NEWS RIMINI
19 DICEMBRE 2009
Botti di fine anno. L'appello del comune: tenete i cani al riparo
Cani e gatti devono essere custoditi in luogo chiuso in occasione del Capodanno. A ribadirlo l'assessore riccionese Giuseppe Savoretti che ricorda come lo scorso anno siano stati 9 i cani recuperati dai volontari del canile di Riccione dopo i botti di fine anno.
In alcuni casi si sono anche verificati incidenti stradali.
La nota stampa
Riccione (RN) - Utilizzo abituale di guinzaglio e palette e in occasione dei festeggiamenti di Capodanno è importante assicurare gli animali in luoghi chiusi per evitare fughe pericolose.
L’Assessore Giuseppe Savoretti sottolinea l’importanza del rispetto del Regolamento comunale per la tutela della popolazione canina che prevede l’utilizzo del guinzaglio per la conduzione dei cani a passeggio nei luoghi pubblici e di palette per mantenere in idoneo stato di decoro il suolo pubblico. “Poiché si avvicinano i festeggiamenti di fine anno - dichiara l’Assessore Savoretti – mi corre l’obbligo di ricordare a tutti coloro che possiedono cani di assicurarsi che, in occasione dei festeggiamenti di fine anno, siano ricoverati e custoditi in luoghi chiusi e al sicuro. Lo scorso anno sono stati 9 i cani recuperati in meno di 48 ore dagli operatori e volontari dell’associazione “e l’uomo incontrò il cane K. Lorenz del canile di Riccione a seguito dei botti di fine anno. Si trattava di cani lasciati in giardino e in questi casi può accadere che per paura gli animali si precipitino in fughe incontrollate mettendo a rischio la sicurezza stradale e se stessi. Negli anni passati sono accaduti anche incidenti stradali pericolosi. Inoltre” – continua Savoretti ”è importante iscrivere e identificare il proprio cane all’anagrafe canina comunale. Sono ancora troppi, infatti, i cani presenti sul territorio di Riccione non regolarmente iscritti. Negli ultimi anni sono molto aumentate le iscrizioni di cani all’anagrafe, passando dalle 200 circa del 2002 alle oltre 600 del 2009. La mancata identificazione del cane con microchip rende più difficili le operazioni di ritrovamento dei proprietari, con il rischio che gli animali permangano anche per giorni in struttura”.Nel caso di smarrimento del proprio cane è importante segnalare immediatamente l’accaduto ai centralini delle Polizia Municipale oppure al canile comunale. [...]
LA NUOVA FERRARA
19 DICEMBRE 2009
Bisogna fermare la strage di animali col veleno
Silvia Siano
Un appello ai padroni di animali da compagnia: non perdeteli mai di vista. Basta un attimo di disattenzione e l’ingordigia tipica di cani e gatti può diventare fatale. Le zone verdi, i parchi, i boschi in città ed in provincia sono spesso infestati da bocconi ed esche avvelenate. Stricnina, anticoagulanti, pesticidi di ogni genere, metaldeide contenuti in teste di pollo, involtini, riso bollito: solo in un anno sono stati segnalati da solerti cittadini e da medici veterinari, secondo il registro istituito dal servizio veterinario dell’Asl, 31 casi, di cui 19 alle analisi di laboratorio, sono risultati positivi al veleno. E non sono solo i cacciatori, per assicurarsi le prede migliori, a macchiarsi di atti così scellerati, ma più spesso le persone della porta accanto che mal sopportano la presenza di un animale. «Per aumentare la prevenzione e sensibilizzare i cittadini, rendendoli più responsabili ed attenti a segnalare casi sospetti - dice Provvidenza Raimondo, prefetto di Ferrara - si è costituito lo scorso anno un tavolo di coordinamento, che coinvolge gli organi di polizia, il servizio veterinario dell’azienda Usl e l’istituto zooprofilattico». Le attività degli esperti spaziano dal creare una mappatura delle zone nelle quali sono state ritrovate esche avvelenate, alla messa in rete delle informazioni che consentono alle forze di polizia di non incrociarsi nelle indagini e alla popolazione sui rischi che bocconi di veleno possono avere per gli animali e per le persone, in modo particolare i bambini. «Non esistono zone più colpite di altre, - spiegano i funzionari del servizio veterinario - i bocconi avvelenati si possono trovare ovunque. Ferrara ha il numero più alto di ritrovamenti di esche avvelenate». Chi dovesse essere pescato sul fatto rischia un’imputazione per getto di sostanze pericolose e avvelenamento di animali. «L’importante - proseguono - è segnalare i casi sospetti o all’Asl o alle forze dell’ordine». In programma entro giugno, c’è poi l’addestramento di alcune unità cinofile, che si occuperanno di scandagliare il territorio alla ricerca di bocconi avvelenati. Per l’attività di bonifica, coordinata dalla protezione civile, saranno scelti cani e padroni volontari, in base alle attitudini dell’animale e al feeling con il proprietario. Sul sito dell’azienda Usl (www.ausl.fe.it), è possibile scaricare il modulo per le segnalazioni. Altra possibilità è data dal sito www.ecouniamoci.it della polizia provinciale che consente di inserire attraverso e-mail, la descrizione del fatto. Va sempre bene poi telefonare a polizia municipale, carabinieri, guardia di finanza, in generale a tutte le forze dell’ordine che prenderanno nota solo se il segnalatore non rimarrà anonimo.
LA NUOVA VENEZIA
19 DICEMBRE 2009
Anche Facebook si mobilita per Baubo
Anche il popolo di Facebook si mobilita per Baubo, cagnolino di 14 anni ucciso domenica scorsa da un calcio sferrato da un passante. Il torace sfondato, una notte d’agonia, poi la morte. In città e non solo la notizia ha destato orrore. Così lo ricorda un’amica: «Sono inorridita. Non so come possano esistere persone così cattive; a che scopo? Pura crudeltà. Spero che individuino il disgraziato». Sul sito web di social network si è aperta una discussione. Animalisti bellunesi, padovani, veronesi scrivono: «Giudico la civiltà di un essere umano da come si comporta con gli animali», «Non vedo l’ora che si sappia il nome del responsabile». Addirittura dalla Columbia: «A Venezia i cani hanno sempre girato liberi senza problemi... Il nome di quel figlio di....». Mentre le indagini del commissariato di San Marco continuano i proprietari della bestiola dichiarano: «Dopo la denuncia in questura non ci resta che aspettare».
IL TIRRENO
19 DICEMBRE 2009
Abbandona due gatti usati per mendicare
PISA. Teneva due gatti stipati in un trasportino per mendicare. Redarguito da una passante, ha preso l’elemosina ricevuta e non ci ha pensato due volte: ha abbandonato le due bestiole in strada fuggendo. La passante si è rivolta all’ufficio tutela degli animali del Comune che li ha affidati al gattile «Cuore di Pirilla», della signora Fiorella Degli Albizi. Si sospetta che i gatti siano stati rubati a qualcuno, dato che sono docili e in buona salute. Gli animaletti hanno circa 10 mesi ognuno. Il maschio ha il mantello rosso e la femmina è tigrata con peli biondi su dorso. Se qualcuno li sta cercando chiami la signora Degli Albizi al 335-8083271.
SAVONA NOTIZIE
19 DICEMBRE 2009
Genova. Importava una scimmia illegalmente
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Genova - L’Agenzia delle Dogane di Genova, unitamente gli Agenti della Forestale del Nucleo Cites, hanno posto sotto sequestro un esemplare di scimmia della specie Bertuccia (nome scientifico Macaca sylvanus) che era stata importata illegalmente nel Porto di Genova. La scoperta dell’insolito animale è avvenuta a seguito dello sbarco da una nave passeggeri proveniente da Tangeri di una donna di media età di nazionalità belga, giramondo di professione, la quale è scesa dal traghetto tranquillamente con la scimmia sulle spalle.
