23 APRILE 2010

LA STAMPA

23 APRILE 2010

 

Guarire con gli animali

 

 

ROSALBA MICELI

 

Talvolta un animale di compagnia è l’unica presenza dal comportamento coerente all’interno della costellazione affettiva di un essere umano. In questo caso la relazione con l’animale può rappresentare per la persona il punto di partenza di un processo di “resilienza” che porti ad una maggiore consapevolezza di sé ed a rimodellare progressivamente il tipo di relazione affettiva che intrattiene con le figure significative. Come sostiene lo psicologo francese Jacques Lecomte (Guérir de son enfance, Odile Jacob Editeur), in accordo ai risultati di ricerche scientifiche e testimonianze individuali, figure di insegnanti, adulti empatici, a volte anche animali, possono guarire le ferite e aprire la speranza in un futuro luminoso. Lecomte propone a fondamento della resilienza un modello triangolare composto da legame, legge e senso. Quando un soggetto empatico (tutore di resilienza) manifesta un legame positivo ed esercita delle regole strutturanti nei confronti di una persona ferita, consente a quest’ultima di ricostruire il senso della sua esistenza, di ritrovare un’identità mediata.
Gli animali - i cani, in particolare - sono in grado di dare un amore incondizionato, durevole, fiducioso e privo di giudizi. Il rapporto tra l’essere umano ed il cane può diventare mutualmente benefico. Seguiamo la storia di Elsa e del suo cane Bibi. Elsa è una scrittrice, una donna alla soglia dei cinquanta anni, dall’aspetto piacevole, lo sguardo attento ed intenso. Non ha mai conosciuto un affetto incondizionato. Per ottenere un minimo di attenzioni, anche dai genitori, doveva fare qualcosa per gli altri, essere sempre gentile, premurosa, disponibile, quasi anticipandone i bisogni. Ma le attenzioni che riceveva quasi invariabilmente erano incostanti, dettate dall’umore, dalle circostanze. Crescendo, Elsa è diventata una donna che “ama troppo”, senza osare chiedere qualcosa per sé. Ha inoltre grandi difficoltà ad “aver cura di se stessa”, come se rubasse qualcosa agli altri, come se in realtà lei non fosse degna di ricevere attenzioni. Dopo l’ennesima delusione amorosa con un uomo che “chiedeva troppo” senza darle quasi nulla in cambio, ha accolto in casa un cucciolo, di razza imprecisata, abbandonato al canile municipale. Bibi è piccolo, ansioso, terrorizzato, le si attacca subito con una devozione totale.
Elsa lavora molto in casa, in modo piuttosto disorganizzato. Non ha orari fissi per il lavoro, per i pasti, il riposo, o per il tempo da dedicare agli svaghi. Bibi la osserva, ne controlla i movimenti, entra in sintonia con la donna, in qualche modo (dall’espressione del viso, dal tono della voce o dai movimenti rallentati) comprende quando lei è triste, depressa. Allora anche lui diventa mogio e sonnolento. Ma dura poco. Presto la incita al gioco. Le propone il “gioco del morso finto” che diventa una sorta di rituale privato tra i due: Bibi le prende in bocca una mano, fingendo di mordere e si butta a terra, a pancia in su, mugolando e mantenendo costantemente un rapporto visivo con la padrona.
Elsa ha fatto capire al cagnolino che può andare sul terrazzo per i bisogni corporali. Ma Bibi usa il terrazzo come toilette per un breve periodo. Presto le fa comprendere con sibili insistenti - ai quali è impossibile resistere - che è il momento di uscire. Così Elsa è costretta a regolare i suoi orari di lavoro con quelli delle necessità corporali del cane e ad uscire ad intervalli regolari con qualsiasi tempo. A mano a mano l’accordatura affettiva diviene tale che ad Elsa basta uno sguardo per comprendere di cosa ha bisogno il cane. Ogni tanto, nel pomeriggio, Elsa, in tuta e scarpe da ginnastica, lo porta a fare una passeggiata per puro svago, per annusare un po’ in giro, incontrare altri cani. In questo caso Bibi attende pazientemente che Elsa finisca di scrivere al computer, apparentemente addormentato sotto il tavolino del computer, in realtà in vigile attesa, scattando in piedi non appena sente la musichetta che indica lo spegnimento del computer; oppure aspetta che lei finisca di parlare al telefono, sonnecchiando nelle vicinanze, presentandosi immediatamente non appena ode quel “Ciao!” con il quale lei termina la conversazione; o osserva, immobile come una statua, che lei finisca di truccarsi, scattando verso la porta quando lei mette il rossetto, gesto finale della fase del trucco. Finalmente si esce per la passeggiata! I segnali che il cane ha imparato a memoria indicano che Elsa è pronta per uscire. Bibi si slancia nel corridoio verso la porta di ingresso, lanciando in aria per la felicità il pupazzo di pezza o il gomitolo di lana che giacciono per terra.
Piano piano, Elsa scopre che uscire ad orari regolari e passeggiare per i giardini pubblici la fa stare meglio. Lavora anche in modo meno ansioso e più concentrato. Non c’è più spazio perla rimuginazione sulle esperienze negative del passato. Non c’è spazio per la depressione. Elsa e Bibi vivono immersi completamente nel “qui e ora”. Ma il mondo fuori di casa è anche pieno di insidie e pericoli. Bibi è un cane pieno di paure. Gatti, uomini di colore, persone vestite in modo strano o che gesticolano, o che urlano, rumori improvvisi, lo mettono in allarme. Lei cerca di rassicurarlo dicendogli “Non è niente”, ma lui abbaia e la tira per fuggire o per aggredire. Anche la notte, uscendo dalla cuccia posta sul terrazzo, Bibi abbaia a qualsiasi cosa in movimento. A questo punto Elsa deve imparare a gestire l’irruenza e l’insicurezza del cane, ad essere più assertiva, a diventare un vero capobranco. Il veterinario, pur affermando che Elsa “rispetta l’individualità del cane fino in fondo”, le consiglia di rivolgersi ad un educatore. Così la donna si rende conto che, come la maggior parte delle persone depresse, risponde agli stimoli (in questo caso ai comportamenti del cane) o troppo velocemente ed ansiosamente, o troppo lentamente. In poche lezioni - Bibi apprende rapidamente - Elsa impara a comunicare con la “mente” del cane, a diventare un capobranco più affidabile e “sicuro”, in grado di affrontare anche le situazioni imprevedibili
Per evitare l’abbaiare notturno, Elsa ha sistemato una brandina per il cane nella sua camera da letto, con grande gradimento di Bibi, che ha cominciato a “ritirarsi”, da solo, ad un certo orario e a dormire di filato per una notte intera. Elsa, a volte si attarda in televisione o al computer. Di tanto in tanto Bibi compare, controlla la situazione, la sveglia con un leggero colpo di muso se lei sta dormendo sul divano con la televisione accesa, sembra dirle: “Su, andiamo a dormire!”. La sveglia se lei mugula e si agita nel sonno, in preda a d incubi. Tuttavia, anche quando dorme, Bibi presta ascolto ad ogni rumore. Pure la faccenda dei pasti è da tenere sotto controllo. Elsa mangiucchia spesso, mentre fa una pausa per riflettere su quello che ha scritto o deve ancora scrivere. Ogni volta che la vede mangiare, Bibi corre a rovistare nella sua ciotola: è orario di pranzo? C’è qualcosa da mangiare anche per lui? Per regolare i pasti del cane, Elsa deve dare una regolata ai suoi, decidere cosa mangiare e bere nella giornata. E’ successo anche un fatto increscioso: una sera ha bevuto un bicchiere di vino di troppo, e subito dopo è uscita con il cane per l’ultimo giro, finendo a terra al primo strattone di Bibi. La donna ha imparato a sue spese che guidare il cane è come guidare una macchina: bisogna essere lucidi e con i riflessi pronti. Sono passati due anni dal primo incontro. Cane e padrona hanno imparato a regolarsi e a rassicurarsi a vicenda. Bibi è ormai un cane adulto, dall’aspetto vigoroso e dall’atteggiamento estremamente vigile. Le sue paure con il tempo si sono stemperate. Anche la sua andatura, allegra e fiduciosa, indica una maggiore sicurezza. Talvolta, di fronte ad un pericolo, interpella la padrona, guardandola negli occhi. Basta uno sguardo di Elsa o una impercettibile pressione delle mani attraverso il guinzaglio, per rassicurarlo. Anche la donna si sente più sicura e serena. Ha conosciuto il valore e la bellezza della reciprocità: prendendosi cura del cane, Elsa sta anche imparando a prendersi cura di se stessa.


