21 SETTEMBRE  2009

AREZZO NOTIZIE

21 SETTEMBRE 2009

 

Porta Sant'Andrea: è morto Galileo, cavallo da Giostra vincitore di 5 Lance d'oro

 

 

 

Arezzo - Questa mattina è deceduto Galileo cavallo anglo arabo sardo vincitore di ben cinque Lance d'Oro per il Quartiere di Porta Sant'Andrea con Maurizio Sepiacci. Aveva 22 anni e dal 1998 apparteneva al giostratore, sempre biancoverde, Stefano Cherici.
Galileo vantava un curriculum giostresco ed un palmares di vittorie di tutto rispetto: il suo nome rimarrà negli annali della Giostra insieme con quello di Maurizio Sepiacci, con cui esordì il 25 Agosto 1991, lo stesso anno in cui Maurizio lo aveva acquistato (puledro di quattro anni ) nella natia Sardegna.
In coppia con Sepiacci, Galileo ha corso ininterrottamente fino al 1996, firmando le vittorie del 1991, 1992, 1993 ed il cappotto del '94.
Stefano Cherici lo acquistò nel 1998, e con lui fece le sue prime prove in piazza nel 1999. L'anno dopo, settembre 2000,  l'esordio nella prova generale e la settimana seguente venne prestato a Maurizio per correre la giostra straordinaria in notturna.
Con Galileo Cherici ha mosso i primi passi da giostratore del Quartiere, montandolo fino al Giugno 2003, e vincendo due prove generali, nel giugno 2001 e nel settembre 2002. A queste và aggiunta anche la vittoria nel "Palio delle contrade" di S. Secondo Parmense nel 1998 sempre con Maurizio Sepiacci.
Di là dei numeri che possono essere aridi, conta il fatto che Galileo è stato per il nostro Quartiere un cavallo plurivittorioso, e fino ad oggi si godeva il meritato riposo nelle scuderie del Quartiere, a lui, infatti Cherici era rimasto molto legato.
"Verso Galileo  - afferma Cherici - va tutta la mia gratitudine anche perché, se oggi ho raggiunto gli attuali risultati tecnici e soprattutto il traguardo di correr giostra per il Sant'Andrea, è anche merito suo. Aver avuto un cavallo esperto, per me esordiente, fu davvero utile. Poter contare nella sua esperienza mi dava una marcia in più e maggior sicurezza. Mi sento quindi di dire (consapevole che quando Galileo era al pozzo molti dei nostri sudavano freddo!) che è stato  un Grande Cavallo."


ROMAGNA OGGI

21 SETTEMBRE 2009

 

Forlì-Cesena, adozione cani, arriva il manifesto: "Attenzione ai siti internet"

 

FORLI' - La disputa sul microchip negato porta ancora strascichi: questa volta arrivano i consigli su come adottare un cane, redatti dall'Ordine dei veterinari di Forlì-Cesena, in collaborazione con le Ausl di Forlì e Cesena. Una locandina affissa negli studi e volantini distribuiti per rendere più sicure le famiglie che vogliono prendere con sé il migliore amico dell'uomo. Viene consigliato di fare attenzione agli annunci 'pietistici' divulgati su internet.Il 'Manifesto per un'adozione consapevole', così lo definisce Davide Rosetti, presidente dell'Ordine, spiega quali sono i rischi e come è consigliabile muoversi nell'adozione di un cane. Dopo la polemica seguita al rifiuto della direttrice del Canile di Forlì, Patrizia Magnani, di apporre il microchip ad un cucciolo di dubbia provenienza, adottato, appunto, on-line, i cittadini vengono sensibilizzati sull'argomento. "Si sta intensificando il fenomeno di adozioni di cani tramite internet o altri canali - si legge, appunto, sul manifesto - Molti di questi animali provengono da zone endemiche per alcune malattie come, ad esempio, la leishmaniosi, trasmissibile anche all'uomo. La maggior parte di questi animali arriva nel nostro territorio senza un serio controllo sanitario, contribuendo alla diffusione di malattia non ancora o scarsamente presenti".I cittadini sono invitati a contattare il proprio veterinario prima di adottare un cane, così da poterne accertare lo stato di salute. Fondamentale anche accertarsi della presenza del microchip e del passaggio di proprietà all'anagrafe canina. Molta attenzione viene richiesta proprio per i siti internet che "distribuiscono cani abbandonati. Non lasciatevi condizionare da messaggi pietistici". Questo l'ultimo consiglio.


LA PROVINCIA DI LECCO

21 SETTEMBRE 2009

 

Basta violenze Il bell'esempio della Francia

 

Mambo è un randagio dallo sguardo dolce ma sofferente. La sua storia ha indignato e commosso l'Europa e, al tempo stesso, è diventata un esempio della lotta alle violenze e alle atrocità nei confronti degli animali.
Questo povero trovatello, infatti, ha rischiato di morire arso vivo dalle fiamme, davanti ai volti compiaciuti dei suoi aguzzini, una giovane di 22 anni ed il suo amico di 17. La vicenda è accaduta in Francia: due ragazzi si sono imbattuti casualmente nel povero Mambo (che, da randagio quale era, vagabondava per la cittadina) e "per divertimento" - riporta Le Figaro - hanno cercato di dargli fuoco.
Il povero trovatello sarebbe andato incontro ad una morte atroce, se non fosse stato per la sua grande voglia di vivere: seppur di corporatura esile, infatti, è riuscito a salvarsi dimenandosi e strusciandosi sul terreno.
A poco più di un mese dall'accaduto la torturatrice 22enne è stata condannata ad un anno di carcere mentre il complice minorenne, invece, sarà giudicato a dicembre dal tribunale dei minori. Come dichiarato dal procuratore locale, il quattro zampe si trovava in tribunale "in quanto vittima e non per suscitare emozione". Quest'affermazione crea un precedente importante: per la prima volta, in Francia, un cane viene equiparato ad una persona in un processo, con tanto di libero accesso all'aula in cui si svolge il dibattimento. Ciò rappresenta una vittoria per i gruppi animalisti francesi e per i tanti cittadini che, commossi dalla storia del quattro zampe dal muso a punta e dai dolcissimi occhi marroni, si sono mobilitati per raccogliere le firme sotto la petizione -sottoscritta da oltre 11 mila persone e inviata poi alla magistratura - "Giustizia per Mambo". Proprio per contrastare il deplorevole fenomeno dell'abbandono (che costituisce un reato penalmente perseguito) è necessario affermare un percorso di civiltà e di rispetto dei diritti animali, direzione in cui stanno lavorando le Istituzioni, come testimonia la recente ordinanza ministeriale antirandagismo, le cui norme sono da poco entrate in vigore.


IL GIORNALE

21 SETTEMBRE 2009

 

Collari elettrici, catene, sevizie: ogni anno maltrattati 750mila cani

 

ANDREA CUOMO

 

La carica dei 750mila. Sono i cani di proprietà maltrattati in vario modo in Italia. Il calcolo l'ha fatto l'Aidaa incrociando le segnalazioni giunte allo Sportello animali e al Tribunale degli animali dell'a stessa associazione animalista e le proiezioni sulle segnalazioni giunte ad una trentina di associazioni animaliste locali presenti in tutta Italia. Vediamo come si arriva a questa cifra quanto meno allarmante: almeno 300mila sono i cani tenuti a catena corta o rinchiusi in spazi troppo ristretti; 150mila sono invece appena più fortunati: non sono alla catena ma sono comunque «prigionieri» di appartamenti angusti dai quali non vengono fatti «evadere» mai, nemmeno per una corsa o una sgambatura. Almeno 50mila cani ogni anno sono invece costretti a ricorrere alle cure veterinarie a causa di maltrattamenti, botte, ferimenti subiti tra le mura domestiche. Infine sono circa 250mila i cani malnutriti e tenuti in situazioni igienico-sanitarie insoddisfacenti o sottoposti a varie torture quale l'uso del vietatissimo collare elettrico. Ma queste cifre non fotografano appieno il fenomeno della bestialità umana nei confronti degli animali. Non considerano infatti le migliaia di cani abbandonati ogni anno, soprattutto a inizio estate.
La crudeltà però non è uguale ovunque. Il maggior numero di maltrattamenti si registra al Sud, dove è anche maggiormente concentrato il numero di abbandoni; anche nelle zone rurali del Nord però ci sono molte segnalazioni di maltrattamenti di cani, in particolare per quanto riguarda l'orribile uso del collare elettrico e la loro tenuta in spazi o gabbie troppo piccole.
E i gatti? Anche loro sono vittime di maltrattamenti di vario genere, in numero stimato simile a quelli sui cani. Per i mici i maltrattamenti vanno dalla tenuta in spazi angusti a piccole sevizie o nei casi più estremi alla costrizione alla catena, tortura particolarmente odiosa per i felidi, come recentemente scoperto in provincia di Verona.
«Quello dei maltrattamenti degli animali tra le mura domestiche - dice Lorenzo Croce, presidente nazionale Aidaa - è sicuramente un fenomeno molto diffuso, le cui proporzioni sono più grandi rispetto all'abbandono. I numeri che noi forniamo sono desunti dal lavoro di tre anni dello Sportello animali, ma anche da un lavoro capillare di confronto con le segnalazioni e le denunce pervenute alle associazioni di tutela degli animali che operano localmente in tutte e venti le regioni italiane. La cattiva abitudine di sottoporre gli animali domestici a sevizie o comunque a maltrattamenti dovuti prevalentemente a questioni che poco hanno a che vedere con la natura stessa degli animali è un fenomeno che va seriamente studiato ed affrontato, in quanto non si discosta come mentalità diffusa dall'altro orrendo fenomeno della violenza tra le mura domestiche sui soggetti deboli della famiglia».


LA ZAMPA.IT

21 SETTEMBRE 2009

 

Legge bipartisan per vietare l'utilizzo degli animali nei circhi

Fino a 5 anni di carcere e multa da 150mila euro per chi viola le regole

 


«Da oltre un quarto di secolo lo spettacolo circense è messo sotto accusa dalla crescente sensibilità dei cittadini nei confronti dei diritti degli animali», dice la deputata del Pdl Gabriella Giammanco, prima firmataria di una delle proposte di legge bipartisan per la graduale dismissione dell’uso di animali da parte dei circhi.
«Una sensibilità - aggiunge Giammanco - divenuta ormai vera e propria acquisizione culturale che sta conducendo il circo italiano verso un inesorabile declino, nonostante la stessa attività circense sia apprezzabile per i contenuti artistici rappresentati da clown, giocolieri, acrobati, trapezisti e illusionisti. È l’uso degli animali, però, che l’ha confinato nel vicolo dell’anacronismo».
«Per la loro intera esistenza -prosegue la deputata Pdl- gli animali sono obbligati in angusti spazi, in molti casi con l’ausilio di mezzi coercitivi tipici dei peggiori orrori della tortura, come le catene. D’altra parte, esistono vari esempi nel mondo di spettacoli circensi di grande prestigio e successo che non utilizzano gli animali, primo fra tutti il Cirque du soleil. Il circo senza animali non solo è possibile ma è necessario per recuperare un rapporto tra uomo e natura, tra bambini e animali. Non è un caso che l’Italia abbia il più alto numero di condanne per i circhi tra i Paesi dell’Ue».
Fino a 5 anni di carcere e multa da 150mila euro
Vietare l’utilizzo degli animali negli spettacoli circensi equiparerebbe la legislazione italiana a quella di altri quindici Paesi europei che hanno proibito, del tutto o parzialmente, l’esibizione di circhi con animali. Questo, tuttavia, non basta a convincere chi lavora nel circo sull’opportunità di rinunciare all’apporto di tigri, leoni, elefanti e cavalli.
Roger Falk, il più giovane domatore d’Europa, difende senza riserve la sua professione: «la mia famiglia lavora nel circo da sette generazioni. Gli elefanti e le tigri sono i miei animali di compagnia. Sono nati in cattività e conoscono solo questo. Siamo sempre con loro, hanno bisogno del contatto umano. È bene che vi siano controlli ancora più severi per la tutela di questi animali. Ma senza di loro il circo muore».
Parole che comunque non faranno cambiare idea ai parlamentari che hanno sottoscritto le proposte di legge per vietare l’uso degli animali nel circo. Proposte che stabiliscono non solo che i finanziamenti del Fus vadano solo ai circhi che rinunciano agli animali, ma che prevedono anche sanzioni pesanti per chi dovesse violare le nuove regole, con multe che possono arrivare a 150mila euro e con la reclusione fino a 5 anni, oltre alla sospensione dell’autorizzazione agli spettacoli circensi per quindici mesi.


