19 AGOSTO  2009

 
CORRIEREAL.IT

19 AGOSTO 2009

 

Col fucile da caccia uccidono animale domestico: denunciati

 

Balzola (AL) - Denunciati per uccisione di animale domestico con fucile da caccia. E' successo nei giorni scorsi nel casalese, dove i carabinieri di Balzola hanno concluso con una denuncia le indagini a carico di un operaio di 49 anni e di un pensionato di 59 anni, ritenuti responsabili di aver ucciso l'animale all'interno dell'oasi faunistica Villanova.


VIA EMILIA NET

19 AGOSTO 2009

 

Cane abbandonato per 15 giorni

Un cane, lasciato solo in un appartamento chiuso, è stato salvato, dopo due settimane, grazie all'intervento degli agenti della polizia municipale e dei vigili del fuoco.

 

Modena - Il padrone era assente, fuori Modena, da un paio di settimane. Il suo cane, chiuso in un appartamento, aveva finito sia il cibo che l'acqua. Giaceva ormai in una sorte di torpore, circondato dai suoi stessi escrementi. A dare l'allarme sono stati alcuni residenti nella zona di via Emilia Ovest che lo sentivano guaire. L'Ufficio diritti per gli animali ha fatto intervenire la polizia municipale e i vigili del fuoco. Il magistrato di turno ha consentito alle forze dell'ordine di forzare la porta d'ingresso. Il cane – un meticcio di tre o quattro anni con sembianze simili a quelle di un pitbull – è stato portato al canile comunale dove è stato rifocillato. Il padrone sarà denunciato per abbandono e maltrattamento di animale e rischia una sanzione che va da mille a diecimila euro.


AGI

19 AGOSTO 2009

 

CANE SALVATO DAI VIGILI, CHIUSO IN CASA PER DUE SETTIMANE

 

Modena - E' stato trovato sdraiato sul pavimento in uno stato di torpore, tra escrementi in putrefazione e ciotole dell'acqua e del cibo vuote: difficile dire da quanto tempo non mangiava e non beveva. Il padrone, secondo le informazioni raccolte, lo aveva lasciato solo in casa da due settimane. Sono stati i vigili urbani di Modena, assieme ai vigili del fuoco e al veterinario comunale, a salvare la vita a un meticcio maschio di circa 4 anni trovato chiuso in un appartamenti di via Emilia Ovest. Per autorizzare l'entrata in casa dei soccorritori dell'animale, e' stata necessaria l'autorizzazione del magistrato. A segnalare all'ufficio diritti per gli animali che in quella casa c'era un cane che guaiva, erano stati alcuni cittadini che abitano in zona. Il cane, dopo una lunga bevuta e le coccole dei soccorritori, si e' ripreso ed e' stato portato al canile comunale. Il proprietario dell'animale lasciato incustodito sara' denunciato per abbandono e maltrattamento: rischia una sanzione da mille a diecimila euro.


LA NUOVA VENEZIA

19 AGOSTO 2009

 

Lascia il cane nell'auto, denunciato

 

Simone Bianchi

 

LIDO (VE). Abbandona il cane nell’auto sotto il sole per andare in spiaggia con i figli, ma viene denunciato dalla Polizia municipale che, nel frattempo, aveva provveduto a prelevare l’animale dall’autovettura e ad affidarlo a un veterinario di fiducia. E’ accaduto lunedì mattina al Lido, nei posteggi di via Lungomare d’Annunzio proprio di fronte agli stabilimenti della Venezia Spiagge.  Dalla ricostruzione eseguita dagli agenti del Lido, il proprietario dell’auto, un mestrino, era giunto sull’isola lunedì mattina per andare in spiaggia con i figli e con il cane. Solo a qual punto aveva scoperto che l’animale, un barboncino bianco di piccola taglia, non poteva essere portato sull’arenile. Così ha deciso di lasciarlo in auto, all’interno del portabagagli, con ciotola dell’acqua e finestrini un pò abbassati per far circolare l’aria. Questo alle 10.30. Alle 13 la Polizia municipale è stata chiamata da alcuni residenti esasperati dal pianto dell’animale che proseguiva ormai da ore. Gli agenti, giunti sul posto, hanno notato il cane che da ore era sotto il sole, in evidente sofferenza. All’esterno la temperatura sfiorava i 35 gradi, e nell’auto la situazione era ben peggiore malgrado i finestrini un pò abbassati. Gli agenti sono riusciti così ad aprire una portiera attraverso il finestrino e a liberare il cane, lasciando poi un avviso nell’auto. Il cane è stato quindi affidato a un veterinario di Mestre, perchè il proprietario si è presentato al comando solo alle 20.30. Per lui, ieri è stata notificata una notizia di reato per cattiva custodia di animali.


IL PICCOLO

19 AGOSTO 2009

 

Scatta a Ronchi una denuncia per quattro cani abbandonati

 

Luca Perrino

 

RONCHI (GO) - Alcuni agenti della polizia municipale e personale dell’azienda sanitaria sono intervenuti ieri pomeriggio a Ronchi per risolvere una vicenda che si trascinava ormai da una settimana e che ha visto protagonisti, ma meglio sarebbe dire vittime, quattro cani abbandonati all’interno di una abitazione in via Matteotti, nel rione delle case Pater. Una vicenda che oltre alla sofferenza dei quattro animali, cela anche una triste storia familiare che ha portato proprio a lasciare i cani da soli all’interno della “casetta”. Se ne sono accorti i vicini che, dopo alcuni giorni di attesa per vedere che cosa succedeva, da domenica, hanno iniziato a chiedere l’intervento degli organismi competenti. Sino a ieri pomeriggio quando, come detto, se n’è occupato il servizio veterinario dell’Ass su richiesta della polizia municipale. Ora gli animali, che in questi giorni avevano potuto mangiare solo grazie al buon cuore di alcune persone, sono stati condotti nel canile di Gorizia. Nei confronti dei proprietari è stata aperta una pratica nella quale si profila anche il reato di abbandono di animali così come regolato dalle leggi nazionali e regionali. E a Ronchi dei Legionari, poi, potrebbe essere applicato anche il regolamento per la tutela e il benessere degli animali che è stato approvato lo scorso anno e che fissa regole per il mantenimento degli stessi in tutto il territorio cittadino.


IL TIRRENO

19 AGOSTO 2009

 

Povero Pongo, rifiutato e respinto anche dalla sagra

 

SAN MINIATO (PI). Tempi sempre più duri per i cani. Ora, vengono addirittura respinti dalle sagre. Ecco quanto ci scrive una nostra lettrice di San Miniato.  Sono Valentina Mati, una persona qualunque amante degli animali, in particolar modo del suo cane Pongo, un terranova di 4 anni, docile, addestrato e molto molto dolce. In genere, durante l’estate lo porto con me in vacanza, in spiagge dove può incontrare i suoi simili e divertirsi, ma purtroppo quest’anno, essendo incinta di 7 mesi, ho deciso insieme a mio marito di rimanere a casa insieme al nostro adorato Pongo. Abitiamo a San Miniato e una sera abbiamo deciso di andare a cenare alla Sagra del coniglio fritto a La Serra, credendo che non ci fossero stati problemi per il nostro amato cane. Invece, ci siamo sbagliati di grosso, perché quando lo abbiamo chiesto ci è stato detto di no senza remore e senza una spiegazione accettabile, dal momento che potevano metterci a sedere dalla parte dove il tendone era aperto. Senza dire una parola siamo andati via molto amareggiati e dispiaciuti ed abbiamo ripiegato su un ristorante della Scala di San Miniato, dove sono stati molto gentili. Quello che vorrei dire di questa storia è che tutti i mass media esortano a non abbandonare gli animali, spendendo parole giuste, buone e sensate, ma purtroppo tutt’ora ci ritroviamo a queste situazioni.  E allora mi faccio queste domande: e se Pongo avesse avuto un padrone che con poco si fosse stufato di lui? Dove lo avrebbe abbandonato? Una sagra non è forse un posto accessibile a tutti, chiaramente con rispetto dovuto verso gli altri? In fin dei conti, sono andata ad una sagra e non in un ristorante a 5 stelle! Valentina Mati


LA PROVINCIA PAVESE

19 AGOSTO 2009

 

Cani nei bar, Belgioioso si divide a metà

 

Stefania Prato

 