MATTINO DI PADOVA
23 APRILE 2010
 
Bastardino travolto e ucciso a Villatora
 
SAONARA (PD). Triste fine l’altra sera per un cagnolino, investito da un’auto che stava percorrendo la strada dei Vivai: l’urto con la vettura è stato violento e il povero animale ci ha rimesso la vita. Si trattava di un esemplare di piccola taglia, forse sfuggito ai proprietari.  Il cane è stato travolto e ucciso nel territorio di Villatora, all’altezza dei Vivai Pagnin. Al volante dell’auto c’era una donna, che dopo l’incidente si è fermata e ha chiamato i carabinieri per denunciare l’episodio, dal momento che la sua vettura aveva subito dei danni. Sul posto è intervenuto anche il personale veterinario dell’Usl 16, che ha provveduto a recuperare la carcassa del povero cagnetto.  Sono in corso le verifiche per capire se avesse dei proprietari o se si tratta di un randagio.

LA NUOVA FERRARA
23 APRILE 2010
 
Il cane è morto, non mi dicono perché
 
Ferrara - «Il mio cane, affidato al canile, è morto e nessuno mi vuole dire come è successo». La protesta arriva da V.B., la proprietaria dell’animale, che ieri ha raccontato alla “Nuova” la sua vicenda. La donna era proprietaria di due cani, Asia, di 10 anni, e Quanto, di 9, che il servizio veterinario le ha sottratto accusandola di maltrattamenti. I due animali, spiega la donna, sono stati portati quindi al canile. «So che Asia è stata affidata ad una famiglia - prosegue l’ex proprietaria - Quanto invece è morto. Ho chiesto quindi tramite il mio avvocato a cosa era dovuto il decesso e mi è stato risposto che sarebbe stata eseguita un’autopsia e che avrei potuto avere il referto. Quando l’ho chiesto però la consegna non è avvenuta». E’ stata infatti richiamata una legge che consente di vietare in determinati casi l’accesso a queste informazioni. «Non capisco però - conclude l’ex proprietaria - perchè è arrivato questo rifiuto».

IL TIRRENO
23 APRILE 2010
 
È morto Odrj, mascotte dei carabinieri
 
PONTEDERA (PI). È morto Odrj, il cane pastore tedesco (addestrato alla ricerca) del brigadiere dei carabinieri Michele Di Lauro, che faceva parte della squadra dei cinofili del nucleo di volontariato e protezione civile dell’Anc di Pontedera. Una specie di mascotte per i carabinieri in congedo.  A settembre, lo splendido animale, amato dai bambini del quartiere Galimberti che lo incontravano ai giardinetti, avrebbe compiuto dieci anni. Giocava con tutti senza mai disubbidire al padrone, al quale in tanti anni non ha mai creato un problema e da cui è stato ricambiato con tanto affetto.  Lo rimpiangono in tanti, a cominciare dal padrone Michele Di Lauro e dai volontari dell’Anc (Associazione Nazionale Carabinieri), a cui si aggiungono i tanti ragazzi delle scuole che lo vedevano spesso impegnato nella ricerca di oggetti vari durante le evacuazioni delle scuole.  Odrj ha partecipato a tante esercitazioni di protezione civile con i volontari dell’Anc di Pontedera. In modo particolare aveva sfilato al quattordicesimo raduno regionale dei carabinieri, che si è svolto a maggio dello scorso anno a Pontedera, e in occasione dell’esercitazione per un’emergenza organizzata all’istituto Pesenti di Cascina, il 20 marzo scorso. In quell’occasione era stato impiegato nell’operazione di ricerca di un “ordigno” durante l’evacuazione dalla scuola frequentata da circa mille studenti.  E Odrj puntualmente compare nelle foto ricordo - e sono veramente tante - scattate in occasione delle manifestazioni organizzate dall’Anc.

LA TRIBUNA DI TREVISO
23 APRILE 2010
 
Ore contate per il «killer» della balestra
 
Rubina Bon
 
PONZANO (TV). Ha le ore contate il killer che uccide i gatti con la balestra. «Il responsabile si costituisca» è l’appello dell’avvocato Roberto Quintavalle, legale dei proprietari del micio Pallino, ultima vittima del folle che infilza gli animali, e dell’Enpa. La polizia locale di Ponzano starebbe stringendo il cerchio attorno al killer.  Roberto Quintavalle, già avvocato della famiglia di Iole Tassitani, annuncia di aver già pronta la denuncia-querela per maltrattamento sugli animali che a brevissimo verrà depositata in Procura. Il legale castellano sta collaborando a titolo gratuito («per amore degli animali» dice) alle indagini per risalire al killer che la scorsa settimana ha infilzato il gatto Pallino, due anni appena, con una freccia lanciata da una balestra. Il micio era morto tra atroci sofferenze, nonostante l’intervento in extremis tentato dai veterinari della clinica di Castagnole. In queste ore si sta sempre più stringendo il cerchio attorno all’autore di questo barbaro episodio che ha profondamente scosso la Marca. «Invito la persona che ha ammazzato il gatto con un dardo a prendersi le proprie responsabilità ed a presentarsi, anche nel suo interesse, alle forze dell’ordine o nel mio studio» chiarisce l’avvocato Quintavalle. E’ la polizia locale di Ponzano che sta conducendo da giorni indagini serrate per risalire alla persona che ha trafitto e ucciso il povero Pallino. Gli agenti stanno seguendo alcune piste che sarebbero state definite interessanti. La stessa mano potrebbe aver ammazzato due anni fa un altro gatto, di proprietà della referente trevigiana della Lav Silvia Meriggi, utilizzando sempre una freccia lanciata con una balestra. Il micio era rientrato a casa con un dardo piantato nella gola. Ne era seguita una denuncia contro ignoti che non aveva portato all’individuazione del colpevole. Pare inoltre che nell’ultimo periodo siano stati ritrovati dardi lanciati a vuoto nei giardini delle case di Ponzano. Il cerchio sul killer di Pallino si sta sempre più chiudendo e la risoluzione del caso appare ormai vicina. L’evoluzione delle indagini è costantemente seguita dal sindaco Giorgio Granello. «Riusciremo a portare in Procura il killer con la balestra, ne sono certo - dice il primo cittadino - E’ necessario alzare il sipario di omertà sui maltrattamenti ai danni degli animali». Sulla mano che ammazza i gatti pende una taglia di 500 euro messa dall’Enpa, poi raddoppiata dall’amministrazione ponzanese. Non solo: Granello sta per varare un’ordinanza con multe fino a 5.000 euro per chi si macchia di maltrattamenti su animali. La misura di repressione decisa dal Comune va ad aggiungersi alla legge piuttosto severa in materia di maltrattamenti. L’uomo che uccide i gatti con le frecce, infatti, rischia grosso. L’avvocato Quintavalle ha già annunciato che, qualora venisse preso, a suo carico sarà presentata richiesta di risarcimento danni. Il maltrattamento di animali ha pesanti conseguenze penali. In base ad una legge del 2004, è prevista la reclusione da 3 mesi a un anno e la multa da 3 a 15 mila euro.

