22 DICEMBRE  2009

ANSA
22 DICEMBRE 2009
 
Animali: guardie zoofile salvano cinque cani a Osimo
Abbandonati senza cibo e al gelo da proprietaria
 
OSIMO (ANCONA) - Le guardie zoofile di Wwf e Legambiente, allertate da alcuni cittadini, hanno soccorso ad Osimo cinque cani trovati in una ''situazione disastrosa''. Due pastori tedeschi erano ''detenuti'' dentro una gabbia, senza cibo da giorni e senza alcun riparo, con temperature che di notte scendono sotto lo zero. Altri tre cani, due meticci e un Beagle, erano invece rinchiusi in un ex pollaio dove filtrava solo un filo di luce, anch'essi a digiuno da giorni e in condizioni igieniche precarie. La proprietaria e' stata denunciata per maltrattamento di animali, ai sensi dell'art. 727 del Codice penale, che precede pene fino a un anno e sanzioni fino a 10.000 euro.

ASYLUM
22 DICEMBRE 2009
 
INCOLLANO LE ZAMPE DI UN GATTO SULL'AUTOSTRADA, SALVATO
 
 
 
Lo hanno attaccato al manto autostradale usando una colla potentissima e mettendo a repentaglio la sua vita, visto che intorno a lui sono sfrecciate molte auto e moto. Tanti quelli che lo hanno ignorato, pensando che fosse ferito o addirittura morto .Timothy (in foto) è il gattino protagonista di un altro caso di maltrattamento, avvenuto in una strada trafficata del Minnesota. Il micio è stato salvato da una coppia, che gli è passata accanto e che ha deciso di verificare quali fossero le sue condizioni. Una volta in prossimità del gatto, si sono resi conto che qualcuno aveva incollato le zampine al manto stradale. La coppia ha subito chiamato i soccorsi, che si sono trovati di fronte al duro compito di liberarlo, senza fargli troppo male. Alla fine si è procurato qualche ferita, visto che alcune parti di pelle si sono lacerate. "E' una storia che lascia a bocca aperta. Da non credere che qualcuno possa fare una cosa del genere. Non ho mai visto nulla di simile", commenta uno dei soccorritori. Per adesso Timothy è stato preso in affidamento da una famiglia temporanea, anche se a breve verrà offerto in adozione a qualcuno disposto a prendersi cura di lui.

LA CITTA' DI SALERNO
22 DICEMBRE 2009
 
La storia
"Gambizzato" un cane di salvataggio.
 
Angela Sabetta
 
Altavilla Silentina (SA). "Gambizzato" un cane di salvataggio. E’ accaduto nella frazione di Cerrelli di Altavilla Silentina lo scorso fine settimana. A cadere nel mirino di qualche balordo ed incivile, è stato Massimo Decimo Meridio, detto Massi. L’esemplare di Terranova nero è un super esperto che senza esitare si tuffa in acqua appena si rende conto che qualcuno si trova in difficoltá. Massi è un baywatch a quattro zampe di proprietá della cooperativa dei bagnini MedService di Paestum, presieduta da Carmen Mottola. Il cane, per la stagione invernale era in custodia in un’abitazione privata, situata a Cerrelli. L’episodio si è verificato nella serata di venerdì. Presumibilmente Massi, che gironzolava libero all’interno del giardino dell’abitazione, in qualche modo è riuscito ad uscire e si è allontanato. Purtroppo quando ha fatto rientro aveva una zampa tutta sanguinante. E’ stato colpito di striscio anche alla spala e alla tempia. A stabilire che l’animale era stato colpito con un fucile da caccia, è stato il veterinario. «E’ stato lo stesso veterinario che ci ha spiegato che c’è stata volontarietá - spiega Mottola - nel colpire il cane, è stato fatto apposta per fargli del male. Non comprendo chi può aver fatto una simile crudeltá. Massi è benvoluto da tutti, soprattutto dai bambini che spesso lo riempiono di coccole che lui accetta ben volentieri. Ciò che è accaduto è un atto spregevole». Massi è forte e sicuramente si riprenderá del tutto e sará pronto per la prossima estate con il suo giubbetto rosso per salvare, come ha fatto quest’anno sul litorale di Paestum, altre vite umane.

ANSA
22 DICEMBRE 2009
 
Russia:freddo, strage animali circo
Morte otto tigri e una leonessa. Orsa in cattive condizioni
 
MOSCA - Strage di animali al circo Micta (Sogno), durante un viaggio da Khabarovsk, estremo oriente russo, a Yakutsk, in Siberia. Nel trasferimento sono morte otto tigri indiane e una leonessa africana, mentre un'orsa himalayana e' in cattive condizioni. Due le ipotesi principali per spiegare i decessi: il trasporto degli animali in carri non riscaldati, dove sarebbero morti assiderati per le basse temperature della zona, oppure il soffocamento da gas di scarico.

LA GAZZETTA DI MANTOVA
22 DICEMBRE 2009
 
Nei guai per il calcio al bassotto del vicino di casa
 
MANTOVA. Ancora un servizio coordinato dal Comando provinciale carabinieri per contrastare il fenomeno delle rapine e dei furti in abitazioni, lo sfruttamento della manodopera clandestina, ma anche le stragi del sabato sera.  Tra i tanti risultati ottenuti, di cui già è stata data notizia nei giorni scorsi, i carabinieri di Revere hanno denunciato un sessantenne di Quingentole, C.P. per maltrattamento di animali. L’uomo ha picchiato il cane bassotto del vicino (rimasto ferito alle orecchie). Il proprietario dell’animale si è rivolto ai carabinieri ai quali, per giustificare il proprio comportamento, il 60enne avrebbe spiegato: «Ma dava fastidio».  Ma ancora: i carabinieri di Poggio Rusco hanno denunciato cinque cinesi per ingresso clandestino nel territorio nazionale; uno dei cinque ha anche dato false generalità. E poi, a Mantova il Nucleo Radiomobile ha denunciato un italiano, un albanese e un bangladese per guida in stato di ebbrezza. Durante il coordinato - dal 17 al 20 - sono state controllate in tutto 1279 persone (246 gli stranieri) e 944 mezzi. Le multe sono state 79 (per un importo di 9300 euro), 11 patenti ritirate, 180 punti sottratti.

LA NUOVA VENEZIA
22 DICEMBRE 2009
 
Norcino muore mentre macella un maiale
 
ARZERGRANDE (PD). Norcino muore mentre macella il maiale: è successo ieri pomeriggio nell’abitazione al civico 114 di via Bassa a Vallonga. Antonio Volpin, 49 anni, originario di Arzergrande ma da tempo residente a Chioggia, al civico 31 di via Val di Rosa, è stato stroncato da un malore. Mentre eseguiva le operazioni di macellazione dell’animale, il quarantanovenne si è improvvisamente accasciato al suolo, privo di sensi. Le altre persone che erano con lui e lo aiutavano, hanno subito cercato di prestargli soccorso. Ogni tentativo di rianimarlo si è rivelato purtroppo inutile.  I sanitari del Suem, giunti sul posto a sirene spiegate, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso di Volpin. La disgrazia è avvenuta intorno alle 16.30. Era già da qualche ora che Volpin stava lavorando per macellare il maiale ucciso in mattinata. Non aveva dato segni di malessere e quando si è sentito male le persone che stavano lavorando con lui sono rimaste alquanto sorprese.  Poi hanno saputo dai familiari che il quarantanovenne soffriva di patologie legate al cuore e forse va ricercata proprio lì la causa dell’improvviso decesso. Il corpo di Volpin è stato portato all’obitorio dell’ospedale di Piove di Sacco.  Dell’accaduto sono stati informati anche i carabinieri per gli accertamenti di rito. Subito è stata informata la famiglia che risiede a Chioggia e dove il corpo dello sfortunato norcino è stato trasportato per essere messo a disposizione dei famigliari. Nei prossimi giorni sarà decisa la data dei funerali.

CORRIERE ADRIATICO
22 DICEMBRE 2009
 
Troppi piccioni a Senigallia Meglio mangiarli
 
Giovanna Pergolesi
 
Senigallia (AN) - A Senigallia i piccioni la fanno da padroni anche al mercatino del Foro Annonario svolazzando tra le bancarelle e fermandosi sulla verdura e frutta per mangiarla. Questa è l’igiene che dovrebbe essere garantita per i prodotti alimentari? Perché non si fa una campagna per l'eliminazione dei piccioni che tra l'altro sono animali commestibili?

IL CITTADINO
22 DICEMBRE 2009
 
Alcuni anziani si spaventano, il Comune rimedierà avvisando con cartelli. L’Enpa approva: «L’importante è non ucciderli» 
Un cannone contro i piccioni al cimitero 
I dissuasori a pettine non bastano, si tenta di allontanarli col rumore 
 
Carlo Catena
 
Lodi - Più o meno ogni cinque minuti un boato scuote il cimitero Maggiore di Lodi. Un botto sordo, metallico, per ora non preannunciato da alcun cartello, che fa sobbalzare i più anziani, e non solo loro: il Comune di Lodi infatti ha fatto installare un cannone acustico, un tubo metallico alimentato da una bombola di gas, del tipo utilizzato dagli agricoltori per allontanare i volatili dai campi appena seminati: è l'ultima battaglia della guerra ai piccioni, «che ci costano un impegno economico ingente e che avevano causato lamentele e disagi, oltre a possibili rischi igienici, per le loro tracce», spiega l’assessore allo stato civile Giuliana Cominetti. Il camposanto più grande del capoluogo è già stato attrezzato con centinaia di metri di dissuasori a pettine in ogni angolo nel quale si potrebbero posare. Ma questo sembra non essere bastato: «Non vogliamo rassegnarci a quella che sembra una battaglia persa - prosegue l'assessore Cominetti -. Oltre alle tombe imbrattate, c’è anche il problema dei tetti danneggiati, perché sembra che riescano anche a spostare le tegole. Così, affidandoci a una ditta specializzata, abbiamo deciso di provare anche la dissuasione acustica. Una sperimentazione che non ha ancora un termine certo ma che sicuramente è meno problematica rispetto ad altre ipotesi, come l'uso di mangime che rende meno prolifici i volatili. Se proseguiremo, credo che provvederemo a informare i visitatori con alcuni cartelli, per evitare che si spaventino».Il rumore è poco più forte di quello di un grosso petardo, amplificato dal quadrilatero del cimitero e anche dalle recinzioni a pannello di lamiera zincata che delimitano l’area a cantiere in cui il cannone è collocato. Ma fuori dal cimitero, dove corre viale Milano, il botto già non si sente. Dentro l’effetto, commenta un anziano memore della guerra, «è quello di uno sparo».L’Ente nazionale protezione animali, comunque, non ha nulla da eccepire: «Sono sistemi magari un po’ rumorosi - commenta il presidente dell’Enpa di Lodi, Aldo Curatolo, ma incruenti, che non configurano a mio parere ipotesi di maltrattamento di animali. Per noi vanno bene anche i dissuasori, basta che non si arrivi all’abbattimento, come invece in passato altri comuni avevano fatto, abusando tra l'altro della polizia provinciale. I piccioni torraioli non sono cacciabili e quindi sono automaticamente una specie selvatica protetta. È impossibile pensare a città senza piccioni ma ci sono anche altri metodi di contenimento, come l'uso di mangime medicalizzato, che possono essere utilizzati, ma seguendo rigorosamente le prescrizioni dell’Istituto nazionale della fauna selvatica. Ad esempio vanno utilizzati distributori di becchime che impediscano ad altre specie di alimentarsi».Se l’operazione al Maggiore avrà successo, l’amministrazione comunale non esclude di tentare la bonifica dei piccioni anche negli altri cimiteri: «Prima di tutto, per una questione di decoro», conclude l'assessore. L'importante è che a spaventarsi siano solo i volatili.

