22 SETTEMBRE  2009

TG COM
22 SETTEMBRE 2009
 
Tredici colpi in testa: gatto salvo
Australia:preso a fucilate,torna a casa
 
 
 
Gli hanno sparato tredici colpi in testa con un fucile ad aria compressa, ma evidentemente Smokey, un eroico gatto australiano, di vite ne aveva ben più di sette. E così, sopravvissuto, è riuscito a tornare a casa. Sanguinante, con il cranio devastato dai pallini, ma è tornato dai suoi padroni a Maryborough, nello Stato del Victoria, tre giorni dopo la sua scomparsa. Massicciamente sedato, il gatto è stato quindi operato per estrarre i piombini. Un atto, la sparatoria contro il micio, che le autorità hanno definito di "sconvolgente crudeltà". Secondo Hugh Wirth, il più famoso difensore delgi animali del Paese, sono gesti opera di "ragazzi tra i 18 e i 20 anni", "un modello che vediamo ripetersi in tutta l'Australia. C'è un unico modo per risolverlo: la prigione".

LA REPUBBLICA
22 SETTEMBRE 2009
 
Collare elettrico ai cani condannato per crudeltà
Due mesi, pena sospesa, a un parmigiano che per evitare che i suoi quattro animali abbaiassero li colpiva con scosse elettriche
 
Silvio Marvisi
 
Parma - Aveva già a che fare con l’elettricità per lavoro ma ha pensato di utilizzarla anche per addomesticare i suoi cani. Un parmigiano è stato condannato questa mattina per maltrattamento nei confronti di animali, reato introdotto al codice penale di recente, a due mesi di reclusione con pena sospesa. Nel febbraio 2007 l’uomo ha rimediato una denuncia da parte dell’Enpa (ente nazionale protezione animali) che è stata risarcita, in seguito al processo, con mille euro. I collari erano stati messi ai quattro cani tenuti in giardino per evitare che abbaiassero, forse, e poterli tenere sotto controllo. Era infatti possibile dar loro una “scossa” tramite il collare che, collegato con un telecomando, dà una stimolazione elettrica all’animale. Il tribunale di Parma ha ritenuto che non vi fosse la necessità del sistema paragonabile a una tortura, da cui la condanna per crudeltà nei confronti di animali.

INTERNO TREDICI
22 SETTEMBRE 2009
 
LIPU OSTIA: GRAVE ATTO DI BRACCONAGGIO ALLA FOCE DEL TEVERE
 
 


 
Ostia (RM) - Appena il giorno dopo l'apertura ufficiale della stagione venatoria, mentre in parlamento arriva una pericolosa proposta che allungherebbe ulteriormente la stagione venatoria e soltanto qualche giorno dopo la denuncia di episodi di bracconaggio lungo il canale dei Pescatori, Lunedì 21 settembre i volontari della LIPU di Ostia hanno recuperato, stremato, uno splendido e rarissimo esemplare di SPATOLA gravemente ferito da bracconieri. L'animale, specie protetta, con ogni probabiltà è stato colpito da un bracconiere nella zona dell'Isola Sacra (Fiumicino), purtroppo ancora aperta alla caccia, e si è rifugiato, stremato, all'interno dell'area protetta del Centro Habitat Mediterraneo LIPU di Ostia, dove è stato recuperato dai volontari LIPU, con un natante a remi, all'interno della palude dell'oasi. Immediatamente la spatola è stata trasferita presso il Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma, dove è stata da subito sottoposta alle cure veterinarie del caso, presentando una brutta frattura scomposta esposta dell'omero, che difficilmente potrà consentirle di tornare nuovamente a volare. In ogni caso l'animale è stato operato, in particolare gli è stato messo un chiodo centromidollare per ridurre la frattura. La spatola, considerata la regina di paludi ed estuari, è un grande uccello acquatico, dall'apertura alare tra i 110 ed i 130 cm ed un'altezza di circa 90 cm, dal piumaggio candido e dal caratteristico becco lungo, piatto e slargato in punta, che dà il nome all'animale. Durante il periodo riproduttivo è riconoscibile anche per la presenza di una cresta arruffata dietro la testa.
A tal proposito hanno dichiarato Alessandro Polinori e Luca Demartini, Responsabili del Centro Habitat Mediterraneo LIPU di Ostia: "Sul Litorale Romano, così come in molte altre parti d'Italia, c'è purtroppo da registrare un'incredibile recrudescenza del fenomeno del bracconaggio. Sparare ad una spatola, animale assolutamente inconfondibile quanto maestoso, rappresenta infatti un vero e proprio sfregio alla natura. Come LIPU di Ostia chiediamo un immediato intervento delle autorità preposte a vigilare sul territorio, considerando che ad appena un giorno dall'apertura della stagione venatoria ci troviamo a dover commentare simili vigliacche aggressioni alla fauna selvatica. Ma non solo. Chiediamo anche l'immediata chiusura della caccia nel territorio dell'Isola Sacra, considerando che si trova nelle immediate adiacenze del fiume Tevere e delle aree protette comprese all'interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, la tutela dell'area attraverso l'istituzione di un "Monumento naturale" e la sua inclusione all'interno dello stesso Centro Habitat Mediterraneo LIPU . Questa mattina, poco prima di recuperare la spatola ferita, una signora aveva telefonato al centro LIPU di Ostia per segnalare, piena d'entusiasmo, la presenza di 30 cicogne in altra parte del Litorale Romano. Segnali che testimoniano una crescente sensibilità per l'ambiente e la fauna selvatica nel nostro territorio e che contrastano con gli atti di becero bracconaggio, che, anche per questo, meritano una reazione immediata e risolutiva". Responsabile Centro Habitat Mediterraneo LIPU Ostia
Dott. Alessandro Polinori

IL TIRRENO

22 SETTEMBRE 2009

 

Ammazza il cane che si azzuffa con il suo

 

Rino Bucci

 

CASTAGNETO (LI). Uno sparo secco e un urlo. Siamo tra Donoratico e Bolgheri, in località La Badia, è domenica mattina. Da poco sono passate le 7, quando Loredana Turini viene svegliata da un rumore inconfondibile, quello del proiettile che lascia la canna del fucile.  La donna, in preda al panico, scende le scale in pigiama e vede un cacciatore nel campo accanto a casa. «Sono uscita e ho notato questo cacciatore che gridava. Al principio non ho realizzato, poi ho visto che mi aveva ucciso il cane». Loredana, che vive con la figlia adolescente, racconta che Spike, il suo meticcio di nove anni, era legato. Forse per paura degli spari si è liberato andando verso i segugi dell’uomo. E’ iniziata una zuffa e il cacciatore non ha esitato a puntare l’arma verso Spike e fare fuoco. «Appena ho visto l’animale a terra ho chiesto a quella persona spiegazioni. Mi ha risposto che un cane così non lo potevo tenere, non mi ha voluto dire il nome, allora sono salita in casa per chiamare i vigili, ma è scappato». La polizia municipale e quella provinciale hanno raccolto la testimonianza della donna che oggi sporgerà denuncia. «Ho dovuto seppellire io stessa il cane, in fretta e furia, per non farlo vedere a mia figlia. Quel cacciatore ha fatto fuoco per uccidere - conclude Loredana - oltretutto era nella mia proprietà e ha sparato a 15 metri da casa mia, roba da ammazzare qualcuno. Spero che lo trovino e che paghi: era sui 60 anni, basso, con un cappello e due cani al seguito». Ricevuta la denuncia, le forze dell’ordine segnaleranno il caso alla Procura. Chi ha ucciso il cane è bene che sappia che rischia fino a un anno di galera.


CORRIERE DI SIENA
22 SETTEMBRE 2009
 
Abbattuto il cavallo di Fais
Anche Asti istituirà una clinica e un pensionario per soggetti del Palio. Si è infortunato alla fine del secondo giro.
 
Susanna Guarino
 
SIENA - E’ stato abbattuto ieri “Madrina”, il cavallo purosangue che ha corso il Palio di Asti per il rione Castell’Alfero. Gianluca Fais si era accorto alla fine del secondo giro che il cavallo si era fatto male, ed aveva fermato. In un primo tempo tutti avevano pensato ad un infortunio di poca importanza, e nessuno aveva notato portar via il cavallo da piazza Alfieri. La notizia dell’infortunio si è sparsa in nottata, mentre il cavallo veniva operato nella clinica “La Varletta” a Villanova. Intorno a lei si sono mossi veterinari, fantino, borghigiani e proprietari. Un mondo di persone con un unico intento: salvarle la vita. Ma non è stato possibile, e questo infortunio, provocato in corsa e non per una caduta, ripropone anche ad Asti il problema del recupero dei cavalli che partecipano al Palio. “La frattura - ha spiegato Fulvio Brusa, responsabile della Commissione cavalli - era brutta, all’altezza del metacarpo falangeo, dove si innesta lo zoccolo. Ci voleva un miracolo. Speravamo di avere almeno 24 ore di tempo per vedere l’evolversi della situazione”. Invece in mattinata le condizioni generali del cavallo sono peggiorate, e sarebbe stato necessario amputare l’arto. I veterinari della clinica hanno consigliato di praticare l’eutanasia, per evitare sofferenze all’animale. “I proprietari sono distrutti - ha spiegato Sergio Ravizza, rettore di Castell’Alfero, che aveva ingaggiato “Madrina” insieme a Gianluca Fais - Avrebbero fatto di tutto per mantenerla anche se non avesse più potuto correre. Ma in certi casi, prolungare le cure significa far soffrire un animale”. Per “Madrina”, il cui vero nome era Green Spirit, si era subito scatenata una gara di solidarietà: chi voleva adottarla, chi era disposto a farsi carico di ogni spesa medica e di mantenimento. Purtroppo è stato tutto inutile. Anche Gianluca Fais non riesce a spiegarsi cosa sia successo. “La cavalla stava correndo benissimo - racconta Vittorio - poi ad un certo punto le ha ceduto la zampa. Ho faticato a tenermi a cavallo e ho subito frenato. Mi dispiace moltissimo. Quell’animale lo conoscevo bene, con lei ho vinto delle corse in Sardegna. L’ho voluta ad Asti perché credevo in lei». Questa vicenda ha scosso il mondo del Palio ed anche Asti sembra attivarsi per creare un pensionario per cavalli. “Ci stiamo attivando - hanno spiegato dal Comune - affinchè in futuro, in caso di infortunio, i cavalli vengano presi in custodia dall’amministrazione del Palio, che si farà carico di ogni spesa medica e di mantenimento dell’animale, fino alla fine dei suoi giorni”.

GAZZETTA D'ASTI
22 SETTEMBRE 2009
 
Palio: la Lav chiede di aprire un'inchiesta sul cavallo abbattuto
 
Asti - Il Palio è "lacrime e sorrisi", come direbbe Paolo Raviola: e di motivi per piangere e sorridere, la manifestazione ne riserva davvero parecchi: accanto allo spettacolo, alla corsa, ai festeggiamenti, ai riti scaramantici di borghigiani e appassionati c'è chi si batte per i diritti degli animali.
Dal 2003 a oggi sono stati undici i cavalli soppressi durante la manifestazione, ultima la cavalla che domenica correva per il rione di Castell'Alfero, che si è fratturata una zampa durante la terza batteria e di lì a poco è stata abbattuta in una clinica di Villanova.
"Il tragico incidente - scrivono dalla Lav - si è consumato sotto gli occhi delle migliaia di spettatori assiepati sulle tribune e nel parterre, e mentre gli altri cavalli terminavano il terzo giro, lo sfortunato animale veniva portato via dalla pista, nel silenzio e nell’indifferenza generale, senza che venisse anche solo annunciato il ferimento della cavalla".
La dinamica dell'incidente non sarebbe stata chiarita: "Colpisce che solo nella serata di lunedì sia stato reso noto l’abbattimento dell’animale, la Lav, tramite il suo Ufficio Legale, ha già emesso richiesta di accesso dei dati, per poter visionare la cartella clinica e conoscere le motivazioni che hanno portato a decidere la soppressione della cavalla, riservandosi eventuali azioni legali".
“Chiediamo - si legge nella nota stampa . che venga chiarita la dinamica del gravissimo incidente tramite l’apertura di un’inchiesta da parte del Sottosegretario alla Salute Francesca Martini, affinché si appuri se tutte le disposizioni dell’Ordinanza del Ministero della Salute su questa materia, entrata in vigore alcuni giorni fa, siano state rispettate, e soprattutto, se la frattura subita dalla cavalla fosse così grave da giustificarne la soppressione, o se invece vi era la concreta possibilità di cura e successiva riabilitazione”.
Circa trenta attivisti della campagna antispecista "Animali della Langa" avevano effettuato un volantinaggio, dichiarando le ragioni per cui si sentono "contrari a a una manifestazione basata sullo sfruttamento di animali, a mero scopo ludico, che lucra sulle sofferenze imposte a chi non ha voce per ribellarsi".