IL GIORNALE

23 APRILE 2010

 

Che errore multare chi passa col rosso per salvare un cane

 

OSCAR GRAZIOLI

 

Dunque la notizia è che non soltanto i privati cittadini, ma che anche i medici veterinari non hanno diritto a un’eccezione nell’esercizio urgente della loro professione. E questo la dice lunga su quanta strada dobbiamo ancora fare in Italia per la reale tutela del benessere animale. Tutti si riempiono la bocca con il welfare animale e i diritti degli organismi senzienti, poi, quando dalle parole si passa ai fatti, ecco che il legislatore sembra avere ben più scarsa sensibilità, e non soltanto a parole.
Così la commissione Lavori Pubblici del Senato ha respinto l’emendamento che doveva riconoscere lo stato di necessità in materia di sicurezza stradale. Una decina di senatori, prima firmataria Silvana Amati, avendo recepito le istanze dell’Associazione Medici Veterinari Italiani (Anmvi), chiedeva che venisse riconosciuto lo stato di necessità per il trasporto di un animale in gravi condizioni di salute. L’Anmvi, rammaricata per la decisione presa dalla commissione, fa rilevare giustamente che non approvare questo emendamento significa «il disconoscimento del diritto di cura del paziente animale in condizioni di gravità e di urgenza» e si augura che esso sia riproposto a Palazzo Madama per un riesame.
Personalmente inviterei i senatori che hanno proposto l’emendamento a prendere in considerazione un altro aspetto dell’attività professionale del medico veterinario, sempre attinente al codice della strada. È frequente, infatti, che chi si trova a correre, oltre i limiti di velocità, perché chiamato per un caso urgente, a differenza del medico umano, sia sanzionato. Poi ricorrerà al giudice di pace, il quale, a seconda della sua sensibilità, cancellerà o meno la sanzione. Dato che il trasporto di un animale non è attività consueta e non riguarda abitualmente l’operato del medico veterinario, sarei molto più soddisfatto se mi fosse riconosciuta l’eccezione alle regole del codice stradale quando sono chiamato in emergenza a domicilio per un cavallo (difficilmente trasportabile) che rischia di morire o, in clinica, per un cane o un gatto che necessita di un intervento chirurgico immediato per avere salva la vita.
Massimo Raviola, veterinario e presidente dell’Associazione Veterinari Titolari di Struttura (Assovet), afferma: «Il legislatore non dovrebbe dimenticare che la nostra è una professione medica a 360 gradi che si occupa prevalentemente di curare pazienti animali ma al contempo deve saper prevenire o gestire traumi e malattie che dagli animali possono essere trasmesse all’uomo». Concordo ampiamente con il collega Raviola che mi ricorda i numerosi casi in cui sono stato chiamato in situazioni di assoluta emergenza, quali il cane che stava attaccando gravemente un bambino o quello ferito dalla polizia, entrata a caccia di un ladro nel giardino di un avvocato. Come si fa a non correre in casi simili e perché, oltre alle preoccupazioni di un delicato «mestiere» si devono aggiungere le paturnie di veder spuntare la paletta di un vigile che non sente ragioni e ti obbliga al «patente e libretto», mentre dieci minuti più avanti sta accadendo una piccola o grande tragedia? C’è da dire che qualche miglioramento, per quanto riguarda gli animali, è stato approvato. Ad esempio, l’omissione di soccorso, in caso d’incidente, anche per gli animali d’affezione, da reddito o protetti, prevede ora una sanzione amministrativa. Davanti a un animale incidentato sulla strada non si potrà (potrebbe) più sgommare fregandosene altamente. Ma se un veterinario sgomma un tantino per salvare una vita, non credo sia uno scandalo chiedere la giusta clemenza.


IL TIRRENO
23 APRILE 2010
 
Dramma allo sfratto di Ape
 
GROSSETO. Lo sfratto esecutivo di “Ape”, sgomberato ieri mattina dall’omonimo autolavaggio per morosità dopo anni di guerre legali con i proprietari, si trasforma in dramma tra malori, ambulanze, minacce dell’inquilino, sostituzioni delle serrature dell’ingresso e animali spaesati che adesso sono rimasti chiusi in gabbia e cercano un padrone. Mentre i proprietari annunciano: «Per prima cosa faremo pulizia, poi chiederemo di ampliare la struttura, potremmo farci un bar con tavoli e ombrelloni».

WELLME

23 APRILE 2010

 

Stop agli animali nei circhi inglesi. In Italia una legge del 1968 li sovvenziona ancora oggi

 

 

Allegre melodie, luci colorate, paillettes scintillanti e una montagna di pop-corn. Ma il circo non è soltanto questo, ci sono gli acrobati, i clown e i numeri con gli animali, dietro cui si possono nascondere la sofferenza e il maltrattamento. Elefanti, leoni, tigri, cammelli, zebre, orsi e cavalli costretti, con la violenza, a eseguire centinaia di volte gli stessi esercizi per diventare i protagonisti del palcoscenico.Il governo inglese dopo una consultazione pubblica ha annunciato che vieterà l’uso degli animali selvatici negli spettacoli circensi. Il 94% del campione intervistato si è detto favorevole al divieto di utilizzare elefanti, leoni, orsi e ogni altro tipo di animale selvatico. ''Concordo con il punto di vista degli interpellati, che hanno definito non più accettabile l'uso di questi animali nei circhi'', ha spiegato il ministro dell'Ambiente inglese, Jim Fitpatrick.Attualmente in Gran Bretagna i circhi a usare animali sono quattro: il Great British Circus, il Peter Jolly's Circus, il Circus Mondao e il Bobby Roberts Circus.

E nel Bel Paese? In Italia vige ancora la legge 337/68 del 1968 che attraverso il Ministero dei Beni Culturali elargisce ogni anno, a poco più di cento circhi, svariati milioni di euro attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo. Negli anni in cui fu approvata tale legge, la televisione era cosa rara e non esistevano certo palinsesti ben forniti di documentari sulla natura e sugli animali. Né tantomeno esisteva uno strumento straordinariamente potente come internet. Quindi, quando si voleva vedere un animale esotico, oltre all’enciclopedia, c’era lo zoo o il circo.


SENZA COLONNE

23 APRILE 2010

 

Uccelli protetti in voliere abusive

 

 

Torre Santa Susanna (BR) - Sequestrata ieri un’area di oltre mille metri quadrati, sita in contrada “Palombara” e destinata all’allevamento abusivo di volatili. Al proprietario è stato contestato il reato di ricettazione perché trovato illegittimamente in possesso di fauna selvatica omeoterma, considerata proprietà indisponibile dello Stato, ai sensi delle norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio. L’operazione è stata condotta nell’ambito di un’attività di costante monitoraggio e controllo del territorio, mirante alla prevenzione e alla repressione di reati perpetrati ai danni della fauna selvatica, attuata su tutto il territorio della provincia di Brindisi dal Nucleo investigativo della Polizia ambientale e forestale del Corpo Forestale dello Stato, per scongiurare episodi di catture, detenzioni e commerci illegali. Sono state individuate 23 voliere costruite artigianalmente, e all’interno delle strutture, tutte fatiscenti e in pessime condizioni igieniche, erano detenute decine di esemplari di fauna selvatica: tordi, storni, verdoni, frosoni, cardellini, fringuelli, pavoncelle, allodole, merlo, pettirossi, codirossi, germani reali, fagiani e tortore.
Esemplari di fauna selvatica particolarmente protetta: gheppio, esemplari di fauna protetta ai sensi della normativa sulla Convenzione di Washington relativa agli animali in pericolo di estinzione, inseparabili e rosella, esemplari di selvaggina e animali di bassa corte, pavoni, conigli, etc, oltre a esemplari di fauna esotica.Gli agenti sono giunti sul posto a seguito di una segnalazione telefonica, e hanno subito constatato che l’intero  insediamento era sprovvisto di qualunque autorizzazione della Provincia e della Asl, in violazione di quanto previsto dal regolamento regionale che ha regolamentato gli allevamenti amatoriali della fauna, prescrivendo il rispetto delle norme generali di igiene e la necessità di eseguire controlli sanitari.