Gli uomini della Forestale del Nucleo Cites hanno riconosciuto l’animale come appartenente ad una specie protetta dalla Convenzione di Washington Cites, che protegge e tutela appunto le specie animali e vegetali in via di estinzione. Vista e accertata la mancanza della documentazione prevista per l’importazione di questo tipo di animali, considerati oltretutto anche potenzialmente pericolosi per l’incolumità pubblica, la scimmia è posta sotto sequestro penale. Curiosa e toccante la storia raccontata dalla giramondo a seguito della contestazione del fatto; infatti avrebbe acquistato l’animale in Nord Africa in un mercatino per salvargli la vita, sicuramente un gesto ammirabile dal punto di vista affettivo ma che purtroppo le costerà parecchio. La legislazione Cites infatti stabilisce le norme in maniera rigorosa, applicando rigide restrizioni e certificazioni di scorta per il commercio e la detenzione di specie in via di estinzione. L’esemplare, di sesso femminile, di circa 70 cm di altezza, non presenta comunque segni di malessere, anche se il suo habitat non è certo uno dei più adatti; infatti la specie vive nell'Africa nord-occidentale, soprattutto nella Catena Montuosa dell’Atlante in Marocco, nella foresta di montagna, oltre l'altitudine di 2100 m. Per il momento pertanto la Bertuccia è stata presa in consegna dal Nucleo Cites della Forestale, il quale curerà anche il suo trasferimento nell’immediato in un centro idoneo al suo mantenimento, augurandosi che possa essere reinserita in un contesto sociale con altri esemplari della sua specie. La destinazione definitiva dell’animale verrà comunque stabilita alla fine del procedimento penale dalla Commissione Scientifica Cites c/o Ministero dell’Ambiente, Autorità Scientifica Nazionale deputata ad esprimere pareri sull’attuazione della Convenzione di Washington Cites in Italia e sulla destinazione definitiva di questi animali protetti.
Fonte Cites Forestale
IL GIORNALE
19 DICEMBRE 2009
LA STRANA CACCIA A SARA NEL PORTO DI VOLTRI TUTTI DIETRO LA SCIMMIA
L’animale proveniente dal Marocco sbarca dal traghetto e scappa. Presa dalla forestale, denunciata la padrona
Voltri (GE) - Caccia alla scimmia nel porto di Genova. Gli agenti di guardia forestale e dogana si sono trovati alle prese con un piccolo problema: da un traghetto proveniente da Tangeri, infatti, era sbarcata una signora che teneva per mano non un bambino, ma una bertuccia. Una scimmia di nome Sara, di 12 anni, che la donna - una giovane belga che si è definita «giramondo di professione» - sosteneva di aver salvato dai maltrattamenti del commerciante che la teneva legata alla sua bancarella in un mercatino.
Alla vista degli agenti Sara, che non poteva scappare perché tenuta al guinzaglio con una lunga catena - si è arrampicata su un albero e non ne voleva sapere di scendere. Poi, apparentemente incurante del freddo e del vento a cui probabilmente è abituata perché s tratta di una scimmia di montagna, è saltata su un cassonetto della spazzatura. Alla fine, però, il suo carattere mite ha avuto il sopravvento e così la scimmietta si è lasciata catturare e mettere in gabbia dagli uomini del nucleo Cites della forestale, specializzati in animali esotici. Al di là delle buone intenzioni della sua padrona, il problema di Sara era il fatto che era entrata in Italia illegalmente: la legge italiana vieta, infatti, di detenere primati sul territorio della Repubblica. Così gli agenti della forestale hanno dovuto sequestrare la scimmia e rinchiuderla in gabbia. Intanto, se l' emergenza scimmia è stata risolta gli uomini della forestale adesso devono affrontare un nuovo problema: in un container proveniente dall' Africa è stata trovata una rana misteriosa. Un batrace la cui specie non è ancora stata identificata, ma che dovrà essere esaminato e tenuto in quarantena, al caldo per evitare che muoia.
NUOVO SOLDO
19 DICEMBRE 2009
La commovente storia di ‘Purpuzza’, piccolo grande cuore di cane
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Enrica Boiocchi (vicepresidente Gruppo Bairo)
Quando viene a mancare una persona a noi cara, sembra che il mondo crolli all’improvviso. I riferimenti più importanti vengono a mancare, oltre a ciò che più ci legava a chi ora non c’è più. Sentimenti di dolore intenso, disperazione, una sorta di nebbia che offusca la mente e ci mostra una realtà del tutto nuova a cui a stento riusciamo ad abituarci. Sensazioni umane, vengono definite, poichè è credenza affermata che solo la nostra specie può subire simili ferite nell’animo. Ma la natura ci dimostra che l’egoismo di crederci superiori ad altre forme di vita fa cadere questo pensiero in un enorme, grossolano errore. Vivono accanto a noi creature che spesso, sotto l’occhio indifferente dei molti, condividono la nostra esistenza. Silenziosi, osservano ogni movimento, camminando nell’ombra dei nostri passi.Sonnecchiano accanto ai piedi, pronti a balzare in piedi al suono della voce del loro grande amico. Una carezza, una parola gentile, uno sguardo intenso d’intesa: capiscono ogni cosa. Ascoltano ogni nostro respiro e ci amano. Sempre e comunque. Percorrono la loro vita in simbiosi alla nostra, percependo qualsiasi sbalzo d’umore che possiamo avere. Non parlano, non possono farlo, ma ci conoscono meglio di un qualsiasi nostro famigliare o amico, addirittura, meglio di noi stessi. La vicenda di questo piccolo cagnolino ne è l’esempio, uno dei tanti a dire il vero, nel quale si percepisce quanto spesso siano sottovalutati coloro i quali vengono da noi definiti “esseri inferiori”. Mi sembra di vederlo Purpuzza, seduto davanti all’entrata della chiesa, piccolo e tremante con la zampina sollevata in segno di preghiera, lui a cui è vietato l’ingresso nella “casa del Signore”, perchè considerato senza anima…Ha capito che è successo qualcosa di molto grave al suo compagno umano: lo ha vegliato prima e durante la morte, osservando il dolore dei familiari che cercavano conforto a vicenda. Probabilmente nella costernazione del lutto Purpuzza è stato relegato all’ultimo dei pensieri. Probabilmente nessuno avrà pensato di confortare il suo cuore spezzato: è solo un cane, non capisce, non sa. Nella solitudine della grande confusione che segue un funerale, il piccolo cagnolino nero ha voluto dimostrare in qualche modo la sua disperazione dimenticata dagli altri. Con dignità, ha raccolto le forze e ha seguito il feretro del suo unico grande amico, sino dove gli è stato possibile arrivare. Un gesto di autentica compassione sarebbe stato invitare la bestiola a seguire la funzione, invece di lasciarlo solo nel suo dolore davanti ad un portone freddo. L’ultimo saluto non si nega a nessuno. Ora la sua vita è improntata alla ricerca di chi non c’è più: come la vicenda realmente accaduta, che in questo periodo di natale sta esplodendo nelle sale cinematografiche, dove un altro cane, in un altro tempo, ha continuato ad aspettare il suo compagno umano ormai morto…. fino alla fine della sua stessa esistenza. Storie autentiche, parallele che si somigliano e si eguagliano, a distanza di anni, dove tutto cambia, ma lo scandire delle ore non modifica un sentimento autentico quale l’Amore che solo un cuore sincero conosce sino in fondo: il cuore di un cane.
N. d.R. (S.I.): Questo pezzo, bellissimo a mio avviso, venne scritto in risposta all’ articolo, che riportiamo di seguito, su una storia molto commovente… oserei affermare ‘lancinante’, apparsa su ‘La Nuova Sardegna’:
Anche «Purpuzza» al funerale del padrone
di Antonio Bassu
NUORO. Muore il padrone e il suo cane, fedelissimo compagno per tanti anni, nella buona e nella cattiva sorte, veglia la salma fino al trasferimento del feretro in chiesa. Dove, essendo vietato l’ingresso agli animali nei luoghi di culto, non lo fanno entrare. Il fatto è accaduto a Mamoiada e ha destato grande commozione. «Purpuzza» è rimasto inchiodato sulla soglia davanti alla navata centrale, con una delle zampe anteriori sollevata, seduto su quelle posteriori, quasi in preghiera. Comunque in attesa della bara, fuori della chiesa. Non può certo conoscere il detto della tradizione popolare «come un cane in chiesa» che esemplifica la posizione di qualcuno che si trova fuori posto, indesiderato. E quando il feretro, portato a spalla dagli amici, si è diretto verso il cimitero, con al seguito i parenti e la folla degli amici, «Purpuzza» lo ha seguito. Già prima della cerimonia funebre non voleva più muoversi dalla casa in cui lui e il padrone hanno vissuto insieme. L’animale è rimasto di fronte al letto per ore, con gli occhi tristi. La povera bestia non si è mossa dalla stanza dove i parenti facevano «sa ria» per ricevere le condoglianze dagli amici e dai conoscenti. «Purpuzza» è il nome datogli dal padrone al momento dell’adozione (che in italiano corrisponde, grosso modo, a “spezzatino”, ossia alla miscela di piccoli pezzi di carne e lardo con i quali si è soliti confezionare le salsicce) a un minuscolo bastardino dal manto completamente nero. Non basta. Nei giorni successivi all’inumazione, il bastardino, memore della vecchia abitudine del suo padrone, che ogni giorno, al pomeriggio, era solito rendere visita ad un parente stretto, ha preso a ripercorr ere la stessa strada sino a quella casa. E, sorprendentemente, sempre alla stessa ora. Puntuale come un orologio svizzero, lo ha fatto per svariati giorni, quasi avesse la speranza che l’indimenticabile amico-padrone potesse rimaterializzarsi. La storia da libro «Cuore» di «Purpuzza» ha davvero il sapore di una commovente favola d’altri tempi e colpisce ancor di più in un periodo dell’anno in cui ci si prepara ad immergersi nella festosa atmosfera natalizia. Vale la pena, prendendo spunto da questa storia, richiamare i protagonisti della società consumistica al rispetto dei sentimenti e dei valori della vita, che va vissuta senza egoismi e in spirito di servizio. Anche se, come in questo caso, è un cane a dare l’esempio di un enorme amore che non ha bisogno di essere contraccambiato.