BELGIOIOSO (PV). I cani devono rimanere dentro o fuori dai bar e dagli altri locali dove si somministrano o si vendono alimenti? Sul quesito Belgioioso si è diviso a metà e la polemica sul divieto d’ingresso ai migliori amici dell’uomo sta dominando le discussioni, sotto il sole torrido di questi giorni d’agosto.  Intanto sulla scrivania del sindaco Fabio Zucca è arrivata una petizione firmata da 56 cittadini residenti che si lamentano per le limitazioni imposte, ricordano il parere dell’Anci che non consentirebbe alle Amministrazioni comunali di assumere decisioni in materia e infine chiedono che si permetta ai gestori dei locali di decidere liberamente se vietare o meno l’ingresso ai cani. Nella lettera i cittadini richiedono anche maggiori controlli per verificare la buona educazione dei proprietari dei cani: devono uscire muniti di sacchetto per raccogliere gli escrementi dei cani. Il primo cittadino in questi giorni risponderà singolarmente per iscritto a ciascun residente per chiarire la posizione del Comune: «Siamo disponibili al dialogo. Esistono norme regionali che abbiamo voluto ricordare, ma capiamo le diverse posizioni e ci attiveremo per trovare adeguate soluzioni legislative». Insomma nessun braccio di ferro tra Amministrazione comunale e parte della cittadinanza, ma piuttosto volontà di chiarimento: «Non ho firmato un’ordinanza - sottolinea Zucca -. E’ stata solo fatta una comunicazione per alcuni pubblici esercizi, quelli dove vengono somministrati e venduti alimenti. E’ una precisa restrizione stabilita da norme di carattere generale della Regione Lombardia e del Ministero della Sanità che il Comune di Belgioioso ha deciso di ricordare».  Enzo Piazza, proprietario del bar Frenz, non è d’accordo sul divieto: «Siamo arrivati all’eccesso. Faccio questo lavoro da trent’anni e i cani non hanno mai arrecato disturbo o minato l’igiene pubblica». E’ d’accordo il titolare della gastronomia Calvi: «Nel nostro negozio non esistono cibi sfusi che possono essere contaminati, l’ingresso dei cani non mette a repentaglio le norme igieniche, piuttosto è fondamentale l’educazione dei proprietari».  «Possiedo un cane - afferma Laura Barozzi - ma ritengo opportuno l’introduzione del divieto per rispetto degli altri e anche delle regole igieniche». Stefania Melis titolare del bar e trattoria da Stefy concorda con il divieto: «Per motivi igienici è meglio che i cani restino fuori da questo tipo di esercizi commerciali». Intanto gli esercizi interessati, in base alla legge regionale, devono esporre il contrassegno che vieta l’accesso, ad eccezione dei cani guida per non vedenti.


CORRIERE DI FORLI' CESENA
19 AGOSTO 2009
 
Il rifiuto di apporre all'animale il microchip, senza informazioni, suscita apprezzamenti
Cucciolo "sospetto" plauso alla veterinaria
 
Forlì - Gli animalisti elogiano la veterinaria che ha rifiutato di apporre il microchip ad un cucciolo di dubbia provenienza, adottato da una famiglia forlinese. Il timore delle malattie di cui poteva essere portatore l'animale, il cui passato era sconosciuto ai sanitari, aveva spinto la stessa famiglia a rinunciare all'affido. Procedura gestita dall'associazione Noi Animali Onlus, che per questo ha criticato la veterinaria - Casi di questo genere avvengono in continuazione - ricorda Francarita Catelani, presidente dell'associazione di volontariato "Una Cremona" - si tratta di animali di provenienza incerta, privi di documentazione e microchip, spesso con malattie sconosciute nel luogo in cui vengono portati. La dottoressa ha agito in conformità alle disposizioni vigenti, facendo bene a segnalare il caso e ci auguriamo che anche l'Azienda Usl faccia accurate indagini per mettere fine a questa stranissima tratta di cani dal sud al nord d'Italia.- Plauso al comportamento della veterinaria anche da Ebe delle Fabbriche, presidente dell'associazione "Una - Uomo Natura Animali" di san Piero a Sieve in provincia di Firenze.- Traffico che si sta estendendo - ricorda il sodalizio - si tratta di animali non microchippati, non forniti di regolare libretto sanitario, non iscritti in anagrafe canina, spesso affetti da malattie anche contagiose.- Anche Elena Meniconi presidente dell'Associazione Animalista Livornese onlus - Siamo stanchi delle pasionarie che trasportano cani da dovunque, cani che poi spesso ritroviamo abbandonati sulle pubbliche vie e che entrano nei nostri canili rifugio a spese dei contribuenti. Ha fatto benissimo la veterinaria a prendere posizione.-

LA VOCE DI ROMAGNA
19 AGOSTO 2009
 
Cani e chip L'intervento di un'associazione animalista
La veterinaria di Forlì ha ragione
 
Ringraziamo la veterinaria Magnani per aver sollevato l'enorme problema dei trasporti, più o meno legali, di randagi dal sud al nord d'Italia (ed oltre), trasporti che avvengono senza alcun reale riguardo nè per gli animali trasportati come pacchi postali, nè per coloro che li dovrebbero ricevere. I cani randagi devono essere microchippati, come tutti i cani presenti sul territorio italiano, nei tempi e nei modi previsti dalle norme in vigore e devono essere ceduti microchippati, con libretto sanitario compilato correttamente e con il foglio di affido. Anche nel nostro Paese recentemente sono arrivati dal sud d'Italia, con tappa Bologna, alcuni cuccioli malatissimi che hanno provocato la morte di un vecchio cane e pesanti spese a carico della persona che aveva accettato di tenerli in stallo in attesa di affido. Noi pensiamo che tutte le Asl dovrebbero combattere contro questo sistema di trasportare i problemi del randagismo da un luogo all'altro. Il randagismo si risolve con la sterilizzazione (anche degli animali di proprietà) con la microchippatura e l'iscrizione in anagrafe canina, con affidi in modo preciso e corretto a persone responsabili.
Ebe delle Fabbriche - Presidente dell'associazione UNA - Uomo natura animali. San Piero al Sieve (FI)

IL TIRRENO

19 AGOSTO 2009

 

L'Asl 11 ha dichiarato la guerra contro i cani randagi

 

EMPOLI (FI). L’avanzare delle vacanze estive, l’approssimarsi della stagione venatoria e l’inizio del periodo di addestramento dei cani spingono l’Asl a richiamare l’attenzione su quanto prevede la normativa per la lotta al randagismo e per ridurre i tempi di detenzione degli animali nei canili comunali.  Il servizio veterinario dell’Asl 11 ricorda che il proprietario di un cane è responsabile del benessere, del controllo e della conduzione dell’animale e risponde sia civilmente sia penalmente dei danni o lesioni a persone, animali o cose. Tutti i cani devono essere identificati con microchip e iscritti all’anagrafe canina entro i sessanta giorni di età. La procedura può essere effettuata agli ambulatori dell’Asl o dal veterinario. Chiunque divenga responsabile di un cane di età superiore a due mesi deve verificare se sia già iscritto all’anagrafe canina e se sia identificato con tatuaggio o microchip. In caso contrario, deve provvedere alla sua iscrizione e identificazione. Chiunque rinviene un cane vagante deve segnalarlo alla polizia municipale. In caso di smarrimento del cane, di trasferimento di residenza, di cessione della proprietà nonché di decesso o di scomparsa dell’animale, il proprietario deve darne pronta comunicazione al servizio veterinario dell’Asl competente. Queste comunicazioni, obbligatorie per legge, possono essere effettuate nei distretti dell’Asl 11 o presso le sedi del servizio veterinario in via dei Cappuccini n. 79 ad Empoli (tel. 0571/702312 - fax 0571/702568) o in viale 2 Giugno n. 37, a Castelfranco di Sotto (tel. 0571/704268 - fax 0571/704269).


IL SECOLO XIX

19 AGOSTO 2009

 

Caccia al "killer" dei piccioni l'Enpa: il veleno pericolo per tutti

 

LAIGUEGLIA (SV) - Caccia a al killer dei piccioni, e adesso l'Enpa lancia l'allarme per la salute dei gabbiani, dei cani, e persino dei bambini. «Ogni settimana i nostri volontari e i vigili urbani raccolgono decine di colombi morti o moribondi - afferma l'Enpa che condanna chi avvelena i volatili - Inoltre sono morti diversi gabbiani reali che si sono cibati delle carcasse di piccioni avvelenati, e anche diversi cani hanno dato segni di malesseri e intossicazioni. Anche i bambini sono esposti a rischi, perché giocando possono entrare in contatto con i piccioni avvelenati o le esche avvelenate».
«I piccioni - chiarisce l'ente - possono essere fastidiosi, ma che portino malattie è falso. Sono molto più pericolosi da morti, se avvelenati, che non da vivi. È un peccato che in una cittadina dove esiste una delle cinque spiagge per cani della provincia ci sia qualcuno che si dedica ad una caccia alle streghe ingiustificata».
Alcune carcasse sono state prelevate da Asl e Comune e inviate ai laboratori per le analisi che dovranno accertare con precisione le cause della morte e in particolare il tipo di veleno utilizzato. Nel frattempo l'Enpa chiede a tutti i cittadini di segnalare eventuali presenze di granaglie o altro cibo per i piccioni alla polizia municipale, che sta cercando di identificare il killer dei piccioni, che rischia pene fino a diciotto mesi di reclusione.


