CORRIERE DELLA SERA
23 LUGLIO 2010
ANIMALI A RISCHIO CON LE MASSIME RECORD
Al lavoro con il solleone: le botticelle non rispettano lo stop dalle 13 alle 17
Alcuni conducenti fermati e multati. Ma c'è anche chi si preoccupa di tenere all'ombra il suo cavallo
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Clarida Salvatori
ROMA - Le botticelle continuano a sfidare il divieto dell’afa. Anche venerdì mattina, con punte di calore previste intorno ai 39 gradi, alcune carrozze giravano per il centro storico di Roma trainata da cavalli stremati, senza neppure quel minimo riparo che i conducenti più coscienziosi adottano: un mini ombrellone montato a far ombra anche all'animale quando questo e fernmo in attesa di clienti. Il regolamento comunale non riesce proprio a fare breccia. E i botticellari non riescono proprio a rispettarlo. Il fermo imposto alle botticelle, le tipiche carrozze romane che trasportano i turisti tra i siti caratteristici della città, prevede infatti che sia sospeso il servizio dall’una e fino alle cinque del pomeriggio e che ci si fermi all’ombra, in modo da concedere ai cavalli un giusto riposo. Ma non sempre accade, forse per distrazione, forse perché è difficile rinunciare ai soldi di una o più corse. E, in giorni così caldi, non rispettare i divieti vuol dire anche e soprattutto mettere a rischio la salute degli animali. «Alcuni anni fa, appena entrato in vigore il regolamento, erano molti di più quelli che se ne infischiavano dei divieti - racconta Claudio Locuratolo, presidente romano dell'Enpa - ma purtroppo c'è ancora qualcuno che se ne approfitta e fa come vuole. Durante questi controlli noi abbiamo fatto qualche multa e altre arriveranno successivamente ai diretti interessati che non siamo riusciti a fermare ma che abbiamo immortalato con i video, stando attenti anche a riprendere il numero della vettura». Solo per fare degli esempi, nel primo tour di controllo, che risale all’otto di luglio, sono stati colti in flagrante tre vetturini. Uno, che è stato immediatamente sanzionato, trasportava turisti lungo corso Vittorio fuori orario, ovvero intorno alle quattro del pomeriggio.
LA REPUBBLICA ROMA
23 LUGLIO 2010
TROVATO CAMPER RUBATO A FRANCESI, MORTO UNO DEI CANI ALL'INTERNO
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Roma - Una pattuglia della polizia municipale del Gruppo I ha ritrovato stamattina su Lungotevere a Ripa, nei pressi dell'Isola Tiberina, un camper con targa francese rubato alcuni giorni fa e abbandonato in strada. All'esterno un cagnolino faceva la guardia del mezzo e vegliava un cane più grande morto all'interno. Dagli accertamenti è emerso che il camper era stato rubato a una coppia di francesi con all'interno i due cani. I proprietari avevano denunciato il furto il 19 luglio scorso ai carabinieri.
LA CITTA' DI SALERNO
23 LUGLIO 2010
Avvelenano quattordici gatti
Bianca Senatore
Salerno - E’ ancora sconvolta la donna che ieri ha scoperto i corpi senza vita di ben quattordici gatti. I felini sono stati avvelenati e non si è salvato neanche uno dei quattro cuccioli che vivevano nel giardino. E’ accaduto nel vicolo della Repubblica, in uno spazio verde su cui affacciano molti appartamento. E proprio dal suo balcone, la signora ha visto la scena rimanendo sconcertata, soprattutto perché quei gatti non davano fastidio a nessuno. Non miagolavano, non sporcavano. Si ritrovavano lì solo per mangiare e dormire. Solo alcuni vivevano lì perché adottati da alcuni residenti. Ma a qualcuno i piccoli animaletti davano tanto fastidio che ha pensato di farli fuori tutti, ingannandoli col cibo. Il feroce ammazzagatti ha messo nelle ciotole del veleno per topi, mischiato alla carne così da confondere l’odore estraneo. Ed i felini ci sono cascati, hanno mangiato con voracitá e poi si sono sentiti male. Nel giardino, ieri, sotto lo sguardo stravolto delle signore ed anche dei bambini, i quattordici corpi dei gattini giacevano sotto il sole e qualcuno della zona ha pensato di portarne uno dal veterinario, per far effettuare un’autopsia. «Non sappiamo chi è stato - ha detto la donna - ma abbiamo dei sospetti. Vorremmo ricordare ai responsabili che il maltrattamento e l’uccisione degli animali è un reato che ora terremo gli occhi aperti, per scoprire se qualcuno ha ancora intenzione di sterminare ancora gatti». Dal 2004, infatti, la legge 189 prevede che il maltrattamento, l’abbandono, i combattimenti e il doping sugli animali siano puniti con pene severe. Non è più possibile, infatti, pagare una semplice ammenda per non comparire davanti al giudice. Chi detesta cani e gatti, dunque, è avvisato.
IL TIRRENO
23 LUGLIO 2010
Gatto muore avvelenato da un anticrittogamico
MONSUMMANO (PT). È scattato l’allarme, ieri, in via Anna Frank per la fuoriuscita di un potente diserbante agricolo. La sostanza, un anticrittogamico, viene usata nella coltivazione degli orti ma a contatto con gli animali si trasforma in un veleno. E a farne le spese, purtroppo, è stato un gatto, trovato morto dopo averne inalata una certa quantità. Da subito la paura è trapelata dalla pagina di Facebook del Canile Hermada. Ad occuparsi del caso, con le verifiche e le conseguenti indagini, sarà la polizia provinciale coadiuvata dai tecnici dell’Usl. «La sostanza viene venduta soltanto a chi è in possesso di uno specifico tesserino - spiega Vinicio Nannini, comandante della Polizia municipale - il liquido forse è finito in una pozza incidentalmente e il gatto lo ha bevuto».
IL TIRRENO
23 LUGLIO 2010
Cani avvelenati, annullata la manifestazione
LIVORNO. La manifestazione del 29 luglio, organizzata da animalisti e semplici proprietari di cani per protestare contro l’uccisione di sei animali nei giardini di via Lorenzini e via degli Etruschi, è stata momentaneamente bloccata. Perché anche gli organizzatori, nonostante le lunghe ricerche, non sono riusciti a rintracciare nessuno dei padroni dei cani che sarebbero morti per aver ingerito, nelle due recinzioni a Colline e Coteto, una sostanza killer. Si era parlato di stricnina. «Io credo che le voci che si sono diffuse in questi giorni - spiega Francesca Greco, una delle organizzatrici della manifestazione - siano vere. Nei quartieri di Coteto e Colline non si parla d’altro, da giorni quei giardini rimangono deserti, perché la gente ha paura. Però, dato che non abbiamo trovato nessuna delle persone a cui è stato ucciso il cane, avremmo pensato di bloccare il presidio del 29 in via Lorenzini». Ciò non significa che la gente del posto smetta di cercare i presunti colpevoli degli avvelenamenti (anch’essi presunti). «Alla manifestazione - conclude Greco - volevamo far parlare i testimoni, se non li troviamo è impossibile che raccontino come sono andate le cose. Continuiamo a cercarli e, nel caso compaiano, organizzeremo un altro presidio, in qualunque momento».
OGGI TREVISO
23 LUGLIO 2010
MUCCHE IN FUGA: TRE ABBATTUTE, UNA LA CERCA L’ELICOTTERO
La stavano per scaricare dal camion in un’azienda agricola
MONTEBELLUNA (TV) – Sono intervenuti i vigili del fuoco, che oggi impiegheranno pure un elicottero per trovare l’ultima delle quattro mucche fuggite. In un’azienda agricola in via Rive a Montebelluna, poco prima delle 2 di questa notte stavano per scaricare da un camion delle mucche.Quattro di queste si sono imbizzarrite fuggendo al controllo dei proprietari.Tre non sono andate lontano, tanto che in un’ora sono state individuate ed anche abbattute, dato che non si lasciavano prendere.Una, invece, è riuscita a far perdere le sue tracce nascondendosi nei campi.Stamattina non era ancora stata trovata, tanto che oggi i vigili del fuoco impiegheranno un elicottero per capire dove sia e quindi catturarla o abbatterla.
LA PROVINCIA DI VARESE
23 LUGLIO 2010
Morti due lama su tre
Qualcuno li ha avvelenati?
Ma Isidoro Volpi non si arrende: «Farò una fattoria didattica»
Adriana Morlacchi
BIZZOZERO (VA) - Sono misteriosamente morti due dei tre lama che il proprietario, Isidoro Volpi, teneva nel piccolo ranch in via Monte Generoso. «Un male fulminante se li è portati via in 3 giorni spiega Isidoro Volpi uno sono riuscito a salvarlo, ma due sono morti. La causa della morte non si può stabilire con certezza. I lama erano liberi e capitava uscissero dai terreni di mia proprietà. Non vorrei che abbiano mangiato qualcosa di velenoso. La causa della morte è ignota, ma di sicuro qualcuno se ne sarà rallegrato visto che mi erano arrivate delle lamentele di persone a cui i lama davano fastidio».
