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CORRIERE ADRIATICO
22 MAGGIO 2010
Punito l’uso del collare elettrico
Maltrattava la cagnetta Cacciatore condannato
Serra San Quirico (AN) - Condannato per maltrattamenti sulla sua cagnetta, reo secondo il giudice di aver addestrato il suo segugio con un collare elettrico, quegli aggeggi per modificare in maniera coercitiva attraverso scosse elettriche il comportamento animale. Ma seppur nell’assurda contraddizione che questi collari usati per l’addestramento coercitivo siano regolarmente in vendita, per la legge il loro uso è considerato maltrattamento. Lo conferma una sentenza dei giorni scorsi pronunciata dal giudice del Tribunale di Jesi Antonella Passalacqua. Davanti al giudice e al pm Vincenza Montoneri è comparso un cacciatore di Serra San Quirico (A.P., 51 anni) che è stato condannato al pagamento di 3.500 euro di ammenda, alla confisca del collare e del suo segugio Lea, poi affidato all’associazione “I miei amici animali” e al canile municipale. I fatti risalgono al 2007, ma solo nei giorni scorsi è finito l’incubo per il segugio.
L’uomo durante una battuta di caccia sul monte San Vicino, aveva smarrito la cagnetta Lea, un segugio di razza di 2 anni, un cane il cui valore supererebbe i 20.000 euro. Era stata ritrovata qualche giorno dopo, spaventata, affamata e disorientata. Portata al canile di Jesi, la Procura ha disposto il sequestro dell’animale, nonostante avesse il microchip di identificazione. Sottoposto a perizia da un veterinario comportamentalista, è emerso che il segugio presentava tutte le caratteristiche comportamentali alterate. Il giudice ha condannato il suo padrone per maltrattamenti, ma lui ha sempre respinto ogni addebito. L’avvocato difensore Marco Fioretti annuncia il ricorso in appello. Oltretutto, nel corso del dibattimento era emersa l’ipotesi che il cane possa essere stato oggetto di un tentativo di appropriamento da parte di ignoti.
IL GIORNALE DI RAGUSA
22 MAGGIO 2010
Il cane è stato soccorso e condotto dal veterinario
SICLI UN'AUTO INVESTE ITALO, IL CANE MASCOTTE DELLA CITTA'
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Scicli (RG)- Nel pomeriggio di oggi è stato investito da un veicolo il cane mascotte del centro storico di Scicli Italo.L'auto, guidata da una donna, ha trascinato il cane per diversi metri. Il cane è stato trasportato d'urgenza presso un veterinario.L'incidente è avvenuto nella parte alta di piazza Italia. Italo zoppicante, è arrivato fino alla fermata degli autobus. L'animale frequenta soprattutto via Francesco Mormina Penna e da alcuni anni è stato adottato dal Comune di Scicli.L'animale accompagna i turisti durante le visite al centro storico ed è coccolato da tutti. Per lui è stata realizzata in via Penna una bella casetta in legno accanto all'ingresso del municipo.
L'ARENA
22 MAGGIO 2010
Cane scivola nel Biffis e scompare in acqua
ANIMALI IN DIFFICOLTÀ. La caduta in località Molonara vicino a Rivoli Veronese. Il quattrozampe ricercato dai vigili del fuoco fino a Bussolengo
Il padrone ha tentato un disperato salvataggio ma il piccolo meticcio è stato trascinato dalla corrente
Provincia di Verona - Quel piccolo meticcio non era abituato a camminare. Era solito, invece, correre mentre il suo padrone faceva footing. Tranne ieri. E il passo lento di chi l'accompagnava per un dolore alla gamba, gli è stato fatale. Il cane meticcio di colore nero, Polly di tre anni, si è fermato, ha annusato ed è scivolato nel canale Biffis in località Molonara vicino a Rivoli. E non è più stato trovato dopo essersi infilato in un tunnel sul canale poco lontano dal luogo della caduta.
E ora il suo padrone Claudio Bertamè, 30 anni, non sa darsi pace: «Mi sono girato mentre camminavo con la mia ragazza quando l'ho visto nel canale. È stato trasportato dalla corrente del canale verso il centro e non ho potuto fare niente per recuperarlo». C'è stato solo un momento in cui ha sperato di riprendersi tra le braccia il suo miglior amico a quattro zampe: «Mi sono attaccato all'inferriata sulla sponda e ho allungato un piede perchè si agganciasse ma non è riuscito ad avvicinarsi alla riva». Polly poi ha tentato di nuotare contro corrente: «Ad un certo punto», racconta il cuoco di Rivoli, «ha desistito ed è stato inghiottito nella piccola galleria che c'è sul Biffis che era poco distante da dove ci trovavamo». Bertamè ha avvertito i vigili del fuoco: «Sono stati bravissimi, sono arrivati subito. Hanno iniziato le ricerche lungo il corso che sono durate un paio d'ore». È stato setacciato il Biffis fin nelle località Gaium e Sega di Cavaion partendo dalla centrale Enel di Bussolengo ma del meticcio non è stata trovata traccia. I vigili del fuoco, per primi, non azzardano ipotesi. È chiaro, però, che l'annegamento appare l'epilogo più plausibile. Non si eslcude, però, che il quattro zampe si sia salvato da solo. Potrebbe aver guadagnato la riva, trovando poi rifugio su strade e aree vicine. Il padrone del meticcio non molla: «Chiunque può dare notizie su Polly, mi può chiamare al 3487924899» è il suo appello.
IL TIRRENO
22 MAGGIO 2010
Pitbull sbrana cagnolino È caccia ai proprietari
MASSA. Momenti di grande paura mercoledì sera in piazza Garibaldi quando un cane è stato azzannato da un pitbull e soltanto la prontezza di riflessi e il grande coraggio della sua padrona hanno impedito che il cane non venisse ucciso. Anche la donna ha rischiato di rimanere ferita per strappare il suo amato animale dalle fauci del pitbull. La polizia si è immediatamente attivata e ha già rintracciato l’animale e il suo padrone e presto verranno presi provvedimenti. Tutto è avvenuto intorno alle 18, il cane stava passeggiando come ogni giorno con la sua padrona nella centralissima piazza Garibaldi sempre gremita anche di bambini e anziani, quando il pitbull, senza nessun motivo apparente lo ha azzannato al collo. La padrona senza farsi prendere dalla paura ha prontamente reagito e ha iniziato a colpire l’animale affinché questo lasciasse il suo cane che era poi stato azzannato anche al femore. Ha urlato e colpito fino a quando il pitbull ha mollato la presa, senza che nessun altro intervenisse per aiutarla neppure il padrone del cane che invece appena ha potuto si è allontanato in tutta fretta seguito dal pitbull sprovvisto di guinzaglio e di museruola. La donna neppure per un momento ha pensato a quello che stava rischiando, non le importava quello che le poteva succedere se il cane per difendersi avesse aggredito lei. Ha pensato solo a salvare il suo cane, il suo amico di sempre, un cane dolcissimo e sempre festoso e che in quel momento rischiava di perdere la vita. Solo il gesto dellaa donna coraggiosa gli ha salvato la vita. A terra è rimasto il povero cane meticcio sanguinante soccorso dalla sua padrona che viste le condizioni critiche ha provveduto a portarlo dal veterinario. Per lui è stato necessario un intervento chirurgico durato oltre 2 ore, fortunatamente non è in pericolo di vita. Un episodio che ha messo in allarme tutti i cittadini massesi e soprattutto le molte persone che frequentano piazza Garibaldi e che da tempo segnalano alle forze dell’ordine la presenza di gruppi di punkabbestia e dei loro animali lasciati liberi e senza controllo. La piazza è frequentata soprattutto da mamme e bambini e quello che è accaduto a questo povero cane poteva accadere anche ad un bambino. Le proteste arrivate alla polizia sono moltissime e ora dopo quello che è avvenuto i cittadini si aspettano una risposta concreta sia dalle forze dell’ordine che dalle istituzioni locali per evitare che altri episodi simili possano accadere nuovamente e che qualcuno possa farsi male.
CATANZARO INFORMA
22 MAGGIO 2010
Polizia, un arresto in flagranza di reato
Nella decorsa notte, personale della squadra volanti del Commissariato di P.S. di Lamezia Terme, diretto dal Dr. Pasquale BARRECA, ha tratto in arresto in flagranza di reato PASSALACQUA Leonardo di anni 55, ritenuto responsabile dei reati di ''resistenza a Pubblico Ufficiale, maltrattamento di animali, false attestazioni a P.U., possesso ingiustificato di oggetti atti allo scasso'. Lo stesso è stato prontamente bloccato, dopo aver forzato un posto di controllo, dai poliziotti che, ritrovavano sul sedile anteriore lato passeggero dell' auto che guidava, arnesi atti allo scasso unitamente ad una torcia e, chiusi dentro dei sacchi annodati e riposti nel bagagliaio posteriore, diversi animali vivi. L' arrestato annovera a suo carico diversi precedenti di polizia e penali.
IL TIRRENO
22 MAGGIO 2010
SMARRIMENTI
LIVORNO - SMARRITO CAVALIER KING. Venerdì 21 maggio alle ore 14.30 circa, è stato smarrito in via Grande un cane maschio di 5 mesi Cavalier King bianco e bero con due macchiette marroni sotto il naso. Tel. 328 1961384 - 339 2471523.
http://persietrovati.blogspot.com/2010/05/livorno-smarrito-cavalier-king-maschio.html
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SMARRITO GATTO. È stato smarrito giovedì 20 maggio nella zona di Stagno (LI), vi Romita, un gatto europeo tigrato con pancia bianca di 13 anni che risponde al nome Micio-Micio. Ha bisogno di cure e di una dieta particolare. Chi lo avesse visto vivo o morto può chiamare il n. 339 7773624.
http://persietrovati.blogspot.com/2010/05/stagno-li-smarrito-gatto-europeo.html
SAVONA NEWS
22 MAGGIO 2010
Savona: l'appello ENPA: "Non toccate i cuccioli"
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Savona - La Protezione Animali di Savona fa appello a turisti e cittadini affinché “non soccorrano” cuccioli di capriolo e di lepre, che trovano nei boschi o nei prati (soprattutto dell’entroterra e della Valbormida), apparentemente abbandonati. Sono infatti stati “parcheggiati” dalla madre, che si trova nelle vicinanze a cibarsi. Se il giovane viene anche appena toccato, la madre lo abbandonerà
perché non ne riconoscerà più l’odore. E’ quindi consigliato di allontanarsi ed eventualmente ritornare dopo qualche ora a controllare che il piccolo sia stato portato via dalla madre. Analogamente occorre NON raccogliere, se non sono in imminente pericolo di vita (perché ad esempio “puntati” o feriti da qualche gatto o cane, o caduti lungo la strada; in tal caso si potrà spostarli in un luogo vicino più sicuro), i giovani gabbiani che zampettano sulle spiagge, o i piccoli di merlo e cornacchia; anche in questo caso i genitori sono vicini e li assistono nelle loro prime goffe e brevi prove di volo; conviene quindi osservarli da lontano e soccorrerli soltanto se, entro due ore, non si è avvicinato nessun adulto. L’ENPA ricorda inoltre che è vietato distruggere i nidi di qualsiasi volatile, anche se sono stati costruiti durante l’assenza dei proprietari su un terrazzo o sul tetto di un condominio. Basterà attendere pochi giorni e genitori e piccoli voleranno via, sistemando eventualmente una paratia di semplice cartone attorno al nido.
