora correre libera anche in montagna, è bastato davvero un attimo per allontanarsi, approfittando di un attimo di distrazione del suo padrone, che dopo averla attesa invano per un paio d’ore sperava rientrasse comunque prima di sera. Non poteva immaginare che il cane era rimasto tutta la notte all’aperto, impigliato ad una radice e non poteva nè bere nè mangiare. In mattinata la bestiola - ormai stremata - ha incominciato ad abbaiare sempre più flebilmente. Per fortuna qualcuno ha udito i lamenti dell’animale ed ha avvertito i vigili del fuoco volontari di Bronzolo che hanno allertato anche il Soccorso alpino di Egna. I soccorritori si sono messi subito all’opera localizzando il cane imprigionato su una cengia sopra un torrione di porfido. Nel primissimo pomeriggio - con un caldo infernale (oltre 30 gradi) - guidati dal cacciatore locale Egon, il gruppo si è messo in cammino avvicinandosi con cautela, per la roccia friabile, all’animale che non dava quasi più segni di vita. All’arrivo dei soccorritori la bestiola è riuscita solamente a scodinzolare, in segno di gratitudine verso i suoi salvatori. Poi si è dissetata con oltre 2 litri di acqua. Con un imbrago studiato proprio per il recupero di animali il cane è stato riportato verso l’ultima cava. All’inizio la bestiola non riusciva nemmeno a camminare e così è stata portata a spalle da un soccorritore. Nel tardo pomeriggio i volontari hanno raggiunto la caserma dei vigili del fuoco di Bronzolo dove ad attenderli c’era anche una guardia zoologica del canile della Sill di Bolzano che ha visitato l’animale. Ma a quel punto la paura, ormai, era passata ed è arrivata la conferma che l’animale era fuori pericolo. Più tardi è stato riconsegnato al proprietario, comprensibilmente sollevato.
IL GIORNO
DOMENICA 23 AGOSTO 2009
RHO (Milano) ERA SCAPPATO DA UNA PENSIONE A 15 CHILOMETRI, MA GLI ANZIANI PADRONI SONO IN VACANZA
RHO (Milano) - La pensione per animali dove era stato portato proprio non gli piaceva, è scappato e ha percorso 15 km per tornare a casa, ma quando è arrivato davanti alla porta della sua abitazione, in via Zucca a Rho, è scoppiato il caos. Attimo di paura e tensione all'ora di pranzo di ieri in un condominio situato al civico 8. Il cane, un meticcio di piccola taglia, una volta allontanatosi dalla pensione per animali dove era stato lasciato dai suoi padroni, partiti per le vacanze, ha raggiunto la sua casa. Approfittando del cancello del palazzo aperto è salito al quarto piano e si è messo ad abbaiare davanti alla porta della sua abitazione. Insospettiti del comportamento dell'animale, e non sapendo che i padroni di Fido erano partiti per le vacanze, i vicini di casa hanno iniziato a suonare il campanello della coppia di anziani proprietari del cane. Nessuna risposta: immediato l'allarme al 118 di Milano che ha inviato un' ambulanza di Rho Soccorso. I volontari rhodensi, non riuscendo a entrare all'interno dell'abitazione hanno chiamati i vigili del fuoco di Rho, che a loro volta hanno richiesto alla sede li Legnano l'invio di un'autoscala. Sul posto anche i carabinieri della stazione di Rho. Ma quando i vigili del fuoco sono riusciti, dopo aver raggiunto con l'autoscala il balcone al quarto piano, a entrare all'interno dell'appartamento, l'hanno trovato vuoto. Nel frattempo, mentre i vigili del fuoco stavano entrando nell'appartamento, la portinaia del palazzo è riuscita a contattare la figlia della coppia che ha confermato che i genitori si trovavano in vacanza rimanendo poi senza parole per l'atto compiuto dal cagnolino dei genitori che ora, invece, invece di tornare in quella pensione che lui detesta rimarrà a casa della ragazza fino al ritorno dei suoi adorati padroni.
IL TIRRENO
23 AGOSTO 2009
Allarme colonie feline a Cascina
CASCINA (PI). È allarme per il moltiplicarsi delle colonie feline a Cascina. Le associazioni animaliste (Lav, Una, Associazione Gatti Mammoni, Associazione Salvezza Animali, Legambiente) hanno chiesto un incontro al sindaco Moreno Franceschini per definire, insieme al Comune, le azioni da intraprendere per risolvere in tempi brevi la situazione preoccupante in cui si trovano varie colonie feline sul territorio. Le otto principali colonie a Cascina contano oltre 150 gatti, fino ad oggi nutriti, curati e, quando possibile, sterilizzati, esclusivamente da pochi volontari, come spiega Fiorella degli Albizi dell’Asa che ringrazia in particolare Emanuela, Franca e Betty. «Ma la situazione è grave ed è in rapido peggioramento: i gatti si stanno moltiplicando e le malattie, se non vengono curate, si diffonderanno ulteriormente. In particolare, siamo preoccupati per alcune colonie: dell’Enel, dell’argine vicino alle Poste, della ferrovia e del Fosso Vecchio. Si sottolinea che le Asl sono tenute a sterilizzare gratuitamente i gatti appartenenti alle colonie feline del loro territorio (legge 281/91)». Così le associazioni chiedono con urgenza un intervento da parte del Comune per la sterilizzazione delle gatte e la cura dei soggetti malati. «Noi, associazioni animaliste della zona siamo (come sempre) disponibili a collaborare con il Comune - dice Fiorella degli Albizi - per mettere in atto un piano di sterilizzazioni. Chiediamo quindi che sia dato incarico delle sterilizzazioni ai veterinari dell’Asl di Cascina, oppure che sia fatta una convenzione con altri veterinari privati presso i quali verranno portati i gatti. Da parte nostra, noi volontari siamo disponibili ad aiutare nella cattura dei gatti per la sterilizzazione e la cura dei soggetti malati». Le gatte sterilizzate saranno poi reinserite, come previsto dalle legge, nelle colonie di provenienza. È necessario quindi che sia reso disponibile almeno un locale (anche una semplice stanza) dove le gatte possano trascorrere una giornata per rimettersi in forze dopo l’operazione. «Abbiamo intenzione di insistere affinché questa bella legge sia applicata a Cascina, come già avviene in diversi altri comuni italiani».
