BRESCIA OGGI
20 SETTEMBRE 2009
Un altro blitz animalista al canile di OrzinuoviIL CASO. Il centro tappezzato di volantini che accusano gli operatori di maltrattare i randagi
Analoga azione dimostrativa è stata compiuta a Corte Franca I volontari sono preoccupati: «Siamo diffamati senza motivo» ![]()
Riccardo Caffi
ORZNUOVI (BS)- Non è la prima volta che i responsabili del canile di Orzinuovi trovano affissi sul muro della struttura dei volantini che accusano gestori e volontari di maltrattare gli animali e di vendere i randagi ai laboratori di vivisezione.
Ma dopo l'ultimo blitz, l'associazione «Sos randagi» che gestisce il rifugio ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri. Ieri mattina gli operatori del centro hanno trovato porte, finestre e muri del rifugio tappezzati di volantini con contenuti ritenuti diffamatori dall'associazione. Gli autori del raid hanno affisso anche un lenzuolo con la scritta: «Centro raccolta cani per la Germania». IL RIFERIMENTO È all'inchiesta su un presunto traffico di animali destinati a diventare cavie nei laboratori farmaceutici tedeschi aperta nel 2004, quando i carabinieri del Nas fermarono a più riprese una quarantina di cani provenienti dal Bresciano e diretti in Germania. A un certo punto, l'indagine coinvolse anche alcuni volontari del rifugio di Orzinuovi. Ma il collegamento fra il canile e il crudele business illegale non è mai stato provato. Tutti gli operatori indagati sono stati assolti nella fase istruttoria del processo. L'assalto a colpi di striscioni e volantini è avvenuto quasi in contemporanea anche a Corte Franca, nella nuova struttura che a breve sarà aperta dall'Aidar per accogliere cani e gatti randagi. Le ali più estremiste del movimento animalista sembrano insomma aver preso di mira i canili bresciani. «CI VENGONO MOSSE accuse diffamatorie - sottolineano i volontari - che gli stessi magistrati hanno reputato infondate. Nessuno, nemmeno durante le indagini, ha mai negato di dare in adozione a famiglie tedesche o svizzere i cani abbandonati. Ciò che forse questi animalisti disinformati non sanno è che per ogni ospite esiste una documentazione completa negli archivi dell'Aidar. Tutti sono iscritti all'anagrafe canina e la loro destinazione è stata sempre regolarmente registrata». Gli operatori osservano poi come il canile di Orzinuovi, individuato come centro affidi dell'Asl, rappresenti una realtà importante nella lotta al randagismo. Molti dei cani accalappiati in provincia, vengono accolti nel rifugio orceano, dove vengono vaccinati e curati e quasi sempre affidati ad una nuova famiglia. Il canile orceano venne aperto nei primi anni '90 dell'ex Ussl 42, che aveva trasformato le aule ed il cortile della scuola elementare di via Convento Aguzzano, tra cascine e campi coltivati, in centro zonale i 15 comuni della Bassa occidentale. Nel 2001 l'Asl ha affidato la gestione della struttura all'associazione «Sos Randagi», con sede a Castelmella, costituita nell'anno 2000 allo scopo di favorire la tutela degli animali e dell'ambiente. Nel 2004 il canile è diventato un rifugio, i cui gestori non effettuano interventi di accalappiamento, ma si preoccupano del ricovero, del benessere e dell'affido dei cani, dopo che hanno concluso il periodo sanitario al canile di Brescia. Il rifugio dell'Aguzzano dispone di 40 box nei quali soggiornano mediamente un centinaio di cani di tutte le razze. I volontari provvedono a suddividerli in gruppi compatibili per farli passeggiare e giocare tra loro, in modo da conoscere il carattere dell'animale e procedere ad affidi mirati. Nel canile di Orzinuovi arrivano in media 800 cani all'anno. Quasi tutti trovano una nuova casa presso le famiglie che si rivolgono al canile da tutto il Nord Italia. Il rifugio, aperto tutti i giorni feriali, dispone anche di un sito internet consultabile cliccando su www.canilediorzinuovi.it.
VIVI ENNA
20 SETTEMBRE 2009
Enna. Polpette avvelenate per i cani da caccia
Enna. Ancora una volta si è registrata la presenza di polpette avvelenate che vengono buttare in campagna, specie nelle zone che sono frequentate dai cacciatori in questo periodo. Proprio ieri un cacciatore ennese, Angelo F., ha visto uno dei suoi cani da caccia, un segugio, che, mentre effettuava una battuta di caccia, è ritornato con la bava alla bocca e dopo qualche ora è deceduto, mentre altri due cani, che partecipavano alla battuta di caccia, si sono salvati per miracolo, perché avevano scelto, nella ricerca di conigli, un altro percorso. Da accertamenti fatti pare che il segugio abbia rinvenuto una polpetta cosparsa di veleno, l’abbia ingoiata, e dopo pochi minuti è morto avvelenato. Non è la prima volta, che, nel periodo di caccia, le campagne ennesi vengono cosparse di polpette avvelenate che provocano l’avvelenamento e la morte dei cani da caccia. Angelo F., questa volta, è riuscito a salvare con un pronto intervento disintossicante due dei suoi cani, per uno non c’è stato niente da fare. Alle Guardie forestali ed agli stessi cacciatori il compito di segnalare con immediatezza le zone dove sono state riscontrate la presenza di questa carne avvelenata, specie nella zona di Pergusa, nelle contrade Baronessa, Mugavero e Torre, Portella dei Monaci, Santa Mariola, Cutura, laddove si registra, in questo periodo, la presenza di cacciatori.
LA GAZZETTA DI REGGIO
20 SETTEMBRE 2009
Mele con gli spilli per i cavalli
REGGIO. Mele «ripiene» di aghi, di tanti piccoli aghi destinati alla pancia dei cavalli. Una brutta sorpresa davvero per l’azienda agricola Mirko di San Bartolomeo che venerdì sera ne ha ricevute in dono sei, lanciate dall’esterno, dalla strada che da Rivalta porta dritti al centro di San Bartolomeo. «Una barbarie contro gli animali - grida Roberta Carubbi, manager di una grande azienda e proprietaria dell’intero complesso - di fronte a tanta inciviltà non posso tacere. Se i cavalli avessero ingerito quelle mele il pericolo per la loro salute sarebbe stato altissimo, avrebbero potuto forargli l’intestino. Colpa dei vicini infastiditi dagli animali? Impossibile».
GIORNALE DI SIRACUSA 20 SETTEMBRE 2009
E i vigili chiedono più collaborazione ai cittadini LA POLIZIA MUNICIPALE DI FRANCOFONTE SALVA 4 CUCCIOLI DI CANE
NELLO RUSSO
Francofonte (SR) - Quattro cagnolini, nati da appena pochi giorni, sono stati trovati da due Ispettori della polizia municipale di Francofonte in pieno centro abitato, mentre si trovavano in pattuglia di prossimità e di vigilanza del territorio. Allertati da alcuni passanti verso le ore 8.00, hanno trovato una piccola scatola, poggiata sul marciapiede, in cui i cuccioletti erano stati riposti ed abbandonati.
SANREMO NEWS
20 SETTEMBRE 2009
Savona: preoccupazione dell'Enpa per la fine del Ramadan
SAVONA - Preoccupazione della Protezione Animali savonese per la fine del Ramadan (il mese del digiuno islamico che termina oggi), che viene festeggiata con il sacrificio di un montone, un agnello o una capra.
Negli anni scorsi si sono infatti verificate uccisioni improvvisate di animali nelle case o nei cortili di abitazioni a Borghetto Santo Spirito ed a Vado Ligure. L'ENPA invita quindi le Autorità competenti a vigilare ed i cittadini a segnalare loro situazioni di maltrattamento alle quali dovessero assistere. Nel rispetto verso tutte le religioni e tutte le etnie, l'ENPA stigmatizza tuttavia come, nel nostro paese, sia purtroppo ammessa da un decreto del 1998 la deroga, per motivi religiosi, alla macellazione con preventivo stordimento degli animali in strutture autorizzate; le bestie vengono sgozzate perfettamente coscienti e la loro agonia dura spesso decine di interminabili minuti. Una concessione immotivata anche dal punto di vista dei precetti coranici, per cui alcune Autorità religiose accettano le procedure meno dolorose delle macellazioni occidentali, sia in Europa (Germania, Danimarca, Norvegia, Austria) che nei più popolosi paesi islamici al mondo, come l'Indonesia e la Malaysia. E' così nata in Italia una fiorente catena di macellerie islamiche (presenti anche ad Albenga, Cairo e Savona) rifor-nite con migliaia di animali provenienti soprattutto dall'Australia e dalla Nuova Zelanda.
IL GIORNALE
20 SETTEMBRE 2009
L'ARIETE MARCUS MESSO A MORTE DAI BIMBI CHE L'AVEVANO CRESCIUTO
Era stato allevato dagli alunni di una elementare in Inghilterra, Ambientalisti contro il preside: «È colpa sua, ora deve dimettersi»
OSCAR GRAZIOLI
L'ariete Marcus non ce l'ha fatta. Nonostante le proteste giunte da ogni parte è stato messo a morte da un singolare plotone d'esecuzione: bambini delle scuole elementari. Già, proprio loro, che lo avevano allevato, ne avevano seguito la crescita, gli avevano dato da mangiare, lo avevano curato, quando è stato il momento di decidere se tenerlo come animale da compagnia o tramutarlo in costolette, hanno votato. E ha vinto la maggioranza. Pollice verso. Marcus è stato macellato all'alba di ieri l'altro e la sua carne, venduta a un negozio, servirà ad acquistare nuovi animali da conoscere, allevare curare e probabilmente ancora macellare. A nulla sono valse le proteste di migliaia di persone, compresa quella del comico Paul O'Grady che si era offerto di trovare una fattoria dove tenere l'agnellone fino alla fine della sua vita naturale.