ADN KRONOS

21 SETTEMBRE 2009

 

Giammanco: "I cittadini sono diventati sensibili ai diritti degli animali"

Circo, in pensione tigri e leoni: in Parlamento asse bipartisan per esibizioni senza animali

Roma - (Adnkronos) - In Parlamento maggioranza ed opposizione proseguono a braccetto verso una legge che vieti l'uso degli animali nell'attività circense. Ma per Roger Falk, il più giovane domatore d'Europa, "senza tigri ed elefanti il circo muore"

 

Roma - Stop alle esibizioni di leoni, tigri ed elefanti sotto il tendone del circo. In Parlamento maggioranza ed opposizione proseguono a braccetto verso una legge che vieti l'uso degli animali nell'attivita' circense. Quattro le proposte di legge presentate dall'inizio della legislatura da parte di Pdl e Pd, di cui due inserite nel provvedimento per la riforma della legge quadro per lo spettacolo dal vivo ora all'esame della commissione Cultura di Montecitorio.

La vita del circo dipende ormai indissolubilmente dai contributi statali, mentre la sua popolarita' e' in costante declino. La legge sul circo del 1968 riconosce alle imprese circensi una 'funzione sociale' e tale status garantisce loro contributi che controbilanciano il continuo calo di spettatori. Ogni anno il ministero per i Beni culturali elargisce agli spettacoli circensi cifre non indifferenti, vicine ai 7 milioni di euro, sovvenzioni di cui beneficiano un centinaio di circhi e che appartengono principalmente al capitolo di spesa del Fus, il Fondo unico dello spettacolo, lo strumento finanziario per sostenere le attivita' del cinema e degli spettacoli dal vivo. Molti dei circhi italiani continuano a basare gran parte dei propri numeri sull'utilizzo degli animali, anche se sono aumentate nel corso degli ultimi anni le amministrazioni comunali che si sono schierate con le associazioni animaliste e vietando la sosta dei circhi con animali sul proprio territorio. "Da oltre un quarto di secolo lo spettacolo circense e' messo sotto accusa dalla crescente sensibilita' dei cittadini nei confronti dei diritti degli animali", dice la deputata del Pdl Gabriella Giammanco, prima firmataria di una delle proposte di legge bipartisan per la graduale dismissione dell'uso di animali da parte dei circhi. "Una sensibilita' -aggiunge Giammanco- divenuta ormai vera e propria acquisizione culturale che sta conducendo il circo italiano verso un inesorabile declino, nonostante la stessa attivita' circense sia apprezzabile per i contenuti artistici rappresentati da clown, giocolieri, acrobati, trapezisti e illusionisti. E' l'uso degli animali, pero', che l'ha confinato nel vicolo dell'anacronismo". "Per la loro intera esistenza -prosegue la deputata Pdl- gli animali sono obbligati in angusti spazi, in molti casi con l'ausilio di mezzi coercitivi tipici dei peggiori orrori della tortura, come le catene. D'altra parte, esistono vari esempi nel mondo di spettacoli circensi di grande prestigio e successo che non utilizzano gli animali, primo fra tutti il Cirque du soleil. Il circo senza animali non solo e' possibile ma e' necessario per recuperare un rapporto tra uomo e natura, tra bambini e animali. Non e' un caso che l'Italia abbia il piu' alto numero di condanne per i circhi tra i Paesi dell'Ue". Vietare l'utilizzo degli animali negli spettacoli circensi equiparerebbe la legislazione italiana a quella di altri quindici Paesi europei che hanno proibito, del tutto o parzialmente, l'esibizione di circhi con animali. Questo, tuttavia, non basta a convincere chi lavora nel circo sull'opportunita' di rinunciare all'apporto di tigri, leoni, elefanti e cavalli. Roger Falk, il piu' giovane domatore d'Europa, difende senza riserve la sua professione: "la mia famiglia lavora nel circo da sette generazioni. Gli elefanti e le tigri sono i miei animali di compagnia. Sono nati in cattivita' e conoscono solo questo. Siamo sempre con loro, hanno bisogno del contatto umano. E' bene che vi siano controlli ancora piu' severi per la tutela di questi animali. Ma senza di loro il circo muore". Parole che comunque non faranno cambiare idea ai parlamentari che hanno sottoscritto le proposte di legge per vietare l'uso degli animali nel circo. Proposte che stabiliscono non solo che i finanziamenti del Fus vadano solo ai circhi che rinunciano agli animali, ma che prevedono anche sanzioni pesanti per chi dovesse violare le nuove regole, con multe che possono arrivare a 150mila euro e con la reclusione fino a 5 anni, oltre alla sospensione dell'autorizzazione agli spettacoli circensi per quindici mesi.


Animalieanimali

21 SETTEMBRE 2009

 

BRACCONAGGIO: CERVO UCCISO NEL PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO
Aperte le indagini per individuare i responsabili.

 

Un cervo maschio e' stato ritrovato morto in localita' "Valle dei tartari" nel comune di Alfedena, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. A dare l'allarme sono stati alcuni ricercatori del dipartimento di Biologia dell'animale e dell'Uomo dell'Universita' La Sapienza di Roma, che si trovavano sul posto per alcuni rilievi scientifici. La carcassa era mancante della testa e del quarto anteriore destro, parti asportate dai bracconieri per rivenderle nel circuito degli imbalsamatori e al mercato nero della carne di selvaggina. Gli agenti del Corpo forestale dello Stato e le guardie del Pnalm, coordinati dal comandante del Coordinamento territoriale per l'ambiente Luciano Sammarone, hanno acquisito elementi tali da far ricondurre la morte dell'animale per mano umana. Le parti asportate, secondo una prima ricognizione visiva, sono quelle che dovevano presentare il foro in entrata della pallottola, e visto che l'animale ha perso pochissimo sangue, si presuppone che il colpo lo abbia raggiunto a uno degli organi vitali, dato che anche questi sono stati rimossi dal corpo del cervo. La Procura della Repubblica di Sulmona ha aperto una fascicolo a carico di ignoti, disponendo il sequestro di alcune parti dell'animale ritrovato. Le indagini sono condotte congiuntamente dal Corpo forestale dello Stato e dalle Guardie del Parco.


ANSA AMBIENTE

21 SETTEMBRE 2009

 

ANIMALI: LIPU, DECINE DI FALCHI UCCISI NEL REGGINO

 

REGGIO CALABRIA - Decine di falchi sono stati uccisi in provincia di Reggio Calabria in occasione della prima giornata di caccia. A riferirlo, in una nota, e' la Lipu di Reggio Calabria, secondo la quale ''nel primo pomeriggio domenicale di caccia aperta, i bracconieri si sono scatenati contro le centinaia di rapaci, falchi di palude e falchi pecchiaioli di passaggio sulle pinete al confine tra i comuni di Montebello Ionico e Motta San Giovanni''. I carabinieri, intervenuti su segnalazione della Lipu, hanno denunciato in stato di liberta' uno dei bracconieri, P.A., di 65 anni, con l'accusa di abbattimento di specie particolarmente protetta. All'uomo sono state sequestrate le carcasse di due falchi uccisi.


Animalieanimali

21 SETTEMBRE 2009

 

"EMERGENZA RANDAGISMO, A PORTO TORRES NON SI RIESCE A TAMPONARE"

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

"Sembra incredibile ma nonostante l’esistenza di due canili comunali, il finanziamento da parte della Regione di progetti finalizzati alla sterilizzazione dei cani randagi e di proprietà, il randagismo e l’abbandono di cani continua a rappresentare anche a Porto Torres un’emergenza che non si riesce a tamponare con efficacia.
All'indomani del sequestro da parte dei NAS di Sassari del rifugio non autorizzato nella zona industriale, una cucciolata di cinque è stata abbandonata nei pressi del parcheggio dopo la spiaggia di Balai, animali che non si è potuti ricoverare presso il canile sanitario di Monte Rosè sigillato sanitariamente per via di una importante epidemia di cimurro, malattia altamente infettiva e con esiti fatali per molti dei cani ricoverati.
I cuccioli, confinati in un piccolo recinto improvvisato dalle guardie zoofile (secondo quanto riferito dal piantone dei Carabinieri), sono dovuti rimanere sulla pubblica via per ben due giorni e due notti, accuditi dai soliti volenterosi animalisti turritani. Questo è quanto ho potuto vedere con i miei occhi alle 19,30 di ieri sera vicino a Balai, apprendendo poi i particolari dai carabinieri ai quali mi sono rivolto per segnalare il ritrovamento e far predisporre apposito verbale in merito.
Difatti le guardie zoofile erano già intervenute nel sito lasciando gli animali in un recinto sotto una tettoia dell'arredo urbano in attesa che il servizio veterinario della Asl di Sassari li prelevi e li ricoveri in una struttura adeguata dotata quindi di nursery, è ciò che riferisce Sebastiano Candidda, Coordinatore Regionale della Lega Nazionale per la Difesa del Cane.
Anche il vecchio canile di Andriolu, anch’esso gestito da un imprenditore privato, è interessato dalla gravissima malattia. Mi chiedo se il diffondersi della malattia, possa essere imputabile ad una aleatoria applicazione dei protocolli sanitari che prevedono la visita immediata da parte dei veterinari Asl dei cani che vengono ricoverati in canile e al loro isolamento nella zona di quarantena, che fra l’altro secondo noi non è situata a debita distanza dal canile rifugio.
Ho quindi provveduto ad inviare apposita segnalazione al Ministero della Salute, richiedendo un intervento risolutivo, continua il Candidda, che è arrivato in tarda mattinata grazie alla Dott.ssa Rosalba Matassa che mi ha personalmente informato allorquando i cuccioli sono stati trasferiti presso il canile privato Altanurra convenzionato con il comune turritano, il solo che possa garantire il benessere dei piccoli animali.
La mancata e legittima presenza delle associazioni presso le strutture comunali non consente ad esse di esplicare quella legittima funzione di controllo che viene riconosciuta dalla normativa vigente.
Attualmente quindi è completamente azzerata la funzione del canile, dato che i cani non possono ne’ entrare né uscire. O meglio possono uscire sicuramente dentro un sacco nero destinazione l’inceneritore. La mancanza della legittima presenza delle associazioni presso le strutture comunali non consente ad esse di esplicare quella legittima funzione di controllo che viene riconosciuta dalla normativa vigente.
Confido molto nella sensibilità e nelle promesse del neo assessore Gaspa, con il quale abbiamo avuto un proficuo incontro ieri per discutere dei dettagli operativi inerenti i progetti di contrasto al randagismo finanziati dalla Regione e avviare un percorso nuovo di collaborazione, che veda la Lega Nazionale per la Difesa del Cane attivare una serie di iniziative atte a promuovere la microchipattura dei cani, la sterilizzazione e l’adozione responsabile, come appunto previsto nella recente ordinanza del 16.7.2009 a firma del sottosegretario Francesca Martini.
Sebastiano Candidda
Coordinatore Regionale Lega Nazionale per la Difesa del Cane