IL GIORNALE

23 APRILE 2010

 

Video violenti su animali? È libertà di espressione

 

I video che mostrano atti di violenza sugli animali sono una forma di libertà di espressione protetta dal Primo Emendamento della Costituzione. Lo hanno stabilito, otto voti a uno, i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti.
La Corte ha stabilito che il governo federale americano non ha la facoltà di mettere al bando espressioni di crudeltà sugli animali quando queste sono contenute in videocassette e altri media.
La sentenza revoca una legge federale approvata nel 1999 dal Congresso in un tentativo di proteggere gli animali da inutili atti di tortura. Hanno votato contro la legge tutti i giudici con il solo dissenso del giudice Sam Alito.
Scrivendo a nome della maggioranza il giudice capo John Roberts ha sottolineato che il verdetto non restringe i divieti di legge alla crudeltà sugli animali: «Per tali proibizioni c’è una lunga storia di precedenti nella storia americana».
Roberts ha però osservato che non c’è una storia analoga di precedenti dietro la legge del Congresso che ne vietava la rappresentazione mediatica.
La legge - ha argomentato Roberts - creava «un divieto penale di allarmante ampiezza», mentre la difesa delle norme avanzata dal governo federale era «strabiliante e pericolosa».
Il caso era nato dalla condanna a 37 mesi di prigione di Robert Stevens, piccolo produttore cinematografico giudicato colpevole per aver realizzato una serie di videocassette sui combattimenti tra pitbull.
Queste forme di combattimento e altre forme di crudeltà sugli animali sono illegali in tutti e 50 gli Stati degli Stati Uniti ma la legge era stata applicata alla rappresentazione in video di «condotte in cui un animale in vita è intenzionalmente ferito, mutilato, torturato o ucciso».
Il governo aveva argomentato che video come quelli realizzati da Roberts erano di così scarso impatto sociale da non meritare la protezione costituzionale. Tesi respinta dal giudice Roberts, secondo cui «il Primo Emendamento significa che il governo non ha il potere di limitare l’espressione a causa del suo messaggio, le sue idee, il suo soggetto o il suo contenuto».
Roberts ha ammesso che certe forme di espressione - l’oscenità, la diffamazione, la frode, l’istigazione a delinquere - sono storicamente estranee alla protezione costituzionale. Ma ha respinto l’analogia presentata dal governo su una categoria più recente di espressione non protetta costituzionalmente, il traffico di pornografia infantile, che nel 1982 la Corte aveva escluso dalla tutela costituzionale: «La pornografia infantile è un caso particolare perché il suo mercato è intrinsecamente legato all’abuso che viene raffigurato».


ADN KRONOS

23 APRILE 2010

 

Arezzo, tornano le cicogne: coppia fa il nido in Valdichiana

Arezzo - La notizia si e' subito diffusa e numerosi curiosi si sono recati sul luogo per vedere questo meraviglioso spettacolo offerto dalla natura. Purtroppo pero' non tutti i curiosi si sono comportati civilmente rispettando la loro tranquillita'

 

 

Arezzo - L'arrivo della cicogna e', nell'immaginario popolare, sempre una bellissima sorpresa. Lo e' anche in questo caso per la nidificazione di una coppia di cicogne in una zona di ripopolamento e cattura della provincia di Arezzo al confine tra i comuni di Castiglion Fiorentino e Foiano della Chiana. I due meravigliosi esemplari hanno nidificato in cima ad un palo dell'alta tensione proprio di fronte al percorso ciclabile sul canale maestro della Chiana. La notizia si e' subito diffusa e numerosi curiosi si sono recati sul luogo per vedere questo meraviglioso spettacolo offerto dalla natura. Purtroppo pero' non tutti i curiosi si sono comportati civilmente rispettando la tranquillita' delle cicogne per cui, a dispetto di coloro che si sono tenuti a distanza ed hanno osservato gli animali con i binocoli limitandosi a guardarli e fotografarli, ci sono stati soggetti che ne hanno turbato la quiete arrivando fin sotto il nido ed improvvisando rumori molesti per spingere gli uccelli a librarsi in volo per essere visti meglio. Il presidente della Provincia di Arezzo, Roberto Vasai, ha ritenuto pertanto, a tutela di questi esemplari, di emettere un'ordinanza che limiti l'accesso nella zona di nidificazione disponendo un divieto di avvicinamento di persone, anche a piedi, per un raggio di 50 metri dal traliccio sulla cui sommita' e' in atto la nidificazione della coppia di cicogne.


MESSAGGERO VENETO
23 APRILE 2010
 
Record di cicogne all'Oasi e domenica c è la grande festa
 
Raffaella Sialino
 
FAGAGNA (UD). Un’attività che prosegue da oltre vent’anni e che conta attualmente 28 nidi di cicogne, dei quali almeno 20 attivi, una cinquantina di cicogne censite stabili e un’ottantina di ibis eremita, ma anche 5 nidi attivi di aironi e la presenza di altri uccelli migratori come germani reali, casarche e una coppia nidificante di esemplari di nibbio bruno: sono questi i numeri con cui l’Oasi dei Quadris di Fagagna, riconosciuta a livello nazionale e internazionale, festeggia il 2010 Anno Internazionale della Biodiversità. Domenica si terrà la II Festa dell’Oasi, organizzata dall’Associazione Amici dell’Oasi con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Fagagna. A conferma dell’efficace funzionamento del progetto fagagnese di reintroduzione delle specie in via d’estinzione (l’Oasi partecipa a progetti e scambi scientifici con altri simili centri stranieri), c’è il fatto che la struttura collinare viene considerata sempre più dagli stessi animali, un punto di riferimento oltre che di passaggio: tra le cicogne attualmente presenti a Fagagna ce n’è una che risulta inanellata a cento chilometri da Monaco di Baviera e che, quindi, spontaneamente ha scelto di fermarsi nell’Oasi per fare coppia con un’altra cicogna e nidificare. I membri dell’associazione che gestisce il Centro si apprestano ad accogliere domenica grandi e piccini: il programma della Festa prevede l’apertura alle 9,30, poi alle 10, grazie all’esperienza di un ornitologo e un botanico, partirà la prima visita guidata nell’area dei Quadris (quindi anche all’esterno dell’Oasi).

L'ARENA

23 APRILE 2010

 

Il presidente dei veterinari «Eliminazione o cattura non ci sono altre strade»

 

Provincia di Verona - «Il problema delle nutrie è serio, ma potrebbe diventare drammatico». Lo afferma Antonio Tomezzoli, presidente del Consorzio di bonifica Veronese che elenca le azioni messe in atto dal consorzio, purtroppo con risultati non soddisfacenti.
«Diamo il contributo agli ambiti territoriali di caccia, dove squadre di cacciatori compiono le catture», descrive la situazione Tomezzoli. «Siamo disponibili a indicare quali canali e corsi d'acqua devono essere maggiormente monitorati.
«Siamo disponibili anche ad andare a raccogliere le carcasse di questi animali, come pure a ripescarle dove ci sono le griglie nei fossi e poi sotterrarle o bruciarle. Siamo pronti a dare la nostra disponibilità a 360 gradi a cacciatori ed agricoltori», ribadisce il presidente.
«Ma il livello di riproduzione di questi roditori, è tale che tutto quanto abbiamo messo in atto finora, non ha portato a dei risultati concreti. Anzi le nutrie continuano a diffondersi sempre più. Purtroppo in Italia, siamo pronti a pagare i danni, quando ci scappano i morti».
«Perché finire dentro ad un fosso con il mezzo meccanico che ti si rovescia sopra, a causa del cedimento degli argini scavati da questi animali importati, e che non fanno parte delle specie autoctone, prima o poi arriverà a causare anche il morto. Serve una presa di posizione da parte del legislatore regionale e nazionale, che inserisca le nutrie tra le specie cacciabili, oppure le consideri alla stregua dei ratti e possano essere fatte azioni di derattizzazione anche per le nutrie, altrimenti non ci libereremo di questa piaga».
«La loro capacità di riproduzione è ben superiore all'azione di contenimento che possiamo fare con gli Atc», gli fa eco l'ingegner Alberto Piva, capo settore della progettazione del consorzio di bonifica veronese, «stiamo disponendo delle speciali reti antinutrie che hanno un certo costo, ma il problema non si risolve, perché viene protetto quel canale con la rete, ma da lì la nutria si sposta da un'altra parte».
«Purtroppo tutte le nostre azioni non hanno portato a risultati tangibili», conclude Piva, «bisogna davvero intervenire in senso generale per arginare la situazione che è comune a tutta la nostra pianura». Situazione che non è a rischio incolumità solo per il cedimento di manufatti ed argini.
«Le nutrie sono veicolo per la diffusione di altre pericolose malattie, in primis la lectospirosi, che possono trasmettere sia all'uomo che ad altre specie animali», rimarca Graziano Galbero, presidente dell'ordine dei veterinari della provincia di Verona, presidente della federazione regionale degli ordini veterinari e consigliere dell'istituto zooprofilattico delle Tre Venezie, nonché direttore del settore di igiene alimentare dell'azienda Ulss 21.
«Non ci sono specie animali che si possano introdurre per contrastare la popolazione di questa specie. Dunque per controllarne la diffusione non c'è altra strada che l'eliminazione o la cattura. Poi le carcasse si possono seppellire, perché non causano problemi: basta usare un po' di calce per tenere lontani gli animali randagi», spiega Galbero. «Ma certo servirebbe un'azione di contrasto su più larga scala», conclude il capo dei veterinari, «perché con le sole trappole si riesce a fare ben poco».