I bambini della scuola elementare Lydd a Romney Marsh, nel Kent (UK) hanno deciso che la sua giusta fine fosse quella di tramutarsi in carne da mettere all'asta e da vendere al migliore offerente. Gli animalisti hanno affermato che è straziante permettere a dei bambini di allevare il montone e poi guadagnare soldi dalla sua carne venduta dopo averlo fatto macellare. La scuola invece, che si trova in una comunità agricola, difende la decisione di educare i bambini a conoscere il ciclo del cibo. «La decisione di fare polpette del montone (previamente castrato) - ha detto la maestra Andrea Charman - ha avuto il supporto del consiglio scolastico e della maggioranza dei genitori. Quando abbiamo impiantato questa comunità agricola scolastica nella primavera di quest'anno, era prevista, per i bambini, un'educazione completa sugli aspetti della vita e della morte che si succedono in qualunque allevamento di animali per uso zootecnico e i bambini hanno avuto tutte le opportunità di discutere quest'argomento, sia per quanto riguarda gli aspetti etici sia per il ciclo di produzione degli alimenti». Dove e quando di preciso Marcus sia stato macellato non era inizialmente stato divulgato, mentre la preside aveva negato che i bambini fossero stati accompagnati in visita a un macello. Ora, si sa che a macellare Marcus è stato Simon Leadbeater, il quale, intervistato dalla stampa, ha affermato che non c'era scelta migliore, perché l'animale, nel giro di pochi mesi, si sarebbe trasformato in un killer. Forse il macellaio dimentica che, nei confronti del killer, ha più a che fare lui che non un agnellone castrato e allevato a mano fin da piccolo. Ora la polemica monta ogni giorno di più e la Procura distrettuale della zona ha iniziato a investigare e a tenere sotto controllo la scuola a causa delle minacce, che arrivano dal Net, di incendiarla. I genitori, che a maggioranza, avevano votato per l'abbattimento di Marcus cominciano a sgranarsi. Avanza l'ipotesi che quella maggioranza sia stata un tantino forzata dalla preside di cui molti chiedono insistentemente le dimissioni. Numerosi genitori riferiscono che i loro bambini sono rimasti sconvolti dall'uccisione di quello che per loro non era altro che un cucciolo con cui, fino al giorno prima giocavano. I gruppi di Facebook in difesa di Marcus si stanno scatenando e arrivano a minacciare seriamente la preside, ritenuta insensibile e priva di alcuno scrupolo morale, per aver permesso a bambini ancora privi del necessario equilibrio mentale di cadere in confusione su questioni etiche verso cui sono troppo acerbi. «Dovevano lasciare vivo Marcus e mandare in macello la preside», ha scritto Katie Doolittle. Forse un tantino esagerato, ma di una cosa sono certo. L'asta per le sue costolette sarebbe andata deserta. Troppo magra.
IL SECOLO XIX
20 SETTEMBRE 2009
Genova difende il cinghiale Piero
Al via la stagione venatoria
Mobilitazione in piazza e su Internet per salvare l'animale diventato una mascotte
Giuliano Gnecco
Genova. I fucili tornano a sparare: si apre oggi in tutta Italia la stagione venatoria, che coinvolge circa 750.000 appassionati, distribuiti su tutta la Penisola; una realtà economica che impegna circa 45.000 posti di lavoro, dei quali 3.900 nella sola produzione di armi e munizioni sportive.
Però a Genova quest'anno l'apertura della caccia suscita tensioni particolari. Perché la guerra di Piero questa volta è per la sopravvivenza: Piero è il cinghiale adottato dagli abitanti di via Carso, sulla strada per salire al Righi e al Parco delle Mura. Per salvarlo dalla cattura, d'accordo con la Provincia, gli hanno costruito una casa in un maneggio di Mignanego, gestito dall'Associazione Amici Animali Abbandonati. Ma nelle scorse settimane, nottetempo, un gruppo di anarco-ambientalisti lo ha liberato, mettendone così a repentaglio la vita: Piero è abituato ad essere nutrito e coccolato, da solo è in un vicolo cieco, tanto è vero che non si è allontanato dalla zona dove aveva la dimora. Per sensibilizzare i cacciatori ad evitare di abbatterlo, ieri un piccolo gruppo di amici di Piero ha sfilato dal passo dei Giovi con magliette e volantini che chiedevano per lui la salvezza. Manifestazione abortita: «Dopo duecento metri siamo stati fermati dai carabinieri, che ci hanno contestato la manifestazione non autorizzata - spiega Elvio Fichera, presidente dell'associazione che custodiva l'ungulato - Ci hanno chiesto i documenti, e hanno annotato gli slogan, certo non violenti, dei nostri striscioni». Aggiunge Gabriele Lepri, presidente del gruppo su Facebook (con 7.775 membri) per salvare Piero dalle doppiette: «Volevamo sensibilizzare chi caccia nella zona. Piero è ancora vivo, lo abbiamo visto ancora giovedì, e lo stiamo nutrendo. Ma non entra nelle gabbie perchéè intelligente e le riconosce, e non lo si può addormentare perché ha ancora anestetico nel sangue, e il cuore rischierebbe di non farcela». L'anestetico era quello usato per catturarlo in via Carso e portarlo in salvo a Mignanego. Intelligente sì, furbo mica canto: lasciarsi catturare sarebbe l'unico modo per evitare di finire a condire la polenta. Già, mentre gli altri cinghiali sono selvatici e stanno in guardia, lui è domestico e non ha paura ad avvicinarsi all'uomo. In sintesi: facile preda. «Si riconosce per il taglio a un'orecchio - sottolinea Lepri - Oltretutto la sua carne non è neppure buona da mangiare, essendo ancora intrisa di anestetico. Chi dovesse cacciarlo, rischierebbe poi di doverlo buttare». Magari dopo aver sprecato dell'ottimo - e costoso - vino per farlo macerare una notte. L'appello degli amici di Piero: cacciatori, fate attenzione; evitate di colpirlo. Basta sapere che è ancora nella zona dove aveva il regno - ed era nutrito con ogni bene della terra - prima di essere "liberato" da anarco-animalisti che, così, hanno lo hanno messo a rischio di finire in umido con le patate. Insiste Fichera: «L'altro giorno ha mangiato del melone», come un essere umano. I maldicenti insinuano che Piero sia così mansueto perché di dubbia identità sessuale: i veterinari della Provincia hanno notato che ha i testicoli poco sviluppati. Fichera è tranciante: «L'ultima volta era in compagnia di una femmina, questa è la stagione degli amori per i cinghiali». Restituitogli l'onore in tema di virilità, ora gli amici di Piero sono in ansia per le sorti dell'ungulato più famoso di Genova. Perché il rischio il rischio che finisca nel sugo a condire le tagliatelle adesso è più che mai concreto. «La sua carne non è buona a causa dell'anestetico», ribadisce Fichera. Anche se l'appello non fa presa sui cacciatori: cavallerescamente non andranno alla sua ricerca, ma qualora se lo trovassero davanti non abbasserebbero le doppiette. Lo scorso anno, per salvare Piero dalla Forestale, in via Carso ci fu una rivolta, tanto che gli agenti vennero presi a pietrate per impedire loro di mettere le mani sul cinghiale diventato una mascotte.
IL SECOLO XIX
20 SETTEMBRE 2009
«Spiacenti, se troviamo Piero sarebbe ipocrisia girarsi e non sparare»
IL CACCIATORE
Genova. Ha intenerito il cuore degli abitanti di via Carso, ha commosso Genova. Ma non per questo il cinghiale Piero godrà di un trattamento di favore da parte delle doppiette: «È indifferente - premette Matteo Anfossi, presidente regionale di Federcaccia - Capisco che è stato allevato, è come un maiale. Ma la gente la carne di maiale la mangia. Anche io allevo galline e conigli, li tratto e li voglio bene, ma poi non è che non li mangio. Certo non andrò a cercare Piero, e se fosse nel recinto non gli sparerei. Ma a caccia sì. Dobbiamo eseguire una potatura per far crescere l'albero. Non serve fare i pietosi: uno dei nostri soci ha un cinghiale che gira libero nel ristorante, va sotto i tavoli. Nessuno lì gli sparerebbe, nel bosco è un'altra cosa. Il fucile può essere pericoloso, ma fa meno danni della macchina e certamente di chi guida ubriaco».
Nessuna pietà per Piero. Lo conferma anche Gianni Lizzi, guardia venatoria e consigliere provinciale di Federcaccia: «Fa pena perché non è più un cinghiale selvatico; è un porcastro allevato come un animale da cortile. Si è umanizzato. Dispiace. Però pensando ai danni che può provocare, sono per l'abbattimento, e nessun cacciatore si tirerebbe indietro. È in libertà, si può salvare. L'altro giorno a Struppa mi ha chiamato una donna di 90 anni che non poteva uscire di casa perché aveva cinque cinghiali in giardino: se ci fosse stata una scrofa che doveva proteggere i piccoli? Capisco gli animalisti, ma noi operiamo in base a quote stabilite dall'Istituto di Biologia della Fauna Selvatica e dell'Università di Genova. I cinghiali distruggono tutto, mangiano anche le uova di fagiano impedendogli di riprodursi. La gente non capisce quali problemi possano arrecare».