ANMVI OGGI
21 SETTEMBRE 2009
 
CANILE DI CREMONA: AUTOPSIE FRA 90 GIORNI
 
Cremona - Dopo le denunce di alcuni volontari che sospettavano che molti animali all'interno del canile di Cremona fossero stati uccisi senza alcuna giustificazione riferita al loro stato di salute o alla loro pericolosità, 32 carcasse di animali sono state messe sotto sequestro il 3 marzo dai NAS in attesa che l'inchiesta avviata dal Pm Cinzia Piccioni possa dare risposte precise sulla corretta gestione del canile. Venerdì scorso, il Dott. Rosario Fico, veterinario dell'IZS di Grosseto e responsabile del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria, nominato perito del Tribunale di Cremona, ha prelevato le 32 carcasse per effettuare su tutte l'autopsia che dovrà determinare le cause della morte e nel caso di decesso per procedura di eutanasia se questa fosse giustificata dalle condizioni di salute dell'animale. Il perito si è impegnato a consegnare la perizia al Gip Clementina Forleo nel giro di 90 giorni. Solo questa perizia potrà portare ad una conclusione l'inchiesta in atto. Nel frattempo, negli stessi giorni, una fuga di notizie dal Tribunale di Cremona e ripresa dai giornali locali, ha confermato che nell'inchiesta sarebbero coinvolte altre persone, fra cui due noti veterinari cremonesi: Aldo Vezzoni e Graziano Pengo. La notizia uscita senza che i due diretti interessati ne fossero minimamente informati ha sorpreso l'ambiente veterinario nazionale sia per la notorietà dei due colleghi che per la loro conosciuta professionalità.Secondo il quotidiano La Provincia, e dobbiamo riferirci a questo non avendo informazioni ufficiali: " Vezzoni avrebbe prescritto un numero eccessivo di ricette di Tanax senza verificarne l'uso, Pengo avrebbe certificato la morte di decine di cani". Dalla Clinica del Dr. Vezzoni, che attualmente si trova in California come relatore ad un congresso internazionale, ci è stato conferm ato che ad oggi non è arrivata alcuna informativa a suo carico dal tribunale. Sentito telefonicamente, il Dr. Vezzoni ha dichiarato che non era il veterinario referente del canile e che aveva si emesso negli ultimi quattro anni 4 ricette di Tanax, ma solo come destinati alla scorta del canile, cioè dell'armadietto farmaceutico della struttura. Le ricette sono sempre state emesse in triplice copia, di cui una inviata regolarmente alla Asl da parte del grossista, come previsto dalla normativa vigente. Si è trattato pertanto di ricette per scorta e non di ricette per somministrazione. La ricetta per scorta, infatti, consente solo l'acquisto del medicinale, ma non il suo impiego che deve essere invece autorizzato di volta in volta dal veterinario responsabile della scorta, che non era il Dr. Vezzoni. Egli si è prestato ad emettere le ricette per scorta gratuitamente, come sostegno volontario dell'attività del Rifugio, consapevole che altri Colleghi avre bbero poi autorizzato e monitorato l'utilizzo dei medicinali della scorta. Il Dr. Vezzoni  ha anche dichiarato di aver già incaricato il suo legale per querelare il giornale "La Cronaca di Cremona". per diffusione di notizie false e diffamatorie.Nessuno ha mai messo in discussione l'operato di Vezzoni visto che venivano rispettate le procedure previste dall'attuale normativa sul farmaco veterinario.
Il Presidente dell'ANMVI, Sandro Barbacini, informato della notizia apparsa sui quotidiani, ha espresso a nome del Consiglio dell'Associazione e di tutti i veterinari che rappresenta, la più ampia fiducia e solidarietà ai due colleghi coinvolti nell'inchiesta. L'ANMVI ritiene inoltre di poter escludere ogni loro responsabilità, ed in particolar modo è vicina al collega Vezzoni che oltre ad essere fondatore dell'Associazione è da sempre stimato professionista a livello internazionale ed apprezzato da tutto il mondo vete rinario per la sua serietà ed impegno per la crescita culturale e professionale della categoria.Anche il Dott. Emilio Olzi, Presidente dell'Ordine Provinciale dei Veterinari di Cremona, è intervenuto ricordando che "nessuna comunicazione ufficiale è pervenuta all'Ordine da parte dell'autorità giudiziaria circa l'assoggettamento ad indagine dei due veterinari iscritti all'Albo".

Animalieanimali

21 SETTEMBRE 2009

 

ANNUNCIO LIPU, IN CALABRIA NATE 26 CICOGNE BIANCHE
La Sibaritide con 5 coppie nidificanti può essere definita a pieno titolo la culla delle cicogne in Calabria.

 

Il 2009 è stato un anno decisivo e particolarmente importante per la cicogna bianca in Calabria. La stagione riproduttiva appena conclusasi ha visto la presenza di 7 coppie che si sono riprodotte tutte con successo portando all'involo ben 26 giovani cicogne, un dato storico e unico per la Calabria. La Sibaritide con 5 coppie nidificanti può essere definita a pieno titolo la culla delle cicogne in Calabria.
Il consuntivo della stagione riproduttiva è stato fatto dalla Lipu di Rende che dal 2003 ha messo in campo un vero e proprio progetto denominato "Cicogna bianca" per favorire il ritorno di questa specie in Calabria attraverso l'uso di nidi artificiali, ossia una sorta di grandi piattaforme circolari in legno posizionate sui tralicci dell'Enel.
"Sette coppie di Cicogna su cinque - è scritto nella nota - hanno utilizzato queste strutture artificiali, un elemento di grande eccezionalità che non trova riscontro in nessuna altra regione del meridione d'Italia. Ed è grazie a queste strutture se oggi la Calabria rappresenta, dopo la Sicilia, la regione dell'Italia centro-meridionale con il maggior numero di coppie nidificanti. Quello che è successo in Calabria è qualcosa di veramente straordinario ed importante dal punto di vista naturalistico, protezionistico e volontaristico".
Nei giorni scorsi i responsabili della Lipu di Rende e i dirigenti Enel hanno siglato un accordo per dare continuità al progetto che sarà anzi implementato con l'installazione di altre piattaforme artificiali su nuove aree con l'obiettivo di allargare l'areale di nidificazione della Cicogna bianca in Calabria.


IL GAZZETTINO

21 SETTEMBRE 2009

 

L’anno sociale dei Lions si apre con la donazione di un cane per i ciechi

 

Nello Duprè

 

Mogliano (TV) -  Un amico a quattro zampe per migliorare la qualità della vita dei non vedenti. E' l'ultimo service attivato dal Lion Club Mogliano a sostegno dei cittadini meno fortunati. L'altra sera all'hotel villa Condulmer di Zerman si sono dati appuntamento i soci del benemerito sodalizio per l'apertura dell'anno sociale 2009-2010. "Il nostro impegno è quello di perpetuare e possibilmente di incentivare i valori della solidarietà verso le persone bisognose e sofferenti", ha detto il dottor Gianantonio Ena nel suo discorso di benvenuto ai soci e alle autorità convenute. Lo stimato professionista moglianese si è assunto l'onore e l'onere di dirigere per il prossimo anno l'attività del Lions Club, dopo aver ricevuto il testimone da Adriano Visnadi. In precedenza il dottor aveva svolto altri due mandati alla guida del sodalizio. Il presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro e il sindaco di Mogliano Giovanni Azzolini hanno voluto sottolineare le tante iniziative a sfondo umaniotario svolte dal Lions in questi anni. Significativo il service attivo da alcuni anni relativo alle visite mediche gratuite per la prevenzione di alcune gravi patologie (melanoma, glaucoma, tumori alla bocca, udito) presso il Centro ricreativo anziani. Ieri mattina in piazza Caduti a Mogliano c'era tanta gente ad assistere alla dimostrazione dei cani guida per ciechi denominata "due occhi per chi non vede". Applausi per lo splendido labrador addestrato dal servizio cani guida dei Lion di Lambrate (Milano) che ha dato una dimostrazione pratica di quanto prezioso sia l'aiuto degli amici a quattro zampe per i non vedenti. Soddisfatti il presidente del Lions CIub, Gianantonio Ena, e il suo precessore, Adriano Visnadi, per la riuscita iniziativa dell'ultimo service. Il cane guida verrà adesso assegnato ad una persona non vedente.


IL TEMPO MOLISE

21 SETTEMBRE 2009

 

Pnalm L'avvistamento nel corso di un servizio di controllo

Il parco in festa per la nascita di sei cuccioli d'orso
Il Pnalm in festa per la nascita di sei nuovi cuccioli di orso

 

Nei giorni scorsi, infatti, nell'ambito di una serie di perlustrazioni condotte sul territorio, sono state avvistate tre femmine accompagnate dai piccoli nati nel corso dell'anno: una con tre cuccioli, una con due e una con un cucciolo di orso. L'operazione, coordinata dal servizio scientifico e veterinario del parco, ha visto la partecipazione di circa quaranta persone tra guardie del parco, agenti del Cfs e volontari. Battute, inoltre, vaste aree ricadenti nel territorio del Pnalm con particolare attenzione per quelle maggiormente ricche di cespugli di ramno delle cui bacche gli orsi sono molto golosi. Una sessione di lavoro, dunque, molto intensa, e che dovrebbe rincuorare sul futuro a rischio della specie protetta anche se il presidente del Pnalm Giuseppe Rossi, pur sottolineando l'importanza scientifica dei dati, ribadisce la necessità di mantenere alta l'attenzione sul tema della conservazione. «Solo garantendo al plantigrado un territorio protetto - ha detto - ben più vasto del Parco nazionale storico, e favorendo un sollecito incremento della specie, si potranno avere certezze sulla sua definitiva salvezza, che al momento purtroppo non ancora esistono».


GALILEO

21 SETTEMBRE 2009

 

Albatross presi all'amo

 

Sono duecentomila gli uccelli marini uccisi ogni anno dalla pesca industriale nei mari europei, a causa soprattutto dei palamiti. L’allarme di Lipu e Birdlife InternationalLa pesca industriale causa ogni anno la morte di duecentomila uccelli marini, portando molte specie già a rischio di estinzione sempre più vicino a scomparire. L'allarme, lanciato dalla Lipu (Lega italiana protezione uccelli) e da Birdlife International, denuncia  una situazione che si protrae ormai da decenni e chiede l'intervento urgente dell'Unione Europea.Lo strumento incriminato è il palamito, una lenza lunga anche parecchi chilometri, sospesa tra due galleggianti, alla quale sono attaccati numerosi ami. Normalmente calata in mare aperto, si trova più o meno in superficie a seconda delle specie da catturare. Ma le prede non sono solo pesci: attratti forse dagli animali catturati, gli uccelli marini rimangono impigliati tra gli ami e muoiono annegati. Le conseguenze per la sopravvivenza delle specie sono tanto maggiori quanto più lungo è il loro ciclo riproduttivo. A livello mondiale sicuramente è l'Albatross che paga il tributo maggiore: ogni anno ne muoiono in questo modo circa centomila, ma molti uccelli che nidificano in Europa rischiano l'estinzione. Per esempio la Berta delle Baleari (Puffinus mauretanicus), endemica di queste isole, la cui estinzione, se non saranno presi seri provvedimenti, è prevista tra 40 anni; proprio in Italia, la Berta maggiore (Calonectris diomedea) e la Berta minore (Puffinus puffinus) sono tra le specie più colpite. “Molti saranno sorpresi di sapere che specie più rare della tigre sono minacciate di estinzione dalla pesca effettuata nelle acque europee”, ha commentato Euann Dunn, responsabile di Birdlife Inghilterra, auspicando che siano apportate al più presto le modifiche tecniche a questo tipo di pesca. “Gli aggiustamenti tecnici necessari per prevenire gli inconvenienti della pesca industriale sono molto semplici - ha continuato Dunn - ma la volontà politica di applicarle non c’è”. È un decennio infatti, che si aspettano provvedimenti per ridurre l’impatto della pesca sugli uccelli marini da parte Commissione Europea.


MERATE ONLINE
21 SETTEMBRE 2009
 
La caccia è violenta e diseducativa: aboliamola!
 
Ogni anno nel nostro Paese i cacciatori uccidono oltre 150 milioni di animali. Quelli più fortunati muoiono subito, mentre altri rimangono feriti e, nascosti, agonizzano per ore prima di morire tra atroci sofferenze. La caccia provoca anche la morte di decine di persone , cacciatori stessi ma anche turisti, escursionisti, raccoglitori di funghi, amanti della montagna o bambini scambiati per fagiani o cinghiali. Nell`ultima stagione venatoria i cacciatori, avvezzi a sparare a tutto ciò che si muove, hanno provocato la morte di 50 persone e il ferimento di 94 (alcune delle quali sono finite sulla sedia a rotelle) e un numero imprecisato di cani da riporto uccisi per errore. La caccia, inoltre, inquina: ogni anno gli 800 mila cacciatori disperdono nei boschi, nei prati e sulle montagne tonnellate di piombo delle loro cartucce e bossoli di plastica. I ripopolamenti indiscriminati di animali, spesso non autoctoni, provocano inoltre danni enormi all`agricoltura e all`ecosistema: basti pensare all`immissione di cinghiali provenienti dai Paesi dell`Est Europa, più grandi e prolifici di quelli italiani oramai sterminati. ...E non chiamiamola sport. Lo sport presuppone competizione ad armi pari, lealtà, coraggio e spirito agonistico. Cosa c`è di nobile nello sparare a un uccellino indifeso? Provino i nostri coraggiosi cacciatori a combattere a mani nude contro un leone e poi ne riparliamo. Ci battiamo affinché questa pratica, retaggio di un passato remoto quando la caccia era necessaria per la sopravvivenza mentre ora altro non è che un passatempo sanguinario e un business per i venditori di armi, sia bandita per sempre dall`Italia e da tutti i paesi che si ritengono civili .Circolo Culturale Exalibur

MAREMMA NEWS

21 SETTEMBRE 2009

 

Una donna cacciatore vince la gara di tiro alla sagoma

Lamaglia Apostol, si è aggiudicata il primo premio per la gara di tiro alla sagoma del cinghiale organizzata dalla Federcaccia e la squadra 80 di Follonica di caccia al cinghiale

 

Follonica (GR) - Il sindaco di Follonica Eleonora Baldi si è complimentata con la locale associazione della Federcaccia e la squadra 80 di Follonica di caccia al cinghiale, in merito all’organizzazione dell’iniziativa di tiro alla sagoma che si è svolta in località Pratini di Valle domenica scorsa, 13 settembre.