Animalieanimali
22 DICEMBRE 2009
 
SALVI PICCIONI E TORTORE, ANNULLATA ORDINANZA DEL SINDACO DI MARRADI
In Mugello.
 
A seguito del ricorso della LAV, dopo aver sospeso l'ordinanza sindacale che autorizzava l'uccisione di un numero imprecisato di colombi e di tortore per un anno intero, il Tribunale Regionale della Toscana ora dichiara tale ordinanza illegittima e l'annulla.Come nella "novella dello stento che dura tanto tempo.....", molti sindaci toscani, trascurando o ignorando le leggi che regolano la materia, per assecondare la minuscola ma "agguerrita" categoria dei cittadini cacciatori che esercitano la loro infaticabile pressione ricattatoria a scapito delle maggioranze, della verità scientifica e della legalità, sono soliti emettere ripetute ordinanze di abbattimento dei piccioni torraioli.Il TAR si è sempre pronunciato contro queste ordinanze, che fanno uso impropriamente delle caratteristiche di contingibilità e urgenza, imponendone la sospensione.Ora, dichiarandola illegittima, ordina l'annullamento dell'ordinanza emessa dal sindaco di Marradi il 31 gennaio 2008 in quanto "la mancata indicazione dei requisiti di eccezionalità e di imprevedibilità del pericolo e, per l'effetto, dell'urgenza dell'intervento e dell'impossibilità di utilizzare altri strumenti previsti dal sistema, vizia irreparabilmente l'ordinanza", e che "il Comune non ha seguito la procedura ed i metodi dettati per la problematica in esame dall'art. 19 comam 2 della l.n. 157/1992".L'ordinanza del sindaco di Marradi si fondava infatti sull'ipotetico rischio sanitario e sui paventati danni all'agricoltura procurati dalle due specie oggetto del provvedimento. Presupposti del tutto privi di qualsiasi fondamento scientifico ed oggettivo, tanto che nel testo dell'ordinanza non vi è traccia di alcun riferimento in ordine al rischio concreto di zoonosi, né tanto meno in relazione all'entità economica dei danni procurati all'agricoltura. Inoltre l'ordinanza del sindaco invade un campo, quello della tutela della fauna selvatica, di esclusiva competenza provinciale.Ci auguriamo che il continuo gridare "al lupo...al lupo" si dimostri finalmente per quello che è: favola...per non dire....menzogna.
La LAV invita alla lettura dei testi scientifici, delle conclusioni di indagini e studi, delle esperienze concrete emerse, fra l'altro, dal convegno di Venezia e reperibili sul sito
http://www.lav.it/index.php?id=1331

Animalieanimali
22 DICEMBRE 2009
 
SALVI PICCIONI E TORTORE, ECCO LA SENTENZA DEL TAR
Vittoria della Lav al Tribunale Amministrativo della Toscana.
 