LIBERO
20 SETTEMBRE 2009
Cani vittime dei padroni
«Gli esseri umani trascorrono molto tempo cercando strenuamente di rendere la loro vita felice. Essi tendono a rifugiarsi nel loro piccolo mondo. Li confonde il fatto di non sapere di che cosa hanno bisogno, che cosa vogliono, e li coglie la depressione. I cani non hanno questo problema. Loro sanno esattamente che cosa li rende felici: fare qualcosa per qualcuno. Mettono in atto tutto quello che sono in grado di escogitare per compiacere i loro compagni umani, e ogni segnale del fatto che hanno avuto successo li rende molto felici». Parola dello scrittore John Richard Stephens. E ciò che li rende terribilmente infelici è lo scoprire che nonostante tutti gli sforzi, gli esseri umani spesso quando si avvicinano è unicamente per maltrattarli. Così è purtroppo per 750 mila cani italiani, svela l’Aidaa dopo un’analisi incrociata delle segnalazioni giunte allo Sportello Animali, al Tribunale degli Animali e dei numeri emersi dalle trenta associazioni animaliste locali presenti in Italia.
Cifre inquietantiche fanno riflettere
Secondo l’Associazione animalista sono almeno 300 mila i cani tenuti legati con una catena troppo corta o rinchiusi in spazi troppo stretti, 150 mila quelli costretti a vivere in appartamenti angusti, quasi segregati, e mai portati fuori né per un corsettina né per i bisogni fisiologici quotidiani; e 50 mila i cani che ogni anno sono costretti a ricorrere alle cure veterinarie a causa di botte, violenze e ferimenti subiti tra le mura domestiche.
Non solo: circa 250 mila sono i cani malnutriti e tenuti in situazioni igienico-sanitarie deplorevoli, sottoposti a torture o obbligati a portare il collare elettronico, vietatissimo. «Il problema grosso è che molte violenze non vengono denunciate, restano sconosciute e quindi impunite», dice Lorenzo Croce, presidente nazionale dell’Aidaa. «Comunque abbiamo un aumento del 19,5 per cento, ovvero 145 mila maltrattamenti in più segnalati rispetto allo scorso anno. Sono tanti i casi che ogni giorno ci vengono comunicati e che purtroppo non hanno un seguito giudiziario, perché la gente conosce i lunghi tempi della giustizia e non se la sente di intraprendere un percorso giudiziario che può durare anni...». E poi le leggi spesso non vengono applicate. Il maltrattamento sugli animali è un reato punibile con il carcere. In quanti sono finiti dentro? «Due, forse tre», dice il presidente dell’Aidaa. «Noi in un anno abbiamo offerto 30 mila consulenze di tutti i tipi. Siamo presenti su tutto il territorio nazionale. E ne vediamo davvero tante. Un esempio? L’altro ieri pomeriggio una signora era a passeggio al parco Ravizza di Milano con il suo cagnolino, un meticcio di media taglia. All’improvviso si è avventato sul piccolo amico a quattro zampe un grosso Pit Bull, incustodito. Il meticcio ne è uscito malconcio, poverino, preso a morsi dal Pit Bull che ha smesso solo quando è arrivata la padrona. Lei lo ha preso al guinzaglio e se l’è portato via, senza dire una parola». Però. «Per la padrona del Pit Bull», riprende Croce, «c’è pure l’aggravante di omissione di soccorso. L’altra signora, ancora sotto choc, si è rivolta a noi: le abbiamo consigliato di denunciare l’incidente. In casi come questi le persone, sono già scosse per quanto accaduto e spesso non sanno cosa fare né a chi rivolgersi», spiega il presidente. Il numero di telefono dell’Aidaa (0222228518) è attivo dalle 9 alle 20.
Contro le violenzerivolgersi all’Asl
«Bisogna ricordare che i maltrattamenti domestici vanno segnalati ai veterinari delle Asl». E che il maggior numero di maltrattamenti si registra nel Sud, dove è più alto anche il numero degli abbandoni. Mentre al Nord le denunce riguardano soprattutto l’uso del collare elettronico. Secondo l’Aidaa sono ipotizzabili inoltre maltrattamenti per un numero altrettanto simile di gatti domestici. In questo caso le violenze vanno dalla tenuta in spazi angusti alle piccole sevizie. Nei casi più estremi si tratta di gatti tenuti legati alla catena, come recentemente scoperto in provincia di Verona.
IL SECOLO XIX
20 SETTEMBRE 2009
Cagnolino finisce nel canale lunensee si ferisce: salvato dai vigili del fuoco
CAstelnuovo Magra in via maralunga arriva il 113
Castelnuovo Magra (SP) - I suoi guaiti li hanno sentiti gli abitanti in tanti, a Castelnuovo Magra. Erano invocazioni d'aiuto, come solo gli animali possono mandare. Un pianto lamentoso per attirare l'attenzione di qualche umano. Che, infatti, seguendo il suono, è riuscito a capire cosa stesse accadendo e soprattutto a vedere chi fosse in pericolo: un piccolo cagnolino, razza meticcia, che era precipitato all'interno del Canale lunense. Era impaurito e tremante. Non riusciva più a rialzarsi e forse aveva una gamba spezzata.
Stava già arrivando il buio e non c'era un momento da perdere: in quelle condizioni non avrebbe potuto superare la notte. Sono stati in molti, fra i residenti della zona, a chiamare i vigili del fuoco che hanno inviato in zona una squadra per recuperare il cagnolino. Per i pompieri, abituati a salvataggi in zone ben più impervie, è stato quasi un gioco da ragazzi. L'animale è stato poi consegnato ad un veterinario che l'ha subito visitato, scongiurando subito il pericolo più grave: non aveva nessuna zampa rotta, ma solo alcune contusioni e piccole ferite. E' stato rifocillato e consegnato alla protezione animali, in attesa di rintracciare il suo padrone.
IL GIORNALE
20 SETTEMBRE 2009
L'ULTIMA FOLLIA DEI PADRONI: ANIMALI CON I TATUAGGI
Ci sono persone che amano sperimentare con il loro corpo forme di «arte» alternative: ricoprirsi di tatuaggi, di piercing, fino ad arrivare a farsi biforcare la lingua. Discutibile ma lecito. La «body art» è ormai una moda soprattutto tra i giovani! Purtroppo la novità che si sta affermando sempre più, è quella di tatuare animali, e non si sta parlando del tatuaggio d’obbligo previsto della legge n.281 del 14.08.1991 o di quella regionale n. 43/95, utile nel caso in cui la creatura si smarrisse. La «Body art» ed il piercing stanno divenendo una moda anche per animali come: cani, gatti, maiali, criceti e perfino pesci: queste pratiche causano dolore al corpo della bestiola, una crudeltà inutile, come la mutilazione di coda e orecchie (oggi vietata) per far rientrare un cane negli standard di razza.
In Inghilterra sul Mirror News è apparsa la foto di un gatto a cui è stato tatuato sul petto il disegno raffigurante il faraone Tutankhamon. L’operazione, avvenuta grazie al cielo in anestesia totale, è durata 3 ore. Il micio in questione è un Sphinx (gatto senza peli), e pare che questa razza sia particolarmente presa di mira proprio per l’assenza di pelliccia. I cani non sono da meno, anzi, oltre ai tatuaggi, che di solito avvengono sulla pancia, con disegni di vario genere, particolarmente in auge il piercing su orecchie ed il pelo tinto con vernici fluorescenti tossiche. L'ultima vergogna la scopriamo a Xiamen in Cina: per 12 euro è possibile acquistare quattro pesci pappagallo tatuati in modo permanente con il simbolo: fortuna, lunga vita, felicità. L'ideogramma è disegnato sulla pelle del pesce con uno speciale laser; sono stati scelti questi pesci per le loro maggiori probabilità di sopravvivenza. Indice di «status simbol» per le persone particolarmente facoltose è acquistare pesci che sfoggiano il piercing col brillante. Questa malsana e barbara moda è applicata anche sui maiali. Wim Delvoye artista(?) belga, ha cominciato a tatuare suini clandestinamente nel 1994, poi dal 1997 ha affinato la sua arte imprimendola sui maiali cuccioli, tenuti in una fattoria-atelier in Cina in attesa di farsi adulti; dopodiché saranno venduti a galleristi, divenendo delle opere d'arte viventi nei musei. Piccolo particolare, Delvoye, durante la crescita dell’animale, modifica continuamente il disegno originario.Quando il porcello passa a miglior vita, la sua pelle viene conciata e tirata su una tavola quale «opera d’arte». Recentemente l’operazione dei Militari ha scoperto e bloccato un vergognoso commercio di maiali tatuati gestito da persone cinesi e dell'est Europa.In un locale a 38 metri sotto terra, in condizioni igienico-sanitarie inconcepibili, ammassati uno sull'altro i suini attendevano il loro turno in uno stato di totale abbandono. Il caporale Bugazzi ha rilasciato tra le lacrime la seguente dichiarazione: «Mi sono vergognato di essere un essere umano quando ho visto lo stato in cui versavano le bestiole, e nonostante io sia un noto divoratore di salami, mi sono commosso. Questi lugubri personaggi si arricchiscono con uno squallido commercio. A mio avviso occorrerebbe istituire un reato specifico per codesto crimine che avvilisce e sconforta!». Leonardo Da Vinci, noto per il suo grande genio, scrisse una frase che racchiude la speranza di un futuro diverso nel rapporto tra uomo ed animali: «Verrà il giorno in cui gli uomini giudicheranno l'uccisione di un animale come essi giudicano oggi quella di un uomo».
