21 MAGGIO 2010
IL GAZZETTINO

21 MAGGIO 2010

 

Dopo i casi di maltrattamenti sugli animali ..

 

PONZANO (TV) - Dopo i casi di maltrattamenti sugli animali che avevano fatto indignare la Marca, a cominciare dal gatto «Pallino» infilzato con una freccia da balestra lunga quasi 40 centimetri, ora il Comune prova a correre ai ripari. Il sindaco della Lega Nord, Giorgio Granello, oltre a mettere una taglia per stanare l'arciere, aveva subito promesso un giro di vite in difesa dei piccoli amici dell'uomo. E adesso questo sta arrivando a suon di regolamenti e ordinanze. L'ultima, siglata solo qualche giorno fa, prevede multe sino a 500 euro per chi maltratta o non accudisce a dovere il proprio cane facendolo vivere in uno spazio ridotto, oppure con una catena troppo corta che gli impedisce i movimenti. Ma rischia il massimo della sanzione anche chi non si arma di paletta e sacchetto per raccogliere i bisogni del proprio amico a quattro zampe quando questo dovesse fermarsi a farli lungo la strada o nei parchi pubblici.«È obbligo di tutti i proprietari e conduttori di cani, nell'accompagnamento degli stessi su strade, giardini, parchi e nelle aree attrezzate adibite al gioco dei bambini, munirsi di un kit per la pulizia, esibendolo su richiesta degli organi di vigilanza, per l'eventuale raccolta delle deiezioni - si legge nel provvedimento - e provvedere all'immediata rimozione delle deiezioni del cane che dovranno essere depositate nei cestini porta rifiuti, chiuse in un idoneo contenitore o smaltite nella frazione secca dei rifiuti domestici». Toccherà ai vigili urbani far rispettare la nuova ordinanza, firmata dal sindaco dopo le numerose segnalazioni e lamentele che i cittadini avevano fatto piovere in municipio. Ma non è finita qui. Anche per l'abbandono degli animali, infatti, è prevista una multa massima di 516 euro. Mentre chi non fa registrare il proprio cane all'anagrafe canina, evitando la relativa applicazione del microchip, rischia un'ammenda massima di 77 euro.


IL GAZZETTINO DI TREVISO

21 MAGGIO 2010

 

Carcassa morte nell’ansa del Sile: era di un cane

 

Provincia di treviso - La carcassa del cane era incastrata nella chiusa di un canale che porta nel ramo morto del Sile. La segnalazione è giunta nel pomeriggio di mercoledì al 113 da parte del titolare che gestisce l’affitto di barche elettriche per navigare lungo il fiume.Non certo uno spettacolo gradevole per quanti si mettevano a bordo delle piccole imbarcazioni per un giro turistico nei dintorni di via Alzaia a Silea.Sul posto, oltre agli agenti della questura, si sono portati anche i vigili del fuoco che poi hanno recuperato ciò che restava dell’animale mettendo fine alla situazione.


IL CITTADINO

21 MAGGIO 2010

 

Somaglia (LO) Si allunga la lista di esemplari investiti e uccisi nei pressi dell’oasi delle Monticchie 

Un altro tasso schiacciato sulla strada 

 

 

Somaglia (LO) -  Dei cuccioli di tasso resteranno senza latte e senza mamma. Ieri, infatti, vicino all’oasi di Monticchie è stato investito l’ennesimo tasso. Luca Canova, direttore della riserva naturale lancia l’allarme. L’animale è stato trovato steso sulla provinciale 126, in direzione Somaglia, in prossimità del bosco. Da quanto i volontari del centro hanno potuto vedere si trattava di un tasso adulto di circa 70 centimetri, femmina, probabilmente a fine allattamento. È stato investito e ucciso da un’auto, nella notte tra mercoledì e giovedì.«Quello dei tassi morti sulla strada sta diventando davvero un problema serio - commenta il direttore dell’area protetta -. La stima che facciamo è ormai di 7-8 individui investiti e uccisi nel periodo 2008-2010. Questi numeri rischiano di far sparire la specie dalla riserva. È evidente che la frequenza delle uccisioni è aumentata. Secondo me la causa non è da ricercarsi nell’aumento della popolazione, quanto nell’incremento del traffico. Gli animali escono dalla riserva portandosi verso i campi di Casale e San Martino Pizzolano e vengono travolti nelle ore notturne».A lanciare un sos insieme a Canova è l’assessore comunale all’ecologia di Somaglia Giuseppe Botti: «Abbiamo chiesto alla regione Lombardia di indirizzare le risorse annuali del bilancio della riserva a un progetto che permetta agli animali di passare sotto la provinciale 126 in sicurezza - commenta -; questo ennesimo impatto non fa che evidenziare l’urgenza e il tempismo della proposta. Speriamo di riuscire a mettere in sicurezza i sottopassaggi entro poco tempo; se la frequenza degli incidenti è questa, è chiaro che i rischi per gli animali rari come questi ci sono»È davvero un peccato, aggiungono Canova e l’assessore. «Il tasso è il più grande carnivoro presente nel Lodigiano - affermano -; vedere animali così interessanti e belli, morire senza che si possa fare qualcosa di immediato per slavarli è davvero un peccato. Vorremmo rivolgere un invito ai cittadini che percorrono la 126, da Somaglia a Codogno, nelle ore notturne. Vogliamo chiedere agli automobilisti di andare piano e di evitare questi animali che attraversano il selciato. L’impatto con i veicoli è il rischio più grande per loro». Almeno fino a quando non sarà possibile realizzare una vera e propria galleria per consentire il loro passaggio in sicurezza.


IL TIRRENO
21 MAGGIO 2010
 
Cervi e cinghiali contro le auto
 
Carlo Bardini
 
S.MARCELLO (PT9. Quasi il 30% degli incidenti a carico della Provincia sono imputabili alla fauna selvatica. Guardando negli ultimi anni il dato più alto risale al 2008 quando gli incidenti furono 64. Per far fronte al problema, è nata una collaborazione tra assessorato alla caccia e cacciatori.  Sono tre i punti forza su cui lavoreranno di concerto le due parti. Primo, la ridefinizione del regolamento per la caccia al cinghiale. Secondo punto: l’istituzione di corsi di formazione per l’abbattimento degli animali interessati. In terzo luogo, il ripristino di tratti boschivi abbandonati, ricreando un habitat naturale per gli ungulati.  In determinate stagioni, a partire dalla primavera e soprattutto di questi tempi, chi si mette alla guida dell’auto non deve stare attento solo alle curve e agli automobilisti spericolati.  La prudenza vuole che si guardi anche dagli animali selvatici di passaggio che, nel caso della montagna pistoiese, sono soprattutto i cinghiali, seguiti dai cervi.  «E’ di poco tempo fa - spiega l’assessore provinciale a caccia e ambiente Rino Fragai - l’accordo raggiunto con i cacciatori per un cambiamento del regolamento per la caccia ai cinghiali che va oltre il periodo venatorio. Un regolamento che mira a contenere gli sconfinamenti dei cinghiali dal loro habitat naturale, impedendo loro di scendere a valle e rimanendo nel bosco. Sono confini di territorio consegnati quasi sotto la responsabilità di queste squadre di cacciatori, che si devono assumere la responsabilità di non far sconfinare questa specie di ungulati. Quando accade che un branco di cinghiali scende a valle, con pericolo di danno per gli agricoltori, tocca ad aziende e privati adoperarsi perché non sia più un problema».  Poi Fragai continua: «Inoltre abbiamo pensato anche di istituire dei corsi rivolti agli stessi cacciatori per l’abbattimento di questi animali. Il progetto rientra in un piano di controllo in collaborazione con la polizia provinciale e ha lo scopo di attuare interventi mirati per l’abbattimento di questi animali in casi specifici».  I benefici di questi progetti sono tutti destinati a segnare l’avvenire. Gli accordi tra l’ente e i cacciatori sono di pochi giorni fa e l’attuarsi di queste manovre di contenimento degli ungulati per ridurre i sinistri stradali, ma anche i danni alle realtà produttive della provincia, si noteranno soltanto col passare del tempo.  «Una terza soluzione - dice Fragai - è quella di riaprire dei tratti di boschi non più curati per creare delle radure in cui gli animali selvatici possano trovare del cibo. Una sorta di pascolo per cinghiali ed altre specie di ungulati. Questi tratti di boschi abbandonati, se trattati ad hoc e rifocillati, potranno essere un importante soluzione di contenimento della fauna selvatica».  In collaborazione con le Provincei di Bologna, Prato e Firenze, l’assessorato alla caccia di Pistoia ha introdotto nel piano quinquennale del territorio il piano di prelievo continuativo che per l’abbattimento dei cervi da parte dei cacciatori con una graduale aumento di anno in anno studiato nel dettaglio.