IL CITTADINO
22 MAGGIO 2010
Animali selvatici, ancora ritrovamenti: «Ma è meglio lasciarli nel loro habitat»
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Luisa Luccini
Provincia di Lodi - Piccole lepri o coniglietti selvatici. Ed anche piccoli di fagiano o di civetta. Animali della nostra Bassa che, quando sono ancora in tenera età, suscitano senso di protezione. Soprattutto se, in modo del tutto casuale, li si ritrova tra l’erba e il sottobosco, rinvenuti a sorpresa durante una di quelle camminate all’aria aperta che si fanno con l’arrivo della primavera. Chi si imbatte in questi esemplari solitamente pensa siano stati abbandonati dalla loro madre. Interviene così l’istinto: i piccoli vengono quasi sempre raccolti e portati in qualche centro veterinario della zona. Niente di più sbagliato, però: si crede di fare una buona azione, invece non si fa altro che togliere questi animaletti dal loro habitat naturale e condannarli a morte quasi certa. «Una cosa è sicura- conferma Paolo Zucchi, medico veterinario di Casalpusterlengo, di fronte ad un piccolo coniglietto selvatico rinvenuto nei campi della Bassa, portato nel suo studio da alcuni clienti-: in questi casi valgono regole precise da seguire, scritte e non scritte, che possono essere di vitale importanza per tutti questi animali». La prima è fondamentale: un animale selvatico ha il diritto di restare nel suo habitat naturale, per vivere ovviamente, ma anche per morire. «Del resto - continua il dottor Zucchi - gran parte degli uccelli selvatici abbandonano il nido ancor prima di saper volare, continuando però ad essere nutriti a terra dai genitori. Se non esistono reali situazioni di pericolo (uccelli caduti dal nido in prossimità di strade, cortili o zone molto trafficate da persone o animali, ndr) è sempre meglio non raccoglierli. Cosi facendo, diamo loro una possibilità in più per vivere». È poi molto importante non toccare i nidiacei o i cuccioli in cui ci si imbatte, «in quanto la madre, non riconoscendo più il loro odore, li abbandonerebbe condannandoli a morte sicura», dice il veterinario. Il consiglio in questi casi, dunque, è uno solo: raccogliere i volatili solo se sono molto piccoli (nudi o con poche piume), se sono feriti o se si tratta di rondoni, se invece sono più grandi (e non c’è nessun evidente pericolo immediato) riposizionarli velocemente nel nido o su un ramo. E per i mammiferi? Devono essere spostati in un posto sicuro e ben nascosto ma vicino alla zona in cui sono stati rinvenuti, senza toccarli con le mani nude per non lasciare loro addosso un odore estraneo.
IL TIRRENO
22 MAGGIO 2010
Più tutela per gli animali lungo i fossi
FORTE (LU). Saranno più tutelati gli animali che vivono sui fossi e i canali fortemarmini, e che anche di recente sono stati scacciati per interventi di manutenzione poco attenti a queste specie. La manutenzione ordinaria dei canali, in relazione anche alla tutela degli insediamenti delle specie acquatiche è stata, infatti, ieri, all’ordine del giorno di un incontro tra il presidente del Consorzio di Bonifica Versilia, Fortunato Angelini e l’assessore all’ecologia, Emuanuele Tommasi. In particolare sono state evidenziate le numerose segnalazioni da parte di cittadini. Le delegazioni hanno preso atto che la manutenzione dei corsi d’acqua, in questi ultimi anni, è nettamente migliorata, ma si è concordato che d’ora in poi, proprio per evitare danni agli animali (nidi e insediamenti) saranno fatte ispezioni preventive prima degli interventi, ci sarà poi un’alternanza di taglio nei vari canali e un monitoraggio pilota dei corsi d’acqua.
NEW NOTIZIE
22 MAGGIO 2010
Trasporto di animali, Commissione UE: controlli più severi
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di Roberto D’Amico
“Un piano straordinario di controlli negli allevamenti e nei macelli, per una verifica del benessere degli animali e non soltanto degli aspetti legati alle malattie infettive o ai residui negli alimenti, applicando le sanzioni amministrative e penali che oggi esistono ma che sono ampiamente disapplicate”. Questo è l’accorato appello della Lav, la Lega anti vivisezione, e degli Animals’ Angels. Il destinatario? Chi se non il Ministero della Salute e i Servizi veterinari delle Regioni. Motivo della richiesta è la nota che la Commissione Europea ha recentemente rivolto a tutti gli Stati Membri sul problema del trasporto di animali non idonei verso il macello.Mucche lattifere, scrofe, galline ovaiole e cavalli sarebbero gli animali maggiormente a rischio e proprio per questo l’UE chiede che vengano eseguiti maggiori controlli e soprattutto che venga realmente sanzionato chi commette questo genere di infrazioni. Un esempio di questa negligenza e di come troppo spesso si “chiude un occhio” se un animale muore durante il trasporto al macello, viene fornito dalla regione Lombardia: secondo i dati ufficiali del Servizio Veterinario della Regione, nel 2008 sono morti durante il trasporto ben 1.994 bovini, ma a fronte di così tanti morti sono state complessivamente erogate soltanto 43 sanzioni amministrative e non per queste specifiche infrazioni bensì per tutti i controlli sul trasporto effettuati nella Regione.“Fin dal 2006 abbiamo denunciato la gravità del fenomeno del trasporto di animali non idonei e i gravi maltrattamenti che vengono inflitti agli animali per essere portati al macello, giunti alla fine di un ciclo di allevamento intensivo non sostenibile per le loro caratteristiche etologiche – dichiara Roberto Bennati, vicepresidente della Lav, che aggiunge - La Nota della Commissione Europea conferma quanto sia importante e necessario porre in essere politiche di maggiore controllo del benessere degli animali sia durante il trasporto che in allevamento; la filiera zootecnica percepisce decine di milioni di euro di contributi per il rispetto delle norme sul benessere che invece sono ampiamente violate e disattese, determinando oltre a gravi sofferenze agli animali anche la violazione delle norme sulla condizionalità”.“L’ufficio veterinario europeo (FVO) con diverse missioni in Italia ha più volte richiamato l’Italia ad una politica di maggiore rigore nella qualità e nella quantità dei controlli veterinari in materia di benessere e questa nuova richiesta di Bruxelles conferma quanto il problema di modalità di trasporto non in linea con il benessere degli animali sia presente nella filiera zootecnica e purtroppo venga contestato solo in parte dai veterinari di sanità pubblica“, è invece il commento di Christine Hafner, responsabile per l’Italia di Animals’ Angels.
LA NUOVA SARDEGNA
22 MAGGIO 2010
Cavalli, il simbolo delle più antiche tradizioni sarde
Francesco Bellu
REGIONE - Il Goceano e il cavallo sono una cosa sola. È il regalo di un passato neanche troppo lontano, in cui il cavallo era uno dei mezzi di trasporto e di lavoro. Dalle strade impervie sui monti de “Sa Costera” sino alla piana di San Saturnino, il fiume Tirso e poi le salite verso Nule: una geografia beffarda che cambia nel giro di pochi chilometri, dove il nobile animale è essenziale. Un’esigenza quotidiana, anche se per pochi. Solo sos meres (i padroni di tanche e pascoli) potevano permetterseli. Sos seraccos (i servi o i poveri cristi che campavano di altro) potevano solo contare sui propri piedi, eventualmente sugli asini o al massimo salire sul cassone tirato dai buoi. Poi sono arrivate le strade ferrate, l’asfalto e le macchine e tutto si è fatto più democratico. Ma il cavallo è tradizione. Li ritrovi bardati a festa nelle processioni religiose dietro la statua del patrono o nella miriade di sagre e appuntamenti più importanti del folklore come la “Cavalcata sarda”. Saranno infatti il Gruppo folk “Foresta Burgos con cinque coppie e i gruppi a cavallo di Bono e Benetutti a rappresentare la tradizionale equestre del Goceano. Tre paesi che pur non rappresentando la totalità delle differenze, spesso abissali, che ci sono tra un centro e l’altro di questo territorio al confine con la Provincia di Nuoro, ne mostrano uno spaccato. Le donne di Burgos sfileranno in coppia, vestite con l’abito più bello, coperte dai tanti strati di tessuto: camisola, camisa, imbustu, sa munnedda fatta di seta viola e orbace nero e sa farditta. In testa sa tiazola, bloccata da spille lucenti (sas agutzas), che copre su mucadore. Dietro agli uomini, briglie in mano, saranno in orbace nero su cui spicca su corpette fatto di lino blu chiaro sul davanti e di panno color rosso vivo dietro, con gli orli di seta blu o gialla. Mentre i gruppi a cavallo di Benetutti e Bono vestiranno la semplicità dell’abito del lavoro, con la camicia bianca e i pesanti pantaloni in velluto nero. Nessuna bardatura ai cavalli, solo borchie in ottone. Per mostrare l’aspetto più immediato del legame tra uomo e il proprio cavallo, quello quotidiano, del duro lavoro e della fatica sui campi. Un immagine a colori di un passato in bianco e nero. Con il costume delle donne del Goceano ha sfilato per tanti anni anche Cecilia Guascari in sella a un cavallo bianco. Era anche stata scelta come simbolo della Cavalcata sarda: lei sulla splendida Duchessa. Un binomio, anzi una coppia, che sembrava indissolubile, ma che invece è stata sciolta drammaticamente qualche mese fa. Quando i ladri di cavalli, che nella tradizione si chiamavano abigeatari, erano entrati in azione a Lu Bagnu, vicino a Castelsardo, dove la bianca cavalla trascorreva le sue giornate al pascolo in attesa di partorire. L’hanno rubata e fatta sparire. Inutili le ricerche. Mentre la disperazione della sua padrona-amica, Cecilia Guascari, diventa ogni giorno più grande e insopportabile. Mancherà solo lei alla Cavalcata e sarà un’ assenza che non potrà passare inosservata e dovrà far riflettere. Magari se qualcuno sa qualcosa di Duchessa sarebbe l’occasione più bella per farla ritrovare. -
IL TIRRENO
22 MAGGIO 2010
Anche un piccolo di volpe salvato dal Moscardino
STIAVA (LU). Sette caprioli e un cucciolo di volpe. Sono i primi animali salvati in questa stagione da Il Moscardino, l’associazione di volontari di Massarosa nata proprio per accudire piccoli animali selvatici rimasti orfani o abbandonati nei boschi della Provincia di Lucca. La piccola volpe, due mesi di vita, è l’ultima arrivata in associazione. «Si tratta - spiegano i volontari - di cuccioli che sono stati abbandonati perché ancora troppa gente fa l’errore di toccarli. Quando troviamo questi cuccioli da soli nei boschi molto spesso i loro genitori sono nascosti lì intorno. E non sono affatto abbandonati. Quando però vengono toccati dall’uomo i genitori non ne riconoscono più l’odore: allora sì che li abbandonano». Per questo rinnovano l’appello: «Non toccate i piccoli animali selvatici». I volontari tengono questi piccoli a casa o in giardino e li allattano con biberon ogni 3 ore circa con latte in polvere specifico. Ma i fondi sono pochi. Per questo si appellano al buon cuore degli animalisti chiedendo aiuto. Serve latte in polvere (o meglio fondi per acquistarlo) ma anche vecchi biberon da riutilizzare per gli animali. Ad oggi infatti sono “solo” sette i caprioli recuperati ma lo scorso anno sono stati in tutto 40. Servono anche altri volontari, per poter dare il turno nell’allattamento e nella custodia delle bestiole. Gli interessati possono contattare direttamente l’associazione nella loro sede (via Ceccarino 97 a Stiava), per telefono (348/ 8860685) o tramite mail ([email protected]).