IL SECOLO XIX
20 SETTEMBRE 2009
Manifesto funebre dell'enpa per piangere 265 mila animali uccisi
Savona. Un manifesto funebre per piangere la scomparsa di 265.898 animali ufficialmente uccisi nella scorsa stagione venatoria. Ha scelto questo slogan polemico e di grande impatto l'Enpa per "salutare" l'inizio della stagione venatoria. «In questo numero di morti spaventose - ha scritto l'Enpa - ci sono molti animali neppure commestibili, innocui ed utili alla natura: canapiglie, codoni, fischioni, gazze, mestoloni, morette, moriglioni e pavoncelle».
E ancora la Protezione animali: «Tra l'altro la caccia al cinghiale comincia adesso ma si è già sparato tutta l'estate al capriolo maschio e da agosto i cani da caccia hanno potuto allenarsi nei boschi, a danno di tante specie animali che stavano nidificando. Grazie a leggi sempre più permissive, le uccisioni saranno prolungate fino al 15 marzo per cuccioli e femmine di capriolo, estese anche a 52 poveri daini albenganesi». Poi l'Enpa ha aggiunto l'elenco degli animali uccisi l'anno scorso. Spiccano i cinghiali naturalmente (15.613), i caprioli (1166), i camosci (37), le beccacce (8.131), i fagiani (15.011), le gazze (1.723), i merli (35.810), la lepre (2.783), la mini-lepre (1.517), la pernice rossa (1.470), il tordo (136.295), la tortora (1.352), la volpe (154) e poi tanti altri animali selvatici. D. Frec.
IL TIRRENO
20 SETTEMBRE 2009
Coi bracconieri dentro casa
CHIANNI (PI). Vivono con l’incubo delle battute al cinghiale, condotte di notte e quando la caccia è vietata. Sono altamente a rischio le passeggiate in collina al chiaro di luna ma può diventare pericoloso anche stare in giardino davanti a casa, nelle zone più vicine al bosco. I cittadini di Chianni tornano a denunciare un vecchio problema, quello del bracconaggio. La morte di un cercatore di tartufi, ucciso lo scorso dicembre, durante una battuta di caccia nel bosco di Camugliano, non ha insegnato molto. I controlli per fermare i bracconieri, a sentire i cittadini di più comuni dell’Alta Valdera, hanno la stessa efficacia di una goccia d’acqua nel mare. A Chianni si sta lavorando per presentare un esposto indirizzato alla Procura di Pisa e per scrivere una lettera al presidente Andrea Pieroni e al vicepresidente della Provincia Giacomo Sanavio. «Usciamo fuori dalla veranda dopo una piacevole cena passata con parenti amici e clienti, l’aria è frizzantina ed i profumi dolciastri settembrini colmano l’aria, ma ancora una volta strilli, spari e lamenti di animali turbano la nostra serenità e ci sentiamo minacciati, nella nostra incolumità e nel nostro vivere civile». Sono stanchi di scontrarsi con il muro dell’indifferenza Jean Claude Pucci, Paola Storai, Claudia Jeandeau, Enrico Pucci, Klaus Benzin. Hanno un agriturismo sulle colline di Chianni, i clienti spaventati dagli spari più volte negli ultimi giorni hanno chiesto se dovevano preoccuparsi. All’inizio della settimana sono avvenuti due episodi che li hanno convinti a fare qualcosa di più per fermare chi i bracconieri. Una cittadina ha visto caricare un cinghiale su un Ape, sempre di notte: pochi i dubbi che si trattasse di cacciatori di frodo. «Erano le 22,15 ed eravamo al nostro agriturismo. Per due sere consecutive è stata fatta da bracconieri una battuta al cinghiale in notturna che è arrivata fin dentro la nostra proprietà. Se qualcuno di noi o dei nostri clienti fosse andato a fare una passeggiata nel bosco con il cane, come siamo soliti fare, su di uno dei numerosi sentieri da noi ripristinati sarebbe stato fatale. Ci saremmo trovati nel mezzo della battuta». Boschi e colline come una terra di nessuno. «Sembra di stare in un territorio fuori dalla civiltà e non in Toscana. Qui c’è il far west e sembra che a pochi interessi, con buona responsabilità degli organi di controllo e la connivenza di una parte della popolazione», continuano sconcertati. Quanto accaduto a Chianni rimanda col pensiero alla tragedia di Camugliano, dove venne ucciso per errore un veterinario scambiato per un animale da cacciare. «Si presterà attenzione al travolgimento di leggi e diritti solo quando si verificherà un altro sempre più probabile incidente mortale?», chiedono questi cittadini che già si sono rivolti più volte ai carabinieri di Chianni. S. C.
QUOTIDIANO.NET
20 SETTEMBRE 2009
SI APRE LA CACCIA, PRIME VITTIME
Lecco, litigano per l'uccisione di una lepre 'Duello' a colpi di fucile: morto cacciatore
A un certo punto uno dei due cacciatori è stato colpito da una fucilata sparata dall’altro che a sua volta è rimasto ferito, in modo non grave, da un colpo esploso dalla vittima. Imperia, anziano cacciatore morto d'infarto
ROMA - Con le immancabili polemiche degli ambientalisti si è aperta ufficialmente oggi la stagione della caccia. E subito arrivano - appuntamento purtroppo fisso - le prime due vittime.Battista Barbera, 73 anni, è stato stroncato da un infarto mentre si trovava in auto, nei boschi di Pieve di Teco (Imperia), dove avrebbe dovuto partecipare a una battuta con il suo gruppo. Inutili sono stati anche i soccorsi, l’anziano è morto sul colpo.Molto più grave l'episodio verificatosi in provincia di Lecco, dove una battuta di caccia si è conclusa addirittura con un omicidio. Secondo le prime informazioni, pare che due cacciatori si siano affrontati perché entrambi rivendicavano l'uccisione di una lepre: a un certo punto uno dei due cacciatori è stato colpito da una fucilata sparata dall’altro che a sua volta è rimasto ferito, in modo non grave, da un colpo esploso dalla vittima.Intanto l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) reitera il suo ‘’allarme per l’emendamento Pini (Ln)’’, sottolineando come ‘’tra trabocchetti per favorire la ‘caccia no limits’, deroghe alla normativa nazionale e comunitaria, abbattimenti selettivi, saranno centinaia di milioni gli animali uccisi dalle doppiette.
‘’Dopo le pre-aperture della stagione venatoria, che hanno gia’ mietuto numerose vittime e creato gravissimi incidenti, in uno dei quali e’ rimasto coinvolto perfino un bambino - scrive l’Enpa in un comunicato - domenica 20 settembre riapre ufficialmente la stagione venatoria. Fino al 31 gennaio prossimo le campagne e i boschi della Penisola saranno dunque frequentati dalle doppiette, pronte a sparare a qualsiasi cosa si muova e creare una situazione di grave pericolo per tutti quegli gli escursionisti che vogliano godersi gli ultimi scampoli d’estate’’.
SANREMO NEW
20 SETTEMBRE 2009
Pieve di Teco: morto un cacciatore di 73 anni
CARLO ALESSI
PIEVE DI TECO (IM) - Un cacciatore di 73 anni è morto, questa mattina poco dopo le 7, mentre si trovava in macchina, in attesa di iniziare una battuta di caccia, insieme ad altri cacciatori.
L'uomo era nei pressi di Pieve di Teco quando, con molta probabilità è stato colto da un infarto. Sul posto sono intervenuti i medici del 118 ed un'ambulanza Croce Rossa di Pieve. Purtroppo per l'uomo non c'era più nulla da fare.
IL SECOLO XIX
20 SETTEMBRE 2009
In dieci anni dimezzatele doppiette
È lenta ma inesorabile la riduzione del numero di cacciatori, praticamente dimezzati dal 1988 al 2007, passando da 1.500.986 a 751.876. Sebbene i cacciatori italiani siano sempre più esigui, la densità venatoria - che esprime il numero di cacciatori ogni 1.000 ettari di territorio - non è diminuita in modo significativo e negli anni 2000-2007 si è mantenuta costante sul valore di 40-42, a fronte di 57,25 nel 1988. Ciò significa che, sebbene la popolazione dei cacciatori sia in netta diminuzione, la loro pressione sugli animali è aumentata a causa della costante erosione di territorio causata dalle attività di urbanizzazione. Sconfortante invece il dato sulla vigilanza venatoria, ovvero il numero di cacciatori che deve essere controllato da ogni agente della polizia provinciale: 246 cacciatori nel 2000, 260 cacciatori nel 2007; poiché una pattuglia di agenti è composta da due persone, vuol dire che ogni pattuglia deve controllare 520 cacciatori. Tra le violazioni di legge commesse più di frequente dai cacciatori: abbattimento di fauna non cacciabile, caccia con modalità diversa da quella prevista, caccia in ATC diversa da quella di residenza venatoria, caccia vicino ad abitazioni, strade o luoghi di lavoro, caccia con documenti non in regola, caccia con utilizzo del cane da riporto (non ammesso nelle giornate di preapertura).