IL CITTADINO

21 MAGGIO 2010

 

Un’oca attraversa mezza città all’alba,  era fuggita da un recinto a San Bernardo 

 

 

Lodi - Un’oca ha attraversato mezza città ieri mattina. Da San Bernardo fin quasi al centro, lungo tutto viale Piacenza, senza curarsi delle auto che le sfrecciavano accanto. A notarla sono stati gli stessi automobilisti, che hanno chiamato la polizia provinciale per farla mettere in salvo. La segnalazione è arrivata intorno alle 6 del mattino, quando l’animale si trovava già all’incrocio fra corso Mazzini e via Zalli e non sembrava avere intenzione di fermarsi. All’inizio non si è capito da dove fosse fuggita, nei paraggi non è stato trovato nessun recinto o allevamento, così gli agenti l’hanno presa in custodia e l’hanno portata al Centro di recupero animali selvatici di Cascina Stella a Castelleone, convenzionato con la provincia di Lodi. Solo più tardi, a metà mattina, il proprietario si è accorto di avere un animale in meno e si è fatto vivo con la polizia provinciale per poterlo riavere. A quel punto si è capito cos’era effettivamente successo. L’animale si trovava in un recinto con polli e altri animali “da cortile” nei pressi del cimitero di San Bernardo in fondo a via Toscana e probabilmente durante la notte era fuggito, per cause ancora da chiarire. Una volta arrivato sulla strada ha camminato fino ad arrivare in via Zalli e oltre, forse percorrendo viale Piacenza o altre strade secondarie. A quell’ora comunque il traffico non era ancora intenso e così nessuno ha notato l’oca, almeno fino a quando non è arrivata a quell’incrocio. Lì le auto hanno rischiato di travolgerla e così qualcuno ha lanciato l’allarme. Prima sono stati contattati i vigili urbani, che però hanno “girato” la segnalazione alla polizia provinciale. La pattuglia è arrivata sul posto e ha effettuato il recupero mettendo l’animale in salvo.


INFO OGGI
21 MAGGIO 2010
 
Fiume Arno, salvato cucciolo di cane grazie alla mamma
 
 
FIRENZE - "La mamma è sempre la mamma", anche se parliamo di animali. E' la dimostrazione di una femmina di bassotto che ha abbaiato e guaito per due giorni, fino ad attirare i passanti, perchè il suo cucciolo era rimasto intrappolato sulle rive del fiume Arno, nei pressi della pescaia dell'Isolotto, a Firenze. Dato l'allarme, sono giunti sul posto i sommozzatori dei vigili del fuoco, che hanno liberato il cucciolo, rimasto incastrato in un buco tra alcuni massi e un groviglio di filo di ferro. L'intervento dei vigili del fuoco è durato oltre un'ora. Il cagnolino è stato liberato e affidato al personale veterinario della Asl. Entrambi i cani erano privi di medaglietta di riconoscimento.
CORRIERE DELLA SERA
21 MAGGIO 2010
 
Furia, la cavalla del West salva un’anziana
Una donna era caduta in un burrone da più di un giorno Salvata dall'intuito dell'animale e del suo padrone
 
                  
L'anziana salvata dalla cavalla                La cavalla con il padrone
 
Giancarlo Izzo
 

CASERTA - Una donna deve la vita all’intuito di un animale e alla sensibilità del padrone. Una cavalla salva un’anziana signora da morte certa. Un animale riesce a fare ciò che diverse attrezzatissime squadre di ricerca, dopo una intera giornata, non erano riuscite a fare. Maria Fragola, 73enne residente a Vairano Patenora, deve la propria vita a Furia e al suo padrone, Giulio Cipollone. La signora era in fondo ad un burrone, immersa nel fango fino alla vita. Difficilmente sarebbe riuscita a superare un’altra nottata in quelle condizioni.

Ora, la donna si trova in un letto d’ospedale sotto osservazione medica. Le sue condizioni di salute sembrano non destare particolari preoccupazioni. La 73enne era scomparsa ieri sera dal centro del paese: probabilmente stava percorrendo la strada che la portava verso casa, invece, forse in un attimo di smarrimento, ha imboccato una strada che porta verso monte Cajevola. Ha continuato a camminare inoltrandosi sempre più verso il bosco, poi è finita in un burrone dove ha trascorso la notte e tutta la giornata successiva. Dopo una giornata di inutili ricerche, verso le 17 di ieri pomeriggio la svolta: Giulio Cipollone sella la sua cavalla e inizia la perlustrazione, passando in punti in cui le squadre di ricerca erano già passate tante volte.

Il 38enne— appassionato di cavalli, esperto conoscitore della zona — s’avvia subito verso il burrone. Un intuito che sarà premiato con il salvataggio di Maria: «Mentre perlustravo una zona impervia ai piedi del monte Cajevola— racconta Giulio— ho notato che la mia cavalla dava segni di inquietudine e non voleva procedere. Così mi sono addentrato nel vallone. Ho sentito le grida di aiuto della donna, ho fatto ancora pochi passi e ho visto con sicurezza che era lei. Le ho detto di stare calma perché la lasciavo solo per chiedere aiuto. Ho lanciato la mia Furia al galoppo e ho raggiunto le squadre di soccorso». La gioia per il ritrovamento della 73enne è stata troppo forte e la sorella della donna scomparsa non ha retto l’emozione ed ha perso i sensi. Importante anche il contributo offerto dai caschi bianchi della città, diretti dal comandate Walter Morelli. Sul posto le ambulanze del 118 e la croce rossa.


SAVONA NEWS
21 MAGGIO 2010
 
Varazze: colombo agganciato ad un amo salvato da turisti
 
 
Varazze (SV) - Alcuni pescatori lasciano gli ami in giro per la spiaggia e pagarne le conseguenze sono gli animali selvatici, ma ancora peggio potrebbero essere dei bambini, che involontariamente potrebbero appoggiarci un piede o mano sopra rimanendo così agganciati.
Nei giorni scorsi, a Varazze, prima è stato trovato un colombo con un amo in bocca ed un altro agganciato ad un ala è stato soccorso da alcuni turisti che lo hanno consegnato ai volontari dell'Enpa che lo hanno curato e liberato, grazie al lungo intervento del veterinario, prima che morisse di fame.
I volontari stanno cercando i responsabili e chiederanno maggiori controlli sul litorale per evitare che nel periodo estivo nuovi animali possano morire a causa di qualche pescatore maleducato.

IVG
21 MAGGIO 2010
 
Varazze, colombo ferito soccorso dall’Enpa
 
 
Varazze (SV). A Varazze continuano gli atti di sadismo a danno della fauna selvatica che frequenta la città. un un colombo con un amo in bocca ed un altro agganciato ad un’ala è stato soccorso da alcuni turisti sulla spiaggia e consegnato ai Volontari della Protezione Animali. “Stava letteralmente morendo di fame, perché impossibilitato a mangiare e per liberarlo c’è voluto un lungo intervento di un veterinario” spiegano dall’Enpa.“Sono anni, soprattutto d’estate, che raccogliamo colombi e gabbiani con le zampe stritolate da lenze da pesca o con ami conficcati in gola o nella ali; è una vergogna, che colpisce specialmente i molti turisti animalisti in vacanza a Varazze, spesso per la maleducazione di molti pescatori dilettanti che abbandonano sulla spiaggia i loro pericolosi rifiuti” aggiungono dalla Protezione Animali.Le Guardie Zoofile dell’Enpa stanno ricercando i colpevoli, passibili di denuncia per maltrattamento di animali, che prevede la reclusione da tre mesi a un anno o la multa da 3.000 a 15.000 euro. Chiunque possa dare informazioni utili all’inchiesta può telefonare all’Enpa (019/824735), o inviare una mail a [email protected], o rivolgersi direttamente agli organi di polizia espressamente competenti nel settore: Polizia Municipale, Guardia Forestale, Carabinieri, Polizia Provinciale, Questura, Guardia di Finanza.
LA CITTA' DI SALERNO
21 MAGGIO 2010
 
Furto di animali per un valore di 18mila euro
 
Montecorvino Pugliano (SA). Recuperate ventuno capre e cinquanta pecore rubate a un allevatore di Roscigno, nel Cilento. Erano in un recinto sui monti di Pugliano, di proprietá del pregiudicato L.G., 58 anni. I carabinieri della compagnia di Battipaglia, diretta dal capitano Giuseppe Costa, e quelli di Pugliano, guidati dal maresciallo Michele Napoletano, lo hanno denunciato alla procura di Salerno per il reato di ricettazione. Il recupero degli animali c’è stato l’altra notte, dopo una segnalazione fatta al personale dell’Arma. Gli animali trovati a Pugliano erano stati rubati cinque giorni fa. A denunciare il furto era stato un allevatore del posto che aveva indirizzato i carabinieri sulle tracce dell’allevatore dei Picentini. Le capre e le pecore sono state identificate attraverso i cartellini del servizio veterinario. I codici erano quelli assegnati agli animali dell’allevatore di Roscigno. La refurtiva, interamente recuperata, ha un valore commerciale di 18mila euro.