LIBERO
22 MAGGIO 2010
TRENTO: SERPENTE ESOTICO SCAPPATO DA UN NEGOZIO CATTURATO IN PIAZZA FIERA
Trento - A Trento, un esemplare di serpente esotico lungo 40 centimetri e del diametro di circa un centimetro, assolutamente innocuo, dal nome scientifico ''lampropeltis getulus black and white'', originario del deserto del Mojave, in California, e' fuggito da un negozio di animali per poi aggirarsi nella centralissima piazza Fiera, sotto gli occhi di alcuni passanti. Per recuperarlo, temendo che si trattasse di un esemplare velenoso, sono stati mobilitati i vigili del fuoco, che l'hanno catturato ed affidato al veterinario dell'Azienda sanitaria, che l'ha riconsegnato al proprietario, presso il negozio Florfauna di via degli Orti. La passione degli animali esotici non pare essere cosi' rara a Trento, dato che recentemente qualcuno aveva smarrito un piccolo sauro di origine australiana, la ''pogona vitticeps'', detta ''drago barbuto''. L'esemplare, lungo una trentina di centimetri, era stato trovato a terra, una quindicina di giorni fa, in via San Pio X e raccolto quasi per caso dal maestro Ezio Ferretti, che lo ha portato nella scuola elementare nella quale insegna. Il sauro e' stato curato per un paio di settimane dai bambini e dall'insegnante di scienze, quindi - dopo che si e' nutrito di un paio di insetti stecco ospitati nello stesso terrario - e' stato affidato agli esperti del Museo tridentino di scienze naturali.
IL TIRRENO
22 MAGGIO 2010
Megamulte a chi maltratta gli animali
Gabriele Carotti
MONTE ARGENTARIO (GR). Si sa che con l’estate vicina l’abbandono degli animali domestici diventa più frequente. Per far sì che questo non avvenga, il Comune di Monte Argentario ha varato un nuovo regolamento che prevede multe severe: si arriva a 10mila euro. Mai più atti di crudeltà, maltrattamenti e abbandoni nei confronti dei cosiddetti “animali da affezione”. Il regolamento rappresenta una svolta storica: il Comune adotta adotta questa misura, anche con la volontà di valorizzare la tradizione e la cultura animalista locale avvalendosi della collaborazione delle associazioni del territorio iscritte all’apposito albo. Tante le “cose da fare”, per la tutela del proprio animale, altrettante quelle da non fare. Sarà sanzionato infatti chi maltratta fisicamente gli animali o li chiude in spazi isolati, li costringe a manovre di addestramento ricorrendo alle percosse, o semplicemente “imprigiona” per qualsiasi periodo di tempo specie animali al chiuso nei cofani delle auto. È inoltre severamente vietato abbandonare qualsiasi tipo di animali, sia domestici che selvatici, in qualunque parte del territorio comunale. Vietata è ovviamente ogni forma di avvelenamento, mentre nelle sedi stradali in cui è stato rilevato un frequente attraversamento di animali, dovranno essere installati dagli uffici competenti, idonei rallentatori di traffico e apposita cartellonistica per segnalare il pericolo agli automobilisti. Ancora a proposito di trasporti, gli animali domestici possono accedere su tutti i mezzi di trasporto pubblico dell’Argentario purché accompagnati dai padroni. A occuparsi del regolamento è stata la 3ª commissione consiliare che ha lavorato con tutti i suoi membri tra i quali Giuseppe Sordini, che tiene a precisare come il Comune di Monte Argentario «sia stato uno dei primi ad adottarlo sulla base delle leggi statali e regionali. Per fortuna - dice - il fenomeno dell’abbandono qui è piuttosto limitato: abbiamo contato 28 cani sistemati al canile convenzionato di Campagnatico e 250 colonie feline. Inoltre, in collaborazione con l’Asl, è attivo un moderno ambulatorio veterinario».
IL TIRRENO
22 APRILE 2010
Un ambulanza per animali feriti
LIVORNO. Cani feriti e abbandonati, bisognosi di cure. Ma anche persone disperse o scomparse, da cercare attraverso le unità cinofile. Un duplice scopo, un’unica ambulanza, cosiddetta veterinaria. È entrata a far parte del parco macchine della Svs ed è stata inaugurata ieri in Provincia. Si tratta di un mezzo pressoché unico in Italia, molto costoso (circa 50mila euro) dotata di 5 gabbie per trasporto unità cinofile e due barelle per il trasporto di animali. Oltre all’innovativo mezzo, sono stati inaugurati anche un Land Rover per il soccorso in posti scoscesi e un pulmino da 9 posti per disabili della Svs, più un’ambulanza fuori strada della Provincia, da utilizzare per il servizio di protezione civile. I mezzi sono stati acquistati dalla storica associazione di via san Giovanni grazie al contributo della Provincia e ai fondi Svs, alimentati soprattutto dalle donazioni. Al taglio del nastro erano presenti, tra gli altri, il presidente della Provincia Giorgio Kutufà, l’assessore comunale alla protezione civile, Bruno Picchi, la sua omologa a palazzo Granducale Catalina Schezzini, il presidente Svs, Vincenzo Pastore, e il direttore dell’associazione, Fabio Cecconi. «L’Unità ricerca e soccorso non è una semplice disponibilità di veicoli specializzati - spiega Cecconi - è soprattutto una rete di associazioni che si sono unite per offrire un servizio professionale nella ricerca dei dispersi». Della rete fanno parte anche Dogs club (35 volontari, conduttori di unità cinofile da ricerca e soccorso), presieduta da Giovanna Benvenuti, e l’associazione sportiva Tnt.
MESSAGGERO VENETO
22 MAGGIO 2010
Circo Orfei a Cordenons Un presidio animalista
Cordenons (PN) - Torna il circo a Cordenons e, assieme alle tende, arrivano anche le proteste degli amanti degli animali, che non tollerano il loro utilizzo negli spettacoli di intrattenimento. E per domani minacciano un presidio. Da ieri e fino a domenica 30 maggio in via Maestra è stato allestito il circo itinerante di Amedeo Orfei e proprio da ieri a sindaco, assessore all’ambiente, polizia municipale e organi d’informazione sono piovute le mail di protesta di chi auspicherebbe piuttosto la presenza di circhi nei quali si esibiscono soltanto l’ingegno umano, la creatività, l’abilità. «Non contestiamo lo spettacolo circense in sé – hanno sostenuto due detrattori, Massimo Lo Scavo e Daniela Galeota di Pordenone - bensì l’uso di animali, che sono costretti a una vita davvero intollerabile, forzati in condizioni completamente diverse da quelle che hanno in natura». E mentre il Comune di Pordenone ha bandito con apposito regolamento l’attendamento di circhi con animali nel proprio territorio comunale, a Cordenons questi spettacoli ancora si svolgono. Così la protesta si alimenta ancora. «Questa non è la prima volta che le scriviamo, signor sindaco – si legge ancora nella lettera di protesta -. E ci sembra di capire che non sarà neanche l’ultima».
CORRIERE DELLA SERA
22 MAGGIO 2010
Momenti di terrore a Las Ventas di Madrid
Orrore all'arena, torero ferito ma salvo
Il toro ha trafitto Julio Aparicio alla gola. Il matador dopo sei ore di intervento è fuori pericolo
Terribile incidente alla corrida: un toro ha infilzato con così tanta ferocia il matador Julio Aparicio, che il corno destro del grosso animale gli ha trafitto la mascella. Un intervento di sei ore per il 41enne. Che ora è fuori pericolo. Una sequenza choc per i 20mila spettatori nell'arena Las Ventas di Madrid: venerdì sera il torero Julio Aparicio è stato gravemente ferito durante la sedicesima corrida della «feria» di San Isidro.
COLPITO QUANDO ERA A TERRA - Il torero è improvvisamente caduto e si trovava a terra quando «Opíparo», un toro di 530 chili, lo ha colpito con una cornata. Un corno gli è penetrato nel collo ed è uscito dalla bocca sfiorandogli l'aorta. Aparicio è stato sollevato da terra, mentre il pubblico nell'arena ammutoliva. Due spettatori sarebbero svenuti alla vista dell'agghiacciante scontro, riferisce la stampa del Paese. Il corno destro ha perforato la mandibola, poi la lingua ed è infine uscito dalla bocca del torero.
FUORI PERICOLO - Dopo i primi soccorsi sulla pista è stato trasportato d'urgenza in ospedale dov'è stato sottoposto ad un delicato intervento durato oltre sei ore. Nel frattempo è fuori pericolo, cosciente e in condizioni stabili, hanno comunicato i medici. La sua mascella è a pezzi, quella superiore è fratturata. «Ciò nonostante, ha avuto una fortuna incredibile perchè tutti gli altri organi sono stati risparmiati - è quasi un miracolo», ha spiegato il medico Máximo García Padrós. Intanto nei forum e blog spagnoli si discute sulla necessità o meno di pubblicare le tremende immagini con così grande evidenza sui media. Aparicio, detto anche «Julito», è considerato uno dei toreri più popolari a Madrid. Nella sua carriera ventennale è stato ferito finora due volte dentro l'arena. Non è invece ancora chiaro quale sarà il destino di «Opíparo».