L'Ente portezione animali ricorda invece che solo nell'ultimo anno 44 persone sono rimaste uccise e altre 85 ferite in incidenti venatori.
IL SECOLO XIX
20 SETTEMBRE 2009
Primo giorno di caccia: "impallinata" la legge Orsi
Stagione venatoria al via
Animalisti e cacciatori uniti nella protesta: «Troppe le incongruenze nel disegno di legge del senatore savonese». Pallone: serve il dialogo
Raffaele Di Noia
Savona - Parte oggi la stagione venatoria e, con le doppiette, scattano immancabili le polemiche. Che però, forse per la prima volta in assoluto, almeno in provincia di Savona, trovano dalla stessa parte le associazioni ambientaliste e alcune associazioni venatorie. A compattare il fronte è lo spauracchio del disegno di legge Orsi. Una proposta che, in attesa di essere discussa in Parlamento, crea già adesso allarme tra le prime e alcuni distinguo tra le seconde. Sono diversi i punti della proposta di legge dell'onorevole savonese che sono ritenuti inaccettabili. La scomparsa delle definizione di "specie superprotette" (applicata non soltanto, ad esempio, a lupi, orsi e aquile ma anche alle cicogne), la libertà di caccia lungo le rotte delle migrazioni e la liberalizzazione dell'uso dei richiami vivi (potranno essere usate tutte le specie di uccelli, cacciabili e non). Un quadro che si completerebbe con la "caccia in deroga" (cioè alle specie non cacciabili e nemmeno commestibili) anche nei parchi e nelle aree protette, l'estensione della licenza venatoria a ragazzini di 16 anni e la possibilità, qualora un sindaco non ne gradisse la presenza sul territorio, di sparare anche a cani e gatti vaganti.
«Un disegno di legge che non può piacerci - commenta Mimmo Pallone, presidente provinciale di Arcicaccia - e che va anzi ad intaccare l'equilibrio raggiunto e il dialogo costruito in questi anni con le associazioni ambientaliste. Peccato perché dopo anni di politica subalterna alle posizioni più estremistiche da una parte e dall'altra sembrava che il cambiamento fosse vicino. Ci sbagliavamo. Lo dimostra questo disegno di legge e lo dimostrano i fatti. Dai politici, sedicenti amici della caccia, abbiamo ricevuto solo tante chiacchiere propagandistiche, pericolose e nient'altro. Siamo delusi». Il presidente di Arcicaccia vede nella "limatura" delle legge 157 - quella che attualmente regola l'attività venatoria - la base per rinsaldare ulteriormente il dialogo tra cacciatori e ambientalisti. «Alcuni aspetti della legge 157 vanno senz'altro modificati perchéè una legge del '92 e, nel frattempo, l'ambiente è cambiato molto - prosegue Pallone - resta comunque una legge che va incontro al dialogo tra le esigenze di tutela del territorio e i cacciatori. La collaborazione tra le associazioni venatorie e quelle ambientaliste in relazione al territorio è fondamentale. Gli agricoltori, ad esempio, sono da sempre i nostri compagni. Noi e la Federcaccia provinciale abbiamo opinioni che collimano con le associazioni ambientaliste». Un punto, quest'ultimo, che per Mimmo Pallone vuol essere anche un distinguo con altre associazioni venatorie che potrebbero cedere alla tentazione di appoggiare il disegno di legge Orsi.
CORRIERE DI MAREMMA
20 SETTEMBRE 2009
Caccia, pronte oltre 10mila doppiette.
Oggi l’apertura ufficiale della stagione venatoria: pochi fagiani e pernici rosse. Monaci (Federcaccia): “Basta con le sterili polemiche”.
GROSSETO - Apertura ufficiale oggi della stagione venatoria. Sono oltre 10mila i maremmani che, doppietta in spalla, potranno liberamente dare sfogo alla loro passione. “La nostra terra - osserva Luciano Monaci, residente provinciale di Federcaccia - conserva e mantiene ancora il fascino del passato, costringendo tanti cacciatori a notti insonni prima del fatidico giorno. Cultura e costumi ci legano a vecchie tradizioni e usanze ancora praticate che fanno della caccia qualcosa di unico e di magico che vede l’uomo in competizione con il selvatico, rapporto indispensabile per non disperdere e annullare quelle che sono le regole della vita e della sopravvivenza”. “Il lavoro svolto dai cacciatori nel periodo di silenzio venatorio, febbraio-agosto - sottolinea Monaci - sarà più visibile sul territorio che non nei carnieri dei cacciatori di piccola selvaggina, come fagiano e pernice rossa. Il fagiano sembra non rispettare i numeri sperati, le cove poche e il numero ridotto di immissioni di animali autoctoni, spesso decimato da un numero smisurato di volpi, corvidi e mustelidi, preannuncia un’annata difficile. La pernice rossa dopo anni di immissioni e studi sembra non dare i risultati sperati e la sua sporadica presenza sembra essere di poco interesse venatorio. La lepre, in alcune zone della nostra provincia, ben ripopolata, promette e fa sperare i cacciatori appassionati e praticanti questo tipo di caccia. I tempi stanno cambiando, la mala gestione dei territori preclusi alla caccia, hanno prodotto così tanti scempi che la società civile e le istituzioni non sono più in grado di sopportare, il cacciatore rimane l’unico soggetto e figura indispensabile nella gestione e salvaguardia del territorio, garantendo la giusta presenza di selvaggina sia fuori che dentro le aree protette. Il mondo agricolo con ragione pretende la salvaguardia dei propri prodotti, però nessuno si muove quando si concedono deroghe all’apertura della caccia allo storno in solo nove comuni della Provincia di Grosseto”. “Gli agricoltori in alcune aree della Maremma reclamano per i danni provocati dai cinghiali, ormai padroni delle terre di confine con parchi e riserve naturali - aggiunge il presidente di Federcaccia -. Il problema lo stiamo affrontando con la Provincia, gli Atc e le squadre di caccia al cinghiale, già si vedono i primi risultati: attenzione però a non creare la sindrome da cinghiale, altrimenti tutti vedranno cinghiali e distruzione da tutte le parti, serve buon senso e conoscenza, altrimenti si corre il rischio di ottenere il risultato contrario. Siamo fiduciosi e disponibili: solo attraverso il dialogo e la concertazione la Maremma potrà tornare e mantenere un alto profilo faunistico ambientale”. Per quanto riguarda la modifica della Legge quadro, Monaci è tutt’altro che ottimista: “Le strumentalizzazioni e l’ostruzionismo degli anticaccia - spiega -vengono cavalcati da politici salottieri lontani dalla natura, dall’ambiente e soprattutto dal mondo rurale. La revisione della Legge 157/92, richiesta dall’intero mondo venatorio, nel rispetto delle direttive europee, vede uno strano atteggiamento sin qui assunto da minoranze del mondo venatorio e politico, che attraverso un ostruzionismo privo di fondamenti e pieno di sterili polemiche cerca di impedire il dialogo. Insieme alle istituzioni, agli agricoltori e agli ambientalisti veri, continueremo a lavorare per il futuro della caccia”. Sui terreni dell’Amministrazione separata dei beni di uso civico della frazione di Montepescali interviene il presidente Roberto Spadi. “L’Amministrazione che rappresento - commenta - ha portato a termine il progetto della tabellazione perimetrale del Demanio Civico di Montepescali, creando di fatto un’area ad esclusivo godimento dei residenti della frazione di Montepescali che comprende, oltre a Montepescali, le località di Braccagni, Le Versegge, Vallerotana e Gli Acquisti. Quest’area, un territorio boscato/olivato di circa 270 ettari, ha da sempre una vocazione per la caccia in generale e per quella al cinghiale in particolare”. ”Il territorio di proprietà degli Usi Civici - chiarisce Spadi - è riservato in esclusiva ai soli residenti, pur essendo disposti a studiare eventuali correttivi con un preciso regolamento che consenta a chi non più residente ma che da sempre frequenta queste zone di avere una ‘concessione’ come già attuato per le quote olivate. E’ pertanto opportuno che le autorità competenti si attivino per monitorare con cura il rispetto del diritto all’esercizio dei diritti secolari, ivi compresa la caccia, dei residenti nella frazione di Montepescali”
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
20 SETTEMBRE 2009
SANT’AMBROGIO. Molti i fagiani e le starne liberati in vista della riapertura. Vassanelli: «Rispettate le regole»
Comprensorio alpino, riapre la caccia
Sant'Ambrogio (VR) - Anche il comprensorio alpino della riserva di caccia di Sant’Ambrogio di Valpolicella si sta preparando alla riapertura della caccia prevista oggi. «Obiettivo del direttivo», spiega il presidente del comprensorio Franco Vassanelli, «è quello di una gestione sostenibile del patrimonio venatorio nel rispetto dell’ambiente. A partire dall’inizio della stagione venatoria. Fondamentale è il rispetto da parte dei cacciatori delle regole. Ciò significa cacciare esclusivamente le specie autorizzate nel rispetto delle colture dei privati. Molti fagiani e starne sono stati liberati proprio in vista della riapertura della caccia».