Oltre cento cacciatori si sono succeduti in pedana per ben 168 volte, ognuno con quattro cartucce a disposizione per sparare alla sagoma di un cinghiale da una distanza di trentacinque metri. Gare individuali e a squadre, dove, per la seconda categoria ha vinto la squadra 19 “Ranieri del Vivoli” capitanata da Luciano Staccioli. Sorpresa invece per la gara individuale, dove il primo premio, un fucile, se lo è aggiudicato una donna (nonostante ci fossero solo due donne in gara), la signora Lamaglia Apostol, di origine rumena.

“Una bella giornata di sport all’aria aperta – ha detto il sindaco – per la quale ringrazio il consiglio di Federcaccia di Follonica e in modo particolare il presidente Roberto Pacenti e il presidente provinciale Luciano Monaci. Sono contenta che una donna, nonostante si consideri lo sport della caccia un’attività prettamente maschile, possa essersi aggiudicata il primo posto assoluto. Complimenti quindi alla signora Lamaglia. Vorrei sottolineare anche che la manifestazione si è svolta nel pieno rispetto dell’ambiente e questo grazie alla sensibilità dell’associazione, che con il posizionamento di rotoballe di paglia, non ha permesso la dispersione delle palle di piombo sparate dai fucili”.


L'ARENA GIORNALE DI VERONA

21 SETTEMBRE 2009

 

Stagione venatoria al via tra spari e polemiche
Doppiette imbracciate e cani al seguito Nel carniere finisce solo qualche lepre

 

   

 

MOnte forte d’Alpone (VR) - Da anni l’apertura della caccia non era così calda. Non soltanto per il tepore del sole che ha accompagnato gli amanti della doppietta, ma anche per le tante polemiche, prima fra tutte, la mancanza di controlli. Gli stessi cacciatori, ieri mattina nelle campagne di Monteforte d’Alpone lamentavano le poche guardie provinciali messe a disposizione sul territorio e il timore che nelle zone riservate al ripopolamento e cattura, alcuni cacciatori potessero entrare senza il minimo disturbo.
Era già accaduto in una passata stagione e gli stessi cacciatori non avevano esitato a denunciare il fatto.
Qui siamo nell’Ambito territoriale 2 «I colli», il più vasto di tutti e i sei destinati per l’appunto alla caccia che va da Avesa, comprende tutta la zona collinare e seguendo il tracciato della strada statale arriva fino al confine con Vicenza. Il presidente è Giovanni Marcazzan.
Anche lui è tra i tanti che hanno imbracciato il fucile ed è uscito a caccia, solo che a differenza degli altri ha colto l’occasione per controllare che tutto filasse liscio. Gli iscritti sono 3mila e 500, una buona fetta dei 9mila e 800 di tutto il territorio veronese che per quest’anno hanno fatto richiesta del tesserino obbligatorio alla Provincia. Ieri mattina, di buon ora, chi con i cani a seguito, chi in compagnia, si sono incamminati lungo i tanti sentieri. Tutti stando bene attenti a non sparare prima delle 6, come vuole il regolamento.
«Le regole sono importanti da rispettare», ha fatto notare uno di loro, «senza quelle non è possibile andare a caccia». Non è un caso che proprio in queste zone ci siano anche due volontari che si prestano ai controlli, e lo fanno pressoché gratuitamente: si accontentano di un piccolo rimborso delle spese per il carburante che gli viene offerto dall’ambito stesso. Ai Tamagni, tra Monteforte e Costalunga, con la doppietta erano in diversi, tutti pronti a sparare sulle lepri che qui abbondano.
Domenico Molinarolo ha preferito uscire senza i cani ma in compagnia di amici imbracciando un fucile Beretta automatico che spara pallottole magnum 4. Non ha ricordi di una giornata d’apertura così calda. «Ho tolto subito la giacca. Di lepri ne ho viste tre, ma non ho sparato. Non oggi, è meglio passeggiare», dice.
C’è chi assicura che nella zona detta del Mafiolo, considerata fino a poco tempo fa di ripopolamento, sarebbe stato meglio non entrare. «Siamo cacciatori ed abbiamo a cuore il nostro territorio. La selvaggina va tutelata e in questo ambito da sempre si caccia come in riserva proprio per il grande impegno che ci abbiamo messo nell’osservare le regole», assicurano alcuni che avanzano tra i vigneti.
Colgono l’occasione per evidenziare che Polesan, Sarmazza e la Pomarola, sono tra le migliori zone di ripopolamento e per questo serve maggiore tutela e controllo. Poco più in là, in località Tamagni, Sergio Molinarolo di lepri ne ha avvistate 7, è riuscito a prenderne una. Lui a caccia si è portato i suoi amati cani, Ettore, Rocky, Ambra e Moro. Quest’ultimo per due ore si è allontanato seguendo una traccia e Sergio è rimasto fermo nel luogo dove lo aveva visto per l’ultima volta. Moro, è improvvisamente arrivato spingendo avanti una lepre. Ma a Molinarolo non gliene importava più nulla di sparare. «Ero preoccupato per il cane, la lepre può anche aspettare», assicura sgridando il cane quasi fosse un figlio, dando così un senso al detto che qui regna sovrano «il cane corre per il padrone, la lepre per se stessa».
In località Casotti, Eritiano Pelosato, aspetta i compagni di caccia in compagnia di Alessandro, 8 anni. Di lepri ne ha viste una, ha mirato ma il colpo è andato a vuoto. Per lui l’apertura della caccia è solo un modo per rispettare le tradizioni di famiglia. Sull’avambraccio, infatti tiene il fucile di suo nonno, un sovrapposto artigianale Spade degli anni Settanta. Marcazzan ne è certo, questa prima giornata della stagione venatoria è andata a favore delle lepri. «Ne sono state catturate poche», sottolinea invitando i soci ad attenersi nei prossimi giorni scrupolosamente al calendario che prevede due giorni settimanali di divieto di caccia: il martedì e il venerdì.


L'ARENA GIORNALE DI VERONA

21 SETTEMBRE 2009

 

LA PROTESTA. Con il movimento vegetariano

«Non è uno sport Stop alle doppiette»
Fiaccolata con centinaia di veronesi «per dire basta alla strage di animali selvatici

 

Verona - Fiaccolata contro la caccia sabato sera in città con centinaia di veronesi. Il tutto per dire no alla stragi di animali. «Fra pochi giorni ricomincerà la strage», sostengono gli organizzatori del Movimento vegetariano "No alla caccia", «milioni di animali verranno uccisi, sterminate famiglie, uccise le madri e i cuccioli. L’uomo non ha pietà. Entra nella casa degli animali selvatici muniti di armi sempre più sofisticate e loro non hanno scampo».
La fiaccolata si è snodata per le vie del centro partendo da piazza Bra.
«La caccia è una barbara tradizione che non ha più alcuna motivazione di esistere», aggiungono, «più dell’80% degli italiani è contrario alla caccia, oltre ai milioni di animali, ogni anno muoiono più di 50 persone a causa di questo sanguinario "sport". Poche centinaia di migliaia di persone dettano legge nel campi e nei boschi di proprietà dello Stato e di privati che non possono ancora impedire che i cacciatori entrino nelle loro proprietà. Tonnellate di piombo sparse sul territorio avvelenano la terra, i corsi d’acqua e gli animali acquatici».


L'ARENA GIORNALE DI VERONA

21 SETTEMBRE 2009

 

LECCO. In apertura della stagione venatoria

Litiga per una lepre, cacciatore ucciso

La tragedia in un bosco alle pendici del Resegone per il diritto non rispettato sulla preda fiutata dai cani

 

LECCO - Una lite per la cattura di una lepre. È questa l’ipotesi su cui lavorano gli investigatori per l’uccisione di un cacciatore, L. M., 50 anni, di Lecco, avvenuto ieri nei boschi in località Carbonera, alle pendici del Resegone, meta domenicale di cacciatori e di escursionisti e cercatori di funghi.
La vittima avrebbe avuto una discussione con due fratelli del posto a seguito della cattura di una lepre e in circostanze ancora tutte da accertare è partito il colpo di fucile che lo ha ucciso. La tragedia è avvenuta poco prima delle 6 e la salma, riversa nell’erba, è stata recuperata dagli uomini del Soccorso alpino in una zona piuttosto impervia, intorno alle 9 del mattino.
Secondo gli abitanti della zona, e degli esperti di caccia, non si è trattato di un caso tanto strano. La caccia alla lepre causa infatti accese dispute derivanti dal fatto che l’animale, secondo consuetudine, apparterrebbe al cacciatore i cui cani hanno fiutato la pista, indipendentemente da chi poi lo abbatte. Consuetudine che però non viene sempre rispettata dando origine a pericolose liti, se non altro per il fatto che i contendenti sono sempre armati.
In serata, dalla questura non sono stati forniti altri dettagli sull’accaduto. Si sa solo che le persone coinvolte nell’omicidio sono state, e con ogni probabilità vengono ancora, ascoltate in queste ore nell’ambito dell’inchiesta che è stata immediatamente avviata e che viene coordinata dal sostituto procuratore Paolo Del Grosso della Procura di Lecco.
In questo senso, le prossime ore saranno decisive per stabilire che l’omicidio sia classificabile come volontario o preterintenzionale, ovvero, come si ipotizza, avvenuto nel corso di una lite durante la quale sarebbe partito il colpo di fucile da distanza ravvicinata che non ha lasciato scampo all’altro.


IL GIORNALE

21 SETTEMBRE 2009

 

LITIGANO PER UNA LEPRE CACCIATORE UCCIDE RIVALE

I due appassionati della doppietta si contendevano il possesso della preda, poi lo sparo letale. L’omicida si difende: «Mi è partito il colpo»

 

Marco Guidi

 

Un banale litigio. Come se ne vedono tanti nel mondo della caccia. Due spari, una lepre a terra, due uomini che corrono sulla preda in contemporanea. «Ho premuto io il grilletto, l’animale è mio». «No, sono stato io, scansati». La miccia si accende, volano parole grosse. Poi la tragedia. Un colpo esploso da brevissima distanza, un corpo che stramazza al suolo. Senza vita.
Un attimo di follia o un incidente? Quello che è successo ieri in un bosco in località Germanedo, sulle pendici del Resegone, appena sopra Lecco, è ancora al vaglio degli inquirenti. Le dinamiche sono però difficili da ricostruire, dato che non ci sono testimoni dell’accaduto. Tra i due, che si conoscevano da tempo, pare non scorresse buon sangue. Le voci in zona raccontano di vecchie ruggini, qualche battibecco, addirittura una querela poi ritirata.
Voci fondate? Probabilmente sì. Ma di sicuro c’è solo che due cacciatori si sono svegliati all’alba per la classica battuta domenicale di inizio stagione venatoria e nessuno dei due ha poi fatto ritorno a casa. Uno, Luigi Mazzoleni di Lecco, cinquant’anni, è morto freddato da una fucilata. L’altro, Mauro Rota di Erve, è trattenuto in stato di fermo alla questura di Lecco, dove è indagato per omicidio volontario. Del caso si occupa il sostituto procuratore di Lecco, Paolo Del Grosso. Intanto Rota si difende dicendo di essere stato aggredito dal rivale con il calcio del fucile e di non aver sparato volontariamente.
Siamo in un angolo impervio di bosco sui monti di Lecco. Sono le 8 e 45, i due cacciatori, nascosti tra le fronde, mirano a una preda comune. Sparano entrambi, il leprotto cade a terra. Tutti e due si precipitano per raccogliere l’animale. E qui si incontrano. Ognuno rivendica il colpo mortale e il diritto sulla carne della vittima. Ne nasce un’accesa discussione, forse anche un corpo a corpo. Poi dal fucile di Rota parte un colpo. L’altro, Luigi Mazzoleni, è trafitto dai pallini. Muore sul colpo. A dare l’allarme, ironia della sorte, è il fratello di Rota, che è nei paraggi. Il cadavere di Mazzoleni sarà ritrovato dagli uomini del Soccorso alpino nel corso della giornata. Sposato da dieci anni, Mazzoleni lascia due figli di tre e nove anni. Era un operaio di un’azienda di lattoneria.
Quella di ieri è stata una giornata nefasta anche per altri due cacciatori. Entrambi sono morti in seguito a un malore mentre erano in cerca di prede. Il primo a Musellaro, in provincia di Pescara, è caduto in un burrone dopo aver avvertito un forte dolore. L’altro, in provincia di Imperia, è stato stroncato da un infarto mentre era ancora all’interno della sua auto. Un’altra tragedia è stata invece solo sfiorata a Cerveteri, in provincia di Roma, dove un uomo di 52 anni è stato ferito al volto da alcuni pallini in ricaduta sparati con un fucile da un altro cacciatore di 47 anni. Per fortuna non è grave: trasportato al pronto soccorso di Ladispoli, se l’è cavata con sei giorni di prognosi. Una nota lieta in una giornata da incubo. L’inizio della stagione venatoria non poteva essere peggiore.