(Fonti: bairo.info e La Nuova Sardegna)
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
19 DICEMBRE 2009
Mendicanti con cani finti Identificati e multati in 15
VIOLATA L’ORDINANZA. Controlli dei vigili urbani in centro storico
I cuccioli funzionano con le pile elettriche Ma c’è anche chi si porta il quattrozampe vero
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Verona - Si potrebbe definire il «marketing dei disperati».
È sufficiente esporsi sulla pubblica via con un cucciolo e il gioco è fatto. I passanti, impietositi da quei quattro zampe intontiti dal freddo glaciale di questi giorni, aprono le tasche e versano l'obolo. Solo che, in alcuni casi, c'è il trucco. Già perchè qualcuno tra questi poveri si è ingegnato e si è inventato il falso cucciolo. Che sembra vero perchè chi lo guarda distrattamente vede il cagnolino respirare mentre la testa resta accuratamente nascosta nel contenitore, una scatola di scarpe molto spesso nel quale il quattrozampe è stato deposto. Solo che a muovere molto lentamente la cassa toracica dell'animale è una pila elettrica e non un cuore. I passanti, però, non se ne accorgono. E fanno l'elemosina. Sono stati i vigili urbani ad accorgersi di questo trucco. E ieri hanno sequestrato un cucciolo finto ad un giovane che sostava in cortile mercato Vecchio. In realtà, i poliziotti del Comune sono al lavoro dal giorno di Santa Lucia su questi mendicanti con finti cagnolini. E hanno già sanzionato una quindicina di questi mendicanti, provenienti dall'estero. Hanno estratto dalle tasche l'ordinanza del Comune che punisce l'accattonaggio. E così nel giro di un paio di minuti hanno inflitto la sanzione, hanno sequestrato il finto cagnolino e l'incasso di una manciata di euro, ottenuto con questo giochetto quasi da mago incallito. In realtà, in città ci sono anche i mendicanti in compagnia di cuccioli veri come viene riportato anche sul nostro sito (www.larena.it) con tanto di foto, ripresa ieri alle 15 in corso Porta Nuova. E in questo caso, però, a lamentarsi sono gli animalisti dell'Enpa. Che denunciano il maltrattamento di animali, utilizzati dai mendicanti in centro città. E così con il ripopolarsi di quell'esercito di disperati nel centro cittadino riemergono i molteplici, irrisolti problemi, legati a questo mondo.GP.CH.
GIORNALE DI VICENZA
19 DICEMBRE 2009
Ruba due cappottini per il cane Arrestata dai Cc, paga con sei mesi
TRIBUNALE. Thiene, la giovane di Schio libera dopo il processo
La sua bestiola aveva freddo e la ragazza aveva portato via le coperte dal negozio "Zoo dom"
Provincia di Vicenza - «Il mio cagnolino aveva freddo», si è giustificata ieri in tribunale. Per questo giovedì mattina Ingrid Dal Santo, 19 anni, residente a Schio in via Fusinato, era entrata nel negozio "Zoo dom" di via delle Arti a Thiene. Aveva preso due cappottini per il suo cane, per un valore di 100 euro, ed aveva cercato di portarli via senza pagare. Dopo aver ingaggiato una colluttazione con la cassiera, era stata arrestata dai carabinieri per rapina impropria, perché dopo il furto aveva reagito.
Ieri mattina Dal Santo, dopo una giornata passata in camera di sicurezza in caserma a Thiene, si è presentata in tribunale davanti al giudice Eleonora Babudri e al pm Antonella Toniolo per il processo per direttissima. Assistita dall'avv. Paolo Mele senior, la giovane ha spiegato di aver agito per il bene della sua bestiola, anche se non aveva soldi. La ragazza era stata scoperta alla cassa del negozio di cui è titolare Riccardo Bertin dalla cassiera Natascia M., che aveva cercato di fermarla perché l'aveva notata mentre infilava la merce nella sua borsa con fare sospetto. Ne era nato un movimentato episodio. Le due si erano strattonate in maniera molto energica e nel frattempo era stato dato l'allarme al 112: la pattuglia dei militari thienesi aveva bloccato Dal Santo, e gli stessi militari avevano poi restituito la merce al negozio. Ieri mattina, Dal Santo ha preferito scendere a patti per chiudere subito le sue vicissitudini giudiziarie. Si è accordata con la procura per sei mesi di reclusione e una multa di 200 euro. Il giudice le ha concesso la sospensione condizionale della pena e la ragazza è pertanto tornata subito in libertà, certa che la disavventura le sia servita da lezione.
LA ZAMPA.IT
19 DICEMBRE 2009
Enpa: è un'odissea viaggiare in treno con i propri animali
Numerose segnalazioni cittadini, ridotti convogli "quattro zampe"
Non solo tagli, ritardi e sporcizia, ma è un’odissea anche per chi vuole viaggiare in treno con gli animali: è la denuncia dell’Enpa, Ente nazionale protezione animali, che ha ricevuto in questi gironi numerose segnalazioni dei cittadini che denunciano disagi e disservizi con il nuovo orario di Trenitalia, per la riduzione dei convogli "a quattro zampe". Sono numerosi gli italiani che hanno segnalato alla casella mail bassavelocita enpa.org le loro difficoltà. L'anno scorso Trenitalia ha introdotto severe limitazioni ai viaggi di Fido e Micio sulla ’strade ferratè, «un provvedimento che l`azienda giustificò con l`esigenza di garantire la pulizia e il decoro dei nostri vagoni». «Sedili laceri, bagni lerci, carrozze che cadono a pezzi, porte non funzionanti? Secondo Trenitalia la colpa del degrado non era né della scarsa manutenzione né degli addetti alle pulizie ma ... degli animali», sottolinea l’Enpa. L’ente denunciò lo «scaricabarile». Ora - sottolinea l’Enpa - «le condizioni igieniche dei treni non sono migliorate, mentre sono cresciuti in modo esponenziale i disagi dei viaggiatori a quattro zampe». I cani di taglia medio-grande sono stati infatti banditi dagli Eurostar che hanno sostituito molti convogli Intercity ed Espressi a media e lunga percorrenza. «Trovo scandaloso - scrive all`Enpa Roberta da Milano - che io e la mia cagnolina non possiamo accedere ai treni Frecciarossa». «Ho sempre viaggiato in treni come Eurostar City senza alcun problema col mio cane - aggiunge Francesca -. Per quale motivo ora non posso più?». «Il regolamento di Trenitalia - lamenta Alessandra - prevede la possibilità di portare a bordo dei treni un solo animale per passeggero. E chi possiede per esempio due gatti, che fa? Ne lascia uno a casa? O meglio ancora se ne sbarazza?». E queste sono solo alcune delle segnalazioni pervenute all`Enpa. Intanto l`iniziativa "bassavelocità" dell’Enpa prosegue, con l`obiettivo di compilare un dossier da sottoporre ai vertici di Trenitalia «per chiedere la riammissione dei quattrozampe a bordo dei treni italiani».