22 dicembre 2009 - REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana
(Sezione Seconda)
ha pronunciato la presente SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 420 del 2008, proposto dalla
Lega Anti-Vivisezione – L.A.V., in persona del legale rappresentante pro tempore, sig. Gianluca Felicetti, rappresentata e difesa dall’avv. Valentina Stefutti e con domicilio eletto presso lo studio dell’avv. Barbara Vannucci, in Firenze, via Scialoia 67
contro
Comune di Marradi, non costituito in giudizio
nei confronti di
Arci Caccia, non costituita in giudizio
per l’annullamento,
previa sospensione dell’efficacia,
- dell’ordinanza del Sindaco di Marradi n. 10 del 31 gennaio 2008 avente ad oggetto l’abbattimento di piccioni terraioli e tortore per la salvaguardia dell’incolumità pubblica;
- di ogni altro atto presupposto, conseguente o comunque connesso.
Visto il ricorso con i relativi allegati;
Vista la domanda di sospensione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla ricorrente;
Vista l’ordinanza cautelare n. 333/2008 del 28 marzo 2008, con la quale è stata accolta la domanda incidentale di sospensione;
Visti tutti gli atti della causa;
Nominato relatore nell’udienza pubblica del 5 novembre 2009 il dott. Pietro De Berardinis;
Uditi i difensori presenti della parte costituita, come da verbale;
Ritenuto e considerato in fatto ed in diritto quanto segue:
FATTO e DIRITTO
1. L’associazione ricorrente, Lega Anti-Vivisezione (d’ora in poi: L.A.V.), espone che il Sindaco di Marradi, con ordinanza n. 10 del 31 gennaio 2008 adottata ai sensi degli artt. 50 e 54 T.U.E.L., ha ingiunto:
a) ai proprietari di immobili privati ed all’Ufficio Tecnico Comunale (per quanto concerne le aree pubbliche), la distruzione di uova e nidi, nonché la rimozione periodica e costante delle deiezioni di piccioni terraioli e tortore;
b) in via prioritaria la cattura e, in caso di inefficacia di siffatto intervento, l’abbattimento mediante fucile, di piccioni terraioli e tortore, con prescrizione in quest’ultima ipotesi, per i proprietari degli immobili interessati, di provvedere nel periodo 1° febbraio 2008-1° febbraio 2008 all’eliminazione del maggior numero possibile dei summenzionati volatili, sulla base delle modalità stabilite con la medesima ordinanza sindacale.
1.1. Con la suindicata ordinanza, inoltre, il Sindaco ha ingiunto ai privati proprietari degli immobili interessati (nonché all’Ufficio Tecnico Comunale per gli immobili pubblici) di dotare entro trentasei mesi le strutture murarie e le coperture di idonei accorgimenti per scoraggiare lo stazionamento dei volatili ed ha vietato la somministrazione di cibo o alimenti agli stessi.
2. Nei confronti di detta ordinanza, considerata ingiustamente lesiva dell’interesse alla salvaguardia dell’ambiente ed all’integrità del patrimonio faunistico – di cui l’associazione esponente assume di essere portatrice – è insorta la Lega Anti-Vivisezione, impugnandola con il gravame in epigrafe e chiedendone l’annullamento. A supporto del gravame ha dedotto le seguenti censure:
- violazione e/o falsa applicazione degli artt. 50 e 54 T.U.E.L., eccesso di potere, contraddittorietà delle previsioni con il fine perseguito, carenza istruttoria, perché nel caso di specie mancherebbero i presupposti che legittimano l’emanazione di ordinanze extra ordinem;
- violazione e/o falsa applicazione dell’art. 19 della l. n. 157/1992, eccesso di potere nonché difetto di istruttoria sotto ulteriore profilo, difetto assoluto di motivazione, in quanto i volatili oggetto del provvedimento impugnato si annovererebbero tra gli animali selvatici, sicché: a) ne sarebbe vietata l’apprensione ai sensi degli art. 18 e 19 della l. n. 157/1992; b) ai fini del controllo su tale categoria di fauna selvatica, non sarebbe stato valutato il ricorso ai “metodi di abbattimento ecologici” od a soluzioni alternative, e non sarebbe stato acquisito il parere dell’I.N.F.S.;
- incompetenza ed illegittimità derivata dalla violazione del combinato disposto di cui agli artt. 19, comma 2, della l. n. 157/1992 e 37 della l.r. n. 3/1994, giacché la competenza nella materia de qua apparterrebbe alla Provincia e non al Comune;
- illogicità, contraddittorietà, travisamento, eccesso di potere sotto altro profilo, perché l’ordinanza prevede particolari cautele per l’abbattimento dei volatili nei centri urbani, in relazione ai rischi per l’incolumità pubblica derivanti dall’uso delle armi da fuoco, ma dimenticherebbe che la medesima esigenza si pone anche per l’abbattimento fuori dei centri abitati, essendo abitudine dei piccioni di insediarsi in prossimità degli spazi abitati dall’uomo.
2.1. Il Comune di Marradi e l’Arci Caccia, pur notificati, non si sono costituiti in giudizio.
2.2. Nella Camera di consiglio del 27 marzo 2008 il Collegio, attesa la mancanza dei presupposti per l’adozione di un provvedimento d’urgenza ed alla luce dell’art. 37 della l.r. n. 3/1994 (recante attribuzione alla Provincia dei compiti di controllo sulle specie di fauna selvatica), con ordinanza n. 333/2008 ha accolto la domanda incidentale di sospensione.
3. All’udienza pubblica del 5 novembre 2009 la causa è stata trattenuta in decisione.
4. L’associazione ricorrente (L.A.V.) impugna l’ordinanza del Sindaco di Marradi ex artt. 50 e 54 del d.lgs. n. 267/2000, con la quale è stata disposta la cattura e, in caso di inefficacia di tale misura, l’abbattimento mediante fucile di piccioni terraioli e tortore, in modo da giungere “all’eliminazione del maggior numero possibile” di siffatte specie di volatili nei dodici mesi decorrenti dal 1° febbraio 2008.
4.1. In via preliminare il Collegio deve scrutinare la questione attinente alla legittimazione ad agire della ricorrente Lega Anti-Vivisezione.
4.2. Ad avviso del Collegio, la questione deve essere risolta positivamente, alla luce dei più recenti orientamenti giurisprudenziali in tema di legittimazione ad agire degli enti esponenziali di interessi diffusi nella materia della protezione ambientale (e della protezione degli animali) ed in particolare degli enti individuati ai sensi dell’art. 13 della l. n. 349/1986.
4.3. Nello specifico, le disposizioni cui va fatto riferimento sono gli artt. 13 e 18, comma 5, della l. n. 349/1986: quest’ultima disposizione – non abrogata dall’art. 318 del d.lgs. n. 152/2006 (che ha invece abrogato gli altri commi dell’art. 18 cit.) – prevede che le associazioni individuate in base al precedente art. 13 (le associazioni di protezione ambientale a carattere nazionale e quelle presenti in almeno cinque regioni, individuate con decreto del Ministro dell’Ambiente), oltre ad intervenire nei giudizi per danno ambientale, possono impugnare dinanzi al giudice amministrativo atti illegittimi, chiedendone l’annullamento. Secondo la più recente giurisprudenza (T.A.R. Lazio, Roma, Sez. I, 1° aprile 2009, n. 3481), la peculiarità della legittimazione delle associazioni di protezione ambientale (ma il discorso vale anche per quelle di protezione faunistica, tanto più quando – come nel caso di specie, secondo ciò che si ricava dagli atti di causa – si tratta di associazione riconosciuta ex art. 13 della l. n. 349/1986) consiste nel fatto che essa è attribuita non ad un soggetto individuale, ma ad un ente esponenziale di interessi diffusi, legittimato ad impugnare qualsiasi provvedimento lesivo di un bene ambientale giuridicamente rilevante. Una volta che l’associazione è individuata con il decreto del Ministro dell’Ambiente ex art. 13 della l. n. 349 cit. ed è, quindi, titolare in astratto del potere di proporre ricorso dinanzi al giudice amministrativo, le condizioni per agire in giudizio sono uguali a quelle che devono esistere affinché ogni soggetto dell’ordinamento abbia in concreto legittimazione ad agire in giudizio. Ciò sta a dire che il soggetto dovrà essere titolare di una posizione legittimante caratterizzata dalla qualificazione e dalla differenziazione. Quest’ultima può discendere dall’atto amministrativo, non soltanto quando esso incide direttamente nella sfera giuridica del soggetto, ma anche quando vi è un collegamento tra tale sfera ed il bene della vita oggetto della potestà pubblica, in base al quale l’atto, producendo i suoi effetti, è destinato ad interferire sulla posizione sostanziale del ricorrente. La qualificazione, invece, sta a significare che l’interesse, individuale o collettivo, è considerato dalla norma attributiva del potere, nel senso che detta norma, ovvero l’ordinamento nel suo complesso, devono prendere in considerazione, oltre l’interesse pubblico che la norma stessa è precipuamente preordinata a soddisfare, anche l’interesse individuale, o, come nel caso in discorso, diffuso, facente capo al soggetto che intende agire in giudizio. Pertanto, la posizione delle suddette associazioni di protezione ambientale (o faunistica) riconosciute, certamente differenziata da quella della generalità dei consociati, è anche qualificata quando l’interesse sostanziale dedotto in giudizio dall’associazione attiene ad un bene ambientale preso in considerazione dall’ordinamento ed invece non è qualificata quando il bene che si mira a tutelare non viene individuato dall’ordinamento come rilevante sotto il profilo ambientale (T.A.R. Lazio, Roma, Sez. I, n. 3481/2009, cit.).
4.4. Orbene, facendo applicazione degli ora visti principi alla fattispecie in esame, sembra indubbia l’affermazione di una posizione differenziata e qualificata della ricorrente L.A.V., che perciò, come tale, è legittimata alla proposizione del ricorso indicato in epigrafe. In particolare, la qualificazione deve ritenersi sussistente alla stregua della disciplina dettata dalla l. n. 157/1992, recante norme in materia di protezione della fauna selvatica (nella quale rientrano anche i piccioni inselvatichiti, in quanto la nozione di fauna selvatica non è limitata alle specie propriamente selvatiche, ma è estesa più in generale anche agli animali di tipo selvatico: T.A.R. Toscana, Sez. II, 2 aprile 2003, n. 1165; T.A.R. Veneto, Sez. II, 24 ottobre 2008, n. 3274). Ed invero, l’art. 19, comma 2, della l. n. 157 cit. prevede, anche per le ragioni sanitarie indicate dall’ordinanza in questa sede gravata, la possibilità di adottare misure di controllo delle specie nocive, che prescindano dalla normale attività di caccia. Tuttavia, ciò può avvenire alle condizioni previste dalla medesima disposizione, cioè con l’utilizzo, di norma, di metodi ecologici: solo in subordine all’accertamento dell’inefficacia di siffatti metodi, si può ricorrere a piani di abbattimento, che però devono essere autorizzati. Da un simile complesso normativo discende la presa in considerazione, da parte dell’ordinamento, come interesse rilevante sul piano giuridico, dell’interesse fatto valere nella vicenda de qua dalla L.A.V. (quello a preservare il patrimonio faunistico) in quanto è evidente che l’ordinamento considera l’abbattimento e pertanto l’eliminazione cruenta degli animali in parola (persino se, in ipotesi, nocivi sotto il profilo sanitario) l’extrema ratio, cioè la soluzione utilizzabile solamente quando tutte le altre si dimostrino inefficaci. Al predetto interesse, anzi, l’ordinamento attribuisce particolare rilevanza, se è vero che ne effettua il bilanciamento con interessi primari, pure di rango costituzionale (salute pubblica, tutela del suolo, tutela del patrimonio storico artistico, ecc.). Né si può dubitare che di un interesse simile l’odierna ricorrente sia portatrice, giacché un dubbio di tal genere riceve immediata confutazione dall’analisi dello statuto della L.A.V., il cui art. 2 prevede, tra gli scopi associativi, la lotta contro ogni forma di violenza sugli animali per il rispetto del diritto alla vita di ogni essere vivente, e la diffusione nella società di una cultura che insegni a convivere con gli animali in modo corretto e non conflittuale, in modo da pervenire ad una visione non più antropocentrica, ma biocentrica. Vi è, dunque, una piena coerenza tra l’interesse fatto valere in giudizio e gli scopi statutari della L.A.V., con la conseguenza di dover riconoscere l’esistenza sia della legittimazione, sia dell’interesse ad agire dell’associazione (cfr. T.A.R. Puglia, Lecce, Sez. II, 24 luglio 2003, n. 5244).
4.5. Sempre in via preliminare, va però meglio delimitato l’interesse ad agire della ricorrente, di cui, una volta affermatane in linea generale la sussistenza, deve verificarsi se si estenda o meno a tutte le misure predisposte dal provvedimento impugnato.
4.6. Sul punto, deve negarsi che la L.A.V. abbia un interesse a chiedere l’annullamento delle misure disposte al par. 1) del citato provvedimento e cioè l’ordine di distruzione di nidi e uova in luoghi di usuale posizionamento, di rimozione periodica e costante delle deiezioni dei volatili nei punti critici di accumulo, e di infossamento delle eventuali spoglie di questi previo cospargimento di calce viva. Si tratta, infatti, per un primo verso (distruzione di nidi e uova) di misure che già si inquadrano nelle normali facoltà dei proprietari di protezione economica del proprio diritto (T.A.R. Toscana, Sez. II, n. 1165/2003, cit.); per altro verso (rimozione delle deiezioni, infossamento delle spoglie), di misure che rispondono ad esigenze di igiene e sanità pubblica e di decoro e non producono oggettivamente alcun danno agli animali. Il merito del ricorso verrà, quindi, analizzato con riferimento alle misure disposte al par. 2 dell’ordinanza e cioè la cattura e l’abbattimento dei volatili. Sul punto deve essere chiarito, infatti, che l’interesse ad agire della L.A.V. sussiste in relazione non solo all’abbattimento, ma anche alla cattura dei volatili, poiché questa è misura che già di per sé, qualora attuata con mezzi crudeli o comunque sproporzionati, è in grado di cagionare danno agli animali (diversamente dal cd. scaccio: cfr. T.A.R. Toscana, Sez. II, n. 1165/2003, cit.). Una simile conclusione è poi decisamente rafforzata – ed anzi, resa inevitabile – dalla considerazione che, nel caso di specie, l’ordinanza non specifica il fine ultimo, al quale la cattura dei volatili è preordinata: se cioè, al fine della successiva adozione di metodi ecologici, ex art. 19, comma 2, della l. n. 157/1992, per realizzare l’intervento a scopo sanitario, od in vista comunque dell’eliminazione dei suddetti volatili, nel qual caso la cattura sfocerebbe nell’abbattimento e, dunque, in una misura rispetto alla quale si è dimostrato l’interesse ad agire della ricorrente.
4.7. La pronuncia di merito si estenderà, inoltre, alle misure previste al par. 3 dell’ordinanza de qua (sistemazione entro trentasei mesi di accorgimenti, cd. dissuasori, per scoraggiare lo stazionamento dei volatili), nei limiti in cui anche siffatti accorgimenti siano idonei a nuocere all’incolumità degli animali in discorso ed a cagionarne la morte, perché anche in questo caso si tratterebbe di misura in sostanza equivalente all’abbattimento e, comunque, lesiva dell’interesse (giuridicamente rilevante) fatto valere dall’associazione ricorrente. Mentre a diversa conclusione deve pervenirsi per la misura dettata al par. 4 dell’ordinanza sindacale (divieto di somministrazione di cibo o alimenti ai volatili), per la quale deve, invece, nuovamente evidenziarsi la carenza di interesse in capo all’associazione, in base alle medesime ragioni già sopra illustrate per le misure di cui al par. 1 e cioè l’assenza di un danno reale per gli animali (che ben potranno procurarsi il cibo aliunde) e l’esistenza della normale facoltà dei proprietari di proteggere il proprio diritto.
5. Venendo all’esame del merito del ricorso, il Collegio sottolinea come in ordine allo stesso risulti assorbente il primo motivo di ricorso, avente ad oggetto l’asserita insussistenza dei presupposti per l’adozione di un’ordinanza ex artt. 50 e 54 del d.lgs. n. 267/2000 (T.U.E.L.). Ciò, giacché, essendo palese che il Comune intimato non ha seguito la procedura ed i metodi dettati per la problematica in esame dall’art. 19, comma 2, della l. n. 157/1992, è chiaro che, qualora si accertasse l’insussistenza dei presupposti per l’emanazione della succitata ordinanza sindacale, non si porrebbe nemmeno un problema di legittimità, attraverso detta ordinanza, della deroga alle procedure e metodi ex art. 19, comma 2, cit., ma una simile deroga sarebbe ex se illegittima (perché non “coperta”) e per ciò solo anche il secondo e terzo motivo di gravame sarebbero fondati.
5.1. Orbene, tanto premesso, ad avviso del Collegio è palese l’insussistenza, nella fattispecie de qua, dei presupposti per l’adozione dell’ordinanza gravata e, quindi, la fondatezza della censura avanzata sul punto dalla ricorrente. Già in sede cautelare era stato rilevato – con osservazione cui il Collegio pienamente aderisce – come la situazione, sulla base della quale l’ordinanza è stata adottata, non ha i caratteri né dell’eccezionalità, né dell’imprevedibilità. Come affermato dal Collegio in un caso del tutto analogo a quello ora in esame, l’art. 54 del d.lgs. n. 267/2000 (già art. 38, comma 2, della l. n. 142/1990), attribuisce al Sindaco il potere di emanare ordinanze contingibili ed urgenti in materia di sanità ed igiene purché sussistano i presupposti della straordinarietà e dell’urgenza della situazione (T.A.R. Toscana, Sez. II, ord. 6 maggio 2009, n. 355/2009; T.A.R. Lazio, Roma, Sez. II, 29 marzo 2004, n. 2922).
5.2. Il punto richiede un chiarimento: la questione, infatti, non è propriamente quella della compiuta enunciazione o meno, ad opera del provvedimento, dei possibili pericoli per la salute pubblica e per l’incolumità derivanti dalla presenza dei suddetti volatili (enunciazione che comunque è considerata necessaria dalla giurisprudenza perché l’ordinanza sindacale possa dirsi legittima: T.A.R. Piemonte, Sez. I, 12 giugno 2002, n. 1208). Ed invero, nel caso di specie un’elencazione, sebbene sintetica, dei succitati pericoli è presente, facendo riferimento l’ordinanza agli accertamenti eseguiti dall’Azienda Sanitaria – Zona Mugello su feci di piccione nelle zone maggiormente frequentate da detto volatile, da cui risulta la presenza di salmonella typhimurium e zecche: ma ciò, di per sé, avrebbe consentito alla P.A. – come si è visto – di attivare il procedimento di controllo, per così dire ordinario, previsto dall’art. 19, comma 2, della l. n. 157/1992. Ciò che è, invece, stato del tutto omesso è l’indicazione delle ragioni di imprevedibilità ed eccezionalità del pericolo (T.A.R. Piemonte, Sez. II, 16 gennaio 2006, n. 88), tali da giustificare il ricorso allo strumento ex art. 54 T.U.E.L. e, quindi, la deroga alla procedura ex art. 19, comma 2, cit.: come questo Tribunale ha già avuto modo di precisare (T.A.R. Toscana, Sez. II, 9 aprile 2004, n. 1006), il potere del Sindaco di emanare ordinanze contingibili ed urgenti presuppone, oltre all’esistenza ed indicazione, nel provvedimento gravato, di una situazione di pericolo, quale ragionevole probabilità che accada un evento dannoso ove la P.A. non intervenga prontamente, anche (o meglio, soprattutto) la necessità di provvedere con immediatezza in ordine a situazioni di carattere eccezionale ed imprevedibile, cui sia impossibile fare fronte con gli strumenti ordinari apprestati dall’ordinamento. Pertanto, ai sensi degli artt. 50 e 54 T.U.E.L., per giustificare il ricorso allo strumento ordinatorio, il collegamento con le esigenze di protezione dell’igiene e della salute pubblica costituisce presupposto necessario ma non sufficiente, se non sussistano gli ulteriori particolari requisiti di urgenza.
5.3. La mancata indicazione dei predetti requisiti di eccezionalità ed imprevedibilità del pericolo, e, per l’effetto, dell’urgenza dell’intervento e dell’impossibilità di utilizzare gli altri strumenti previsti dal sistema, vizia irreparabilmente l’ordinanza impugnata, rendendone inevitabile la declaratoria di illegittimità. Ciò tanto più che vi sono fondati motivi per escludere la sussistenza dei requisiti stessi, sia per il tipo di situazione, sia perché la data degli accertamenti effettuati dall’Azienda Sanitaria – Zona Mugello non viene specificata nell’ordinanza sindacale e, quindi, non si riesce a comprendere se si tratta di accertamenti recenti, oppure (come verificatosi in altri casi, per es. in quello al quale si riferisce la ricordata ordinanza n. 355/2009 del 6 maggio 2009) piuttosto risalenti (tali, pertanto, da escludere ipso facto il requisito dell’urgenza del provvedere).
5.4. La fondatezza del primo motivo determina di per sé, come più sopra rammentato, la fondatezza anche del secondo e del terzo motivo, in quanto ambedue basati sull’illegittimità della “deroga” alla procedura ordinaria dettata dall’art. 19, comma 2, della l. n. 157/1992 (o meglio, sulla violazione di siffatta disposizione). Ma è meritevole di condivisione pure il quarto ed ultimo motivo, poiché sono manifeste la contraddittorietà e l’illogicità in cui è incorso il provvedimento impugnato, lì dove si è preoccupato di prevedere garanzie per l’abbattimento dei volatili a mezzo di fucili nei centri urbani, senza prendere in analoga considerazione i rischi che il ricorso a tale metodo può comportare anche nelle aree non urbane.
5.5. In definitiva, il ricorso è fondato e deve essere accolto in relazione a tutti i motivi. Per l’effetto, va disposto l’annullamento dell’ordinanza sindacale gravata nelle parti per le quali, come si è visto più sopra, sussiste l’interesse a ricorrere dell’associazione ricorrente e cioè con riguardo alle misure indicate al par. 2 ed al par. 3 dell’ordinanza stessa.
6. Sussistono, comunque, giusti motivi per disporre la compensazione delle spese, in base al vigente testo dell’art. 92 c.p.c., sia giacché parte delle misure contenute nell’atto gravato non è colpita dalla pronuncia demolitoria, sia in ragione delle esigenze di interesse pubblico sottese all’atto stesso.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana, Seconda Sezione, così definitivamente pronunciando sul ricorso indicato in epigrafe, lo accoglie e, per l’effetto, annulla il provvedimento impugnato nelle parti specificate in motivazione.
Compensa le spese.
Così deciso in Firenze, nella Camera di consiglio del 5 novembre 2009, con l’intervento dei Magistrati:
Maurizio Nicolosi, Presidente
Pierpaolo Grauso, Primo Referendario
Pietro De Berardinis, Primo Referendario, Estensore
L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 02/12/2009
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)
IL SEGRETARIO