IL TEMPO

19 AGOSTO 2009

 

Ordinanza anti-veleno, i padroni si adeguano

Cani Nei negozi di animali si sono presentati in molti a chiedere museruole «su misura» per tutelare i loro amici a quattro zampe

 

Campobasso - Aika è di taglia troppo piccola, ha bisogno di una museruola su misura e non è stato facile trovarla così, da un giorno all'altro. Ieri, dunque, per lei nessuna passeggiata nel verde: troppo pericoloso sia per la stessa cagnetta che potrebbe ingerire una polpetta avvelenata, sia per la padrona, che potrebbe invece ricevere una sanzione pecuniaria salata. I padroni di animali si stanno attrezzando per ottemperare alle prescrizioni dettate dall'ordinanza del sindaco Di Bartolomeo, ma non tutti si sono trovati «in regola» quando questa, lunedì scorso, è scattata. Alcuni, vista la grossa taglia dei loro cani, erano già obbligati dalla legge all'uso di guinzaglio e museruola, dunque non hanno avuto troppi problemi a continuare ad agire come era loro abitudine, ma altri si erano illusi di poter a lungo far mantenere ai loro amici a quattro zampe quel po' di libertà che è il vero scopo di una bella passeggiata all'aria aperta. «Non mi sembra giusto che invece di perseguire chi getta le esche avvelenate si obblighino i padroni di cani ad un acquisto in più che, tra l'altro, penalizza le povere bestiole», dice qualcuno. C'è da ricordare, però, che sono in corso analisi, da parte dell'Asrem, per accertare la natura dei bocconi rinvenuti nelle aree urbane e per avviare poi eventuali azioni, come stabilito dal Sindaco. Il primo cittadino, infatti, in base alle norme che sanciscono il divieto di utilizzo di esche avvelenate, ha compiti molto precisi in materia, ai quali si sta provvedendo in questi giorni. Tra i compiti specifici vi è la comunicazione, già effettuata da Di Bartolomeo alla Prefettura, affinchè venga attivato un «Tavolo di coordinamento» per la gestione degli interventi da effettuare e per il monitoraggio del fenomeno. Intanto, spetterà ai Vigili urbani verificare che venga data esecuzione all'ordinanza. È pur vero però che ieri, negli spazi pubblici urbani e nelle ville principali della città, di agenti che ispezionassero le aree non se ne sono visti molti. Come, di contro, non si sono visti molti cani scorrazzare accanto ai loro padroni, perché alcuni proprietari si sono trovati impreparati rispetto a quanto statuito. Probabilmente è un po' presto per giudicare i risultati dell'ordinanza, ma già qualcuno ha sollevato una nuova polemica. Una polemica che riporta in primo piano la sorte dei randagi, il cui numero aumenta notevolmente in questo periodo estivo. «A Campobasso i randagi possono anche morire», dice più di una mail spedita alle redazioni dei giornali. In effetti, se l'ordinanza giova ai cani padronali, i cani che non hanno nessuno se la passeranno male fino alla fine dell'emergenza.


IL TIRRENO

19 AGOSTO 2009

 

Si rischia fino a un anno e mezzo di galera

 

PISA. Dopo l’emanazione della legge 189 del 2004, i “delitti contro il sentimento per gli animali” sono puniti con norme severe. Le “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate” modificano il codice penale. A norma dell’art. 544-bis (Uccisione di animali) «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale, è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi».  E secondo il disposto del 544-ter (Maltrattamento di animali) «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro».  Inoltre (art. 544-quater) «Chiunque organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni e con la multa da 3.000 a 15.000 euro».


IL TIRRENO

19 AGOSTO 2009

 

Caccia all'avvelenatore di cani

 

Antonio Scuglia

 

PISA. C’è un maniaco che ammazza i cani con le polpette avvelenate. O meglio, tenta di ammazzarli: finora, le due vittime accertate se la sono cavata.  E ora è aperta la caccia all’assassino di queste povere bestiole, che agisce con lo stesso veleno usato due anni fa da un altro individuo che uccise almeno tre cani a San Giuliano, e che per ora è rimasto impunito nonostante le indagini e le “taglie” offerte da cittadini e associazioni. La sostanza usata è la metaldeide, il principio attivo della “lumachina”, ovvero il veleno usato per combattere le lumache.  Il nuovo allarme è iniziato giovedì scorso: quando la signora Antonella Nencini ha trovato Rambo, ha subito capito che qualcosa non andava. Il suo sguardo era quello dei cani quando non capiscono e non sanno che possono aver ragione a non capire. Ma non era una citazione di Calvino che avrebbe potuto salvare Rambo, ed è subito scattato l’allarme: Maria Chiara Bartalini e Amerigo Salvadori lo hanno immediatamente trasferito in una clinica veterinaria dove i sospetti hanno preso la forma della peggiore realtà nella diagnosi di grave avvelenamento da metaldeide.  Un intervento chirurgico e le appropriate terapie hanno salvato la vita di questo meticcio tigrato che vive da oltre 10 anni a Filettole, capitato da chissà dove già da cucciolo e adottato da Gino Bertini, un pensionato, fino alla sua scomparsa. Da allora Rambo è un “cane di quartiere “e come tale registrato, assicurato ed amato da tutti, o quasi.  A Filettole, duemila abitanti, quasi ogni famiglia ha un animale in casa, o più di uno. Per questo i protagonisti di questa cronaca minima si chiamano per nome e sono pronti alla solidarietà che in una comunità serena è spontanea ed estesa a tutti gli affetti, non solo umani. Rambo adesso sta bene ed è tornato in paese; una colletta aiuterà a coprire i mille euro che sono stati necessari per le sue cure. Purtroppo venerdì un altro cane, Snoopy, di Piero Rossi, è stato avvelenato con le stesse modalità ed anch’esso fortunatamente salvato dal proprietario.  I fatti sono stati denunciati ai carabinieri di Migliarino con la speranza che si possa risalire al responsabile. L’ultimo precedente in zona risale al novembre 2007: tre uccisioni in pochi giorni con le polpette avvelenate. Non si trattava di cani randagi ma tutti con un padrone, colpevoli solo di appartenere a qualcuno a cui si voleva fare un torto, o forse di vivere dove il killer poteva più facilmente raggiungerli. Nei giorni successivi alle tre uccisioni, nelle esche avvelenate furono trovate dall’Usl le tracce della metaldeide usata dall’ignoto maniaco. Drammatico il racconto della morte di Becky, un piccolo cocker di tre anni: la padrona andando a comprare il pane, non si accorgeva che Becky la stava seguendo recandosi verso il parco dei Pini come era suo solito fare, per poi rivederlo al momento del ritorno a casa. La donna lo faceva entrare, ma verso le 17 si accorgeva che il cane era agonizzante. Il veterinario lo indirizzava a una clinica veterinaria, dove veniva portato il boccone di cibo rigettato: prosciutto, croste di formaggio e residui di un lumachicida, la metaldeide. Il giorno seguente, Becky moriva. «Il cane - dichiarò il proprietario ai carabinieri - lo tenevo da circa tre anni e non mi ha mai creato problemi con vicini di casa, in quanto era molto ubbidiente». Inoffensivo, buono, fiducioso (troppo) negli uomini, come i due cani di Filettole che sono stati più fortunati. Ma per scatenare i maniaci non c’è bisogno che un cane dia noia: come spiegava una bellissima poesia di Trilussa spesso, in fatto di molestia, l’uomo è più bestia della bestia. E pensare che a Pisa un cane è stato addirittura presidente (per quanto onorario) della squadra di calcio!