LEGNANO NEWS
22 SETTEMBRE 2009
 
PALIO DI ASTI: LA LAV DENUNCIA L'ABBATTIMENTO DI UN CAVALLO
Dall'Ufficio stampa della LAV riceviamo e pubblichiamo
 
Per l’ennesima volta il Palio di Asti è stato teatro di un raccapricciante incidente, domenica 20 settembre: la cavalla contrassegnata con il numero 18, che correva per il rione Castell’Alfero, durante la terza batteria si è fratturata una zampa ed è stata successivamente abbattuta nella clinica convenzionata “La Varletta” di Villanova d’Asti.
Il tragico incidente si è consumato sotto gli occhi delle migliaia di spettatori assiepati sulle tribune e nel parterre, e mentre gli altri cavalli terminavano il terzo giro, lo sfortunato animale veniva portato via dalla pista, nel silenzio e nell’indifferenza generale, senza che venisse anche solo annunciato il ferimento della cavalla.
Poiché non è chiara la dinamica dell’incidente e colpisce che solo nella serata di lunedì sia stato reso noto l’abbattimento dell’animale, la LAV, tramite il suo Ufficio Legale, ha già emesso richiesta di accesso dei dati, per poter visionare la cartella clinica e conoscere le motivazioni che hanno portato a decidere la soppressione della cavalla, riservandosi eventuali azioni legali.“Chiediamo che venga chiarita la dinamica del gravissimo incidente tramite l’apertura di un’inchiesta da parte del Sottosegretario alla Salute Francesca Martini, affinché si appuri se tutte le disposizioni dell’Ordinanza del Ministero della Salute su questa materia, entrata in vigore alcuni giorni fa, siano state rispettate, e soprattutto, se la frattura subita dalla cavalla fosse così grave da giustificarne la soppressione, o se invece vi era la concreta possibilità di cura e successiva riabilitazione”, dichiara la LAV.“Questo fatto gravissimo è l’ulteriore dimostrazione che le corse dei palii espongono i cavalli a pericoli, spesso mortali, che non possono essere evitati in alcun modo. A pochi giorni di distanza dal Palio dei Berberi di Calascibetta (Enna), in cui due cavalli sono rimasti gravemente feriti, ci troviamo ancora di fronte a un incidente con conseguenze mortali, che non può e non deve essere sottaciuto, ma che anzi deve essere denunciato per la sua tragicità – continua la LAV - Questi “spettacoli” sono indegni di una società civile e, non ci stancheremo mai di ripeterlo, devono essere completamente aboliti, a favore di manifestazioni che non mettano a repentaglio la vita degli animali. Anche laddove non si verifichino incidenti mortali, ci preme sottolineare che i cavalli vengono sottoposti ad allenamenti estenuanti e a un fortissimo stress, tanto fisico quanto psichico, durante tutto lo svolgimento della gara.”Ufficio Stampa LAV

ANSA AMBIENTE
22 SETTEMBRE 2009
 
LOMBARDIA CON PIU' CANI IN CANILE, SECONDA PIEMONTE
 
ROMA - E' la Lombardia, con 12.372 ingressi, la regione in cui entrano piu' randagi nei canili ogni anno. Mentre e' il Veneto, con 9.137, la regione dove si sterilizzano piu' gatti. Sono i dati presentati nell'ambito del convegno 'Uomini e animali. Ma siamo poi cosi' diversi?', promosso dalle associazioni Donneinrete e FormAzione, che si e' svolto oggi a Roma. Ogni anno sono quasi 100 mila i cani raccolti per strada e inviati ai canili di accoglienza comunali e circa 50 mila i gatti randagi sterilizzati: due dati che rappresentano la punta dell'iceberg del fenomeno randagismo. Per quanto riguarda il numero di ingressi di randagi in canile, al secondo posto dopo la Lombardia troviamo il Piemonte, con 9.518 ingressi l'anno, e al terzo il Veneto, con 9.400. A parte Basilicata, Calabria e Sardegna, di cui non ci sono dati, le regioni in cui entrano meno randagi nei canili sono il Molise, con 284 ingressi l'anno, e le province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente con 338 e 357 ingressi. Per la sterilizzazione dei gatti, invece, dopo il Veneto, con 9.137 operazioni, abbiamo la Toscana, con 7.874 sterilizzazioni l'anno, e la Lombardia con 6.728. Fanalino di coda per le sterilizzazioni sono il Molise, che non ha riportato operazioni nel 2007, il Piemonte, che ne ha effettuate 171, e la Valle d'Aosta con 305. Per contrastare il fenomeno randagismo, che dalle stime coinvolgerebbe circa 600 mila cani il cui controllo puo' diventare problematico quando si riuniscono in branco, ogni anno il Ministero della Salute mette a disposizione delle Regioni un apposito fondo in base alla dimensione del fenomeno, in particolare in relazione al numero dei nuovi ingressi di cani randagi nei canili comunali e al numero delle sterilizzazioni di gatti effettuate dal Ssn

Corriere della Sera
22/09/09
 
Roma: scoperti 63 cani chiusi in una stanza
 
ROMA - Scoperti a Pofi dai militari della compagnia di Frosinone sessantatre' cani in pessime condizioni igieniche, rinchiusi dentro la stanza di un appartamento. Gli animali, 51 adulti e 12 cuccioli, sono stati sottoposti alle prime cure e affidati alle strutture sanitarie della provincia di Frosinone. Denunciato il proprietario dell'immobile, un 54enne della zona.

GAZZETTA DI MANTOVA

22 SETTEMBRE 2009

 

Famiglia torna in Brasile e abbandona due cani

 

Provincia di Mantova - Se ne sono andati da una settimana, forse sono ritornati in Brasile, ed hanno lasciato nell’appartamento in affitto due cagnolini meticci, maschio e femmina. Quando i vigili urbani sono entrati nell’appartamento con le chiavi fornite dal proprietario dello stabile i due cagnetti avevano già iniziato, probabilmente in preda alla fame, a rosicchiare plastica e legno dell’arredamento. I vigili hanno quindi liberato i due cagnolini, di piccola taglia, e li hanno trasferiti al Rifugio del Cane di Bosco Virgiliano. Dei proprietari al momento non si sa più nulla: una settimana fa avevano detto al proprietario dell’appartamento sulla Spolverina che sarebbero tornati in Brasile. I due cani sono in condizioni discrete, anche se ormai erano da giorni senza cibo e acqua. I vigili erano stati chiamati dal proprietario dello stabile che era andato a controllare l’appartamento lasciato libero dalla famiglia. Dentro ovviamente escrementi dappertutto e alcuni mobili rosicchiati. La famiglia brasiliana rischia una denuncia per abbandono di animali.


IL NUOVO
22 SETTEMBRE 2009
 
Animali: 45 milioni vivono in casa
Ricerca, 150mila vengono abbandonati e 73mila maltrattati
 
ROMA - Gli animali domestici che popolano le nostre case sono piu' di 44 mln: e' quanto emerge ad un convegno sul diritto alla salute degli animali. Ma nel solo 2005, 150mila sono stati abbandonati e 73mila sono stati maltrattati nel 2004. La parte d'Italia in cui vengono piu' spesso registrati casi di maltrattamento e' il Nord-Ovest, con il 27,5% delle denunce, seguito dal centro con il 23,5%. Dalle isole, invece, arrivano il minimo delle denunce, solo il 12%.

IL GIORNALE
22 SETTEMBRE 2009
 
SOTTOPOSTI A MALTRATTAMENTO ALMENO 750MILA CANI
La denuncia di Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente)
 
Sono almeno 300mila i cani tenuti a catena corta o rinchiusi in spazi troppo ristretti, 150.000 i cani costretti a vivere in appartamenti angusti e non fatti mai uscire per una corsa o una sgambatura. Almeno 50mila cani ogni anno sono costretti a ricorrere alle cure veterinarie a causa di maltrattamenti, botte, ferimenti subiti tra le mura domestiche. Inoltre sono circa 250mila i cani malnutriti e tenuti in situazioni igienico-sanitarie insoddisfacenti o sottoposti a varie torture quale l'uso del vietatissimo collare elettrico.
Questi sono i numeri dei maltrattamenti subiti complessivamente da circa 750.000 cani di proprietà in Italia, numeri che vanno ad aggiungersi alle migliaia di cani abbandonati ogni anno e che ci fanno avere il quadro complessivo dei maltrattamenti a cui sono sottoposti gli animali domestici nelle famiglie italiane.
I numeri sono frutto di un'analisi incrociata dalle segnalazioni giunte allo Sportello Animali ed al Tribunale degli Animali di Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente), e quelli ricavati dalle proiezioni sulle segnalazioni giunte ad una trentina di associazioni animaliste locali presenti in tutta Italia.
Il maggior numero di maltrattamenti si registra al Sud, dove è anche maggiormente concentrato il numero di abbandoni; anche nelle zone rurali del Nord però ci sono molte segnalazioni di maltrattamenti di cani, in particolare per quanto riguarda l'uso del collare elettrico e la loro tenuta in spazi o gabbie troppo piccole.
Sono ipotizzabili anche maltrattamenti per un numero altrettanto simile di gatti domestici. In questo caso i maltrattamenti vanno dalla tenuta in spazi angusti a piccole sevizie o nei casi più estremi si tratta di gatti tenuti legati alla catena, come recentemente scoperto in provincia di Verona.
«Quello dei maltrattamenti degli animali tra le mura domestiche è sicuramente un fenomeno molto diffuso, le cui proporzioni sono più grandi rispetto all'abbandono - ci dice Lorenzo Croce presidente nazionale Aidaa -. I numeri che noi forniamo sono desunti dal lavoro di tre anni dello Sportello Animali, ma anche da un lavoro capillare di confronto con le segnalazioni e le denunce pervenute alle Associazioni di Tutela degli Animali che operano localmente in tutte e 20 le regioni italiane. La cattiva abitudine di sottoporre gli animali domestici a sevizie o comunque a maltrattamenti dovuti prevalentemente a questioni che poco hanno a che vedere con la natura stessa degli animali è un fenomeno che va seriamente studiato ed affrontato, in quanto non si discosta come mentalità diffusa dall'altro orrendo fenomeno della violenza tra le mura domestiche sui soggetti deboli della famiglia».