LA CITTA' DI SALERNO
19 DICEMBRE 2009
Nella causa di divorzio gli alimenti per cani e gatti
ALESSANDRIA. Nove gatti, tre cani, quattro criceti: ci sono anche queste bestiole a dividere una coppia di piemontesi che a gennaio dovrà affrontare una causa di divorzio. I coniugi si erano separati nel 2007 e il marito, 42 anni, aveva chiesto di portarli con sé; cinque mesi fa, però, l’uomo è tornato dall’ex moglie e glieli ha riconsegnati sostenendo di non potersi più prendere cura di loro. La donna, che dal coniuge non riceve gli alimenti, si è rivolta all’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) per sapere come comportarsi. La coppia, che ha due figli, risiedeva ad Alessandria; l’uomo ora si trova in Emilia Romagna. «Saremo al fianco della signora - dice il presidente dell’Aidaa, Lorenzo Croce - nella causa di divorzio. Il marito deve pagare gli alimenti alle bestiole aiutando così la signora che non ce la fa».
LA NUOVA VENEZIA
19 DICEMBRE 2009
Dopo i cigni neri sparite 5 oche
DOLO (VE). Dopo i cigni neri sono sparite anche cinque oche dalle rive del Naviglio Brenta. La segnalazione è stata fatta da molti cittadini che da una settimana non hanno più tracce delle oche che vivevano nella zona dei Molini e del Foro Boario. Le oche da parecchi anni «abitavano» in questa zona del Naviglio e molti portavano loro da mangiare. Nelle scorse settimane però c’erano state alcune segnalazioni di maltrattamenti. «Alcuni ragazzi - spiegano i residenti - avevano lanciato dei sassi contro gli animali pensando forse che fosse un gioco divertente. Li abbiamo ripresi e non hanno più fatto nulla». Alcuni pensano che possano essere volate via o che siano stati uccisi. Chiunque ne abbia notizia è pregato di contattare [email protected] o i vigili urbani.
CORRIERE FIORENTINO
19 DICEMBRE 2009
Quei sette capodogli ingannati dai nostri sacchetti della spesa
Ambasciatori del mare, così sono stati spinti ad autodistruggersi
di DONATO CARRISI
Hanno continuato a cercarsi fino alle prime luci dell’alba, chiamandosi a vicenda sulla spiaggia. In quei suoni che gli servono per orientarsi sono nascosti i nomi dei componenti del gruppo. Ma il destino di tutti era già segnato. Fino a che le loro voci si sono spente, una alla volta. Quando l’ultimo non ha più ottenuto risposta all’appello, se n’è rimasto in silenzio, aspettando.
Chissà cosa li ha portati fin qui, dopo aver percorso centinaia di miglia, visitando inimmaginabili mondi sommersi, a trovare una morte certa sulla costa del Gargano. Hanno seguito il capobranco mentre puntava la terraferma, in un’incomprensibile opzione fatale. Ha preso lui la decisione. Ha invertito la rotta, sicuro e consapevole che anche gli altri sarebbero andati dietro alla sua schiena grigia. Perché se nasci capodoglio ti insegnano presto che fai parte di un gruppo e da quello dipende ogni cosa, la vita e anche la morte. Impari che il branco non è solo una famiglia, ma un grande organismo vivente, una coscienza collettiva che supera l’istinto, perfino quello di sopravvivenza. E impari a fidarti. Alcuni fra i capodogli del Gargano avevano buste di plastica negli stomaci. Le hanno scambiate per calamari, mentre aravano il fondo del mare con le bocche spalancate, credendo di cibarsi di ciò di cui vanno più ghiotti. È questo che fa rabbia. Non la morte, l’inganno. Deploriamo le baleniere norvegesi o giapponesi e la loro scriteriata mattanza, e poi uccidiamo questi esseri con un gesto quotidiano, banale, chiedendo un altro sacchetto alla cassa mentre facciamo la spesa. Non siamo più consapevoli delle conseguenze dei nostri comportamenti, anche dei più piccoli. Del reato consumato con la nostra semplice esistenza, ignara di altre esistenze. In queste ore c’è chi sostiene che non sia sufficiente una busta di plastica a determinare questa eutanasia collettiva. La verità più assurda, Sacchetti di plastica, scatolame, pezzi di corda: è quanto scoperto da Giuseppe Nascetti, prorettore dell’università della Tuscia, dopo aver sezionato gli stomaci di 4 dei 7 capodogli morti sulla spiaggia di Foce Varano. Secondo Nascetti, tra i massimi esperti di parassitologia ed ecologia marina, i capodogli potrebbero aver scambiato i rifiuti per calamari. «Quello che sembrava il capobranco ne aveva lo stomaco colmo; i tre che non avevano ingerito oggetti di plastica potrebbero averlo seguito sulla spiaggia», visto lo «spirito gregario dei gruppi di giovani maschi». Per Nicola Zizzo, anatomopatologo di Medicina veterinaria a Bari, i rifiuti potrebbero però non essere la causa diretta della morte. In alcuni esemplari sono stati rinvenuti degli emboli, «forse provocati da un’emersione troppo rapida». invece, è che abbiamo spietatamente sostituito il retaggio della natura con una cultura che contempla soltanto la nostra presenza su questo pianeta. La verità è che abbiamo dimenticato. Non ricordiamo più di essere figli dello stesso, fragilissimo equilibrio. Eppure non eravamo così. Quando è accaduto? Quando ci siamo trasformati da abitatori in padroni? In certe tribù polinesiane si narra la storia di un pescatore di granchi che per tutta la vita si è nutrito solo dei crostacei che pescava. E che, dopo la sua morte, a cent’anni, sia stato seppellito sulla spiaggia perché i granchi potessero nutrirsi di lui. I capodogli, per la loro esigenza di riemergere a respirare, sono un perfetto compromesso tra il mare ed il cielo. Se l’universo marino avesse voluto affidare un messaggio per gli uomini, li avrebbe scelti come ambasciatori. E forse in questo modo la loro morte non è così insensata. Forse esiste una ragione che ci riguarda, che ci tocca tutti, nessuno escluso. Il mondo di luce bianca e il mondo di luce blu, divisi e uniti da un sottile strato di azzurro: oltre quel confine così flebile nascondiamo, anche a noi stessi, i rifiuti assassini di un sistema insostenibile. E, paradossalmente, mentre a Copenaghen si cerca un modo per rimandare ogni decisione, l’estremo gesto di sette capodogli indifesi non ci aiuta a riflettere. Oggi è toccato a loro, domani chissà. Poche volte i capodogli spiaggiati accettano l’aiuto dell’uomo. Anche quando si riesce a rimetterli in mare aperto, quelli tornano ostinatamente a fare rotta verso la costa. Si dice che perdano l’orientamento. E se non fosse così? E noi ci meravigliamo della loro decisione, dimenticando quello che facciamo ogni giorno per autodistruggerci. Qual è, allora, la vera scelta suicida? Un tempo i capodogli vivevano quanto gli uomini e potevi incontrarli più volte nel corso di una vita, solcando i mari. E i pescatori cercavano sul pelo dell’acqua i segni del loro passaggio: l’ambra grigia secreta da questi cetacei si diceva portasse fortuna. Un tempo uomini e creature animali si riconoscevano a vicenda, si salutavano al confine fra due mondi diversi ed uniti — quello di luce bianca e quello di luce blu — con la consapevolezza di far parte di un tutto. Un tempo c’era un nemico dei capodogli che portava loro rispetto e che loro rispettavano. Non era una busta di plastica. Lo chiamavano Ismaele.