AGI

19 AGOSTO 2009

 

CONTROMANO E CON IL CANE AL GUINZAGLIO, MULTATI DUE CICLISTI

 

Giulianova (Teramo) - Multa per due ciclisti sul lungomare di Giulianova (Teramo) perche' uno ha pedalato contromano e l'altro porta al guinzaglio un dobberman. Nella cittadina adriatica una vigilessa, Miria Di Bonaventura, ha applicato alla lettera il codice della strada e le nuove norme che inaspriscono le sanzioni a carico dei ciclisti indisciplinati.E' stata la stessa vigilessa a raccontare il fatto. "Il cittadino che pedalava contromano - ha detto - non voleva esibire i documenti nonostante gli fosse stato intimato di farlo, quindi e' stato multato di 38 euro per aver condotto contromano il velocipede. Lo stesso e' accaduto per un ciclista che teneva al guinzaglio un dobberman mentre pedalava".


ASCA

19 AGOSTO 2009

 

CINA: NATI DUE CUCCIOLI DI PANDA NELLO SHAANXI

 

Pechino - Un panda gigante, nel nord della Cina, ha dato alla luce due cuccioli. A dare la lieta notizia, rara per una specie che rischia l'estinzione, l'agenzia di Stato Xinhua.
Lousheng, una femmina di sei anni, ha partorito un maschietto e una femminuccia nella provincia dello Shaanxi. I due gemellini sono nati grazie all'inseminazione artificiale, stesso procedimento che ha dato la vita alla loro mamma.
Ora il Centro di Ricerca per la Riproduzione e salvaguardia delle specie rare dello Shaanxi gode della presenza di ben 20 panda, tra cui i due nuovi arrivati.Vivono circa 1.590 panda allo stato brado in Cina, la maggior parte dei quali nella regione sud-occidentale del Sichuan e nelle province dello Shaanxi e di Gansu. Secondo gli ultimi dati raccolti, sarebbero almeno 180 gli esemplari nati in cattivita'.


BASILICATA NET

19 AGOSTO 2009

 

TORNA A CASA LA MASCOTTE DELL’OASI WWF DI POLICORO (MT)

Liberata nei giorni scorsi una piccola tartaruga Caretta Caretta, salvata lo scorso maggio a Taranto

 

Policoro (MT) - “Ed è una grande festa quando una testuggine, salvata dal WWF da morte certa a causa delle sempre più invasive attività antropiche, può ritornare nella sua grande casa, il mare. Come è accaduto alcuni giorni fa, quando la più piccola ospite del Cras, una tartarughina di appena 22 centimetri di carapace, è stata liberata e ha potuto riabbracciare le onde e i flutti del mar Jonio”.
Il piccolo esemplare di Caretta Caretta, ribattezzato Guizzo, - spiega un comunicato dell’ufficio stampa dell’Oasi Wwf di Policoro - è stato soccorso lo scorso mese di maggio a Taranto, presso i cantieri navali “Luparelli”, località San Vito, su segnalazione del personale veterinario dell’Azienda Sanitaria Locale n. 1 del capoluogo jonico. La piccola testuggine, dal peso di un chilo e mezzo, galleggiava vicino la riva e mostrava segni di evidente difficoltà. Immediato il ricovero presso il Cras di Policoro e il successivo trasferimento nella Clinica della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Bari, partner del Centro Recupero policorese, dove l’équipe medica, guidata dal professor Antonio Di Bello, ha provveduto ad accertamenti ed esami clinici che hanno scongiurato problemi e complicazioni.
Successivamente Guizzo è rientrato a Policoro, per un periodo di convalescenza che gli permettesse di tornare in forma nel suo mare. E questo momento – sottolinea il Wwf - è arrivato pochi giorni fa, con una grande emozione per i bagnanti e per i numerosi turisti, provenienti da tutta Italia, ospiti del Centro Visite Oasi WWF di Policoro, che hanno scelto la località jonica per una vacanza sostenibile, a completo contatto con la natura. A liberare la tartaruga due studentesse dell’Università degli Studi di Teramo, impegnate in uno stage proprio presso l’Oasi WWF, per conoscere, attraverso un’esperienza diretta e completa, gli strumenti e gli interventi per salvaguardare le specie animali a rischio estinzione come le tartarughe Caretta Caretta.


MESSAGGERO VENETO

19 AGOSTO 2009

 

Gli animalisti hanno sbagliato

 

Rosario Padovano

 

PORCIA (PN). Animalisti all’attacco anche del palio degli asini di Porcia. Dopo aver inscenato proteste durante la plurisecolare Sagra dei osei a Sacile, in particolar modo al momento delle premiazioni, quando hanno sepolto con una messe di fischi i vincitori del concorso canoro, alcuni esponenti si sono scagliati contro il palio centenario, manifestazione di “punta” dei festeggiamenti purliliesi. Una tradizione che non aveva mai attirato particolari critiche nella sua lunga storia. Eppure, tanto tuonò che piovve. «La gente doveva vedere in che condizioni venivano tenuti gli asini nei furgoni con quel caldo – hanno raccontato Daniela Galeota e Angela Da Re, le due animaliste che si sono scagliate contro il Palio – Mancava l’acqua e l’hanno portata solo perché noi ci siamo interessate alla cura degli animali. Anche la veterinaria che si trovava lì per l’assistenza ha espresso perplessità sulla tradizionale scalata del campanile». Non le manda a dire, agli animalisti e ai detrattori del Palio, il parroco di Porcia, don Daniele Fort. «Gli animalisti, puntando il dito contro una corsa degli asini, parlano di spettacolo non educativo? Trovo sia un’obiezione ridicola – fa sapere don Fort - dal momento che, in occasione della tradizionale manifestazione organizzata sabato scorso a Porcia, sono stati proprio loro a metter in scena un atteggiamento offensivo nei confronti di fantini e organizzatori, per di più alla presenza di numerosi bambini». Va ricordato che il parroco di San Giorgio Martire, don Daniele Fort appunto, è a capo dell’organizzazione della Sagra dell’Assunta, conclusasi domenica scorsa a Porcia. «Nel corso di una competizione che si svolge da 107 anni, nel totale rispetto degli animali e sotto la supervisione del comune di Porcia e dell’azienda sanitaria – evidenzia il parroco – abbiamo udito parole davvero offensive da parte di alcuni animalisti presenti verso i fantini, e persino verso il sottoscritto». «Mi chiedo perché – conclude don Fort – certe persone usino gli animali semplicemente per fare polemica, e magari dimenticano di difendere allo stesso modo bambini che muoiono o che vengono fatti morire».


BIG HUNTER

19 AGOSTO 2009

 

La Spezia: in aumento i cacciatori sotto i 20 anni

 

A quelli che vogliono male alla caccia e che ridono sotto i baffi perchè si dice soffra di un'eccentuata senilità, si storceranno i nasi nello scoprire che in certe zone d'Italia (ci auguriamo sempre più numerose), gli aspiranti cacciatori sono in aumento e sono sempre più giovani. E' il caso della provincia di La Spezia dove il servizio caccia provinciale ha aumentato le sessioni annuali per permettere a tutti di poter accedere all'agognato momento di abilitazione venatoria. Vista la forte richiesta e la partecipazione degli scorsi anni la provincia ha infatti previsto due momenti diversi dell'anno anche per consentire una migliore preparazione: una il terzo venerdì non festivo del mese di gennaio e l'altra il primo venerdì non festivo del mese di maggio. “Con queste nuove modalità predefinite di svolgimento delle prove di abilitazione per l'esercizio della caccia – si legge nel comunicato dell'amministrazione - , la Provincia intende programmare con più efficienza l'accesso alla disciplina venatoria, tenuto conto che le richieste sono in aumento e provengono sempre più da giovani intorno o sotto i venti anni di età”.