ANSA AMBIENTE
22 DICEMBRE 2009
 
MALTEMPO: ENPA, NUMEROSE VITTIME TRA ANIMALI, BISOGNA AIUTARLI
 
ROMA - In Nord Italia sono gia' numerosi gli animali deceduti per assideramento e denutrizione. Questa e' una delle conseguenze della forte ondata di maltempo che da molte ore colpisce il Paese con abbondanti nevicate al Nord e pioggia battente al Centro-Sud. ''Particolarmente a rischio sono i ''trovatelli'' e gli esemplari di fauna selvatica, i quali devono fare i conti non solo con le cattive condizioni meteo di questi giorni, ma anche con l'incremento del fabbisogno calorico giornaliero, tipico dei mesi invernali'', ha dichiarato in una nota l'Enpa (Ente nazionale protezione animali), che ha mobilitato tutte le sue strutture locali, allo scopo curare, ospitare e assistere gli animali in difficolta'. L'Ente, che ha anche allestito nidi artificiali dove i volatili possono ripararsi dal freddo e creato punti di approvvigionamento alimentare all'interno dei boschi e delle campagne, ha infine lanciato un appello a tutti i cittadini affermando ''anche le singole persone hanno la possibilita', con un piccolo impegno, di salvare le vite di moltissimi animali. Possono Creare a loro volta delle piccole zone per la somministrazione del cibo, oppure depositare nei boschi ortaggi e tuberi, alimenti utilissimi per nutrire cinghiali, daini e caprioli''.

LA GAZZETTA DI MANTOVA
22 DICEMBRE 2009
 
Caccia abusiva: 4 denunce
 
GONZAGA (MN). Trappole per animali proibite dalla legge e lacci per catturare lepri. Quattro uomini di origine albanese, di 51, 48, 22 e 28 anni, sono stati denunciati dai carabinieri di Gonzaga per esercizio venatorio irregolare e uso vietato di trappole da caccia. Sono stati sorpresi dai militari nelle campagne vicino al paese.

LA NUOVA FERRARA
22 DICEMBRE 2009
 
Salvato un fenicottero ferito
 
COMACCHIO (PD). Nei giorni immediatamente precedenti l’arrivo della neve, Stefano Raveglia, titolare dell’agriturismo Prato Pozzo di Anita, durante un’escursione in valle si è imbattuto in un fenicottero ferito ad un’ala, che non riusciva più a volare. Insieme agli amici Chiara e Marco, Ravaglia ha messo in acqua una battana di valle con cui i tre hanno raggiunto l’animale, prendendolo a bordo, ed affidandolo subito dopo al Centro Recupero Avifauna di Ravenna, per le cure del caso. L’uccello, ferito a causa dello scontro con un cavo aereo, è stato operato e nel giro di qualche settimana tornerà al suo mondo.

EQUITANDO
22 DICEMBRE 2009
 
Rejoneo - Un'altra crudeltà per i cavalli!
Il 18 dicembre 2009 approvato in Catalogna un disegno di legge per l'abolizione della corrida
 
 
 
 
 
  
 
           
 
 
La recente rappresentazione della Carmen di Bizet, alla prima della Scala di Milano che, come tradizione, è stata programmata per la sera di Sant'Ambrogio sotto la regia di Emma Dante,  è stata molto applaudita e anche contestata, soprattutto dal loggione, per alcuni effetti e simbologie innovative portate in scena. Tra queste, due teli che venivano arrotolati e srotolati alternativamente, raffiguranti due tori feriti a morte e insanguinati. Certamente una simbologia creata per far riflettere sulla violenza e crudelta della corrida più che sul suo lato tradizionale e spettacolare.
Un tentativo di sensibilizzare la platea su una realtà che in Spagna e soprattutto in Catalogna è di estrema attualità in quanto venerdì 18 dicembre 2009, all'assemblea regionale catalana, è stata votata una proposta di legge, primo passo per l'abolizione della corrida. L'assemblea regionale catalana, infatti, con 67 voti a favore e 59 contro, ha aperto la strada ad una legge che bandirà la corrida in questa importante regione spagnola. Non si è trattato ancora del voto definitivo, ma è stato respinto il tentativo parlamentare di affossare questa proposta di legge di iniziativa popolare forte di ben 180.000 firme. L'iter parlamentare dovrebbe concludersi positivamente nei prossimi mesi con la promulgazione della legge che vieta definitivamente la corrida e, pur tenendo conto del margine piuttosto esiguo dei voti a favore, resta comunque una grande vittoria di civiltà e del movimento animalista, che attraverso proteste e un duro lavoro di sensibilizzazione è arrivato a questo straordinario risultato.
Anche se le corride sono in declino dato che, come recenti sondaggi indicano, non trovano più il consenso delle giovani generazioni e anche se cala il numero stesso di queste "fiestas", resta però il fatto che la corrida viene ancora considerata un simbolo (potremmo dire vergognoso) della Spagna, e che è ancora in piedi la proposta per far riconoscere all'Unesco la tauromachia come patrimonio culturale dell'umanità. Questo voto del Parlamento Catalano segna quindi un momento storico: l'inizio della fine dello spettacolo cruento per eccellenza.
La corrida è "la madre" di tutti gli spettacoli violenti con uso di animali, in Spagna come in altri paesi quali Sud America o sud della Francia e metterla al bando, inizialmente anche solo in una regione, è un segnale inequivocabile per tutti coloro che speculano su questa orribile forma di violenza, e per tutti quelli che vergognosamente si inebriano delle gesta fintamente coraggiose e "machiste" dei toreri.
Questo voto è importante perche' dimostra che attraverso la mobilitazione, le centinaia di manifestazioni, le infinite petizioni e proteste, le azioni dimostrative, si può aver ragione di queste "tradizioni" così profondamente radicate, si può far crescere e maturare la coscienza della gente: si può dare un aiuto concreto agli animali.Questo è un sunto dell'articolo del 20 dicembre apparso sul sito de
La Stampa che riporto perché spero tanto che l'approvazione di questa legge, anche se al momento solo in Catalogna, stimoli l'opinione pubblica di tutti i paesi che praticano ancora questa orribile forma di violenza a decretarne la fine e non solo per quella che conosciamo come "Classica Corrida" ma per tutte le varianti, altrettanto crudeli.
Tra queste varianti quella che, oltre a infierire con violenza sul toro, genera forme di tremenda crudeltà anche per i cavalli è il Rejoneo.Questo "spettacolo" prende il nome dalle lame affilate usate, chiamate "rejones". Esse vengono conficcate nel corpo del toro da uomini o donne a cavallo, chiamati "rejoneadores". Come in altre corride, prima di comparire in pubblico, i rejoneadores esercitano la loro sadica destrezza in siti privati, torturando innumerevoli tori e cavalli.
Il toro viene introdotto nell'arena di fronte al cavallo montato da un rejoneador. Dall'alto del suo cavallo, il rejoneador provoca il toro, e quando questo si approssima, lo colpisce con banderillas i cui arpioni sono lunghi da 5 a 7 cm. Oltre alle banderillas, il cavaliere pianta nel corpo dell'animale i rejones, lame di 15 o 25 cm di lunghezza. La tortura del toro continua con il cosiddetto "rejon della morte", un arpione con una lama di 65 cm. Questo viene piantato nel torace dell'animale, uccidendolo.
Nel corso della corrida il cavallo viene cambiato diverse volte a causa del suo spavento. Poiché il cavallo non indossa alcun paramento protettivo, non è raro che venga ferito mortalmente dalle cornate del toro, che, infilzandolo nel ventre, ne fa uscire le interiora, provocandone la morte.
Lascio a queste immagini molto "dure" l'esplicazione di quanto questa  variante della corrida classica sia cruenta e di immane violenza per i cavalli.
(A. S. Redazione Equitando)