La scomparsa dei due lama è stata l'ennesima delusione per Isidoro Volpi che è molto affezionato ai suoi animali: «Ho anche un cavallo di 20 anni che si chiama Bruco. È un vecchietto, ma io continuo a volgergli bene anche se ormai non è più il bravo lavoratore che era prima. Gli animali sono esseri viventi, non si può mica sbarazzarsene quando non servono più, come fa chi abbandona i cani e i gatti». Questo è stato un anno difficile. Qualche mese fa all'interno della proprietà si era accidentalmente propagato un incendio. «Io però non mi perdo d'animo continua Volpi - Sto tentando di fare una fattoria didattica. Un parco per i bambini e per le scuole che qui avrebbero la possibilità di vedere i diversi animali: capre, pavoni, maiali, cavalli e lama. Ma i permessi vanno a rilento. E pensare che io voglio aprire una fattoria didattica non per scopo di lucro, ma solo per passione». E poi resta la delusione per la mancata realizzazione del gattile su un'area di 700 metri quadrati che una volta apparteneva ad Isidoro Volpi. Successivamente il terreno ha cambiato proprietà, su di esso è stato quindi costruito un immobile in muratura abusivo. Il comune ha quindi espropriato il terreno al proprietario, ma ancora oggi non è stata pulita l'area che è diventata un rifugio per i topi e un ricovero di fortuna per qualche disperato. «Insieme a Nonna Olga animalista da sempre in prima linea per la salvaguardia dei gatti - in questo spazio mi sarebbe piaciuto realizzare un gattile con casette in legno appoggiate sul terreno. Vivendo qui vicino, me ne sarei occupato in prima persona. Prima pulendo il terreno a minime spese. Poi, con i permessi del comune promessi alla Nonna Olga, avremmo costruito le casette. Chi ha voglia di fare qualcosa viene ostacolato in tutti i modi. Ma io non demordo e continuo a rimanere disponibile. Se solo il comune mi dà il permesso, io con Nonna Olga inizio a pulire l'area già domani mattina per fare il gattile».
LIBERO
23 LUGLIO 2010
MILANO: SEQUESTRATI CIRCA 200 ANIMALI TENUTI IN CATTIVE CONDIZIONI
Milano - Sono stati sequestrati circa 200 animali in un'area appartenente a un'azienda agricola di Paderno Dugnano, in provincia di Milano, dedita alla vendita di animali. La polizia provinciale di Milano ha posto sotto sequestro l'area dove gli animali, soprattutto esotici, erano tenuti in condizioni inadeguate.In particolare, nel reparto di esposizione e vendita sono stati sequestrati, tra gli altri, due furetti europei e uno marshall, sette conigli testa di leone, 13 topi bianchi, un cincilla' grigio, 13 topi mucca, 16 topi satin colorati, cinque topi ballerini, due scoiattoli giapponesi, tre gerbilli, cinque degu del Cile, sette cavie peruviane, otto cuccioli di cane e un riccio africano. Tra gli uccelli, sono stati messi in salvo cinque cocoriti inglesi, un kakariki giallo-verde, 17 diamanti mandarino, due tortore diamantine e numerosi pappagalli. Gli animali verranno custoditi nella sede Enpa di Milano. Il veterinario che ha affiancato la perquisizione ha accertato che le condizioni in cui erano tenuti causavano alle bestie ''grave sofferenza'': la temperatura eccessiva provocava a uccelli e mammiferi difficolta' respiratorie, mentre le condizioni igienico-sanitarie dei box e delle gabbie in cui gli animali erano alloggiati sono state giudicate mediocri.
GAZZETTA DEL SUD
23 LUGLIO 2010
Vietato dare cibo ai cani randagi
Salvatore Giuseppe Alessio
Petrizzi (CZ) - Divieto di dare cibo ai cani randagi che stazionano lungo le strade pubbliche con multe salate per i trasgressori. È quanto stabilisce l'ordinanza emessa dalla dott.ssa Teresa Guerrieri, nella veste di Commissario prefettizio del Comune di Petrizzi. Il dispositivo del provvedimento prevede una sanzione pecuniaria che va da un minimo di cento ad un massimo di seicento euro. Il Commissario prefettizio, ha inteso bloccare il randagismo, regolamentandone il fenomeno sul nascere, richiamando «la pubblica attenzione – si legge nel dispositivo – sul doveroso rispetto di alcune regole di condotta volte a tutelare l'ambiente ed a garantire la pacifica convivenza; a seguito delle reiterate segnalazioni e lamentele pervenute in materia di cani randagi con conseguenti rischi per la salute dei cittadini, con particolare riferimento alle fasce più esposte, quali i bambini». A tale proposito, infatti, si è programmato l'intervento di accalappiamento dei cani randagi. Purtroppo, vi è da rilevare, nostro malgrado, che il rispetto dell'ambiente, oramai, si è assopito, se non del tutto venuto meno. A farne le spese sono i beni pubblici devastati dalla mano di qualche vandalo. Per evitare che tali azioni possano degenerare in episodi più sgradevoli, è necessario prevenire e reprimere con misure adeguate tali atti.
CORRIERE ADRIATICO
23 LUGLIO 2010
L’appello lanciato da Anna Maiorani
“Animali soli in casa Bisogna fare qualcosa”
Porto Recanati (MC) -“A Porto Recanati, da tre mesi un anziano è ricoverato in una clinica del luogo e ha lasciato nella cascina dove abitava, in località Scossicci, tre cagnolini e due gatti”. E’ quanto rende noto Anna Maiorani, presidente del Coordinamento associazioni animaliste della Regione Marche.
“La situazione degli animali si è rivelata subito gravissima: i due gatti sono morti di stenti; i cagnolini tutti di piccola taglia vengono saltuariamente sfamati da un volenteroso signore al quale sono state affidate le chiavi della casa. Data la situazione, e dato che da mesi sembra sia stato richiesto, inutilmente, l’intervento dei vigili urbani, è stato invitato a fare un sopralluogo la guardia zoofila Vittorio Baldarelli, il quale ha constatato che la cascina è sommersa dalle feci dei cani ed è infestata da parassiti, i cani sono in pericolo di vita non solo perché pieni di pulci e zecche ma anche perché, data la pericolosa situazione sanitaria, chi porta loro da mangiare ha deciso di smettere di farlo a breve”.
IL CITTADINO
23 LUGLIO 2010
La polizia municipale salva un rottweiler: la piaga dell’abbandono non scompare
Provincia di Milano - A gennaio il corpo di polizia locale aveva adottato Clouseau, il meticcio a quattro zampe superstite insieme all’anziana mamma, di una cucciolata di nove piccoli abbandonati a Robbiano. Questa volta i poliziotti medigliesi sono riusciti, nei giorni scorsi, a salvare un altro cane: un rottweiler di un anno si aggirava da una settimana lungo la strada comunale 723, nei pressi della cascina Gavazzo. Pacifico non ha mai fatto male a nessuno, ma rischiava di farsi investire. Così sono stati chiamati i vigili che sono riusciti a farlo avvicinare e quindi a consegnarlo per l’accalappiamento. [...] Sono in corso comunque le indagini per scoprire chi lo ha abbandonato, anche se la mancanza di microchip e tatuaggi rende difficile il lavoro degli agenti. «In ogni caso il rottweiler era in buone condizioni - fanno sapere dalla polizia locale -, apparentemente non denutrito, il che fa presumere che sia stato abbandonato da poco. [...] Nonostante le rituali campagne di sensibilizzazione, l’abbandono degli animali d’estate continua ad essere un triste fenomeno. Basta contare fino a 120: è appena stato abbandonato un cane. Uno ogni due minuti è il bilancio dell’estate, periodo in cui voglia di tintarella e tramonti in spiaggia fanno dimenticare l’amico dell’uomo su una strada, disperso in un bosco o vicino a un canile.
LA VOCE DI MANDURA
23 LUGLIO 2010
Gli animalisti liguri abbandonano Manduria: “Non merita aiuti”
Fernando Filomena
MANDURIA (TA) – «Siamo delusi, offesi e sconcertati per come le istituzioni di Manduria e alcuni personaggi rifiutano il nostro aiuto per cui rivolgeremo le nostre attenzioni altrove». La presidente dell’Associazione animalisti Livorno, Elena Meniconi, protagonista di una raccolta fondi per la sterilizzazione gratuita di cagne randagie o di famiglie indigenti di Manduria, abbandona così l’opera di solidarietà che sinora ha permesso a sei famiglie manduriane di sterilizzare i propri animali senza pagare una lira.«Questo territorio è strano, c’è qualcosa che non funziona», afferma l’animalista Ligure che non riesce a spiegarsi alcuni comportamenti. «Stiamo ancora aspettando la risposta del sindaco di Manduria al quale avevamo presentato il progetto delle sterilizzazioni a costo zero per il comune: dal municipio non abbiamo avuto nessuna risposta dopo due telefonate di due geometri comunali che non hanno avuto seguito. Ancor più inspiegabile – continua la presidente Meniconi – l’atteggiamento del veterinario con cui avevamo intrapreso la collaborazione: dopo sei interventi che gli abbiamo regolarmente pagato – dichiara sconfortata -, è letteralmente scomparso rifiutando persino le telefonate. Secondo me – conclude la signora ligure – questo nostro interesse intralcia i programmi di qualcuno perciò togliamo il disturbo e con nostro rammarico rivolgiamo altrove le nostre attenzioni».«L’unico interlocutore serio – tiene a specificare la presidente del gruppo di animalisti liguri -, è Walter Tarantino con il quale abbiamo collaborato in perfetta intesa».