IL MESSAGGERO

19 AGOSTO 2009

 

Canne lucidate e cartucce nel cinturone

 

di SAMUELE ANNIBALDI

Provincia di Rieti - Canne lucidate e cartucce nel cinturone. Il prossimo 2 settembre le oltre cinquemila doppiette sabine dopo sette mesi di silenzio venatorio torneranno a sparare. Non si tratta in realtà dell’apertura generale della caccia che resta fissata al 20 settembre ma della prima delle due giornate di pre apertura (l’altra è fissata per domenica 6 settembre) stabilite dalla Regione in deroga al calendario venatorio con un apposito decreto del 4 agosto scorso. Restando alle due giornate di pre apertura, la caccia sarà consentita al di fuori delle Zps (Zone di protezione speciale) in appostamento fisso o temporaneo e senza l’ausilio del cane.
Le specie cacciabili sono limitate alla tortora, cornacchia grigia, gazza e ghiandaia. In realtà, il Comitato tecnico faunistico venatorio regionale all’atto della richiesta per l’apertura anticipata del 2 e 6 settembre aveva proposto anche la possibilità di cacciare il colombaccio, ma in questo caso l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, si è espresso in senso negativo. E la cosa ha già fatto storcere il naso a molti cacciatori appassionati di quel genere di caccia che dovranno aspettare l’apertura generale del 20 settembre per sparare al colombaccio e anche ad alcune associazioni faunistico venatorie che avrebbero invece visto di buon grado l’estensione della caccia anche al colombaccio già dalle giornate di pre apertura. Polemiche a parte, per le quattro specie cacciabili il 2 e il 6 settembre prossimi, il carniere giornaliero consentito come per lo scorso anno è fissato in un massimo di cinque capi per ciascuna specie, mentre l’orario entro il quale è consentito l’esercizio venatorio va dalle 5,40 alle 19,40.
Sempre per quel che riguarda le quattro specie cacciabili nelle giornate del 2 e 6 settembre la Regione ha anche stabilito le date di chiusura che per la tortora è fissata al 28 dicembre 2009, mentre per la cornacchia grigia, la gazza e la ghiandaia la chiusura è fissata al 28 gennaio 2010. Per quel che riguarda invece l’addestramento e l’allenamento dei cani sull’intero territorio della regione Lazio ad esclusione dei territori ricompresi nelle zone di protezione speciale, è consentito dal 27 agosto fino al 17 settembre dal sorgere del sole fino alle 19 con esclusione dei giorni 2 e 6 settembre. Tornando alle giornate di apertura anticipata, così come nel corso dell’intera stagione dove è consentito l’esercizio venatorio i cacciatori dovranno avere al seguito oltre la licenza in corso di validità, il tesserino venatorio che è rilasciato dalla Provincia e si ritira in Comune (i tesserini sono già a disposizione nei vari municipi). Il tesserino è valido in tutto il territorio nazionale e vi si annotano (con penna indelebile) le giornate di caccia, il tipo di caccia prevalente esercitata e i capi abbattuti.
Resta l’obbligo per il cacciatore di raccogliere i bossoli sparati e il divieto di tagliare piante per preparare gli appostamenti che si possono realizzare solo con i residui di potature. Le distanze da tenere: almeno 200 metri per la caccia in forma vagante (ma non è il caso della pre apertura) dagli appostamenti temporanei, 100 metri tra un appostamento e l’altro e 150 metri da case e strade. Infine i numeri: in vista dell’apertura generale di domenica 20 settembre saranno circa ottomila le doppiette pronte ad invadere il Reatino. Circa cinquemila i residenti nella provincia di Rieti e tremila dalle province di Terni e Roma e dall’Abruzzo.


BIG HUNTER

19 AGOSTO 2009

 

Piemonte: animalisti contro la caccia di selezione agli ungulati

 

In un comunicato congiunto diramato ieri 18 agosto, le associazioni Lac Piemonte, Pro Natura Torino, Lav ed Enpa, protestano contro i piani di abbattimento degli ungulati per la stagione 2009 – 2010 approvati dalla regione Piemonte il 28 luglio scorso e partiti lunedì scorso con la caccia al capriolo. Gli animalisti in particolare se la prendono con l'aumento dei capi da abbattere (345 in più complessivamente rispetto al 2008), tanto da definire la caccia di selezione “un'autentica mattanza”, autorizzata “per compiacere le brame venatorie di una categoria minoritaria nella popolazione, i cacciatori, e giustificata anche con la finalità di limitare i danni alle colture, in totale spregio di metodi alternativi ed incruenti da sempre proposti dalle associazioni ambientaliste”.Il mondo ambientalista è pieno di contraddizioni irrisolte, le associazioni di cui sopra arrivano infatti ad affermare che la selezione estiva sarebbe inutile perchè “i posti vacanti lasciati dagli animali uccisi sono prontamente rimpiazzati dai nuovi nati che trovano sul territorio maggiore disponibilità di spazio e cibo”. Quanti nuovi nati in più ci sarebbero se la selezione non venisse attuata? E quali sarebbero i "metodi alternativi ed incruenti", l'uso di contraccettivi e la detenzione dei selvatici in gabbie che spesso si rivelano più letali dei colpi di fucile? Dove verrebbero poi immessi i caprioli, daini, cervi e cinghiali catturati? Vorremmo risposte precise oltre ai soliti proclami di facile effetto sull'opinione pubblica e sui media.Sotto accusa anche le disposizioni di legge che permettono la selezione estiva in deroga alla legislazione regionale, secondo gli animalisti del tutto prive di ragione logica “se non quella di consentire ai cacciatori di poter esporre un trofeo di maggior pregio”.“La Giunta regionale – conclude il comunicato - persevera nel compiacere le richieste del mondo venatorio in totale spregio delle istanze delle associazioni animaliste ed ambientaliste, portatrici di interessi e sensibilità largamente diffusi nella popolazione, che chiedono maggiore rispetto per la natura e per gli animali e che il tema della convivenza degli animali selvatici su un territorio fortemente antropizzato non sia sempre risolto a colpi di fucile”. Evidentemente, aggiungiamo noi, un'amministrazione pubblica deve basare i suoi interventi su metodi scientifici per il bene collettivo, al di là di “sensibilità diffuse” dettate da irrazionali istinti protettivi.


BIG HUNTER

19 AGOSTO 2009

 

Laguna di Orbetello: 17.804 uccelli acquatici censiti nella scorsa stagione di caccia

 

Orbetello (GR) - Un'interessante ricerca analizza nel dettaglio dati sulla frequenza degli acquatici nella Laguna di Orbetello. E' il risultato del lavoro congiunto di Anatidi.it, Angra Onlus e di alcuni cacciatori iscritti nell'APG Laguna di Orbetello che, durante la tradizionale caccia alle anatre in appostamento, hanno rilevato informazioni relative al passo degli uccelli acquatici,  poi raccolte in un documento conclusivo. Una relazione dettagliata che analizza i numeri relativi alle frequentazioni dei migratori all'interno della laguna durante la scorsa stagione venatoria. La ricerca, sintetizzata da Paolo Bocchini, Fabio Felici e Stefano Migliardi, si è proposta di rilevare e conteggiare le specie di uccelli svernanti nella Laguna di Orbetello, evidenziare le decadi di maggior presena degli uccelli acquatici, verificare il numero delle specie che frequentano la zona ed analizzare l'andamento degli avvistamenti.

Durante i 40 giorni complessivi dei rilevamenti, i 12 cacciatori hanno censito 42  specie ornitiche sulle 130 prese in esame e contato 17.804 esemplari. I cacciatori impegnati nelle rilevazioni sono: Maurizio Balducci, Stefano De Vita, Guido Montella, Paolo Bocchini, Fabio Felici, Renzo Noferi, Alessandro Cannas, Stefano Landoni, Livio De Paolis, Luca D'Antonio, Gianni Monacelli, Giovanni Previte.Lo studio sarà ripetuto anche durante la stagione venatoria 2009 – 2010, a tal proposito si invitano tutti i cacciatori iscritti alla Laguna di Orbetello a collaborare al progetto di rilevazione.

IL MATTINO

19 AGOSTO 2009

 

Chiunque ne abbia uno non si meraviglierà: le capacità mentali dei cani

 