IN DIES INFO
23 AGOSTO 2009
Cane prende due treni pur di raggiungere la padrona
Di Diesel, un cane Staffordshire bull terrier di Tottenham, se ne stava occupando un amico della sua padrona, mentre lei era in ferie.Ma come è d'obbligo coi cani stavano facendo una passeggiata serale quando... il cane è scappato, è salito su due treni, diretti all'aeroporto di Stantsted, ha percorso più di un chilometro tra una fermata e l'altra pur di raggiungere la sua Sarah Chapman, che è risultata essere la proprietaria dell'animale. A lei si è arrivati grazie al microchip del cane.La sig.na Chapman, di Tottenham, era andata a trovare sua madre a Clacton-sul-Mare."La sua fuga è un mistero - ha detto la padrona riferendosi al suo cane - Non ha mai fatto nulla del genere e non è mai salito su un treno in vita sua". LA ZAMPA.IT 23 AGOSTO 2009
Mercedes Bresso: "Sono cattivi dentro" Il presidente della Regione Piemonte sull'abbandono degli animali: «Disprezzano anche la vita umana»
IL SECOLO XIX
23 AGOSTO 2009
Poiana affamata scende in riva al mare
l grosso volatile avvistato lungo l'Aurelia a Bordighera
L'esperto: «Si è spostata dai monti per cercare il cibo»
Loredana Demer
Bordighera (IM). Dispiega le ali e guarda in basso alla ricerca di cibo lungo l'Aurelia. Scende lenta in mezzo ai tetti delle case incurante dell'uomo, uno dei suoi primi, potenziali nemici. Il caldo e i pesticidi le hanno dimezzato le prede lassù dove vive, fortunatamente ancora libera, in mezzo ai boschi ad oltre 600 metri di altitudine, lei splendida poiana dalle grandi ali. Sa che soltanto volteggiando più a valle, verso la costa, potrà forse trovare qualcosa di commestibile. Anche se la caccia dovrà, per forza di cose, avvenire in territorio ostile.
Non aveva certo fretta di fuggire via, la poiana che ieri volteggiava guardando con attenzione i terreni in mezzo alla periferia della città, nei pressi della località Madonna della Ruota, a poche decine di metri d'altezza dalle case e dagli automobilisti che percorrono ogni giorno la sottostante via Aurelia. E il suo atteggiamento alla fine l'ha premiata. Non ha nulla da invidiare alla più regale dei rapaci, l'aquila. Persino la sua apertura alare, che sfiora il metro e mezzo in età adulta, potrebbe confonderla proprio con il simbolo delle montagne, ma lei conserva fiera invece la sua identità. E va a caccia. Dalle alture aride dei pini marittimi e della macchia mediterranea dell'hinterland imperiese, prende la via del mare bordigotto ed alla fine trova quello per cui aveva abbandonato provvisoriamente il nido sicuro: una lunga biscia. «E' molto raro che la poiana si avvicini alla costa - spiega Giovanni Nisticò, ornicoltore, della Società Ornitologica italiana di Genova - Lo ha fatto sicuramente per cercare cibo. Si nutre, infatti, principalmente di piccoli mammiferi, soprattutto topi, talvolta anche di uccelli o carogne di animali. I prodotti utilizzati in agricoltura per debellare specie infestanti hanno provocato un forte ridimensionamento degli animali considerati prede dai rapaci e questo ha spinto i volatili ad azzardare cacce in territori non certo facili. Come la costa e vicino all'uomo». In Italia, comunque la poiana, che è lunga circa 50/55 centimetri, è presente in tutte le regioni, incluse le isole. «E' sedentaria - aggiunge Nisticò? e nidificante. Caccia in territori aperti pur vivendo nei boschi fitti». Ha le ali ampie e leggermente arrotondate, mentre la coda pur essendo di dimensioni notevoli non è lunga. Di colore bruno scuro (da adulto) la poiana possiede zampe che si presentano con unghie curve ed appuntite con le quali riesce a stringere con forza le prede dal luogo di caccia sino al nido. «E' un rapace straordinario - continua Nisticò? sembra formare coppie unite per la vita. Costruisce il suo nido ogni dodici mesi e raramente occupa di nuovo quello dell'anno precedente». Un nido che viene realizzato sugli alberi, ma che gli ornitologi hanno rinvenuto anche incastonato in mezzo a pareti rocciose o sistemato su terreni scoscesi. «Alla sua costruzione - commenta l'ornicoltore genovese - partecipano entrambi i sessi. La femmina depone di solito 2 o 3 uova, più raramente una o 4, nel periodo compreso tra marzo e maggio». La poiana avvistata nella città delle palme sicuramente ha costruito il suo nido nell'entroterra bordigotto anche se questi rapaci sembrano abili pure nelle grandi distanze. «Poiane che sono abbastanza comuni nell'entroterra imperiese - conclude Nisticò? ma sicuramente raro è avvistarle nei centri abitati com'è accaduto a Bordighera».