FOTO
http://www.corriere.it/gallery/cronache/05-2010/toro/1/orrore-madrid_d3b5e6c0-65ab-11df-89b0-00144f02aabe.shtml#1
TG COM
22 MAGGIO 2010
Torero trafitto: è fuori pericolo
Madrid, sottoposto a due interventi
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Il 41enne Julio Aparicio, torero spagnolo, è stato definito "fuori pericolo" dopo essere stato incornato nell'arena di Las Ventas, a Madrid, e poi sottoposto a due interventi chirurgici nel giro di sei ore. Gettato a terra e caricato dal toro, il matador è stato trafitto dal corno destro dell'animale che gli è è penetrato dal collo, sotto la mandibola, ed è uscito dalla bocca. Un vero miracolo per chi ha assistito alla scena.Ricoverato d'urgenza, in condizioni definite subito "molto gravi" dai medici, il matador è stato sottoposto a una tac che ha escluso lesioni cerebrali. Adesso "si trova in stato cosciente", scrive il sito online del quotidiano El Mundo, "con le funzioni vitali stabili". Un altro torero ha detto che secondo i medici Aparicio non subirà conseguenze gravi, né presenterà situazioni critiche. Avrà solo bisogno di tempo per un recupero molto lento.
ANSA
22 MAGGIO 2010
Spagna: torero ferito al collo da toro
Miracolosamente sfiorata aorta. E' grave ma non in pericolo vita
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MADRID - Un corno del toro gli e' penetrato nel collo ed e' uscito dalla bocca sfiorandogli l'aorta. E' accaduto ieri al torero Julio Aparicio. Che e' ricoverato in gravi condizioni ma non e' in pericolo di vita. Nella 16/a corrida della 'feria' di San Isidro, il torero e' caduto e si trovava a terra quando 'Opiparo', un toro di 530 chili, lo ha colpito con una cornata. Aparicio e' stato sollevato da terra, mentre il pubblico nell'arena de Las Ventas ammutoliva (foto d'archivio).
IL TIRRENO
22 MAGGIO 2010
Undicenni soccorrono una nutria ferita
CARRARA. Una bella lezione di sensibilità da parte di un gruppo di giovanissimi amanti degli animali. Alcuni ragazzini di 11 anni, Carlotta Volpi, Gianmaria Zanetti e Luca Menconi, passeggiando sugli scogli a Marina, hanno trovato una nutria ferita. L’animale, che, lo ricordiamo ha l’aspetto di un grosso topo, non ha per nulla intimorito i ragazzini che hanno chiamano subito l’Asl chiedendo soccorso per la nutria. L’animale, è stato curato e rimesso in libertà. L’Enpa (ente nazionale protezione animali), messo al corrente dell’accaduto, ringrazia l’Asl e la sensibilità dei ragazzi.
L'ARENA
22 MAGGIO 2010
CASTEL D’AZZANO. Storia di un volatile rintracciato al parco del castello come accade nel programma di Rai Tre
Chi ha visto un pappagallo? Lo ritrovano grazie alla tv
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Provincia di Verona - - È andata come nel programma “Chi l’ha visto?". Stavolta la televisione è riuscita però a far tornare a casa un pappagallo, fuggito da una casa di Borgo Trento e finito nel bel mezzo del meeting dell’ambiente a Castel d’Azzano. È successo venerdì della settimana scorsa, quando cittadini attenti e interessati, polizia urbana, tecnici del centro recupero animali, forestale, operatori televisivi, semplici utenti televisivi hanno fatto filiera, e insieme hanno contribuito a ritrovare Ginger, pappagallo cinerino, di media grandezza, che era volato via dal suo appartamento. «Forse non avevamo chiuso bene la gabbia», racconta la sua padrona Maria Cristina Lonardi, «solo che quando è uscito, ha preso spavento ed è volato fuori dalla finestra. Abbiamo cercato di inseguirlo, ma abitando in una zona alberata in Borgo Trento abbiamo perso subito le sue tracce. Non sapevamo che cosa fare, a chi chiedere aiuto. Sabato mattina abbiamo messo qualche volantino nella zona fidando nell’aiuto delle persone; ne abbiamo portato uno anche alla locale sede dei vigili all’Arsenale, ma trovandola chiusa l’abbiamo messo sulla porta con poche speranze. Ci siamo rivolti anche alla forestale, ma la rassegnazione stava prendendo il sopravvento perché non avevamo notizia del nostro Ginger». Due giorni dopo, domenica mattina, qualcuno dal santuario della Madonna di Lourdes ha telefonato ai vigili, avvertendoli della presenza di un pappagallo particolare; i vigili hanno messo in allarme il Centro recupero fauna selvatica dell’oasi VerdeBlu che ha la sua sede nel parco del castello di Castel d’Azzano. «Anche se non era nostra competenza perché noi ci interessiamo di fauna selvatica», spiega Fabrizio Croci responsabile del centro, «ci siamo subito mossi, abbiamo recuperato il volatile, messo a dimora nella nostra oasi». In questi giorni nel parco del castello però è in pieno svolgimento il 2° meeting provinciale dell’ambiente organizzato dal comune e martedì mattina una troupe di TeleArena era presente per un servizio sul tema; nell’intervista Croci ha fatto cenno all’ultimo arrivato nella sua oasi, il pappagallo orfano in attesa dei suoi padroni. Martedì sera il servizio è andato in onda; una signora di Borgo Trento l’ha visto, si è ricordata dei volantini ed il mattino dopo ha avvertito del ritrovamento la proprietaria che si è messa in contatto con il Crs. Avuta la conferma si è recata al centro e solo dopo aver presentato il certificato di proprietà dell’animale, ha potuto ritirarlo ringraziando «le persone che mi hanno aiutato: è stata una catena di solidarietà e di interesse in cui non speravo più».
IL GIORNALE
22 MAGGIO 2010
Villa Durazzo apre ai cani «Cessa una discriminazione»
Genova - Il parco secolare di Villa Durazzo apre agli amici a quattro zampe. Due cartelli posti all'altezza degli ingressi mettono fine a uno storico divieto e sanciscono il via libera a «Fido». Poche e semplici le condizioni: I cani dovranno infatti essere tenuti al guinzaglio e indossare, se previsto, la museruola. Soprattutto, i padroni dovranno essere tassativamente provvisti del sacchetto per la raccolta delle deiezioni. A breve, tuttavia, anche chi lo dimentica non dovrà comunque rinunciare alla passeggiata: potrà infatti rifornirsi da appositi distributori che saranno posizionati all'interno del parco.
La novità porta la firma dell'amministratore unico di Villa Durazzo, Lorenzo Sorvino. «Cessa una “discriminazione” che riguardando i possessori di cani colpiva un cittadino su tre - dichiara Sorvino - L'abolizione del divieto rappresenta un forte incentivo alla frequentazione del parco da parte di un target di persone particolarmente attratte da quella che è la principale area verde cittadina. Faccio appello alla loro correttezza e al loro senso del decoro, Villa Durazzo è un bene prezioso». CITTA' OGGI WEB 22 MAGGIO 2010
Stanno covando nei pressi del ponte "Castano" Coppia di cigni prende casa sul vecchio Naviglio tra la felicità dei residenti
Castano Primo (MI) - Il cigno è uno degli animali più belli. Maestoso ed elegante. In località Tre Salti, tra Castano e Turbigo, dove la natura offre un panorama mozzafiato, hanno eletto la loro dimora tra la sorpresa degli abitanti della zona. Una coppia di cigni si è sistemata nei pressi del ponte “Castano” sul vecchio Naviglio.
LA TRIBUNA DI TREVISO
22 MAGGIO 2010
Piccioni morti all ex Siamic
Treviso - Piccioni morti, altri intrappolati da reti, finestre chiuse e pannelli di legno. Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per mettere fine all’agonia di una decinda di volatili incastrati all’interno del palazzo che una volta ospitava la biglietteria della Siamic, vicino al cavalcavia della stazione. a richiedere l’intervento due volontarie della Lav che camminando lungo il marciapiede hanno notato la tragica scena. I pompieri, arrivato quando erano da poco passate le 20 assieme ai vigili urbani, non hanno potuto far altro che imbragare uno degli uomini e arrampicarsi fino alle finestre del’ultimo piano aprendo un varco ai volatili. «Gli immobili in disuso devono essere sigillati» dicono oggi i volontari della Lav, così si potrebbe evitare lo strazio di animali che erroneamente ne vengono intrappolati. Sei i colombi morti incastrati nelle reti nel tentativo di fuggire dalla trappola.
LA TRIBUNA DI TREVISO
22 MAGGIO 2010
Capriolo davanti a un condominio
VITTORIO (TV). Che il comune sia in un territorio naturalisticamente interessante è cosa nota ai più. Ma con i caprioli davanti gli studi dentistici non ci si era mai trovati, almeno fino a ieri mattina. Erano da poco passate le 7, un bel capriolo sostava di fronte all’ingresso del condominio Germano, in via Palladio, a Olarigo. Una signora che abita di fronte il complesso residenziale ha notato l’animale dalla finestra della sua abitazione, l’ungulato sostava proprio davanti la porta dello studio dentistico lì collocato. Dopo aver passato qualche tempo a curiosare nei paraggi l’animale, per nulla infastidito, ha cominciato la risalita verso il monte Baldo, percorrendo tranquillamente via Palladio in direzione di villaggio Paradiso.
CORRIERE DELLE ALPI
22 MAGGIO 2010
Stival: «Catturate l'orso Dino»
BELLUNO. L’orso “Dino”, che sta facendo strage di animali sull’Altopiano di Asiago, dovrà essere catturato e allontanato, pur nel rispetto delle norme europee, nazionali e interregionali esistenti. E’ la decisione assunta al termine di un vertice tecnico-istituzionale, tenutosi ad Asiago alla presenza dell’assessore regionale alla caccia Daniele Stival e rappresentanti delle Province di Vicenza, Verona e Belluno. «In 150 anni non risultano attacchi all’uomo nelle nostre zone», ha detto Stival, «per cui statisticamente la popolazione può essere tranquillizzata, anche se un’evoluzione del comportamento di quest’orso non può essere esclusa a priori. E’ invece alta la preoccupazione per gli effetti sulle attività degli allevatori, degli agricoltori e del turismo, che ritengo vada tenuta in alta considerazione. Per questo», ha annunciato Stival, «attiveremo immediatamente forme di controllo dell’animale utilizzando la Polizia provinciale, le Guardie forestali e anche uomini della nostra Protezione civile, nel tentativo di impedire o limitare le scorribande». Le procedure per allontanare l’orso una volta catturato sono complesse e prevedono un parere dell’Ispra, un’autorizzazione del ministero dell’Ambiente e un accordo con la Slovenia, paese da cui “Dino” proviene, dopo aver percorso centinaia di chilometri e aver attraversato i monti del Feltrino, della Valsugana e del Veronese prima di giungere sull’Altopiano di Asiago. «E’ chiaro», ha aggiunto Stival, «che la cattura incruenta non è semplice, ma si cercherà di fare il prima possibile. Dovessimo riuscirci prima della conclusione dell’iter burocratico per l’allontanamento, si farà in modo di ospitarlo in un’area ben delimitata e controllata dove possa vivere bene, ma non nuocere».