IL PICCOLO GORIZIA
21 MAGGIO 2010
 
Sequestrato pastore tedesco, il cane riappare in poche ore
 
di GIOVANNI TOMASIN
 
Gorizia - Ci vuole del coraggio per rubare un grosso pastore tedesco, cane antifurto per antonomasia, per poi abbandonarlo poco lontano dal luogo del ”delitto”. Ma per bizzarro che sia, è proprio questa la disavventura capitata ieri mattina a Cindy, un pastore tedesco femmina di tre anni, scomparsa praticamente sotto gli occhi della padrona e riapparsa altrettanto misteriosamente un paio d’ore dopo. «Mia madre aveva lasciato Cindy nella sua auto parcheggiata in via Cadorna - racconta perplessa la figlia, Fulvia Omero - ma non aveva chiuso a chiave la portiera perché doveva soltanto entrare e uscire da un negozio: al suo ritorno Cindy era scomparsa». La proprietaria e la figlia hanno subito avvertito le autorità: «È un cane con pedigree - dicono - qualcuno avrebbe potuto rubarlo per venderlo». Fatto sta che, chiunque sia stato l’autore del gesto, due ore più tardi una guardia cinofila ha ritrovato Cindy legata a un palo nei pressi del mercato coperto, poco lontano da via Cadorna. «Nonostante la stazza, Cindy è molto socievole - dice Fulvia - dev’esser stato facile portarla via: quel che importa è che sia tornata a casa». Resta ignoto il motivo del ”sequestro lampo”, forse l’atto di un animalista un po’ estremo convinto di trovarsi davanti all’ennesimo caso di animale abbandonato per ore in una macchina al sole.

ROMAGNA OGGI
21 MAGGIO 2010
 
Cesenatico, caccia aperta alla nutria nel Parco di Levante
 
 
CESENATICO (FC) - Caccia alla nutria nel Parco di Levante. Il grosso roditore, famoso ormai per la veloce riproduzione e per non avere in queste zone predatori naturali, è stato vittima di un'ordinanza del Comune che ha previsto la chiusura del parco dalle 8 alle 11 di giovedì, per consentire la cattura e l'abbattimento di questi animali in soprannumero. Ne sono state sacrificate 6, grazie all'intervento della Polizia provinciale che ha supervisionato cacciatori e volontari. Stop per qualche ora alle passeggiate mattutine nell'area verde. La zona è stata transennata per permettere il lavoro di contenzione del roditore erbivoro, che da tempo è diventato stanziale nelle aree verdi della zona. Per evitarne la proliferazione, dunque, è stato dato il via libera alla caccia alla nutria.
TRENTINO
21 MAGGIO 2010
 
Al Sea Life Aquarium la barriera corallina
 
CASTELNUOVO (TN). Anche Gardaland partecipa alla Giornata Mondiale della Biodiversità indetta dalle Nazioni Unite, il 22 maggio, con un’iniziativa al Sea Life Aquarium. Consapevoli che 34.000 piante e 5.200 specie di animali siano in procinto di estinguersi, Sea Life ha riprodotto una nuova barriera corallina, ambiente di enorme interesse naturalistico che subisce una grave minaccia.  Sono 5 le vasche che riproducono perfettamente questo incantevole ambiente popolato da meravigliose specie tropicali. A Gardaland Sea Life Aquarium è possibile imparare a conoscere dal vivo magnifici e variopinti coralli vivi, pesci pagliaccio che vivono in un rapporto di simbiosi con gli anemoni, pesci chirurgo dalla peculiare lama affilata come un bisturi posta in prossimità della pinna caudale, pesce cardinale delle Molucche, il cui maschio custodisce in bocca le uova che la femmina depone, fino alla schiusa dei piccoli (circa 30 per covata). Nell’area dedicata alla Barriera Corallina, inoltre, sono allestite divertenti scenografie e utili pannelli interattivi che accompagnano i visitatori dell’Acquario nella conoscenza di questi incredibili e particolari abitanti del mare, un’occasione imperdibile per ammirare e conoscere da vicino un ecosistema a rischio di scomparsa.  Gardaland Sea Life Aquarium, per spiegare il valore della biodiversità a tutti i suoi ospiti, ha organizzato presso il Balcone di Giulietta, alle 10.30 e alle 14.00, due presentazioni dedicate al tema. Oltre a ciò, nella stanza delle vasche interattive, dalle 11 alle 13 e dalle 14 alle 17, tutti i bambini potranno adottare un pesce tra squali pinna nera, cavallucci marini, pesci pagliaccio, pesci chirurgo reali e stelle marine. Ad ogni piccolo ospite sarà consegnato un attestato ricordo personalizzato con il nome del bambino e le caratteristiche del pesce adottato.

L'ARENA
21 MAGGIO 2010

 

ANIMALI. Zaia felice, uno porterà il suo nome
Nati due cuccioli di yak

 

Provincia di Belluno - Fiocco azzurro per la coppia di yak sulle Dolomiti venete: la nascita di due cuccioli ha "intenerito" il presidente del Veneto Luca Zaia che esprime le sue felicitazioni. Uno dei due cuccioli è stato chiamato Luca, in suo onore.
«Ho saputo che nella mandria di yak che ho portato a novembre scorso nell’Alpago, sulle Dolomiti bellunesi, sono nati due cuccioli. Questo significa che gli esemplari di bovini che avevamo trasferito lì per migliorare le loro condizioni di vita e garantirne così la sopravvivenza si sono ambientati perfettamente al microclima dell’area. La presenza di questi "spazzini del bosco" - prosegue Zaia - contribuirà ad accrescere la biodiversità della zona e a favorire la salvaguardia dell’ambiente, rendendolo ancora più bello».


BLITZ QUOTIDIANO
21 MAGGIO 2010
 
Kazakhstan, il mistero delle antilopi: 2000 esemplari morti
 
 
E’ salito a duemila oggi il numero delle antilopi della steppa trovate morte misteriosamente nella regione occidentale del Kazakhstan, come riferisce l’agenzia Kazinform.Gli animali trovati morti presenterebbero segni di avvelenamento: “Per ora le ragioni restano ignote, stiamo effettuando controlli veterinari sulle carcasse, speriamo di conoscere a breve la causa della mortalità di massa dei capi” ha detto, definendo poi la situazione una “tragedia”.La saiga degli Urali è una particolare specie già a rischio estinzione e preda del bracconaggio. Vive nelle steppe dell’ovest del Kazakhstan dove negli anni ‘90 la sua popolazione si e’ ridotta di un milione di esemplari. Secondo il Wwf al momento se ne contano circa 50 mila, ma il portavoce del Comitato fauna e foreste Nisinbaev ha oggi affermato che in Kazakistan ne sopravvivono circa 90 mila, di cui 26.600 nella regione ovest.Proprio qui ieri, nel distretto di Zhanibek dove si trova la maggiore concentrazione della specie, erano stati rilevati 200 decessi di animali, inizialmente attribuiti a una malattia non identificata. Una commissione è stata creata per indagare sulle cause dell’incidente.

CORRIERE DELLA SERA

21 MAGGIO 2010

 

I felini allevati usati per diveritire il pubblico. E una volta morti se ne usano i corpi

Il regalo più ambito? Il vino di ossa di tigre

Bottiglie vendute a 130 dollari l'una, è considerato un potente afrodisiaco che combatte anche i reumatismi

 

 

 

Giorgia Rozza

 

MILANO - Con l’apertura dell’Anno della Tigre lo scorso 14 febbraio, sono in molti a pensare che in Cina l’elisir chiamato «wine bone tiger», letteralmente vino di ossa di tigre, diventerà un regalo sempre più gettonato. Nelle costose bottiglie, vendute in media a 130 dollari l’una, si trovano pezzi di ossa di del maestoso felide lasciati macerare per anni in un liquore a base di riso che si trasformerebbe, secondo quanto asserisce una parte della medicina tradizionale del Paese, in un portentoso rimedio afrodisiaco e antireumatoide.

LA FATTORIA DELLE TIGRI - Eppure questo prodotto è ufficialmente illegale nell’ex Celeste Impero dal 1993, quando il governo di Pechino, dopo aver proibito il traffico internazionale di organi di tigre aderendo alla Cites nel 1981, ne bandì anche quello interno, togliendo ossa, zampe e organi del regale animale dalla farmacopea ufficiale. Ma fatta la legge, trovato l’inganno e l’elisir di tigre è ancora in vendita, come testimoniano alcuni operatori di Animals Asia Foundation, un’associazione no profit per la tutela degli animali. Proprio a loro, l’anno scorso, ne fu offerta una bottiglia nel negozio di gadget della più grande “fattoria delle tigri” cinese: il Xiongsen Bear and Tiger Park, aperto nel 1993 nella città di Guilin grazie al contributo finanziario del dipartimento statale delle foreste.