IL GAZZETTINO
21 SETTEBRE 2009
 
Tragica lite per una lepre, cacciatore ucciso con una fucilata
La battuta era in corso sui monti sopra Lecco. L’uomo che avrebbe sparato il colpo fatale è in stato di fermo con l’accusa di omicidio
 
Lecco - Una lite per la cattura di una lepre. È questa l'ipotesi attorno alla quale stanno lavorando da ore gli investigatori per risalire all'esatta causa dell'uccisione di un cacciatore, L. M., 50 anni, di Lecco, avvenuto nei boschi sopra il rione Germanedo di Lecco in località Carbonera, una zona alle pendici del Resegone, meta domenicale non solo di cacciatori ma anche di escursionisti e cercatori di funghi.La vittima avrebbe avuto una discussione con due fratelli del posto a seguito della cattura di una lepre e in circostanze ancora tutte da accertare è partito il colpo di fucile che ha raggiunto il cinquantenne provocandone la morte.La tragedia è avvenuta poco prima delle 6 e la salma, riversa nell'erba, è stata recuperata dagli uomini del Soccorso alpino in una zona piuttosto impervia, intorno alle 9 del mattino.In giornata la polizia di Lecco ha confermato l'accaduto senza aggiungere altri particolari sulla effettiva causa e sulla dinamica dell'accaduto. Al centro delle indagini degli investigatori della Squadra mobile vi sarebbe la discussione scaturita dall'abbattimento di una lepre e sull'effettiva proprietà della preda.Secondo gli abitanti della zona, e degli esperti di caccia, non si è trattato di un caso tanto inconsueto. La caccia alla lepre da sempre e non solo in zona, causa accese dispute derivanti dal fatto che l'animale, secondo consuetudine, apparterrebbe al cacciatore i cui cani hanno fiutato la pista, indipendentemente da chi poi abbatte l'animale. Consuetudine che però non viene sempre rispettata dando origine a pericolose liti, se non altro per il fatto che i contendenti sono sempre armati.In serata, dalla questura non sono stati forniti altri dettagli sull'accaduto. Si sa solo che le persone coinvolte nell'omicidio sono state, e con ogni probabilità vengono ancora ascoltate in queste ore nell'ambito dell'inchiesta che è stata immediatamente avviata e che viene coordinata dal sostituto procuratore Paolo Del Grosso della Procura di Lecco. In questo senso, le prossime ore saranno decisive per stabilire che l'omicidio sia classificabile come volontario o preterintenzionale, ovvero, come si ipotizza, avvenuto nel corso di una lite durante la quale sarebbe partito il colpo di fucile da distanza ravvicinata che non ha lasciato scampo all'altro.

IL SECOLO XIX

21 SETTEMBRE 2009

 

Cacciatori mi hanno preso a fucilate

Apertura stagionale della caccia con il thrilling. Un albergatore ha raccontato l’accaduto ai carabinieri che stanno indagando

 

Provincia di La Spezia - Nello Spezzino, apertura stagionale della caccia con il thriller«Prima hanno sparato un colpo in aria, poi altri tre quasi ad altezza d’uomo, abbassando i loro fucili. Sono scappato cercando riparo di nuovo tra le mura di casa. Ho pensato seriamente di rischiare la vita. Ma può accadere una cosa del genere ?».Questo il racconto, che ieri mattina Matteo Cavazzuti e Donata De Rinaldis, gestori del Bed & Breakfast “La Casa di Nonna Anna” in località Cà del Sale, a fianco di via Alta, nel comune di Ameglia - uno dei luoghi frequentati dai cacciatori- supportati da tre testimoni oculari, hanno reso di fronte ai carabinieri della stazione di Ameglia, formulando la denuncia contro ignoti.La coppia, racconta con angoscia e sorpresa quanto accaduto «Verso le sette del mattino di ieri- dicono De Rinaldis e Cavazzuti - abbiamo cominciato a sentire gli spari, sempre più numerosi e frequenti. Soprattutto vicinissimi alla nostra abitazione e al Bed & Breakfast, dove avevamo ospite una coppia che è rimasta impressionata e impaurita». Una situazione che i due albergatori vivono ormai da anni e la clientela - pur avvisata che in questo periodo, fin dalle prime luci dell’alba i cacciatori si vengono a trovare a pochi passi dalle abitazioni - non vive certo sonni tranquilli. E ieri sarebbero stati - a loro avviso - almeno una cinquantina i cacciatori che occupavano una superficie di poco più di un chilometro quadrato. Con le case (e i loro occupanti) a portata delle “doppiette”. Molti dei residenti descrivono “l’ambientino” che vivono durante la stagione venatoria quasi con disperazione: «Sembra davvero di essere nel mezzo di una sparatoria di guerra, con colpi a ripetizione», è il racconto.

Cavazzuti è uscito di casa, cercando di avere un colloquio con i cacciatori.«Mi sono avvicinato ad un gruppo di tre persone - prosegue Cavazzuti - dicendo che si erano avvicinati troppo a casa nostra. Ma in cambio ho ricevuto, diciamo così, soltanto atteggiamenti di derisione. Prima mi hanno minacciato fisicamente con il calcio del fucile, e io sono indietreggiato, poi uno di loro ha esploso un colpo in aria, e insieme hanno imbracciato il fucile nella maniera classica, abbassandolo pericolosamente».E’ stato a questo punto che l’albergatore è scappato cercando di riguadagnare nel più breve tempo possibile la porta di casa, mentre i cacciatori, prima di far perdere le loro tracce, hanno esploso altri tre colpi più bassi, che hanno sibilato nell’aria senza fortunatamente ferire nessuno.Immediatamente dopo, insieme alla coppia di clienti e a una vicina di casa, Cavazzuti e De Rinaldis hanno chiamato i carabinieri, sporgendo la denuncia.«Ogni anno la stessa storia - concludono - ma quello che è accaduto oggi ha davvero dell’incredibile».Sarà difficile - ma non impossibile - che i tre cacciatori siano identificati, anche perchè potrebbero “vantarsi” dell’accaduto al bar. Per il prossimo fine settimana i carabinieri elaboreranno un servizio di vigilanza ancora maggiore di quello effettuato in questi due giorni di apertura. Perché episodi del genere non capitino più.


CUNEO CRONACA

21 SETTEMBRE 2009

 

Cacciatore scivola con la preda e si ferisce: salvato da vigili del fuoco, uomini della Finanza e del Soccorso Alpino

 

A SAN BERNOLFO (CN) . Impegnato in una battuta di caccia insieme ad un amico era scivolato in un tratto scosceso del bosco dopo aver afferrato la preda. Lì lo hanno ritrovato ferito, ma con l’animale, gli uomini del Soccorso Alpino, gli agenti della Guardia di Finanza e i vigili del fuoco. È successo sui monti di San Bernolfo, poco sopra  e Vinadio: in due si inoltrano nei boschi nel giorno dell’apertura della stagione venatoria, forse prendono sentieri diversi per seguire due animali, si perdono e uno dei due, Piermarco Corsetti 64 anni di Saluzzo, cade ferendosi lievemente. Li hanno ritrovati i soccorritori con l’aiuto di altri cacciatori, che si sono uniti alle operazioni di ricerca.


CORRIERE DELLE ALPI
21 SETTEMBRE 2009
 
Apre la caccia: tre morti
 
MILANO. L’episodio più grave si è registrato ieri mattina sui monti del Lecchese, a Carbonera. Un 50enne è morto per una banale lite per una lepre catturata. Il litigio è nato tra l’uomo, L.M., e due fratelli cacciatori: L.M. sarebbe stato il primo a sparare, uno dei fratelli avrebbe reagito uccidendo il cacciatore. Anche uno dei fratelli, cpoi scappati, è rimasto ferito, in modo non grave.  La dinamica esatta è ancora da chiarire. Ma ieri, giorno fissato per l’apertura della caccia, non sono mancati altri incidenti. Battista Barbera, 73 anni, è stato stroncato da un infarto mentre si trovava in auto nei boschi di Pieve di Teco (in provincia di Imperia) dove avrebbe dovuto partecipare a una battuta con il suo gruppo. Anche nel Pescarese, a Musellaro, un morto per malore: il corpo è finito in un burrone.  A Furbara, frazione del Comune di Cerveteri, in provincia di Roma, un 53enne di Roma, è stato colpito al volto da alcuni pallini di una cartuccia sparata da un altro cacciatore. Un impiegato di 48 anni aveva sparato un colpo contro un volatile, ma alcuni pallini della cartuccia, in fase discendente, hanno colpito in pieno volto il 53enne che stava partecipando alla stessa battuta di caccia. È stato giudicato guaribile in sei giorni.  In occasione dell’apertura della stagione venatoria, l’Ente nazionale protezione animali ha nuovamente lanciato l’allarme per alcune leggi di ‘caccia selvaggia’: il Ddl Orsi che «tra le tante pessime novità, allunga la durata della stagione venatoria, aumenta i luoghi aperti agli spari e incrementa le specie cacciabili» e l’emendamento Pini che, «per ben due volte in pochi mesi, ha tentato di abolire i vincoli temporali al calendario venatorio».

IL CITTADINO

21 SETTEMBRE 2009

 

Nessun incidente all’apertura della stagione, controlli a tappeto della polizia provinciale

Caccia, un debutto senza sorprese 

 

Provincia di Lodi - L’apertura della stagione di caccia nel Lodigiano e nel Sudmilano non sembra aver riservato spiacevoli sorprese: diversamente dallo scorso anno, infatti, quando la presidente dell’associazione Ciclodi-Fiab Pina Spagnolello era stata impallinata nella zona del Belgiardino, ieri non ci sono stati incidenti o ferimenti accidentali. Per tutta la giornata comunque le pattuglie della polizia provinciale hanno effettuato controlli a tappeto nei due ambiti territoriali della provincia, definiti “nord” e “sud”, con l’impiego di quattro pattuglie che hanno fermato e controllato decine di cacciatori per per verificare che tutto fosse in regola. Nel mirino, in particolare, il rispetto del limite massimo giornaliero di animali cacciabili. Oggi probabilmente dal comando di via Cadamosto verranno forniti i dati relativi a questa attività mirata proprio a scongiurare spiacevoli incidenti.La stagione di caccia, che si chiuderà il prossimo 31 gennaio, si è aperta con oltre 2.600 cacciatori (sia quelli lodigiani sia quelli provenienti dalle altre provincie) che hanno imbracciato le loro doppiette e si sono divisi nei due Atc, su una superficie complessiva di quasi 41mila ettari. Il “fuoco alle polveri” è scattato alle 6.15 di ieri mattina, quando in tutto il lodigiano sono stati avvertiti i primi boati provocati dagli spari.