LA STAMPA
23 LUGLIO 2010
GUIDA ALLA SOPRAVVIVENZA, CONSIGLI PER CHI PARTE MA ANCHE PER CHI RESTA A CASA CON I PROPRI ANIMALI
Vacanze da cani
Alberghi convenzionati, pensioni e aree attrezzate per gli amici a 4 zampe
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ELENA DEL SANTO, LETIZIA TORTELLO
TORINO Ogni estate il dilemma si ripete: partire in compagnia degli amici a quattro zampe oppure lasciarli in città, trovando una cuccia temporanea? Andiamo alla scoperta delle possibili soluzioni.
Gli hotel amici dei cani Negli ultimi anni si sono moltiplicate le offerte di villaggi vacanze, hotel e campeggi che accolgono a braccia aperte i piccoli animali, promettendo ospitalità con trattamento a cinque stelle. Tutti i consigli e un aggiornato elenco degli indirizzi utili si possono trovare sulla sesta edizione della guida del Touring «Viaggiare con Cane e Gatto» (costo 19,50 euro), in cui sono indicate anche le zone attrezzate per far sostare il quadrupede in autostrada. Le pensioni Se la scelta è quella di fare ferie separate, non resta che cercare anche per loro un alloggio confortevole, possibilmente al fresco. Pensioni per cani e gatti non mancano, sparsi tra città, collina e mezza montagna, in tutta la provincia. Un posto però non equivale all'altro. «Per non incorrere in spiacevoli sorprese - dice il torinese Enrico Moriconi, medico-veterinario e Fondatore dell'Associazione Veterinari per i Diritti degli Animali -, la scelta deve seguire pochi, ma irrinunciabili criteri di selezione: gli alloggi devono essere puliti frequentemente, perciò è bene visitare personalmente la struttura prima di affidare il proprio cucciolo. E' importante assicurarsi del tipo di alimentazione e della frequenza con cui viene somministrata; i centri più seri di solito chiedono ai padroni quali sono i gusti dei loro piccoli. E' bene anche che ci siano prati per farli sgambare e farli socializzare». E aggiunge: «Dev'esserci un responsabile o un custode 24 ore su 24. Altro segnale di qualità, che vi chiedano in consegna il libretto sanitario e si accertino che l'animale sia vaccinato o, per il cane, abbia il microchip». Tra gli alberghi estivi più accreditati c'è il Rifugio Ramondetti-Cassardo di via Torino a Trofarello: fino all'anno scorso solo canile, da oggi anche pensione con box individuali al riparo dal sole, aree verdi comuni in cui correre in libertà e tane più spaziose (anche 15 mq) piastrellate per le coppie o i cani di grossa taglia, settore giochi e 2 piscine. Lo stesso attento trattamento è riservato ai gatti. Tutto all'interno della proprietà abitata, con assistenza veterinaria costante. Consigliati anche per il prezzo: 12 euro al giorno, indipendentemente dalla stazza. Per chi è disposto a fare qualche chilometro in più, a Dusino San Michele, nella campagna astigiana, la nuova pensione «Vacanze... da cani» offre a 15 euro al dì confortevoli cuccette con tetto, zona giorno e zona notte, per garantire sonni tranquilli senza rinunciare al contatto con la natura e i suoi odori. Gestione familiare e grande cura alla Pensione Ruale di San Giorgio Canavese: immersa nel verde, offre box di 20 mq, con all'esterno un giardinetto privato per ciascun cane. Cani in città Agosto in città fa necessariamente rima con parco e passeggiate. Bando alla pigrizia, se il padrone vuole davvero bene al suo animale - consigliano i veterinari -, le ore migliori per portarlo in giro sono il mattino prestissimo e la sera. Recintate e accessibili giorno e notte sono le aree cani di molte isole verdi urbane. Lì il padrone può liberare il suo animale dal guinzaglio, facendolo scorrazzare in libertà, ovviamente sotto sua vigile responsabilità. Le più grandi sono quelle nei parchi di Pellerina, Vallette, Vallere a Moncalieri, Piazza D’Armi e Giardino «Le Nuove» di corso Vittorio Emanuele. Di recente inaugurazione anche di uno spazio al Valentino. Gite fuori porta Domani tra la frescura dei boschi all'imbocco della Val Germanasca, la Pro loco di Pomaretto organizza la 2ª edizione della camminata non competitiva a sei zampe: iscrizione 5 euro e ritrovo alle 15,30 al Tempio Valdese (zona Ospedale), due ore di marcia tra praterie e borgate di montagna, all'arrivo pacchi gara e premi per tutti (info 349/7862833). E per chi vuole vedere all’opera i Terranova, domani e domenica questi straordinari animali saranno impegnati nel lago di Ceresole Reale per il conseguimento dei brevetti di salvataggio.
IL CENTRO
23 LUGLIO 2010
In ferie con i leoni sotto casa
Sandro Petrongolo
SILVI (TE). Vacanze con leoni e tigri posti a poca distanza dalle abitazioni: non è un safari nella savana, ma della singolare condizione nella quale si trovano i residenti di un condominio di Silvi Marina, situato sulla statale sud, a poca distanza dal bivio per Atri. Da qualche giorno, i condomini hanno per dirimpettai gli animali di un circo, stabilitosi proprio sul ciglio opposto della Statale. Le gabbie in cui sono custoditi gli animali sono state posizionate in prossimità del marciapiede, a venti metri di distanza dal condominio, ed è facile immaginarne le conseguenze in termini di decoro ed igiene. Sono il sole cocente, ieri mattina, due leoni e una tigre sbadigliavano pigri. «Ma non è possibile convivere con gabbie di leoni, tigri e dromedari a venti metri. Stiamo trascorrendo le vacanze vicino a un circo con bestie esposte in una zona residenziale: costretti a subire odori tremendi e una visuale non certo piacevole»: è lo sfogo di un anonimo turista, il quale, infastidito dalla situazione, suggerisce lo spostamento della struttura in un’altra zona. «La zona nella quale è posizionato il circo è un’area privata, comunque pare abbia l’autorizzazione del Comune. Non chiediamo di far chiudere il circo, perchè rispettiamo chi ci lavora e il valore di intrattenimento che esso ha. Chiediamo che venga posizionato in una zona distante dal centro abitato, anche perchè nelle serate delle esibizioni circensi la statale si ingorga di veicoli che rendo difficile la circolazione».
CORRIERE DELLA SERA
23 LUGLIO 2010
La denuncia: «STERMINato un branco di 236 esemplari, tra loro anche molte madri gravide»
Le Far Oer e il massacro delle balene
Un attivista di Sea Shepherd sotto copertura documenta la mattanza dei cetacei: sgozzati dopo essere stati intrappolati in una baia. Come nel film «The Cove»
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Peter Hammarstedt, uno degli ecopirati di Sea Shepherd, autore dell'indagine sotto copertura alle Far Oer
ALESSANDRA SALA
MILANO - Si è finto per giorni uno studente svedese aspirante regista in vacanza nelle isole Far Oer, un arcipelago che sta nel mezzo dell'Atlantico tra la Scozia, la Norvegia e l'Islanda divenuto ormai quasi del tutto indipendente dalla Danimarca, a cui era storicamente legato dal punto di vista governativo. E con questa copertura è riuscito nel suo intento: documentare la Grindadrap, la mattanza delle pilot whale, i globicefali, conosciuti anche come balene dalle pinne lunghe - anche se in realtà sono mammiferi odontoceti, hanno cioè i denti, e appartengono dunque alla famiglia dei delfini -, che ogni anno avviene sulle coste dei villaggi di questo piccolo stato, sconosciuto ai più, che in Italia ha goduto di qualche momento di celebrità per avere ospitato la nazionale di calcio durante la fase delle eliminatorie dei campionati mondiali. Peter Hammarstedt è uno degli uomini di punta degli equipaggi di Sea Shepherd impegnati nelle azioni di contrasto alle baleniere giapponesi. E proprio per questo alla fine è stato costretto a fuggire a metà del lavoro, dopo essere stato riconosciuto da alcuni dei cacciatori di cetacei, che lo avevano visto nella serie tv «Whale Wars» (trasmessa anche in Italia da Animal Planet) e che lo hanno notato mentre fotografava e riprendeva le carcasse dei mammiferi allineati sulla spiaggia.
«SPETTACOLO» PER BAMBINI -L'uccisione dei cetacei è considerata una tradizione irrinunciabile dagli abitanti delle Far Oer che, come si vede nelle foto scattate dallo stesso Hammarstedt e da quelle diffuse dall'agenzia Reuters, non si fanno remore nel portare anche i bambini piccoli ad assistere allo «spettacolo» (GUARDA la fotogallery; attenzione: immagini forti). Ma la macellazione di massa che viene compiuta ogni anno in questo sperduto angolo d'Europa è qualcosa di particolarmente cruento e ricorda la mattanza dei delfini che viene compiuta in Giappone nella baia di Taiji (i mammiferi sono sospinti in un piccolo golfo da cui non potranno scappare e poi sterminati), denunciata e documentata dal film «The Cove», premiato tra l'altro anche alla notte degli Oscar e all'ultimo Festival di Cannes. Le pilot whale vengono accerchiate e poi letteralmente sgozzate con coltelli, arpioni e lame affilate.