SESTO POTERE
22 SETTEMBRE 2009
 
Entra nel vivo la VI edizione della Giornata Nazionale del cane di pubblica utilità
 
Treviso - E’ in corso di svolgimento, oggi , a Crocetta del Montello e presso il campo sportivo di Volpago del Montello (Treviso), la sesta edizione della Giornata Nazionale del cane di pubblica utilità. Al centro della due giorni le tematiche legate all’utilizzo di cani per la ricerca di ordigni incendiari, le più moderne tecniche di addestramento cinofilo, le ultime strategie investigative del binomio cane padrone nelle operazioni di soccorso e di tutela ambientale. La tradizionale manifestazione riservata alle rappresentanze cinofile delle Forze Armate e di Polizia, dei Vigili del Fuoco, della Croce Rossa Italiana e delle principali Associazioni di volontariato è promossa e organizzata dal Corpo forestale dello Stato con il patrocinio della Provincia di Treviso e dei Comuni di Crocetta del Montello e di Volpago del Montello. Ieri s'è svolto il convegno di studi dedicato all’approfondimento delle esperienze e delle tecniche di allevamento, selezione e addestramento delle unità cinofile di pubblica utilità delle amministrazioni interessate. Tra gli argomenti in discussione, la ricerca di una maggiore sinergia tra le forze impegnate con le unità cinofile nelle operazioni di pubblico soccorso, come quella messa in campo nel corso del drammatico terremoto che ha colpito la città dell’Aquila lo scorso aprile, e le nuove metodologie di addestramento e impiego delle unità cinofile in ambiente ostile sperimentate dal Corpo forestale dello Stato. Questa mattina , invece, appuntamento al Campo sportivo di Volpago del Montello per la spettacolare dimostrazione di abilità tecnico-operativa dei gruppi cinofili delle amministrazioni e degli enti interessati, alla presenza degli studenti delle Scuole medie inferiori di Volpago e di Crocetta del Montello. Oltre alle consuete simulazioni di ricerca di dispersi, esplosivo e armi, stupefacenti, specie animali e vegetali protette, è prevista la presenza di un elicottero AB412 del Corpo forestale dello Stato che si alzerà in volo per mostrare come le unità cinofile vengono trasportate e calate da altezze elevate in zone impervie.
LA ZAMPA.IT
22 SETTEMBRE 2009
 
Il ritorno a scuola e l'ansia di separazione dei "quattrozampe"
Fra le soluzioni lasciare la radio accesa
 

Ansia da abbandono, anche i cani ne soffrono. Il rientro a scuola dei bambini e la casa vuota dopo l’estate potrebbe portare l’unico inquilino rimasto in casa ad agire in maniera violenta, ad abbaiare continuamente, a mettere tutto a soqquadro. Non si tratta di rabbia ma di sindrome da nido vuoto, un’ansia da separazione. «Quando i bambini tornano a scuola alcuni cani possono sentirsi abbandonati - sostiene Adam Goldfarb, direttore del programma «Animali a rischio» della Human Society of the United States (Hsus) - perchè sono stati abituati tutta l’estate a giocare con i loro migliori amici e tutto d’un tratto si ritrovano da soli per sei-otto ore al giorno senza capirne il motivo». Così l’ansia da separazione può portare il cane ad abbaiare di più, a graffiare le porte, a masticare oggetti inappropriati o a sviluppare sintomi medici quali letargia o problemi nell’alimentazione. Le soluzioni però ci sono, salutare ogni volta che si esce di casa il proprio cane, usando sempre la stessa espressione, può aiutarlo a non sentirsi abbandonato, così come lasciare dei vestiti con il proprio odore in giro per la casa, un metodo che infonde sicurezza all’animale. E poi, tenerlo occupato, dargli ad esempio un contenitore del latte aperto con del latte ancora dentro lo intratterrà per un pò, e lasciare una radio accesa lo farà sentire meno solo.

SAVONA NEWS
22 SETTEMBRE 2009
 
Spotorno: killer degli uccelli ricercato dall'Enpa
 
Spotorno (SV) - Le guardie zoofile dell'Enpa di Savona indagano su un caso di maltrattento di animali. Almeno un paio di volte alla settimana, sotto il grosso palo in cemento dell’Enel che si trova vicino la cimitero di Spotorno, tra via Magiarda e alla Torre, sono stati trovati uno o due uccelli morti: tortore, passeri, gazze, merli. Esclusa la possibilita' che siano fulminati dalla corrente elettrica, perche' tecnicamente impossibile, il dubbio venuto alle guardie zoofile e ai vigili urbani, e' che si tratti di qualche persona che, dalle finestre di uno dei palazzi vicini, ogni tanto si diverta a fare il tiro al bersaglio contro i volatili posati sui fili, con un piccolo e poco rumoroso fucile tipo flobert. Per questo motivo sono stati organizzati servizi di controllo per sorvegliare la zona e sorprendere il 'killer degli uccelli', che verra' denunciato alla Procura della Repubblica per una serie di pesanti reati: maltrattamento di animali, bracconaggio ed uso di armi in luogo pubblico.

SALUTE EUROPA
22 SETTEMBRE 2009
 
Uomini e animali. Ma siamo poi così diversi?
 
Le case degli italiani sono “invase” di animali. Ma nessuna piaga biblica. È proprio l’uomo che sempre più spesso decide di ospitare un animaletto in casa. Circa 7 milioni di cani, 7,5 milioni di gatti, 12 milioni di uccelli, 15 milioni di pesci, 500 mila roditori e 1 milione e mezzo di altre specie. Questo il popolo degli animali domestici in Italia. In tutto quasi 45 milioni. Amati e ben curati, tanto che si stima in 2 milioni di euro l'anno la spesa media degli italiani per i loro amici, che da qualche tempo godono anche delle vacanze. Sono sempre più numerose, infatti, le strutture turistiche che accolgono gli animali domestici, facilitando anche la vita delle persone che non vogliono rinunciare alle vacanze ma neanche alla compagnia del loro amico animale. Una fotografia da favola disneyana. Ma il vecchio detto “vita da cani” ha ancora ragione di esistere. Sono oltre 500 mila i cani randagi e oltre 1,3 milioni i gatti. Nel solo anno 2005 ci sono stati in Italia 150 mila abbandoni e 73 mila maltrattamenti nel 2004, che nel 48% dei casi hanno portato alla morte dell’animale. Eppure il rapporto tra uomo e animale è diventato negli ultimi tempi più intenso che mai. Spesso cani e gatti non sono solo compagni di abitazione ma veri e propri amici, amati, coccolati e finanche viziati. D’altra parte, i benefici della loro presenza sono tangibili. E sono dei veri e propria tocca sana, se si considera il loro utilizzo nella pet-therapy, cioè quelle terapie che con l’ausilio di un animale aiutano a ristabilire nei pazienti psichici un rapporto equilibrato con il mondo esterno. E si provi solo a pensare ai cani per ciechi. O semplicemente al buon umore che trasmette un animaletto festoso quando si torna a casa dopo una giornata storta. Tuttavia, nonostante la legge 189 che dal 2004 definisce delitti i reati contro gli animali, le violenze non sono finite. I 72.812 casi accertati nel 2004, peraltro, non sono che la punta dell’iceberg, cioè quei casi effettivamente verificati e denunciati. Ma quante migliaia saranno i maltrattamenti sommersi? E allora, per mettere un freno a violenze, abbandono, randagismo e maltrattamenti di ogni genere, ecco in arrivo una serie progetti di legge per la tutela della salute e del benessere degli animali. Al lavoro c’è il Parlamento, ma anche il Governo, che su iniziativa del sottosegretario alla Saluta Francesca Martini ha pronta una legge quadro presentata oggi a Roma in occasione del convegno Uomini e animali. Ma siamo poi così diversi?, promosso dalle associazioni Donneinrete e FormAzione. Una legge quadro che riconosce il diritto alla salute di tutti gli animali, siano essi domestici o randagi, dai cani di strada ai cavalli da corsa, prevedendo un livello di qualità della vita che deve essere assicurato ad ogni singolo animale che viva sul nostro territorio. Un vero e proprio codice che riordina, unifica e armonizza l’intera disciplina in materia e le numerose ordinanze emanate nel tempo per far fronte alle situazioni di emergenza. La legge è costruita attorno ad alcuni pilastri. Obbligo del microchip sui cani e di anagrafi canine per garantirne la rintracciabilità dell’animale. I randagi vanno raccolti, curati, ricoverati in strutture realizzate secondo standard di qualità e registrati sotto responsabilità dei sindaci e con servizi appaltati in base ai requisiti di legge e sistemi di trasparenza, ma anche continui monitoraggi per verificare le condizioni delle strutture e di assistenza. I ricoveri per gli “orfani”, infatti, dovranno rispondere a requisiti minimi di qualità, per evitare il ripetersi di episodi in cui i canili somigliavano più a dei lager che non a dei rifugi, con gabbie talmente piccole o piene di ospiti da impedire agli animali di muoversi, poi tozzi di pane secco se non addirittura cibo avariato. Orrori a cui le associazioni di cittadini e la politica italiana vogliono dire basta. Divieto di usare esche e bocconi avvelenati. L’eventuale ritrovamento dovrà essere denunciato in Comune, che provvederà alla bonifica delle zone infette. Abbattuta definitivamente la lista nera dei cani pericolosi, che non ha basi scientifiche. Niente più pitbull cattivi e barboncini buoni. L’aggressività dipende dall’educazione che l’animale riceve dal proprietario e dalle sue capacità nel gestire un animale che per struttura fisica è più forte di un altro esemplare. Per chi sceglie razze potenzialmente più problematiche è previsto un corso di formazione che rilascerà un patentino. Restano l’obbligo di guinzaglio lungo non più di 1,5 metri nelle città e nei luoghi aperti al pubblico. Diventa legge la buona abitudine di raccogliere gli escrementi. Insomma, una legge per gli animali ma che vede protagonisti gli uomini, sempre più responsabilizzati nei confronti dell’ambiente che li circonda. L’obiettivo d’altra parte, afferma Francesca Martini, è “una rivoluzione culturale. Più la coscienza del rispetto crescerà, più chi maltratta, abbandona e viola le regole verrà considerato un individuo di basso profilo. Si fa largo il concetto di censura sociale”. Un cambiamento radicale che, secondo l’on. Gianni Mancuso, relatore in Commissione Affari Sociali dei ddl sulla salute degli animali, farà sentire i suoi benefici anche nella vita dell’uomo: “occorre infatti considerare che tutti gli animali non adeguatamente curati rappresentano un veicolo di malattie infettive, alcune delle quali trasmissibili all’uomo”. La nostra salute, dunque, passa anche per la salute degli animali. E non si tratta solo di salute fisica, come osservato da Rosaria Iardino, presidente di Donneinrete. “Gli animali sono dei veri e propri amici per l’uomo, ma questa positiva intensificazione del legame uomo-animale, sottolinea Iardino, rende necessario un approccio mirato affinché questa convivenza assicuri il maggiore benessere possibile di entrambi”. E magari anche il sostegno delle leggi perché, conclude la presidente di Donneinrete, “prendersi cura di un animale è un impegno, ma anche una spesa. Cure veterinarie, cibo e soluzioni alberghiere per il periodo estivo influiscono sulle tasche degli italiani. E soprattutto in un periodo così difficile a livello economico qualche agevolazione può fare la differenza per la vita che possiamo offrire ai nostri animali”. Al convegno sono intervenuti anche la presidente dell’ENPA Carla Rocchi, lo zooantropologo Roberto Marchesini, il veterinario comportamentalista Sabrina Giussani e l’attore Pietro Taricone.

BIG HUNTER
22 SETTEMBRE 2009
 
Fidc Savona contesta i dati di Enpa sul prelievo. Piena condivisione sul ddl Orsi
 
Dopo l'eclatante smentita del Tg5 sui numeri dei decessi per la caccia rispetto ai dati forniti dall'Enpa, l'Ente nazionale Protezione Animali è ora nuovamente contestato dalla sezione provinciale di Federcaccia Savona sui numeri relativi ai prelievi della scorsa stagione. “Come è possibile fornire dati dal momento in cui la lettura ottica dei tesserini della scorsa stagione in Regione non è ancora stata fatta?” ha dichiarato il presidente provinciale Giuseppe Durante. L'Enpa parla di 37 camosci abbattuti. “Il camoscio in provincia non è cacciabile. Come è possibile che ne siano stati abbattuti ben 37?”. Secondo Durante i cinghiali abbattuti l’anno scorso come contingente previsto dalla Provincia sono stati 7. 500 circa. “L’Enpa indica in ben 15 mila gli esemplari abbattuti. C’è confusione”.
Alcune precisazioni riguardano in dettaglio il disegno di legge Orsi , smentita la “possibilità di sparare a cani e gatti vaganti o randagi. Sono leggende metropolitane”.
Proprio sul ddl Orsi Durante polemizza anche con Arcicaccia, “la Federcaccia, sia provinciale che regionale, ha proposto al senatore Orsi di rappresentare i nostri organismi all’interno del consiglio nazionale dell’associazione. C’è piena condivisione di intenti. Non è vero, come affermato dall’Arcicaccia che noi siamo sulle loro stesse posizioni, anzi. Noi siamo al fianco di Orsi per una caccia umana, condivisa e utile”.