QUOTIDIANO DEL NORD
22 DICEMBRE 2009
 
Sequestrata nel porto di Genova un'esemplare di scimmia bertuccia importata illegalmente
 
Genova - Gli agenti del Nucleo CITES del Comando Regionale della Liguria del Corpo forestale dello Stato, con l'ausilio del personale dell'Agenzia delle Dogane di Genova, hanno posto sotto sequestro un'esemplare di scimmia della specie bertuccia (Macaca Sylvanus) che era stata introdotta nel Porto di Genova in seguito ad importazione illegale. Il primate, un esemplare femmina di circa 70 centimetri di altezza, è stato scoperto dalla Forestale allo sbarco di una nave passeggeri proveniente da Tangeri. Una donna di nazionalità belga è scesa dal traghetto con la scimmia portata tranquillamente sulle spalle, e dopo essere stata fermata e denunciata per importazione illegale di fauna protetta e potenzialmente pericolosa per l’incolumità pubblica, ha dichiarato di aver acquistato l'animale in un mercatino del Nord Africa per salvargli la vita. I Forestali del Nucleo CITES hanno subito riconosciuto l'esemplare come appartenente ad una specie protetta dalla Convenzione di Washington perché in via d'estinzione, e dopo aver accertato la mancanza della documentazione necessaria per l'importazione di questo tipo di animali, hanno posto la scimmia sotto sequestro penale. La bertuccia non presenta al momento segni di malessere nonostante sia lontana dal suo habitat naturale, la catena montuosa dell'Atlante in Marocco che supera i 2.000 metri di altitudine. È stata momentaneamente presa in consegna dallo stesso personale del Nucleo CITES intervenuto, ma la destinazione definitiva dell'animale verrà comunque stabilita dalla Commissione Scientifica CITES alla fine del procedimento penale .

IL GIORNALE
22 DICEMBRE 2009
 
AGLI SCIMPANZE' DEL BIOPARCO TISANE AL GINSENG E MIEL CONTRO L'EMERGENZA-FREDDO
 
Roma - Tisane al ginseng e miele per affrontare l’emergenza freddo. Questa è la cura che il Bioparco sta adottando per gli scimpanzé. La struttura affronta l’emergenza di questi giorni predisponendo diete speciali che permettano agli animali, soprattutto quelli che sono abituati al caldo, di sopportare nel migliore dei modi la rigidità delle temperature.
Lo staff del Bioparco ha stabilito per tutti gli esemplari ospitati nelle strutture i pasti più abbondanti con alimenti ad alto contenuto calorico come ad esempio frutta secca, uva passa, ma anche noci e datteri. Per i primati, però, oltre alle tisane, per colazione vengono serviti the e orzo caldi e biscotti secchi. Diverso trattamento per i grandi felini, come in particolare le tigri e i leoni: i pasti per loro sono a base di carne rossa.
«Inoltre i moderni impianti di riscaldamento “a pavimento” presenti nei ricoveri interni del Villaggio degli scimpanzé e nell’area al chiuso degli oranghi - spiega il direttore generale della Fondazione Bioparco, Tullio Scotti - consentono alle scimmie antropomorfe di dormire al caldo, adagiate su comodi lettini rialzati composti da materiale misto di trucioli e paglia, per garantire loro condizioni di perfetto isolamento termico».

VIRGILIO NOTIZIE
22 DICEMBRE 2009
 
Cina: uccide a mangia tigre rarissima
L'uomo e' stato condannato a 12 anni di reclusione
 
PECHINO - Un cinese e' stato condannato a 12 anni di prigione in Cina per aver ucciso e mangiato una tigre Indocinese, animale rarissimo.Per l'accusa, l'animale avrebbe potuto essere l'ultimo esemplare della sua specie. L'uomo ha detto di aver ucciso la tigre per difendersi ma non e' stato creduto. Altri 4 abitanti del suo villaggio, ai confini tra la Cina ed il Laos, sono stati condannati a pene tra i 3 e i 4 anni di prigione per averlo aiutato a smembrare la tigre e mangiarne la carne.

CRONACA QUI
22 DICEMBRE 2009
 
Maxi condanna per un cinese
Uccide una tigre e se la mangia "Era l'ultima, 12 anni di carcere"
 
IL CASO - Dodici anni di prigione. E' la condanna inflitta ad un cinese reo di aver ucciso, fatto a pezzi e poi mangiato un rarissimo esemplare di tigre indocinese. Stando a quanto sostenuto dall'accusa (e a giudicare dalla condanna, la corte ha ritenuto credibile l'ipotesi), l'uomo, Kang Wannian, si sarebbe cibato dell'ultimo esemplare dell'animale nella zona al confine tra Cina e Laos. Il condannato, durante il processo, aveva sostenuto di aver ammazzato la tigre per legittima difesa, ma i giudici, evidentemente, non gli hanno creduto. Wannian, però, non ha agito da solo. Quattro suoi concittadini (condannati con pene dai tre ai quattro anni di carcere), l'hanno aiutato a sezionare l'animale prima che finisse in pentola. L'uomo, oltre a scontare la pena dietro le sbarre, dovrà anche pagare una sanzione di 480mila yuan (circa 48mila euro). La tigre indocinese corre un serio rischio di estinzione, secondo gli studiosi del problema: oggi ne rimarrebbero in vita meno di mille esemplari nelle foreste di Laos, Vietnam, Cambogia e Thailandia. Nella zona dove è avvenuto il fatto, secondo un giornale locale, era stata accertata la presenza di una sola tigre, che non è stata avvistata negli ultimi due anni.

TG COM
22 DICEMBRE 2009
 
Cina, mangia tigre rarissima
Condannato a 12 anni di prigione
 
Gusti culinari orientali assai discutibili, almeno in questo caso. Un cittadino cinese è stato condannato a 12 anni di prigione per aver ucciso e mangiato una tigre Indocinese che, secondo l'accusa, avrebbe potuto essere l'ultimo esemplare della sua specie. L' uomo, Kang Wannian, ha affermato di aver ucciso l'animale per difendersi ma i giudici non gli hanno creduto, comminandogli una condanna a dieci anni per aver ucciso un animale raro.Altri quattro abitanti del suo villaggio, ai confini tra la Cina ed il Laos, sono stati condannati a pene tra i tre ed i quattro anni di prigione per averlo aiutato a smembrare la tigre e per aver mangiato con lui la sua carne. Kang è stato anche condannato a pagare una multa di 480mila yuan (circa 48mila euro). La tigre indocinese corre un serio rischio di estinzione, secondo gli studiosi del problema: oggi ne rimarrebbero in vita meno di mille esemplari nelle foreste di Laos, Vietnam, Cambogia e Thailandia. Nella zona dove è avvenuto il fatto, secondo un giornale locale, era stata accertata la presenza di una sola tigre, che non è stata avvistata negli ultimi due anni.

IL SECOLO XIX
22 DICEMBRE 2009
 
India, villaggio restituisce una tigre alla foresta
 
Il felino, uno dei 500 esemplari che popolano i Sundarbans, tra India e Bangladesh, era caduto in trappola dopo aver seminato il panico tra i coltivatori locali.
 
VIDEO
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/multimedia/2009/12/22/AMTdy9DD-foresta_villaggio_restituisce.shtml

LA ZAMPA.IT
22 DICEMBRE 2009
 
Malesia, le tigri lottano contro l'estinzione
 
Sono state rese famose da film e serie tv, animali dotati di una rara bellezza che oggi, a causa di bracconieri illegali e habitat svuotati delle loro caratteristiche naturali, si stanno progressivamente estinguendo. Sono le tigri della Malesia a cui il governo locale ha dedicato un programma specifico per assicurare protezione e condizioni adatte alla riproduzione.
 
VIDEO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=23047&tipo=VIDEO

CORRIERE FIORENTINO
22 DICEMBRE 2009
 
Cani e gatti A Firenze e a Prato una «commissione trasparenza» dell’Ordine con cinque medici
Vuoi comprare un cucciolo? Ecco il decalogo anti truffe
I veterinari: attenti a quelli che arrivano dall’Est
 
Antonella Mollica
 
Un vademecum per chi vuole comprare un cane o un gatto ma anche i consigli per stanare gli eventuali truffatori. L’Ordine dei medici veterinari delle province di Firenze e Prato ha deciso di dichiarare guerra al contrabbando di animali ma anche alle truffe legate alle prestazioni mediche e lancia l’appello a segnalare ogni sospetto all’indirizzo mail [email protected].
«Negli ultimi tempi — racconta il dottor Simone Scoccianti, uno dei promotori dell’iniziativa — sempre più frequentemente arrivano in ambulatorio cani o gatti appena acquistati che apparentemente sembrano sani e che pochi giorni dopo si rivelano malati e qualche volta muoiono». Sono quasi sempre cuccioli che arrivano dall’Est Europa, dopo estenuanti viaggi dentro furgoni, senza vaccinazione e senza certificati, come emerso da una grande inchiesta della guardia di finanza di Prato che nei mesi scorsi ha messo le mani su un’organizzazione radicata in più regioni che poteva contare anche sulla complicità di alcuni veterinari, oltre che di allevatori e commercianti.
Il documento stilato, una sorta di decalogo con i consigli su cosa fare e cosa non fare in caso di acquisto di un cane, un gatto o un furetto, adesso verrà affisso adesso negli ambulatori e nelle cliniche veterinarie, nei negozi di animali e nelle sedi delle associazioni. L’obiettivo, spiega Scoccianti, è far vedere a più gente possibile questo messaggio — soprattutto nel periodo natalizio quando le vendite di animali domestici subiscono un’impennata — e di smascherare quanti fanno del commercio di cuccioli malati provenienti dall’Est Europa un business.
Ma l’obiettivo è anche un altro: smascherare le truffe di qualche veterinario senza scrupolo che spaccia prestazioni mai eseguite come interventi all’avanguardia. Proprio per questo all’Ordine è stata creata una sorta di «commissione trasparenza» composta da cinque veterinari, tra cui lo stesso Scoccianti, che analizzerà tutte le segnalazioni di prestazioni poco chiare. Come il caso di quella signora che si è sentita raccontare da un veterinario che la protesi all’anca messa al suo cane era di nuovissima generazione, arrivata direttamente dagli Stati Uniti, e che pertanto risultava invisibile ai raggi x. Inutile specificare che non esiste al mondo una protesi del genere e inutile aggiungere che il cane, anche dopo l’intervento con la protesi invisibile, continuava a zoppicare.
Il primo consiglio da seguire per contrastare il commercio illegale di animali è quello di controllare tutta la documentazione: il cane o il gatto adottato o acquistato devono avere un certificato di provenienza, un libretto sanitario e devono avere già inoculato un microchip indispensabile per l’identificazione. Per non alimentare questo mercato nero — raccomandano i veterinari — evitate di acquistare animali su internet e diffidate di pseudoallevatori che vi possono procurare cuccioli di qualsiasi razza. In genere un allevatore si specializza su una o al massimo due razze, non su dieci diverse.
Il passo successivo è quello di far valutare a un medico veterinario di fiducia il libretto sanitario: è l’unica figura che ha la preparazione professionale per capire la correttezza di quello che è stato somministrato al cucciolo. Il libretto sanitario possiede spazi appositi per il timbro e la firma del veterinario ed è perciò illegale che altre figure si assumano responsabilità che non competono loro. La dicitura tipo «allevatore» o «fatto in allevamento » non è regolare.
Questione pedigree: un cucciolo non può essere venduto a un prezzo maggiorato se viene richiesto il relativo pedigree. Questa pratica ha infatti l’intento di scoraggiare i nuovi proprietari dal richiedere il rilascio di documenti che potrebbero risultare poi falsi.
Quanto alle prestazioni veterinarie, si legge nel documento, è diritto del proprietario richiedere un referto per ogni prestazione eseguita scritto e firmato dal veterinario (visite specialistiche, radiografie, ecografie, interventi chirurgici, Tac o risonanze). Bisogna diffidare di proposte di terapie mediche e pratiche chirurgiche che non sono ancora possibili. Perché all’ordine sono arrivate segnalazioni di pazienti che si sono sentiti raccontare dai veterinari di trapianto di midollo, trapianti d’organo, dell’utilizzo di cellule staminali, di vaccinazioni contro malattie anche diffuse come la leishmaniosi: si tratta, spiegano all’ordine, allo stato attuale delle conoscenze, di cose irrealizzabili.
E c’è anche chi effettua prestazioni mediche su animali senza essere in possesso della laurea in medicina veterinaria. Nelle province di Firenze e Prato, spiegano, è in attività una sedicente igienista dentale per cani che non ha la competenza medica per farlo.