Regole, peraltro, violate da persone che nulla hanno a che vedere con la caccia. Il presidente cita fenomeni come l’abbandono degli animali. «Abbiamo sottoposto all’attenzione degli enti competenti questo e altri fenomeni che non possono essere tollerati nell’ottica di una gestione responsabile della zona», afferma. «In questo senso ringrazio tutti coloro hanno partecipato alla giornate dedicate alla caccia di selezione, autorizzate per mantenere gli equilibri nella nostra riserva». Nell’ambito delle attività annuali», prosegue Vassanelli «abbiamo organizzato alcune iniziative in collaborazione con l’amministrazione comunale e altre associazioni che operano sul territorio, come la seconda edizione della giornata ecologica». Il direttivo del comprensorio alpino della riserva di caccia ambrosiana, composto da un centinaio di soci, vede alla presidenza Franco Vassanelli, il vicepresidente è Giacomo Lonardi, i consiglieri sono Mario Savoia, Giuseppe Cecchini, Federico Zorzi, cui si aggiungono i consiglieri Roberto Fasoli, designato dalla Federazione provinciale coldiretti, Riccardo Campostrini, designato dall’associazione di protezione ambientale Ekoclub international onlus, e Roberto Zorzi, designato dalla Comunità montana della Lessinia.
TG COM
20 SETTEMBRE 2009
Giappone, orso aggredisce turisti
L'animale irrompe in fermata autobus
Un orso è stato abbattuto in un negozio di souvenir dopo avere aggredito un gruppo di turisti mandandone quattro all'ospedale a Takayama, in Giappone. Nove persone erano in attesa dell'autobus per raggiungere una vicina località montana quando si sono trovati di fronte l'imponente animale che li ha attaccati. L'orso ha poi fatto irruzzione in un negozio. I commessi sono fuggiti chiudendolo dentro e la polizia lo ha poi abbattuto.Duarnte l'aggressione dell'animale quattro turisti sono rimasti seriamente feriti. Uno dei quattro uomini è stato ricoverato all'ospedale a Takayama con profonde ferite sul volto provocate dai morsi dell'orso. Tutto è avvenuto in pochi istanti. L'animale si è palesato improvvisamente alla fermata dell'autobus e dopo aver assalito i presenti è scappato nella vicina stazione, facendo poi irruzione in un negozio. Per riportare la situazione alla calma è dovuta intervenire la polzia, che ha dovuto sopprimere l'orso.
AGI
20 SETTEMBRE 2009
GIAPPONE: ORSO ABBATTUTO DOPO AVER FERITO 4 TURISTI
Takayama (Giappone), 19 set. - Un orso nero ha attaccato un gruppo di turisti a Takayama, localita' turistica di montagna del Giappone centrale, situata nella prefettura di Gifu: forse in preda al panico, il grosso animale ha fatto irruzione nella stazione dei pullman, aggredendo una decina di persone in attesa della partenza. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa nipponica 'Kyodo', secondo cui i piu' sono riusciti a fuggire, ma quattro uomini hanno subito gravi ferite prima che il plantigrado, ormai fuori controllo, riprendesse la sua scorribanda. Fortunatamente si e' infilato in un negozio di souvenir, dove le guardie sono riuscite a rinchiuderlo. L'orso, un esemplare alto quasi un metro e mezzo, e' stato successivamente abbattuto a colpi di arma da fuoco dalla polizia. Secondo gli esperti, si tratta di una specie che molto di rado assale gli esseri umani, a mano che non si senta seriamente minacciata.
CNR INFORMA
20 SETTEMBRE 2009
VIDEO - ORSO ATTACCA TURISTI IN GIAPPONE
Orsi all'attacco: un grosso plantigrado nero ha assalito sabato pomeriggio un gruppo di turisti a Takayama, in Giappone.
L'orso - forse in preda al panico - ha fatto irruzione nella stazione dei pullman della località turistica a 2700 metri d'altezza nella prefettura di Gifu, aggredendo nove persone in attesa della partenza. I più sono riusciti a fuggire, ma quattro uomini hanno subito gravi ferite prima che il plantigrado, ormai fuori controllo, riprendesse la sua scorribanda. Fortunatamente si è infilato in un negozio di souvenir, dove le guardie sono riuscite a rinchiuderlo. L'orso, un esemplare alto quasi un metro e mezzo, è stato abbattuto a colpi di arma da fuoco dalla polizia. Secondo gli esperti, si tratta di una specie (Ursus thibetanus) che molto di rado assale gli esseri umani, a meno che non si senta seriamente minacciata.
IL TEMPO
20 SETTEMBRE 2009
Avvistati sei cuccioli di orso Un esemplare trovato morto
PESCASSEROLI Il parco nazionale d'Abruzzo in festa per la nascita di sei nuovi cuccioli di orso.
Claudia Sette
Pescasseroli (AQ) - Nei giorni scorsi, infatti, nell'ambito di una serie di perlustrazioni condotte sul territorio, sono state avvistate tre femmine accompagnate dai piccoli nati nel corso dell'anno: una con tre cuccioli, una con due e una con un cucciolo di orso. L'operazione, coordinata dal servizio scientifico e veterinario del parco, ha visto la partecipazione di circa quaranta persone tra guardie del parco, agenti del Cfs e volontari. Battute, inoltre, vaste aree ricadenti nel territorio del Pnalm con particolare attenzione per quelle maggiormente ricche di cespugli di ramo delle cui bacche gli orsi sono molto golosi. Una sessione di lavoro, dunque, molto intensa, e che dovrebbe rincuorare sul futuro a rischio della specie protetta anche se il presidente del Pnalm Giuseppe Rossi, pur sottolineando l'importanza scientifica dei dati, ribadisce la necessità di mantenere alta l'attenzione sul tema della conservazione. «Solo garantendo al plantigrado un territorio protetto - ha detto - ben più vasto del Parco nazionale storico, e favorendo un sollecito incremento della specie, si potranno avere certezze sulla sua definitiva salvezza, che al momento purtroppo non ancora esistono». Parole purtroppo presto confermate dai fatti visto che proprio ieri un esemplare di orso maschio di circa un anno e mezzo è stato ritrovato morto alla periferia di Pescasseroli, in località "Balzo della croce". Non è escluso che l'animale sia stato investito visto che presentava alcuni segni di tumefazione nella parte posteriore e una ferita probabilmente con emorragia interna che non gli ha lasciato scampo. L'orso, che si chiamava Aquila in onore delle vittime del terremoto, è lo stesso avvistato qualche tempo fa nel centro di Gioia vecchia mentre giocava insieme alla sorella "Onna". Una grave perdita dunque a seguito della quale è stato aperto un fascicolo di inchiesta da parte della procura di Sulmona, mentre la carcassa sarà inviata all'Istituto zooprofilattico di Teramo per gli accertamenti del caso.
CORRIEREAL.IT
20 SETTEMBRE 2009
Oggi si apre la caccia: sul territorio provinciale quasi 11 mila doppiette
Alessandria - Pronti, via. Si apre oggi in tutta la provincia la stagione della caccia. Quasi 11 mila doppiette (10.804 per la precisione) sono pronte a lanciarsi a caccia di lepri, fagiani e del resto della selvaggina, con esclusione naturalmente delle specie protette. E come ogni anno è polemica tra chi sostiene la funzione "sociale" dei cacciatori ("strumento di tutela per il territorio", secondo il presidente della Provincia Filippi e l'assessore Caldone) e chi invece, come gli animalisti e ambientalisti, sottolinea i gravi danni causati dall'attività venatoria, oltre alla sua crudeltà nei confronti delle "prede".Migliaia di lepri e fagiani sono comunque state immesse nelle scorse settimane negli ambiti territoriali di caccia, e da oggi parte intensa l'attività dei cacciatori, ma anche di chi, come le guardie venatorie, è chiamato a vigilare che tutto avvenga nella massima correttezza e nel rispetto delle regole.Nei giorni scorsi il presidente della Provincia Paolo Filippi e Giancarlo Caldone, assessore alla Caccia, hanno sottolineato l'importanza di inquadrare l'attività faunistica in una cornice di gestione responsabile della fauna e del territorio."L’immissione di selvaggina - affermano - sul territorio venabile dei quattro A.T.C. della Provincia di Alessandria di circa 3.500 lepri e 8.700 fagiani provenienti dalle Z.R.C. che insistono sul territorio provinciale ci porta ad auspicare che anche quella che si apre sia una proficua stagione venatoria.