ASCA
22 SETTEMBRE 2009
 
ANIMALI: MARTINI, PIU' TUTELE E GARANZIE. IN ARRIVO LEGGE QUADRO
 
Roma - Una legge che riconosce il diritto alla salute di tutti gli animali, siano essi domestici o randagi, dai cani di strada ai cavalli da corsa, prevedendo un livello di qualita' della vita che deve essere assicurato ad ogni singolo animale che viva sul nostro territorio.Un vero e proprio codice che riordina, unifica e armonizza l'intera disciplina in materia e le numerose ordinanze emanate nel tempo per far fronte alle situazioni di emergenza. E' quella voluta - e presentata oggi a Roma - dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini , illustrata in occasione del convegno ''Uomini e animali. Ma siamo poi cosi' diversi?'', promosso dalle associazioni Donneinrete e FormAzione.Oggi quasi 45 mln di animali vivono nelle nostre case: circa 7 milioni di cani, 7,5 milioni di gatti, 12 milioni di uccelli, 15 milioni di pesci, 500 mila roditori e 1 milione e mezzo di altre specie. Amati e ben curati, tanto che si stima in 2 milioni di euro l'anno la spesa media degli italiani per i loro amici, che da qualche tempo godono anche delle vacanze. Sono sempre piu' numerose, infatti, le strutture turistiche che accolgono gli animali domestici, facilitando anche la vita delle persone che non vogliono rinunciare alle vacanze ma neanche alla compagnia del loro amico animale. Una fotografia da favola disneyana. Ma il vecchio detto ''vita da cani'' ha ancora ragione di esistere.Sono oltre 500 mila i cani randagi e oltre 1,3 milioni i gatti. Nel solo anno 2005 ci sono stati in Italia 150 mila abbandoni e 73 mila maltrattamenti nel 2004, che nel 48% dei casi hanno portato alla morte dell'animale.
I 72.812 casi di maltrattamento accertati nel 2004, peraltro, non sono che la punta dell'iceberg, cioe' quei casi effettivamente verificati e denunciati. Ma quante migliaia saranno i maltrattamenti sommersi?. La legge e' costruita attorno ad alcuni pilastri. Obbligo del microchip sui cani e di anagrafi canine per garantirne la rintracciabilita' dell'animale.I randagi vanno raccolti, curati, ricoverati in strutture realizzate secondo standard di qualita' e registrati sotto responsabilita' dei sindaci e con servizi appaltati in base ai requisiti di legge e sistemi di trasparenza, ma anche continui monitoraggi per verificare le condizioni delle strutture e di assistenza. I ricoveri per gli ''orfani'', infatti, dovranno rispondere a requisiti minimi di qualita', per evitare il ripetersi di episodi in cui i canili somigliavano piu' a dei lager che non a dei rifugi, con gabbie talmente piccole o piene di ospiti da impedire agli animali di muoversi, poi tozzi di pane secco se non addirittura cibo avariato. Orrori a cui le associazioni di cittadini e la politica italiana vogliono dire basta.

L'ARENA GIORNALE DI VERONA
22 SETTEMBRE 2009
 
SINDACO.
Al Parco Natura Viva per un progetto internazionale
Tosi al safari tra pitoni e giraffe
L’Associazione europea degli zoo e acquari porterà in Fiera tra un anno 750 esperti
 
Provincia di Verona - Al Parco Natura Viva c'era già stato da piccolo, «come tutti i ragazzini». Ma il sindaco Flavio Tosi può confermare d'essersi divertito come un bambino anche ieri mattina, quando ha abbandonato l'ufficio per un paio d'ore, per darsi al safari. Buttata la giacca da una parte, ha voluto scendere più volte dalla jeep guidata sui sentieri della riserva da Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco, per osservare da vicino zebre, struzzi, scimpanzé. S'è pure fatto consegnare qualche ramo di salice da offrire lui stesso alle giraffe. «Signor sindaco, non si avvicini troppo», lo ha pregato lo staff, quando l'ha visto incedere senza timore verso i rinoceronti: qui c'è la coppia d'esemplari più longeva d'Europa, che dimora nel Parco fin dalla sua fondazione, 40 anni fa.
E nella serra di rettili e anfibi, Tosi ha voluto «toccare con mano» il pitone albino di un metro e mezzo abbandonato poco tempo fa da ignoti sul lungolago e ospitato al Parco.
Insieme al sindaco, anche l'assessore provinciale alla viabilità Andrea Bassi e il direttore generale dell'Ulss22 Alessandro Dall'Ora. Ma la «gita» non è stata un divertimento fine a se stesso. Su richiesta di Avesani, Tosi ha subito accettato di aprire ufficialmente, come rappresentante istituzionale della città, l'importante workshop dell'associazione Eaza (Associazione europea degli zoo e degli acquari) che tra un anno esatto, dal 21 al 25 settembre 2010, porterà in Fiera a Verona 750 esperti del settore, tra direttori dei principali parchi faunistici dell'Ue, veterinari e biologi. «È la prima volta», spiega soddisfatto Avesani, «che la nostra città viene scelta per ospitare il congresso e noi indicati come referenti per i cinque giorni dei lavori». Ascoltando le spiegazioni del direttore, Tosi è venuto a sapere che alcune specie, per esempio la tigre siberiana da cui è rimasto tanto affascinato, sopravvivono all'estinzione solo grazie ai programmi di riproduzione attivati da enti come il Parco Natura Viva. E con costi non indifferenti. Alcuni ecosistemi danneggiati dall'uomo vengono ripopolati con animali ormai rari, nati qui in cattività, liberati nei luoghi d'origine e controllati a distanza tramite microchip: è quello che il Parco ha fatto nell'est della Slovacchia con i suoi bisonti europei. «Dobbiamo accorciare il passo con altri Paesi: in Italia c'è poca attenzione per istituzioni d'eccellenza come questa», afferma Tosi, «e soprattutto pochissime sovvenzioni. Il Parco fa tutela ambientale e ricerca scientifica, dà posti di lavoro e ha anche una valenza sociale per i disabili». L.CO.

IL RESTO DEL CARLINO
22 SETTEMBRE 2009
 
Carnieri pieni nell’apertura generale della stagione venatoria
Multati quattordici cacciatori
 
Ravenna - LA RIAPERTURA di alcune aree di rifugio per la fauna selvatica, istituite per migliorare il ripopolamento da parte di lepri e fagiani, ha fatto la felicità delle doppiette. E domenica, nella giornata di apertura generale della stagione venatoria, i carnieri si sono riempiti di selvaggina. Le zone con la più alta concentrazione di cacciatori, molti dei quali provenienti da fuori provincia ma isciritti negli Atc ravennati, sono state quelle in prossimità delle aree di rifugio, attorno alle saline e nei chiari. La giornata di apertura della caccia anche in forma vagante non ha registrato incidenti particolari. Per la verità la centrale operativa della Polizia provinciale aveva ricevuto la segnalazione telefonica del ferimento superficiale di un cacciatore in prossimità di via Canale Molinetto, tra Ravenna e Punta Marina Terme. Una pattuglia inviata subito sul posto ha ascoltato alcuni testimoni che non hanno però riferito alcun tipo di incidente. Anche il pronto soccorso dell’ospedale non ha registrato interventi per ferimento da arma da fuoco.
L’ATTIVITA’ di vigilanza è stata intensa per tutta la giornata. In azione sei pattuglie al mattino e due al pomeriggio della Polizia provinciale, oltre ai volontari. Sono stati effettuati nel complesso 114 controlli su tutto il territorio provinciale, a seguito dei quali sono stati redatti 14 verbali. Le sanzioni più frequenti hanno riguardato il mancato rispetto della distanza delle doppiette dalle strade o dalle abitazioni, la violazione delle norme relative alle modalità del trasporto dell’arma, l’esercizio di attività all’interno di colture in atto, il mancato rispetto delle regole relative alla caccia in deroga. Fino al 4 ottobre si potrà cacciare in due giorni fissi, giovedì e domenica, da un’ora prima dell’alba alle 13. Negli Atc Ra1 e Ra2, fino al tramonto ma solo alla migratoria da appostamento.

IL SECOLO XIX
22 SETTEMBRE 2009
 
«Poche doppiette e nessun problema:abbattuti 400 capi»
Il primo giorno
 
Savona. Tra i 350 e i 400 cinghiali sono stati abbattuti domenica scorsa in occasione dell'apertura della stagione di caccia che ha visto al via sulla carta 140 squadre di doppiette autorizzate per 6.500 cacciatori di cui la metà solo cinghialisti.
Si tratta di un dato non ancora ufficiale che si basa su una stima provvisoria raccolta dall'ufficio caccia della Provincia diretto dal dirigente Giuseppe Damonte e riferito all'assessore Livio Bracco in attesa delle relazioni definitive che verranno comunicate oggi da ogni squadra di cinghialisti operante sul territorio savonese. Si tratta di un numero di partenza in vista della cifra complessiva da raggiungere entro la fine dell'anno (circa 8.500 capi), con possibilità di deroga sino a gennaio del prossimo anno, fissata dalla Provincia in base ai dati dei censimenti effettuati dai tecnici dell'università di Genova. A fronte dei circa 7.600 cinghiali abbattuti l'anno scorso quota totale del contingente da abbattere che è stato raggiunto. Cifra che a fronte dei danni alle coltivazioni registrati dagli uffici di Palazzo Nervi ha fatto per quest'anno lievitare la cifra.
Tra le novità inserite nel calendario venatorio la novità della caccia al daino, soprattutto nell'albenganese, zona dove è stata rilevata la maggior presenza, e relativi danni a campi e coltivazioni, dell'animale. Per cui all'interno dell'unità di gestione ingauna allestita appositamente sono stati calcolati oltre 400 esemplari circa che vivono in gruppi di 30/40 unità, di cui 52 destinati all'abbattimento per la salvaguardia dell'ecosistema. «Non si sono registrati particolari problemi nell'avvio della stagione di caccia iniziata in sordina come presenze di cacciatori nei boschi. I controlli delle pattuglie della polizia provinciale non hanno riscontrato anomalie o irregolarità. Le uniche novità riguardano la possibilità di sparare anche ai daini individuati nell'albenganese» commentano in attesa dei dati definitivi l'assessore alla caccia Livio Bracco, il comandante della polizia provinciale Fulvio Terzolo e il presidente dell'ambito territoriale di caccia valbormidese Rodighiero Zucchero.A. P.