100BLOG
22 DICEMBRE 2009
 
I cuccioli di cane e gatto consumano più di un automobile?
 
C'e' qualcuno che si è posto questa domanda: quanto consumano i cuccioli che abitano nelle nostre case? Sembra moltissimo, tanto che si è arrivati a formulare l'equazione che consumano più di un automobile.Dunque quale impatto esercitano sull'ambiente i nostri cuccioli domestici (cani e gatti)?Precisiamo subito, per chiarezza informativa, onde evitare la reazione compulsa degli amanti degli animali.
La colpa non è dei cuccioli medesimi - e del resto, cosa devono fare, non mangiare? - quanto dei padroni e delle politiche commerciali e speculative che esistono attorno al Pet Housing.La ricerca è stata svolta da due ricercatori della Nuova Zelanda - Robert e Brenda Vale - i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista New Scientist. La risposta sarebbe da individuare (peraltro simile ad altri dati emersi sull'essere umano che consuma carne) nella quantità necessaria in termini di superficie agricola necessaria per alimentarli, secondo gli schemi e i canoni imposti sul mercato dalla tendenza consumistica degli ultimi tempi.Rendendoci conto di rischiare di sollevare un polverone, di fatto la ricerca evidenzia alcuni dati su cui comunque è bene riflettere.Riflessione che non deve essere vista come consiglio a non adottare un cane e condividere la propria vita con loro (tutt'altro), ma piuttosto cercare di fare dei sereni ragionamenti che vadano oltre al semplice calcolo computazionale dei consumi dei nostri amici animali e guardare verso lo stile consumistico - e per certi versi amorale - che la pubblicità impone quotidianemente e convince i padroni ad acquistare prodotti sofisticati, assistendo ad estremi come il packaging di distribuzione e vendita, che spesso costa più del prodotto medesimo.
Ma torniamo ai risultati della ricerca.
Secondo Robert e Brenda Vale, un cane di taglia media consuma in un anno 74 Kg di carne e 43 Kg di frumento.
L'impatto sull'ambiente per produrre la corrispondente quantità di carne e frumento equivale ad un terreno esteso pari a 0,84 ettari.Ed un'automobile? L'Ecological Footprint di un auto 4x4 che viaggia per 10.000 Km l'anno ha un equivalente (in termini di terreno agricolo) di 0,41 ettari.Inutile dire la reazione di sdegno di molte associazioni pro-animali domestici, che hanno confutato i dati e comunque hanno rispedito al mittente evidenziando come un automobile produca anche un'enorme quantità di Co2 che un animale domestico non fa.Detto questo - come del resto è utile quando si sciorinano numeri - è necessario sempre interpretare i dati e i numeri e cercare - come speriamo di aver fatto - di analizzare nella realtà dei fatti lo stile di vita che noi esseri umani abbiamo adottato fino ad oggi.In redazione ricordiamo quando avevamo i nostri bellissimi cuccioli. Nel mio caso specifico un pastore tedesco, dal nome Wolf. Mai e poi mai avremmo comprato confezioni di alimenti per animali che avessero un packaging sofisticatissimo, in buste metallizzate o confezioni di alluminio, colorati e sgargianti, magari da inserire nel microonde per riscaldarlo in pochi minuti.
E' vero, non esistevano, ma dubitiamo - se mai fossero esistiti - che li avremmo mai comprati.
Morale?
Un cane - o un gatto - in quanto esseri viventi - hanno bisogno di mangiare.
E' questo ci sembra un discorso incontrovertibile. E quindi consumano.Quello che possono fare i loro padroni è un atteggiamento più responsabile e uno stile di vita che non rasenti la pura follia consumistica.
Alimentare i cani in maniera ragionata, senza cadere nella trappola dei meccanismi di mercato e del marketing più agguerrito ci sembra il minimo da fare. Anche perché al nostro cane e al nostro gatto non interessa assolutamente il colore della confezione che contiene la loro pappa del giorno.
p.s. Per pura curiosità. Provate ad inserire tre parole chiave su Google Immagini: cats dogs food.
Troverete solo 1 immagine alle 3 o 4 pagina dei risultati in cui si mostra un cane che si gusta amabilmente un osso. E gli altri? Provate a guardare.
 
COMMENTO
 
Si possono fare alcune considerazioni su questa ricerca, molto discutibile. Non è certo una scoperta dei Vale che qualsiasi essere vivente ha un impatto sull’ambiente, quindi anche un cane, un gatto, un criceto, una formica (nel suo piccolo). La vita richiede il consumo di energia. Speriamo non facciano gli stessi calcoli su elefanti e balene, altrimenti finiranno per concludere che sono “un lusso” che il pianeta non puo’ piu’ permettersi. In ogni caso occorrerebbe verificare come sono stati fatti i calcoli. Una grande quantita’ della materia prima utilizzata per produrre cibi per cani e gatti è costituita da sottoprodotti di lavorazione di alimenti umani: scarti di carne e pesce, cereali non altrimenti commercializzabili, ecc. Sarebbe del tutto improprio che il “costo energetico” di queste materie prime fosse attribuito agli animali domestici: andrebbe imputato piuttosto all’alimentazione umana. Un'altra sostanziale differenza non deve essere dimenticata: mentre i prodotti alimentari consumati dagli animali sono tutti derivanti da risorse rinnovabili – ma non per questo sostenibili! - la benzina o il gasolio consumati da un autoveicolo sono risorse fossili, quindi non rinnovabili per definizione e che quindi andrebbero consumate con grande parsimonia. C'e' un altro aspetto della ricerca che l'articolo di 100ambiente non cita. Gli autori concludono che se proprio si vuole tenere un animale domestico meglio che sia di una specie "commestibile" (ad esempio un coniglio) in modo che si possa avere un "ritorno sull'investimento". Insomma, prima coccoli il cucciolo, poi lo metti al forno. Questa mi pare che sia un'affermazione che oltrepassa i limiti della grossolana barbarie riducendo la sfera psicologica ed affettiva a un nulla che deve soccombere di fronte a calcoli di tipo energetico. Attendiamo fiduciosi il prossimo libro dei Vale dedicato ai bambini, certi che raccomanderà di non farli studiare ma mandarli a lavorare subito – in questo modo aumentando il reddito che potranno produrre lungo l'arco della loro vita – e farli possibilmente maschi – perché è noto che anche a parità di impiego gli uomini guadagnano più delle donne! Una maggiore responsabilita' nell'uso delle risorse ambientali e' essenziale, ma forse non parte dalla pappa del gatto e soprattutto non finisce nel mettere al forno il proprio cane! DANIELE

LA CITTA' DI SALERNO
22 DICEMBRE 2009
 
Non sapevo niente della cocaina
 
Alfonso T. Guerritore
 
PAGANI (SA). Si svolgerá oggi al tribunale di Cassino l’udienza di convalida degli arresti del paganese Francesco Lamberti e di Ciro Mascolo di Sant’Antonio Abate, entrambi quarantaquattrenni, autotrasportatori arrestati con sedici chili di droga a bordo di un autoarticolato proveniente da Barcellona che trasportava 45 tori da monta destinati a degli allevamenti pugliesi.  I due sono stati fermati due notti fa dai carabinieri della compagnia di Castello di cisterna sulla Roma-Napoli. Il carico di 45 animali era alloggiato nel semirimorchio dell’autorticolato, mentre la droga, confezionata in 14 panetti sistemati in una valigia, era stata occultata sotto il vano cuccetta del grosso tir proveniente dalla Spagna.  I due autisti del mezzo finiti in manette dovranno rispondere al gip di traffico internazionale di stupefacenti: Lamberti si è giá professato innocente tramite il suo legale, Avino, sostenendo di non sapere del carico trasportato e di non avere nulla a che fare con il traffico di droga. L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Castello di Cisterna al comando del tenente colonnello Fabio Cagnazzo, si è sviluppata attraverso il controllo di Ciro Mascolo, 44 anni, di Sant’Antonio Abate, pregiudicato per piccoli reati, e Francesco Lamberti, entrambi dipendenti di una ditta di trasporti internazionali di Sant’Antonio Abate. Il viaggio di lavoro per Barcellona doveva trasportare gli animali ad aziende zootecniche della provincia di Bari: sul tir, c’era anche il bagaglio imbottito di droga, con un valore base di circa un milione di euro da raddoppiare al dettaglio sul mercato.  I carabinieri stanno ricostruendo le vicenda per dare un volto ai destinatari della cocaina. Il blitz era scattato nella notte sulla Roma-Napoli, area di servizio Casilina Ovest: i militari inviati da Castello di Cisterna stavano seguendo i due da Roma, ma al momento della sosta sull’area di servizio, hanno deciso di fare irruzione e fermare il camion.

FEDERFAUNA
22 DICEMBRE 2009
 
QUERELATO L'ON.MARTINI...
 
In merito alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dall'On. Martini - Sottosegretario al Lavoro, Salute e Politiche Sociali -, dal referente dell'Associazione Canili Lazio e da quello dell'Associazione Chiliamacisegua sull'accoglimento da parte del TAR Lazio dell'istanza di sospensione dell'ordinanza contingibile ed urgente recante misure per garantire la tutela e il benessere degli animali d'affezione, i ricorrenti, definiti, tra le altre cose, quali proprietari o gestori di canili lager, informano che nei prossimi giorni depositeranno formale denuncia querela e congrua richiesta risarcitoria nei confronti dei soggetti indicati rispettivamente per i reati di diffamazione e falso ideologico e per i danni d'immagine, morali e materiali patiti e patendi. Gli stessi ricorrenti inoltre auspicano che l'On. Martini, che persegue con tanta passione il raggiungimento del benessere animale, voglia sostenere quanto affermato pubblicamente nei giorni scorsi anche in un aula di Tribunale, nonostante goda dell'immunita' parlamentare. In ultimo risulta indispensabile sottolineare che, al contrario di quanto pubblicato, esistono molte più realta' di assoluta eccellenza tra i canili gestiti da privati o da società che tra quelli gestiti da Associazioni animaliste o finte animaliste. Avv. Massimiliano Bacillieri

FEDER FAUNA
22 DICEMBRE 2009
 
POCHI DUBBI SUL POTERE DEGLI ANIMALISTI. ...
 