IL GAZZETTINO
22 MAGGIO 2010
Deciso il destino dell’orso sarà catturato e trasferito
L'orso Dino dovrà essere catturato e allontanato: la sua destinazione, quasi sicuramente, sarà la Slovenia, Paese da cui è arrivato. Queste le decisioni prese al vertice tenutosi ieri ad Asiago. La richiesta partirà dalla Provincia per poi passare in Regione e al ministero. Intanto saranno intensificati i controlli sul territorio. Le associazioni protezioniste lanciano un appello affiche l’animale sia tutelato ad ogni costo.
L'ARENA
22 MAGGIO 2010
LESSINIA. Avviata la procedura per riportare il plantigrado problematico in Slovenia da dove è arrivato l’anno scorso
L’orso Dino ha i giorni contati Decisi cattura e trasferimento
L’assessore Stival: «Si farà il prima possibile» Il biologo Confortini: «È prevalsa una mentalità che non è pronta ad accettarne la presenza»
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Provincia di Verona - L’orso M5, ribattezzato Dino, sarà catturato e trasferito in Slovenia, da dove è arrivato, nazione che ha già manifestato disponibilità ad accettare quello che sulle prealpi venete è invece considerato un elemento di disturbo oltre ogni limite sopportabile.
È la decisione che è stata presa ad Asiago dal tavolo tecnico promosso dalla prefettura in collaborazione con l’assessorato regionale alla caccia e i responsabili delle province di Trento, Belluno, Vicenza e Verona. Un destino purtroppo già deciso dalle numerose scorribande e dalle altrettanto numerose vittime: 14 asini, diverse pecore, conigli e polli che davano poche speranze per una soluzione diversa.«Per questo», ha annunciato Daniele Stival, assessore regionale alla caccia, «attiveremo immediatamente forme di controllo dell’animale utilizzando la Polizia provinciale, le guardie forestali e anche uomini della Protezione civile, nel tentativo di impedire o limitare le scorribande». Le procedure per allontanare l’orso sono complesse e prevedono un parere dell’Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, un’autorizzazione del ministero dell’Ambiente e un accordo con la Slovenia. «La cattura incruenta non è semplice, ma si cercherà di fare il prima possibile. Dovessimo riuscirci prima della conclusione dell’iter burocratico per l’allontanamento, si farà in modo di ospitare l’orso in un’area ben delimitata e controllata dove possa vivere bene, ma non nuocere[FIRMA]», anticipa l’assessore. «Si è deciso di attivare la procedura per la richiesta di trasferimento», aggiunge il biologo Ivano Confortini, responsabile del Servizio caccia e pesca della nostra Provincia che con la biologa Greta Serafin della Polizia provinciale ha partecipato all’incontro, «perché il malumore della popolazione e degli enti locali vicentini era palpabile e si intuiva dalle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi che questa sarebbe stata l’inevitabile conclusione della vicenda», ammette con un certo fatalismo. Dispiaciuto per quella che dal punto di vista biologico si può considerare una sconfitta? «L’Ispra ha sottolineato nell’intervento del suo esperto che si tratta di una perdita importante dal punto di vista genetico, ma obiettivamente bisogna riconoscere che la gestione di questo animale così imprevedibile non è facile», ammette Confortini. «D’altra parte rinchiuderlo in un recinto per quanto ampio e comodo equivale comunque alla morte, dal punto di vista biologico, anche se ha un diverso significato etico rispetto all’uccisione. Così non si poteva continuare», ammette Confortini, «perché progetti impegnativi come quelli dell’accettazione di una specie selvatica dell’importanza dell’orso hanno successo solo se c’è la collaborazione della popolazione, ma con il rifiuto e la minaccia di rappresaglie non si sarebbe andati molto lontano, anche se gli enti superiori avessero deciso una linea diversa». «Sia chiaro comunque che l’impegno nostro è di continuare a lavorare per creare una sensibilità di accettazione della presenza dell’orso sui nostri territori e che il provvedimento di cattura e trasferimento riguarda solo un orso problematico come M5, non tutti gli orsi che ci sono o potrebbero arrivare: statisticamente questi casi di convivenza più difficile con l’ambiente antropizzato rappresentano solo il 10 per cento del totale», conclude Confortini. Lo conferma l’esperienza ultradecennale del Trentino, dove i danni al patrimonio zootecnico, apistico e agricolo sono limitati e prontamente risarciti (48 mila euro nel corso del 2009) ma soprattutto dove la popolazione di orsi è in deciso incremento (25 censiti).Nello scorso mese di aprile si sono avuti i primi avvistamenti dell’anno di femmine accompagnate da cuccioli nati durante il passato inverno: è stata osservata una mamma con due cuccioli in Val di Tovel ed una seconda accompagnata da quattro piccoli nella zona della Paganella. Quest’ultimo caso, con ben quattro nuovi nati, è da considerarsi un evento non comune, mai accertato prima in Italia[FIRMA], come affermano gli esperti trentini.
LA ZAMPA.IT
22 MAGGIO 2010
Estradiamo l'orso Dino
Il Veneto si arrende: se lo cattureremo, lo riporteremo in Slovenia
GIOVANNI CERRUTI
Povero Dino, peggio di un clandestino. «Bisogna prenderelo in tempi brevi - dice, con tono truce, l’assessore Marcello Spigolon -. Trattenerlo in un luogo dove non possa nuocere e poi rispedirlo subito al suo paese». Un po’ di galera e fuori di qui, lontano dall’Altopiano e dal Veneto, foglio di via per la Slovenia. Perchè Dino, l’orso che ammazza gli asini, spaventa i cavalli e distrugge i pollai, da lì viene e lì dovrà tornare. La caccia si è aperta ieri a mezzogiorno, come finirà è un bel quiz. Riuniti nella sede della Comunità Montana, dopo due ore gli esperti hanno concluso con tre parole che non danno certezze: «Possibili tempi lunghi». Dino non lo può sapere, ma ormai non è più soltanto un orso. Le cronache vicentine lo accontano come fosse una persona. Furbissimo, «si è tolto il collare con il trasmettitore e l’ha ben nascosto». Buongustaio, «si sceglie le asine, che hanno la carne più tenera». Donnaiolo, «Si è svegliato dal letargo e sta cercando un’orsa per accoppiarsi». Se non persona è già personaggio, più di 2 mila amici nella pagina di Facebook, dove si possono leggere i suoi pensierini: «Ecco la mia proposta alla Comunità Montana, trovatemi un’orsa e diventerò testimonial del turismo veneto. Voglio solo mangiare e trombare, che c’è di male? Non sparatemi!».
Perchè adesso Dino rischia proprio questo, una fucilata e non se ne parli più. E’ quel che teme Giancarlo Galan, il neoministro dell’Agricoltura. E’ quel che si sente mormorare da queste parti. E’ quel che vorrebbe evitare chi si è riunito ieri in Comunità Montana, appuntamento a mezzogiorno, «un’oretta e finiamo», e dopo un’altra ora erano ancora lì a perdersi in mappe, grafici, fortografie, leggi regionali, convenzioni europee, indecifrabili «protocolli», ramanzine dagli zoologi: «Perchè privarci degli orsi, che possono portare nuova genetica nella zona?». Semplice, perchè Dino da queste parti ha esagerato. «Tutti si preoccupano per Dino, ma perchè nessuno pensa ai 12 asinelli che ha fatto fuori?», si domanda Daniele Stival, l’assessore regionale alla caccia e protezione civile. Una carica perfetta, la sua: evitare che abbattano Dino e proteggere l’Altopiano dai danni e dalle paure. «Nelle nostre 80 malghe stanno per arrivare 5 mila bovini e altre 5 mila tra pecore e capre - dice Lucio Spagnolo, presidente della Comunità Montana -. Gli allevatori sono preoccupati. Dino è anomalo rispetto agli altri orsi, in Trentino ne hanno 35 e non succede mai niente. Magari non è solo, ma i danni di sicuro li provoca solo lui». Un’idea il presidente Spagnolo l’avrebbe. «Gli prepariamo un bel pastone con dentro carne d’asina, galline e qualcosa di dannoso. Dino la mangia, sta male, lo spaventiamo, così lui capisce che è scoveniente attaccare le nostre bestie». Già, perchè anche per il presidente Spagnolo l’orso Dino non è mica un mona, capisce. E magari si diverte pure a prendere in giro gli esperti. Si riuniscono venerdì a mezzogiorno? E lui l’altra notte si è fatto un giro proprio ad Asiago, tra il cimitero e il piccolo aeroporto: «Hanno trovato i suoi peli sulle staccionate...». Oggi qui, domani là. «Può fare 50 chilometri al giorno». Contro Dino, orso clandestino, ora si mobilitano Regione, Province, Prefetture, Ministeri, Polizia Locale, Guardia Forestale, i Volontari dell’Antincendio e perfino un’ente che si chiama «Pacobace», che vuol dire Piano di Azione e Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro Orientali. «Qui c’è stata una piccola carneficina e non possiamo permetterci questi comportamenti - dice Stival -. Faremo di tutto per prenderlo e per fargli trovare la sua tranquillità sessuale. Una volta catturato gli metteremo dlle guardie del corpo e visto che viene dalla Slovenia lo rimanderemo finalmente a casa». Lontano da qui l’orso Dino farà anche o solo simpatia. Ma questa storia è troppo seria, non è come quella di Loredano, «il feroce caimano», che 20 anni fa aveva terrorizzato anatre e galline alla foce del Po. L’aveva mai visto nessuno, Loredano. Dino invece sì, ci sono le impronte, il Dna preso dagli escrementi, è figlio di Jurka e aveva 9 fratelli, alla nascita pesava 5 chili, adesso quasi 300. Ma non è Yoghi, non è Bubu. «Portare le nostre bestie a pascolare nelle malghe - dice Dino Panozzo, presidente degli allevatori dell’Altopiano - è come invitare Dino in uno spaccio di carne fresca». Adesso la provincia di Vicenza manderà una relazione alla Regione e da questa al ministero. Poi si vedrà. «Gli orsi non hanno mai attaccato l’uomo», giura l’assessore Stival, mentre sigla il piano di battaglia «Prospettive per la cattura». Ci vorranno «necessarie autorizzazioni, formazione e sicurezza degli operatori per mancanza d’esperienza, squadre interprovinciali, materiali e logistica». Dopo quest’inizio si capisce la fine: «Possibili tempi lunghi». Così Dino può aspettare la stagione dei mirtilli. E agli asini solo la speranza che venga cacciato. O che gli trovino un’orsa, e se ne tornino in Slovenia assieme.