IL PICCOLO

22 SETTEMBRE 2009

 

Salvare i cinghiali

 

Rispettare la sofferenza di tutti gli esseri viventi, umani e non, dovrebbe essere scontato in una società «civile», ma purtroppo ogni giorno capisco che non è affatto così... sul tema dei cinghiali abbattuti ho ormai letto tanti interventi, ma mi sono rimaste delle domande a cui mi piacerebbe venisse data risposta: 1) Perché non viene raccolto l'appello dell'Enpa e del professor Filacorda che hanno spiegato che, piuttosto che multare le persone che sfamano i cinghiali sarebbe più utile circoscrivere le zone in cui lasciare il cibo? In questo modo i cinghiali non avrebbero bisogno di avvicinarsi alle case. 2) Perché, anzichè abbattere 100 cinghiali, non si provvede alla loro sterilizzazione? Credo sia abbastanza evidente che, così facendo, si rimanda un problema che si ripresenterà fra pochissimo tempo, perchè è naturale che i cinghiali continuino a riprodursi. 3) Perché non si provvede, come richiesto dal dottor Urso, alla recinzione delle aree coltivate con fili a bassa tensione, come è già stato fatto in Carnia e in Friuli? 4) Perché non si vieta la caccia alla volpe, che mi risulta essere l'unico animale presente nel nostro territorio in grado di contenere in modo del tutto naturale, la diffusione dei cinghiali? 5) Perché vengono permessi questi abbattimenti in deroga quando, fra pochissimo, verrà riaperta la stagione della caccia? Spero che l'assessore Godina e il sindaco Dipiazza possano rispondermi attraverso le pagine di questo giornale, perchè mi piacerebbe essere sicura del fatto che sia stato tentato di tutto prima di arrivare ad uccidere degli animali e, da quello che ho letto fino ad oggi, non ne sono affatto sicura. Daniela Schifani Corfini Luchetta


IL TIRRENO

22 SETTEMBRE 2009

 

Scontro politico sulla caccia al cinghiale L’assessore Costa replica a Benettini

 

PODENZANA (MS). Monta la polemica a Podenzana attorno alla caccia al cinghiale.  Al caposquadra Angelo Benettini, secondo cui sarebbero in corso manovre contro di lui e la squadra di caccia n. 37 Podenzana 1, replica l’assessore Costa.  L’assessore comunale esterno Roberto Costa è anche tra i promotori di una petizione che chiedeva più battute di caccia al cinghiale.  Benettini, che tra l’altro è anche consigliere comunale a Podenzana con delega alla caccia, sostiene che «quella petizione fosse assai discutibile e raccolse appena 50 firme», ma Costa non ci sta e lancia il guanto di sfida a Benettini: «Se voglio, di firme ne raccolgo anche trecento!».  Detto questo, l’assessore Costa affronta la questione dei cinghiali, definendola un “problema gravissimo”.  Gli ungulati, infatti, secondo Costa, devasterebbero tutto. «Ci manca soltanto che entrino in casa della gente» sottolinea l’assessore comunale “esterno”, il quale aggiunge con un certo sarcasmo: «Io rispetto il divertimento dei pochi, di quei quattro o cinque cacciatori, ma loro devono rispettare la proprietà privata. E, poi, mi chiedo: perché non accettano la rotazione delle squadre?».  Ricordiamo che il consigliere Angelo Benettini aveva raccontato anche un particolare inquietante, sostenendo di avere ricevuto telefonate anonime e minatorie sulla questione e volantini, anch’essi anonimi. G.U.


IL TIRRENO

22 SETTEMBRE 2009

 

A caccia senza permesso: denunciato

 

MASSA COZZILE (PT). Era andato a caccia come tanti altri appassionati, ma con un piccolo particolare: non aveva alcun permesso e porto d’armi. È successo nelle campagne massesi, dove l’incauto cacciatore è diventato invece preda della polizia provinciale.  L’uomo si è così “guadagnato” una denuncia penale per porto abusivo di armi e una serie di sanzioni amministrative per assenza di licenza, versamenti, assicurazione e tesserino.  È stato questo l’episodio più grave registrato domenica scorsa, in occasione della giornata di apertura della caccia. Una giornata che per il resto si è rivelata abbastanza tranquilla. Nell’occasione il personale della polizia provinciale ha presidiato il territorio per l’intera giornata, anche con alcuni servizi particolari in orario notturno. Sono stati oltre 100 i controlli ai cacciatori impegnati nelle varie pratiche (caccia vagante, da appostamento temporaneo, da appostamento fisso). Oltre alla denuncia di Massa Cozzile sono state elevate sei multe, nei comuni di Pescia, Buggiano, Piteglio e Quarrata. Mancata distanza dalle case, delle annotazioni sul tesserino, della raccolta dei bossoli e dell’iscrizione all’Atc le infrazioni riscontrate.


IL TIRRENO

22 SETTEMBRE 2009

 

Una donna umilia i colleghi cacciatori maschi

 

SCARLINO (GR). Una cacciatrice veramente doc.  È una rumena. Si chiama Lamaglia Apostol e si è aggiudicata il primo premio per la gara di tiro alla sagoma del cinghiale organizzata dalla Federcaccia e la squadra 80 di Follonica di caccia al cinghiale, svoltasi a Pratini di Valle.  Il sindaco di Follonica Eleonora Baldi si è complimentata con la locale associazione della Federcaccia e la squadra 80 di Follonica di caccia al cinghiale, per quanto riguarda l’organizzazione dell’iniziativa di tiro alla sagoma.  Non è stata una prova facile.  Oltre cento cacciatori si sono succeduti in pedana per ben 168 volte, ognuno con quattro cartucce a disposizione per sparare alla sagoma di un cinghiale da una distanza di trentacinque metri.  Gare individuali e a squadre.  Il sindaco Eelonora Baldi sottolinea che la manifestazione si è svolta nel pieno rispetto dell’ambiente, grazie alla sensibilità dell’associazione, che con il posizionamento di rotoballe di paglia, ha impedito la dispersione del piombo nell’ambiente. P. V.


LA NUOVA SARDEGNA

22 SETTEMBRE 2009

 

I Forestali denunciano tre bracconieri

 

SINISCOLA (NU). Tre fucili sequestrati e tre cacciatori denunciati «per attività venatoria svolta all’interno di una zona di oasi e protezione faunistica». Questo il risultato di un’operazione del corpo forestale e di vigilanza ambinentale che, in occasione dell’apertura generale della caccia, ha eseguito una serie di servizi di prevenzione e controllo, nonstante tutto il personale sia ancora impegnato a tempo pieno nella campagna antincendi. E proprio durante uno di questi controlli domenica mattina una pattuglia della stazione di Siniscola ha torvato i tre cacciatori intenti a cacciare in un’area di protezione faunistica.  I fucili dei tre sono stati sequestrati e i cacciatori denunciati a piede libero.


TERRE MARSICANE
22 SETTEMBRE 2009
 
A Teramo l'autopsia dei cuccioli di orso trovati morti sabato
 
Pescasseroli (AQ). La carcassa del cucciolo di orso trovato morto sabato scorso ai bordi del bosco ai bordi dell'ex statale marsicana 83, è giunto all'istituto zooprofilattico di teramo, dove sarà effettuata l'autopsia. Da una prima valutazione dei veterinari del Parco nazionale e degli uomini del Corpo forestale il plantigrado sarebbe stato ucciso da un’auto. «Il grave trauma agli arti inferiori e le lesioni interne non lascerebbe spazio ad altre ipotesi. Purtroppo gli investimenti di animali selvatici sono piuttosto frequenti. L’incremento demografico li spinge a raggiungere i centri abitati con tutte le conseguenze negative che l’avvicinamento all’uomo comporta» spiega Luciano Sammarone del Coordinamento territoriale per l’ambiente della Forestale. Risulterebbe invece «infondata» la notizia diffusa nei giorni scorsi di una malattia infettiva causa di una ipotetica moria di camosci.
La smentita è arrivata nel corso di un vertice tenuto a Civitella Alfedena al quale hanno partecipato anche i sindaci di Barrea e Villetta Barrea, i vertici del Parco nazionale e i veterinari della Asl, dove si è precisato che la diminuzione del numero dei camosci nel parco è dovuta allo spostamento dei branchi in altre zone.
«Sul monte Meta, per esempio» spiega Sammarone «era difficile rilevare esemplari di camosci, oggi vi hanno trovato il loro habita naturale branchi numerosi di questi ungulati». Niente epidemie dunque, anche se in realtà i tre camosci trovati morti qualche settimana fa sui monti non sarebbero stati uccisi da un fulmine. Uno di loro è stato trovato positivo al carbonchio, per gli altri due si attende ancora l’esito dell’esame necroscopico dello zooprofilattico di Teramo.

IL CENTRO

22 SETTEMBRE 2009

 

Orso morto, oggi l'esito degli esami 

 

PESCASSEROLI (AQ). Saranno i veterinari dell’istituto zooprofilattico di Teramo a stabilire cosa abbia ucciso il cucciolo di orso trovato ai bordi del bosco, a poca distanza dall’ex Statale 83 Marsicana.  La carcassa dell’animale, un esemplare di 16 mesi, è arrivata ieri nel laboratorio teramano, mentre oggi potrebbe essere diffuso l’esito dell’esame necroscopico. Da una prima valutazione dei veterinari del Parco nazionale e degli uomini del Corpo forestale che sabato scorso hanno rinvenuto la carcassa, il plantigrado sarebbe stato ucciso da un’auto. «Il grave trauma agli arti inferiori e le lesioni interne» spiega Luciano Sammarone del Coordinamento territoriale per l’ambiente della Forestale «non lascerebbe spazio ad altre ipotesi. Purtroppo gli investimenti di animali selvatici sono piuttosto frequenti. L’incremento demografico li spinge a raggiungere i centri abitati con tutte le conseguenze negative che l’avvicinamento all’uomo comporta». Definita invece «infondata» la notizia diffusa nei giorni scorsi su una possibile moria di camosci causata da una malattia infettiva. La smentita è arrivata nel corso di un vertice tenuto a Civitella Alfedena al quale hanno partecipato anche i sindaci di Barrea e Villetta Barrea, i vertici del Parco nazionale e i veterinari della Asl. Il numero dei camosci, nell’area parco, non sarebbe diminuito a causa di una malattia, ma per lo spostamento dei branchi in altre zone. «Sul monte Meta, per esempio» spiega Sammarone «era difficile rilevare esemplari di camosci, oggi vi hanno trovato il loro habita naturale branchi numerosi di questi ungulati». Niente epidemie dunque, anche se in realtà i tre camosci trovati morti qualche settimana fa sui monti non sarebbero stati uccisi da un fulmine. Uno di loro è stato trovato positivo al carbonchio, per gli altri due si attende ancora l’esito dell’esame necroscopico dello zooprofilattico di Teramo. - Yvonne Frisaldi


REUTERS
22 SETTEMBRE 2009
 
Naturalista britannico: lasciamo che i panda si estinguano
 
Neil Maidment
 
LONDRA - Gli ambientalisti dovrebbero "staccare la spina" ai panda giganti e lasciarli estinguere. Lo ha detto il presentatore della Bbc e naturalista Chris Packham."Questa è una specie che volontariamente è entrata in un cul de sac evolutivo", ha detto Packham al magazine Radio Times.Il 48enne si è detto convinto che i soldi spesi nella conservazione di questa specie potrebbero essere investiti in maniera migliore su altri animali, dal momento che i panda non sono in condizione di sopravvivere da soli."Non è una specie forte. Sfortunatamente i panda sono grandi e teneri e rappresentano il simbolo del WWF, ma noi spendiamo milioni di sterline per la protezione di questa specie"."Io credo che dovremmo staccare la spina. Lasciamoli andare per la loro strada, con una certa dignità".I panda giganti sono confinati nelle foreste sulle montagne del sud-ovest della Cina e necessitano di una grande quantità di bambù per sopravvivere.Stando ai dati del WWF, complessivamente, ci sono circa 1600 panda, minacciati però dall'agricoltura, dal disboscamento e dell'aumento della popolazione.La posizione di Packham, però, non è largamente condivisa. "Chris ha detto una cosa sciocca, da irresponsabile", ha dichiarato Mark Wright, studioso di scienza della conservazione e consigliere del Wwf, secondo quanto riportato dai media britannici."I panda si sono perfettamente adattati al luogo dove vivono. Le montagne costituiscono il loro habitat e lì hanno a disposizione tutto il bambù che vogliono"."Sarebbe come dire che le balenottere azzurre sono ormai in un tunnel evolutivo senza uscita perché vivono nell'oceano", ha aggiunto Wright.Packham, che è presidente del Britain's Bat Conservation Trust e vicepresidente del Wildlife Trusts, ha anche gettato ombre sul futuro delle tigri."Non credo che le tigri possano vivere per altri 15 anni. Come puoi proteggere un animale che vale di più morto che vivo? Semplicemente non puoi".