Chiunque ne abbia uno non si meraviglierà: le capacità mentali dei cani equivalgono a quelle di un bambino di due anni e mezzo. È quanto dimostrato in uno studio condotto da un esperto di comportamento dei cani e autore di molti libri sul tema, Stanley Coren, della University of British Columbia in Canada, secondo il quale i più intelligenti, almeno sul fronte delle capacità di apprendimento, sarebbero i Border Collie, una razza «cugina» di quella del famoso Lassie. I cani conoscono qualcosa come 150 parole (i più intelligenti anche 250), sanno contare fino a 4-5 e capiscono le regole base dell’aritmetica. Inoltre i nostri amici fedeli hanno una formidabile intelligenza spaziale, sono in grado di localizzare oggetti di interesse, evitare luoghi pericolosi, trovare la via più breve verso la cuccia, aprire un chiavistello e possono imbrogliare deliberatamente altri cani e anche i padroni per ottenere qualcosa. «Ci sono vari tipi di intelligenza - dice Coren - quella istintiva che il cane ha di suo dalla nascita; quella adattiva, cioè quanto è bravo un cane a imparare dall’ambiente per risolvere i problemi; infine quella funzionale e di ubbidienza che è poi l’equivalente dell’apprendimento scolastico». Per quest’ultima lo studioso ha stilato una classifica che vede al primo posto, come detto, i Border Collie, seguiti dai Barboncini e dal Pastore Tedesco. Ma che tipo di intelligenza ha il cane? Lo abbiamo domandato al noto etologo e zooantropologo Roberto Marchesini, autore di numerosi saggi sull’argomento. «Il cane - spiega Marchesini - come molti altri animali non agisce soltanto in modo automatico agli stimoli. Grazie alla sua intelligenza ha un proprio mondo interiore, fatto di pensieri, aspettative, ragionamenti, immagini mentali. È dotato di strumenti cognitivi, con diversi gradi di consapevolezza, che in un certo senso lo rendono libero di scegliere di volta in volta il comportamento adeguato». È giusto parlare di ”intelligenza sociale” del nostro quattrozampe? «Sì - risponde l’etologo - il cane è un raffinato politico, un animale che pensa sempre in modo sociale, cerca di capire la dinamica del gruppo, di conoscere il tipo di relazione che lega tra loro i diversi membri della comunità di appartenenza. Per questo i cani ci osservano continuamente, sono dei maestri nel predire il nostro comportamento, si interessano alla nostra lingua vocale e gestuale. Non a caso conoscono meglio il nostro linguaggio di quanto noi conosciamo il loro». «Il cane - conclude Marchesini - ragiona in modo sociale, come parte di una squadra e non da solista, ed è sempre alla ricerca del modo giusto di stare all’interno del gruppo per ottenere il massimo beneficio, proprio come quando noi cerchiamo la maniera migliore di comportarci in un party».


IL NUOVO

19 AGOSTO 2009

 

Spagna: 16enne morto in corsa tori

Incornato da un animale durante il tradizionale 'encierro'

 

MADRID - Un ragazzo di 16 anni e' rimasto ucciso in un villaggio del nord della Spagna durante una corsa di tori, il tradizionale 'encierro'. In questo tipo di manifestazione, la piu' famosa delle quali si tiene a Pamplona, uno o piu' tori vengono lasciati liberi per la strada che porta all'arena, con una folla di coraggiosi che corre davanti a loro cercando di non farsi raggiungere. Il giovane e' caduto, si e' rialzato ma un toro l'ha raggiunto incornandolo a morte.


LA REPUBBLICA

19 AGOSTO 2009

 

Odiate dai bagnanti, prelibate per la cucina cinese: dalla Versilia alla Sicilia, un piccolo fenomeno d'estate

C'è un cinese sul pedalò sta raccogliendo meduse

Fritte, in insalata o in tempura: ecco a voi le migliori ricette

 

MAURO MUNAFO'

 

Arrivano la mattina presto, affittano un paio di pedalò e partono per la caccia di meduse. Qualche ora dopo fanno ritorno sulla riva, con le loro reti piene. Dalla Toscana alla Sicilia, molti cittadini cinesi dedicano le loro giornate estive alla pesca dell'animale, non molto amato sulle nostre coste. Le meduse infatti si mangiano, fritte o in insalata. Nell'ultima estate il fenomeno è in netta crescita. Un osservatorio privilegiato sono i bagni e gli stabilimenti della Versilia, in cui i turisti di origine cinese stanno aumentando. Ma fenomeni simili si sono registrati anche in Sicilia, un turista ha pubblicato su YouTube un video che testimonia l'originale pesca anche a San Vito Lo Capo, nel trapanese. Per raccogliere le meduse non servono i pescherecci, basta qualche retino, una buona dose di pazienza e un paio di pedalò, affittabili per pochi euro in qualunque lido d'Italia. Capita così di vedere le curiose imbarcazioni, con un "equipaggio" di due o tre persone, percorrere all'interno del limite fissato dalle boe l'intera riviera di Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca, e fare razzia tra la specie più odiata dai bagnanti. "E' da qualche anno che assistiamo alla pesca delle meduse, ma questa estate sono più organizzati" rivela a Repubblica. it Francesco Verona, gestore di un lido a Marina di Pietrasanta e segretario della locale associazione balneare. Fino a qualche tempo fa si vedevano solo battute "in miniatura", con al massimo un paio di persone con un retino, non dissimili dai bambini armati di secchielli che provano a vendicarsi delle punture ricevute. Dal 2009 invece i giochi si sono fatti seri, ed ecco arrivare pedalò con tinozze e contenitori, pieni anche di una cinquantina di meduse per volta. I giorni preferiti per "prendere il mare" sono proprio i weekend in cui le spiagge si riempiono di turisti, come conferma Maurizio, concessionario di un altro bagno della zona: "I pedalò da pesca si vedono soprattutto di domenica, e non fanno nulla di male". Il lato sociale della pesca alla medusa è evidente e fino ad ora nessun concessionario o bagnante si è mai lamentato dei pedalò, anzi: "Svolgono un lavoro utile ed eliminano questo fastidio - continua Verona - Spero che tutti lo capiscano". Addirittura in caso di mareggiate, quando la corrente e le onde spediscono sulla sabbia tante biancastre avvelenatrici, la mattina presto si possono vedere diversi cinesi armati di sacco, che ripuliscono il litorale. Tutto questo impegno profuso è rivolto a utilizzare le meduse in cucina. Gli animali vengono infatti trattati con una sostanza simile alla farina e poi portati via, con destinazione una ristretta cerchia di ristoranti cinesi. Pare infatti che anche una cucina così tipica abbia problemi di filiera lunga, visto che alcuni ristoratori vicino alla costa hanno ammesso di non servire questa pietanza, consigliando, per i più volenterosi, un viaggio fino a Prato (a quasi 100 chilometri di distanza). Le meduse vengono anche liofilizzate ed esportate. Arricciare il naso di fronte all'idea di mangiare una medusa è una reazione comprensibile per chi sin da piccolo è stato abituato a preferire lasagne o una pizza. Eppure le ricette sono innumerevoli ed estremamente originali, dall'impegnativa medusa fritta alla più estiva medusa in insalata. E se l'idea di mangiare certe creature suona ancora strana, basta dare un'occhiata a un recente articolo di New Scientist che segnala la ricetta per la perfetta Tempura di Medusa e ammonisce: "con il collasso dell'ecosistema marino, faremo meglio ad abituarci per tempo".

 

VIDEO

http://firenze.repubblica.it/multimedia/home/7252555


LA STAMPA

19 AGOSTO 2009

 

Don Chisciotte l'amico degli animali

 

CARLO GRANDE

 

C’è chi in ferie lotta con un pesce gigante, chi con la moglie, chi con la radio del vicino o con un amico campione di tennis. Una delle battaglie più benemerite del Ferragosto – vero Capodanno laico, spartiacque per le nostre vite normalmente «chine sul fatturato» - è quella condotta dagli animalisti in giro per l’Italia, che si «mobilitano» (come si diceva una volta), per fermare i palii-macello, le feste tradizionali che martirizzano a furor di popolo gli animali.
E’ ben vero che negli ultimi decenni tante manifestazioni sono state abolite, e che la sensibilità nei confronti delle «persone non umane» (fin qui arrivano le definizioni più ferventi) si è molto accresciuta. Il 15 agosto 2007 a Grizzana Morandi (Bologna) il Comune ha annullato il palio dei somari e altrettanto è avvenuto a Morlupo (Roma) per il Palio dei cavalli. A Roccavivara non si prende più a mazzate un gallo semi-sotterrato, a Calvello non si sgozzano più polli, conigli e capretti appesi a una corda; a Pontenure non si fa più volare l’asino dal campanile e a Valguarnera e Borgomanero sono stati sostituiti con dolciumi i coniglietti e piccioni rinchiusi dentro pignatte frantumate a bastonate da bambini bendati.
Ma ci sono ancora tante «tradizioni» a rischio, che prendono di mira oche, conigli, capretti, asini e cavalli. La Lav, Lega Antivivisezione, ne segnala parecchie anche in questi giorni. Il Palio dei Normanni di Piazza Armerina, ad esempio (in provincia di Enna), il Palio degli Asini di Porcia (Pordenone) quello del Ciuccio a Cuccaro Vetere (Caserta).
Sperimentazione, la super tortura
Per gli animalisti (brutto termine, ma sempre meglio di «amici degli animali» che fa tanto «amici dei negri») sarà un triste, quasi donchisciottesco girovagare. Quella dei diritti degli animali è una delle grandi sfide dell’etica contemporanea: non si tratta di semplice benevolenza o di amore per gli animali, bensì - come sosteneva Schopenhnauer – di semplice giustizia. Del diritto anche per loro, cioè, di morire secondo natura.
A qualcuno potrà apparire bizzarro e pietistico preoccuparsi dell’inaudita sofferenza di quelli rinchiusi negli stabulari, un dolore che non conosce stagioni né tregua, che investe dai 300 ai 500 milioni di bestie l’anno, in tutto il mondo; o di quello provocato dalla sperimentazione sugli animali, per molti la tortura più metodica di tutte. Si tratta di creature, come scrisse la Yourcenar ne Il Tempo, grande scultore, «che hanno respirato, mangiato, dormito…» e che, come avrebbe detto Villon, sono «morte in dolore», con dolore, come faremo noi tutti, ma morte di una morte selvaggiamente inferta dagli uomini.