La presenza di ungulati, tra i quali il cinghiale, la cui popolazione ha avuto un notevole innalzamento in questi ultimi anni, ha come conseguenza il fatto che l’impatto di questo animale sulle colture ha assunto i connotati di una vera emergenza, gravando sull’economia delle aziende agricole e sulle già esigue risorse dell’ente pubblico preposto all’indennizzo dei danni. Ed è proprio in quest’ottica di gestione della fauna selvatica che si inserisce l’indispensabile opera del cacciatore moderno che, pur mantenendo lo stato d’animo ed i sentimenti che questa passione crea, dovrà diventare la vera forza della gestione faunistica. Con il nuovo piano faunistico, che è in via definitiva di approvazione, tutte le componenti interessate alla gestione faunistica dovranno esercitare il proprio ruolo: associazioni agricole, venatorie, ambientaliste e volontariato in genere dovranno operare in sinergia per il mantenimento di un patrimonio faunistico di invidiabile valore. Per tale ragione, si è incentivata la creazione di aree di addestramento cani (come la recente istituzione del campo tipo D di Forotondo e gli altri di tipo C) in modo da rendere fruibile il territorio a tutti gli appassionati del settore, cacciatori, cinofili e non solo. Crediamo nella caccia in quanto presenza umana nella natura ed il cacciatore moderno dovrà essere l’essere intelligente che interviene in maniera selettiva e coadiuvante. Vogliamo, inoltre, richiamare brevemente la vostra attenzione sulla sicurezza nell’esercizio della caccia, che si ottiene rispettando le regole dettate dalla normativa vigente: le cose da fare in fondo sono poche per godere al meglio e serenamente il piacere della caccia. Il Servizio Vigilanza della Provincia, con il proprio personale effettivo coadiuvato da un cospicuo gruppo di guardie giurate volontarie, sarà, comunque, presente capillarmente sul territorio, al fine di garantire il rispetto della normativa e soddisfare le richieste d’intervento da parte dell’utenza. A tale scopo, si informa che è stato istituito un servizio di “centralino” per il coordinamento della vigilanza (numero telefonico 0131 304771). Tale servizio sarà collegato con tutte le forze dell’ordine presenti sul territorio e consentirà alle pattuglie di intervenire in modo puntuale quando necessario".
ANSA AMBIENTE
20 SETTEMBRE 2009
CACCIA: OGGI RIAPERTURA, ALLARME DELL'ENPA
ROMA - Oggi si e' aperta ufficialmente la stagione venatoria. Nell'occasione, l'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) reitera il suo ''allarme per l'emendamento Pini (Ln)'', sottolineando come ''tra trabocchetti per favorire la 'caccia no limits', deroghe alla normativa nazionale e comunitaria, abbattimenti selettivi, saranno centinaia di milioni gli animali uccisi dalle doppiette. ''Dopo le pre-aperture della stagione venatoria, che hanno gia' mietuto numerose vittime e creato gravissimi incidenti, in uno dei quali e' rimasto coinvolto perfino un bambino - scrive l'Enpa in un comunicato - domenica 20 settembre riapre ufficialmente la stagione venatoria. Fino al 31 gennaio prossimo le campagne e i boschi della Penisola saranno dunque frequentati dalle doppiette, pronte a sparare a qualsiasi cosa si muova e creare una situazione di grave pericolo per tutti quegli gli escursionisti che vogliano godersi gli ultimi scampoli d'estate''. ''Sebbene ridotto ai minimi termini - si sottolinea nel comunicato - il mondo venatorio puo' contare sul sostegno dei produttori di armi, dei ristoratori e di chiunque altro pratichi attivita' collegate a quello che taluni ancora definiscono uno 'sport', nonche' sull'appoggio di alcuni esponenti politici che, per compiacere la propria base elettorale, tentano in ogni modo di far passare ulteriori concessioni a vantaggio della lobby venatoria estremista''. ''E' il caso, ad esempio, del Ddl Orsi per 'caccia selvaggia' che, tra le tante pessime novita', allunga la durata della stagione venatoria, aumenta i luoghi aperti agli spari e incrementa le specie cacciabili. Al momento il progetto Orsi si e' arenato; non altrettanto puo' dirsi dell'emendamento Pini (Lega Nord) che, per ben due volte nel giro di pochi mesi, ha tentato di abolire i vincoli temporali al calendario venatorio''. L'Enpa ricorda come ''il primo blitz - in occasione della Legge Comunitaria 2008 - e' fallito per l'opposizione del Parlamento; il secondo, invece, e' tuttora in atto. A distanza di soli cinque mesi dalla precedente bocciatura, dunque, Pini ha ripresentato lo stesso emendamento alla legge Comunitaria 2009. Se approvata, la norma creerebbe gravissime conseguenze per la fauna selvatica e la sicurezza dei cittadini, ed esporrebbe il nostro Paese a nuove procedure d'infrazione dell'Unione Europea che si andrebbero cosi' a sommare a quella gia' aperte a suo tempo. A rimetterci sarebbero tutti gli italiani che si troverebbero a pagare di tasca propria l'inutile vezzo di una categoria sempre piu' marginale''.
LA ZAMPA.IT
20 SETTEMBRE 2009
Cacciate la caccia
Ripubblichiamo qui di seguito l'articolo scritto dalla cantante Mina nella sua rubrica domenicale "Secondo me" per dare la possibilità ai lettori di scrivere i commenti.
MINA
Oggi parte la stagione venatoria. Speriamo che non torni più.
Non mi pare che avessimo bisogno del rumore di ulteriori spari, ma oggi, sciaguratamente, saremo costretti ad accettarne altri. Molti, troppi, sparsi, sconclusionati e blasfemi in giro per campagne, radure, canneti, costoni a macellare i pochi residui di silenzio e un po’ di carne tanto innocente da viva quanto inutile da morta. Il lugubre, scellerato carnevale di un delirante divertimento si compirà tra i pum-pum dei fucili e i bau-bau dei cani allenati, ma non si tratterà di un cartone animato. Si sprecheranno chissà quante risate per mire barcollanti e chissà quali complimenti per panieri ricolmi. Ferme magistrali e riporti degni di antiche stampe inglesi serviranno per le celebrazioni degli unici animali che si salveranno nella festa dell’ammazzamento.Qualcuno che capisce di caccia, dopo avermi raccontato di Artemide, dea della caccia, delle iscrizioni dei cavernicoli e dell’unica fonte proteica dell’uomo appena diventato sapiens, mi spiegherà pure l’attualissimo sfondo ecologico dell’eliminazione delle sovrabbondanze. E io mi annoierò per i paleosimboli, per le antiche allegorie, per i neosignificati. Provo il più doloroso senso di nausea all’odore della polvere da sparo, di scoppi, di sangue incidentale o intenzionale che sia. Tutto è follia su questa terra. Il mondo meriterebbe di essere ridisegnato, l’uomo dovrebbe essere riarchitettato cominciando dal rispetto di ciò che riusciamo ad avvertire con i nostri sensi. Si potrebbe iniziare con un leprotto che attraversa il sentiero, un uccellino che scompiglia la simmetria di uno stormo, un cinghiale con la sua esigenza di libertà, uno stambecco ignaro del «big hunter». Mi corre l’obbligo di una eccezione per il glorioso, irripetibile fagiano natalizio che, ogni dicembre, si suicida nella padella di Anna Maria tra burro, magici ingredienti e segreti adatti alla meraviglia. Per questo mi si perdonerà. «La morte è una delle componenti dell’ordine dell’universo», diceva Montaigne. Certo, la morte, ma non gli eccidi organizzati. Né di animali disarmati, né di ragazzi anche se armati. Chi ha un avanzo di cuore ha il dovere di stupirsi per ogni singola vita tolta con uno sparo. La biologia è già così terribilmente dura e crudele che non mi sembra ci siano giustificazioni per chi le dà una mano. Dobbiamo arrenderci. L’uomo è una bestia, l’animale mai. CORRIERE ADRIATICO 20 SETTEMBRE 2009
Il presidente dei cacciatori all’apertura della stagione venatoria C’è poca selvaggina stanziale
Fano (PU) - Molte delle 1.200 doppiette, iscritte alla Federcaccia fanese, si metteranno in azione oggi, a partire dalle prime luci dell’alba, stimolate dal primo giorno di caccia; una scadenza questa, che per il mondo venatorio rappresenta sempre un evento atteso con particolare emozione. Il problema è, che a fronte di questo piccolo esercito in movimento, ci sarà “poca trippa per gatti”. “Da quanto rilevato nei giorni scorsi, durante gli allenamenti dei cani – afferma il presidente Paolo Antognoni – risulta che la selvaggina stanziale è assai scarsa, probabilmente a causa della siccità che ha imperversato nelle nostre campagne durante il culmine dell’estate; ma la situazione è anche indice del fallimento della programmazione faunistica, di un ripopolamento che non ha prodotto i risultati sperati”. In sostanza il ripopolamento sarebbe stato fatto con selvaggina di allevamento inadeguata, poco idonea ad adattarsi al nostro territorio e quindi a riprodursi. “Domani faremo il punto della situazione – ha detto ancora Antognoni – ma le premesse non sono affatto buone. E’ nostra intenzione anche discutere di questi problemi con il presidente della Provincia Matteo Ricci, al fine di ottenere una più efficace politica di valorizzazione delle zone di ripopolamento e cattura”.