FederFauna: traffico e commercio sono cose diverse. Non deve essere l'deologia a determinare cio' che e' lecito e cio' che non lo e', ma ci sono politici e giornalisti che sembrano non saperlo. Che il Disegno di Legge camuffato da Ratifica della Convenzione Europea per gli animali da compagnia, non sia teso veramente a favorire il benessere animale o a contrastare il "traffico di cani", ma a favorire nuovamente e ulteriormente certe associazioni animaliste, e' un dubbio che FederFauna ha espresso fin dalla sua pubblicazione. Il fermo dei cuccioli in zona Tarvisio dei giorni scorsi fa notare che i trafficanti, non abbiano certo da temere che sia loro sospesa la licenza di commercio, perche' non sono commercianti: non hanno attività registrate o furgoni autorizzati, ma tentano di rendersi invisibili, usando mezzi anonimi e non portando con se alcuna documentazione. Diversa e' la situazione di chi esercita il commercio in modo regolare, segnalando i movimenti degli animali, utilizzando mezzi idonei e facendo accompagnare i cuccioli da tutta la documentazione che la legge richiede. Questi ultimi sono gli imprenditori che difende FederFauna, perche' pagano le tasse, fanno economia e perche' ogni cane che vendono e' riconducibile a loro, percio', aldila' dell'etica, sono loro i primi ad avere interesse che gli animali siano sani e belli. Sono loro, secondo FederFauna, che rischierebbero di piu' da una normativa che, aldila' del condivisibile inasprimento delle sanzioni per reati oggettivamente dimostrabili, ne renderebbe non oggettiva l'individuazione. Dubbi infondati? Su "La Padania" del 17/12, Stefania Piazzo, grande amica della Martini, si dimentica di dire che "...l’ordinanza che pone fine alle gare d'appalto inique per l'accoglienza nei canili dei randagi..." e' stata sospesa dal TAR, ma parlando della "...Convenzione europea che condanna la tratta dei cuccioli, in fase di recepimento dal Parlamento..", non dimentica di dire: "E' illegale il traffico, il commercio, puniti col carcere." Anche a fronte di cio', appaiono infondati i dubbi che il Ddl assecondi solo gli interessi e l'ideologia totalitaria e intollerante di chi condanna qualsiasi attivita' connessa agli animali, che non sia quella animalista? Erano infondati i dubbi espressi dall'On. Scipolti, che gia' lo scorso ottobre disse: "In merito al ddl gia esistente, che identifica come reato solo l'importazione di cuccioli dall'Est Europa, ma che non prende minimamente in considerazione tutto il traffico di randagi in uscita dall'Italia, chiedo che la legge preveda misure piu' severe in materia"? Gia'!: Come mai il Ddl non punisce il traffico di randagi? Forse perche' in questo caso ad essere imputati sarebbero gli animalisti? Cio' che ormai lascia pochi dubbi e' la potenza della lobby animalista. La rilevanza data da certa stampa, piu' a notizie parziali o strumentalizzate, che alla cronaca reale dei fatti, mostra come anche molti giornalisti, consapevolmente o meno non e' dato sapere, usino l'informazione ad uso e vantaggio degli animalisti. E' recente la storia di una notizia palesemente errata, ma diffusa senza verificarla, perche' passata da una nota associazione animalista. Forse anche il fatto che il Ddl sia nuovamente in discussione nelle Commissioni Giustizia ed Esteri del Senato, in un giorno in cui, probabilmente tutti, provano il condivisibile desiderio di andarsene presto a casa a festeggiare il Natale, potrebbe essere frutto di questa grande potenza. Stefania Piazzo scrive ancora: "...Lista nera per l'uomo, insomma, ma non per il quattrozampe..." Forse e' questo il concetto che dovrebbe togliere tutti i dubbi!...

ANSA AMBIENTE
22 DICEMBRE 2009
 
ANIMALI: A ROMA AL VIA ITER CIMITERO, FORSE AD OSTIA
 
ROMA - Un cimitero per animali domestici, dove seppellire il proprio gatto o cane e poi andare a trovarlo e ricordarlo. Sorgera' sul terreno del XIII municipio a Roma, forse nella periferia marina di Ostia. E' partito oggi l'iter burocratico che nel giro di poco tempo portera' alla realizzazione di un cimitero per gli animali sul territorio del XIII municipio a Roma. L' iniziativa, fortemente voluta da alcuni consiglieri del Pdl del XIII municipio, e' stata presa in esame dalla commissione servizi sociali. ' ''Vogliamo soddisfare - ha spiegato il presidente commissione servizi sociali XIII municipio, Settimio Bellavista - le esigenze di chi considera il proprio animale domestico al pari di un amico o di un familiare e in quanto essere vivente ritiene opportuno concedergli una degna sepoltura''. L' idea è nata, infatti, dopo continue istanze presentate dai cittadini, che dovendo seppellire i loro animali domestici, per lo piu' gatti, hanno richiesto un cimitero in grado di sostituire il consueto ed esoso servizio privato a pagamento per lo smaltimento delle carcasse. Il cimitero dovrebbe esser realizzato su terreno comunale, è ancora in discussione il sito: potrebbe trattarsi di Ostia o dell' entroterra (Acilia o Ostia Antica). ''Il servizio di sepoltura non dovrebbe avere costi; nel caso in cui gli utenti dovessero pagare delle spese, i costi saranno bassi - spiegano i consiglieri comunali''.

IL MATTINO
22 DICEMBRE 2009
 
Quei capodogli spiaggiati sulle nostre rive, soffocati da una quantità di buste di plastica..
 
Quei capodogli spiaggiati sulle nostre rive, soffocati da una quantità di buste di plastica, testimoniano con crudezza la condizione del mare pattumiera, cosa stiamo combinando a questa povera terra,come ancora dissennatamente usiamo la plastica,come stiamo mettendo in pericolo le specie animali. I Grandi del mondo hanno concluso un recente summit sullo stato di inquinamento del pianeta,con promesse generiche e con diffidenze reciproche.La politica ha preso ancora il sopravvento,per cui non si guarda al pericolo comune, ma si è proiettati solo alla cura del proprio paese, agli interessi enormi territoriali e settoriali che entrano in gioco, ad un modus vivendi di benessere a cui nessuno, paesi già ricchi o neo ricchi come India e Cina, vuol rinunciare. Ma questa è l'unica terra che abbiamo, e la dobbiamo difendere,se non vogliamo fornire alle nuove generazioni un lascito enorme di problemi connessi alla loro stessa vivibilità. Quei capodogli morti ne sono esempio profetico Abbiamo smarrito la rotta, come i capodogli. E la realtà, che spesso accosta in sincrono fatti che potrebbero apparire slegati, si è fatta carico di spiegarci - proprio nei giorni del summit di Copenaghen - che l’intero genere umano sta rischiando di finire spiaggiato in una landa sbagliata. Di sicuro, non sono stati soltanto i sacchetti di plastica (scambiati per calamari dai poveri cetacei) a determinare la catastrofe. Ci dicono gli esperti che rumori e innalzamento della temperature delle acque del mare sono la base del mancato funzionamento del radar naturale di cui i capodogli sono dotati. Ma tutte queste sono cause prossime. Quella remota è la totale insufficienza delle nostre politiche ambientali. Gli Stati di qualunque latitudine oggi si trovano a far fronte con un’equazione difficile e dall’esito altrimenti esiziale. Devono coniugare sviluppo e benessere con il rispetto dell’ambiente. Dal deludente accordo di Copenaghen - già ribattezzato Flopenaghen - abbiamo capito quanto le superpotenze (Usa e Cina in testa) siano abbarbicate al volume delle loro emissioni di gas, come a dire alla loro capacità produttiva che in un momento di crisi sembra loro il bene da salvare per non scontentare gli elettori. Ma questi elettori sono anche cittadini a cui sarebbe molto più serio ed utile spiegare che il presunto benessere di oggi sarà in un domani non lontano (una quarantina d’anni) la causa principale di una compromissione senza ritorno dell’ambiente in cui vivranno i nostri figli e nipoti. Oltre a ridurre i gas, dunque, è vitale abbassare il tasso di demagogia che oggi ci impedisce, come lo smog prodotto dalle ciminiere, di vedere nitidamente il nostro futuro.

ANSA AMBIENTE
22 DICEMBRE 2009
 
ANIMALI: PARCO G.SASSO-LAGA; DOPO DECENNI SI RIVEDE MARTORA
 
ASSERGI (L'AQUILA) - Grazie ad una ricerca scientifica finanziata dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e svolta in collaborazione con l'Universita' degli Studi di Perugia, e' stata accertata nell'area protetta la presenza della martora (Martes martes). La martora e' un piccolo carnivoro, appartenente alla famiglia dei mustelidi, tanto raro e disperso nella penisola, quanto abbondante e diffusa e' la faina (Martes foina), sua ''specie gemella''. Nel Parco la presenza della martora e' stata accertata grazie a tracce rinvenute nell'area del lago di Campotosto e nel comprensorio della Laga. Dei cinque campioni selezionati ed esaminati allo scopo, infatti, due sono stati raccolti sul Monte Mozzano (comuni di Capitignano e Pizzoli), due nel Bosco della Martese (Rocca Santa Maria) e uno presso il Colle della Pietra (Crognaleto). Considerando che le ultime notizie bibliografiche relative alla presenza della martora nel Parco risalgono agli anni 1960-70, e che dall'istituzione dell'Ente, avvenuta nel 1995, non si hanno segnalazioni scientifiche in merito alla specie, la notizia del ritrovamento e' di grande significato nel quadro delle conoscenze relative alla biodiversita' dell'area protetta.