ASCA
22 SETTEMBRE 2009
 
SICILIA: SEI TARTARUGHE RIABILITATE RESTITUITE AL MARE
 
Palermo - In Sicilia, aderiranno al Piano alcune associazioni ambientaliste, l'universita', il Cnr (Centro nazionale ricerca), la Capitaneria di porto, il Cites (l'ufficio regionale del Corpo forestale che si occupa del commercio e della detenzione delle specie di flora e fauna protette) e le Aree marine protette. La rete di questi soggetti sara' coordinata dall'Osservatorio faunistico siciliano che fa capo al dipartimento Interventi strutturali dell'assessorato all'Agricoltura.''Il risultato di oggi rientra - ha detto Rosaria Barresi - nel quadro dei programmi che l'Osservatorio faunistico siciliano promuove ogni anno per la conservazione della fauna selvatica e per il miglioramento degli habitat. Il bacino del Mediterraneo, per gran parte della sua fauna, rappresenta un unico grande ecosistema; le tartarughe compiono spostamenti notevoli, di conseguenza diventa fondamentale l'impegno nella salvaguardia e nella tutela sia delle specie che degli ambienti marini''.I Centri siciliani di recupero della fauna selvatica sono riconosciuti e autorizzati dall'assessorato regionale Agricoltura e Foreste e operano secondo quanto prevede la legge regionale 33 del 1997 sulla tutela della fauna selvatica e sul prelievo venatorio allo scopo, con l'obiettivo di restituire alla natura gli animali selvatici in precarie condizioni di salute, dopo averli curati e riabilitati.

IL TIRRENO

22 SETTEMBRE 2009

 

Pericoli al laghetto di Tufaia

 

VENTURINA (LI). Ha chiamato in causa i vigili urbani, la polizia venatoria, i carabinieri. Alessandro Fulcheris, ex consigliere Pdl a Campiglia e ora a Piombino, lancia l’allarme sui laghetti di Tufaia. «La cinta intorno al lago grande è bucata - spiega - Se dei bambini si avventurano da quelle parti può accadere qualcosa di poco piacevole». Non solo però per il rischio di finire nel lago. «La polizia venatoria in passato aveva tolto le nutrie, che ora sembra siano tornate. Questi animali - continua Fulcheris - sono portatori di malattie come la leptospirosi e la salmonellosi e bisogna tenerli alla larga dalla gente». I vigili, spiega ancora Fulcheris, hanno fatto un sopralluogo, ma sugli interventi ci sarebbe un contrasto di competenze fra Asa e Comune


Animalieanimali
22 SETTEMBRE 2009
 
A FIESOLE LE RONDINI RITROVERANNO I NIDI
Ordinanza del Sindaco.
 
Un'ordinanza per tutelare le rondini e i loro nidi è stata varata dal Comune di Fiesole (dopo Firenze, è uno dei primi in Italia a farlo) con l'obiettivo di intervenire per la loro salvaguardia e permettere ai volatili di ritrovare in primavera, anno dopo anno, il proprio nido sotto i tetti e i balconi: una condizione questa che favorisce la riproduzione. L'atto, in pratica, vieta a chiunque di "distruggere, rimuovere o danneggiare i nidi di rondine", ad eccezione di casi di restauri o ristrutturazioni di fabbricati "esclusivamente al di fuori del periodo di nidificazione dal 15 settembre al 15 febbraio". Essa dispone anche di rispettare gli stessi nidi provvedendo, dove possibile, alla loro tutela e protezione. L'ordinanza, è stato spiegato, rispecchia la linea adottata dalle Associazioni ambientaliste, che ribadiscono "il divieto di distruggere per qualsiasi motivo i nidi di rondine, violazione altrimenti punibile secondo il codice penale". "Questa ordinanza - ha sottolineato l'assessore comunale all'Ambiente Luciano Orsecci - contribuisce a portare avanti l'obiettivo della difesa degli animali molto sentito dall'amministrazione. Le rondini sono diminuite anche a causa delle distruzione dei nidi, oltre che per i fertilizzanti agricoli e per la scarsità di insetti di cui si nutrono: vogliamo arginare questa situazione".

VIRGILIO NOTIZIE
22 SETTEMBRE 2009
 
Ue/ Tonno, paesi mediterranei bloccano divieto commercializzazione
Rinviata decisione su iscrizione in lista Cites specie a rischio
 
I rappresentanti di Italia, Spagna, Francia, Grecia, Malta e Cipro hanno bloccato, durante una riunione ieri a Bruxelles, la proposta della Commissione europea di appoggiare, come Ue, la richiesta del Principato di Monaco di inserire il tonno rosso nella lista degli animali per cui è vietata la commercializzazione (allegato I), nell'ambito della convenzione internazionale Cites sulle specie a rischio di estinzione. I paesi mediterranei dell'Ue hanno giudicato prematura una decisione favorevole all'inclusione nell'allegato I, e sono riusciti a rinviarla a dopo che l'Iccat (Commissione internazionale per la conservazione dei tonni atlantici) avrà pubblicato i suoi dati scientifici sullo stato degli stock di tonno rosso, nel prossimo mese di novembre La decisione è stata accolta con "disappunto" dal commissario Ue all'Ambiente, Stavros Dimas, che aveva spinto molto per appoggiare la richiesta di Monaco, mentre il collega responsabile della Pesca, il maltese Joe Borg, più vicino alle posizioni dei paesi mediterranei, ha detto di aspettarsi che ora l'Iccat "si assuma in pieno la propria responsabilità, garantendo la salvezza del tonno rosso". Molto duro il giudizio delle Ong ambientaliste: "é deplorevole che gli stessi Stati membri che sono per lo più responsabili dell'impoverimento degli stock di tonno rosso rifiutino di dare il loro accordo a misure che avrebbero aiutato a invertire la tendenza", ha commentato Xavier Pastor, il direttore esecutivo di Oceana Europe, l'organizzazione internazionale per la difesa degli ecosistemi marini. Questi Stati membri, ha continuato Pastor, "continuano a difendere gli interessi dell'industria della epsca del tonno e sembrano non interessarsi del fatto che stanno spingendo il tonno verso un punto di non ritorno". Per Saskia Richarts, dell'Ufficio europeo di Greenpeace, "la cecitàdei governi dei paesi mediterranei spingerà il tonno all'estinzione e lascerà i pescatori senza più niente da pescare nel giro di pochi anni. Ma paesi come Malta e la Grecia sono sempre più isolati, mentre fra i ministri dell'Ambiente dell'Ue sta crescendo la volontà di salvare questo splendido animale", conclude, con una nota di speranza, l'esponente di Greenpeace. La decisione, da parte dell'Ue, se dare o meno il sostegno alla proposta di Monaco era stata in primo appoggiata dalla Francia, che però ieri si è schierata con gli altri mediterranei. Oltre che dai dati dell'Iccat, l'esito di quest'iniziativa dipende ora anche dalla determinazione del Principato a portarla avanti dopo questa prima sconfitta. La decisione finale, comunque, dovrà essere presa prima della riunione delle parti della Convenzione Cites, che si svolgerà nel marzo 2010. Un dato consolante, per gli ambientalisti, è il sostegno unanime che i rappresentanti degli Stati membri hanno dato, nella stessa riunione di ieri, alla proposta di limitare e regolamentare il commercio di due specie di squali 'nostrani', lo smeriglio e lo spinarolo, inserendoli nell'allegato II della Convenzione Cites. Si tratta di pesci che finiscono spesso sui banchi di vendita europei, spacciati come pesce spada, e la cui popolazione, già scarsa, è ormai vicina al collasso.

IL DENARO
22 SETTEMBRE 2009
 
La Campania torna in Eritrea, sessantacinque bufale per Asmara
 
Carlo Zappatori
 
Il ministero dell'Agricoltura dello Stato d'Eritrea, tramite la sua Ambasciata di Roma, grazie alla fattiva collaborazione di un gruppo di imprenditori campani amici dell'Eritrea che ha messo in contatto le varie parti interessate e seguito tutte le fasi preliminari fino al contratto finale, ha portato in territorio eritreo ( Zoba Gash Barka e Zoba Debub) 65 bufale dalla Azienda agricola Cerrito di Cellole, Caserta. L'Istituto di Cultura Eritrea nel suo sito ( istituto di Cultura Eritrea.it) dà ampia informazione sull'avvenimento, con interessanti foto, del trasferimento a mezzo aereo, il 30 luglio dall'area cargo dell'aeroporto di Fiumicino, curato da Egypt Air con uno speciale volo cargo dotato di moduli esclusivamente dedicati al trasporto di animali vivi.
Il trasporto terrestre è stato, invece, affidato all'azienda di servizi Fioravanti, che si è avvalsa della società Caponi Carlo, specializzata in trasporto e gestione di animali vivi.
Sullo stesso volo sono state anche caricate 30 mungitrici della ditta L'Italiana di Reggio Emilia specificatamente realizzate per l'Eritrea con la dotazione di un doppio motore, elettrico e termico, e cestelli di raccolta del latte in acciaio.
I veterinari eritrei Ghebrehiwet e Afwerki si sono occupati dei controlli sanitari dei capi acquistati, della acquisizione delle necessarie nozioni specifiche riguardanti l'allevamento, e dell'accompagnamento del bestiame in ogni fase del suo trasferimento via terra dalla azienda campana all'aeroporto di Roma, e via aerea fino in Eritrea.
Dopo l'arrivo all'aeroporto di Asmara gli animali e le mungitrici sono stati trasferiti nelle zone di destinazione eritree.
Un primo rapporto del dipartimento del ministero dell'agricoltura dell'area di destinazione delle bufale, conferma che la prima introduzione in Eritrea delle bufale sta dando risultati positivi nella produzione nel settore lattiero-caseario e dell'allevamento per la carne. Le bufale, scelte per la loro notevole robustezza e resistenza alle malattie, hanno dimostrato di essersi ben adattate al clima e la qualità del loro latte, e dei prodotti derivati, si è rivelata tripla rispetto a quella degli animali locali.
Ora l'impegno è concentrato nel favorire la loro riproduzione affinché si possa far fronte alla crescente domanda di latte e di formaggio da parte del mercato locale e i programmi prevedono oltre a questo anche la prossima apertura di un caseificio nella zona e corsi di specializzazione a vantaggio della popolazione della zona.
Si intensificano, nel frattempo, i rapporti di amicizia e di collaborazione tra Italia ed Eritrea, con il recente incontro tra il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, ed il ministro degli Affari esteri eritreo, Osman Saleh, accompagnato dal consigliere del Presidente eritreo Yemane Ghebrabb. Il governo Berlusconi sta dedicando grande attenzione all'area del Corno d'Africa, partendo dall'Eritrea, che è lo Stato culturalmente e storicamente a noi più vicino, al cui sviluppo il nostro Paese può e deve dare un contributo decisivo. Gli intensi contatti diplomatici in corso, ai massimi livelli, tra Italia ed Eritrea serviranno a concordare i settori economici cui dare la priorità, ma che in Eritrea si possa ora mangiare anche la mozzarella prodotta con latte di bufale campane ci fa molto piacere e rinsalda anche i legami agricoli tra Campania ed Eritrea.

CORRIERE DELL'UMBRIA
22 SETTEMBRE 2009
 
Pietralunga  (PG) - Branco di lupi a due passi da una casa.
Incredibile episodio a Palombaro. Sopralluogo della Forestale. Uccidono una pecora e un agnello poi scappano per le urla di una donna.
 