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Le balene allineate sulla banchina dopo essere state sgozzate (Reuters)
LA MATTANZA - Hammarstedt ha raccontato dell'uccisione di un branco di 236 cetacei avvenuto nei pressi dell'abitato di Klaksvik. L'attivista di Sea Shepherd ha appreso dell'imminente massacro captando una conversazione via radio tra alcuni dei balenieri. Ha individuato l'area in cui sarebbe stato compiuto, è saltato sull'auto ed è arrivato nella cittadina, dove la mattanza era già cominciata. Da solo non ha potuto fare nulla per fermare quanto stava accadendo. Ha potuto solo cercare di documentare l'accaduto, per poi raccontarlo al mondo. Fino a quando, appunto, è stato riconosciuto e poi messo in fuga in malo modo. Hammarstedt ha anche spiegato di avere ricevuto delle minacce nelle ore successive alla sua identificazione, tanto che dal quartier generale della sua associazione gli è stato intimato di lasciare velocemente il Paese.
SPECIE PROTETTA - Le pilot whales sono classificate come «rigorosamente protette» dalla Convenzione per la Conservazione della natura e degli habitat naturali. Ciò nonostante la caccia e la successiva mattanza si ripetono ogni anno. «A differenza di quanto avviene a Taiji - spiegano quelli di Sea Shepherd -, nelle Far Oer ci sono almeno una ventina di baie adatte a compiere questo tipo di mattanza. E questo rende difficile prevedere dove esse possano avvenire e quindi predisporre azioni preventive per impedirle». «Tra gli animali uccisi - ha raccontato Hammerstedt - c'erano anche femmine gravide e balenotteri ancora non nati e attaccati al cordone ombelicale delle loro madri. Un intero branco che fino a qualche giorno fa poteva nuotare libero nelle acque del Nord Atlantico è stato sterminato in un unico bagno di sangue».
IL DOLORE DELLE MADRI - Gli abitanti delle Far Oer sostengono che il metodo da loro utilizzato per l'uccisione delle balene è quello più indolore possibile. Non la pensano così gli animalisti: «Ho visto cetacei con diversi tagli all'altezza del capo - ha detto ancora Hammerstedt -, alcuni sono stati colpiti più volte e hanno impiegato fino a quattro minuti prima di morire. I feti sono stati estratti dal ventre delle madri e lasciati morire sulla banchina. Questa razza è molto matriarcale: non posso immaginare la paura e il panico che queste madri hanno provato nel vedere le loro famiglie sterminate davanti ai loro occhi».
IL RESTO DEL CARLINO
23 LUGLIO 2010
Avvistate tartarughe marine nel Delta del Po
Aumentano gli avvistamenti di tartarughe marine nella Sacca di Scardovari. Dopo il salvataggio della Caretta caretta da parte della Guardia costiera, altri esemplari in buona salute sono stati osservati nella zona
Rovigo - L'Arpav (Agenzia per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto) ha dato notizia dell’avvistamento di tartarughe marine nella parte centro-occidentale della Sacca di Scardovari. Gli esemplari appartengono con ogni probabilità alla specie Caretta caretta.La stessa agenzia informa che non è stato possibile fotografare gli animali né accertarsi della specie e delle caratteristiche fisiche ma le tartarughe sono apparse in buono stato di salute. Erano probabilmente occupate a procurarsi del cibo e si spostavano velocemente evidenziando buone condizioni fisiche.Negli ultimi mesi gli avvistamenti sono stati frequenti e, sempre nella sacca di Scardovari, il mese scorso la Guardia costiera ha salvato un esemplare di femmina adulta con una vistosa ferita al collo.
GEA PRESS
23 LUGLIO 2010
Senigallia (AN): Tartaruga marina rischia di morire per lenza da pesca.
Intervento della Capitaneria di Porto.
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GEAPRESS – Nuova tartaruga marina che ha rischiato di morire a causa degli attrezzi della pesca. Questa volta a salvarla ci ha pensato la Guardia Costiera di Senigallia (AN). L’animale era del tutto impedito nel nuoto, a causa di un lungo filo da pesca. Per fortuna non è morta in mare ed è andata ad arenarsi nella spiaggia di Marzocca, dove è stata recuperata dai militari della Capitaneria, durante un controllo delle località balneari della zona.L’animale, di circa 20 cm di lunghezza, ha così una possibilità di salvezza. Si tratta della seconda tartaruga Caretta caretta recentamente salvata dalla Capitaneria di Porto.Il 19 luglio Geapress (vedi articolo ) dava infatti comunicazione del salvataggio di un’altra Caretta caretta questa volta nel mare calabrese. La tartaruga aveva infilzato un amo da pesca. Il pericolo meno noto è però quello mortale che si consuma in alto mare.Tartarughe, delfini ed anche squali trovano la morte nelle famigerate spadare (vedi articolo GeaPress). Altre tartarughe, invece, rimangono uccise dalla plastica scambiata per meduse ed altri animali marini, di cui le tartarghe si cibano. In alcuni casi (vedi articolo GeaPress) la plastica intasa l’apparato digerente dell’animale il quale finisce per galleggiare a seguito dell’accumulo di gas intestinali. In questa maniera può per altro finire sotto lo scafo dei natanti o lacerata dalle eliche degli stessi.
IL TIRRENO
23 LUGLIO 2010
Gli ambientalisti fermano gli scafi da offshore
MONTE ARGENTARIO (GR). Le balene scacciano gli off-shore. Saltati gli eventi a mare del ventesimo Primatist Trophy. Gli organizzatori hanno deciso di annullare tutte le prove in mare previste sulle acque dell’Argentario «a causa - dicono - della strumentalizzazione in atto da parte di verdi ed ambientalisti». Dopo che era saltata completamente la prima giornata dell’Elba per motivi logistici, sono state confermate a Porto Ercole e a Talamone solo le serate e le prove a terra. Non si uscirà in mare quindi con gli scafi e le prove dell’off-shore. «Una decisione sofferta arrivata dopo una serie di fraintendimenti volutamente generati dal fatto di considerare l’evento una vera e propria gara di off-shore inquinante ed altamente dannosa - dicono gli organizzatori - nonostante questo sia un evento che ha la connotazione di un raduno sportivo con famiglie a seguito, con barche da turismo che affrontano prove di regolarità, il tutto assimilabile all’uso diportistico delle imbarcazioni». Sottolinea Marco Abbate responsabile di Primatist: «Evidentemente sono state dette e scritte tante inesattezze atte a screditare la nostra manifestazione, dunque per sgomberare il campo da ogni tipo di equivoco, abbiamo deciso di annullare qualsiasi prova in mare per rispetto al “santuario dei cetacei” anche se non capiamo fino in fondo la differenza tra l’uso fatto delle imbarcazioni durante il nostro raduno e qualsiasi uso diportistico e chiediamo scusa per il disturbo arrecato, anche in considerazione del fatto che Primatist è una realtà che guarda con molta attenzione al rispetto dell’ambiente». Primatist è stato l’unico cantiere nautico ad aver fatto campagne contro l’abbandono degli animali in estate; abbiamo sperimentato l’uso di pannelli solari, integrato la carena delle nostre barche con una nuova propulsione per ridurre l’impatto ambientale, stiamo installando pannelli solari sopra i tetti dei nostri cantieri per ridurre l’impatto di emissione di Co2 durante il ciclo di produzione del nostro prodotto, da anni utilizziamo delle shopper in tela e non in carta o plastica durante le fiere». Off-shore pulito quindi. «Sarebbe stato meglio che chi ha così a cuore il santuario dei cetacei - dice il presidente - avesse approfittato del trophy per farlo conoscere ed amare dal grande pubblico visto che tante persone in Italia non ne conoscono neanche l’esistenza».
IL SECOLO XIX
23 LUGLIO 2010
Tethy regala un altro cucciolo all'Acquario
Fiocco rosa dopo un'ora di travaglio, mobilitati i biologi
La foca ha dato alla vita il quinto piccolo: pesa 11 chili e 600 grammi, non ha ancora un nome ma nuota già veloce
Roberto Sculli
Genova - LA PINNA DELLA MAMMA sbatte sull'acqua e lo schizzo arriva fino a lei. È appena nata, non ha ancora un nome ma nuota già veloce. Riconosce il richiamo, si tuffa dalle rocce, e raggiunge Tethy, che il suo imprinting, al quinto - dal 1993 - dei suoi cuccioli, l'ha dato avvicinando il suo muso a quello della piccola. È una piccola foca, undici chili e seicento grammi di vivacità, l'ultimo arrivata nella grande famiglia dell'Acquario di Genova. Ci sono voluti un'ora di travaglio e pochi minuti di parto, all'alba di domenica scorsa, perché venisse al mondo, senza che fosse necessario l'aiuto degli umani.