ATTRAZIONE PER IL PUBBLICO - Qui, accanto ad altre specie esotiche prigioniere, come orsi asiatici munti per la loro bile e scimmie cappuccine, vivono in condizioni disperate 1500 delle 6000 tigri «allevate» in tutta la Cina. Negli anni Ottanta Pechino incoraggiò la nascita di queste strutture che dovevano fornire al mercato pelli e organi del raro felide, salvaguardandone in questo modo le poche migliaia rimaste in natura. Dopo la legge del 1993, però , le fattorie delle tigri non furono chiuse e a tutt’oggi sono pienamente operative e legali, nonostante le pressioni internazionali per chiuderle. Stipate in box che assomigliano a quelli dei peggiori canili nostrani, costrette a esibirsi in giochi circensi,le tigri sono un’attrazione per il pubblico che, quando è numeroso, ha il privilegio di assistere al grande predatore che caccia una preda viva messa a sua disposizione in spelacchiati recinti privi di alberi.

NON SI BUTTA NULLA - La questione fattorie delle tigri e del consumo illegale delle loro parti è un cane che si morde la coda: mettendo in vendita ossa e altre parti, le fattorie ne stimolano continuamente la domanda e se la domanda sale si intensifica anche il bracconaggio. Non basta: la richiesta di organi di tigre porta più facilmente a casi di grave maltrattamento perché una tigre morta si trasforma in una “gallina dalle uova d’oro” alla quale si possono espiantare gli organi. Un esempio recentissimo è quello dello zoo di Shanyang, megalopoli di 7 milioni di abitanti nella provincia di Liaoning, non lontano dal confine con la Corea del Nord. Qui, negli ultimi tre mesi, sono morte di fame undici tigri siberiane. Non si sa cosa sia stato fatto dei loro corpi. Ciò che si sa, invece, è che l’anno della Tigre si festeggia ogni dodici anni: l’ultima volta, nel 1998, di questi superbi animali ne resistevano in natura 5000. Oggi sono meno di 3500, contro i 100.000 che vivevano nelle foreste del Pianeta all’inizio del Novecento. Chissà se il prossimo anno dedicato allo splendido predatore, il 2022, ne vedrà ancora qualcuno vivo e libero.

 

VIDEO

http://www.corriere.it/animali/10_maggio_21/vino-ossa-tigre-cina_52336d80-64e7-11df-ab62-00144f02aabe.shtml


CORRIERE DELLA SERA
21 MAGGIO 2010
 
Tutte le parti del corpo sono utilizzate a fini estetici, curativi o esoterici
Tigri sempre più a rischio di estinzione Viaggio tra i bracconieri che le cacciano
Le telecamere del National Geographic alla scoperta del business che ruota attorno a questi maestosi felini
 
Tigri allo stato libero si bagnano in una pozza nei dintorni di Bandhavgarh, in India (Ap)
 
MILANO - Sono predatrici formidabili, considerate un pericolo per l'uomo. E, al tempo stesso, animali dal grande fascino. Sono temute e rispettate. Ma non da tutti. La caccia indiscriminata ha portato alla loro decimazione e in questo che per il calendario cinese è l'anno della tigre, il rischio di una recrudescenza dell'azione dei bracconieri è particolarmente elevato. Di una tigre si possono usare varie parti del corpo: per la produzione di gioielli (dalle zanne), capi di abbigliamento o tappeti (con le pelli), trofei da esposizione e, soprattutto, filtri e pozioni spacciati di volta in volta come terapeutici, afrodisiaci, addirittura magici.
LA MOBILITAZIONE - Anche per questo le associazioni ambientaliste e molti governi di tutto il mondo si stanno mobilitando per la loro difesa. Quello della caccia alle tigri è un fenomeno noto ma purtroppo ancora lontano dall'essere debellato. E ad esso è dedicato il documentario «Inside - A caccia di tigri», in onda domenica sera su National Geographic Channel (ore 23,10, canale 402 di Sky). Il filmato è un viaggio alla scoperta delle ragioni che si nascondono dietro lo sterminio di questi animali.
I NUMERI - All’inizio del ventesimo secolo erano circa 100.000 le tigri che vivevano in libertà; ai nostri giorni sono solo 3.500 gli esemplari che si muovono nel proprio habitat naturale. La drastica crescita della domanda delle loro pelli, considerate come un vero e proprio trofeo, delle ossa, apprezzate per le leggendarie proprietà mediche, delle carni e addirittura degli organi genitali, considerati afrodisiaci, alimenta un ricco mercato sommerso difficile da arginare. Per questo l’EIA (Environmental Investigation Agency), l’agenzia investigativa per la protezione dell’ambiente, si impegna ogni giorno nella lotta contro la gigantesca rete del commercio illegale di tigri, provando a colpire i vari passaggi della “filiera”: dalla caccia di frodo degli esemplari al loro trasferimento e infine alla loro vendita.
TELECAMERE NASCOSTE - «Per la prima volta le telecamere di National Geographic mostrano le operazioni dell’EIA in Cina - raccontano i produttori -: indossando microfoni e telecamere nascoste, i suoi agenti seguono le operazioni di contrabbando svelando i tragitti, le modalità di trasporto e i mercati in cui le merci vengono esposte senza alcun timore delle autorità. Una missione e pericolosa che porterà però alla scoperta di informazioni fondamentali per la lotta a questo traffico».

LA ZAMPA.IT

21 MAGGIO 2010

 

Gli "orsi della luna" in piazza a Napoli

 

Sino al 30 maggio, nella splendida cornice di piazza del Plebiscito a Napoli, si tiene la mostra "Save me from sickening medicine". L'evento, nato con l'intenzione di documentare l'inutile sfruttamento al quale sono sottoposti gli orsi neri tibetani nel sudest asiatico, è stato organizzato da "Animals Asia Foundation", unica organizzazione internazionale non governativa riconosciuta dal Governo Cinese, in collaborazione con il Comune di Napoli e il sostegno dell'Enpa. Lo scopo dell'iniziativa è quello di accompagnare il visitatore alla drammatica scoperta di una pratica ignota alla maggior parte delle persone, ma che occorre conoscere per combattere, ridando dignità alla vita in ogni sua forma, a partire da quella animale.

 

FOTO

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?p=1&pm=1&IDmsezione=59&IDalbum=26744&tipo=FOTOGALLERY#mpos


IL GAZZETTINO

21 MAGGIO 2010

 

"Dino" ha le ore contate

Forse non sarà fissata la cattura ma comunque decise forme di contenimento

 

Provincia di Vicenza - Nel giorno del vertice ad Asiago, per decidere quali provvedimenti prendere nei suoi confronti, l'orso "Dino" sarebbe stato visto per la prima volta nel territorio del capoluogo dell'Altopiano. Alcuni testimoni assicurano di averlo notato l'altra notte della zona dell'aeroporto, da dove si è poi diretto verso i boschi a nord. É importante, secondo gli esperti, che nonostante il gran girovagare, "M5" non abbia più aggredito animali. Gli ultimi due casi risalgono all'alba di domenica, a Rubbio di Bassano del Grappa. Da allora "Dino" è risalito verso i monti, attraverso i comuni di Conco e Gallio (dove sarebbe avvenuto un altro avvistamento) per poi risalire ancora più a nord, sopra Asiago, da dove è poi sceso a Camporovere. Nella frazione roanese, nella notte tra martedì e mercoledì, ha parzialmente distrutto un recinto, vicino al cimitero.Intanto si arricchisce di protagonisti il summit di oggi, previsto per le 12, nella sede della Comunità montana di Asiago. Promosso dalla Prefettura di Vicenza (su invito dell'assessore provinciale Marcello Spigolon, che ha seguito la vicenda dall'inizio e presenzierà al vertice), d'intesa con l'assessorato regionale, all'incontro parteciperanno i rappresentanti delle province di Vicenza, Belluno e Verona, della Provincia autonoma di Trento, dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale; significativa anche la presenza della Direzione per la Protezione della natura del ministero dell'Ambiente. La riunione, come già annunciato, è a "porte chiuse", quindi non saranno ammessi amministratori locali, allevatori e residenti. Vietato anche l'ingresso ai giornalisti, anche se dopo il vertice dovrebbe tenersi una conferenza stampa. Secondo alcune indiscrezioni oggi non passerà la richiesta di catturare (per poi trasferire) l'orso Dino, mentre saranno forniti consigli e regole, come ad esempio l’uso di cavi elettrici a bassa tensione, per difendersi dalle incursioni del plantigrado.