Anna Maria Polidori
 
Pietralunga (PG) - Una mattinata quella di venerdì scorso, che la famiglia Mariotti difficilmente dimenticherà. E come se la deve essere vista brutta la moglie di Aurelio, sola nella casa in località Palombaro a fronteggiare un attacco di lupi famelici al suo branco di pecore. Erano circa le 10,30 del mattino quando la signora si è accorta che gli animali, otto in tutto, nel campo a soli cinquanta metri di distanza da casa, erano stati presi di mira da due, tre lupi malintenzionati, seguiti da alcuni cuccioli. Grande lo spavento: la signora si è trovata a fronteggiare queste bestie, non sempre amichevoli e ragionevoli, da sola. Il marito infatti non era a casa. Non sapendo che cosa fare lei, ferma e determinata a non lasciarsi “portar via” così le sue pecore, ha telefonato alla figlia, che vive a Pietralunga, per chiederle un aiuto. Mentre attendeva il suo arrivo, tornata fuori casa, con le sue urla disperate la donna ha indotto i lupi ad abbandonare la pecora sgozzata e a portare via soltanto un agnello morto. La figlia dopo pochi minuti si è precipitata a casa dei genitori. Ma i lupi sono tornati alla carica, intenzionati a completare il loro lavoro: trascinare via la pecora che avevano già ucciso e che non erano riusciti ad allontanare a causa delle urla della signora. Niente da fare anche in questo caso: la figlia ha urlato riuscendo a mettere di nuovo in fuga i lupi. Le donne hanno poi chiamato gli agenti del corpo forestale della locale stazione di Pietralunga che hanno potuto così constatare il fatto e quante e differenziate fossero le orme dei lupi, con i piccoli al loro seguito. E la notizia dell’aggressione ha fatto rapidamente il giro del paese dove sono tutti sicuri: “Dovevano essere affamati per attaccare in pieno giorno“. Aurelio Mariotti, raggiunto al telefono, spiega: "Mia moglie ha vissuto davvero una brutta avventurae. Adesso aspettiamo che vengano a smaltire la pecora, un procedimento che ci verrà a costare sui 20 euro. Ci si rimette sempre in questi casi”. Sono diversi, ormai quattro o cinque, gli attacchi di lupi a branchi di pecore avvenuti durante le ultime settimane nel circondario di Pietralunga. “C’è di che aver paura anche per la nostra incolumità“ sospira una signora.

Animalieanimali
22 SETTEMBRE 2009
 
CACCIA, LA LOBBY VENATORIA CI RIPROVA: ENPA, FINI RIGETTI EMENDAMENTI
Appello al Presidente della Camera.
 
"Chiediamo al Presidente Fini di dichiarare inammissibile l'emendamento dell'onorevole Pini alla Legge Comunitaria 2009, che abolisce i vincoli temporali al calendario venatorio". E' questo l'appello lanciato dall'Enpa al presidente della Camera, onorevole Gianfranco Fini, alla vigilia del voto con cui l'Aula di Montecitorio dovrà pronunciarsi sul provvedimento.
Secondo la Protezione Animali, l'emendamento presentato dall'onorevole Pini (Lega Nord), la cui approvazione cancellerebbe i vincoli temporali al calendario venatorio, non soltanto rientra nel disposto dell'art 89 del Regolamento della Camera, che concede al Presidente la facoltà di dichiarare inammissibili gli emendamenti estranei al provvedimento in discussione, ma contraddice la volontà del Parlamento, della sua stessa maggioranza e del Governo.
Non più tardi di quattro mesi fa, infatti, il medesimo emendamento era stato oggetto della dura e trasversale contestazione del Parlamento, e il governo aveva addirittura stralciato l'articolo cui l'emendamento si riferiva.
"Giunti a questo punto - conclude la Protezione Animali - chiediamo a tutte le istituzioni il massimo impegno per fermare, una volta per tutte, provvedimenti incompatibili con una società che si definisce civile e che esporrebbero il nostro Paese a nuove, pesanti, bocciature dell'Unione Europea".

Animalieanimali
22 SETTEMBRE 2009
 
CACCIA, LA LOBBY VENATORIA CI RIPROVA: IN AULA A MONTECITORIO GLI EMENDAMENTI
Lav, appello al Governo affinchè fermi le modifiche "spara tutto".
 
Il massacro di milioni di animali ad opera dei cacciatori è ricominciato da soli due giorni, ma i sostenitori politici del “fanatismo venatorio” non si sono concessi pause. L’onorevole Pini della Lega Nord, infatti, ha presentato alcuni emendamenti alla Legge “Comunitaria 2009” che prevedono la demolizione di numerosi limiti oggi imposti alla sanguinaria attività dei cacciatori.
Cogliendo l’occasione della modifica, per renderle conformi alle direttive europee, di alcune leggi nazionali che nulla hanno a che fare con la caccia, l’On. Pini propone di eliminare i limiti temporali della caccia. Se l’emendamento leghista dovesse essere approvato, in pratica, i cacciatori potrebbero sparare per tutto il corso dell’anno, anche senza il consenso dei proprietari dei terreni.
“Una nuova epoca da doppietta selvaggia ci attende se l’emendamento leghista non sarà subito ritirato – dichiara Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della LAV – questo nuovo tentativo di massacrare milioni di animali, non deve vedere la luce. Facciamo appello alla responsabilità del Governo che rispedì al mittente un identico tentativo di qualche mese fa”.
L’onorevole Pini, purtroppo, non è nuovo ad uscite del genere: già con la Legge “Comunitaria 2008” tentò lo stesso colpo di mano che fu però prontamente sventato.“I cacciatori non perdono occasione per definirsi grandi tutori dell’ambiente e difensori degli animali, affermazioni che assumono il valore di una barzelletta se rapportati al nuovo tentativo di assalto alla normativa nazionale da parte della lobby venatoria”, conclude Massimo Vitturi.

IL CITTADINO
22 SETTEMBRE 2009
 
Undici cacciatori sanzionati, erano troppo vicini alle case 
 
Provinciadi Lodi - Spari troppo vicini alle case o alle strade, animali abbattuti e non registrati sul tesserino: sono queste le infrazioni commesse dai cacciatori che domenica sono scesi nella campagna lodigiana per l’apertura della stagione venatoria. Oltre duemila “doppiette”, arrivate anche dalle provincie limitrofe, tenute sotto controllo dalla polizia provinciale e dai volontari del servizio di vigilanza provinciale. L’obiettivo era scongiurare incidenti o ferimenti, come quello dello scorso anno quando la presidente dell’associazione Ciclodi restò impallinata, e sorvegliare sul rispetto delle regole da parte dei cacciatori. Alla fine ne sono stati controllati 217 all’interno dei due Atc (Ambiti territoriale di caccia) in cui è divisa la provincia, denominati “nord” e “sud”, e 11 sono stati sorpresi a commettere irregolarità e sono stati sanzionati. Cinque, in particolare, si erano recati in luoghi vietati alla caccia, si erano avvicinati cioè troppo a case e strade senza rispettare le distanze minime stabilite dalla legge, 200 metri per le abitazioni e 150 metri per le strade. Non sembra, invece, che qualcuno sia stato sorpreso all’interno dell’area del Belgiardino, che alla vigilia dell’apertura della stagione era stata vietata ai cacciatori anche in seguito all’incidente dello scorso anno avvenuto proprio in questa zona.Sei violazioni, invece, hanno riguardato la mancata annotazione sul tesserino venatorio dei capi abbattuti: un sistema per non rispettare i limiti imposti dalla legge. Complessivamente sono stati sequestrati sei fagiani, due lepri e una minilepre, tutti animali non registrati sul tesserino. Nei controlli sono state impegnate nove pattuglie, quattro della polizia provinciale e cinque dei volontari del servizio vigilanza provinciale, che si sono divisi fra i due Atc su una superficie di oltre 40mila ettari. D. C.

LA PROVINCIA PAVESE

22 SETTEMBRE 2009

 

Spari a due passi dalle case

 

di Paolo Fizzarotti

 

VOGHERA (PV). Doppiette scatenate alle porte della città. Domenica mattina all’alba una cinquantina di cacciatori, sconfinati abusivamente dalla vicinissima provincia di Alessandria per il primo giorno della stagione venatoria, hanno fatto sentire i loro spari e il fischiare dei pallini tra il rione San Vittore e la zona Capalla.  I primi colpi di fucile sono stati sentiti verso le 6.30, ma solo alle 7.30 qualcuno ha chiamato il centralino della Polizia Locale che a sua volta ha inviato sul posto due pattuglie. L’area interessata era quella tra via Angelo Cignoli e strada Valverde: come dire un concentrato di posti dove non si può sparare anche se è il primo giorno di caccia.  Lì vicino, infatti, ci sono le case periferiche di San Vittore, alcune cascine e, soprattutto, l’autostrada Torino-Piacenza, la tangenziale di Voghera e la linea ferroviaria. Il confine tra la provincia di Pavia e quella di Alessandria scorre, a zig-zag, proprio lì in mezzo. La legge vieta esplicitamente di esplodere colpi d’arma da fuoco, anche se a scopo venatorio, in prossimità di autostrade e ferrovie.  Alle 8.30, viste le dimensioni del «fenomeno» e l’impossibilità di coprire da soli un’area tanto vasta, i vigili urbani hanno richiesto l’intervento delle Guardie venatorie provinciali, che sono intervenute con diverse squadre riuscendo a mettere in fuga i cacciatori piemontesi indisciplinati. A quanto pare una decina di loro sono stati fermati e sei contravvenzionati per avere sconfinato.  «Le testimonianze sono concordi - racconta uno degli agenti intervenuti - I primi colpi sono stati esplosi in prossimità delle case e della ferrovia, proprio dove sparare costituisce una violazione di carattere penale. Quando sono arrivate le auto con i lampeggianti, però, i cacciatori hanno capito che si metteva male e si sono ritirati velocemente in zone più distanti da case e strade: non siamo quindi riusciti a trovare nessuno in flagranza di reato». A quanto pare i cacciatori hanno sconfinato inseguendo le lepri in fuga dal Piemonte: mentre le guardie venatorie stavano facendo i verbali, sono stati notati distintamente alcuni esemplari correre verso le case della periferia. Anche se nessuno è stato denunciato per avere sparato vicino alle case, ci sono state delle multe per chi era stato trovato fuori zona abusivamente.  «Qui da noi c’è l’Ambito territoriale di caccia (Atc) numero 4, mentre in provincia di Alessandria c’è l’Atc 5 - spiegano le guardie venatorie provinciali - Non si può sconfinare senza permesso: le multe vanno da 206 a 308 euro, in base alle circostanze. Chi viene beccato due volte a sconfinare perde il porto d’armi. Quando è scattato l’allarme eravamo già fuori dalle 5 di mattina: stavamo pattugliando la zona di Montebello. Poi ci hanno chiamato i vigili e ci siamo spostati alla Capalla. Siamo riusciti a fermare una decina di cacciatori irregolari solo perchè ci spostiamo con auto normali, della provincia: gli siamo arrivati addosso prima che potessero riconoscerci. Invece quando hanno visto da lontano le auto dei vigili urbani, i cacciatori si sono subito allontanati dagli spazi in mezzo alle case».  Le guardie venatorie sono un organismo di volontari inquadrati dall’amministrazione provinciale. «Ci occupiamo di far rispettare le leggi in materia di caccia e pesca - proseguono - controllando la regolarità dei comportamenti, delle licenze e delle autorizzazioni». Quando le guardie sono arrivate in via Cignoli, i residenti in strada le hanno accolte con un applauso.