LA GAZZETTA DI REGGIO
19 DICEMBRE 2009
I capodogli uccisi dalla plastica
ROMA. Sono morti con la pancia piena di plastica. Che il mar Mediterraneo stia soffrendo ce ne accorgiamo solo d’estate, quando un imprecisato numero di buste di plastica (che impiegano 1.000 anni per essere smaltite dall’ambiente) finiscono in acqua, per diventare poi il dannoso pranzo di cetacei o altri pesci, come è successo per i capodogli spiaggiati sulle coste del litorale del Gargano, nell’area del comune di Peschici, in Puglia. Il degrado dovuto, secondo Greenpeace, «alle attività umane», sarebbe, infatti, alla base della morte dei 7 capodogli. E anche se dall’Unità operativa per i capodogli dicono di dover aspettare l’esito di tutte le indagini per poter effettuare conclusioni sulla causa precisa, 4 dei 7 animali ritrovati sulla battigia, in località Foce di Varano, avevano la pancia piena di buste di plastica, pezzi di corda, scatole e contenitori di vari materiali. Secondo Giuseppe Nascetti, pro-rettore dell’università della Tuscia, i capodogli potrebbero aver scambiato quel groviglio plastico per calamari - l’unico cibo di cui si nutrono - perché «disturbati dall’intenso traffico delle navi nell’Adriatico, non solo da quelle militari con i sonar» ma anche da quelle che «eseguono ricerche di idrocarburi», che disorientano i capodogli. «Quello che sembrava il capobranco - spiega Nascetti - ne aveva lo stomaco colmo», poco meno gli altri tre. La morte degli altri tre esemplari (che non avevano ingerito plastica) potrebbe essere dovuta alla volontà, legata «allo spirito gregario dei giovani maschi» di seguire «il capobranco andando come lui sulla spiaggia». Ma non è detto che la plastica nello stomaco sia la causa principale della morte. Parlano di «concausa», almeno per ora, sia Nicola Zizzo, dell’università di Bari, sia Sandro Mazzariol, dell’unità operativa per i capodogli: «Stiamo attendendo i risultati delle indagini collaterali - rileva Mazzariol -. E, solo quando le avremmo tutte si potranno effettuare delle conclusioni. La causa della morte non è attribuibile alle buste di plastica, almeno non in questo momento». Anche perché «i corpi estranei nello stomaco di questi animali provocano il decesso soltanto se causano un danno funzionale organico». Le associazioni ambientaliste se la prendono con la cattiva gestione delle nostre acque: «Lo stato di salute del nostro mare - dice Greenpeace - non è buono per colpa delle attività umane», mentre Legambiente ricorda che «l’80% dei rifiuti galleggianti è costituito da plastica e sversamento di idrocarburi». Proprio Legambiente rivela che da gennaio «l’Italia è senza servizio di pulizia marino» perché la flotta Castalia, gli ‘spazzini del mare’, «non si è vista rinnovare la convenzione con il ministero dell’Ambiente».
IL MATTINO
19 DICEMBRE 2009
C’era di tutto nella pancia dei sette capodogli che nei giorni scorsi si sono arenati sulla spiaggia della Foce di Varano
Emanuele Perugini
Foggia - C’era di tutto nella pancia dei sette capodogli che nei giorni scorsi si sono arenati sulla spiaggia della Foce di Varano, a Peschici sul Gargano. Una vera e propria discarica. Pezzi di plastica di ogni genere, contenitori, buste, pezzi di telo usato per ricoprire le serre. E poi, ancora, bottiglie, buste dell’immondizia nere, pezzi di reti, galleggianti e ogni altra sorta di rifiuto che si possa immaginare. Sono questi i risultati dell’autopsia condotta sulle carcasse dei cetacei arenati sulle spiagge del Gargano. A scoprire questo orrore “ecologico” è stato Giuseppe Nascetti, pro-rettore dell’Università La Tuscia di Viterbo, ritenuto uno massimi esperti mondiali di parassitologia ed ecologia marina, chiamato a valutare le cause dello spiaggiamento e della successiva morte dei cetacei. «Molto probabilmente il motivo della morte dei capodogli è stata l’inedia» dice Nascetti: «Sono morti per fame e per fatica, avendo scambiato quel groviglio di plastica per calamari di cui si nutrono. Il loro stomaco pieno di immondizia non era più in grado di digerire e questo li ha resi più deboli e più vulnerabili e ha impedito loro di sfuggire. Non tutti i capodogli erano nelle stesse condizioni. Alcuni, quelli che sono riusciti a sopravvivere più a lungo, avevano meno immondizia nella pancia e riuscivano ancora in parte a mangiare. Anche se non abbastanza per sopravvivere. Probabilmente, secondo gli esperti c’è stato qualche elemento di disturbo che ha disorientato il sistema acustico dei capodogli che hanno scambiato i rifiuti con i calamari. La plastica da sola, però, secondo altri esperti potrebbe non essere stata l’unica causa che ha portato i cetacei alla morte. Per Nicola Zizzo, anatomo-patologo del dipartimento di Medicina veterinaria dell’università di Bari, che sta compiendo altre analisi sulle carcasse dei cetacei, le cause potrebbero anche essere altre. Il sospetto è infatti che gli animali abbiano avuto dei danni di altra natura. In alcuni capodogli sono stati infatti trovati emboli, che «possono essere stati provocati anche da una emersione troppo rapida, tenuto conto che questi cetacei vanno a reperire cibo anche a mille metri di profondità». Comunque la notizia della scoperta della presenza di plastica nella pancia dei capodogli ha suscitato le obiezioni degli ambientalisti. Per Giorgia Monti, responsabile della Campagna mare di Greenpeace è «il segno del degrado dei nostri mari a causa delle attività umane». «Un avvenimento gravissimo – dice Sebastiano Venneri, vice Presidente di Legambiente -. Ad oggi, infatti, le plastiche, insieme allo sversamento di idrocarburi, rappresentano uno dei principali rischi per l’ecosistema marino: costituiscono l’80% dei rifiuti galleggianti».
IL GRECALE
19 DICEMBRE 2009
Capodogli, esposto alla procura di Lucera
Mentre giunge l’ok per lo stoccaggio, c’è chi denuncia la presenza di ratti e fetore sul litorale
Foggia – Da questa mattina i sette capodogli spiaggiati sul Gargano saranno sezionati e trasportati in un fondo di 1500 metri quadri nei pressi del paese garganico di Ischitella, dove saranno seppelliti con terra e calce per accelerare la decomposizione e salvaguardare i preziosi scheletri, che saranno esposti in altrettanti musei marini italiani. Oggi l’ok dell’Asl. Stefano Pecorella, assessore provinciale all’ambiente, ha avviato un protocollo d’intesa che disciplinerà le operazioni di spiaggiamento future dei cetacei in provincia di Foggia. Intanto Gianluca Giornetti, consigliere comunale di Cagnano Varano, ha inviato un esposto alla procura della repubblica di Lucera in cui denuncia lo stato di degrado della costa e soprattutto l’imminente pericolo di epidemie: «Da qualche giorno, iniziate le prime operazioni di taglio dei cetacei – dice Giornetti nell’esposto - sono visibili sulla spiaggia montagne di grasso animale maleodoranti, che diventano nutrimento di migliaia di roditori. A tutt'oggi non è stato ancora rimosso uno solo dei grossi cetacei, mentre l'odore sgradevole del grasso e delle interiora degli animali è facilmente percettibile a diversi chilometri di distanza dal posto, praticamente è quasi impossibile avvicinarsi senza una giusta protezione al viso. Il rischio di epidemie e malattie per l'ambiente, in particolar modo, per la salute dei cittadini - continua la denuncia - è veramente alto: i capodogli, allo stato, sono ammassati lungo tutto il litorale di Varano direttamente sulla spiaggia senza alcuna protezione, a contatto diretto con la sabbia ed il mare».
CORRIERE ADRIATICO
19 DICEMBRE 2009
La carcassa di una tartaruga
Una Caretta Caretta ritrovata a Villanova
Falconara (AN) - La carcassa di una tartaruga della specie Caretta Caretta è stata ritrovata ieri lungo la spiaggia di Villanova da un volontario del comitato dei residenti. La Capitaneria è stata subito avvisata del rinvenimento dell’animale che pare fosse morto già da giorni.
GAZZETTA D'ASTI
19 DICEMBRE 2009
Al via la caccia ai caprioli
Regione Piemonte - Lunedì prossimo, come prevede, il calendario venatorio autorizzato dalla Regione Piemonte inizierà il secondo periodo di caccia ai caprioli della langa astigiana. Il programma prevede la possibilità di abbattere 180 animali tra femmine e giovani. Per la prima volta alle battute di caccia parteciperanno solo cacciatori, che hanno frequentato un apposito corso di istruzione venatoria organizzato dall’assessorato provinciale all’agricoltura. I cacciatori saranno accompagnati da guardie venatorie della Provincia. Il periodo di caccia si chiuderà con il 31 gennaio prossimo.
A causa della nevicata, con tutta probabilità, la caccia potrebbe essere posticipata di alcuni giorni. In ottobre, in occasione del primo periodo di caccia i caprioli abbattuti erano stati 56 , su i 70 previsti dal piano faunistico regionale.
VIRGILIO NOTIZIE
19 DICEMBRE 2009
Animali: pinguino nato in cattivita', prima volta in Italia
Evento in Sardegna dopo viaggio in nave con circo Lidia Togni
E' nato per la prima volta in cattivita' in Italia un esemplare di pinguino: pesa 600 grammi e sta bene. La nascita e' avvenuta la scorsa notte dopo un viaggio turbolento in nave tra Napoli e Cagliari, con una temperatura appena sopra lo zero, che ha portato in Sardegna l'evento circense di Natale:gli spettacoli di Lidia Togni e degli artisti del circo di Mosca sul ghiaccio. Quando viene alla luce un animale e' festa grande per noi del circo, sottolinea Togni.