LA TRIBUNA DI TREVISO
22 MAGGIO 2010
La Regione: l'orso sarà catturato ed esiliato
dall inviato Emilio Randon
ASIAGO. Sarà preso, ma con gentilezza, narcotizzato e rispedito in Slovenia sotto scorta. Non subito. Diciamo che Dino è sotto osservazione, ancora libero ma su cauzione, se combina altri guai gli mettono immediatamente le manette e lo schiaffano in un recinto, agli arresti domiciliari. La festa è finita. Per Dino naturalmente. L’orso della porta accanto, il plantigrado che da mesi scorrazza tra i Lessini e il Portule, è stato giudicato un villanzone, un predatore impenitente di animali domestici e un impiastro per l’economia dell’Altopiano nonché uno spauracchio per i turisti. Lo temono le signore con bambini, lo detestano gli albergatori che accusano le prime disdette, lo odiano gli allevatori all’idea di mettergli in bocca le loro vacche adesso che comincia la stagione dell’alpeggio. Dino si è mangiato 14 asini più vari antipasti vivi. Il giudizio per lui è arrivato ieri severo nonostante i tanti santi in paradiso. Il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan aveva telefonato al comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato, Danile Zovi, di buon mattino, prima della riunione nella sala della Spettabile Reggenza dei 7 Comuni, caldeggiando le ragioni dell’animale. Va accolto e protetto ha detto in sostanza il ministro, cambiate punto di vista, guardatelo come un’opportunità, e poi la natura non è Gardaland, è mistero e avventura. Anche rischio, certo, ma quale pubblicitario non è in grado di trasformare in incassi sonanti il brivido necessario, alla gente basta mettergliela giù giusta. I sindaci dei 7 comuni non erano invitati. Quello di Asiago, Jos, era furioso. Il collega di Gallio si è presentato a seguito sms ed era in maniche di camicia. Nessuno di loro ha potuto dire la sua. Dentro, due ore di discussione a porte chiuse non senza divergenze: la Provincia più attenta alle ragioni dei valligiani (sua la proposta di mettere Dino subito agli arresti domiciliari), con la Prefettura e il Corpo Forestale di Stato schierati su posizioni più decisamente galaniane. Il compromesso alla fine è stato raggiunto su due punti: monitoraggio stretto dei comportamenti di Dino e istruzione di un dossier a suo carico da sottoporre all’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), l’Istituto darà il suo parere, a decidere infine sarà il ministero dell’Ambiente. Dino può senz’altro contare sulla nostra burocrazia. Chi lo vuole subito in Slovenia si rassegni (sarà poi vero che là, un orso viene venduto ai cacciatori per 15 mila euro?), chi ci ha a che fare ora - allevatori e proprietari di agriturismi - può sperare che cambi itinerario e se ne vada da solo. Intanto la Polizia proviciale studia possibile metodi «dissuasivi» allo scopo di associare agli asini (il menù preferito da Dino) degli stimoli sgradevoli, ma non si sa come, se cospargendo gli asini di paprika o servendoli con la mostarda. Dino è un mariuolo, ma ha un futuro e un pubblico in crescita - altro che l’orso Knut di Francoforte - è un orso equo e solidale, si spartisce i favori degli ambientalisti e quelli della sinistra radicale, interpreta un ribellismo diffuso, ci accarezza il pelo e fa vendetta della nostra insofferenza contro le angherie dal moderno, asfissiante vivere civile. A Trento i giovani hanno intitolato a Bruno (un orso abbattuto in Baviera due anni fa) un centro sociale. Con Dino martire ne vedremo di peggio. In più è coccolo, tenero, «so cute» che già la sera ce lo portiamo a letto con il pensiero.
METTINO DI PADOVA
22 MAGGIO 2010
Il suo futuro è in una gabbia come Jurka, la madre di Bruno
TRENTO. L’orsa Jurka potrebbe finire in un parco tedesco. La mamma di Bruno (abbattuto in Germania) e di un altro orso scomparso sullo Stelvio, finora è l’unico esempio di orso liberato sulle nostre montagne e finito in cattività, perché si avvicinaava troppo agli umani. Il futuro di Jurka, per volontà degli animalisti di «no alla caccia» è in Germania, in un grande recinto nella Foresta Nera assieme a lupi e altri animali selvatici che si muovono in libertà. Jurka potrebbe così lasciare il recinto allestito per lei sul Casteller vicino al santuario di San Romedio in val di Non.
IL GIORNALE
22 MAGGIO 2010
ENPA, WWF & C.
Gli ambientalisti: animale da tutelare ad ogni costo
Laura Pilastro
VICENZA - L’orso Dino va protetto ad ogni costo perché è indispensabile all’equilibrio naturale delle nostre montagne. A lanciare l’appello sono le associazioni protezioniste della provincia di Vicenza: Enpa, WWF, Lipu, Lac, Movimento Una, Lav che difendono Dino, dalla «campagna finalizzata alla messa al confino di questo esemplare», dopo gli episodi di aggressione da parte dell’animale ad asini e conigli nelle zone abitate di montagna.«I possibili danni futuri potrebbero essere fortemente ridotti qualora gli allevatori e i proprietari di equini fossero sostenuti e seguiti nel mettere in atto quelle difese attive sperimentate nelle altre zone d’Italia dove questi problemi di convivenza sono stati positivamente risolti», si legge in un comunicato diffuso dal coordinamento protezionista vicentino.«L’ente pubblico dovrebbe far conoscere (magari convincendosene prima) quanto sia alto il valore dell’orso per l’equilibrio ecologico delle nostre montagne. Un valore che, volendo monetizzare, è infinitamente più elevato del costo dei danni che, nella sua vita, può provocare un orso alle proprietà umane». E, coincidenza, l’arrivo dell’orso Dino avviene nell’Anno internazionale della Biodiversità che sarà festeggiato oggi in tutto il mondo, per volontà dell’Onu.«Nella malaugurata ipotesi che l’orso fosse oggetto di maltrattamenti o, peggio, non riuscisse a superare indenne la stagione venatoria, dovremmo riconoscere amaramente qual é il grado di civiltà di una parte della nostra società locale».
LA CITTA' DI SALERNO
22 MAGGIO 2010
Nessun sequestro, solo un equivoco
Gianpaolo Bisogno
Castel San Giorgio (SA). «Nessun macello clandestino, la nostra è una stalla di sosta, con una storia di 3 generazioni». A parlare è Federico Capuano, l’attuale titolare della "Globo srl", in passato salito alla ribalta della cronaca anche con accuse pesanti. Che nulla hanno però a che vedere con l’attuale attivitá professionale. «Con orgoglio sono un uomo diverso - dice - una persona che si è fatta conoscere nel settore delle carni, che ha chiuso i conti con il suo passato, ha pagato i debiti con la giustizia e guarda avanti». A Capuano proprio non è andata giù la bruttissima storia che ha visto protagonista la stalla di sua proprietá, in via Aniello Capuano a Castel San Giorgio. «Se penso che è stata nostra iniziativa richiedere l’intervento del personale dell’Asl - ha spiegato Capuano - in seguito al decesso di alcuni suini, mi viene ancora rabbia. Innanzitutto, macellazione significa uccisione di animale. E noi non abbiamo fatto nulla di tutto questo. Infatti, su disposizione dell’Asl, dopo il decesso di alcuni capi dovuti allo stress da trasporto, abbiamo provveduto a sezionare le bestie giá morte, dividendole in due parti. Avevamo solo eseguito gli ordini sanitari. Così, quella carne non era destinata alla rivendita, come intuito dai carabinieri, ma doveva raggiungere il sito autorizzato alla distruzione». Insomma, l’operazione dell’Arma sarebbe frutto di un equivoco. «Ci sono i medici della divisione di medicina veterinaria dell’Asl Salerno - ha aggiunto Capuano - che sanno bene come si sono svolti i fatti, visto che sono stati protagonisti in ogni fase. Per questo motivo, sono sconvolto per tutte le infamie che sono state dette nei confronti della mia azienda. Che ha una sua immagine ben consolidata, per fortuna. Abbiamo giá provveduto a produrre denuncia per tutte le calunnie che ci sono piombate addosso, riponendo massima fiducia nel lavoro della magistratura». Per quanto attiene alle persone che i militari hanno ritenuto dipendenti della "Globo srl", Federico Capuano ha tenuto a precisare che si tratta di due amici regolarmente assunti altrove, con la qualifica di muratori, che si trovavano lì semplicemente in veste amicale. «Nessuno dei nostri animali è stato sequestrato in quest’operazione - ha concluso Capuano - e gli animali vivi sono stati regolarmente macellati dopo le regolari analisi sanitarie previste dalla normativa vigente del settore».
HAI SENTITO
22 MAGGIO 2010
Barack Obama: il curioso scatto di un topolino alla Casa Bianca
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Barack Obama oscurato da un topolino, durante una conferenza stampa. L’altro giorno, infatti, il Presidente degli Stati Uniti d’America stava parlando al microfono nel giardino della White House: gli occhi di tutti i giornalisti presenti e gli obiettivi di fotografi e cameraman erano puntati tutti su di lui, quando all’improvviso c’è stato un piccolo fuori programma. Durante il briefing di Barack Obama alla Casa Bianca, in occasione del quale ha parlato della riforma della finanza americana, ecco che un topolino ha distratto tutti i presenti, diventando un animaletto davvero popolare.
IL GIORNALE
22 MAGGIO 2010
Un topo ruba la scena a Obama
Un gigante e un topo, ma tra i due la scena stavolta l’ha presa il più piccolo. Obama per una volta è passato in secondo piano. E non per un Mickey mouse in costume, come accadrebbe a Disney, ma per un topo vero, che ha rubato la ribalta al presidente degli Stati Uniti. Il roditore è spuntato all’improvviso da un cespuglio nel giardino delle rose della Casa Bianca, si è diretto verso il podio dove Obama stava leggendo una dichiarazione di elogio al Senato per avere appena approvato la legge sulla riforma di Wall Street. Il topolino ha fatto una passeggiata proprio sotto il podio portatile, collocato in una bella giornata di sole nel famoso giardino della Casa Bianca, davanti allo Studio Ovale. I fotografi che lo affollavano, collocati dietro alle sedie dei giornalisti che stavano ascoltando la dichiarazione del presidente americano, hanno subito spostato i loro obiettivi dal presidente al topolino, che ha continuato comunque deciso per la sua strada, incurante della attenzione suscitata. Apparentemente Obama non si è accorto di nulla: ha continuato a leggere la sua dichiarazione sulla necessità di regolare la condotta di Wall Street, senza lasciarsi distrarre dal fuori programma.