BIG HUNTER
22 DICEMBRE 2009
 
In Veneto si torna a cacciare peppola e storno. Donazzan "vittoria contro la demagogia ambientalista"
 
Come abbiamo visto, il Tar del Veneto ha rigettato la richiesta di sospensiva presentata dalla Lac contro la delibera della regione che lo scorso 24 novembre permetteva la caccia in deroga a storno e peppola.
L'intervento del Tar riapre di fatto la caccia a queste due specie fino al 31 dicembre 2009. I cacciatori veneti potranno infatti ancora prelevare 71 mila capi di storno e 15 mila peppole, secondo i quantitativi regionali concessi in virtù del fatto che al momento dell'approvazione per queste due specie (anche e soprattutto a causa delle continue interruzioni e sospensioni della caccia) non era stato raggiunto neppure la metà del carniere consentito.L'assessore regionale alla caccia Elena Donazzan ha espresso soddisfazione per la decisione del Tar: "con questa sentenza - afferma l'assessore Donazzan - si e' dimostrata la capacita' amministrativa e di corretta gestione della Regione del Veneto nel settore delle applicazioni delle norme sulla caccia. Il Tar del Veneto e' entrato nel merito di una sospensiva che aveva concesso senza il contraddittorio a seguito della solita richiesta di impugnazione da parte di un'associazione ambientalista. La decisione del Tar e' un grandissimo successo amministrativo e politico perche' conferma la bonta' della scelta di sostenere politiche venatorie innovative e di rispetto del quadro europeo, senza per questo rinunciare alle tradizioni venatorie del territorio".Secondo l'assessore alla caccia questa sentenza del Tar ha riconosciuto la validità dello strumento di controllo ideato dalla regione Veneto, frutto di competenze acquisite in diversi anni, che hanno permesso - rimarca l'assessore "la vittoria contro la demagogia dell'ambientalismo estremista".
IL SECOLO XIX
22 DICEMBRE 2009
 
Forestale sequestra i fucili a sei cacciatori
Parco nazionale delle 5 Terre
 
provincia della Spezia - I militari del Comando della Stazione Forestale di Riomaggiore hanno sanzionato e sequestrato i fucili a sei cacciatori durante una battuta di caccia al cinghiale.
Durante i controlli antibracconaggio, a salvaguardia della fauna del Parco Nazionale ove vige il divieto di caccia, gli agenti della Forestale di Riomaggiore hanno intercettato una squadra di cacciatori che stava effettuando una battuta al cinghiale all'interno del territorio comunale di Pignone. Nella zona il confine del Parco Nazionale coincide con quello del comune di Monterosso al Mare e così anche il limite dei divieti, tra cui quello di caccia.Nell'area del Parco infatti non si può esercitare l'attività venatoria. Un limite esteso in questi giorni su tutto il territorio provinciale a causa della neve che impedisce di sparare agli animali, già in difficoltà per la difficoltà a reperire il cibo.
Tornando a Pignone, una volta identificati i cacciatori, i militari del Corpo forestale dello Stato hanno sequestrato sei doppiette e relative munizioni ed elevato loro sanzioni amministrative molto pesanti.
Un provvedimento volto a tutelare sia la fauna selvatica che l'incolumità dei numerosi escursionisti delle Cinque Terre, in vicinanza dell'Area Protetta. Infatti non si può sparare verso il suo interno e gli appostamenti fissi devono essere smantellati alla fine della stagione venatoria.
Inoltre chiunque transiti armato all'interno del Parco Nazionale deve attenersi alle norme di comportamento previste per tutto il territorio nazionale (arma scarica e in custodia) e possedere il nulla-osta rilasciato dall'Ente Parco.
I sei cacciatori sorpresi a Pignone, invece, hanno commesso più violazioni e per questo sono stati sanzionati e i loro fucili sono finiti sotto sequestro, rinchiusi nella caserma della stazione della Forestale.
Proprio in questi giorni di maltempo i forestali e le guardie volontarie stanno monitorando il territorio con ancora maggiore attenzione per evitare che si verifichino azioni di bracconaggio in periodi di maltempo dove gli animali sono più stressati.

ASYLUM
22 DICEMBRE 2009
 
CACCIATORI SI SBAGLIANO E UCCIDONO UOMO TRAVESTITO DA CINGHIALE
 
Una battuta di caccia pre-natalizia è finita molto male, per colpa di un travestimento fin troppo realistico. Un signore greco, infatti, è stato scambiato per un cinghiale da un gruppo di cacciatori, che gli hanno sparato, uccidendolo. La vittima si chiama Christos Constantinou, e aveva 49 anni. L'uomo è stato notato da un gruppo di persone, impegnate in una battuta di caccia al cinghiale selvaggio, nella città di Nemea. Indossava della pelle di capra, molto scura, utilizzata dai cacciatori per confondere la loro preda. Stavolta, però, ha confuso i cacciatori stessi, che hanno sparato contro di lui. Il cinghiale, in Grecia, è un piatto tipico natalizio, e il gruppo in questione si era diviso per catturare un animale da mangiare durante il cenone. Quando i cacciatori si sono resi conto del danno che avevano fatto, hanno chiamato la polizia, ma ormai era troppo tardi. Il 49enne è arrivato cadavere in ospedale. Gli agenti hanno arrestato due persone, presumibilmente responsabili dell'uccisione: si tratta di un 25enne e di un 28enne. A quanto pare, il gruppo dovrà fare a meno di consumare il tradizionale cinghiale, a meno che non faccia ricorso ad un più sicuro supermarket.

IL GAZZETTINO DI BELLUNO
22 DICEMBRE 2009
 
Troppo freddo, saltano i vaccini per la rabbia
La Regione ha sospeso la distribuzione area dei bocconi di carne. Gli animali morti sono 28
 
Pronti al volo al primo miglioramento. E’ questo l’ordine ricevuto dagli elicotteristi che la Regione Veneto ha incaricato della distribuzione sul territorio bellunese delle esche-vaccino contro la rabbia destinate agli animali selvatici.«Inizieremo la profilassi non appena le condizioni metereologiche lo permetteranno, – assicura intanto Piero Vio, dall’Unità di progetto regionale per la sanità animale e igiene alimentare – Natale compreso».Le nevicate dei giorni scorsi avevano già fatto dubitare il rispetto della data dell’avvio della vaccinazione orale dei piccoli predatori, fissata in prima battuta per ieri, ma i recenti peggioramenti hanno fatto slittare irrimediabilmente “a data da destinarsi” la distribuzione. «Oltre alla visibilità, rimane l’incognita legata alla soglia d’efficacia della profilassi, di poco inferiore allo zero termico», spiega il dirigente regionale. Neanche il vaccino di produzione tedesca, utilizzato in Germania e Austria, potrebbe assicurare, infatti, di resistere alle temperature rigide che attanagliano da giorni l’intera provincia. «Nessun boccone sarà sprecato», assicurano dalle unità sanitarie locali, mentre è allo studio in queste ore un piano di volo che copra tutta la provincia, comprese le zone montane, dove la neve e il gelo non hanno fermato la malattia.Il bollettino delle vittime del virus in provincia di Belluno ha raggiunto, infatti, quota 28: 24 volpi, 1 tasso, 1 asino e due cani. Le più colpite rimangono le aree del Cadore, dove venne rinvenuta già lo scorso ottobre la prima volpe infetta e si registrò anche il primo caso di contagio umano da animale domestico. Desta preoccupazione anche la morte per rabbia di 2 volpi nel comune di Sovramonte, a conferma della diffusione della malattia in tutta la provincia e anche oltre i confini occidentali, verso il Trentino-Alto-Adige.Non si arresta, nel frattempo, la corsa contro il tempo della vaccinazione di massa dei cani. Solo dal servizio pubblico sono stati già vaccinati oltre 900 animali, ma le stime dei proprietari che si sono rivolti agli ambulatori privati è quasi equivalente. «Il servizio di vaccinazione itinerante a tariffa agevolata di 5 euro questa settimana coprirà il Comelico e Agordo, – ricorda il dirigente del canile sanitario del capoluogo, Pier Luigi Zanola – mentre la prossima sarà la volta di Voltago e Forno di Zoldo».
 

 

            22 DICEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

AVVENIRE
22 DICEMBRE 2009
 
LE SPERIMENTAZIONI DI LABORATORIO E IL DIRITTO ALL’OBIEZIONE
Gli animali non sono «cose» Gli embrioni umani ancor meno
 
FRANCESCO D’AGOSTINO
 
S i potrebbe rinunciare alla sperimentazione scientifica sugli animali o addirittura proibirla?
No. Non è immaginabile farsi operare da un chirurgo che non abbia acquisito una completa padronanza del bisturi attraverso la sperimentazione su animali. Non è immaginabile far assumere a un malato farmaci, la cui assoluta innocuità non sia stata dimostrata attraverso la sperimentazione sugli animali. Ciò non toglie, però, che sia auspicabile ridurre nei limiti dello strettamente indispensabile quelle sperimentazioni che provochino la morte o comunque sofferenze a carico di animali e che sia molto apprezzabile la legge, in vigore nel nostro ordinamento fin dal 1993, che riconosce ai ricercatori, che potrebbero essere destinati a fare sperimentazione sugli animali, il pieno diritto all’obiezione di coscienza. Più in particolare, sono da valutare positivamente tutti i tentativi di individuare metodologie sperimentali alternative, anche se fino ad oggi i tentativi per metterle a punto hanno dato risultati molto ridotti o hanno più che altro favorito l’individuazione di metodi non alternativi, ma complementari.
Bene ha fatto dunque il 'Comitato Nazionale per la Bioetica' ad approvare il 18 dicembre un documento su questa tematica, che ribadisce il dovere etico di rispettare nei limiti del possibile la vita e il benessere degli animali, in nessun modo assimilabili a 'cose' che sia legittimo utilizzare, sfruttare, distruggere, uccidere, da parte dell’uomo, senza adeguate e ben fondate ragioni. Questo documento, aggiungendosi ad altri, approvati in anni precedenti, dimostra come continui ad essere viva e condivisa nel nostro Comitato l’attenzione per la bioetica animalista. Chi leggerà il documento prenderà anche atto, con soddisfazione, che la maggior parte dei membri del Comitato (anche se purtroppo non tutti!) ha voluto prendere esplicitamente le distanze dalle opinioni di quegli scienziati che ritengono che una tra le legittime modalità alternative alla sperimentazione sugli animali possa essere il ricorso all’utilizzazione di embrioni o comunque di materiale cellulare ricavato dalla distruzione di embrioni umani. Se si ritiene eticamente conturbante fare sperimentazioni scientifiche, che sacrifichino la vita di animali, fino al punto da riconoscere legalmente il diritto all’obiezione di coscienza contro queste modalità sperimentali, non può che apparire paradossale proporre come alternativa una metodica che sacrifichi la vita umana, ancorché nelle prime fasi del suo sviluppo.
Quello che il 'Comitato Nazionale per la Bioetica' non ha invece ritenuto, dopo un’accanita discussione, di dover rilevare è il paradosso implicito nella già citata (e lodata) legge 413 del 1993. Questa legge, riconoscendo il diritto all’obiezione di coscienza, esonera dalla sperimentazione tutti coloro che 'per obbedienza alla coscienza, nell’esercizio del diritto alle libertà di pensiero, coscienza e religione riconosciute dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, si oppongono alla violenza su tutti gli esseri viventi'. Così si esprime, in modo un po’ farraginoso, ma efficace, l’art. 1 della legge. Perché allora questa legge non ha esteso il diritto all’obiezione anche ai ricercatori cui venga richiesto di collaborare a sperimentazioni che coinvolgano non solo animali, ma anche persone umane, ove essi ritengano queste sperimentazioni inaccettabili, per ragioni di coscienza? Questa lacuna dà da pensare. Non si può scartare completamente l’opinione malevola, secondo la quale i politici che hanno votato la legge 413/1993, abbiano incentrato tutte le loro attenzioni sul benessere degli animali, perché in definitiva indifferenti al bene umano, da essi non ritenuto primario rispetto al bene di qualsiasi altro essere vivente. In ogni modo è certo che l’impegno biopolitico è ben più complesso di quanto non si ritenga comunemente e che richiede una continua profusione di energie intellettuali e morali, anche in contesti apparentemente meno rilevanti di quelli, su cui tanto e giustamente si dibatte, della procreatica o delle questioni di fine vita.
 
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