LIBERO
23 AGOSTO 2009
CATANIA: POLLI E MAIALI ALLEVATI IN DISCARICA, MAXI SEQUESTRO DEI CARABINIERI
Catania - I controlli dei Carabinieri del NOE, ritenendo che gli animali sequestrati potessero essere utilizzati per la macellazione e commercializzazione, con la collaborazione dei colleghi del Nucleo Antisofisticazione e Sanita' e con i veterinari dell' Ausl di Catania, sono stati estesi anche a una macelleria di via Palermo gestita da uno dei denunciati, che e' stata sequestrata e chiusa poiche' priva di autorizzazioni, mancanza dei diritti igienico sanitari e per macellazione clandestina. All'interno della bottega sono stati trovate le carcasse di alcuni animali privi dei documenti per la tracciabilita' e prodotti caseari.
CORRIERE DELL'UMBRIA
23 AGOSTO 2009
Per gli animali da stalla una vita da...maiali
Chiesti controlli anche sulla qualità e le condizioni dei capi di bestiame.
![]()
PERUGIA - Dalla parte degli animali. Tra le molte segnalazioni e denunce i Comitati popolari per l’ambiente di Bettona e di Marsciano, hanno elencato anche il non rispetto per la condizione di vita dei suini. “La condizioni di vita degli animali è un punto importante, molto importante e mai preso in esame - ha fatto notare Remo Granocchia - I capi di bestiame sono costretti a trascorrere la loro breve esistenza di sei mesi, tanto dura il ciclo, in spazi ristretti e sopra i propri escrementi, giorno e notte. In queste condizioni respirano metano, ammoniaca, acido solfidrico e elementi patogeni. Solo questo aspetto avrebbe meritato la grande attenzione mediatica di questi giorni”. Ha aggiunto ancora Granocchia: “Le norme stabiliscono che gli animali, nel corso dei loro trasferimenti, vengano fatti scendere per riposare e per sgranchire le gambe e nelle stalle, invece vengono tenuti nelle condizioni che vi abbiamo appena descritto in maniera continuativa”. Oltre che degli animali Granocchia, Giulietto Vinti e gli altri hanno portato anche i saluti dell’ambiente. In particolare dei “signori Tevere e Chiascio”. “Ci hanno comunicato - ha ironizzato Granocchia - che da venti giorni, finalmente, respirano meglio e hanno ripreso un colorito quasi normale. Anche loro sono preoccupati per il futuro e temono di ripiombare nell’incubo degli ultimi trenta anni”
LA NUOVA VENEZIA
23 AGOSTO 2009
Sono tornati i ladri di galline Spariti due animali a La Salute
LA SALUTE (VE). A La Salute tornano i ladri galline. E’ successo ieri pomeriggio in un pollaio (foto) di via Marco Polo. Erano circa le 15 quando misteriosamente due grosse galline spariscono dal cortile. In pieno giorno e senza dare nell’occhio. Ignoti sono entrati nel cortile dietro scavalcando la rete di recinzione ed hanno arraffato due grossi esemplari. Due chili ciascuna di peso, piume rossastre. Padovane doc. In casa c’erano pure delle persone. Ma non sono riusciti ad avvertire nessun movimento maldestro. L’anziano signore stava dormendo nella camera al secondo piano mentre la nuora stava sbrigano alcune faccende di casa in cucina. Verso le 18 quando la donna è uscita in cortile non ha più visto le due galline più grosse. Non voleva credere ai propri occhi.
LA CITTA' DI SALERNO
23 AGOSTO 2009
Asini come presìdi antincendio
Giovanna Di Giorgio
MONTECORVINO PUGLIANO (SA). Da personaggio delle favole di Esopo a emblema della squadra di calcio del Napoli, da fornitore di latte per i celebri bagni della regina Cleopatra a protagonista, nei Picentini, di una singolare strategia antincendio. Residuato di un’agricoltura d’altri tempi e incarnazione di vizi e valori della cultura contadina, l’asino ha riconquistato utilitá anche nella societá moderna. E a Montecorvino Pugliano è usato per prevenire i roghi estivi. Si chiama "Onofattoria srl" e ha sede nella frazione Santa Tecla la societá che, con un allevamento di oltre cento capi, usa l’animale per la produzione di latte e la prevenzione di incendi. Una realtá interessante nel panorama provinciale, nata grazie alla lungimiranza degli imprenditori che l’hanno creata e alla disponibilitá dell’amministrazione a ospitare un allevamento tanto singolare. Ma anche grazie alla collaborazione della comunitá di Santa Tecla che, consapevole dell’importanza dell’allevamento, sopporta con pazienza il costante ragliare dei somari. I quali svolgono un duplice ruolo. Da un lato producono latte, valido alimento nella dieta dei bambini in quanto simile in composizione e caratteristiche a quello materno, ma sempre più utilizzato anche per uso cosmetico. Dall’altro, grazie alla loro adattabilitá alla macchia mediterranea, tengono sotto controllo la ginestra spinosa, i rovi e il sottobosco in generale. Queste piante, infatti, sono i tipici alimenti dell’asino, che, cibandosene, fornisce all’ambiente un servizio di "potatura" naturale, abbassando notevolmente il rischio d’incendio. Giá nel 2003, l’attuale ministro delle politiche agricole, Luca Zaia, fu tra i pionieri dell’uso dell’asino come "tosaerba" naturale, impiegandolo a Treviso in un progetto di "sfalcio ecologico". E in Sicilia, nel 2007, l’amministrazione di Castelbuono lo ha utilizzato per la differenziata nelle strette vie del paese.