Non far soffrire i tanti esseri che così frequentemente e speso devotamente ci vivono accanto, oggi è un impegno di poche avanguardie: «Avviene spesso – scrisse John Stuart Mill - che la credenza universale di un’epoca, dalla quale nessuno era libero senza uno sforzo straordinario di genialità o di coraggio, diventi in un’epoca successiva un’assurdità talmente evidente che l’unica difficoltà è di capire come tale idea fosse mai potuta apparire credibile».
George Clooney, aiutaci tu
In un articolo uscito su Nature a luglio, si dice chiaramente (sulla scia del Cnr statunitense, due anni fa) che le prove di tossicità su animali sono scienza di cattiva qualità e che dalla loro sostituzione dipende la salvezza di molte vite umane. «E’ un grande avvenimento scientifico – ha scritto Rifkin - da anni le associazioni e le leghe antivivisezioniste sostengono questa tesi e vengono schernite da enti scientifici, associazioni mediche e lobby industriali... Ora l’establishment scientifico è arrivato alla stessa conclusione».
Sarà, come diceva Oscar Wilde, che il peggior crimine è la mancanza di immaginazione, che l’essere umano non prova compassione per i mali di cui non ha esperienza diretta, ai quali non ha personalmente assistito. Chi si mette nei panni degli altri? «Il prossimo non esiste più», scrive Luigi Zoja. Figurarsi gli animali. A pensarci, per ora, sono persone come Fabrizia Pratesi (con l’associazione Equivita, braccio operativo del «Fondo Imperatrice nuda contro la Sperimentazione animale») o Margherita d’Amico, con i suoi libri e il suo blog che si chiama «lavitadeglialtri».
O gli attori: per salvare dal rischio di cattura e macellazione la mandria di una ventina di cavalli che vive allo stato brado sul Monte Bisbino, in provincia di Como, si è chiesto aiuto a George Clooney. Gli animalisti italiani e ticinesi che in questi giorni presidiano la zona sono nelle sue mani. Se ha compassione George, tanti altri, che amano mettersi nei suoi panni, forse lo seguiranno.


IL SECOLO XIX

19 AGOSTO 2009

 

I veterinari: «Escluso il virus dell'aviaria»

Moria nell'Entella:«Il fiume inquinato da liquami tossici»

Gli esperti
La denuncia degli animalisti di "Enpa" e "Ayusya"
Ieri recuperate altre carcasse di volatili e resti di pesciSpanò (Verdi): «Asl e Arpal diano spiegazioni»

 

CHIAVARI (GE). «Tutte le ipotesi sono valide, dall'inquinamento all'avvelenamento involontario, dalla malattia alla mancanza di acque pulite». Lo dicono gli esperti dell'ufficio di veterinaria dell'Azienda sanitaria locale 4 Chiavarese, interpellati ieri. «A questo punto saranno fondamentali i risultati delle analisi di laboratorio affidate ad Arpal e Istituto di Zooprofilassi per comprendere che cosa abbia provocato la moria di volatili e pesci nel fiume Entella. La pista dell'inquinamento è attendibile, ma non si può escludere che gli animali siano morti per altre cause. Tante persone, ad esempio, gettano cibo alle anatre del fiume dalle sponde e dal lungoentella di Chiavari e Lavagna. Qualcosa potrebbe aver intossicato i fragili organismi di questi esemplari». Resta da spiegare, però, perché a morire non siano solo i volatili ma anche i pesci: «Questa moria diffusa - confermano i veterinari dell'Azienda - ci ha consentito innanzitutto di escludere che le anatre e i germani fossero stati colpiti dal virus dell'influenza aviaria». Ad ogni modo l'ipotesi più plausibile sembra proprio essere quella dell'inquinamento del'Entella con sostanze tossiche, riversate nell'alveo illegalmente e a monte di Chiavari e Lavagna. Lo sospettano pure gli uffici dell'Asl 4, come confermano dall'ufficio stampa: «Occorre però attendere i risultati degli esami di laboratorio già in corso. Non appena avremo gli esiti degli accertamenti, informeremo la popolazione per il tramite dei mass media» Dopo di ché toccherà alla magistratura indagare sul caso.


CORRIERE FIORENTINO

19 AGOSTO 2009

 

Specie a rischio La scoperta dei biologi di Tethys all’interno del Santuario dei cetacei

Scienziati sulla scia di «Cut» il capodoglio con la coda mozzata

«Tagliata da un’elica». L’animale avvistato nel mare di Sanremo

 

Erika Dellacasa

 

GENOVA — L’avvistamento è avvenuto al largo di Sanremo, nelle acque del Santuario dei cetacei. La grande coda del capodoglio si alza con quel movimento scenografico che regala bellissime foto, ma questa volta l’immagine racconta anche una storia: la coda ha subìto un’amputazione nel lobo destro. Porta i segni di una ferita cicatrizzata: gli scatti sono stati fatti dai biologi dell’Istituto Tethys, a bordo della barca Pelagos alle 12 e 43 del 9 agosto. «Quasi sicuramente è stato mutilato da un’elica — dicono i ricercatori —, la coda di un capodoglio ha un’ampiezza di due metri: a provocare lesioni così profonde e tranciarne un lembo non può essere stato un predatore». «Sappiamo dell’avvistamento — conferma il comandante della Capitaneria di Porto Attilio Pastorino —, la collisione del cetaceo con un’imbarcazione è possibile ma di sicuro non è avvenuta nelle acque del Santuario fra Savona e Imperia. Qui il pericolo maggiore sono le reti fuorilegge, le spadare».
Il capodoglio, un maschio adulto (le femmine e i piccoli vanno in gruppi), lungo tredici metri, può dunque essere stato ferito in mari lontani: i capodogli sono dei grandi migranti che si spingono fino alle acque polari. Gli esperti di Tethys, che stanno lavorando a due progetti, uno «storico» di monitoraggio delle specie nel Mar Ligure con il contributo di Fondazione Carige e uno specifico sul rischio di collisioni dei cetacei finanziato dal Ministero dell’Ambiente, hanno «registrato» l’esemplare in modo da poterlo seguire nel suo vagabondare e gli hanno dato anche un nome, Cut, che ricorda la sua lotta per la sopravvivenza (in inglese significa infatti «taglio»).
Le collisioni minacciano sempre di più questi giganti del mare, le navi sono più grandi e più veloci, le rotte migratorie sono attraversate da un numero crescente di imbarcazioni. Gli appassionati conoscono la storia di quel capitano che, arrivato in porto, scoprì di avere una balenottera incastrata nel bulbo di prua. «Le ferite inferte dalle eliche — dice Guido Gnone, biologo, responsabile della ricerca scientifica dell’Acquario di Genova — sono riconoscibili: l’elica è una lama rotante, lascia dei tagli paralleli». E racconta una sua esperienza personale: «Ero sul traghetto per la Corsica e ho visto una balenottera che riposava in superficie, la prua del traghetto l’aveva già superata quando si è accorta del pericolo ed è riuscita ad allontanarsi in tempo ma il fianco del traghetto le è passato a pochi metri: l’avrebbe speronata ». E sicuramente uccisa. «Le balenottere — dice Sabina Airoldi, responsabile insieme con Simone Panigada dei progetti di ricerca di Tethys — sono le più esposte a questi rischi, per le loro abitudini. Ma Cut è già il secondo capodoglio che abbiamo identificato nel Mar Ligure con la coda mozza: un segnale preoccupante. Dalle nostre ricerche risulta che il Mediterraneo e lo stesso Mar Ligure sono a rischio collisione con i grandi cetacei. In particolare il Mar Ligure è molto affollato di imbarcazioni nel periodo estivo, quando le balenottere si concentrano nel Santuario».
Carlo Paracchini, titolare di Viamare, una società di avvistamento cetacei, conferma di aver visto negli anni code muti-- late, pinne e dorsi striati: «C’è una balenottera che ha la coda mozzata, l’abbiamo già vista diverse volte: a differenza delle altre, che quando si immergono non alzano la coda fuori dall’acqua, questa lo fa, forse proprio a causa della mutilazione».
La balenottera e Cut hanno avuto una brutta avventura e l’hanno superata, ma quanti sono i ferimenti o le uccisioni che sfuggono a ogni statistica? Il punto, ora, dicono i biologi, è individuare una strategia di difesa per i sempre più vulnerabili giganti del mare. Si potrebbe cominciare dal ridurre la velocità dei traghetti nei tratti più frequentati da queste creature.