TISCALI NOTIZIE
19 DICEMBRE 2009
Ormai anche gli spagnoli sono nauseati dalla corrida: è tempo di abolirla
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Oscar Grazioli
Quando si pensa alla corrida si pensa al combattimento fra l’uomo e il toro. O meglio chi, come me, è visceralmente contro questa pratica (che gli spagnoli vorrebbero definire Arte) pensa che la maggiore sofferenza sia quella del toro, non solo nell’arena, ma nei lunghi mesi passati per la preparazione alla toreada.
In un articolo pubblicato nel 1962 a Santiago, Esteras Gil chiede: “ Cosa ha fatto questo animale per meritare un simile trattamento? Nato e cresciuto in una fattoria dove ha gustato la saporita erba dei pascoli (…). Lo mettono prigioniero in una piccola stalla. Poi vengono le scosse di un lungo viaggio in un ambiente buio, il tremito continuo del pavimento sotto gli zoccoli. Il viaggio finisce nell’arena”. Qui si incorona il suo martirio che inizia con il primo “tercio” dove torero e cuadrillas eccitano il toro, poi prosegue con l’opera dei picadores che, scrive Fornairon (un appassionato della corrida), “ai nostri giorni è diventata un assassinio con i picadores che azzoppano il toro, lo feriscono su schiena e spalla, girano le lance nella ferita per farle più profonde”. Nel terzo “tercio” intervengono i banderilleros che infilano nei tori i bastoncini graziosamente decorati, lunghi da sessanta centimetri a un metro e con punte dentate di dodici centimetri. Il resto lo conoscete, più o meno. Forse quel che non sapete è a cosa serva il peto, la trapunta con la quale vengono coperti i cavalli dei picadores. Le corna del toro bucano il ventre dei cavalli e gli spaccano i genitali, fino a che sangue e visceri cadono sul terreno sabbioso. Questi vengono poi rimessi dentro e cuciti alla bell’e meglio, così che l’infelice cavallo possa subire ancora un ulteriore martirio. Ma il peto nasconde tutto questo e nasconde le cicatrici. Pochi pensano ai cavalli, distratti dalla morte del toro e dall’”Arte del toreo”. Per fortuna la Piattaforma Prou, nata nel 2007 con lo scopo di abolire la corrida, è arrivata alle 180.000 firme presentate al parlamento catalano che ora dovrà decidere se accettarla e trasformarla in progetto di legge. Gli spagnoli, specie i giovani, sono a grande maggioranza stanchi di offrire al mondo questo spettacolo di sangue e violenza che si può vedere ancora in pochissimi paesi del mondo, quali sud della Francia, Messico, Perù, Ecuador. Nel 2003 il parlamento catalano ha già legiferato contro la corrida, proibendo la costruzione di nuove 'plazas de toros' fisse o portatili. Ormai troppi cittadini iberici sono nauseati dal sacrificio di 60.000 bovini all’anno fuori e dentro le plazas de toros, per non parlare dei cavalli feriti e morti in seguito alle infezioni. Dall’altra parte, il socialista David Perez dà battaglia perché la Catalogna conservi questa “arte e questa tradizione e lo chiede proprio perché oltre il 70% della popolazione la vorrebbe abolire. “Soprattutto le cose rare e in declino abbisognano di protezione” dice Perez. Per una volta spero nell’estinzione. E non del toro.
TERRA NEWS
19 DICEMBRE 2009
La corrida messa al bando Dai catalani arriva il primo sì
PAGNA. Il parlamento della regione autonoma approva: tra qualche mese si voterà la proposta di legge di iniziativa popolare che sancisce la fine della tauromachia. Una pratica brutale e sempre meno sentita da cittadini e turisti.
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Alessio Postiglione
Il parlamento catalano ha appena votato la proposta di legge di iniziativa popolare per la messa al bando della corrida. Si potrebbe avvicinare, quindi, la vittoria finale per una storica battaglia ambientalista che potrebbe portare, nel corso di alcuni anni, ad una definitiva messa al bando della tauromachia da tutta la Spagna. Il voto del parlamento regionale, infatti, verteva solo sulla possibilità di ammettere la proposta di legge alla votazione vera e propria che si svolgerà, in commissione, fra qualche mese. I deputati dell’assemblea regionale hanno approvato la proposta con 67 voti a favore e 59 contrari. Il caso della Catalogna è, comunque, uno specchio di una decisiva mutata sensibilità sull’argomento. I deputati catalani, infatti, sono stati chiamati a discutere una proposta che viene direttamente dal popolo. La commissione promotrice, d’altronde, ha addirittura triplicato le firme necessarie a presentare l’iniziativa popolare, raccogliendone ben 180.000, a dimostrazione di quale consenso goda la proposta.
Di sicuro, la Catalogna – molto sensibile ai temi animalisti e, di fatti, il secondo Paese dopo l’Italia, in Europa, nel ’91, a mettere al bando la soppressione dei randagi -, non è la Castiglia o l’Andalusia. Ciò non ostante, sembrano lontani gli anni in cui la corrida veniva giustificata come “una tradizione radicata da preservare”. Un sondaggio condotto nel 2006, infatti, rivelò che per l’81% dei minori di 30 anni, la corrida è assolutamente indifferente. E, sempre secondo quel sondaggio, solo il 41% dei sessantenni era pronto a dichiararsi ancora appassionato a quello spettacolo. Ciò non ostante, il voto catalano ha infiammato il dibatto: non si parla solo di diritti degli animali, ma anche di “identità” messa in pericolo, e finanche di Catalogna contro Madrid. I fatti, però, ci dicono che, seppur ancora ci sia una folta schiera di intellettuali a la Hemingway pronta a glorificare romanticamente l’arte tauroctona, tutti gli spagnoli vanno a vedere la corrida sempre di meno.Albert Rivera, rappresentante del movimento Ciutadans, ha ironicamente detto, infatti: «Perché proibire una tradizione che si estinguerà da sola? » Anche qualora non dovessero essere le condizioni di carattere etico a prevalere, quindi, l’affluenza di pubblico in continua diminuzione potrebbe condannare la corrida per motivi economici. «Bisogna ricordare che dei 60.000 tori ammazzati ogni anno per la corrida, solo la metà è sostenuta da una domanda interna. L’altra metà è colpa dei tanti turisti, anche italiani, che credono erroneamente che per conoscere la Spagna bisogna recarsi a vedere questo spettacolo - ricorda a Terra Gianluca Felicetti, presidente della Lav, la lega antivivisezione -. Come italiani abbiamo il dovere di sostenere la battaglia ambientalista spagnola boicottando la corrida: sono gli stranieri che la tengono economicamente in vita. Vogliamo lanciare un appello ai nostri concittadini e anche, e soprattutto, ai tour operator. Togliete la corrida dai vostri pacchetti vacanze».