LA SICILIA
23 AGOSTO 2009
Contro gli animali vaganti sollecitati idonei rimedi
Canicattini (SR). Non ci si dà pace per gli incidenti stradali causati dal pascolo libero dei bovini sui terreni lungo la Maremonti. Perché il numero di sinistri sta aumentando, le vittime pure, e solo per puro caso la scorsa sera non c'è scappato un altro morto. La Fiat Panda che si è scontrata con la mucca non andava a velocità sostenuta perché l'impatto è avvenuto al termine di una salita che ha chiaramente rallentato il mezzo condotto da una diciottenne.
Sul posto si è richiesto l'intervento del 118, dei vigili del fuoco, delle varie forze di polizia. Ma, ad osservare la mucca agonizzante che sarebbe deceduta poche ore dopo, c'erano anche il sindaco Paolo Amenta e il vice Salvatore La Rosa. Ecco cosa propone Amenta: «Una commissione permanente in Prefettura con la partecipazione dei rappresentanti, dell'Unione dei Comuni, della Provincia in quanto titolare della proprietà della Maremonti, le forze di polizia e, soprattutto, il servizio veterinario dell'Asl 8 di Siracusa, competente per i controlli sugli allevamenti e sulla presenza di bovini nel territorio». Si richiede una concertazione globale che possa servire a frenare il triste fenomeno. Poche settimane prima, tra Canicattini e Palazzolo, il giovane Christian Rizza aveva perso la vita, e in precedenza si erano verificati ennesimi episodi che hanno avuto epiloghi diversi. «C'è la necessità di conoscere e tenere sotto rigido controllo - ha aggiunto Amenta - il fenomeno della transumanza nel nostro territorio, così come non è più rinviabile una mappatura degli allevamenti e delle zone a pascolo lungo tutta la Maremonti. Chi ha le competenze deve dirci quanti sono gli animali e dove sono stati autorizzati al pascolo, se ci sono contratti di affitto e chi ne ha il controllo. Non si può consentire che gli animali vengano lasciati allo stato brado in appezzamento di terreno, magari senza un efficace recinto e senza che nessuno ne sia responsabile». La scorsa sera, grazie alla targhetta identificativa posta sull'orecchio del bovino, il veterinario chiamato per effettuare i vari rilievi è potuto risalire al proprietario. Che pagherà una penale di circa 50 euro, più i danni causati dal sinistro. Una pena che appare irrisoria, come sottolineato dagli stessi medici e dallo stesso sindaco di Canicattini. Perché la vita di un essere umano proprio non ha prezzo.
SESTO POTERE
23 AGOSTO 2009
Fiesole: soccorso germano avvelenato
Fiesole (FI) - Un germano, probabilmente avvelenato, è stato trovato, nel pomeriggio di lunedì 17 agosto, nel giardino di una casa privata nella frazione di Compiobbi (Comune di Fiesole). I primi soccorsi al volatile sono stati dati dal personale dell’Ufficio Ambiente del Comune di Fiesole, chiamati dalla proprietaria dell’abitazione dove è stato ritrovato il germano. Lo stato in cui versava l’animale ha indotto a credere che fosse stato avvelenato.Dopo aver ricevuto i primi aiuti sul luogo, l’uccello è stato trasportato al Centro di Scienze Naturali di Prato, che si occuperà delle cure e del ricollocamento dell’animale nel loro parco ambientale, una vera e propria oasi naturalistica.In caso di avvistamento o ritrovamento di animali feriti i cittadini possono chiamare il numero telefonico 055.055 così da entrare in contatto con gli uffici competenti del Comune, che si occuperanno di prestare i primi soccorsi all’animale e di individuare il centro specifico più adeguato per le cure.
L’Ufficio Ambiente del Comune di Fiesole interviene, quindi, come collegamento fra chi avvista l’animale da soccorrere e le strutture competenti per i soccorsi e la riabilitazione della fauna selvatica.
LA PROVINCIA DI VARESE
23 AGOSTO 2009
Gatto sull'albero alto venti metri salvato dai pompieri
VARESE - Era decisamente provato dal caldo e dalla sete il gattino bianco e nero salvato dai vigili del fuoco in via Varese a Saronno. Confermando il proprio impegno per gli animali qualche giorno i pompieri saronnesi fa sono accorsi in aiuto di un felino in difficoltà. E' successo nella tarda mattinata quando i miagolii disperati del gatto sono stati sentiti da alcuni automobilisti di passaggio in via Varese.
Per sfuggire ad un cane, o più probabilmente a caccia di un po' di ombra, il gattino era salito quasi sulla vetta di una pianta di oltre venti metri salvo poi accorgersi di non riuscire più a scendere. Impietositi dai lamenti del gatto i saronnesi hanno subito contattato i vigili del fuoco che in pochi minuti sono intervenuti. Indossando tutti i dispositivi di protezione personale del caso, per evitare che il gattino intimorito potesse graffiare il proprio salvatore, un pompiere è salito su una scala con un'apposita maschera e guanti protettivi. Il gattino, in realtà, era talmente indebolito dalle lunghe ore passate sul ramo che pur terrorizzato non si è mosso, limitandosi a miagolare debolmente. Il pompiere l'ha recuperato e l'ha riportato a terra in pochi minuti. Qui il gatto ha trovato una ciotola con un po' d'acqua portata da alcuni residenti accorsi a vedere cosa stesse succedendo.