«A un mese sono già in grado di tuffarsi per cercare cibo - spiega Claudia Gili, curatrice dell'Acquario di Genova - sono precocissimi». Per la neonata, almeno per ora, non sarà necessario: per lei si è rispolverata una nursery, proprio accanto alla vasca dei lamantini, giganti tropicali che nuotano in acqua a 29 gradi, separati da un muro da mamma e figlia foca, che invece hanno bisogno del freddo, diciotto gradi al massimo. Il pubblico potrà vederle lì, allattamento compreso, ma dovrà contenere il proprio entusiasmo, «proprio come farebbe con dei piccoli umani, sarà meglio non battere i pugni sul vetro o gridare», aggiunge Gili. Al termine dello svezzamento, anche la piccola foca potrà unirsi al resto della famiglia, nella grande vasca. Ad aspettarla ci saranno, oltre a mamma Tethy, anche Selchie, che ha 17 anni, papà Lars, e Freccia, il fratello maggiore della nuova venuta, nato nel 2007. Fino ad allora, la mamma guarderà la piccola a vista. «È super vigile - sottolinea Gili - attenta a tutto quanto accade attorno. Ogni elemento di disturbo potrebbe interrompere l'allattamento, facendo fuggire la mamma. Il latte è molto nutriente, fondamentale per la buona crescita del cucciolo». Per non rischiare, un incaricato dell'Acquario sarà pronto ad intervenire, preservando la privacy di mamma e figlia. Per valutare il rapporto tra la foca e il suo cucciolo, gli esperti dell'Acquario, senza farsi notare troppo, seguono la loro vita giorno e notte. Utilizzano una videocamera e un sistema a raggi infrarossi, ma bastano due comuni occhi per vedere la crescita eccezionale della piccola, che nel giro di un mese raddoppierà le sue dimensioni. «Da oggi la nuova arrivata sarà visibile al pubblico - spiega Carla Bartolucci, veterinaria del dipartimento mammiferi marini dell'Acquario - abbiamo aspettato qualche giorno per far sapere della nascita per preservare il cucciolo. Volevamo essere certi che tutto andasse bene». La Phoca vitulina raggiunge la maturità a partire dai tre anni e il ciclo riproduttivo è annuale e stagionale. All'inizio dell'estate, subito dopo la muta, la femmina entra nel periodo riproduttivo e si accoppia sulla terraferma o in acqua con uno o più maschi. Per quei giorni, i cuccioli sono già pronti per affrontare il mondo. Ancora non si sa se la nuova foca seguirà il destino di alcuni dei suoi "fratelli", che ora vivono lontano da Genova. Giotto, ad esempio, nato nel 1999 e primo fiocco azzurro - tra le foche - dell'Acquario, ora nuota nelle acque di un fiordo danese. Anche Hope, nata nel 2003, e Pallino, nato nel 2004, hanno seguito altre strade. Per loro si sono aperte le porte degli acquari di Roma e Valencia. «Si fa unicamente per tutelare gli animali. In questo modo - aggiunge Gili - non è necessario catturarli e si evitano accoppiamenti tra consanguinei. Per le foche non è un trauma. Imparano a cavarsela molto presto». Il cucciolo cresce. Adesso aspetta solo un nome. [email protected]
MESSAGGERO VENETO
23 LUGLIO 2010
Al Parco zoo sono nati 14 cuccioli
LIGNANO (UD). Numerose nascite, 14 in tutto, hanno caratterizzato le ultime settimane al parco zoo Punta Verde di Lignano: sono infatti venuti alla luce Oscar, un cucciolo di otaria, un «coati» (della famiglia dei procioni), dieci fenicotteri, la mucca Carolina e un asinello. Al parco proseguono con successo anche le iniziative proposte per i bambini e gli amanti degli animali. Fino alla fine di agosto è ancora possibile entrare all'interno del reparto dei lemuri «catta», le proscimmie con la coda ad anelli provenienti dal Madagascar.
IL GAZZETTINO
23 LUGLIO 2010
Belluno. Dal 2011 si potranno cacciare anche i "bambi": ecologisti in rivolta
Sì all'abbattimento di «esemplari giovani e femmine». "Cento per cento animalisti": l'ennesimo contentino alle doppiette
BELLUNO - Via libera alla caccia dei Bambi bellunesi. Con l'approvazione del calendario venatorio per la stagione di caccia 2011, per la prima volta in provincia di Belluno potranno essere abbattuti anche i cuccioli di cervo. Dal prossimo 17 aprile fino al 29 maggio, infatti, nel mirino dei cacciatori bellunesi potrebbero entrare anche i cerbiatti protagonisti de "Il Cucciolo" e immortalati da Walt Disney nel celebre "Bambi".
All'elenco dei cervidi cacciabili sono stati aggiunti, inoltre, anche «esemplari giovani e femmine», scatenando un nutrito coro di no all'abbattimento di quelle che, fino a poche ore prima, erano sempre state considerate categorie protette.«Un'assurdità che non ha nulla a che fare con la selezione, da indirizzare, invece, verso animali vecchi o malati» attacca Luca Funes, presidente dell'associazione "Amici della Natura", denunciando l'assenza di giustificazioni all'estensione della caccia a femmine e cuccioli. La popolazione di cervidi bellunese avrebbe già subito una decimazione «naturale» nell'inverno 2008, quando le abbondanti nevicate fecero morire di fame e freddo centinaia di capi, mentre l'epidemia di rabbia che da quasi un anno imperversa nella zona continuerebbe a minacciare più di un animale. Il provvedimento deliberato dal consiglio provinciale di Belluno rimane incomprensibile anche per Kelly Callegher della Lav, che chiede alle autorità competenti: «Com'è possibile riaprire la caccia ad animali che già lottano per sopravvivere al contagio di un virus mortale?».Contro «l'ennesimo contentino dato ai cacciatori dal presidente Gianpaolo Bottacin» si schiera anche Sandro Campana dell'associazione "Cento per cento animalisti". «È immorale anche solo immaginare di sparare a una femmina che allatta o a un piccolo che a mala pena si regge sulle zampe» sbotta il portavoce degli animalisti. Anche l'annuncio da parte del coordinatore dei distretti venatori bellunesi, Leandro Grones, della limitazione dell'abbattimento dei piccoli cervi a pochi prelievi non sembra sopire le critiche sempre più accese che giungono dalle varie associazioni protezionistiche. «Salveremo i nostri Bambi» promettono intanto gli animalisti bellunesi, annunciando l'avvio da oggi di una petizione per chiedere l'annullamento del provvedimento. «Uniamoci per evitare questa strage ingiustificata» è l'appello di Funes.
TICINO NEW
23 LUGLIO 2010
Cervo in fuga: dal Maghetti al Maraini, dalla Moncucco al Conservatorio
L'animale è stato segnalato attorno alle 4.30 di mattina nel centro di Lugano
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Chissà cosa l’ha spinto a lasciare la quiete dei boschi per avventurarsi in città. Forse ha perso l’orientamento. Forse è stato tradito da un fatale inganno dell’istinto, come le balene che si arenano nelle baie.
Forse. Chissà… Sia come sia, questa mattina tra le quattro e mezza e le cinque qualcuno ha segnalato la presenza di un cervo nel quartiere Maghetti di Lugano. Girovagava tra i negozi chiusi e le strade deserte. Era un giovane maschio di circa 3 anni, sui 120 chili. Con un ampio palco di corna. Poco dopo il cervo è entrato nel giardino della residenza Parco Maraini, a Massagno. Si è rinfrescato nella piscina, poi ha fatto un salto nel vuoto e si è rotto una zampa posteriore. A quel punto si è diretto a Besso e ha imboccato la strada che porta alla clinica Moncucco. È stato abbattuto verso le 6 e mezza dai guardiacaccia nel giardino del Conservatorio. L’animale, molto robusto e sottoposto a un forte stress, è stato giudicato ingovernabile. Pompieri, agenti della Comunale e guardiacaccia hanno tentato ripetutamente di catturarlo. Durante la sua fuga per le vie di Lugano ha rischiato più volte di scontrarsi con le auto, e ha anche attraversato i binari della ferrovia. I guardiacaccia hanno valutato l’ipotesi di usare munizioni narcotiche. Ma c’era il rischio che, se colpito nel punto sbagliato, il cervo si imbizzarrisse e diventasse pericoloso. E poi, c’era quella brutta frattura alla zampa… emmebi
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
23 LUGLIO 2010
Alberi scorticati Un tasso si aggira per uliveti di Trani
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TRANI (BT) - Alberi con la corteccia letteralmente scorticata, di certo da denti o artigli di un grosso animale: nessun allarme, ma di certo nelle campagne di Trani circola molto probabilmente un grosso esemplare di tasso, che in questi giorni sta facendo i suoi bei danni: lo hanno scoperto gli uomini del Consorzio Guardie Rurali di Trani, durante i loro giri di perlustrazione notturni mirati alla prevenzione dei reati nei confronti dei loro associati. Nel corso del servizio, infatti, hanno notato i danneggiamenti a diversi alberi di olivo, certamente causati dagli artigli e dai denti di un grosso animale. Nei primi anni ’80 accadde una cosa simile, anche se i danni non erano sulla vegetazione ma su piccoli animali: galline in genere, e si pensò (molti lo ricorderanno) al “famoso” puma. Ma così non era.