IL MESSAGGERO UMBRIA
20 SETTEMBRE 2009
Da questa mattina si comincia a fare sul serio
SERGIO CAPOTOSTI
Provincia di Terni - Da questa mattina si comincia a fare sul serio. Dopo le due preaperture dal magro bottino per gli undicimila cacciatori della provincia di Terni è arrivato il giorno tanto atteso: l’apertura. Dovranno tenere ancora i fucili dentro al fodero, invece, le squadre di cinghialai. Per loro la data segnata in rosso sul calendario è quella di mercoledì 23. Solo allora si potrà cominciare a cacciare i cinghiali sul territorio della provincia di Terni, rispettando le regole di contenimento volute da palazzo Bazzani. A cominciare da quelle che impongono le date. Il 23, appunto, e il 27 settembre, ma anche il primo e il 4 ottobre. Solo in questi giorni, per ora, sarà possibile dare la caccia al cinghiale. Intanto, nel territorio dell’ Atc 3 (ambito territoriale di caccia ternano orvietano) già da questa mattina i cacciatori potranno cominciare a sparare, ma non prima delle 6.20. A “rientro” occhio all’orologio, la legge sulla caccia impone come limite quello della 19.15. Dunque, occhio alla penna. E non solo a quella del volatile. La polizia Provinciale, infatti, sarà impegnata con tutte le forze a disposizione per controllare che tutti fili per il verso giusto. «Tre pattuglie nel ternano, due nell’amerino e due nell’orvietano. Per un totale di 14 agenti impegnati». Numeri snocciolati dal capitano Gervasio Gialletti, comandante della polizia Provinciale di Terni. A questi vanno aggiunti gli uomini del corpo Forestale e le tante guardie volontarie. Tutti impegnati a vigilare affinché vengano rispettate tutte le regole e l’apertura si svolga in sicurezza. «Negli ultimi anni - osserva il Capitano Gervasio Gialletti - abbiamo notato che i cacciatori sono sempre più rispettosi delle normative vigenti». Anche perché fare altrimenti vuol dire rischiare molto. Al di là delle multe, che si aggirano tra le 700 e il migliaio di euro, chi commette infrazioni, come abbattere specie protette o cacciare senza licenza, rischia una condanna penale. «Auspichiamo - dicono l’assessore provinciale alla caccia Filippo Beco e il presidente Feliciano Polli - che la stagione di caccia si svolga nel rispetto delle regole e nel segno della sicurezza con la speranza che il mondo venatorio ternanao possa continuare a crescere e svilupparsi ulteriormente». Ed è a tal proposito che alcune associazioni venatorie sollevano questioni ritenute centrali per garantire un futuro alla caccia. A cominciare dalle spese, sempre più onerose. «Molti anziani - racconta Giulio Piccioni, presidente di Federcaccia - hanno abbandonato l’attività venatoria perché con la pensione che percepiscono non se la possono più permettere. A questa gente - prosegue Piccioni - è così venuto a mancare un diversivo che gli permetteva di socializzare e di conseguenza non isolarsi». «Per lo stesso motivo i giovani - conclude Piccioni - trovano difficoltà ad avvicinarsi alla caccia». Altra questione: scarseggia la selvaggina. «Occorre - sostiene Giampiero Amici, presidente Arcicaccia - incrementare la presenza di selvaggina autoctona. Per farlo - spiega Giampiero Amici - si deve investire ancora di più nelle zone di ripopolamento e cattura».
IL GAZZETTINO ROVIGO
20 SETTEMBRE 2009
Rovigatti: «Non è solo uno sport ma l’antica necessità di nutrirsi che si è trasformata in passione»
Provincia di Rovigo - «Oggi si ripete per i cacciatori il rito dell'apertura generale della caccia. Una giornata, per chi ha avuto la fortuna di saper mantenere ciò che è nato con l'uomo come bisogno primario di sopravvivenza, che rappresenta un evento indescrivibile, vissuto da ciascuno in modo diverso».È l'abbrivio del saluto ai cacciatori pronunciato dal presidente provinciale di Federcaccia Roberto Rovigatti. «Certo è difficile per noi, da almeno quarant'anni vituperati cittadini cacciatori, far capire che la caccia non è solo uno sport, ma anche un residuo di quella necessità, che per fortuna si è trasformata in passione, insita nell'uomo da quando gli esiste. Per questo va rispettata. Di conseguenza ai giorni nostri il cacciatore deve ritrovare la sua giusta collocazione nell'ambiente sociale e naturale nel quale vive e opera: quella di essere riconosciuto come "sentinella", controllore e gestore del territorio, nonché fruitore della fauna selvatica, prevista dalle leggi vigenti. È giusto ricordarlo: la caccia è regolata da leggi che il cacciatore le deve osservare. Noi, che stiamo attraversando un momento di transizione poiché l'ultima legge sulla caccia numero 157 del 1992 sta per essere giustamente modificata, perché dopo tanti anni le cose sono cambiate, ci aspettiamo tale patente o riconoscimento sociale anche se tutto questo è demandato nelle sedi istuzionali dove il cacciatore vero mai ha avuto voce in capitolo. Possiamo solo sperare in tal senso. Quello che noi possiamo tranquillamente fare oggi è di comportarci secondo le norme scritte e non scritte perché eticamente insite nel nostro animo di cacciatori, in modo da passare una giornata degna di essere vissuta da uomini».
IL GAZZETTINO ROVIGO
20 SETTEMBRE 2009
Stagione al via senza polemiche ma gli ecologisti si preparano
Franco Pavan
Provinciai Rovigo - Erano diversi anni che la stagione venatoria, al via da stamattina alle 6, non si apriva senza grandi scontri tra fazioni. Al di là dello stop, peraltro preventivato, che la Regione ha imposto al tentativo di autonomia gestionale cercato dagli ambiti territoriali di caccia, spiegato in una delibera di giunta che vieta attività sanzionatorie da parte degli atc superiori a quanto stabilito dal calendario, e fatte salvo le solite scaramucce verbali tra Federcaccia a Cacciatori veneti, l'apertura generale alle doppiette (4.150 su tutto il territorio polesano) partirà senza tanti patemi. Fino alle 19.15 si sparerà dalle valli del Delta all'Alto Polesine e l'unico problema sarà riempire i carnieri. Che presumibilmente, traboccheranno di selvaggina come ormai accade da qualche anno da un capo all'altro della Provincia, anche in relazione al fatto che oggi non sarà bel tempo e ciò favorirà la caccia ai migratori che si rifugiano nelle lagune. Di par suo, la campagna si presenta già praticamente priva di coltivazioni, soia a parte.Poteva tuttavia esserci pace in tema venatorio con i vari addentellati su vigilanza, piani di contenimento contro i nocivi o iniziative di gestione condivisa? Inimmaginabile solo pensarlo. Così il vero piano inclinato su cui sta scivolando la materia si è spostato sul rapporto con il mondo ambientalista. Già ampiamente logorata dai conflitti amministrativi che hanno fatto capolino nella aule del tribunale regionale e del Consiglio di Stato (si veda il piano volpi sospeso dalla sentenza di quest'ultimo dopo l'impugnazione del precedente giudizio espresso dal Tar sempre su iniziativa della Lega antivisezione), la corda su cui dovrebbero trovare equilibrio le istanze di stampo faunistico della Provincia e gli scopi statutari delle associazioni a difesa del mondo animale, si può ormai dire in procinto di spezzarsi.Il faccia a faccia che l'assessore provinciale alle Risorse faunistiche Claudio Bellan ha avuto con i rappresentanti degli ambientalisti ha portato a un sostanziale nulla di fatto. La Provincia, che ha già predisposto i piani di contenimento per corvidi e colombi e si prepara a chiudere anche sulle volpi, deve mettere in conto la barricata che stanno nuovamente alzando gli animalisti pronti a ricorrere su ogni fronte se i documenti provinciali dovessero vedere la luce.
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VIRGILIO NOTIZIE 20 SETTEMBRE 2009
Medicina/ Sperimentata su topi nuova terapia per paraplegici Ratti hanno camminato di nuovo senza rigenerare fibre nervose
Una combinazione di farmaci, stimolazioni elettriche ed esercizio fisico regolare, sono gli ingredienti della ricetta che ha permesso a topi paralizzati di camminare di nuovo. Lo rivela uno studio condotto da Grègoire Cortine dell'Università di Zurigo pubblicato su Nature Neuroscience di domani, secondo il quale la rigenerazione delle fibre nervose gravemente danneggiate, non sarebbe stata necessaria a ratti paraplegici per imparare a camminare di nuovo. La scoperta , secondo gli scienziati svizzeri, potrebbe avere importanti implicazioni per la riabilitazione degli arti in caso di danni al midollo spinale. Il midollo spinale contiene circuiti nervosi che possono da soli, indipendentemente dai comandi provenienti dal cervello, generare un'attività ritmica che fa muovere i muscoli delle gambe, come se si stesse camminando. Numerosi studi sperimentali hanno già cercato di sfruttare questo meccanismo per aiutare le vittime di incidenti a riprendere la funzionalità delle gambe, ma mentre il movimento ritmico degli arti inferiori può essere indotto, non si riesce ad ottenere una deambulazione in grado di sostenere il peso del corpo. Gli scienziati svizzeri , raccogliendo la difficile sfida, hanno indotto in topolini di laboratorio danni al midollo spinale provocando la paralisi degli arti, in pratica gli animali non potevano più eseguire movimenti volontari delle zampe posteriori. Hanno poi somministrato ai topi paralizzati un mix di farmaci e, allo stesso tempo, li hanno sottoposti ad esercizi lenti e continui mentre applicavano correnti elettriche in punti specifici del midollo spinale, al di sotto del punto danneggiato. Questo trattamento ha innescato il circuito nervoso, generando negli arti paralizzati un movimento ritmico simile a quello della camminata. La terapia riabilitativa è stata portava avanti per diverse settimane e, finalmente, i topolini hanno cominciato a camminare, sostenendo il peso del corpo, sia in avanti, sia in dietro che di lato e, perfino, a correre. Ma il danno che ha interrotto il collegamento tra il cervello e il circuito del movimento ritmico nel midollo spinale è rimasto interrotto, per cui gli animali non erano in grado di camminare spontaneamente. L'auspicio è che nei pazienti umani si possa attivare, anche con l'aiuto di neuroprotesi, il circuito nervoso ritmico, come indica questo studio, per aiutare a riabilitare chi ha subito danni al midollo osseo.
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