IL SECOLO XIX
23 AGOSTO 2009
Animali da paura, d'estate sale la fobia
il fenomeno
Vigili del fuoco tempestati di chiamate, spesso per casi assurdi: come il ragno gigante, che in realtà era di ferro
I gechi vivono negli ambienti caldi di tutto il mondo. Quelli nostrani non arrivano alle lunghezze dei "cugini" tropicali. In ogni caso, non sono pericolosi per l'uomo, anzi: divorano zanzare
Marco Fagandini
Genova - PENSI che «tanto d'agosto lascio le finestre aperte, chi vuoi che entri». Ma "lui"è lì. Pensi che «è estate, sono tutti in vacanza: mica le chiudo le persiane, tanto non si sente volare una mosca». Ma non sei solo perché"lui"è sempre lì. Nella penombra. E ti guarda, ti spia. Finché non te ne accorgi e dopo il tonfo al cuore prendi il telefono. E chi chiami? Il 115, per liberartene. No, non è un serial killer da horror pruriginoso anni Settanta. È un geco, uno sciame di calabroni, un pipistrello che non riesce a uscire dal salotto. È tutto questo. In estate, al centralino dei vigili del fuoco arrivano richieste d'intervento di ogni tipo: per salvare indifesi cittadini dalla furia della natura. Da quegli animali fastidiosi che spesso fanno paura. E che qualcuno non sa proprio come gestire.
I pompieri spesso non possono fare altro che tranquillizzare l'interlocutore: una presenza rassicurante soprattutto per gli anziani (mica poco, peraltro). Ma nulla più: perché possono intervenire solo se la "fiera" scatenata mette a repentaglio in maniera grave e incombente, l'incolumità dei singoli o della collettività. Nel 2009 hanno fatto il loro ingresso nella lista delle segnalazioni proprio i gechi. Per qualcuno piccoli rettili portafortuna, per altri viscidi animaletti impertinenti. Nelle ultime settimane al 115 sono arrivate telefonate per chiederne l'immediata cattura. Invito cortesemente declinato dai pompieri, oberati da incendi e soccorsi. Nella hit parade degli animali che più terrorizzano i genovesi, ci sono i calabroni. Da tempo ormai, chi vuole eliminare questi inquilini, deve chiamare ditte specializzate. I vigili del fuoco arrivano solo in caso di rischio grave: fra le 8 e le 10 del 14 agosto, ce ne sono stati quattro. Nello stesso giorno, in via Pergolesi a Rivarolo, è stato un vigile urbano a rimuovere la "casa" dei calabroni da una palazzina. Mentre da anni, un ispettore capo di polizia e apicultore, Stefano Repetto, unisce la sua passione al suo lavoro, intervenendo a bordo di una volante per rimuovere le api: come nel 1993, quando aveva "salvato" Gianluca Pagliuca da uno sciame sulla porta del Luigi Ferraris. E ancora, i serpenti. Innocui orbettini scambiati per vipere o pitoni scappati da qualche rettilario casalingo, che si insinuano nelle abitazioni dei vicini. Recentemente, i carabinieri sono intervenuti a Marassi per una vicenda di questo genere. Fra i rettili poi, vengono segnalate anche le iguane, pure queste scappate ai propri padroni. Caso eclatante dell'estate 2009, come dimenticarli, i cinghiali che hanno invaso il Righi. Non mancano i pipistrelli che si «attaccano ai capelli». I pappagalli - famosi quelli che popolano gli alberi di via Corsica, in Carignano - e i ragni. Fobia ancestrale, gli aracnidi fanno rabbrividire centinaia di persone. Un anno fa, alcuni turisti che avevano preso in affitto una casa per l'estate a Genova, avevano chiamato terrorizzati il 115, segnalando un gigantesco ragno appollaiato su una mensola nell'entrata. Peccato fosse un soprammobile in ferro battuto. Come ogni paura o superstizione, anche quella per gli animali d'estate si porta dietro i suoi miti. Sempre un annetto fa, un abitante aveva segnalato ai pompieri la presenza di un coccodrillo nel Polcevera. Rivelatosi poi un materassino da mare a forma di alligatore. È invece trascorso un mese da quando una voce piena di angoscia ha richiesto aiuto per una nube di moscerini. Mentre in passato, una donna in lacrime aveva supplicato di essere liberata dalle formiche. «Pronto? Pompieri? C'è un cammello vicino al casello autostradale di Felizzano». Ecco, questa non è una leggenda metropolitana. C'era davvero. L'aveva liberato da chissà quale zoo l'alluvione del 1994, che aveva fatto straripare il Tanaro.Ma è un caso su un milione.
LA PROVINCIA DI VARESE
23 AGOSTO 2009
La storia/il dottore dei rettili
Una «plastica» per tartarughe E il guscio torna come nuovo
Il varesino Rainer Schneider usa la vetroresina. Tanti gli interventi
Adriana Morlacchi
Varese - Le tartarughe si fanno la plastica al guscio. Ovviamente non si tratta di un intervento di bellezza, ma di ricostruzione. Capita, infatti, che i poveri rettili finiscano sotto i tagliaerba. «Vere e proprie armi che scalottano le tartarughe, ferendole a volte mortalmente» racconta Rainer Schneider, veterinario specializzato in rettili che questa estate ha riparato parecchie decine di tartarughe.