Le immagini di Obama che parla dal podio con il topolino che gli transita davanti hanno conquistato ieri le prime pagine di diversi giornali statunitensi. Secondo i fotografi della Casa Bianca, non è la prima volta che questo succede. La scorsa settimana, durante un altro intervento di Obama nel giardino della Casa Bianca, stavolta dedicato alla crisi della marea nera nel Golfo del Messico, un altro topolino (ma forse era lo stesso) aveva fatto la sua apparizione nel giardino delle rose, ma non si era spinto fino al podio dove il presidente stava parlando. Altri topi sono stati notati in passato nella minuscola cucinetta della sala stampa della Casa Bianca, dove i giornalisti consumano i pasti durante gli intervalli della loro attività. Le proteste dei media avevano spinto l’amministrazione Bush a far scattare ampi lavori di ristrutturazione della ormai fatiscente sala stampa della White House. Dopo tali interventi le apparizioni dei topi nella briefing room sono cessate. I topolini continuano comunque a muoversi liberamente, insieme agli scoiattoli, nel famoso prato della Casa Bianca. Ma gli incontri ravvicinati tra i presidenti americani e gli animali sono numerosi. Alcuni mesi fa era stata una mosca a mettere nei guai l’inquilino della Casa Bianca. L’insetto aveva cominciato a tormentare il presidente durante un’intervista alla rete televisiva Cnbc in programma nel giugno scorso in una sala della Casa Bianca. Obama, disturbato dalla presenza insistente della mosca, aveva cercato con le buone di convincere l’animale a non disturbare l’intervista ma, vista la persistenza dell’insetto, il presidente lo aveva ucciso con un rapido colpo della mano. La scena era stata catturata dalle telecamere della Cnbc e prontamente mandata in onda con Obama che sorrideva soddisfatto per il buon esito della sua «caccia alla mosca». Ma le immagini avevano provocato le proteste sdegnate degli animalisti. «Bisogna avere compassione per tutti gli animali, anche per le mosche», aveva commentato Bruce Friederich, portavoce del gruppo Peta. Da senatore Obama aveva ricevuto gli elogi degli animalisti per la sua condanna degli abusi verso gli animali. «Ma la mosca schiacciata davanti alle telecamere televisive ci ha fatto capire che anche Obama non è perfetto», aveva aggiunto il portavoce. In realtà quello delle mosche è uno dei tanti problemi ereditati da Obama dalla amministrazione Bush. In diversi uffici della Casa Bianca sono state anche installate luci speciali anti-insetti. Ma, per andare sul sicuro, i dipendenti sono stati dotati anche di uno strumento meno sofisticato: una paletta schiacciamosche.
NEWS FOOD
22 MAGGIO 2010
Il ritrovamento avvenuto in Ontario
Canada: un "mostro" a Kitchenuhmaykoosib
Uno strano avvistamento divide la cittadinanza: bufala od altro?
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Matteo Clerici
A cittadina di Kitchenuhmaykoosib (in Ontario, Canada) è stata teatro del ritrovamento di una strana creatura. A dare la notizia, il quotidiano britannico "Daily Telegraph", che racconta come due infermiere, a spasso con i loro cani, abbiano visto gli animali puntare decisamente verso il lago locale. Una volta giunte lì, le donne trovate davanti una strana creatura. Allora, dopo aver scattato alcune foto, le due donne hanno avvertito le autorità locali, che hanno iniziato le ricerche, finora senza esito. Dalle foto (ad oggi unica traccia del "mostro") emerge l'immagine di una strana creatura, con il corpo allungato simile ad una lontra, ma il muso dotato di zanne come un cinghiale. Come logico aspettarsi, la notizia della creatura ha creato la solita spaccatura tra scettici e non. I primi vedono nell'essere niente più di uno scherzo elaborato, una sorta di remake del "mostro di Montauk", dall'aspetto insolito ma niente più di una complessa montatura. I secondi sostengono che si possa essere in presenza di una variante nordica del chupacabra, il misterioso predatore che secondo alcuni sarebbe ormai abitante fisso degli USA. Intanto, le autorità non si sbilanciano. Spiega Denny Morris, capo della polizia locale: "Cosa sia, non lo so. Sono curioso come chiunque altro". Fonte: "Bizarre 'corpse' reminiscent of Montauk monster", Daily Telegraph 21/05/010
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LA STAMPA 21 MAGGIO 2010
Annuncio choc "Abbiamo creato la vita artificiale" Nasce in laboratorio la prima cellula sintetica. Venter: sono in estasi, è l'alba di una nuova era
MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Il pioniere della genetica è riuscito a creare in laboratorio la prima forma di vita sintetica, cogliendo un risultato che rende possibile la creazione dal nulla di nuovi organismi. Il biologo dello Utah Craig Venter, che nel 2000 coronò la mappatura del genoma umano negli Usa, ha firmato un’impresa che sa di fantascienza al termine di 10 anni di lavoro che lo hanno visto guidare un team di 20 scienziati grazie alla disponibilità di fondi per circa 40 milioni di dollari versati dalla «Synthetic Genomic» da lui stesso fondata.«Siamo all’alba di una nuova era nella quale la vita viene creata a beneficio dell’umanità», scrive Venter, presentando i risultati della ricerca nell’articolo sull’ultimo numero del magazine «Science». La cellula sintetica si chiama «Mycoplasma mycoides JCVI-syn 1.0» ed è stata realizzata nell’Istituto di Rockville che porta il nome di Venter da un team di ricercatori coordinato da Daniel Gibson. Le prime applicazioni che prevede, come Venter ha spiegato in una conferenza stampa che ha seguito la pubblicazione, riguardano la creazione di batteri che serviranno per «creare biocarburanti o vaccini», come anche per «risucchiare il diossido di carbonio dall’atmosfera», consentendo così di correre in soccorso della salute dell’uomo come anche della Terra messa in pericolo dai cambiamenti climatici. AGI
21 MAGGIO 2010
VITA ARTIFICIALE: COLOMBO (CNB), RISCHIO AUTODISTRUZIONE UOMO
Roma - La notizia della sintesi in laboratorio della prima cellula batterica artificiale, ottenuta senza il ricorso ad una cellula vivente preesistente, pone la questione del "potere - sempre crescente, addirittura smisurato - delle biotecnologie sul mondo vivente, potere che puo' essere utilizzato per progredire nelle conoscienze scientifiche a beneficio dell'uomo e a tutela del creato, ma anche indirizzate a tentativi arroganti e preoccupanti di asservire la vita a progetti di dominio incontrastato dell'uomo sull'uomo, di manipolazione e selezione della vita umana e di modificazione arbitraria di quella animale e vegetale". Lo sottolinea il Prof. Roberto Colombo, Docente Universita' Cattolica del Sacro Cuore e Membro del Comitato Nazionale di Bioetica. "Il "caso serio" - ammonisce Colombo - e' quello che l'uomo assurga a padrone incontastato della vita propria e di quella altrui, senza responsabilita' e limiti. Se cosi' fosse, anche i recenti risultati sulla sintesi di una cellula procariote possono spalancare le porte ad una concezione e di una prassi tecnologica autodistruggente, di cui le generazioni future potrebbero vedere le spaventose conseguenze". In ogni caso la scoperta e' "un importante traguardo della biologia sintetica.
Ma occorre ricordare che si tratta di una cellula procariote, ossia molto piu' semplice, per quanto riguarda la architettura cellulare, di quelle degli animali e dell'uomo, ma anche di quelle delle piante, che sono di tipo eucariote. Manca, infatti, nei batteri, tutto quel corredo di organelli cellulari (mitocondri, reticoli, apparato di Golgi, lisosomi, perossisomi, ecc.) ed un nucleo ben distinto dal citoplasma che rendono le nostre cellule capici di sostenere lo sviluppo di un organismo complesso e multifunzionale quale e' quello umano. Occorre essere realisti: nessuna illusione, dunque, quanto alla capacita' dei ricercatori di applicare facilmente ed a breve questa tecnologia di sintesi delle cellule alle specie animali e all'uomo". |
COME DON CHISCIOTTE
22 MAGGIO 2010
LA VIVISEZIONE E' SOLO BUSINESS
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Marco Mamone Capria, professore di matematica dell’Università di Perugia, ha raccolto l’eredità morale del padre dell’antivivisezionismo scientifico Hans Ruesch. Nel suo libro del 1976 “Imperatrice nuda”, Ruesch lanciò un radicale atto di accusa alle presunte basi scientifiche della vivisezione, arrivando alla conclusione che non esista alcun motivo valido, oltre al carrierismo dei ricercatori e al profitto delle case farmaceutiche, per continuare a sperimentare su animali. Il testo influì sulla politica e diede una forte scossa al movimento animalista mentre l’autore incappò in infiniti boicottaggi, persino da parte del suo stesso editore. Mamone è il curatore dei due ultimi libri di Ruesch, “La medicina smascherata” e “La figlia dell’imperatrice”.
Prof. Ma mone, è davvero possibile, al di là delle ragioni etiche, combattere sul piano scientifico la metodologia più usata dalla ricerca medica in tutto il mondo? Decisamente sì, la vivisezione è solo un inganno crudele e questo appare evidente a chiunque approfondisca un po’ l’argomento. In primis per le differenze biologiche tra le specie che rendono i risultati mai univoci: si può scegliere, ad esempio, che animale usare per ottenere il risultato voluto e far commercializzare un nuovo composto chimico, senza sapere in realtà nulla della sua eventuale tossicità per gli umani. Nella ricerca medica, poi, si tratta di curare patologie non naturali, ma indotte artificialmente e solo superficialmente simili a quelle umane. Si leggono spesso notizie che parlano di cure trovate per malattie umane riprodotte nei topi. Ma poi si aggiunge che mancano anni alle applicazioni umane o che, visto il successo nei roditori, gli stessi test ripartono su altri animali. Ma qual è il criterio con cui si decide che animale usare? Le ragioni sono economiche e organizzative, lo ammettono anche loro. In Italia si usano più i roditori che le scimmie, che sono evolutivamente più vicine all’uomo, ma anche più costose. E’ comune che i ricercatori sacrifichino migliaia di vite e ingenti fondi pubblici per “curare” i topi, dopodiché sono così consapevoli dell’inutilità del risultato che ripartono da zero con i primati. Ma intanto possono allungare la loro lista delle pubblicazioni. E con le scimmie il risultato è sempre valido? No e lo dimostra il fallimento più clamoroso e drammatico della vivisezione, quello della talidomide. Il farmaco fu dato alle donne in gravidanza e provocò la nascita di migliaia di bambini focomelici, senza gambe o braccia. La prova della vivisez ione era stata brillantemente superata: il farmaco risultava sicuro per varie specie di primati e di topi, conigli, cani, gatti, maiali e armadilli, tra i quali solo rari individui mostravano reazioni avverse. Su questo argomento grandi nomi della sperimentazione animale come Rita Levi Montalcini e Silvio Garattini si sono dimostrati in maniera imbarazzante incoerenti e reticenti, quando li hanno incalzati gli abilissimi autori di un’inchiesta del programma Rai “Report” dal titolo “Uomini e topi” (disponibile all’indirizzo www.report.rai.it , ndr) alla quale ho collaborato. E cosa è emerso? Le argomentazioni dei ricercatori crollano ad una ad una. Alla faccia della trasparenza, nessun laboratorio lascia entrare i giornalisti, neanche quello dell’Istituto Superiore di sanità, ente pubblico, che dovrebbe essere la front iera ultima della garanzia in ambito sanitario. Addirittura il responsabile della ricerca su animali, Rodolfo Lorenzini, dichiara candidamente di fungere allo stesso tempo da controllore e controllato avendo la facoltà di firmare i moduli per le autorizzazioni alle proprie sperimentazioni. Lorenzini inoltre ricopre un ruolo per il quale, secondo l’interpretazione naturale del decreto legislativo 116/92, sarebbe auspicabile essere iscritti all’Ordine dei Veterinari cosa che lui non è. Ed emergono anche situazioni clamorosamente illegali, che però nessuno ha denunciato. Ad esempio? I corsi di formazione di chirurgia laparoscopica dell’Università Cattolica di Roma in cui si fanno esperimenti illegali sui maiali. Sono esercitazioni vietate dalle legge italiana perché, data l’esistenza di metodi sostitutivi altrove utilizzati, non sussiste la condizione di “inderogabile necessità” prevista dalla legge. Chi dovrebbe denunciare questo abuso gratuito sugli animali? Credo che dovrebbe essere il compito specifico delle associazioni antivivisezioniste. Così come dovrebbero denunciare le facoltà scientifiche italiane che quasi ovunque disattendono l’obbligo di dare massima pubblicità alla legge 413/93 sull’obiezione di coscienza alla vivisezione nella didattica. Si configura il reato di omissione di atti d’ufficio, per il quale è stata già denunciata nel 2004 l’Università di Perugia che, mesi dopo, si è messa in regola. Lei crede che le associazioni non si muovano in questo senso?