ASCA

21 MAGGIO 2010

 

VENETO: ORSO DINO VERRA' CATTURATO PER EVITARE DANNI AD AGRICOLI

 

Asiago - L'orso ''Dino'', che da qualche tempo sta facendo strage di animali sull'Altopiano di Asiago dovra' essere catturato e allontanato, pur nel rispetto delle norme europee, nazionali e interregionali esistenti. E' questa la decisione assunta al termine di un vertice tecnico-istituzionale, tenutosi oggi ad Asiago presenti, tra gli altri, l'Assessore regionale alla Protezione Civile e Caccia del Veneto Daniele Stival, rappresentanti della Prefettura di Vicenza, delle Province di Vicenza, Verona e Belluno, amministratori locali, esperti del settore.
''In 150 anni non risultano attacchi all'uomo nelle nostre zone - ha detto Stival - per cui statisticamente la popolazione puo' essere tranquillizzata, anche se un'evoluzione del comportamento di quest'orso non puo' essere esclusa a priori. E' invece alta la preoccupazione per gli effetti sulle attivita' degli allevatori, degli agricoltori e del turismo, che ritengo vada tenuta in alta considerazione.
Per questo - ha annunciato Stival - attiveremo immediatamente forme di controllo dell'animale utilizzando la Polizia Provinciale, le Guardie Forestali e anche uomini della nostra Protezione Civile, nel tentativo di impedire o limitare le scorribande''.


LA ZAMPA.IT

21 MAGGIO 2010

 

Riappare l'orso Dino adesso rischia la vita

Ad Asiago in pochi giorni ha ucciso sei asini. Una grande battuta per salvarlo dagli allevatori

 

 

 

MASSIMO GUERRETTA

 

VICENZA - E se un giorno, anziché gli asini, attaccasse l’uomo? E’ la domanda ricorrente sull’ altopiano di Asiago da quando l’orso Dino è tornato, più affamato che mai, ad aggredire e a divorare asini e pecore smentendo, così, chi lo dava per morto (il suo radio-collare si è danneggiato a inizio maggio) o chi, come i molti amici di Facebook (ne ha quasi 15 mila, vendono pure le magliette con il suo nome) sperano che non gli accada nulla di male.
Il punto è che negli ultimi dieci giorni, l'orso vagabondo pare aver ritrovato l'appetito: ghiotto di carne d'asina, ha ucciso sei equini, uno addirittura vicino alla provinciale Fratellanza, che collega Bassano con l’altopiano di Asiago: non si è fatto problemi a scendere fino agli 800 metri, a un passo dalle automobili.
Per chi abita vicino a quei boschi c’è poco da scherzare: «O lo portano via o lo ammazziamo noi - dicono gli abitanti della zona - non possiamo vivere con l’incubo di vedere i nostri animali sbranati o, peggio, rischiare che ci uccida». Dino è ormai una vera calamità per gli abitanti dell’altopiano. Non si contano più i raid ai pollai, le pecore i conigli divorati, le cavalle costrette a fuggire all’impazzata. Tanto che anche la Regione gli volta le spalle: «Bisogna evitare che faccia altri danni», tuona Daniele Stival, assessore veneto alla Caccia e protezione civile che, d’intesa con la prefettura di Vicenza, ha promosso un incontro tecnico, fissato per oggi alla sede della Comunità montana di Asiago. L’allerta è ormai altissima: le guardie provinciali registrano numerosi avvistamenti - le sue impronte fuori dai pollai sono chiarissime - tanto che i malgari gli hanno dichiarato guerra: «Sono esasperati e preoccupati per le mucche al pascolo - conferma il presidente della Provincia di Vicenza, Attilio Schneck - abbiamo l’obbligo di tutelare l’orso ed evitargli una brutta fine». Così è stato dato mandato all’assessore alla Caccia, Marcello Spigolon, di attivarsi per la cattura. Nelle prossime ore potrebbe cominciare una ricerca a tappeto, anche se Dino ha dimostrato di poter percorrere in poche ore anche 50 chilometri.
L’orso, solitamente, è un animale schivo e non pericoloso per l'uomo se non in particolari circostanze. Ma Dino pare aver superato ogni limite. «Il caso - dice Stival - dimostra che alcuni esemplari possono prendere cattive abitudini come quella di predare animali domestici o di avvicinarsi troppo ai centri abitati. E in questi casi è necessario mettere in campo misure affinchè le persone si sentano al sicuro».
Trovando però il niet del ministro Galan: «Nessuno si sogni di usare le armi contro gli orsi, sarebbe un atto barbaro e inutile». Monitorare i suoi movimenti ormai è diventato difficile: nato in Slovenia e «adottato» dal Trentino, l’orso Dino è ormai scollegato dal radio-collare stretto dopo la cattura nell’ottobre scorso, ed è difficilmente raggiungibile nonostante raggiunga i due quintali di peso per 190 centimetri d’altezza: talmente veloce che risulta difficile intuirne la direzione di fuga. Ma, secondo gli esperti, trovarselo di fronte sarà difficile: dopo il periodo primaverile dovrebbe placare la propria fame e concentrarci sul dessert, cioè erba e mirtilli. Tanto che a Schio la pasticceria Caoduro ha voluto fare un omaggio all’ospite peloso della Slovenia: è nato infatti il «Dolce Dino», torta di mele a forma di orso. Una prelibatezza che rischia di andare di traverso ai tanti allevatori che in queste ore temono nuovi assalti dell’orso più popolare del web.


IL GAZZETTINO

21 MAGGIO 2010

 

Affinché la gente si senta sicura è necessario prendere misure contro l'orso 'Dino'

 

VENEZIA - Affinché la gente si senta sicura è necessario prendere misure contro l'orso 'Dino'; parola dell'assessore veneto alla Caccia e Protezione Civile Daniele Stival. Il quale ha promosso un vertice - con Prefettura e Province di Vicenza, Belluno, Verona e Trento - questa mattina a Asiago.«L'orso bruno - spiega l'assessore - è una specie protetta dalla legislazione comunitaria e nazionale, ma deve essere gestito in modo tale da contenere quanto più possibile i danni che può causare ed evitare qualsiasi disagio alle popolazioni». E se è un animale schivo e non pericoloso per l'uomo se non in particolari circostanze, «il caso di 'Dino' dimostra - dice Stival - che alcuni esemplari possono prendere cattive abitudini come quella di predare animali domestici o di avvicinarsi troppo ai centri abitati». E in questi casi è necessario mettere in campo misure affinché le persone si sentano al sicuro.


L'ARENA

21 MAGGIO 2010

 

LESSINIA. Oggi ad Asiago si incontrano gli esperti veneti e trentini per affrontare la questione dell’orso che da settimane scorazza indisturbato sulle nostre prealpi

Gran consulto per decidere la sorte di Dino

La Provincia di Vicenza vorrebbe la cattura e lo spostamento del plantigrado, ma mancano le condizioni di pericolosità

 

 

Provincia di Verona - È diventata un problema la libertà di Dino, l’orso classificato come M5 che poche settimane dopo il suo risveglio ha cominciato a togliere il sonno agli altri, ad allevatori e amministratori delle prealpi venete, montagne che sembra aver prediletto come luogo di soggiorno primaverile.
Pesano soprattutto certe affermazioni esasperate del tipo «Venite a prenderlo, se non volete portarlo via morto», che hanno cominciato a girare dopo le ripetute razzie dell’orso.
Biologi e faunisti sono allarmati ed è diventata inevitabile la convocazione di un tavolo promosso dalla Prefettura di Vicenza d'intesa con l'assessorato regionale attorno a cui stamattina siederanno, nella sede della Comunità montana di Asiago, i rappresentanti delle Province di Vicenza, Belluno e Verona, della Provincia autonoma di Trento, dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e della Direzione per la protezione della natura del ministero dell’Ambiente.
Per la Regione sarà presente l’assessore alla caccia e Protezione civile Daniele Stival, che ha anticipato le linee di confronto: «L’orso deve essere gestito in modo tale da contenere quanto più possibile i danni che può causare al patrimonio agricolo e zootecnico ed evitare qualsiasi disagio alle popolazioni locali».
Le modificazioni dell’ambiente montano, con il progressivo aumento delle superfici boscate e l’espansione naturale delle popolazioni selvatiche, fanno sì che sempre più frequentemente il territorio del Veneto sia interessato da presenze, seppure ancora sporadiche, di orsi.
«L’esperienza dei trentini e i dati statistici», aggiunge Stival, «ci dicono che l’orso è un animale schivo e non pericoloso nei confronti dell’uomo se non in particolari circostanze, ma sappiamo bene, e il caso di Dino lo dimostra, che alcuni esemplari possono prendere cattive abitudini. In questi casi, a prescindere dal risarcimento economico del danno materiale, è necessario mettere in campo misure gestionali affinché le persone si sentano comunque al sicuro. La comunicazione e la corretta informazione, rivolte soprattutto alle nuove generazioni», conclude l’assessore Stival, «sono comunque aspetti fondamentali, per “rifare conoscenza” con questa specie che appartiene alla storia delle nostre genti di montagna».
Per Verona parteciperanno alla riunione i biologi Ivano Confortini, responsabile del Servizio caccia e pesca e Greta Serafin della Polizia provinciale. «Non ho idea di che cosa potrà uscire dalla riunione di Asiago», anticipa Confortini, «ma mi pare evidente che l’orientamento sia ormai quello di concordare una possibile azione incruenta che contenga il comportamento predatorio di M5 verso gli animali domestici».
Come farlo resta il problema. Catturarlo per provvederlo di nuovo di un collare con segnale satellitare efficiente, come è stato fatto lo scorso ottobre, non sembra la soluzione ottimale, visto il comportamento di Dino dopo il risveglio, quando ancora il segnale funzionava ma gli spostamenti erano talmente veloci e imprevedibili che non si è mai riusciti a impostare un’azione preventiva, nonostante di giorno in giorno si potesse conoscere la sua presunta posizione.
La richiesta esplicita al ministero, che parte dalla Provincia di Vicenza attraverso l’assessore alla caccia Marcello Spigolon, è di autorizzare la cattura di Dino. Sulla sua destinazione poi resta il dubbio perché la liberazione, anche in territori lontani, non garantisce che Dino riprenda la strada di "casa" cioè dei luoghi dove ha scoperto che può procurarsi cibo abbondante.
Potrebbe esserci per Dino la stessa soluzione trovata per Jurka, l’orsa trentina catturata per il suo comportamento eccessivamente spavaldo che la portava ad avvicinarsi troppo a luoghi come baite, pollai, impianti sciistici frequentati. Fu catturata e trasferita nell’area recintata di Casteller. Ma per Dino sarebbe una punizione ingiusta ed eccessiva perché finora ha dimostrato di temere l’uomo e anche il Veneto ha sottoscritto l’impegno di «Life Ursus» secondo il quale si deve fare il possibile per garantire ai grandi selvatici le migliori condizioni di vita.