I tagliaerba non sono le uniche insidie per questi rettili. I cani, ma anche i topi e i ratti, rosicchiano il loro guscio. Poi ci sono i balconi, da cui le tartarughe d'appartamento cadono frequentemente. E le cornacchie che rapiscono le tartarughine di piccole dimensioni e le fanno cadere da grandi altezze. Con l'impatto al suolo, il guscio si rompe e la cornacchia riesce a cibarsi del corpo del malcapitato animale. PRIMA I RITOCCHI... Se, a seguito di un trauma, la tartaruga rompe il guscio, non bisogna assolutamente applicare colle, né si può intervenire con rimedi fai da te. Un carapace rotto non si ricalcifica da solo: è come lasciare un osso esposto in preda delle infezioni. È necessario, quindi, portare il rettile da un veterinario specializzato come Schneider. Questo appurerà se gli organi interni della tartaruga sono rimasti illesi e, se lo stato di salute dell'animale lo consente, procederà applicando la vetroresina. Prima dovrà disinfettare bene la ferita, verificando che le mosche non vi abbiano deposto le uova. In quel caso toglierà le larve, somministrerà al rettile dell'antibiotico e aspetterà che la ferita sia pulita prima di procedere con la plastica. In quel periodo la tartaruga avrà l'aspetto di un vero malato: si presenterà con il guscio fasciato da una garza che è necessaria per impedire l'attacco delle mosche. L'intervento di ricostruzione dura una sola seduta, ma può essere necessario ripeterlo più volte quando la tartaruga è piccola e il suo guscio sta crescendo velocemente. Nel caso di una tartarughina molto giovane, per esempio, la plastica va sostituita con una più grossa ogni due anni circa. ... E POI LA TINTA La parte trattata con la vetroresina appare di colore grigio. Dopo una settimana la si liscia con la cartavetrata. Chi lo desidera può dipingerla con un pennarello di color verde scuro per camuffarla con il guscio naturale. «Ci sono proprietari che realizzano diverse gradazioni di verde, cercando di rendere l'intervento invisibile» spiega Schneider. La ricostruzione con la vetroresina è un intervento poco costoso. Se il guscio è rotto in più parti si arriva a spendere100 euro. Altrimenti, a seconda della frattura, 30, 40 o 50 euro. Una spesa che vale la pena di affrontare considerando che la tartaruga può campare oltre un secolo. IL GAZZETTINO DI TREVISO 23 AGOSTO 2009
Cane lupo spaventa i passanti sulle Mura, poliziotto lo "doma"
Treviso - «Devo essere sincera: in 40 anni non avevo mai visto nessuno trattare un cane spaventato con la delicatezza di quell’agente di polizia. Sono davvero ammirata». A pronunciare queste parole non è stato un passante qualunque, ma la presidente dell’Associazione veneta animali e ambiente Stefania Righetto, che di sensibilità verso gli animali dovrebbe saperne qualcosa.L’episodio al quale si riferisce la Righetto risale ad alcune sere fa quando, erano ormai quasi le 19, sono giunte diverse chiamate al 113 che segnalavano la presenza di un grosso cane lupo, agitato e senza guinzaglio, che si aggirava sulle mura nei pressi di Porta Fra’ Giocondo. Il timore dei passanti era che l’animale, visibilmente sperduto, potesse avere una reazione rabbiosa.Come sempre sul posto è stata inviata una delle volanti in servizio. Gli agenti hanno avvicinato la bestia e tutto poteva immaginare, la presidente dell’associazione animalista, ma non che uno dei poliziotti riuscisse nell’intento di placare l’ansia del cane lupo con tanto garbo e sicurezza. L’agente si è avvicinato al cane con consumata cautela, poi l’ha accarezzato a lungo, gli ha perfino parlato, e ciò lo ha messo nelle condizioni di guadagnare subito l’attenzione e l’immediata fiducia del cane. A un certo punto è andato perfino in un vicino bar per prendere dell’acqua che l’animale, anche a causa della soffocante calura, non ha esitato a bere. In questo modo è stato possibile richiedere l’intervento dell’accalappiacani e attendere il suo arrivo senza che il cane lupo abbia più manifestato alcun sintomo di insofferenza. Alla fine sembra che l’agente abbia mormorato che tenere quel cane non gli sarebbe affatto dispiaciuto. Magari, in un futuro non troppo distante, succederà. Sarebbe un epilogo talmente bello da assomigliare a una fiaba.
LA PROVINCIA DI SONDRIO
23 AGOSTO 2009
Troppi cinghiali, la Cm chiede più abbattimenti
Avvistati nella sola zona di Ardenno 40 capi
L'ente montano vuole anche risarcire le colture
Annalisa Acquistapace
MORBEGNO (SO) - Abitanti esasperati per i danni a vigneti, orti, terrazzamenti e un appello della Comunità montana di Morbegno affinchè gli enti competenti studino un piano efficace che meta al sicuro il territorio e le persone e fermi il proliferare dei cinghiali. C'è preoccupazione tra gli abitanti di Ardenno e Buglio per la sempre più invasiva presenza di una numerosa colonia di cinghiali, introdotti probabilmente da qualcuno che poi non ne ha più potuto controllare la riproduzione, che seminano distruzione tra le colture e creano anche potenziali pericoli.
Le numerose segnalazioni arrivate in particolare da Ardenno, dove ci sono stati avvistamenti anche di gruppi di 40 cinghiali, hanno spinto la Comunità montana a sollecitare l'intervento da parte di Provincia e Regione, enti preposti per questo tipo di problemi. È una situazione anomala per la bassa valle e ricade fortemente anche sull'ambiente visto che i danni registrati riguardano anche i terrazzamenti dei vigneti, elemento fondamentale per la salvaguardia e la stabilità del territorio. Allo stesso tempo, gravi danni stanno subendo le viti che vengono attaccate da questi animali compromettendo la vendemmia di quest'anno che certo non viene in alcuna misura ripagata dagli indennizzi previsti per i danni da animali selvatici. La mancanza di una soluzione efficace da parte degli enti preposti e la crescente preoccupazione degli abitanti che non hanno modo di difendersi dall'invasione di questi animali, probabilmente degli ibridi derivanti dall'incrocio di cinghiale e maiale e anche per questo in grado di riprodursi molto velocemente, hanno spinto la Cm a sollecitare un intervento incisivo e a breve termine. «La presenza di un numero elevato di esemplari di cinghiale ? scrive la Comunità montana nella lettera inviata al settore sviluppo e tutela del territorio rurale e montano della Regione e all'assessorato agricoltura e caccia della Provincia ? segnalato da cittadini e amministratori di Buglio e Ardenno sia in prossimità delle abitazioni che delle colture agrarie, in particolare vigneti e pascoli, oltre ad arrecare ingenti danni alle produzioni e vanificare gli sforzi di mantenimento della attività agricola, sta arrecando ingenti danni alle strutture, nonché pericolo e preoccupazione ai residenti ed ai turisti». Con queste motivazioni la Comunità montana chiede «l'intervento tempestivo della Regione Lombardia e dell'Amministrazione Provinciale di Sondrio al fine di contenere il numero di esemplari sul territorio mediante l'aumento degli abbattimenti, evitando quindi il propagarsi della specie in bassa valle, oltre la culmine di Dazio». La Cm chiede inoltre la possibilità di mettere in atto forme di risarcimento dei danni, sia alle colture che alle strutture agricole ed una azione repressiva nei confronti di tutti i comportamenti illeciti finalizzati al ripopolamento artificiale del cinghiale.