Ne “La medicina smascherata” Ruesch parla di come le associazioni nate antivivisezioniste, almeno alcune, abbiano perso l’obiettivo di combattere, appunto, la sperimentazione animale e si siano invece convertite più genericamente alla difesa dei “diritti degli animali” insistendo su argomenti solo etici e concentrandosi su altri temi come mattatoi, pellicce, ecc. Ma è solo dimostrando le basi fallaci e truffaldine sulle quali poggia la vivisezione che si può pensare di liberare le sue vittime. Del resto le argomentazioni etiche non cambiano di una virgola le politiche dei governi, né tantomeno quelle delle multinazionali, nemmeno quando in ballo ci sono le persone. Non appare ingenuo pensare che far leva sulla morale possa salvare gli animali quando dall’altra parte ci sono interessi economici?
Negli ultimi anni però il movimento antivivisezionista è riuscito a recuperare molti animali, ci sono centri in cui si fa riabilitazione... Il fronte più attivo infatti è quello della riabilitazione. Di certo utile per i pochi animali che riescono a uscire dai laboratori, che si salvano però solo per un’operazione discrezionale dei vivisettori, che ad esempio non consegnano mai cani o gatti malmessi su cui abbiano “lavorato”, ma solo quelli in esubero, per evitare di fare brutta figura. E’ necessario che almeno parallelamente si lavori per smascherare la truffa. Promuovendo anche i metodi alternativi? Li chiamerei sostitutivi o, semplicemente, scientifici. Funzionano, e sono economici, rapidi e certi. Eppure restano anni in attesa di essere validati perché la pietra di paragone sono i risultati della vivisezione, che invece non è mai stata validata e che a seconda delle specie dà risultati diversi. Le nuove procedure invece, come i chip genetici, che indicano direttamente come una sostanza chimica interferisce con il dna umano, danno risposte inoppugnabili. E allora, se costano anche meno perché non decollano? Il loro guaio è proprio che danno risultati univoci. Oggi per ottenere il via a un prodotto basta trovare l’animale che lo tolleri, con metodi veritieri questo business sarebbe impossibile. Leonora Pigliucci
LA PROVINCIA PAVESE
22 MAGGIO 2010
Biologia animale ha traslocato ma le cavie sono al vecchio Botta E a Pavia la ricerca si ferma
Maria Grazia Piccaluga
PAVIA. I topini usati per la ricerca sono rimasti, solitari inquilini, nel vecchio edificio universitario di piazza Botta, ogni giorno un tecnico del dipartimento di Biologia animale fa la spola tra il Cravino e il centro storico per nutrirli e pulire le gabbie. Mentre lo stabulario nuovo di zecca a palazzo Botta 2 è ancora disabitato. Ormai da settimane. Due mesi quasi, in cui le sperimentazioni per la ricerca sono ferme. In attesa che laccioli e vincoli burocratici vengano sciolti. «L’iter per il trasferimento è in corso» fanno sapere dall’ufficio tecnico dell’ateneo. Si stanno studiando le modalità di trasferimento e i costi, ma una data ancora non c’è. E tra i ricercatori c’è chi allarga le braccia di fronte ai ritardi «dal momento che del trasloco del dipartimento al Cravino si parlava da almeno vent’anni». Invece mancano autorizzazioni e certificati di vari enti, da quelli igienico-sanitari alle ultime scartoffie burocratiche. Oltre alla sorte degli animali - la proposta di sopprimerli per ricomprarne altri aveva fatto rizzare i capelli in testa ai biologi - c’è il problema della ricerca. Lo stabulario serve all’università ma anche al San Matteo. Gli universitari convenzionati con il policlinico lo utilizzano per le sperimentazioni da trasferire poi, in un secondo tempo, al letto del paziente. E per gestire gli stabulari è stata nominata una commissione, presieduta dal geologo Gianfranco Ravetta, mentre la direzione è affidata alla biologa Annalisa Gaspari, collaboratrice del professor Paolo Dionigi. La Chirurgia, infatti, si avvale da anni di un laboratorio di Chirurgia sperimentale. E tra gli sviluppi futuri c’è anche quello della chirurgia prenatale (che richiede l’impiego di ovini), un nuovo fronte che il San Matteo intende aprire con il primario di Chirurgia pediatrica Gloria Pelizzo. «Lungaggini che andrebbero superate al più presto - commenta il professor Carlo Alberto Redi, biologo universitario e direttore scientifico del San Matteo - perché queste attività di ricerca portano benefici immensi a entrambi gli enti. Ma ogni giorno che passa ci lascia fuori dal mondo della ricerca e questo è un aspetto poco funzionale all’obiettivo del rettore di essere Research University e del San Matteo di trasferire sui pazienti i benefici della ricerca». Un paradosso quindi, quello dello stabulario, se lo si raffronta ai risultati eclatanti che l’irccs ha ottenuto nel 2009 grazie alle sue 594 pubblicazioni, che hanno prodotto un indice di impact factor di 2884,58 punti. Un dato che collocherebbe il San Matteo al primo posto nella classifica degli Irccs pubblici. «Sul “fare” il San Matteo è in grado di presentarsi sulla ribalta internazionale - spiega Redi soddisfatto -. Si è fatto un gran lavoro fra mille difficoltà, risorse, strutture, capitale umano. E i due enti hanno una grande responsabilità nel cogliere le opportunità di sinergia, evitando di radicalizzare momenti di criticità».
LA REPUBBLICA
212 MAGGIO 2010
Una specie figlia del computer che presto sarà utile all' uomo
«QUESTA è la prima specie vivente sul pianeta Terra che abbia un computer come papà» annuncia orgoglioso Craig Venter. Scienziato e milionario. Personaggio controverso e al centro di mille polemiche. Di lui non si può però dire che si sia mai sottratto a un dibattito pubblico. Anche ieri il pioniere della "rivoluzione della genetica" ha preso il microfono per rispondere alle critiche, parlando in una conferenza stampa organizzata dalla rivista Science. Prima di tutto, dove si trova ora il batterio artificiale? Si tratta di un luogo protetto? «Si trova nei nostri laboratori ed è completamente sotto controllo. Il batterio che abbiamo scelto appartiene alla specie Mycoplasma mycoides e non ha nessuna possibilità di sopravvivere da solo. Ha infatti bisogno del ricco cocktail di sostanze nutrienti che noi gli forniamo. In natura, colonizza alcuni animali come le capre. Ma anche se qualcuno facesse entrare delle capre in laboratorio, non ci sarebbe alcun rischio di propagazione perché nel sintetizzare il Dna artificiale abbiamo eliminato 14 geni che permettono al batterio di legarsi all' animale che lo ospita». Perché avete scelto proprio quel batterio? «Veramente eravamo partiti con un' altra specie, il Mycoplasma genitalium. Si tratta dell' essere vivente con il Dna più piccolo che esista, almeno fra quelli a noi noti. Ci ha aiutato a rispondere alla domanda: ma qual è il numero minimo di geni necessarioa sostenere una vita? Poi però ci siamo accorti che il vero problema non era mettere insieme i vari geni. Eravamo in grado di assemblare cromosomi anche più grandi di quelli del genitalium. Ma non eravamo in grado di attivarli. Di far cioè scattare quell' interruttore che trasformava una semplice catena di elementi chimici in vita. Questa è stata la difficoltà più grande». Quali strumenti avete usato in laboratorio? «Un software per analizzare il genoma di partenza e un apparecchio per sintetizzare il genoma artificiale. Poiché riuscivamo ad assemblare solo frammenti molto piccoli di Dna, abbiamo usato una cellula di lievito per legare tutti i pezzi fra loro. Estrarre poi dal lievito il prodotto finale e inserirlo nel batterio, evitando che il sistema di difesa distruggesse il nostro cromosoma, è stato un altro ostacolo non da poco». Quali sono state le altre tappe di avvicinamento al risultato di oggi? «Nel 2007 siamo riusciti a trapiantare il Dna da un batterio di una specie a quello di un' altra. Abbiamo prelevato il cromosoma di un Mycoplasma mycoides e lo abbiamo trapiantato in un Mycoplasma capricolum. Si tratta di due specie diverse nel 10 per cento dei loro geni, più o meno la distanza che passa tra un uomo e un topo. Col nostro esperimento siamo riusciti per la prima volta a convertire una specie in un' altra. Il capricolum è diventato mycoides perché avevamo modificato il suo genoma come se fosse il "sistema operativo" di un computer. I vostri esperimenti durano da vent' anni. Ma d' ora in poi quanto tempo ci vorrà per creare altre forme di vita artificiale? «Ora che abbiamo imparato, per sintetizzare un cromosoma di uno o due milioni di basi impiegheremo circa tre o quattro mesi. Ma vogliamo andare oltre e passare dai batteri alle alghe, che potrebbero finalmente svolgere funzioni utili per l' uomo».
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