CORRIERE DELLE ALPI
21 MAGGIO 2010
 
Un vertice a Vicenza contro le scorribande dell'orso Dino
 
BELLUNO: Affinchè la gente si senta sicura, è necessario prendere misure contro l’orso “Dino”, le cui tracce sui monti veneti sono evidenti. Parola dell’assessore regionale veneto alla caccia Daniele Stival che ha promosso un incontro tecnico nella sede della Comunità montana di Asiago, dove parteciperanno anche i responsabili del settore della Provincia di Belluno. «L’orso bruno», spiega l’assessore, «è una specie autoctona e tipica dei nostri territori montani alpini, protetta dalla legislazione comunitaria e nazionale, ma deve essere gestito in modo tale da contenere quanto più possibile i danni che può causare al patrimonio agricolo e zootecnico ed evitare disagi alle popolazioni.  Il progressivo aumento delle superfici boscate e l’espansione naturale delle popolazioni selvatiche, sottolinea Stival, «fanno sì che il territorio sia interessato da presenze, seppure ancora sporadiche, di orsi, in dispersione dal Trentino ma anche, come nel caso di “Dino”, dalla Slovenia». E se l’orso è un animale schivo e non pericoloso per l’uomo, «il caso di “Dino” dimostra che alcuni esemplari possono prendere cattive abitudini come quella di predare animali domestici o di avvicinarsi troppo ai centri abitati». E in questi casi - spiega - è necessario mettere in campo misure affinchè le persone si sentano al sicuro, a prescindere dal risarcimento economico.

L'ARENA

21 MAGGIO 2010

 

L’ESPERTA. Ha aggredito e ucciso, ma è stato ben alla larga dall’uomo
Robusto e affamato ma anche molto timido
La biologa Greta Serafin racconta i suoi giorni con l’orso

 

Finché è stato nel Veronese, e se dovesse ancora tornare, l’orso Dino ha avuto un’ombra discreta e persistente sulle sue tracce, rappresentata da Greta Serafin, biologa, entrata cinque anni fa nel corpo della Polizia provinciale e alla quale è stato affidato l’incarico di seguire gli spostamenti del plantigrado.
Da quando si è perso il segnale Gps satellitare, forse per esaurimento delle batterie, e ci si è dovuti affidare solo al segnale radio Vhf, è toccato a lei, seguire con il ricevitore e l’antenna direzionale gli impulsi radio del collare di Dino.
Non era la prima volta e questo compito lo aveva assolto anche nei giorni immediatamente seguenti a quelli di Pasquetta quando tracce inequivocabili della presenza di Dino erano state rilevate nella zona di Boscochiesanuova.
Poi ci fu il trasferimento del plantigrado nel Vicentino fra il Pasubio e l’altopiano di Asiago, fino al ritorno in Val Squaranto con le predazioni di due asini a Romagnano e Valdiporro, per poi tornare fra Asiago e la Valsugana con altre razzie che hanno portato a 14 finora gli asini aggrediti e rimasti vittime dei denti di Dino, oltre a varie pecore, conigli e galline.
In realtà la presenza di Polizia provinciale e Corpo forestale dello Stato è stata legata oltre che a Dino, al fatto di cercare di associare l’orso nei suoi avvicinamenti ai centri abitati con la paura della presenza umana, che si fa sentire con spari a salve, rumori, pallottole di gomma e accensioni di fari. Un riflesso condizionato che dovrebbe radicare in lui ancora di più la paura dell’uomo, e tenerlo lontano, confidando anche sulla sua naturale diffidenza verso l’uomo.
Secondo la biologa è possibile che Dino torni nel Veronese perché di solito su circa 100 km quadrati, com’è l’areale compreso fra Baldo e altopiano di Asiago possono vivere e crescere circa tre orsi.
Che non ci sia solo Dino, o M5, com’è geneticamente riconosciuto l’orso proveniente spontaneamente dalla Slovenia, l’agente Serafin ammette che sia possibile, anche se nessuno può al momento dire quanti siano gli esemplari presenti: le analisi genetiche sui campioni rintracciati non escludono che ci siano altri esemplari.
Per ora M5 è sicuramente il più intraprendente, copre anche 50 km in una notte, e come lui altri orsi possono arrivare dallo Slovenia o dal Trentino.
Ha il difetto di prediligere la carne di asino e ne hanno fatto le spese quegli allevatori che credevano di dover difendere i loro piccoli animali dalla volpe, ma non immaginavano che un grande predatore avrebbe aggredito animali della stazza di un asino.
Secondo gli esperti la sua alimentazione è da onnivoro opportunista, rappresentata per il 70 per cento da vegetali e frutta, per il 6 per cento da mammiferi (pecore ed equini) e per la rimanenza da insetti come formiche e api.
Ma anche la dieta segue una sua stagionalità: il periodo del risveglio (che per Dino è iniziato il 25 febbraio) coincide con il bisogno di proteine per integrare il consumo di grasso perduto durante i mesi di letargo.
Si deve preparare all’accoppiamento (maggio-giugno) e ama presentarsi ben pasciutto e in forze.
Questa la ragione delle razzie primaverili perché le proteine ingrassano in fretta in attesa di un dieta di mantenimento a base di frutta e bacche nella stagione in cui ne troverà in abbondanza.
Gli interventi di dissuasione nel Veronese sono serviti: all’uccisione dell’asino Mario a Romagnano era seguito il furioso abbaiare dei cani nel vicino recinto e l’uscita della padrona che aveva cercato di rabbonirli.
Nella secondo aggressione, in cui restò vittima l’asina Lea, avvenuta in tutta tranquillità nei pressi della contrada abbandonata Sponda, nel Comune di Boscochiesanuova, M5 ha potuto pasteggiare a lungo e con calma senza essere disturbato.
Ma nei giorni successivi la continua presenza dell’agente Serafin con il suo apparato radio per captare attorno alla carcassa l’avvicinamento di Dino, deve averlo convinto ad abbandonare il posto e prendere di nuovo la strada dell’altopiano di Asiago dove ha imperversato con le ultime predazioni.


BIG HUNTER

21 MAGGIO 2010

 

BigHunter Giovani. Enrico Lino: "il cacciatore moderno è l'ambientalista per eccellenza"

 

 

La caccia è una bellissima attività, piacevole e, se praticata secondo giusti principi, utile. Lo pensa Enrico Lino, di Venaria Reale (TO). Da cacciatore nel fiore degli anni conosce la situazione della sua generazione e pensa che sia necessario educare i giovani d'oggi per avvicinarli al mondo venatorio, per esempio “mostrando loro quanto c'è ancora da fare per ottenere un ambiente sano e ricco di selvaggina naturale e sfatando così il mito del cacciatore distruttore”.