IL SECOLO XIX
19 DICEMBRE 2009
Catalogna verso l’addio alla corrida accolta la legge degli animalisti
Paola Del Vecchio
Quando nel 1935 Federico Garcia Lorca scriveva il suo “Pianto per la morte di Ignacio Sanchez Mejas”, non poteva immaginare che, tre quarti di secolo dopo, la Catalogna avrebbe votato per l’abolizione delle corride. Per la gioia degli animalisti e la disperazione degli amanti della tauromachia, il Parlamento catalano ha dato ieri il via libera all’iniziativa di legge popolare, promossa dalla piattaforma Prou! (Basta!) e sottoscritta da 180.000 firme, che prevede il divieto dei combattimenti di tori nella regione. Nel segreto dell’urna, la camera catalana ha bocciato infatti gli emendamenti alla totalità del testo di legge, presentati dai socialisti del Psc, dal Partito Popolare e da Ciutadans, con 59 voti a favore, 67 contrari e cinque astenuti. Avviato l’iter parlamentare, la votazione finale sull’iniziativa del fronte anti-taurino, che è riuscito a schierare dalla sua icone del movimento animalista come Brigitte Bardot e Pamela Anderson, è prevista per maggio del 2010. Ma non dovrebbe riservare sorprese, dopo la maggioranza abolizionista emersa ieri al Parliament. La Fiesta è finita. Nell’arena politica di Barcellona ,dove delle tre storiche plazas de toros oggi sopravvive solo La Monumental, il fronte pro-corrida aveva innalzato a vessillo Josè Tomas, il matador riapparso trionfalmente nel 2004, quando la città fu dichiarata anti taurina. Aveva agitato il “Manifiesto por la Libertad”, firmato da 285 intellettuali - fra cui Miquel Barcelò e Joan Manuel Serrat - e trovato una sponda inattesa nell’appello di 133 politici francesi ai colleghi catalani, perché rigettassero l’iniziativa popolare. Ma non è bastato a frenare l’affondo degli animalisti contro «una barbara tradizione». «La società catalana è pronta a cancellare una pagina nera, che non può mantenersi con l’alibi della tradizione», celebra Leonardo Anselmi, il portavoce di Prou! Da parte sua, il direttore della Scuola Taurina di Catalogna, Luis Alcantara, lamenta una decisione che «va contro la libertà e gli interessi economici della città». E la Mesa del Toro, che riunisce gli operatori del settore, annuncia battaglia: «La Spagna – dice - non può fare a meno dei 40.000 posti di lavoro che dipendono dalle corride».Per il mondo della tauromachia non tutto è perduto: «Lotteremo per difendere il nostro patrimonio culturale», promette il manager delle feste taurine, Oscar Chopera che, assieme al torero Enrique Ponce, bolla la votazione nel Parlamento come «un attacco politico del catalanismo contro la Fiesta, che è una tradizione molto spagnola». Pur rispettando la decisione del Parlamento catalano, il governo socialista di Zapatero ne ha preso le distanze: «Non ci piace proibire, preferiamo che ognuno possa scegliere in libertà», ha sottolineato la vicepremier Maria Teresa Fernandez de la Vega.E, in perfetta libertà, gli spagnoli hanno già da tempo sentenziato il declino dello spettacolo tanto amato da Hemingway. Già nel 2006 l’istituto Gallup rilevava che oltre 8 spagnoli su 10, minori di 34 anni, hanno disinteresse per le fiestas taurine, che seducono solo il 41% degli ultra 65enni. Sempre più esiguo, infatti, il numero di corride celebrate: 891 nel 2009, 354 in meno che nel 2008, anche per l’impossibilità dei Comuni di far fronte, con la crisi, agli alti ingaggi dei matador. Da parte loro, gli allevatori denunciano un eccesso di 2000 tori che, con o senza divieto, sono destinati al matadero perché fuori età, dato che il regolamento taurino prevede che possano combattere solo gli esemplari fra 3 e 5 anni. Insomma, la Catalogna accende la discussione “corrida” in Spagna: nel 1991, quando ad abolirle furono le Canarie, non ne parlò nessuno.
ASYLUM
19 DICEMBRE 2009
LA RIVOLTA DELLE SCIMMIETTE METTE IN GINOCCHIO L'ADDESTRATORE
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Quando le scimmie si ribellano è difficile tener loro testa. Ne sa qualcosa l'addestratore che vedete qui in foto, alle prese con una mossa di taekwondo che lui stesso aveva insegnato alla sua scimmietta. L'uomo è stato letteralmente buttato da terra dagli animali che addestrava per guadagnarsi un po' di soldi in strada. Lo Wung, 42 anni, fa l'intrattenitore, e alle scimmie insegna delle semplici mosse di taekwondo, per poi piazzarsi di fronte ad un affollato centro commerciale a Nshi, nella provincia di Hubei. Mai avrebbe pensato che una di queste si sarebbe rivoltata contro di lui, e gli avrebbe assestato un calcio in faccia. Non solo: un'altra sua "collega" ha preso un bastone e ha iniziato a colpirlo sulla testa. "Oltre a quella che gli ha dato un cazzotto in un occhio - racconta il testimone che ha scattato la foto sopra - un'altra gli ha preso il naso. Saltavano ovunque. Meglio che in un film di Bruce Lee".Alla fine, però, Lo Wung è riuscito ad avere la meglio, usando la corda che avevano appesa al collo. Per punizione, ha fatto inginocchiare tutte le scimmie, con le mani legate dietro la schiena: un modo per umiliarle e farle sentire in colpa per la loro "rivolta"
QUI BRESCIA
19 DICEMBRE 2009
I Nas sequestrano 200kg di carne
Brescia - Un garage trasformato in deposito clandestino di carne è stato scoperto dai carabinieri del Nas in via Corsica a Brescia.
In un’autorimessa i militari hanno trovato oltre 200 kg di carne bianca, conservata con sostanze nocive per l’uomo. A finire nei guai tre cittadini di origine marocchina, regolarmente in Italia, che sono stati denunciati. Forse la carne era destinata al mercato dei kebab locali, ma le indagini dei carabinieri dovranno stabilirne la provenienza e l’effettivo uso finale. Dopo il recente maxi sequestro di pesce surgelato scaduto effettuato dalla Guardia forestale di Brescia (leggi qui) , un’altra inquietante contraffazione in campo alimentare è venuta a galla nel bresciano. I militari del Nas sono giunti alla macelleria clandestina grazie ad un controllo effettuato all’interno di un appartamento posto nello stesso stabile. Nell’abitazione i carabinieri hanno sequestrato 1300 articoli tra cd, dvd e abbigliamento "taroccato". In questa operazione a finire in manette sono stati due senegalesi, già arrestati un mese e mezzo fa per lo stesso motivo. Appena rilasciati hanno evidentemente ricominciato l'attività di vendita di merce falsificata.
TIO.CH
19 DICEMBRE 2009
TICINO (SVIZZERA)
"Carne avvelenata", i risultati degli esami non prima di lunedì
Non sono ancora giunti i risultati delle analisi effettuate sui campioni di carne sequestrati dalla polizia scientifica e recapitati ieri all'indirizzo delle redazioni di Rsi e Cdt dall'Animal Rights Militia
LUGANO - Carne avvelenata nei supermercati ticinesi? Dalla polizia si apprende che la risposta giungerà soltanto nei prossimi giorni. All'inizio della settimana prossima, molto probabilmente già lunedì, verranno comunicati gli esiti degli esami tossicologici affidati agli specialisti del laboratorio cantonale dalla polizia scientifica.Ieri, ricordiamo, alla redazione del Corriere del Ticino è stata recapitata una lettera (con timbro postale dell'Ufficio postale di Riva San Vitale) in una confezione di prosciutto crudo di montagna in vendita in una delle più importanti catene di distribuzione del Cantone, mentre alla Rsi la confezione di carne proveniva da un'altra catena di grandi magazzini. La polizia non ha reso noto la marca della carne sequestrata, anche se dalla Disti, la società dei distributori ticinesi è stato assicurato che le confezioni sono state tolte dagli scaffali dei supermercati di tutto il territorio cantonale.L'Animal Rights Militia, così si chiama il gruppo animalista, avverte: "Se vi piace la carne mangiatevi questa. Abbiamo avvelenato diversi campioni di carne in Ticino".Il testo in stampatello, come osserva il Cdt, è molto simile a quello riportato su altre lettere che nei mesi e negli anni scorsi sono state inviate alle redazione dei media ticinesi, Ticinonline compresa, a firma dell'Animal Liberation Front, del quale l'Animal Rights Militia, rappresenta l'ala più radicale. La polizia cantonale, che ha creato due anni fa un gruppo investigativo denominato "Panda" appositamente per indagare sulle azioni di gruppi animalisti, ha preso sul serio la minaccia contenuta nella lettera. Oltre ad aver aumentato i dispositivi di sorveglianza all'interno dei negozi, ha invitato la popolazione a esaminare con cura le confezioni di salumi e di carne prima dell'acquisto e del consumo.Dalle prime verifiche effettuate dalla Scientifica è emerso che le confezioni di prosciutto e di carne pervenuti alle redazioni sono state forate molto probabilmente con un ago.
IL TIRRENO
19 DICEMBRE 2009
Scoperto e denunciato un bracconiere
FOLLONICA (GR). Ieri la vigilanza ambientale e zoofila di Grosseto, con la collaborazione delle guardie ambientali volontarie della Provincia, ha individuato decine di tagliole con numerosi uccelli appartenenti a specie protette ormai morti. Tra gli animali sequestrati ci sono 18 pettirossi e una passera scopaiola e 64 tagliole e un follonichese di circa 60 anni è stato denunciato all’autorità giudiziaria per vari reati, compreso il maltrattamento in quanto gli animali hanno subito una lenta agonia, Ulteriori accertamenti sulla persona denunciata, hanno portato anche a irregolarità sulla detenzione di alcuni cani (verbale di 618 euro) che non erano stati iscritti all’anagrafe canina regionale (con microchip) entro il sessantesimo giorno di vita.