Oggi invece ci troviamo probabilmente di fronte ad altro tipo di animale: la pluriennale esperienza del comandante delle guardie, Antonio Di Gennaro, che si è recato nella zona di terreno fra «San Luca», «Via Duchessa D’Andria» e «San Angelo» per le constatazioni di rito, porta a pensare che si tratti di un grosso tasso, animale dalle abitudini notturne che predilige creare la sua tana, nei pressi di cave e di ambienti ricchi di vegetazione. Questa, come abbiamo detto, è l’opinione del comandante Di Gennaro, ma comunque, si è provveduto ad allertare gli uomini del reparto veterinario di Trani che nei prossimi giorni provvederanno agli accertamenti di loro competenza per avere anche la loro opinione da esperti. Il tasso non è un animale pericoloso per l’uomo (anzi è utile in quanto il mustelide si nutre di altri animali nocivi), ma comunque la sua presenza potrebbe spaventare i numerosi agricoltori che in questo particolare periodo, di notte, si recano in campagna per provvedere alle irrorazioni dei loro appezzamenti; ed anche gli abitanti delle villette site in quelle zone. Si raccomanda di avvisare tempestivamente l’eventuale avvistamento dell’animale o delle tracce lasciate dallo stesso, che si concretizzano nello scorticamento dei tronchi degli alberi.
GEA PRESS
23 LUGLIO 2010
Tutti i colori della caccia.
Quando tutta la politica "caccia" le regole
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GEAPRESS – Per capire chi politicamente appoggia i cacciatori basta guardare chi siede al Governo delle Regioni. Se in Toscana la caccia in deroga e gli impianti di cattura sono rossi come la caccia anticipata in Umbria, in Veneto i provvedimenti filo caccia sono verde lega e azzurro PdL, mentre in Lombardia azzurri e verde lega rimangono per ora apparentemente divisi. La versione speculare della dislocazione dei colori si ottiene se si va a guardare alla opportunistiche opposizioni.Tutte le Regioni prevedono nomadismo venatorio, ossia la possibilità di sparare in più Ambiti Territoriali di Caccia con casi ancora più accentuati come per la caccia al cinghiale in Toscana. Tutte le regioni che hanno forme di caccia tradizionali hanno la caccia in deroga vietata dalla Unione Europea perchè non sono le tradizioni i motivi scientifici imposti per attuare qualche deroga. Tutte le regioni sugli impianti di cattura, se ne infischiano dei potenziali pericoli per le specie tra cui l’incremento del fenomeno di bracconaggio (vedi articolo GeaPress). Se poi si scende più nei particolari si scopre che i Consiglieri più filocaccia sono della maggioranza e delle provincie “sensibili”, come il caso dei bresciani. In Lombardia, dove per quest’anno si sono già rinnovati, oltre al nomadismo venatorio, anche i permessi di catturare decine di migliaia di uccelli da richiamo per gli appostamenti dei cacciatori, la Lega ha abbandonato i lavori per le cosiddette cacce in deroga. Alla vigilia della Sentenza della Corte di Giustizia Europea (vedi articolo GeaPress) che farà pagare ai cittadini tutti i favoritismi venatori di una politica dei bassi profili, la Lega ha infatti abbandonato i lavori della Commissione Agricoltura del Consiglio regionale lombardo, sostenendo che mancherebbe il parere dell’Ispra, l’organo tecnico previsto dalla Legge sulla caccia. In Veneto però non solo gli Assessori della Lega rilasciano autorizzazioni agli impianti di cattura senza il parere dell’Ispra (vedi articolo GeaPress) ma stanno per portare a compimento, assieme alla maggioranza di governo regionale, il nuovo testo di legge che prevede le vecchie sempre confermate cacce in deroga, ossia ad uccelli protetti dalla Comunità Europea che ha appena multato tutti i cittadini italiani. In Veneto, inoltre, vorrebbero una sorta di Ispra locale.
Ed il profondo sud? Dopo il ricorso vinto al TAR che ha devastato il calendario venatorio siciliano (vedi articolo GeaPress), la Regione assicura i cacciatori che il calendario venatorio (quello cassato dal TAR) era equilibrato (?) e che farà ricorso. Ricorso che però darà un esito non prima di settembre, troppo tardi. Ed allora che fa Titti Bufardeci? Fa un altro calendario venatorio! E l’opposizione? Meglio che come al solito non si accorga di niente, dal momento in cui fu proprio l’opposizione a varare una legge che prevedeva la caccia nei parchi. In linea teorica, prima dell’intervento del Commissario dello Stato, si sarebbe potuto sparare anche alla specie Homo.In linea generale, Sicilia a parte, per ottenere il rispetto della legge italiana e delle norme comunitarie, occorrerebbe che nelle Regioni si invertissero maggioranza ed opposizione, appena in tempo per la stesura dei calendari venatori. Solo per quei giorni però. Viceversa le tentazioni del consenso riporterebbero tutto alla calma stagnante di uno scolorito panorama che, al di là degli scrigni di appartenenza, impallina dolorosamente.
ANMVI OGGI
23 LUGLIO 2010
ANMVI: MODIFICARE LA COMPOSIZIONE CITES
Il Consiglio Direttivo dell'ANMVI, dell'ultima riunione consiliare dell'8 luglio ha esaminato alcune problematiche professionali nel settore degli animali esotici e deliberato di attivarsi presso i Ministeri competenti per una serie di iniziative di valorizzazione del medico veterinario che si occupa di clinica degli animali da compagnia non convenzionali, esotici, selvatici e protetti.Oggi, il Presidente dell'ANMVI Sandro Barbacini e il Vice Presidente Lorenzo Crosta,con delega settore animali esotici, hanno firmato una lettera ai Ministeri dell'Ambiente, delle Politiche Agricole e della Salute chiedendo di modificare i criteri di composizione della Commissione scientifica Cites.Rifacendosi al Decreto 25 febbraio 2010 (Nomina della commissione scientifica CITES, per l'applicazione della Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione), la lettera richiama l'attenzione sulla composizione della Commissione scientifica CITES per stigmatizzare l'assenza della professionalità medico-veterinaria.Scrive l'ANMVI: "Oltre a ritenere indispensabile che un organismo avente il ruolo di "autorità scientifica", come previsto dal Regolamento CE n. 865/06 della Commissione Europea, annoveri fra i propri componenti profili professionali coerenti, siamo del parere che le finalità della Convenzione Cites richiedano il coinvolgimento strutturale di competenze specifiche, nella fattispecie medico-veterinarie.I firmatari della nota chiedono pertanto "che i Ministeri in indirizzo provvedano ad una modifica delle norme nazionali istitutive della Commissione scientifica Cites, integrandone la composizione con uno più medici veterinari designati da organizzazioni veterinarie di rilevanza nazionale impegnate in iniziative di carattere scientifico-culturale nel settore degli animali cosiddetti "esotici" fra cui le specie protette e a rischio di estinzione"."L'autorità scientifica in parola, che al momento non si avvale del contributo della medicina veterinaria e dei medici veterinari- è la conclusione- potrebbe dare un nuovo impulso all'attuazione della commissione se si avvalesse di competenze di sanità e benessere animale, di esperienza, studio ed esercizio professionale a contatto con le specie protette e a rischio di estinzione, tanto in Italia quanto nei Paesi di origine".
ADN KRONOS
23 LUGLIO 2010
Le 'clienti', a quanto pare, hanno gradito molto la novità
'Cow wash', arriva dalla Gran Bretagna il primo 'autolavaggio' per mucche
![]() Londra - L'idea è venuta a una azienda svedese che ha commercializzato una macchina per pulire i bovini, con spazzoloni simili a quelli con cui si lavano le auto Londra, 23 lug. (Ign) - Apre il Gran Bretagna il primo 'autolavaggio' per mucche. L'idea è venuta a una azienda svedese che ha commercializzato il ‘cow-wash’, ovvero una macchina per pulire i bovini, con spazzoloni simili a quelli con cui si lavano le auto, che sta spopolando tra gli allevatori britannici.Le 'clienti', a quanto pare, hanno gradito molto la novità. E l'effetto rilassamento, migliorando la circolazione sanguigna degli animali, giova anche alla produzione del latte che, per la gioia degli allevatori, è aumentato grazie all'autolavaggio del 3,5%.
VIDEO
Roma, 23 lug. (Adnkronos) - Mucche all’autolavaggio. E’ la curiosa iniziativa di una azienda svedese che ha commercializzato il ‘cow-wash’, una macchina per pulire i bovini che sta spopolando tra gli allevatori britannici che hanno visto aumentare la produzione di latte dei propri animali evidentemente gratificati dal massaggio delle spazzole rotanti solitamente usate per lucidare le carrozzerie delle auto. (Video Caters/Iberpress) http://www.adnkronos.com/IGN/Mediacenter/Video_News/Cow-Wash-dalla-Gran-Bretagna-arriva-il-lavaggio-automatico-per-mucche_724332653.html
LA SENTINELLA
23 LUGLIO 2010
I dati dal Centro di Referenza Nazionale
IVREA (TO). Si torna a parlare di “mucca pazza” e di Bse. Il Centro di Referenza Nazionale per la Bse all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino è da quindici anni impegnato, con il ministero della Salute e la rete degli Istituti Zooprofilattici, nella lotta. E’ attivo un imponente sistema di sorveglianza quotidiana nei confronti della malattia, iniziato nel gennaio 2001, che prevede di testare gli animali prima del loro ingresso nella catena alimentare. Ad oggi in Italia sono stati identificati 144 casi di Bse, 140 dei quali in bovini nati e cresciuti sul nostro territorio, a fronte di più di 6.000.000 test rapidi eseguiti a partire dal 2001. Il numero di casi nel nostro Paese è estremamente ridotto se confrontato con quello degli altri Paesi europei: questo grazie all’efficacia dei servizi veterinari italiani, che attraverso un’azione di controllo sui bovini e sui processi di produzione dei mangimi fin dal 2000 hanno impedito il dilagare della malattia, come è avvenuto in altri Paesi, particolarmente nel Regno Unito, dove la diffusione ha raggiunto livelli altissimi, con oltre 200 000 bovini ammalati e 170 casi di malattia umana. Il decremento della frequenza della malattia dimostra l’efficacia delle misure intraprese per controllarla. Lo sforzo di ricerca nel nostro Paese è stato tale da consentire anche l’identificazione all’Istituto di Torino di una nuova forma atipica di Bse.