ANSA
23 AGOSTO 2009
Animali: piranha pescato nel Po nel Parmense
Forse gettato nel fiume da proprietario acquario casalingo
PARMA - Un esemplare di piranha di grosse dimensioni e' stato pescato nel Po, in una zona tra Torricella di Sissa e Torricella del Pizzo, nel Parmense. Ne da' notizia la Gazzetta di Parma, che spiega come l' animale sia stato preso da un esperto pescatore di Guastalla (Reggio Emilia). Il piranha e' diffuso in Sudamerica, e come l' esemplare pescato sia finito nel Po resta un mistero. Forse potrebbe provenire da un acquario esotico casalingo appartenente a qualche privato che, a un certo punto, ha preferito disfarsi del pesce e lo ha gettato nel fiume.
CORRIERE DI COMO
23 AGOSTO 2009
Nascondono le pecore malate, fioccano le denunce
Gregge infetto
In Val Cavargna caccia a una ventina di femmine gravide destinate al macello
Provincia di Como - (m.rom.) Erano destinate al macello di Lodi, nel Milanese. Quasi mille capi tra capre e pecore da abbattere perché risultate positive alla brucellosi, malattia che si può trasmettere anche all’uomo. Aveva quindi un destino segnato il grosso gregge dislocato sugli alpeggi della Val Cavargna. Ma ieri mattina, al momento di portare via gli animali, ecco la sorpresa. Il conto non tornava ai responsabili dell’Asl di Como che hanno invano cercato una ventina di pecore. Sparite nel nulla.
«Me le avranno rubate di notte…», si è giustificato il titolare, un agricoltore milanese di Parabiago. Ma la cosa, data la potenziale pericolosità degli animali, non è passata in sordina. Sono infatti scattate immediatamente la segnalazione ai carabinieri e le ricerche. Una ventina come detto le pecore scomparse, tutte femmine gravide. E qui sta la spiegazione. I militari hanno impiegato qualche ora prima di capire dove erano finiti - a bordo di un camion per il trasporto di bestiame - gli animali contagiati. Erano a pascolare, in attesa di partorire, in un bosco di Rodero, a due passi da Olgiate. Erano stati spostati nella speranza di riuscire ad avere almeno gli agnelli, per poterli rivendere. Ma per fortuna gli autori sono stati fermati in tempo dai militari della compagnia di Como e dai colleghi di Menaggio, che hanno collaborato per risolvere il giallo. Rintracciate le pecore mancanti, tutte le altre sono state portate al macello. Destino crudele ma necessario secondo l’Asl per la patologia riscontrata. Come detto, con possibili rischi di trasmissione. Le femmine gravide resteranno a Rodero fino al parto. Poi anche per loro non ci sarà alternativa all’abbattimento. E probabilmente lo stesso avverrà agli agnellini. Sono stati denunciati due custodi dei greggi (quello in Val Cavargna e quello di Rodero, milanesi di Parabiago di 50 anni) e gli autori del trasporto materiale da un luogo all’altro: un 70enne di Solbiate, proprietario del camion utilizzato, e un 55enne di Rodero che lo avrebbe guidato. Le accuse vanno dalle false dichiarazioni alla ricettazione, dall’omessa custodia al rischio di epidemia, un articolo del Codice Penale che prevede conseguenze severe.