IL PICCOLO

21 SETTEMBRE 2009

 

Caccia, apertura con pochi incontri

 

Alessandria - La prima cosa da dire, pensando a ciò che è accaduto a Lecco, è che nell’Alessandrino di incidenti, nel giorno d’apertura della stagione venatoria, non ce ne sono stati.

La seconda, invece, è che i timori sulla quantità di selvaggina presente nelle nostre campagne si sono rivelati fondati: «Stiamo facendo i primissimi bilanci e, prima di avere dati certi, bisognerà sentire bene i responsabili di zona - spiega il presidente regionale di Libera Caccia, l’alessandrino Giovanni Gallinaro - Però, ad esempio, so per certo che nell’Acquese è andata male, molto male: alcuni nostri tesserati, addirittura, sono tornati a casa senza incontrare alcun capo di selvaggina. E se da un lato sapevamo che il maltempo della scorsa primavera aveva rovinato le prime covate di fagiani, sulle lepri la stessa pioggia e la stessa neve avevano impedito molte catture. Per cui, la domanda è: dove sono finiti ora quegli animali? È chiaro - prosegue il numero uno di Anlc Piemonte - che se i numeri sono questi la stagione sarà difficile, per tutti noi. Allo stesso tempo, però, qualcosa bisognerà iniziare a fare: idee ce ne potrebbero pure essere, però prima voglio parlare con la Provincia e sentire, dai responsabili del settore, come stanno secondo loro realmente le cose e cosa intendono fare».

«Innanzitutto - aggiunge Pier Giuseppe Negri, di Federcaccia Alessandria - positivo il dato relativo alla totale assenza di incidenti nell’Alessandrino. E sentendo ciò che succede in giro, non è poca cosa. Sulla selvaggina, invece, posso dire che, essendo io stesso andato per cinghiali, qualcosa si è incontrato, ma anche per gli ungulati pare, dai commenti e dalle analisi dei responsabili di zona che ho avuto modo di sentire, i numeri siano inferiori alle passate stagioni. Un problema che pare più sentito su fagiani e lepri, ma oggi (ieri ndr), ad esempio, si è rilevata una grossa presenza di cacciatori specialmente nelle aree a ridotto delle zone di ripopolamento e cattura, nel Casalese così come a Sale.


LA GAZZETTA DI MANTOVA
21 SETTEMBRE 2009
 
«Non è sport, è passione»: viaggio fra le doppiette
 
Vincenzo Bruno
 
Provincia di Mantova - Sono le nove e mezza del mattino e molti sono a caccia da quasi tre ore: l’apertura della stagione è sempre un momento importante, aspettato per i lunghi mesi estivi addestrando alla punta, al riporto o all’inseguimento i cani più giovani e tenendo in allenamento gli altri. L’appuntamento è con Ugo Bovi e Giovanni Nichele che sono vicino a Curtatone a cercare lepri: appena individuate in mezzo ad un grande campo, un cane abbaia e si immobilizza facendo accelerare il passo del padrone che non riesce a percorrere più di qualche metro: un uccello si alza, il movimento della canna del fucile è rapido, lo scoppio forte si perde nelle campagne: si tratta forse di una quaglia, che scampa ad una rosa di pallini. «La caccia non è uno sport - spiega in seguito Ugo - ma una tradizione e una passione». «Sempre meno persone, però - commenta Giovanni - condividono questa pratica, complici i costi altissimi da affrontare». Per avere un fucile, un cane e la licenza si superano infatti abbondantemente i 2000 euro, e mancano ancora al conto le cartucce, il vestiario e la cura dell’animale. Salutando, i cacciatori mostrano il carniere: una lepre e un fagiano femmina: un’altra lepre, assicurano, è in macchina al fresco. Nei pressi di Ponteventuno, invece, tre tesserati Enalcaccia utilizzano una tecnica diversa: i cani vengono lasciati liberi di girovagare alla ricerca delle lepri. Quando ne trovano una la rincorrono cercando istintivamente di prenderla: l’inseguimento è di esito tutt’altro che scontato e capita che duri anche diversi minuti. Mentre si parla a bassa voce della nuova stagione un latrato cupo risuona dal centro di un campo di grano turco poco distante: è iniziato l’inseguimento. Altri cani raggiungono il primo, e correndo abbaiano con rabbia, tanto che è facile immedesimarsi nella lepre incalzata da avversari tanto temibili: i cacciatori sono su tre lati della coltivazione, aspettano di vedere l’animale schizzare sullo stretto stradello e ne seguono gli spostamenti ascoltando l’abbaiare dei cani. Questi paiono ora vicini ora lontani, e ad ogni spostamento la tensione aumenta: ora sembrano procedere verso di noi, si sentono i corpi degli animali sfregare contro le piante di frumento, il corpo del cacciatore è teso, il fucile lucido è carico e pronto a fare fuoco: un fruscio di lato accompagna l’entrata in scena della protagonista. Una lepre bigia dalle orecchie scure sbuca tra le piante, sembra percepire in un istante il movimento che precede il tiro e l’odore dell’acciaio: solo tre salti allo scoperto, quattro forse, poi l’odore della cordite riempie l’aria. Sulla strada, niente: a volte, nonostante il fucile, non è l’uomo a vincere.

IL GAZZETTINO ROVIGO

21 SETTEMBRE 2009

 

La prima giornata di caccia non ha soddisfatto i seguaci di Diana. Elevati una dozzina di verbali e sequestrata la selvaggina abbattuta

Più volpi che lepri, carnieri scarsi

 

Franco Pavan

 

Provincia di Rovigo - Usciti per la battuta come cacciatori. Rientrati con un bagaglio di esperienze da scout. O se volete da ornitologi alle prese con orme e tracce di animali vari soprattutto volpi.La prima giornata di caccia per l'apertura della stagione venatoria 2009-2010 si è risolta con l'evidenza di un problema già denunciato e quanto mai controverso: l'invasione di volpi. Al posto del consueto resoconto sull'andamento dei carnieri stavolta ruba la scena la proliferazione di questa selvaggina infestante che sta diventando un vero cruccio per le doppiette. Cannocchiali puntati sul Ro3 l'ambito territoriale di caccia del Delta dove, tra Parco, Zps, aziende faunistiche private e zone di ripopolamento e cattura, la caccia comincia a registrare progressivi contraccolpi negativi.«Credo che tutti i cacciatori che si sono avventurati nella campagne del Delta - ha commentato Lorenzo Carnacina, vice presidente nazionale di Federcaccia oltre che presidente dell'atc deltizio - abbiano potuto constatare la grandissima presenza di tracce di volpe. Io non ho memoria di un fenomeno tanto diffuso. I fagiani sono praticamente scomparsi. Già la stagione secca con le colture tutte abbattute e i terreni arati non favorisce il rifugio della selvaggina cacciabile ma va detto che si è trovato ben poco in giro. Qualcosa solo nei corridoi e vicino alle Zrc. In compenso abbiamo camminato tanto ma i carnieri sono stati mediamente scarsi». Conferma le parole di Carnacina anche il presidente della sezione di Adria Gianluca Targa: «No, davvero non siamo soddisfatti rispetto ai lanci effettuati. Qualche fagiano e una lepre per il mio gruppo, ma va considerato che si eravamo in quattro. Quanto alle volpi, beh, è un vero disastro. Sia in entrata che in uscita dai terreni le tracce si sprecano. Abbiamo verificato molte più orme di volpe che di lepre». Chi invece ha fatto carniere, se così si può dire, a dispetto di un atteggiamento elusivo della normativa che non si roesce a sradicare tra i cacciatori, sono state le sette pattuglie della Polizia provinciale che hanno battuto il territorio: dodici i verbali elevati, quattro lepri e quattro fagiani sequestrati, insieme a due fucili di in appostamento per uso di richiami eletroacustici. Qualche verbale sembra lo abbiano elevato anche Guardia di finanza e Forestale. 


Animalieanimali

21 SETTEMBRE 2009

 

LAV: CACCIATORI VERSO L’ESTINZIONE, DIMEZZATI E SEMPRE PIU’ ANZIANI
E illeciti, densità e vigilanza venatoria.

 

Cacciatori italiani in progressiva (e auspicata) estinzione e sempre più anziani. Alla vigilia dell’apertura ufficiale della stagione di caccia 2009-2010, anche nelle poche regioni che non hanno effettuato alcuna pre-apertura, la LAV propone un’analisi dell’evoluzione dei seguaci di Diana e della loro pressione venatoria sul territorio, che conferma la lenta ma inesorabile riduzione del loro numero: dal 1988 al 2007 i cacciatori in Italia si sono dimezzati passando da 1.500.986 (1988) a 751.876 del 2007 (Istat).Esaminando i dati di una delle regioni dove l’attività venatoria è più radicata, l’Emilia Romagna, si evince che i cacciatori appartenenti alla classe di età 18-50 anni si sono drasticamente ridotti del 72% passando da 52.569 (1988) a 14.711 nel 2004; la classe di età over 50 si è invece ridotta in misura minore, solo del 12%, passando da 46.661 (1988) a 41.268 nel 2004.“L’assenza di ricambio generazionale tra i cacciatori è la prova più evidente, e confortante, che i più giovani non hanno interesse a praticare questa attività o la disapprovano - dichiara Massimo Vitturi, responsabile nazionale LAV settore caccia e fauna selvatica - Il sen. Orsi, autore della scellerata proposta di abbassare a 16 anni l’età per cacciare, avanzata nel disegno di legge con cui si sta tentando di legalizzare una inaccettabile caccia senza limiti, può rassegnarsi e presentare finalmente il preannunciato emendamento abrogativo di tale proposta.”Tra le altre scellerate proposte inserite nel disegno di legge di riforma della caccia, sostenuto dal sen. Orsi, vi è quella di abrogare il divieto di caccia decennale nelle zone boscate colpite dagli incendi. Per comprendere quanto sarebbe dannoso autorizzare la caccia nelle aree boscate bruciate, basti pensare che in Italia nel 2008 e in questa prima parte del 2009 (1 gennaio – 6 settembre 2009) si sono verificati complessivamente 9.778 incendi boschivi che hanno percorso 43.235 ettari boscati (fonte: Corpo Forestale dello Stato). Calcolando che per ogni ettaro di bosco a macchia mediterranea che brucia muoiono in media 400 animali selvatici tra uccelli, rettili e mammiferi, possiamo stimare che gli incendi boschivi nell’ultimo anno e mezzo hanno ucciso circa 17,2 milioni di animali ai quali si sommano migliaia di piccoli condannati a morire di fame a causa della difficoltà di procacciarsi il cibo nelle aree bruciate. Il divieto di caccia decennale in queste aree è indispensabile per preservare la vita animale sopravvissuta e il suo prezioso habitat. Il principio per cui la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato (art. 1, legge 157/92), sembra essere noto più ai cittadini italiani che ad alcuni parlamentari e amministratori locali fautori della deregulation venatoria e della caccia in deroga: secondo un recente sondaggio Ipsos (2009, commissionato da Lipu, Legambiente e WWF), infatti, il 90% degli intervistati si è dichiarato contrario all’aumento dei tempi e delle specie cacciabili, il 69% è fortemente contrario alle doppiette. Eppure i tentativi di derogare alle norme europee sulla tutela dell’avifauna selvatica continuano a ripetersi (Lombardia, Veneto, Toscana, ecc.) con gravissimi danni ambientali e il concreto rischio di sanzioni comunitarie. Sebbene i cacciatori italiani siano sempre più esigui, la densità venatoria – che esprime il numero di cacciatori ogni 1.000 ettari di territorio – non è diminuita in modo significativo e negli anni 2000-2007 si è mantenuta costante sul valore di 40-42, a fronte di 57,25 nel 1988. Ciò significa che, sebbene la popolazione dei cacciatori sia in netta diminuzione, la loro pressione sugli animali è aumentata a causa della costante erosione di territorio causata dalle attività di urbanizzazione Sconfortante il dato sulla vigilanza venatoria, ovvero il numero di cacciatori che deve essere controllato da ogni agente della polizia provinciale: 246 cacciatori nel 2000, 260 cacciatori nel 2007; poiché una pattuglia di agenti è composta da due persone, vuol dire che ogni pattuglia deve controllare ben 520 cacciatori!
Tra le violazioni di legge commesse più di frequente dai cacciatori: abbattimento di fauna non cacciabile, caccia con modalità diversa da quella prevista (es. mezzi non consentiti), caccia in ATC diversa da quella di residenza venatoria, caccia a distanza da abitazioni, strade o luoghi di lavoro, inferiore a quella prevista dalla legge, caccia con documenti non in regola, caccia con utilizzo del cane da riporto (non ammesso nelle giornate di preapertura). Nel 2008, secondo i dati diffusi dal Corpo Forestale dello Stato, i reati a danno della fauna selvatica autoctona (caccia, antibracconaggio e tassidermia) sono stati 1.136 (+ 0,4%) e 2.717 (-13,9%) gli illeciti amministrativi effettuati in base alla legge sulla caccia e antibracconaggio.
Sul sito www.lav.it (sezione Caccia) sono disponibili informazioni sulle principali violazioni alle norme in materia di tutela della fauna selvatica, con indicazioni sulla procedura per presentare denuncia alle autorità preposte, e una pagina a disposizione di coloro che volessero inviare testimonianze alla LAV.