Enrico lavora come tecnico commerciale nel settore della siderurgia, è sposato ed ha già due bimbe. Moglie e figlie, ci dice, condividono la sua passione, sana e faticosa ma soprattutto comprendono la gioia che essa sa provocare. La figlia più grande, di nove anni, già lo segue in alcune uscite. Anche la più piccola scalpita, ma è ancora presto, dice. Un vizio di famiglia, pare, visto che ha coinvolto praticamente tutte le generazioni che lo hanno preceduto.
Pratica la vagante con cane da ferma ma non disdegna altri tipi di caccia. Per tre anni è stato presidente di una sezione comunale torinese di Federcaccia, ma crede che il lavoro più importante per la caccia sia quello che parte dalla gestione sul territorio, per questo collabora attivamente con l'Atc dove caccia (AL 1). “Le Associazioni Venatorie – dice -  hanno diviso il mondo venatorio sezionandolo con le settoriali e facendo dimenticare ai cacciatori l'amore per il territorio e per la propria passione”.
La caccia per Enrico è fondamentale per la salvaguardia dell'ambiente. “Una sana Gestione e con un controllo selettivo delle specie più aggressive e opportuniste – ci scrive -  porteranno il cacciatore moderno ad essere l'Ambientalista per Eccellenza”.
Ecco come racconta la sua prima lepre: “era il mio primo anno nell'atc AL 1, ero con la mia Cagnetta, Setter inglese tricolore di nome Dea, una ferma a testa alta in un terreno collinare dentro ad un pioppeto una guidata di circa 40 metri. E, come un fantasma parte come un missile questa magnifica lepre:  mi tremavano le gambe ma la mia mira non mi ha tradito un bel tiro e poi dritto a casa  a mostrarla a mio Padre e alla mia famiglia, foto di rito e festa .... la lepre è sempre la lepre!”.
BIG HUNTER
21 MAGGIO 2010
 
Federfauna denuncia la Brambilla per falso e diffamazione
 
Dopo le recenti prese di posizione del mondo della caccia e di parte del mondo politico sulle spiazzanti dichiarazioni della Brambilla, che oltre al settore venatorio hanno coinvolto quanti si riconoscono nella cultura rurale e gli operatori del settore, Federfauna ha deciso di denunciare la ministra per falso e diffamazione. 
In occasione della prossima riunione del Coordinamento per la Difesa e la Promozione della Cultura Rurale (lunedì 24 maggio a Bologna), la Confederazione chiederà a tutti gli altri membri di sottoscrivere la denuncia e di richiedere tutti insieme un congruo risarcimento.
Un segnale di concretezza che intende difendere i diritti di quanti portano avanti i valori della cultura rurale e di quanti esercitano le attività ad essa legate.

CORRIERE DI MAREMMA
21 MAGGIO 2010
 
Anche Fido prenderà la tintarella
Orbetello Multe salate per i padroni che non rispetteranno le regole. A Torre Saline individuata una spiaggia per i cani.
 
Orbetello (GR) - Una spiaggia tutta per i cani. Il sindaco di Orbetello Altero Matteoli firma un’ordinanza dove individua- per motivi di tutela, di salvaguardia e di igiene ambientale - il tratto di spiaggia libera sul litorale sud della foce del fiume Albegna - a Torre Saline in corrispondenza del campeggio “Village Bocche d’Albegna” - per consentire l’accesso e la permanenza dei cani. La presenza “del migliore amico dell’uomo” è consentita in un’area di 1725 metri quadrati per un fronte mare di 75 metri lineari. Ovviamente nella fetta d’arenile in questione, delimitata dal responsabile della struttura campeggistica con apposite segnalazioni, ci sono degli obblighi da rispettare. Innanzitutto, la spiaggia è accessibile ai cani dal 1 giugno al 30 settembre, dalle 7 alle 23. L’area non ha ombreggio, acqua e servizio di salvataggio. Sarà premura del padrone dell’animale provvedere alla fornitura d’acqua e “la docciatura”, che potranno essere serviti anche nel campeggio sopra indicato. L’accesso alla spiaggia prevede un massimo di due animali - regolarmente iscritti all’anagrafe canina - per persona. Fido dovrà essere accompagnato al guinzaglio e ci sarà l’obbligo, per le razze che rientrano nelle categorie dell’ordinanza del ministro della Salute, della museruola. I proprietari dei cani hanno il compito di vigilare che le loro bestiole non diano fastidio ai bagnanti. Gli animali, tra l’altro, potranno fare il bagno in mare ma solo nel tratto antistante l’oggetto dell’ ordinanza. L’accesso alla spiaggia, inoltre, è corredato dalle indicazioni che saranno poste dal responsabile del campeggio “Bocche d’Albegna”. Chiunque sarà sorpreso fuori dal confine, verrà punito con una sanzione amministrativa. Per la pulizia del cane non sono ammessi detergenti. Il proprietario, per la cronaca, dovrà munirsi anche di paletta. Non per fare i castelli di sabbia ma per pulire gli eventuali bisognini dell’animale. In zona, per l’appunto, ci saranno gli appositi contenitori dove gettare i sacchetti con le deiezioni. Chi non rispetterà questa regola e non sarà in possesso degli strumenti per la raccolta “dei ricordini” è soggetto a una sanzione da 80 euro a ben 480 euro. Tutte le altre infrazioni saranno punite, se il fatto non costituisce reato, applicando multe che vanno da 100 euro a 3098 euro.

CORRIERE DI RIETI
21 MAGGIO 2010
 
Canili lager: Rieti tra i casi più preoccupanti in Italia
Il sottosegretario del ministero della Salute, Francesca Martini, alla presentazione della task force contro gli abusi.
 
C’è la struttura di Rieti tra le “situazioni più preoccupanti per quanto riguarda i canili lager”. Lo ha detto il sottosegretario del ministero della Salute, Francesca Martini, alla presentazione della nuova task force contro il randagismo. Il nome del capoluogo reatino viene menzionato infatti tra i primi, dove si registrano fenomeni allarmanti, insieme a quelli delle regioni del Sud Italia, nelle isole (con particolare riferimento all’area del ragusano) e a Cremona. Lotta al randagismo e ai canili lager diventano così le “missioni” della nuova task force, un’unità operativa specializzata all’interno del ministero della Salute, che si occuperà, grazie al lavoro di dieci veterinari e di quattro esperti per il supporto giuridico e amministrativo, proprio di difendere i diritti violati di cani e gatti. La task force organizzerà sopralluoghi ispettivi e attività di verifica su tutto il territorio nazionale, monitorerà e gestirà le segnalazioni di maltrattamenti e interverrà direttamente in caso di emergenza. Si occuperà inoltre di attività formativa, informativa e di comunicazione e curerà i rapporti con i cittadini e le associazioni animaliste. Tutti gli italiani e le associazioni impegnati nella tutela del benessere degli animali possono da oggi inviare segnalazioni dirette al nuovo indirizzo di posta elettronica, predisposto dal ministero della Salute: tutela.animale sanita.it. “Questa task force - ha aggiunto il sottosegretario Martini - rappresenta un raccordo fondamentale con il territorio per incidere in maniera concreta e attiva sul fenomeno del randagismo e del maltrattamento animale. La task force opererà in sinergia con i carabinieri dei Nas e con tutte le risorse associative e ispettive a tutela degli animali presenti nel nostro Paese. Ogni veterinario fra i 10 incaricati - ha spiegato - sarà responsabile dei vari singoli casi segnalati, che saranno seguiti dall’inizio alla fine in modo da avere un unico referente ed essere certi che i risultati arrivino poi alla magistratura. Questa iniziativa è un tassello fondamentale per la lotta al degrado, al malaffare, alla violenza ancora purtroppo diffusa in un Paese civile come l’Italia”. “Dal luglio 2008 abbiamo effettuato circa 1.200-1.500 ispezioni in canili, allevamenti, negozi di animali, strutture di addestramento e toelettatura - ha detto Cosimo Piccinno, comandante dei Nas - e circa il 30 per cento è sfociato in una denuncia all’autorità giudiziaria. Il nostro obiettivo, e quello che ci attendiamo da questa task force, è di non vedere più cani o gatti maltrattati in Italia”

REUTERS

21 MAGGIO 2010

 

Si apre in California la stagione di surf per cani

 

 

Sarah Tippit

 

SAN DIEGO  - L'onda si avvicina, e Buddy, un piccolo terrier Jack Russel, è pronto a surfarla.L'ispido cagnetto, che pesa circa 7 kg, ha surfato per 10 dei suoi 12 anni a fianco al suo padrone Bruce Hooker, cinquantatreenne californiano, che generalmente affronta le onde tre volte a settimana, oltre a fare sei miglia di passeggiate al giorno per farsi trovare in forma dall'oceano.Domani Buddy sarà uno dei circa 60 cani che si sfideranno nel quinto torneo annuale del Surf Dog al centro turistico Loews di Coronado bay, in California meridionale, nella gara che segnerà l'apertura della stagione di surf per cani."Lui è davvero un appassionato. Vede questa cosa come un gioco e vuole giocare. Sono sicuro che ha cavalcato più onde di qualsiasi altro cane", ha detto Hooker, venditore e surfista di lunga data, nonché allenatore di Buddy."Il mio compito è di portarlo nella parte critica dell'onda", ha detto Hooker, fiero che Buddy abbia vinto la sua batteria, decisa in base alla classe di peso, nell'ultima gara.La popolare gara vicino San Diego, come la maggior parte dei tanti eventi di surf per cani che si svolgono in California meridionale ogni anno, è un'iniziativa benefica a favore di gruppi animalisti, spiega Kathleen Cochran, direttore generale della Loews, che gestisce la struttura alberghiera che promuove l'evento. I ricavi di quest'anno saranno donati all'unità cinofila della polizia di San Diego.Le regole del concorso? Ogni cane ha dieci minuti per raggiungere la migliore onda possibile, e viene giudicato per il livello di sicurezza di sé, per la durata della "cavalcata", e in generale sulla sua abilità nel surfarla."Io personalmente guardo come sono vestiti", ha detto la Cochran, e "cosa succede alle loro code, se le agitano o se ci siedono sopra. Per me questo indica se si stanno divertendo, e questo è ciò che conta.