IL GAZZETTINO
22 SETTEMBRE 2009
 
Cavallo fugge e invade la strada
 
Fonzaso (BL) -  È fuggito scavalcando il recinto e si è messo tranquillamente a passeggiare lungo la statale 50 del Rolle, all’altezza della zona industriale della Fenadora. Ci sono voluti i vigili del fuoco di Feltre per convincere un cavallo scosso a tornare alla sua stalla. È accaduto ieri mattina a Fonzaso, in zona Fenadora. L’animale era fuggito saltando il recinto e in men che non si dica si è trovato in mezzo alla statale e al traffico che c’era ieri mattina, mettendo in serio pericolo la sua incolumità e quella degli automobilisti. Qualcuno alla fine ha chiamato i vigili del fuoco che sono intervenuti con una squadra riconsegnando poi l’animale al proprietario.

BITZ QUOTIANO
22 SETTEMBRE 2009
 
Israele: ecco l’insetto che non fa sesso, ideale animale domestico per bambini ortodossi
 
 
 
Se il cane è il miglior amico dell’uomo, l’insetto-stecco è l’animale da compagnia perfetto per i bambini ebrei ultra-ortodossi. Questa creatura che assomiglia a un ramoscello «è un cucciolo particolarmente adatto per i figli di famiglie religiose» ha dichiarato al quotidiano israeliano liberal Haaretz lo zoologo Pinchas Amitai, il primo a introdurre in Israele questo insetto 20 anni fa. «L’insetto-stecco o fasmide può riprodursi per partenogenesi: le femmine possono deporre uova senza bisogno di essere fertilizzate dal maschio e le nuove generazioni che nascono così sono composte, a loro volta, esclusivamente da individui di sesso femminile. Per questo è un animale molto ricercato».
Un insetto formato famiglia timorata quindi, che evita ai genitori ultra-ortodossi il rischio di imbarazzanti domande dei propri figli sulla cagnetta di casa in calore o la gatta incinta. Tanto che nel Paese il fenomeno si sta trasformando in una moda che conta centinaia di orgogliosi possessori-allevatori. Del resto, aggiunge l’esperto, allevare questi insetti «costa poco e richiede uno spazio minimo: sono ottime le scatole da scarpe in cartone». Senza contare poi che «la fasmide non morde, non abbaia, non emette odori, né rumori molesti».

Animalieanimali
22 SETTEMBRE 2009
 
TURCHIA PIU' MAMMIFERI VERSO ESTINZIONE DI TUTTO IL MEDITERRANEO
Secondo studio condotto dalla International Union for Conservation of Nature (Iucn).
 
E' la Turchia, con 17 specie a rischio, il Paese con più specie di mammiferi minacciati di estinzione.
A dimostrarlo è stato uno studio condotto dalla International Union for Conservation of Nature (Iucn).
Secondo il rapporto, tra tutti i Paesi dell'area del Mediterraneo, il Paese cha ha più specie di mammiferi a rischio é la Turchia, con 17 specie, seguita da Marocco e Israele, entrambi con 16 specie minacciate di estinzione, e da Egitto e Siria, con 15 specie di mammiferi a rischio. In Italia, che conta 100 specie di mammiferi di cui 15 endemiche, sono a rischio di estinzione otto specie.
Tra le specie già estinte, secondo gli esperti, solo una era endemica e risulta persa per sempre: si tratta del Prolago sardo, un mammifero originario della Sardegna e della Corsica. La scomparsa di questa specie, databile tra il 1700 e il 1800, sarebbe stata provocata dalla perdita di habitat o dalla competizione con specie aliene che hanno invaso il suo territorio. Altre sette specie di mammiferi, invece, sarebbero scomparse solo a livello regionale, si tratta del leone, della tigre, dell'antilope dalle corna a vite, dell'alcelafo, dell'orice dalle corna a sciabola, del daino persiano e dell'ippopotamo. (ANSA)

MONTAGNA TV
22 SETTEMBRE 2009
 
E Putin libera due leopardi delle nevi
SOCHI, Russia -- Vladimir Putin li ha voluti liberare di persona, aprendo le gabbie e lasciandoli andare tra le montagne di Krasnaya Polyana, nel Caucaso occidentale. Sono due maschi di leopardo delle nevi, lo splendido felino dell'Himalaya che purtroppo è in via di estinzione e che è già oggetto del progetti di conservazione del Comitato EvK2Cnr, attivato in Nepal anni fa e da oggi ampliato anche alle montagne del Pakistan.
 
Il primo ministro russo aveva promesso che lo splendido animale sarebbe tornato ad abitare le montagne del Caucaso entro le Olimpiadi invernali del 2014, che saranno ospitate nel comprensorio di Sochi. E proprio in un'area protetta di quella zona, non lontana dal Mar Nero, sono stati rilasciati lo scorso weekend questi due esemplari maschi. Nei prossimi mesi, come previsto dal progetto di riproduzione in cattività, verranno portate sul Caucaso anche due femmine di snow leopard.
Putin, da sempre appassionato di grandi felini, ha voluto aprire personalmente le gabbie in cui i leopardi, provenienti dal Turkmenistan, erano stati trasportati. All'evento erano presenti il direttore esecutivo del Comitato Olimpico Internazionale Gilbert Felli e al suo collaboratore Jean-Claude Killy.
Questa specie sopravvive sulle alture dell’Asia Centrale, generalmente tra i 3.000 e i 4.500 metri, con appena qualche migliaio di esemplari. Minacciata sia dall'uomo, che lo ha sempre cacciato per la pelliccia e le ossa usate nella medicina tradizionale cinese, sia dal clima, che muta l'habitat in cui vive, è scomparsa dal Caucaso diversi decenni fa, così come da molte zone dell'Himalaya.
Il Comitato EvK2Cnr si occupa da tempo della conservazione della specie in Nepal, nel Parco Nazionale dell'Everest, e da quest'anno anche in Pakistan, nel Central Karakorum National Park, tutto, in collaborazione con il Wwf. Il progetto Snow Leopard, guidato dal professor Sandro Lovari, prese l'avvio da un avvistamento casuale del leopardo che si credeva scomparso dalla zona dell'Everest sin dagli anni Sessanta. Ad oggi è diventato un vasto programma di monitoraggio e salvaguardia della specie, che si è ampliato alla zona del Karakorum grazie all'avvio del progetto Seed (social economic and environmental development) siglato nei giorni scorsi da EvK2Cnr con rappresentanti del Governo Pakistano.

LA REPUBBLICA
22 SETTEMBRE 2009
 
Città, inquinamento e clima Spariscono gli anfibi in Italia
Pubblicato il primo studio per individuare le cause del declino di queste specie nel nostro paese. Che chiama in causa il cambiamento climatico: un imputato finora sottovalutato
 
JACOPO PASOTTI
 
GLI ANFIBI sono le specie animali più minacciate. In Europa ne vivono 85 tra rane, rospi, tritoni e salamandre, di cui il 60% in declino. Una quota superiore a quella dei mammiferi (15%) o degli uccelli (13%). In Italia le specie sono 36 e 9 di queste potrebbero presto essere solo un ricordo. Un quadro allarmante - le cui cause sono la riduzione delle aree umide, l'urbanizzazione, le malattie, l'inquinamento e la caccia indiscriminata- tratteggiato da uno studio italiano pubblicato dala rivista Biological Conservation. "L'Italia ospita il maggior numero di specie complessivo ed è quindi tra i paesi con il maggior declino", dice il biologo Pierluigi Bombi, che insieme a Manuela D'Amen della Università di Roma Tre punta ora il dito contro il cambiamento climatico, un problema sottovalutato nella conservazione degli anfibi italiani. D'Amen e Bombi hanno studiato le 12.500 segnalazioni raccolte in più di dieci anni da volontari sparsi lungo la penisola. Grazie anche a informazioni ecologiche e immagini satellitari hanno ritratto lo stato odierno della fauna anfibia italiana. Secondo i ricercatori il declino è maggiore nelle regioni che hanno subito forti sbalzi climatici. "Il problema sono la diminuzione di acqua e l'aumento della temperatura", dicono. Le pozze stagionali si asciugano prematuramente, e ciò impedisce la riproduzione di rospi e raganelle. "In alcune regioni in cui il calo degli anfibi era attribuito alla distruzione dell'habitat, abbiamo invece visto che la causa principale è stata il clima". Inoltre, ricordano gli scienziati, il clima favorisce l'insorgere di epidemie. Ed ecco quindi la lista delle specie più a rischio. Le elenca Bombi: "Le specie che soffrono di più sono il discoglosso dipinto (una rana presente, in Italia, esclusivamente in Sicilia), l'ululone appenninico (un piccolo rospo con la pancia gialla) e il pelobate fosco (un rospo distribuito nella pianura padana) che sono scomparsi da oltre il 30 % dell'area che occupavano alcuni decenni fa. In particolare il pelobate fosco ha perso più della metà del suo areale anche a causa del cambiamento climatico". Altri anfibi in declino sono la salamandra atra ed il tritone crestato, spariti dal 20% del territorio che occupavano un tempo. E diminuiscono anche il rospo comune, la rana "verde", il tritone italico e la rana italica. Rospi e salamandre non godranno forse del favore degli italiani, ma sono importanti per l'ambiente. Per esempio limitano la proliferazione di topi ed insetti. Edoardo Razzetti, biologo presso il Museo di Storia Naturale di Pavia sottolinea: "Gli anfibi sono un patrimonio della biodiversità che dovremmo trasmettere ai nostri figli. In fondo anche la tigre siberiana non è essenziale per la sopravvivenza umana, ma pensare così vuole dire aver perso il rapporto che abbiamo con gli ambienti naturali". Secondo D'Amen e Bombi i risultati dello studio, serviranno alle istituzioni per la tutela della fauna che regna nelle paludi e negli aquitrini italiani. Bisognerà infatti riconsiderare la protezione degli anfibi in un Mediterraneo destinato ad essere più arido e brullo. Non saremmo certo i primi a farlo, dice Bombi: "In Spagna esistono già studi sulla efficienza delle aree protette nella difesa degli anfibi, dei rettili, ed in generale della biodiversità, che tengono conto dell'impatto che avranno i cambiamenti climatici".

IL NUOVO

22 SETTEMBRE 2009

 

Balene morte Patagonia,un parassita

Esperti lo hanno scoperto durante autopsia dei 42 cetacei

 

BUENOS AIRES, 22 SET - Un parassita e' forse la causa della morte di 42 balene pilota la settimana scorsa, sulla spiaggia di Bahia Bustamante, in Argentina. Gli scienziati che hanno svolto le autopsie sulle balene morte hanno infatti ipotizzato, rileva la stampa di Buenos Aires, che lo spiaggiamento di massa sia dovuto a dei parassiti trovati nell'orecchio interno dei cetacei, un organo vitale per questi animali, che serve loro per mantenere l'equilibrio e orientarsi.

 

 

 

            22 SETTEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

 


 

BIG HUNTER

22 SETTEMBRE 2009

 

L'intelligenza sociale dei cani è superiore a quella delle scimmie

 

Migliaia di anni di convivenza con l'uomo hanno portato il cane ad acquisire forme di comunicazione simili alle nostre tanto da capirci molto di più di quanto possano fare le scimmie, il cui dna è sicuramente molto più simile al nostro. Il cane infatti, è molto più reattivo dei primati nell'intercettare desideri e comandi. A confermare questa tesi è la ricercatrice specializzata in scienze cognitive Alexandra Horowitz,  che nel  libro Visto da un cane: quel che un cane vede, fiuta, conosce spiega come l'intelligenza sociale dei cani riesca a superare la differenza di dna con l'uomo. "Sebbene abbiano ereditato una certa avversione a fissare negli occhi - dice -, sembrano predisposti a scrutare i nostri visi per avere indicazioni, rassicurazioni, guida".Secondo l’antropologo Brian Hare, della Duke University,  i cani hanno sviluppato questa capacità nel tempo, dopo anni di addomesticamento. Il ricercatore ricorre a un test specifico per dimostrare empiricamente la sua tesi: dopo aver fatto annusare un biscotto al cane, anche se lo si mette vicino ad altri, lo riconosce, anche se nascosto sotto un bicchiere.

 
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