ASCA

21 SETTEMBRE 2009

 

CACCIA: ENPA A FINI, DICHIARI INAMMISSIBILE EMENDAMENTO PINI

 

Roma - ''Chiediamo al Presidente Fini di dichiarare inammissibile l'emendamento dell'onorevole Pini alla Legge Comunitaria 2009, che abolisce i vincoli temporali al calendario venatorio''. E' questo l'appello lanciato dall'Enpa al presidente della Camera, onorevole Gianfranco Fini, alla vigilia del voto - previsto per domani - con cui l'Aula di Montecitorio dovra' pronunciarsi sul provvedimento.
Secondo la Protezione Animali, l'emendamento presentato dall'onorevole Pini (Lega Nord), la cui approvazione cancellerebbe i vincoli temporali al calendario venatorio, non soltanto rientra nel disposto dell'art 89 del Regolamento della Camera, che concede al Presidente la facolta' di dichiarare inammissibili gli emendamenti estranei al provvedimento in discussione, ma contraddice la volonta' del Parlamento, della sua stessa maggioranza e del Governo.Non piu' tardi di quattro mesi fa, infatti, il medesimo emendamento era stato oggetto della dura e trasversale contestazione del Parlamento, e il Governo aveva addirittura stralciato l'articolo cui l'emendamento si riferiva.''Ancora una volta - commenta la Protezione Animali- siamo costretti a denunciare l'assurdita' delle proposte di caccia selvaggia e delle gravissime conseguenze che provvedimenti del genere comportano anche per l'ordine pubblico''.''Proprio oggi - prosegue l'Enpa - le cronache dei nostri giornali hanno aggiornato il bollettino degli incidenti venatori: un uomo stroncato da infarto poco prima di imbracciare la doppietta, uno ucciso da un amico dopo un litigio per una preda di caccia, una donna ferita al volto nel giardino di casa sua mentre faceva i compiti con suo figlio, un uomo in gravi condizioni dopo essere stato ferito dal padre durante una battuta di caccia ''.''Giunti a questo punto - conclude la Protezione Animali - chiediamo a tutte le istituzioni il massimo impegno per fermare, una volta per tutte, provvedimenti incompatibili con una societa' che si definisce civile e che esporrebbero il nostro Paese a nuove, pesanti, bocciature dell'Unione Europea''.


BRESCIA OGGI

21 SETTEMBRE 2009

 

E nelle valli si sparerà dall'inizio di ottobre

 

Provincia di Brescia - E le valli aspettano. Nei comprensori alpini la vera apertura della caccia è fissata per il primo ottobre, quando anche i novemila migratoristi bresciani potranno muoversi liberamente in tutto il comparto.
Ieri si sono mossi in zona B solo i pochi in crisi di astinenza. Il presidente dei migratoristi Anuu Domenico Grandini se n'è andato a caccia alla vagante a Reggio Emilia. Intanto si prepara a muoversi sui sentieri alpini di casa, e stavolta con soddisfazione.
«CON LE DEROGHE concesse dalla Regione, anche se con un po' di ritardo, riteniamo che l'annata andrà bene - dice -. Certo i prelievi saranno limitati, bisognerebbe valutare bene qualche specie in più per allentare la pressione sulle solite, ma va bene così». Già mercoledì, secondo le previsioni, i cacciatori dovrebbero avere le schede per il monitoraggio quindicinale, e muoveranno i primi passi.
Ieri, tuttavia, un avvio sia pure in sordina c'è stato. Il presidente del comprensorio alpino C7 della Valsabbia, Roberto Betta, ha visto qualche capanno aperto e qualche tordo nel carniere. Tuttavia, «i più sono andati in zona A per l'addestramento dei cani - dice - e cominceranno senza fretta il primo ottobre, quando si potrà cacciare il gallo forcello piuttosto che la coturnice, e tutto il comparto sarà aperto».
In ogni caso, i cacciatori alpini «sono contenti più di andare in montagna che di sparare - giura Betta -, e non hanno neanche il problema di arrivare al 31 dicembre tanto a metà novembre di fringuelli già non se ne vedono più».
Stessa situazione tranquilla registra in Vallecamonica la guardia venatoria Gianluca Cominini.
Solo a Cantrina di Bedizzole il presidente Acl Eugenio Casella denuncia un atto vandalico firmato da un sedicente Gruppo ambientalista bresciano anonimo, che venerdì notte ha bruciato un capanno.


BRESCIA OGGI

21 SETTEMBRE 2009

 

Bene per chi va a lepri Tordi e merli latitano

IN ALTA VALTROMPIA. Carniere ricco per chi è andato per boschi con i segugi che non hanno avuto difficoltà a sentire le prede. Magro il passo degli uccelli

 

Edmondo Bertussi

 

Provincia di Brescia - Giornata bella ieri per andare a caccia in montagna dopo i timori del gran temporale di sabato sera ma con risultati opposti: bene per i seguisti, male per i capannisti. Tutti speravano in una apertura come quella dello scorso anno: gli «zip» dei tordi che ne annunciano l'arrivo all'alba su broche e filarole (i lunghi sottili pali posti tra i diversi alberi), che producono una scarica di adrenalina ed emozione intensa per il cacciatore appostato nel capanno ed il suo fido cane da riporto, sono stati rari se non assenti.L'anno scorso, in una giornata nebbiosa e piovosa, i tordi avevano invece cominciato il passo dappertutto. Stavolta magramente se ne contavano uno o due per capanno, se non nessuno. Ed anche i merli hanno latitato. Così verso Caregno, Vaghezza, Colle di S. Zeno, Pezzeda è stata una vera delusione. Tanti poi rinunciano il primo giorno in attesa del passo, perché hanno il capanno vicino ai sentieri dove corrono i segugi. E ieri i cani hanno dato soddisfazione a fagianisti e cacciatori di lepri soprattutto. La notte aveva asciugato la pioggia ed i cani «sentivano» bene le tracce. «I l'ha tacàda» pensa il cacciatore appostato vicino all'incrocio dei sentieri quando sente i cani abbaiare e diventa una corda tesa col fucile in mano, sicura tolta. Poi se la sbaglia al salto, unico attimo in cui la lepre sembra ferma in aria, sono affari suoi, comprese le «sacramentate» dei compagni. Ma il fatidico grido «L'è morta» (colpita) è risuonato in tutte le squadre una o due volte sia in Canài, Poffe, Frusca Negra a Marcheno come a Collio sotto il Maniva, a Pezzaze verso il Colle di S. Zeno dove l'anno passato le lepri sembravano letteralmente sparite.Ma non sono state tutte rose e fiori nemmeno per i seguisti: sono state trovate meno lepri del previsto, forse a causa dei mesi particolarmente asciutti, mentre loro vogliono posti freschi ed acqua buona.


IL CACCIATORE

21 SETTEMBRE 2009

 

Umbria, apertura tranquilla e discreti carnieri

Poche le segnalazioni e poche le infrazioni rilevate dalla polizia provinciale di Perugia; buone le prede nei carnieri: lepri e fagiani ed anche le cacciate di cinghiali

 

Perugia - Poche le segnalazioni giunte alla Polizia Provinciale di Perugia in occasione della apertura generale della stagione venatoria 2009/2010 e del prelievo di contenimento del cinghiale da parte delle squadre in forma di braccata.
Questa volta la caccia si è svolta prevalentemente in zone agresti, lontano dai centri abitati. La pioggia battente del pomeriggio di domenica su tutto il territorio provinciale ha anticipato il termine della giornata venatoria dell’apertura.
Secondo quanto rende noto il Corpo di Polizia provinciale, sono stati controllati dagli agenti 206 cacciatori, elevati 6 processi verbali amministrativi e 4 processi verbali di sequestro, relativi al mancato rispetto delle distanze da strade. Inoltre sono stati effettuati 2 sequestri penali, relativamente all’abbattimento di un capriolo, in giorno non consentito e all’omessa custodia di munizioni a bordo di autoveicolo. L’affluenza nel territorio si è registrata concentrata a zone, data la tipicità di questa apertura venatoria che nello stesso giorno, ha segnato l’inizio della caccia al cinghiale, seppure in forma di prelievo di contenimento. Numerose le squadre che hanno effettuato le braccate nelle zone vocate, soprattutto nelle aree interessate da coltivazioni a rischio di danni; invece altre hanno preferito rinviare per permettere ai propri iscritti di cacciare specie diverse dal cinghiale, il giorno dell’apertura, rimandando ai prossimi appuntamenti del 23 e 27 settembre il prelievo di contenimento del suide.
Le braccate, in molti casi, hanno avuto risultati lusinghieri, in quanto gli abbattimenti hanno superato la decina di cinghiali. Il carniere dei cacciatori controllati è risultato discreto e prevalentemente formato da lepri e fagiani.
La Polizia Provinciale di Perugia ha attuato il controllo nel territorio fino dalle prime luci dell’alba, al fine di prevenire e reprimere il fenomeno del bracconaggio.

http://www.iltamtam.it/


PUNTO INFORMATICO

21 SETTEMBRE 2009

 

Se i cani sniffano i cellulari in gattabuia

Negli USA si sperimenta un nuovo sistema per scovare i detenuti che nascondono telefoni nelle prigioni

 

Roma - Il problema della detenzione non autorizzata di cellulari nelle prigioni statunitensi è diventato talmente importante da richiedere la discesa in campo di "squadre speciali" a quattro zampe, addestrate per scovare i detenuti che nascondono i dispositivi.Un'iniziativa avviata sia in New Jersey che in Virginia, dove cani speciali entrano nelle carceri alla ricerca di cellulari. Così, sarebbero già 35 i detenuti individuati in questo modo mentre mantenevano contatti con l'esterno. Questi ultimi si andrebbero ad aggiungere alla lista dei 400 telefoni scoperti nelle prigioni degli States dall'inizio dell'anno.Un sistema, quello dei cani addestrati per fiutare i dispositivi, che sembra funzionare, fornendo così la soluzione ad un problema. In passato, le unità cinofile erano state già utilizzate con successo per individuare CD e DVD illegali.