NET1 NEWS
21 MAGGIO 2010
 
Canada: avvistata la "bestia", incrocio tra cane e bovino
 
 
CANADA - La strana creatura, che ha le sembianze di un animale con la testa canide e il corpo bovino, è stata avvistata da due baby sitter nella città di Kitchenuhmaykoosib, nello stato dell'Ontario, mentre portavano a passeggio i loro cani. Le due donne, dopo aver fotografato la creatura, hanno immediatamente avvisato le autorità locali, ma, al loro ritorno, lo strano animale non c'era più. Non si capisce se l'animale sia scappato sulle sue zampe, o se invece, possa essere stato prelevato dai suoi "creatori" per nascondere la prova di improbabili esperimenti. In ogni caso il mistero è ancora lontano da una soluzione.

IL GAZZETTINO

21 MAGGIO 2010

 

Uccisa dal virus la volpe rinvenuta a Malga Ciapela

 

ROCCA PIETORE (BL) - Confermata la morte per rabbia dell’ultima volpe rinvenuta morta a Malga Ciapela, in comune di Rocca Pietore. Dopo la terza faina rabida trovata morta nei giorni scorsi a Col di Cortina d’Ampezzo, è in continuo aggiornamento in provincia l’elenco delle vittime del virus che dallo scorso ottobre ha ucciso quasi 200 animali, di cui 161 solo da inizio anno. Sono complessivamente 194, infatti, le positività accertate nel nostro territorio, che si conferma il più colpito dalla malattia. I casi rilevati nel vicino Friuli, dove la rabbia fece la sua ricomparsa già nell’ottobre 2008 si fermano a 58, mentre pare solo all’inizio la moria nelle province di Trento e Bolzano, dove fino ad oggi sono, rispettivamente, 4 e 3 le volpi rabide segnalate.

 

 

            21 MAGGIO 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

LA STAMPA

21 MAGGIO 2010

 

Annuncio choc "Abbiamo creato la vita artificiale"

Nasce in laboratorio la prima cellula sintetica. Venter: sono in estasi, è l'alba di una nuova era

 

MAURIZIO MOLINARI

CORRISPONDENTE DA NEW YORK

 

Il pioniere della genetica è riuscito a creare in laboratorio la prima forma di vita sintetica, cogliendo un risultato che rende possibile la creazione dal nulla di nuovi organismi. Il biologo dello Utah Craig Venter, che nel 2000 coronò la mappatura del genoma umano negli Usa, ha firmato un’impresa che sa di fantascienza al termine di 10 anni di lavoro che lo hanno visto guidare un team di 20 scienziati grazie alla disponibilità di fondi per circa 40 milioni di dollari versati dalla «Synthetic Genomic» da lui stesso fondata.«Siamo all’alba di una nuova era nella quale la vita viene creata a beneficio dell’umanità», scrive Venter, presentando i risultati della ricerca nell’articolo sull’ultimo numero del magazine «Science». La cellula sintetica si chiama «Mycoplasma mycoides JCVI-syn 1.0» ed è stata realizzata nell’Istituto di Rockville che porta il nome di Venter da un team di ricercatori coordinato da Daniel Gibson. Le prime applicazioni che prevede, come Venter ha spiegato in una conferenza stampa che ha seguito la pubblicazione, riguardano la creazione di batteri che serviranno per «creare biocarburanti o vaccini», come anche per «risucchiare il diossido di carbonio dall’atmosfera», consentendo così di correre in soccorso della salute dell’uomo come anche della Terra messa in pericolo dai cambiamenti climatici.
La pubblicazione su «Science» descrive la meta raggiunta: l’organismo sintetico è una cellula basata su un batterio esistente, ma nel nucleo ha un genoma sintetico costruito chimicamente in laboratorio. Si tratta dunque di un organismo con un’unica cellula che ha quattro impronte genetiche - corrispondenti alle lettere G, T, C e A - iscritte nel Dna al fine di identificarne l’origine e il creatore, che in questo caso non è il Pianeta ma il computer adoperato dal team di Venter. «E’ un passo importante per la scienza, ma anche per la filosofia, quando le cellule si sono moltiplicate, mantenendo lo stesso genoma - ha raccontato Venter -. E’ stato come essere in estasi, perché ci siamo resi conto che si trattava di una specie vivente, parte integrante dell’archivio di vita del Pianeta».
Ciò che cambia è la «definizione della vita», come osserva «Science», secondo cui il team ora punta ad adoperare i nuovi organismi genetici: tra le ipotesi c’è la creazione di microorganismi grazie all’aggiunta di geni capaci di produrre proteine per i vaccini oppure elementi chimici in grado di «rompere» le sostanze che inquinano l’atmosfera. La Synthetic Genomics ha ricevuto dalla compagnia petrolifera Exxon l’incarico di generare biocarburanti dalle alghe nell’ambito di un progetto per il quale sono disponibili 600 milioni di dollari. Venter è convinto di aver compiuto un passo importante in questa direzione, essendo riuscito ad ottenere il controllo sul genoma del batterio, prima sintetizzandone il Dna in laboratorio e poi disegnandone uno nuovo, con le finalità desiderate.
Le reazioni all’annuncio sono state molto diverse. Se Mark Bedau, filosofo del Reed College di Portland in Oregon, parla di «un momento che segna la storia della biologia e della biotecnologia», per Julian Savulescu, docente di etica pratica all’Università di Oxford in Gran Bretagna, «Venter sfonda la porta più profonda della storia dell’umanità, segnandone il destino», perché «non sta solo copiando artificialmente la vita o modificandola, ma si avvicina ad un ruolo che assomiglia a Dio, creando una vita». All’opposto il giudizio di David Baltimore, luminare della genetica al Caltech della California, che rimprovera a Craig di «sopravvalutare l’importanza della scoperta», perché «non si tratta di un evento epocale nè della creazione della vita, ma solo di una sua mimica, ottenuta con un tour de force che ha messo assieme un pezzo di Dna».


AGI
21 MAGGIO 2010
 
VITA ARTIFICIALE: COLOMBO (CNB), RISCHIO AUTODISTRUZIONE UOMO
 
Roma - La notizia della sintesi in laboratorio della prima cellula batterica artificiale, ottenuta senza il ricorso ad una cellula vivente preesistente, pone la questione del "potere - sempre crescente, addirittura smisurato - delle biotecnologie sul mondo vivente, potere che puo' essere utilizzato per progredire nelle conoscienze scientifiche a beneficio dell'uomo e a tutela del creato, ma anche indirizzate a tentativi arroganti e preoccupanti di asservire la vita a progetti di dominio incontrastato dell'uomo sull'uomo, di manipolazione e selezione della vita umana e di modificazione arbitraria di quella animale e vegetale". Lo sottolinea il Prof. Roberto Colombo, Docente Universita' Cattolica del Sacro Cuore e Membro del Comitato Nazionale di Bioetica. "Il "caso serio" - ammonisce Colombo - e' quello che l'uomo assurga a padrone incontastato della vita propria e di quella altrui, senza responsabilita' e limiti. Se cosi' fosse, anche i recenti risultati sulla sintesi di una cellula procariote possono spalancare le porte ad una concezione e di una prassi tecnologica autodistruggente, di cui le generazioni future potrebbero vedere le spaventose conseguenze". In ogni caso la scoperta e' "un importante traguardo della biologia sintetica.
  Ma occorre ricordare che si tratta di una cellula procariote, ossia molto piu' semplice, per quanto riguarda la architettura cellulare, di quelle degli animali e dell'uomo, ma anche di quelle delle piante, che sono di tipo eucariote. Manca, infatti, nei batteri, tutto quel corredo di organelli cellulari (mitocondri, reticoli, apparato di Golgi, lisosomi, perossisomi, ecc.) ed un nucleo ben distinto dal citoplasma che rendono le nostre cellule capici di sostenere lo sviluppo di un organismo complesso e multifunzionale quale e' quello umano.
  Occorre essere realisti: nessuna illusione, dunque, quanto alla capacita' dei ricercatori di applicare facilmente ed a breve questa tecnologia di sintesi delle cellule alle specie animali e all'uomo".
 
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