IL SECOLO XIX

23 APRILE 2010

 

Quando la coppia scoppia e il pitone resta solo

si dividono e nessuno dei due vuole tenere il rettile

 

Edoardo Meoli

 

Genova - AMARSI, dirsi addio e lasciare in mezzo a una strada un pitone. È la storia di Marina e Giovanni, che dopo aver vissuto insieme un paio d'anni, hanno deciso di lasciarsi. Nulla di strano se non fosse che per suggellare il loro amore ormai finito avevano deciso di portare a casa un pitone reale, un po' per sfizio, un po' per celebrare in maniera originale la loro storia. Con il rettile, avevano anche acquistato un bel terrario, con termometri vari, lampade riscaldanti, luci.
Insomma - come ha raccontato la stessa Marina - per quel pitone avevano speso un sacco di soldi (circa 3 mila euro). Finito l'amore, tornati ognuno a casa dei rispettivi genitori, si sono trovati con la necessità di trovare una soluzione per il pitone. Le famiglie di entrambi hanno accettato di buon grado il ritorno, ma non ne hanno voluto sapere di prendere anche il serpente, non è restata che l'Enpa, ente protezione animale, l'unica associazione che ha un rettilario e i veterinari con le competenze adeguate: «È arrivata qualche giorno fa questa ragazza un po' una timida, educata e anche molto preoccupata, perché non sapeva cosa fare dell'animale - racconta Rosanna Zanardi, responsabile Enpa - nessuno degli uffici pubblici, obbligati per legge, le hanno dato una mano e così, almeno per ora abbiamo adottato il rettile». L'animale, peraltro, non è in perfetta forma. È colpito da una probabile polmonite, non respira bene. [...]


LEGGO

23 APRILE 2010

 

E’ tornata dal lavoro ed è uscita subito dopo tenendo al guinzaglio il suo cagnolino

 

BRUGINE (PD) - E’ tornata dal lavoro ed è uscita subito dopo tenendo al guinzaglio il suo cagnolino per la passeggiata serale. A nemmeno un chilometro da casa, è stata affrontata e morsa da un pittbull. E’ capitato l’altra sera ad una ragazza di 34 anni che stava percorrendo l’argine destro di via Porto Superiore a Campagnola di Brugine. Era di ritorno, alle sette era quasi ora di preparare la cena, quando è passata davanti alla casa dove vive il mastino con i suoi padroni.
Il pittbull ha iniziato a ringhiare e ad abbaiare al cagnolino della donna, finchè sentitosi oltraggiato di quell’altro animale davanti al cancello, ha saltato la recinzione ed affrontato la coppia di passanti. Cagnolino e padrona sono rimasti immobili davanti al ringhiare del cane da guardia poi è iniziata la zuffa. La donna è stata costretta a mettere la mano vicino al collare del suo cane per strapparlo alle fauci del pittbull. Il cagnolino pur di difendere la sua padrona stava per farsi sbranare incurante della stazza dell’avversario. La 34enne è stata azzannata ad una mano e ferita ma ha fatto a tempo a salvare il suo “fido”. Nel frattempo i proprietari e i vicini accorrevano in suo soccorso assieme ai carabinieri del Norm, nucleo radiomobile della compagnia di Piove di Sacco. E’ stata portata in ambulanza al pronto soccorso e se l’è cavata con una ferita, alcuni punti di sutura e una prognosi di otto giorni.


IL GAZZETTINO
23 APRILE 2010
 
BRUGINE (PD) Sbucato da un cancello lasciato aperto si è avventato su una trentaduenne e sul suo bastardino
Assalita da un pitbull portando a spasso il cane
 
Brugine (PD) - Aggrediti da un pitbull scappato dal cancello lasciato sbadatamente aperto dai padroni. La disavventura è toccata l’altra sera a Donatella Chinello, 32 anni, e al suo bastardino Willy, mentre passeggiavano lungo via Porto superiore a Campagnola. La donna è stata morsa due volte al polso mentre tentava di salvare il suo cane dalle fauci del pitbull inferocito. Medicata al pronto soccorso, è stata dimessa con otto giorni di prognosi. Ora sta valutando se sporgere denuncia per omessa custodia dell’animale, che i vicini raccontano non sia nuovo a questi episodi. Più grave il piccolo Willy, che solo per un soffio non è stato sbranato.«Amo tutti gli animali. Questa notte (ieri, ndr) non ho mai dormito pensando alla scena terribile a cui ho assistito – racconta la trentaduenne – Come al solito stavo passeggiando con il mio cane al guinzaglio. Improvvisamente, da un cancello aperto dall’altro lato della strada ho visto uscire due bastardini e il pitbull. Quest’ultimo è corso verso di noi ed ha aggredito Willy. In quel momento ho pensato solo a salvarlo. Ho provato a liberarlo dalla morsa e ho gridato ad una signora di aprici il cancello perché potessimo metterci al riparo. Quando sono riuscita a strappare Willy da quelle fauci assetate di sangue sono corsa dietro l’inferriata e il pitbull ancora continuava ad abbaiarci contro ferocemente». In questi attimi concitati la donna è stata morsa due volte al polso. «In tutto mi hanno dato setto o otto punti – dice – Ciò che mi preoccupa di più è Willy, che è ferito ovunque. Non oso pensare cosa sarebbe successo se al posto mio ci fosse stata una mamma con un bambino. Io non dò la colpa all’animale ma a chi lo ha lasciato incustodito e senza museruola. Se c’è stato un errore umano, quello va risarcito».

LA PROVINCIA PAVESE
23 APRILE 2010
 
Cilavegna, tutela per i fantini del Palio
 
Umberto De Agostino
 
CILAVEGNA (PV). Piovono la mail contro la corsa dei maiali al Palio del 9 maggio (oltre 50 in un solo giorno in redazione) mentre la minoranza consigliare di Cilavegna chiede al sindaco anche la tutela dei fantini, che rischierebbero al pari del Comune una denuncia per maltrattamento di animali. «Tutti i componenti della Pro loco e gli stessi fantini dei porcellini saranno salvaguardati in ogni forma - dice il sindaco Giuseppe Colli - Stiamo attendendo la risposta dell’Asl di Pavia, che ci darà indicazioni sulle precauzioni per la tutela degli animali, che non sono assolutamente maltrattati. Al Palio sarà presente anche un veterinario». L’Asl invierà una sorta di disciplinare cui il Comune e la Pro loco si dovranno attenere, pena la sospensione della gara popolare fra i quattro rioni cittadini. La questione sarà dibattuta anche nel consiglio comunale di giovedì per via dell’interrogazione presentata dal capogruppo di opposizione, Alan Ugazio. «Chiediamo al sindaco garanzie di rispetto delle norme igienico-sanitarie e delle leggi che disciplinano il trattamento e l’esposizione di animali in pubblico», afferma Ugazio. Nel 2007 la Lav pavese riuscì a bloccare la corsa presentando un esposto alla Procura e alla polizia locale per maltrattamento di animali. Allora la Pro loco aveva dato battaglia raccogliendo più di 700 firme di cittadini che volevano ancora appassionarsi con il Palio dei maiali concepito dai padri della sagra dedicata all’asparago rosa, il prodotto tipico di Cilavegna. La giunta Fuga, però, si accodò alle richieste degli animalisti sostituendo i porcellini in carne e ossa con altri di cartapesta. Intanto i volontari dell’associazione Amici degli animali onlus di Monghidoro, coordinati da Lorenza Monti, si sono mobilitati per bloccare la popolare gara che dovrebbe svolgersi domenica 9 maggio. Nel testo si cita un passaggio del Documento degli psicologi su zoo, circhi e sagre con impiego di animali, promosso da Annamaria Manzoni, psicologa e psicoterapeuta che ha collaborato con il Tribunale dei minori di Milano: «L’utilizzo di animali nelle sagre è diseducativo, specie per i bambini. Induce al disconoscimento di messaggi di sofferenza e sollecita una risposta incongrua, divertita, alla pena, al disagio, all’ingiustizia».