LA REPUBBLICA

21 SETTEMBRE 2009

 

Così il cane copia l'uomo ci somiglia più delle scimmie

Secondo una ricerca Usa l'attenzione di "Fido" batte il Dna dei primati

 

CRISTINA NADOTTI

 

ROMA - Ci risiamo: gli adoranti possessori di cani penseranno una volta di più che non c'era bisogno di una ricerca universitaria per provare l'abilità del loro animale di capire i gesti e di osservare. Eppure, dopo anni in cui si è guardato con stupore agli scimpanzé, che imparano parole e numeri, sentire che i primati non sanno interpretare i nostri gesti mentre i cani lo fanno lascia esterrefatti.
Merito della coabitazione, perché mentre gli animali con il Dna più simile al nostro se ne sono stati per i fatti loro, i cani sono diventati, davvero, i nostri migliori amici e hanno imparato a conoscerci, capirci e manipolarci. Nell'ultima settimana, negli Stati Uniti due pubblicazioni hanno gettato nuova luce sul modo in cui i cani capiscono e osservano i nostri comportamenti, ed è interessante che lo abbiano fatto da due punti di partenza diversi. L'esperta in scienze cognitive Alexandra Horowitz, nel suo libro (non ancora tradotto in Italia) "Visto da un cane: quel che un cane vede, fiuta e conosce", parte dalla biologia per arrivare alla conclusione che "i cani sono attenti osservatori delle nostre reazioni" e che "sebbene abbiano ereditato una certa avversione a fissare negli occhi, sembrano predisposti a scrutare i nostri visi per avere indicazioni, rassicurazione, guida".
La ricerca condotta dall'antropologo evoluzionista della Duke University Brian Hare, e pubblicata da Time Magazine, è invece partita dalla prova empirica, eseguendo test su oltre un migliaio di cani. Dopo aver fatto annusare loro un biscotto, Hare lo nasconde sotto un bicchiere di carta capovolto, mettendone due uguali a poca distanza l'uno dall'altro. Il cane non può aver visto dov'è il biscotto, ma quando l'antropologo punta l'indice verso un bicchiere, si dirige senza esitazioni verso il contenitore che gli è stato suggerito. Sono pochissimi i cani che non seguono l'indicazione e questo, per Hare, è ancora più sorprendente se si considera che né i lupi, dai quali i cani discendono, né gli scimpanzé, sono in grado di fare altrettanto. Per l'antropologo si tratta di un'abilità acquisita quando cominciò l'addomesticamento: i cani in grado di capire i gesti degli umani conquistavano più cibo come ricompensa. Nel corso del tempo, argomenta l'antropologo, "l'intelligenza sociale dei cani divenne simile alla nostra in modo inquietante e non solo nella loro capacità di seguire un dito puntato, ma anche nel commettere lo stesso tipo di errori di valutazione che facciamo noi". Il libro della Horowitz cerca di capire com'è essere un cane. Prendete la vista: l'occhio del cane è in grado di catturare le variazioni di luce con una velocità di gran lunga maggiore del nostro e ciò fa sì che "la sua visione del mondo sia più rapida, poiché per ogni secondo riesce a catturare più immagini". Il risultato di ciò nel rapporto con noi è che "i cani riescono a prestare attenzione anche ai brevissimi intervalli dei nostri ammiccamenti" e quindi reagiscono meglio alle più lievi variazioni della nostra mimica facciale. E la Horowitz, cosa che conoscono bene i suoi estimatori, non lesina i consigli per chi addestra i cani, sottolineando che non è necessario impartire ordini con voce perentoria o punizioni per ottenere quel che si vuole, perché così come i lupi, anche i discendenti addomesticati sono in grado di imparare dall'esempio. Questa non è una bella notizia: non significherà mica che per non farli salire sul divano dovremo evitare di starci anche noi?


BRESCIA OGGI

21 SETTEMBRE 2009

 

Sversamento nel Gandovere Moria di germani e di pesci

ALLA BADIA. Sabato i primi episodi. Ieri pomeriggio trovati i volatili agonizzanti. Indagini di Asl e di Arpa

 

Provincia di Brescia - Una sostanza velenosa, forse olio per motore, versato da chi non ha il rispetto dell'ambiente del Gandovere ha provocato la moria di pesci e di germani. Il torrente fa da confine tra la Badia, Cellatica e Gussago.
Sabato in territorio comunale, in traversa Ottava, il ritrovamento di persici, cavedani, scardole, carpe e tinche che galleggiavano a pelo d'acqua e intervento dell'Arpa dopo la segnalazione di un volontario della protezione civile dell'Oltremella.
Ieri pomeriggio nuovo allarme inquinamento con intervento dei vigili urbani, e degli operatori di Arpa e di Asl che hanno effettuato prelievi di acqua e terreno e prelevato alcuni animali affinché le analisi di laboratorio accertino la causa della strage di animali, sarà così possibile stabilire la sostanza inquinante e forse accertare responsabilità.
Decine di germani ieri agonizzavano nei campi che costeggiano il Gandovere. Altri erano morti. Già in passato ci sono state segnalazioni e denunce, ma chi getta veleni nell'ambiente ha proseguito nell'assurdo smaltimento.

 

 

 

            21 SETTEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

 

AGI
21 SETTEMBRE 2009

Utilizzati neurotrasmettitori e stimolazioni muscolari
TOPI PARALIZZATI CAMMINANO GRAZIE A FARMACI
 
Londra, 21 set. - Ratti con la colonna spinale recisa sono ritornati a correre e a camminare grazie a farmaci e un po' di elettricita'. I ricercatori svizzeri dell'Universita' di Zurigo sono riusciti infatti, con l'aiuto di neurotrasmettitori e stimolazioni muscolari, a restituire la capacita' di movimento a delle cavie di laboratorio del tutto paralizzate. Un risultato sorprendente, che offre nuove opportunita' e speranze ai pazienti costretti a passare la loro vita su una sedia a rotelle. "I ratti che abbiamo trattato erano in grado di correre allo stesso modo di un ratto sano", ha detto Gregoire Courtine, ricercatore a capo dello studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience. "Ci siamo riusciti - hanno aggiunto - combinando due approcci separati, entrambi non sufficienti da soli ma efficaci se effettuati assieme". I ricercatori hanno usato dei neurotrasmettitori simili alla serotonina, che governa la contrazione dei muscoli. Anche delle stimolazioni elettriche tramite elettrodi su certi tipi di neuroni della corda spinale dei ratti (CPG, central pattern generators) sono in grado di restituire il movimento agli arti, ma in entrambi i casi gli animali non erano in grado di sostenere il proprio peso. "Abbiamo allora provato a vedere cosa succedeva se univamo le due tecniche. E' stato un successo", ha detto Courtine. "Gli animali - ha proseguito - erano in grado di correre normalmente. Queste stesse tecniche potrebbero potenzialmente essere utili per restituire il movimento ai pazienti paralizzati, ma non e' il caso di dare speranze premature". "Anche se esistono prove dell'esistenza dei neuroni CPG nell'uomo - ha concluso Courtine - non sappiamo se essi reagiscono indipendentemente alle stimolazioni elettriche come quelli dei ratti".

NOTIZIARIO ITALIANO
21 SETTEMBRE 2009
 
Blitz animalista a Veterinaria di Bologna
 
OZZANO EMILIA (BO) – L'aula della sede della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Bologna ad Ozzano Emilia, proprio alle porte del capoluogo emiliano, è stata oggi sede di un vero e proprio blitz animalista. Alcuni attivisti si sono presentati in aula, mentre era in corso una lezione teorica sulla sperimentazione animale, lanciando uova, pomodori e letame contro i presenti. A fare irruzione, in base alle prime ricostruzioni delle forze dell'ordine, è stato un “commando” di sei o sette persone che, a volto coperto e indossando camici, avrebbero attuato il gesto di protesta. Non hanno lasciato volantini né scritte di rivendicazione. I carabinieri della stazione bolognese si stanno però occupando del caso.

CORRIERE DELLA SERA
21 SETTEMBRE 2009
 
Blitz animalista a Veterinaria: incappuciati lanciano uova e letame in un'aula
I sei o sette hanno interrotto il «Corso introduttivo
alla sperimentazione animale»
 
OZZANO (BO) - Blitz animalista, questa mattina, alla facoltà di Veterinaria dell’Università di Bologna, a Ozzano. Il blitz si è verificato a metà mattinata: in sei o sette, incappucciati, sono entrati nella Facoltà e hanno lanciato uova, pomodoro e letame all’interno di un’aula in cui si stava tenendo un corso di sperimentazione animale. «Uova, escrementi - spiega il preside della facoltà, Santino Prosperi - sono state lanciate sulla cattedra, contro i due docenti che stavano facendo lezione e anche in giro per l’aula, che è stata sporcata e rovinata. Abbiamo già fatto la denuncia ai carabinieri e chiamato l’impresa di pulizia». Sul posto non è stato trovato nessun volantino di rivendicazione, dicono i carabinieri, né sarebbero stati scanditi slogan durante l’azione: gli attivisti hanno agito in silenzio e fulminei, dandosi poi precipitosamente alla fuga.+
L'OBIETTIVO - Il corso preso di mira dagli animalisti («Corso introduttivo alla sperimentazione animale») si svolgeva in aula Gherardini: rientrava in una tre giorni (quello di oggi era l’ultimo appuntamento dopo quelli del 22 giugno e 8 luglio tenuti a Farmacologia) organizzata dalla Facoltà di Veterinaria e dal dottorato di ricerca in «Biotecnologie, farmacologia e tossicologia», in collaborazione con Aisal (Associazione italiana per le scienze degli animali da laboratorio). Scopo del corso (aperto a studenti ma anche a stallieri, tecnici di laboratorio e ricercatori), era, si legge sul sito dell’Ateneo, fornire un «punto di partenza per tutti coloro che, operando con animali da esperimento (da laboratorio e non), hanno la necessità di ricevere una formazione introduttiva specifica nel settore della sperimentazione animale». I Carabinieri hanno sequestrato i resti dei «lanci». Poi è iniziata la pulizia.

LA REPUBBLICA

21 SETTEMBRE 2009

 

Così il cane copia l'uomo ci somiglia più delle scimmie

Secondo una ricerca Usa l'attenzione di "Fido" batte il Dna dei primati

 

CRISTINA NADOTTI

 

ROMA - Ci risiamo: gli adoranti possessori di cani penseranno una volta di più che non c'era bisogno di una ricerca universitaria per provare l'abilità del loro animale di capire i gesti e di osservare. Eppure, dopo anni in cui si è guardato con stupore agli scimpanzé, che imparano parole e numeri, sentire che i primati non sanno interpretare i nostri gesti mentre i cani lo fanno lascia esterrefatti.
Merito della coabitazione, perché mentre gli animali con il Dna più simile al nostro se ne sono stati per i fatti loro, i cani sono diventati, davvero, i nostri migliori amici e hanno imparato a conoscerci, capirci e manipolarci. Nell'ultima settimana, negli Stati Uniti due pubblicazioni hanno gettato nuova luce sul modo in cui i cani capiscono e osservano i nostri comportamenti, ed è interessante che lo abbiano fatto da due punti di partenza diversi. L'esperta in scienze cognitive Alexandra Horowitz, nel suo libro (non ancora tradotto in Italia) "Visto da un cane: quel che un cane vede, fiuta e conosce", parte dalla biologia per arrivare alla conclusione che "i cani sono attenti osservatori delle nostre reazioni" e che "sebbene abbiano ereditato una certa avversione a fissare negli occhi, sembrano predisposti a scrutare i nostri visi per avere indicazioni, rassicurazione, guida".
La ricerca condotta dall'antropologo evoluzionista della Duke University Brian Hare, e pubblicata da Time Magazine, è invece partita dalla prova empirica, eseguendo test su oltre un migliaio di cani. Dopo aver fatto annusare loro un biscotto, Hare lo nasconde sotto un bicchiere di carta capovolto, mettendone due uguali a poca distanza l'uno dall'altro. Il cane non può aver visto dov'è il biscotto, ma quando l'antropologo punta l'indice verso un bicchiere, si dirige senza esitazioni verso il contenitore che gli è stato suggerito. Sono pochissimi i cani che non seguono l'indicazione e questo, per Hare, è ancora più sorprendente se si considera che né i lupi, dai quali i cani discendono, né gli scimpanzé, sono in grado di fare altrettanto. Per l'antropologo si tratta di un'abilità acquisita quando cominciò l'addomesticamento: i cani in grado di capire i gesti degli umani conquistavano più cibo come ricompensa. Nel corso del tempo, argomenta l'antropologo, "l'intelligenza sociale dei cani divenne simile alla nostra in modo inquietante e non solo nella loro capacità di seguire un dito puntato, ma anche nel commettere lo stesso tipo di errori di valutazione che facciamo noi". Il libro della Horowitz cerca di capire com'è essere un cane. Prendete la vista: l'occhio del cane è in grado di catturare le variazioni di luce con una velocità di gran lunga maggiore del nostro e ciò fa sì che "la sua visione del mondo sia più rapida, poiché per ogni secondo riesce a catturare più immagini". Il risultato di ciò nel rapporto con noi è che "i cani riescono a prestare attenzione anche ai brevissimi intervalli dei nostri ammiccamenti" e quindi reagiscono meglio alle più lievi variazioni della nostra mimica facciale. E la Horowitz, cosa che conoscono bene i suoi estimatori, non lesina i consigli per chi addestra i cani, sottolineando che non è necessario impartire ordini con voce perentoria o punizioni per ottenere quel che si vuole, perché così come i lupi, anche i discendenti addomesticati sono in grado di imparare dall'esempio. Questa non è una bella notizia: non significherà mica che per non farli salire sul divano dovremo evitare di starci anche noi?
 

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