MESSAGGERO VENETO UDINE
23 AGOSTO 2009
Rabbia, trovate altre volpi malate
Maura Delle Case
SAN DANIELE (UD). Sono stati accertati due nuovi casi di rabbia silvestre tra Majano e San Daniele a carico di altrettante volpi. Si tratta del 22esimo e del 23esimo dall’inizio del fenomeno, che da mesi ormai interessa un’area sempre più vasta. Una delle volpi malate è addirittura finita contro la bicicletta di un giovane ed è morta poco dopo. Partiti in sordina dalla val Torre, attraverso la pedemontana gemonese, oggi i casi accertati di rabbia sono arrivati al cuore della zona collinare. E il fenomeno sembra tutt’altro che in fase di regressione. Dalle aziende sanitarie di competenza arriva dunque un nuovo appello alla vaccinazione di cani e animali a rischio, mentre la Regione ha già dato il via libera a una nuova campagna di vaccinazioni diretta alle volpi, che prevede il posizionamento di ben 50 mila esche. Erano stati ritrovati pochi giorni fa, l’uno a Soprapaludo, l’altro a Susans, gli ultimi due esemplari che da analisi di laboratorio sono risultati affetti da rabbia. Uno era stato rinvenuto morto a Susans, lo scorso 18 agosto, lo stesso giorno in cui una volpe viva, a Soprapaludo era andata a sbattere contro un giovane in bicicletta. Impatto fatale per l’animale, subito inviato a Padova per gli accertamenti d’obbligo, mentre il giovane era stato condotto in ospedale per la profilassi. «I due casi – spiega Andrea Angeli, veterinario dell’Ass4 – Medio Friuli – si sono verificati a brevissima distanza, sia temporale che geografica. Le volpi in circolazione sono dunque ancora numerose e per questo rivolgiamo l’ennesimo appello a tutti coloro che possiedono un cane o un animale a rischio affinché, sempre che già non abbiano provveduto, lo facciano vaccinare. Il vaccino, lo ricordo, è gratuito e può essere effettuato in alcuni giorni della settimana direttamente nel proprio paese di residenza. Per conoscere gli orari e il luogo deputato alle vaccinazioni si può telefonare direttamente in azienda sanitaria e ottenere tutte le informazioni del caso». Se da un lato prosegue la campagna vaccinazioni rivolta agli animali domestici, d’altro canto ne inizierà presto una nuova rivolta alle volpi. «Si tratta della quarta vaccinazione a tappeto – spiega ancora il veterinario dell’Ass4 -. Stavolta verranno piazzate ben 50 mila esche, che interesseranno per la prima volta (con fine preventivo) anche alcuni comuni della provincia di Pordenone e che saranno opportunamente segnalate sia con appositi cartelli che con campagne informative». Nel frattempo alla popolazione non resta che seguire alcune regole basilari. A ricordarle è ancora il dottor Angeli: «Usare massima cautela, uscire sempre con i cani al guinzaglio, evitare le scampagnate e stare molto attenti a passeggiare nelle zone boschive. Se poi si dovesse incappare in animali dal comportamento strano – conclude il veterinario -, allontanarsi subito e segnalare l’accaduto agli organi competenti».
MESSAGGERO VENETO
23 AGOSTO 2009
Rabbia silvestre, vaccinazioni anche in provincia
Pinzano (PN) - Il caso PINZANO. Due nuovi casi di rabbia silvestre tra Majano e San Daniele a carico di altrettante volpi. Si tratta del ventiduesimo e ventitreesimo dall’inizio del fenomeno, che da mesi ormai interessa un’area sempre più vasta. Partiti in sordina dalla val Torre, attraverso la pedemontana gemonese, oggi i casi accertati di rabbia sono arrivati al cuore della zona collinare. E il fenomeno sembra tutt’altro che in fase di regressione. Dalle aziende sanitarie di competenza arriva dunque un nuovo appello alla vaccinazione di cani e animali a rischio, mentre la Regione ha già dato il via libera a una nuova campagna di vaccinazioni diretta alle volpi, che prevede il posizionamento di cinquantamila esche. «I due casi – spiega Andrea Angeli, veterinario dell’Ass Medio Friuli – si sono verificati a brevissima distanza, sia temporale che geografica. Le volpi in circolazione sono dunque ancora numerose. Per questo rivolgiamo l’ennesimo appello a tutti coloro che possiedono un cane o un animale a rischio, affinché, sempre che già non abbiano provveduto, lo facciano vaccinare. Il vaccino è gratuito e può essere effettuato in alcuni giorni della settimana direttamente nel paese di residenza». Se da un lato prosegue la campagna vaccinazioni rivolta agli animali domestici, dall’altro, ne inizierà presto una nuova rivolta alle volpi. «Si tratta della quarta vaccinazione a tappeto» spiega il veterinario dell’Ass friulana. Parte delle cinquantamila nuove esche sarà posizionata (con fine preventivo) in alcuni comuni della provincia di Pordenone: verranno opportunamente segnalate con appositi cartelli e con campagne informative». Nel frattempo alla popolazione non resta che seguire alcune regole basilari. «Usare massima cautela, uscire sempre con i cani al guinzaglio, evitare le scampagnate e stare molto attenti a passeggiare nelle zone boschive. E se si dovesse incappare in animali dal comportamento strano – conclude il veterinario - allontanarsi subito e segnalare l’accaduto agli organi competenti».
APCOM
23 AGOSTO 2009
Vacanze/ Pioggia di sanzioni per chi porta cane in spiaggia
Record in Sardegna, Veneto, Liguria. Tolleranti Sicilia e Puglia
Roma - Vacanze rovinate per 59.000 famiglie multate per aver portato i loro cani in spiaggia. Le 59.000 contravvenzioni elevate da vigili urbani in buona parte dei comuni costieri d'Italia sono state in media di 400 euro l'una, con punte oltre i 1.000 euro nell'isola di Sant'Antioco, in provincia di Cagliari. Complessivamente da questa pioggia di contravvenzioni i comuni hanno incassato oltre 24 milioni di euro. I dati arrivano dall'Aidaa, l'associazione italiana difesa animali e ambiente, che sta preparando i ricorsi contro la multe. In particolare le irregolarità che sarebbero riscontrabili in circa 38.000 contravvenzioni riguardano l'assenza di segnaletica o la presenza di segnaletica illegittima sul divieto di portare i cani in spiaggia e l'assenza di regolare ordinanza comunale che sancisce e precisa divieti e sanzioni; inoltre, almeno 4.000 contravvenzioni sarebbero state comminate sulla battigia, nonostante esista la normativa che consente il libero transito nei 5 metri di profondità della spiaggia definita battigia. Le regioni in cui sono state applicate il maggior numero di sanzioni sono la Sardegna, il Veneto, la Liguria, la Toscana, l'Abruzzo e la Calabria, a sorpresa tra quelle più tolleranti figurano esservi la regione Puglia e la Sicilia.
|