IL TIRRENO
23 APRILE 2010
 
Licenza di nuoto per Fido ma i gestori dei bagni gli proibiscono di entrare
 
Elisabetta Arrighi
 
Toscana - «A i cani accompagnati dal proprietario o da altro detentore è consentito l’accesso a tutte le aree pubbliche e di uso pubblico, compresi i giardini, i parchi e le spiagge; in tali luoghi, è obbligatorio l’uso del guinzaglio e della museruola qualora previsto dalle norme statali». Ma in Toscana di bagni decisi a rispettare la legge regionale 59 del 29 ottobre scorso ne abbiamo per il momento trovati solo tre.  Due lungo il litorale pisano e un terzo a Forte dei Marmi. «Il cane è ben accetto - dice il titolare del famoso Bagno Piero - ma è importante che il conduttore sappia tenerlo. Anch’io ho un cane, un ladrador che adora l’acqua ed i bambini. Che cosa possiamo dire se non “benvenuto”?»  Ma gli altri gestori di bagni fanno abbastanza orecchie da mercante. Chi (e sono la maggioranza) dice che i cani nei bagni non vanno bene «per motivi igienici», chi ha paura che qualche bau di troppo possa allontanare la clientela, chi aspetta lumi dai Comuni, chi si appella ai divieti dell’autorità marittima, cioè la Capitaneria di porto, che però da anni non ha più competenza riguardo alla disciplina delle attività balneari su cui hanno potere di ordinanza i Comuni.  «Se un gestore vieta l’ingresso ai cani - dice Mario Lupi, ex consigliere regionale che è uno dei padri della legge - deve dire perché. Qualcuno so che si appella alla mancanza del regolamento, ma per quanto riguarda questa parte, non è previsto. I Comuni stanno rendendosi conto della legge ora che sta per cominciare la stagione balneare».  «Non dipende da noi far entrare oppure no i cani - dice Gianfranco Giachetti, gestore di un bagno e coordinatore del sindacato di settore aderente a Confcommercio - noi si dipende solo dalla Capitaneria che vieta l’ingresso agli animali. Se l’ordinanza dice no e la legge regionale sì, si dovrà sentire un giurista».  Alla Marina di Levante a Viareggio il problema se lo sono posti in attesa - ha spiegato il coordinatore dei gestori Roberto Bertolucci - di conoscere le regole. «Per i cani ci vorranno posti adeguati e ce lo deve dire il Comune», sostiene Bertolucci. Nei bagni della Marina di Levante, almeno per ora, i cani non entreranno. «Studieremo bene la legge - dice l’assessore Pierluigi Cinquini - I bagni dovranno garantire la divisione completa fra animali e persone. E con i bandi per le concessioni che faremo entro fine anno, penseremo anche ad una dog beach. Per noi la materia è nuova, ne dovremo parlare sia con le associazioni dei balneari che con la Capitaneria».  La legge regionale non viene vista di buon occhio neppure in Maremma, da Castiglione della Pescaia all’Argentario passando per Marina di Grosseto. «Sono due i motivi per cui la normativa piace poco - spiega Paolo Regina, direttore di Ascom Confcommercio - per motivi di igiene e per la tutela degli stessi animali che su una spiaggia assolata non stanno di sicuro bene. E quindi vietare l’ingresso ai cani negli stabilimenti balneari è una scelta dettata dalla necessità di garantire maggiore tutela sia alla clientela che agli stessi animali».  «Sia le vecchie ordinanze della Capitaneria che quelle attuali del Comune dicono che portare i cani in spiaggia durante la stagione balneare è vietato - sottolinea Stefano Paperini, titolare di un bagno alle Gorette di Cecina ed esponente di Confesercenti - Credo che sia difficile poter applicare la legge regionale sugli arenili. E comunque ci sono Comuni come Cecina e Bibbona, per restare nella mia zona, che hanno predisposto spiagge ad hoc sulle quali i cani possono accedere senza problemi».  E di spiagge dove poter far scorrazzare gli animali, in giro per la Toscana ce ne sono diverse. Uno dei primi Comuni a regolamentarle è stato quello di Livorno che nel 2001 individuò due tratti di spiaggia libera ad Ardenza e Antignano. L’hanno fatto anche Castagneto, che ha uno degli arenili più ampi riservato ai cani, Piombino e San Vincenzo. L’ha fatto infine Porto Azzurro che nell’ordinanza balneare dello scorso anno firmata dal sindaco Maurizio Papi, oltre alla dog beach sul golfo di Mola, prevedeva già, prima ancora della legge 59, che i cani potessero entrare negli stabilimenti balneari in spazi appositamente destinati ed attrezzati.

CORRIERE DELLA SERA
23 APRILE 2010
 
Nel parco Baravalle struttura riscaldata e con mangime per attirare i volatili
Il Comune beffa i piccioni troppo prolifici
«Stop alla riproduzione»: uova false per ingannarli. E per i centomila pennuti in vista l'«estinzione dolce»
 

Andrea Senesi

 

MILANO - Cibo a volontà e clima mite. Un ghetto dorato, lontano da piazze e luoghi nobili. Unico imperativo: vietato riprodursi. Per i suoi centomila piccioni il Comune sogna l’estinzione dolce, in una torre riscaldata e immersa nel verde. La prima piccionaia della città nascerà in zona Bocconi, nel mezzo del parco Baravalle. La delibera firmata dall’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna sarà in giunta stamani. L’operazione anti-colombi non costerà nulla. La piccionaia arriverà da Brescia, da un’azienda privata che presterà la struttura al Comune in comodato d’uso. Ci penseranno gli addetti del settore parchi e giardini ad accudire i volatili. La supervisione generale del progetto sarà invece nelle mani di Gianluca Comazzi, di professione garante degli animali di Palazzo Marino. Tecnica semplice e collaudata, assicurano gli esperti. Il microclima perfetto e la super-nutrizione sono l’esca migliore per attrarre i colombi nella torre. Soggiorno extra-luxe. Meglio che mendicare briciole in piazza Duomo. Poi, la trappola. La sostituzione, cioè, dell’uovo covato con uno finto, di plastica. Senza che il volatile se ne accorga, il potenziale erede non vedrà mai la luce. Il ricorso ai «siti di riproduzione controllata» non ha mai tradito. Prendiamo Basilea. Lì i risultati sono stati strabilianti: dimezzato il numero di piccioni, con oltre una tonnellata e mezzo di guano in meno.

A Milano c’è un piccione ogni dieci abitanti. La movida volatile si concentra nelle piazze del centro. In Duomo, ovvio. Ma anche in San Fedele o in Cadorna. «Portano malattie e sono un danno enorme per i monumenti», punta il dito l’assessore. La denatalità forzata è l’ultimo tentativo. Due anni fa il sindaco Moratti ci provò con un’ordinanza che vietava il becchime. Divieto largamente disatteso. Di multe ad eventuali trasgressori non è mai arrivata notizia. Ora la torre. Una però non basta. Dice l’assessore Landi che «per l’obiettivo natalità zero ce ne vorrebbero almeno nove». Una piccionaia in ogni quartiere.

GAZZETTA DI REGGIO
23 APRILE 2010
 
Capriolo salvato dai vigili del fuoco
 
Reggio Emilia - Sotto shock, spaventato, lo hanno soccorso in un parcheggio di via Cà Marastoni, nel quartiere della Rosta Nuova. Protagonista un giovane capriolo che ieri pomeriggio è stato salvato da una squadra dei vigili del fuoco.  L’animale, che probabilmente ha perso l’orientamento, è stato notato da alcuni cittadini accovacciato dietro una macchina in sosta.  I pompieri si sono avvicinati con cautela e dopo averlo tranquillizzato, lo hanno immobilizzato per permettere l’arrivo di un veterinario inviato dall’Ausl. L’animale, che non presentava ferite, è poi stato preso in consegna da una pattuglia della polizia provinciale.

IL GAZZETTINO
23 APRILE 2010
 
Caccia, pesca e natura: protagonista l’impagliatura
 
LONGARONE (BL) - Tutto è pronto, o quasi, per la 10. edizione di Caccia, Pesca e Natura, la mostra di prodotti, attrezzature e servizi per la caccia e la pesca sportiva, in programma a Longarone Fiere da venerdì 30 aprile a domenica 2 maggio. Tra gli eventi collaterali più attesi della rassegna, c'è da registrare lo svolgimento del Campionato europeo di tassidermia, la manifestazione indetta dall'European Taxidermy Federation e organizzata dall'Associazione Tassidermisti Italiani del presidente Iginio Bressan.Gli oltre cento partecipanti presenteranno circa 300 animali di tutte le razze, con riproduzioni divise in 13 categorie e 5 divisioni. A Longarone arriveranno tassidermisti da 23 nazioni, tra cui spiccano Russia, Lituania, Lettonia, Estonia, Norvegia, Finlandia, Repubblica Ceca, Inghilterra e Stati Uniti. Diversi anche i convegni.