STYLE
23 LUGLIO 2010
MEDUSA GIGANTE "TERRORIZZA" LA COSTA EST DEGLI STATI UNITI: 150 FERITI
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Una medusa gigante ha terrorizzato per un giorno intero i bagnanti della costa est degli Stati Uniti nel New Hampshire. Centocinquanta villeggianti sono rimasti feriti, tra i quali molti bambini. Cinque persone sono state ricoverate al Portsmouth Regional Hospital con un principio di allergia nel timore di uno schock anafilattico.
Charles Gallant, funzionario di polizia del Wallis Sands State Park, nelle cui acque è stato avvistato questo essere animale planctonico particolarmente urticante, ha spiegato che nel tentativo di rimuoverlo dalle acque, i bagnini lo hanno ridotto in centinaia di pezzetti sparsisi praticamente ovunque. Per curare i feriti, i soccorritori hanno cosparso aceto e soda sugli arti toccati dai tentacoli urticanti. «La medusa era enorme», ha detto Gallant «aveva un diametro di quasi due metri».
IL MESSAGGERO
23 LUGLIO 2010
Roma, ha un boa nel giardino Nessuno lo vuole catturare
La Protezione civile: signora, provi con la colla
La muta sotto casa rivela: è un grosso boa constrictor ![]()
ROMA - Sì, ci risiamo. Il serpente in giardino. La solita telenovela estiva. Ma un conto è leggerlo e scriverlo, un altro è convivere davvero con un boa constrictor di dimensioni importanti, che dicono sia timido, ma pure che morda e uccida stritolando.
Via dei Villini 28, alle spalle di via Nomentana. Tutt’intorno ambasciate, giardini, istituti di suore. Il primo avvistamento a casa di Elenora Tosti risale a un mese fa. «Ho trovato in giardino la pelle di un serpente, ho pensato a una biscia all’inizio», racconta la donna che ha un bimbo di un anno, due cagnetti e la fobia dei serpenti. Qualche giorno fa, altra scoperta: «Stavolta la muta era più grande, almeno un metro. L’ho portata al rettilario mi hanno detto si trattava di un boa constrictor di notevoli dimensioni». A quel punto Eleonora pensava che qualcuno provvedesse anche a stanarlo e rimuoverlo. Infatti sono accorsi tutti, gentili e preparati, però ha scoperto che doveva pensarci lei ad acciuffare il boa che ha scelto di vivere nel suo giardino. «La Forestale ha detto di chiamare il Cites, che a sua volta ha mandato esperti a esaminare la muta. Hanno stabilito che si è stanziato nel mio giardino e che dovrebbe stare in un vano tecnico». Ora qualcuno si occuperà di trovarlo, ha pensato. Macché, tutti pronti solo a dare consigli. «Signora, faccia lei una trappola con un topolino, poi ci metta un secchio sopra». Non è andata meglio al commissariato: «Chiami l’associazione di volontari di Ravenna Animal rescue, mi hanno detto dandomi un numero inesistente». Infine la Protezione civile: «Mi ha scaricato anche lei: il veterinario ha detto che non può uccidere gli animali, dunque mi ha consigliato di stendere della farina per vedere dove passa il boa e mettere colla sopra a dei cartoni. Ma io non la so fare, la trappola. E sono terrorizzata». A sentire la storia dice di «sentirsi male», Patrizia Cologgi, direttore della III sezione di gabinetto del sindaco. «Ma quale obiezione di coscienza, il boa è pericoloso, va catturato. E deve farlo un esperto. Domani il veterinario tornerà a mettere delle esche», promette.
LA NUOVA VENEZIA
23 LUGLIO 2010
I pompieri catturano l iguana in fuga
CAZZAGO (VE). Tutti a caccia del rettile in fuga. Sembra un episodio preso dai tanti cartoon sugli animali e invece è quello che è successo a Cazzago tra le villette della nuova urbanizzazione. Qui mercoledì pomeriggio un rettile, una iguana crestata, è scappata dalla sua gabbia, ha tenuto impegnato per quasi l’intero pomeriggio i vigili del fuoco di Mira. Il fatto è accaduto a Cazzago di Pianiga, nella zona residenziale che sorge in prossimità del canale Pionca. La segnalazione dell’iguana in fuga è stata data dallo stesso proprietario. Sul posto è arrivata la squadra dei vigili del fuoco, della caserma di Mira che si è messa subito all’opera per recuperare l’animale. Le ricerche, sono state tutt’altro che facili, vista la capacità del rettile stesso di mimetizzarsi tra la vegetazione e di scappare in caso di pericolo. Dopo alcune ore di ricerca, però, la costanza dei vigili del fuoco del proprietario e anche di qualche vicino, è stata premiata. Individuato l’animale, in prossimità del Pionca, è stato recuperato poco dopo, dopo,con mille accorgimenti, Alla fine, la ricerca di libertà dell’animale è finita con il ritorno nella sua gabbia, per la felicità del proprietario.
GEA PRESS
23 LUGLIO 2010
Toledo Zoo (OHIO): inserviente aggredito da un elefante
GeaPress svela il perchè.
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GEAPRESS – Le immagini che hanno fatto il giro del mondo del giovane elefante africano che ha aggredito il suo addestratore, hanno probabilmente una spiegazione che colma gli ingiustificabili “non riusciamo a capire” dei responsabili del serraglio americano di Toledo.Lo zoo di Toledo, secondo GEAPRESS, è uno dei principali zoo al mondo che più ha importato elefanti selvatici dall’Africa e, nel passato, dall’Asia e dallo Sri Lanka in particolare.
Il giovane elefante che ha aggredito il suo addestratore spedendolo in ospedale con un polmone sfondato e più costole fratturate, è figlio di una elefantessa catturata nello Zimbabwe e di un altro animale nato in cattività, o almeno così denunciato. Va precisato che lo zoo dell’Ohio non si è fatto scrupolo a cedere elefanti finanche ai circhi.L’elefante ha una complessa organizzazione sociale, costruita grazie all’educazione impartita dalle madri che in tal maniera tramandano schemi e comportamenti. Si crea così un equilibrio perfetto, senza il quale l’inserimento nel gruppo è impossibile.La madre dell’elefantino-aggressore dello zoo di Toledo, è giunta in America dopo una traumatica cattura nello Zimbabwe, dove a tutt’oggi continuano a pervenire richieste di numerosi zoo. La cattura degli elefantini avviene tramite l’uccisione dell’intero branco. Sotto gli occhi del piccolo animale atterrito cadono tutti i suoi riferimenti del branco ed in primis la madre.Alle femmine gravide viene subito aperto l’addome nel tentativo di trovare il feto ancora pulsante e provvedere all’immediata scuoiatura. Questa è la pelle di elefante più ricercata per tenerezza e lavorabilità.La cosa però più grave che colpisce i giovani elefantini è la mancanza, durante la crescita, della guida materna. L’animale cerca pertanto un distorto inserimento in un branco che non conosce perchè non ha mai vissuto. Davanti a sè deve accettare un rapporto imposto dall’uomo tramite crudeli tecniche di addomesticamento (vedi articolo GeaPress).Sono in particolar modo gli elefanti africani, dal carattere più vivace, ad arrecare incidenti, ma, anche nei circhi italiani, non sono mancati quelli causati dalla specie asiatica. Attacchi d’ira e comportamenti anomali frutto dell’alienazione indotta dalla cattività.
MESSAGGERO VENETO
23 LUGLIO 2010
Che prosciutto a Vernasso!
Provincia di Udine - Ricordate il detto “gallina vecchia fa buon brodo”? Giordano Snidaro, valligiano di Vernasso, per renderlo più calzante alla sua attività, l’ha leggermente modificato. Per lui, infatti, “maiale vecchio fa buon salame”! E non solo. Perché il signor Giordano, da un centinaio di maiali che alleva personalmente in azienda, aiutato dalla famiglia - dalla moglie Luciana e dai figli Giovanni e Leonardo, che hanno la passione per la musica suonando rispettivamente pianoforte e fisarmonica - ricava diverse prelibatezze da gourmet. Gli animali sono alimentati quasi esclusivamente con i prodotti aziendali (grano, orzo, crusca, zucche, patate, verdure d’orto e frutta) e con ciò che stagionalmente la natura offre: bacche, castagne, mele, piccoli frutti... Una chicca è il suo prosciutto crudo (solo 20-30 pezzi l’anno) che resta in cantina a stagionare naturalmente 18-20 mesi prima di essere affettato. La lunga stagionatura è uno degli ingredienti di base anche dello speck che il contadino-allevatore-norcino Giordano aromatizza con sale, aromi naturali e affumica con antica maestria. Tra gli insaccati dell’azienda Snidaro ci sono poi la pancetta e il salame che, ognuno, può “personalizzare” (con o senza aglio, più o meno fine) su ordinazione.