IL GAZZETTINO
19 DICEMBRE 2009
Sono 30mila i cani che dovranno essere vaccinati contro la rabbia nell'Ulss 7
CONEGLIANO (TV) - Sono 30mila i cani che dovranno essere vaccinati contro la rabbia nell'Ulss 7. Tutti i sindaci dovranno, a breve, adottare un'ordinanza urgente per imporre ai proprietari di cani di procedere alla vaccinazione. «Per far fronte alla maxi campagna di vaccinazione, non avendo il settore veterinario dell'Ulss sufficiente personale saranno “reclutati” - spiega il dottor Antonio Brino, responsabile del Dipartimento di Prevenzione – i veterinari liberi professionisti che si dichiareranno disponibili ad effettuare le vaccinazioni ad una tariffa calmierata disciplinata dalla Regione, pari a 20 euro». Ai sindaci il Settore veterinario dell'Ulss 7 chiederà di mettere a disposizione «un'area per le vaccinazioni e del personale comunale o della Protezione civile per l'accoglienza e la gestione di coloro che porteranno i cani a vaccinare». La vaccinazione, nei punti di raduno comunali, costerà 5 euro, contro i 20 euro previsti negli studi dei veterinari autorizzati e i 30 in quelli non autorizzati. Per i trasgressori è prevista una multa salata variabile e tra i 1.549,37e i 9.296,22 euro.
MESSAGGERO VENETO
19 DICEMBRE 2009
Vaccinazione antirabbica con l uso di 1.100 esche
SPILIMBERGO (PN). Oggi, a partire dalle 7.30, sarà effettuata la seconda vaccinazione delle volpi per via orale, distribuendo circa 1.100 esche vaccinali su gran parte del territorio comunale. A darne notizia è il direttore della riserva di caccia di Spilimbergo, Graziano Ponzi. «Invitiamo i proprietari dei cani a tenere monitorata l’uscita con i loro animali sull’intero territorio comunale – ha comunicato Ponzi –. La rabbia ha avuto una notevole diffusione e la veicolazione avviene mediante la trasmissione orale da morsicature in prevalenza dalle volpi. Sono sufficienti alcune regole comportamentali per evitare l’eventuale contagio. Nel caso si venga morsicati da animali infetti, basta recarsi urgentemente al pronto soccorso, dove si riceveranno le cure previste». L’operazione contempla la distribuzione di esche contenenti il vaccino. La volpe di immunizzerà contro la rabbia con l’assunzione di queste esche, costituite da un sacchetto in alluminio-pvc rivestito da un materiale appetibile con aroma naturale di pesce. L’odore emanato dall’esca favorirà il suo ritrovamento da parte dell’animale. Il liquido vaccinale a contatto con la mucosa orofaringea provocherà l’immunizzazione della volpe contro la rabbia. «Oggi, domani e lunedì – ha concluso Ponzi – tutti i comuni della provincia effettueranno la campagna di vaccinazione. Per maggiori notizie si possono contattare i Comuni o i direttori delle riserve di caccia».
TRENTINO
19 DICEMBRE 2009
Avvistate volpi malate
TRENTO. In questi giorni sono stati segnalati diversi avvistamenti di volpi in cattive condizioni, in particolare in Val di Fiemme, a Cavalese e a Valfloriana. I responsabili degli uffici provinciali sottolineano però che potrebbe trattarsi di animali affetti non già da rabbia silvestre quanto di cimurro, patologia della quale in Trentino si era registrata un’epidemia un paio d’anni fa. A giorni prenderà il via il piano di vaccinazioni (se ne dovrebbe occupare la giunta martedì, dopo una riunione tra i responsabili degli uffici in programma già lunedì). L’ordinanza di Dellai prevede la vaccinazione orale delle volpi e la vaccinazione dei cani, prima nel Trentino Orientale (Val di Fassa, Primiero e Bassa Valsugana) e quindi in tutto il resto della provincia.
TRENTINO
19 DICEMBRE 2009
Rabbia, i nostri amici a rischio
Ivana Sandri
TRENTO. A partire dalla fine del 2008 la rabbia silvestre si è propagata dalla Croazia fino ad interessare l’Italia del Nord- Est. Da tempo nelle zone che confinano con la Slovenia era iniziata la vaccinazione orale delle volpi, per il contenimento della epizoozia rabida, ma l’allarme è scattato nel giugno 2009, quando è morto il primo cane contagiato, dando origine al ciclo della rabbia urbana (che colpisce l’uomo e gli animali domestici). Ben presto è stato evidente che l’epidemia si stava allargando verso Ovest, interessando la provincia di Belluno e le zone vicine al territorio trentino. Ciò fa temere che la rabbia silvestre farà a breve la sua ricomparsa, e non si può escludere che sia già presente, nella nostra provincia, da dove era stata debellata dagli anni Ottanta grazie ad una massiccia e continua vaccinazione orale delle volpi. Si tratta di una malattia ad andamento grave, non curabile e con esito letale, sia negli animali che nell’uomo, una volta che si manifesti. Però è facilmente ed efficacemente prevenibile con la profilassi vaccinale, perciò il Ministero della Salute ha emesso un’ordinanza urgente che ha reso obbligatoria la vaccinazione antirabbica per i cani del Veneto, Friuli Venezia Giulia e Province autonome di Trento e Bolzano. Abbiamo chiesto ad Alberto Aloisi, presidente dell’Ordine dei veterinari, di chiarire quale sia la situazione. «La Provincia di Bolzano - spiega - ha immediatamente provveduto ad attivare un piano di vaccinazioni capillare dei cani, mentre l’Ordine dei veterinari del Trentino attende ancora comunicazioni ufficiali. Comunque l’Ordine, spinto dal dovere deontologico, si è già attivato per affrontare al meglio questo problema di salute pubblica, chiedendo a tutti gli iscritti di raccomandare da subito ai propri clienti la vaccinazione di cani, gatti e furetti». Aloisi ricorda che è prevista la vaccinazione anche degli animali domestici sensibili condotti al pascolo, come cavalli e greggi di ovini e caprini. Inoltre invita le aziende turismo ad avvisare la clientela, affinché chi intende venire nelle nostre località turistiche in compagnia dei propri cani, gatti o furetti, provveda a sottoporli alla copertura vaccinale preventiva. Vuole rassicurare tutti i proprietari sulla sicurezza del vaccino: si tratta di un vaccino spento, perciò i rischi per gli animali vaccinati sono minimi, se non addirittura nulli. In considerazione del rischio rappresentato dagli animali che provengono dall’Est Europa, diventa ancora più impellente stroncare il traffico illecito di cuccioli, in maggioranza cani, che coinvolge ogni anno migliaia di animali e che frutta ai trafficanti un giro d’affari di circa 300 milioni di euro. Il rischio è grande, perché i cuccioli provengono dalle zone in cui la rabbia è presente e arrivano in Italia senza essere stati sottoposti a profilassi vaccinale. Ripetiamo perciò l’appello: se si vuole trovare un nuovo amico a quattro zampe, il miglior posto in cui trovarlo rimane il canile, dove tanti “pelosi” stanno chiedendo al Babbo Natale dei cani una famiglia che sappia amarli come meritano.
AGI
19 DICEMBRE 2009
PARTE COLPO DI FUCILE, MUORE 15ENNE IN PROVINCIA DI LECCO
Lecco - Un colpo partito accidentalmente da un fucile e' costato la vita nel tardo pomeriggio di oggi a un ragazzino di appena 15 anni. La tragedia si e' consumata a Olginate (Lecco) attorno alle 17.30. Secondo una prima ricostruzione fornita dai carabinieri della locale stazione, il ragazzino che avrebbe festeggiato fra due giorni il 15esimo compleanno, avrebbe imbracciato un fucile da caccia calibro 28 regolarmente detenuto da un famigliare, appassionato di caccia, e sarebbe uscito di casa con il cane per una battuta nei boschi della zona a nord a ridosso della collina.. Mentre si trovava nel bosco avrebbe anche avvisato il padre telefonandogli con il cellulare, fornendo la descrizione del luogo dov'era in quel momento. Stando poi al racconto fatto dal genitore ai carabinieri, l'uomo avrebbe rimproverato il figlio esortandolo a tornare a casa dove pero' e' arrivato solo il cane.Allarmato, il genitore e' andato a cercarlo, trovandolo privo di vita, in una pozza di sangue. Probabilmente mentre scendeva lungo il sentiero e' inciampato e dal fucile, nel contraccolpo dopo la caduta, e' partito il colpo mortale che l'ha centrato in pieno volto.
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