LA ZAMPA.IT
23 APRILE 2010
 
Orso nella trappola di uno scatto fotografico
 
Finito il letargo, gli orsi hanno ripreso a vagare per le montagne del Trentino Alto Adige. Nei boschi fra il Passo Mendola e la val d'Ultimo un esemplare di orso bruno è finito in una trappola fotografica dell'ufficio caccia e pesca della Provincia di Bolzano.Sono state rilevate delle impronte su neve, nei ripidi versanti in ambienti lontani da centri abitati. Dalla grandezza delle impronte rilevate, è possibile affermare che si tratta di due individui diversi, uno più piccolo ed uno di taglia maggiore. Finora non è stata segnalata nessuna predazione a pecore o ad aviari.Uno dei due orsi si è alimentato di notte presso un punto di foraggiamento di caprioli, dove è stato immortalato da una trappola fotografica. Le foto ritraggono un orso di media taglia, presumibilmente di 3-4 anni d'età.
 
FOTO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=25963&tipo=FOTOGALLERY

IL GAZZETTINO
23 APRILE 2010
 
La lince ritorna nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi
 
Provincia di Belluno - La lince ritorna nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e cerca un nome. Dopo l'orso è gradita anche questa presenza sinonimo del fatto che l'area è protetta e tranquilla per la vita di questo tipo di animali.A notare le tracce del felino sui Monti del Sole sono stati gli agenti del Cta del Corpo forestale dello stato, incaricati dell'attività di sorveglianza del parco, che si sono imbattuti in resti di prede. Un tempo questi predatori erano considerati nocivi e perseguitati dall'uomo, ora sono considerati elementi insostituibili per il buon funzionamento degli ecosistemi naturali.«La presenza dei grandi predatori - spiega il Direttore del Parco, Nino Martino - è un segnale importante. Questi animali si trovano al vertice della catena alimentare, il loro arrivo consente di completare il già ricchissimo quadro faunistico del Parco e testimonia l'ottima qualità ambientale delle Dolomiti Bellunesi». Il direttore ringrazia gli agenti per il lavoro svolto quotidianamente che permette di avere informazioni precise ed aggiornate.Sull'onda del nome dato all'orso, Dino in onore di Dino Buzzati, il Parco indice un referendum per dare anche alla lince un nome di tutto rispetto. Chiunque voglia proporre un nome può scrivere una e-mail, all'indirizzo [email protected], motivando brevemente la scelta del nome. «Dopo il ritorno dell'orso e quello della lince - ha concluso il direttore Martino - attendiamo il prossimo arrivo del lupo». Questa specie sta facendo registrare negli ultimi anni un progressivo ampliamento del proprio areale di distribuzione.Nell'anno internazionale della biodiversità l'arrivo della lince diventa importante: «Trovare nel Parco - dichiara il Commissario dell'Ente Parco, Benedetto Fiori - i segni di presenza della lince è un segno di buon auspicio, che darà nuovo impulso agli impegni già assunti dal Parco e dal Ministero dell'Ambiente per onorare l'anno della biodiversità».

CORRIERE DELLE ALPI
23 APRILE 2010
 
Ricompare la lince nel Bellunese
 
BELLUNO. Prima toccò all’orso, ora è la volta della lince, in un futuro non lontano protagonista sarà il lupo. I grandi predatori sono tornati o arriveranno molto presto sulle Dolomiti. Un ritorno gradito, dicono i vertici del Parco, a riprova dell’ottimo stato di salute delle vette dolomitiche. Il nuovo ospite è la lince che ha fatto la sua ricomparsa nelle ultime settimane tra le montagne del Parco Dolomiti Bellunesi. I segni della lince sono stati trovati sui Monti del Sole, cuore selvaggio del Parco.  Segni inequivocabili della sua presenza (tracce e resti di prede), spiegano ancora al Parco: sono stati gli agenti del CTA del Corpo Forestale dello Stato, incaricati delle attività di sorveglianza nel Parco, a fare la scoperta.  Erano diversi anni che la lince non lasciava tracce di sé. Un tempo i grandi predatori (orso, lince, lupo) erano considerati “nocivi” e per questo perseguitati dall’uomo, che li aveva quasi sterminati. Oggi l’atteggiamento è cambiato e ci si è resi conto che questi animali sono elementi fondamentali e insostituibili per il buon funzionamento degli ecosistemi naturali. Grazie alla tutela legale di cui godono questi animali, alla presenza di una articolata rete di aree protette sull’intero arco alpino e, in qualche caso a progetti di ripopolamento come avviene in Trentino con l’orso, negli ultimi anni orso, lupo e lince stanno riconquistando i territori in cui vivevano tempo e dai quali erano stati scacciati.  «La presenza dei grandi predatori - spiega il direttore del Parco, Nino Martino - è un segnale importante. Questi animali si trovano al vertice della catena alimentare, il loro arrivo consente di completare il già ricchissimo quadro faunistico del Parco e testimonia l’ottima qualità ambientale delle Dolomiti Bellunesi. Il ritrovamento delle tracce di presenza della lince è stato possibile grazie al lavoro di controllo svolto ogni giorno sul territorio dagli agenti del CTA del Corpo Forestale, che desidero ringraziare per la costante e costruttiva collaborazione con l’Ente Parco. Grazie al loro lavoro possiamo infatti disporre di informazioni precise ed aggiornate sullo stato delle popolazioni di animali selvatici all’interno dell’area protetta».  «Dopo il ritorno dell’orso e quello della lince - conclude il direttore - attendiamo il prossimo arrivo del lupo».  Anche questa specie, infatti, sta facendo registrare negli ultimi anni un progressivo ampliamento dell’area di distribuzione sull’arco alpino, arrivando da ovest.  Proprio in conseguenza del ritorno della lince, il Parco lancia una proposta. Quando l’anno scorso è ricomparso, dopo qualche anno di assenza, l’orso, fu proprio il Parco a trovargli il nome: venne battezzato infatti Dino, in onore di Dino Buzzati.  «Ora bisogna trovare un nome per la lince. Per questo l’Ente Parco lancia un “referendum”: chiunque voglia proporre un nome per la lince può scrivere una e-mail all’indirizzo [email protected] motivando brevemente la scelta del nome. Le proposte più simpatiche ed originali saranno pubblicate sul sito internet del Parco, tra di esse verrà scelto il nome “ufficiale” di questo nuovo abitante dell’area protetta. L’autore del nome prescelto riceverà in regalo una felpa con il logo del Parco», annunciano dall’ente.  Oltre a partecipare al concorso, i lettori del Corriere delle Alpi possono dire la loro, indicare il loro nome preferito sul sito www.corrierealpi.it, oppure sulla pagina di facebook del giornale.  «Il 2010 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale della Biodiversità - commenta il Commissario dell’Ente Parco, Benedetto Fiori - trovare nel Parco i segni di presenza della lince, raro e splendido animale, è un segno di buon auspicio, che darà nuovo impulso agli impegni già assunti dal Parco e dal Ministero dell’Ambiente per onorare l’anno della biodiversità. A questo proposito vorrei ricordare che il ministro Prestigiacomo ha indetto la Conferenza Nazionale sulla biodiversità, che si terrà a Roma dal 19 al 23 maggio prossimi e alla quale parteciperà anche il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi». Sarà presentata la strategia nazionale per la biodiversità.

CORRIERE DELLE ALPI
23 APRILE 2010
 
E in Trentino e in Friuli
 
La lince è presente attualmente in provincia di Udine, al confine con la Slovenia, in Trentino e ora anche nel Bellunese. La lince apparsa in Trentino l’anno scorso è arrivata dalla Svizzera: a febbraio è stata catturata e ora ha un radiocollare.  La lince può arrivare a pesare anche 30 chili ed avere una altezza alla spalla di 55 centimetri. Sui Monti del Sole sono state trovate tracce anche di prede uccise: in genere elimina animali malati, deboli o vecchi.

IL TEMPO
23 APRILE 2010
 
Sequestrati ventitre capi ovini privi del marchio
Non si fermano i controlli dei Carabinieri del Nas del capoluogo e continuano i sequestri di animali.
 