LA REPUBBLICA
23 LUGLIO 2010
Un mondo senza carne? Non è detto sia più "pulito"
Un'inchiesta di New Scientist valuta i pro e i contro dei benefici di una dieta totalmente vegetariana sull'impatto ambientale. Ed emergono molte variabili: dalle esigenze del Sud del mondo ai tipi di allevamento. Una certezza: meglio pollo e maiale
LUIGI BIGNAMI
Nel mondo occidentale ogni persona mangia mediamente 100 kg di carne all'anno. "Meno carne, meno riscaldamento globale", recita uno dei motti ambientalisti per ridurre l'impatto dell'uomo sull'ambiente. Ma eliminare la carne dal piatto di ogni giorno è davvero un beneficio per l'ambiente? Alcuni ne sono convinti: "Nel mondo industrializzato il miglior modo per ridurre l'impatto ambientale da parte dell'uomo è che questi diventi vegetariano", sostiene Annette Pinner, responsabile della Società Vegetariana della Gran Bretagna. Ma cosa succederebbe se tutti gli uomini togliessero la carne dalla loro dieta? Se da un lato le ricadute sarebbero importanti per l'ambiente, i risultati a più ampio spettro - secondo un'inchiesta realizzata da New Scientist- sarebbero comunque tali da sorprenderci e forse porterebbero ad un ripensamento.
Secondo la Fao, nel 2008 il mondo ha consumato 280 milioni di tonnellate di carne, 700 milioni di tonnellate di latte e 1,2 miliardi di uova e ciò ha significato un enorme costo per l'ambiente. L'agricoltura necessaria per allevare gli animali, infatti, è la prima imputata per tali danni: basti pensare all'acqua necessaria per l'irrigazione, all'uso dei combustibili per i trattori, ai pesticidi e ai fertilizzanti immessi nei suoli che causano l'eutrofizzazione dei laghi. E del grano che si produce nel mondo per allevare gli animali solo il 10% si converte realmente in carne, latte o uova: il resto serve per nutrire l'animale durante la sua vita. Ci sono poi le conseguenze legate al trasporto della carne che richiede ulteriori grandi quantità di combustibili fossili. Oltre al fatto che l'uso degli antibiotici nell'allevamento del bestiame rende i batteri più resistenti ad essi quando interessano l'uomo. E gli animali da allevamento sono la causa prima dell'erosione dei suoli a causa del loro calpestio. Altri esempi negativi? L'immissione di metano (importante gas serra) nell'atmosfera emessa dagli animali da allevamento e la distruzione delle foreste per far posto alle terre per gli animali. Sembrerebbe davvero, dunque, che un mondo senza allevamenti sarebbe davvero più "verde". Ma l'indagine della rivista scientifica mostra anche altri aspetti della questione. Se si decidesse realmente che l'uomo debba togliere dalla sua dieta la carne, questo dovrebbe valere indifferentemente in tutto il mondo. Ma ancora oggi per oltre un miliardo di persone nel Terzo Mondo un piccolo numero di pecore, capre o mucche sono la base del sostentamento e piccoli allevamenti di animali in aree semidesertiche crea senza dubbio meno impatto ambientale che non grandi distese di frumento o ortaggi in grado di sostituire la quantità di nutrienti presenti nella carne per tali popolazioni. La considerazione, al fondo, è in qualche modo politica. Se si decidesse di lasciar loro gli animali, ma toglierli al mondo ricco, chi lo dovrebbe decidere? E con quali criteri? Un grosso errore poi, lo si farebbe se si eliminassero i maiali e i polli che non hanno bisogno di grano. Essi infatti, possono vivere con gli avanzi delle tavole, ricche o povere che siano. "I maiali sono una vera pattumiera dell'uomo moderno. Noi diamo loro i nostri avanzi e loro ci restituiscono carne. Un vantaggio che un mondo senza carne non avrebbe in alcun modo. Purtroppo oggi anche ad essi vengono dati cereali, commettendo un grave errore di sostenibilità", sottolinea Tara Garnett che dirige il Climate Research Network della University of Surrey in Guildford (UK). Senza allevamenti si avrebbe un deficit non indifferente per quel che riguarda i sottoprodotti di origine animale. Un mondo senza carne non avrebbe a disposizione circa 11 milioni di tonnellate di cuoio e 2 milioni di tonnellate di lana e ciò vorrebbe dire sostituire i materiali che si fanno con essi con materiale per lo più derivato da combustibili fossili producendo ulteriore anidride carbonica. La mancanza di animali vuol anche dire un minor uso di fertilizzanti di origine animale, ossia di letame e questo implicherebbe un maggior uso di fertilizzanti artificiali. "Un mondo senza animali vorrebbe dire anche un mondo senza latte, perché non si può produrre latte senza carne", spiega Helmut Haberl, un ecologista sociale presso l'Istituto di Ecologia sociale di Vienna. Le vacche da latte devono partorire ogni anno per produrre latte e solo la metà delle progenie è femmina. Cosa si dovrebbe fare dei maschi? Ucciderli appena nati? Sarebbe un mondo più ecologico questo? Come si vede le domande che si pongono di fronte alla facile sentenza dei vegetariani "meno carne = meno riscaldamento" sono molte e non di facile risposta. Un mondo utopico senza allevamenti è ancora di là da venire e dunque, se gli allevamenti continueranno in futuro, è più corretto chiedersi quanta carne si vuole produrre e come la si vuole produrre, piuttosto che volerla far scomparire del tutto. Una risposta viene da Walter Falcon, un economista agricolo della Standford University: "I migliori allevamenti del futuro sono quelli ad alta intensità", che in altre parole vuol dire dimenticarci i bovini e le pecore che pascolano su bucolici prati di montagna. Gli animali al pascolo infatti, bruciano una grande quantità di energia a danno della produzione della carne e crescono più lentamente rispetto ad animali allevati in stalla, inoltre emettono più metano durante la loro esistenza. Una vacca libera emette circa 50 kg di metano all'anno, contro i 26 kg emessi da una allevata in stalla. Ma una vacca, comunque la si allevi, è un produttore di carne molto meno efficiente di un maiale o di un pollo. Questi infatti, possono fare a meno dei cereali (che possono essere lasciati all'uomo) e la produzione di un chilogrammo di loro carne produce meno anidride carbonica di una mucca. Per un chilogrammo di carne di pollo si producono 3,6 kg di anidride carbonica, 11,2 kg per un chilo di carne da maiale, contro i 28,1 kg per un chilogrammo di carne bovina. In questo quadro complesso resta un dato: è comunque giusto che il mondo ricco riduca di molto l'uso della carne per il proprio sostentamento visto che tra il 1980 e il 2002 il consumo di carne pro capite nei paesi in via di sviluppo è raddoppiato, toccando i 28 kg all'anno e si prevede che salirà a 37 chilogrammi l'anno entro il 2030. |
PSICOCAFE
23 LUGLIO 2010
6 esperimenti psicologici da ricordare - 1 Il Cane di Pavlov
La storia della psicologia è ricca di studi ed esperimenti affascinanti, che hanno contribuito a cambiare il nostro modo di pensare la mente umana ed i nostri comportamenti. In 6 puntate presenteremo una breve nota su altrettanti esperimenti che meritano di essere ricordati!
Il riflesso condizionato è uno dei fenomeni maggiormente studiati da tutti gli aspiranti psicologi fin dalle prime lezioni: sareste sorpresi di sapere che è un fisiologo l'autore di questa importante scoperta psicologica.Ivan Pavlov era un brillante professionista Russo che arrivò nel corso della carriera a vincere il Premio Nobel nel 1904 per le sue scoperte sui processi digestivi. Giunge alla scoperta studiando la digestione sui cani, notando una interessante corrispondenza: gli animali iniziavano a salivare quando un assistente entrava nella stanza.Nelle sue ricerche, Pavlov e il suo gruppo misurarono la produzione di saliva dei cani in relazione a diversi tipi di oggetti e cibi, giungendo alla conclusione che la salivazione è un processo che scatta in risposta di uno specifico stimolo, e non è sotto il controllo della coscienza.
La teoria del riflesso condizionato
Basandosi su queste osservazioni, Pavlov intuì che la salivazione fosse condizionata: i cani che rispondevano alla vista degli assistenti associavano questa alla somministrazione del cibo. Un conto è, infatti, la salivazione alla vista di un cibo, e un altro conto è la salivazione nell'aspettativa di un cibo.A questo punto, lo scienziato cercò di comprendere come questa risposta potesse essere 'indotta': in una serie di esperimenti utilizzò uno stimolo 'neutrale' (il suono di un metronomo) al quale faceva seguito la somministrazione di cibo.
Dopo un pò, Pavlov notò che i cani iniziavano a salivare subito dopo l'ascolto del metronomo, associandolo al cibo anche senza la vista di quest'ultimo.
L'impatto della ricerca di Pavlov
La scoperta del riflesso condizionato resta una delle più importanti nella storia della psicologia: lo è per numerosi motivi, non ultimi i cambiamenti comportamentali e i trattamenti di salute mentale. Il condizionamento 'classico' è impiegato per trattare fobie, ansia e disturbi da panico.
Negli scorsi anni più di 300 articoli scientifici hanno citato il 'maestro', mostrando quanto gli sviluppi delle sue ricerche siano attuali e funzionali al perfezionamento della psicologia.
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