CAMPOMARINO (CB) - Durante le ispezioni presso le aziende agricole in cui viene praticato l'allevamento, i militari del Nas, supportati dai Carabinieri di Campomarino ed in collaborazione con personale veterinario dell'Asrem, hanno proceduto al sequestro sanitario di 23 capi ovini sprovvisti di marchi auricolari. Gli animali non erano stati annotati sul prescritto registro aziendale di carico e scarico. Il valore dei capi di bestiame sequestrati ammonta a circa 5mila euro.

GAZZETTA DI REGGIO
23 APRILE 2010
 
Noi e loro
 
Reggio Emilia - Nei cani e nei gatti Attenti al «vomito proiettile»  Il vomito è un sintomo che in campo umano può scaturire da numerose malattie. Ancor più nel cane e nel gatto, questo sintomo è spesso irrilevante. In certi casi però è da prendere in seria considerazione. Quando si presenta con inusuale frequenza, quando è accompagnato da eccessiva sete, stanchezza o febbre. Un caso a parte merita il cosiddetto «vomito proiettile» in cui il materiale viene espulso lontano. Questo merita una visita urgente.  Rubrica a cura di Oscar Grazioli   Ambulatorio Belvedere
 

 

            23 APRILE 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 
IL DENARO
23 APRILE 2010
 
Studi sul rene policistico: confronto al Biogem
 
Il rene policistico: un approccio translazionale. E' questo il tema di una giornata di approfondimento scientifico in programma domani al BioGem, centro di ricerca di Ariano Irpino. Intervengono Ortensio Zecchino, presidente del Biogem, Marco Soria, presidente Airp, Roberto Di Lauro, presidente della Stazione zoologica "Anton Dohrn, Geppino Falco ricercatore del Biogem (cellule staminali e rene: dalla ricerca alla clinica), Mario De Felice (nuovi modelli animali nello studio delle patologie renali: il rene policistico con mutazione della Beta-integrina), Brunella Franco del Tigem (un modello di malattia ereditaria con rene policistico), Giovambattista Capasso nefrologo della Sun, (la clinica del paziente con rene policistico), Nunzia Miranda, Giovanna Farre (terapia del paziente con rene policistico)
Giovanna Capolongo (proposta di uno studio sulla calcolosi renale in pazienti con reni policistici) e Giovambattista Capasso (conclusioni: ricerca translazionale e clinica).
"Biogem - dice Roberto Di Lauro - ha di recente attivato una specifica unità di ricerca incentrata sulla fenotipizzazione di patologie renali su modelli animali, avendo già all'attivo la realizzazione di un modello murino che riassume alcune delle caratteristiche del rene policistico umano. Il convegno intende fare il punto sullo stato della ricerca e delle applicazioni cliniche sul rene policistico, una patologia altamente invalidante". La malattia ha una incidenza di 1 su 1000 individui ed è la principale causa genetica di insufficienza renale dell'adulto. Tra le malattie genetiche, il rene policistico è un caso speciale per diversi motivi: è sicuramente, tra le malattie genetiche, una delle più frequenti, è una affezione di cui si conosce molto in termini patogenetici ed è una delle poche malattie che consente interventi volti a prevenirne l'evoluzione laddove fino a qualche anno fa, di fronte ad un paziente affetto da rene policistico, si poteva a malapena fare diagnosi.

IL GIORNALE

23 APRILE 2010

 

Stop ai test su cavie da laboratorio

 

Conigli, topi e cavie da laboratorio possono tirare un sospiro di sollievo. Continua infatti a fare progressi la cosiddetta «tossicologia predittiva», un metodo per verificare l’eventuale tossicità di cosmetici e prodotti per capelli su modelli di pelle ricostruita in vitro invece che su animali vivi. Nei suoi laboratori di Aulnay-sous-Bois, alle porte di Parigi, il gigante francese della bellezza L’Oreal ha già sviluppato, con la collaborazione di società specializzate in biotecnologia avanzata, due modelli di epidermide umana riprodotta in laboratorio, Episkin e Skinethic Rhe, certificati dal Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (Ecvam) come strumento valido per sostituire i test su animali per le verifiche su corrosione e irritazione della pelle. I test realizzati sui due modelli di pelle ricostruita, secondo le verifiche effettuate dall’Ecvam, hanno un’efficacia dell’80% circa nell’individuazione degli agenti irritanti e non irritanti. Le possibili applicazioni sulla «pelle in vitro» sono molte.


MESSAGGERO VENETO PORDENONE
23 APRILE 2010
 
Ricercatrice negli Usa subito dopo la laurea
 
Alloro accademico con 110 e lode sulla pergamena di laurea di Alessandra Dall’Agnese, neo-dottore in biotecnologie nell’ateneo di Udine. Segni particolari: tesi sperimentale di immunologia in inglese e un futuro nella ricerca oltreoceano. Ex liceale del Leopardi-Majorana di Pordenone, Alessandra volerà negli Usa per l’affondo sperimentale: la “mission” è la nuova frontiera della rigenerazione cellulare. «Il titolo della mia tesi è “New insights on the aryl hydrocarbon receptor-mediated functions in immunity: expression and roles in mast cells” – ha presentato il lavoro la neolaureata –. Sono stata seguita dai cattedratici Carlo Ennio Michele Pucillo, Barbara Frossi e Riccardo Sibilano. Nei laboratori statunitensi lavorerò sulla rigenerazione dei tessuti nel dipartimento di biologia cellulare e dello sviluppo dell’università di California Irvine. Nel 2008 ho svolto le prime ricerche». Studierà in particolare le salamandre messicane che hanno l’abilità di rigenerare diversi parti del corpo tra cui zampe, occhi, branchi. Quindi, non soltanto la cartilagine, come avviene in altri animali. «La ricerca – ha sottolineato Alessandra Dall’Agnese – potrebbe portare importanti benefici all’uomo in caso di ustioni, amputazioni e altro».

IL PICCOLO
23 APRILE 2010
 
Bellezza, stop ai test sugli animali: c è una pelle biotech a prova di creme
 
PARIGI Conigli, topi e cavie da laboratorio possono tirare un sospiro di sollievo. Continua infatti a fare progressi la cosiddetta tossicologia predittiva, un metodo per verificare l'eventuale tossicità di cosmetici e prodotti per capelli su modelli di pelle ricostruita in vitro invece che su animali vivi. Nei suoi laboratori di Aulnay-sous-Bois, alle porte di Parigi, il gigante francese della bellezza ha già sviluppato, con la collaborazione di società specializzate in biotecnologia avanzata, due modelli di epidermide umana riprodotta in laboratorio, Episkin e Skinethic Rhe, certificati dal Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (Ecvam) come strumento valido per sostituire i test su animali per le verifiche su corrosione ed irritazione della pelle. Le possibili applicazioni della ”pelle in vitro”, però, sono molte di più. «Su questi campioni ricostruiti - spiega il ricertatore Josè Cotovio, responsabile di un dipartimento internazionale di ricerca sull'epidermide - possiamo testare sia i singoli ingredienti che le nuove formule per reazioni allergiche superficiali, penetrazione sottocutanea, effetti sul metabolismo, corrosione, tossicità e fototossicità. Cose che prima si verificavano con il famigerato ”test del coniglio”, vietato dalle più recenti norme europee sulla tutela degli animali». I test realizzati sui due modelli di pelle ricostruita, secondo le verifiche effettuate dall'Ecvam, hanno un'efficacia dell'80% circa nell'individuazione degli agenti irritanti e non irritanti. «Si tratta di un grosso passo avanti, ma sappiamo che non è certo quello definitivo - commenta ancora Josè Cotovio -; i fenomeni allergici, per esempio, sono molto complessi, con un grosso numero di fattori in gioco, quindi difficili da studiare su questi modelli, che sono estremamente semplificati». Una prima evoluzione, su cui l’industria della bellezza sta lavoraando da qualche anno, è l'introduzione in questi modelli epidermici di altre cellule, come i mastociti, che partecipano attivamente alla risposta immunitaria contro gli allergeni. «Siamo già in grado di realizzare modelli con cellule di questo tipo nei laboratori, ma il problema - previsa Cotovio - è riuscire a produrre questi modelli piu complessi su scala industriale. La nostra speranza è riuscirci entro 4 o 5 anni».
 
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