Animalieanimali

19 agosto 2009

 

PESCARA, STRAGE DI ANIMALI IN PINETA
Secondo LAV e WWF gli enti sapevano della situazione di inquinamento del laghetto nella Pineta Dannunziana.

 

Uno studio del 2002 pagato dal comune di Pescara aveva lanciato l'allarme e secondoLAV e WWF "gli enti sapevano della situazione di inquinamento del laghetto".Ad Ottobre 2008 la segnalazione del WWF all'Ufficio Parchi della Regione, responsabile del controllo sull'operato delle aree protette come la Pineta Dannunziana.
Sulla strage di animali nella Riserva Naturale Regionale della Pineta Dannunziana intervengono WWF e LAV ricordando che gli Enti responsabili per la gestione della Riserva naturale sapevano da anni della situazione insostenibile di inquinamento del laghetto.
Il Comune di Pescara già nel 2002, nell'ambito di alcuni studi pagati dall'Ente per approfondire il Piano di Gestione della Riserva, era stato avvisato della gravissima situazione di degrado ambientale dello specchio d'acqua. La relazione descriveva perfettamente le criticità connesse alla mancanza di ossigenazione delle acque e prescriveva immediati interventi di rinaturalizzazione per evitare ulteriori e più gravi problemi, sia agli abbondanti animali domestici sia agli uccelli selvatici che frequentano quel laghetto e le sue sponde.
Successivamente, il 2 ottobre 2008, il WWF, su segnalazione di un cittadino, aveva avvisato via email il Dirigente dell'Ufficio Parchi della Regione Abruzzo chiedendo un intervento urgente considerata l'inadempienza del Comune di Pescara, ente gestore della Riserva regionale. Infatti la Regione mantiene la responsabilità della sorveglianza sull'operato dei gestori delle aree protette regionali e del loro coordinamento. Da allora non sappiamo se vi siano stati sviluppi ed oggi possiamo solo constatare il disastro che si è verificato.
Dichiara Antonella Agostini, responsabile provinciale della LAV “Quanto accaduto è estremamente grave perchè la situazione di degrado del laghetto era stata più volte denunciata, peraltro in un caso anche grazie all'uso di fondi pubblici. Se si fosse dato seguito per tempo agli studi che da anni sono nei cassetti e alla segnalazione delle associazioni ambientaliste gli animali probabilmente non sarebbero morti. Riteniamo che le responsabilità di questa strage vadano ricercate, anche solo per gli aspetti amministrativi e contabili, visto che con le tasse i cittadini pagano studi che dovrebbero essere usati e amministrazioni che dovrebbero funzionare. Chiediamo al Sindaco di Pescara e all'Assessore regionale competente di accertare queste responsabilità affinchè quanto avvenuto non accada mai più”.


IL CENTRO

19 AGOSTO 2009

 

Le 39 anatre uccise dalla melma

 

di Pietro Lambertini

 

PESCARA. A pelo d’acqua, uno strato di sostanze tossiche. Sul fondo, una melma fatta di escrementi spessa un metro. Trentanove oche su cinquanta sono morte perché il lago della pineta d’Avalos è una fogna. La prova sono i campioni d’acqua e fango prelevati ieri dall’Arta.  Gli esperti dell’Arta sono saliti a bordo della barca senza remi utilizzata dai custodi della pineta per raggiungere l’isolotto al centro del laghetto: il custode della pineta Enzo Trabucco ha “remato” due ore con una pala da giardinaggio per accompagnare i tecnici dell’Arta a prelevare i campioni d’acqua putrida e di melma accumulata in decenni di abbandono. Da queste analisi si capirà quanto sia inquinato il laghetto.   UN METRO DI MELMA. In base a quanto si è appreso ieri, nel punto dove l’altezza dell’acqua misura circa due metri, lo strato di melma formato dagli escrementi sfiora il metro. Una situazione paradossale per una riserva naturale istituita con una legge regionale.   IL BOTULINO. È stato lo strato di melma, insieme al caldo e all’umidità, a provocare la morte delle 39 oche: la probabile causa di morte delle oche, in base alle prime analisi condotte dall’Istituto zooprofilattico di Teramo, è il germe del Clostridium botulinum, noto come botulino. La tossina sprigionata dal botulino, in assenza di ossigeno, germina e si moltiplica infettando gli animali. Di fronte al botulino, il trattamento farmacologico non è efficace.   LA CATTURA. Ieri, inoltre, Trabucco è riuscito a catturare un’oca malata non ancora morta: l’esemplare è stato portato all’Istituto zooprofilattico come richiesto dal direttore Vincenzo Caporale per essere analizzato e capire quale è stata l’infezione che l’ha attaccato. All’Istituto zooprofilattico è stata consegnata anche la carcassa di un’oca che la guardia zoofila Carmelita Bellini aveva conservato nella cella frigorifera del Dog Village dell’Enpa a Montesilvano. Catturato anche un esemplare in buone condizioni. Prenderlo, però, è stata un’impresa: la barca senza remi si muove alla stessa velocità di un bradipo che insegue una gazzella.   IL COMUNE ASPETTA. Dopo le risposte ufficiali dell’Arta e dell’Istituto zooprofilattico, il Comune deciderà se spostare le ultime nove oche rimaste e se prosciugare il laghetto per bonificarlo: l’assessore ai Lavori pubblici Gianni Teodoro , prima di procedere con lo svuotamento del laghetto per la pulizia del bacino, la rimozione delle alghe e degli escrementi, la bonifica dell’isolotto e il trasferimento degli animali sopravvissuti, aspetta «i risultati definitivi». Le tappe da seguire per bonificare il laghetto sono state dettate dal veterinario della Asl Carlo Ruggeri . «Assunti tutti i dati che ci consentiranno di individuare che cosa ha ucciso le anatre», conclude Teodoro, «avvieremo le procedure per effettuare interventi rapidi e definitivi».


IL TIRRENO

19 AGOSTO 2009

 

Salmonella nel laghetto, strage di animali

 

Enrico Pizzi

 

GROSSETO. Nel laghetto del parco di via Giotto è arrivata la salmonella. E il Comune è stato costretto a un intervento di urgenza per ripulire tutto.  Le analisi del dipartimento di prevenzione dell’Asl 9 hanno infatti rilevato la presenza del batterio della salmonella e così il sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, ha emesso due ordinanze per un intervento di urgenza che è stato avviato prima dell’alba di ieri.  L’area è stata subito transennata e alle 4 del mattino i lavori di ripulitura sono iniziati dalla parte più piccola del laghetto e proseguiranno, oggi e domani, con la parte restante, che è l’area più ampia.  Gli interventi sono stati coordinati da Claudio Rosselli, dei servizi tecnici del Comune, e dal dirigente del settore ambiente Giuseppe Morisco.  Il laghetto ospita una popolazione piuttosto ampia di anatre, ma anche alcuni pesci e tartarughe acquatiche di cui qualcuno, in passato, ha ritenuto opportuno liberarsi “scaricandole” nel piccolo specchio d’acqua pubblico.  Per quanto riguarda le anatre, gli animali saranno sottoposte a una cura, attraverso una pastura antibiotica che sarà loro somministrata per 30 giorni, così da raggiungere la certezza che siano guarite.  Per i pesci e le tartarughe, invece, non c’era alcuna speranza di poterli curare e dunque i primi sono stati lasciati morire, per essere poi smaltiti da una ditta specializzata; mentre le tartarughe, che sono definite dall’Asl serbatoi e portatori di salmonella, e non sono considerate curabili, si è reso necessario l’abbattimento.  Non si è fatta attendere la protesta della Lega antivivisezione di Grosseto, con il suo responsabile, Giacomo Bottinelli, che parla di blitz al parco di via Giotto, chiede spiegazioni sull’accaduto e sull emodalità di intervento e ricorda come già la commissione animali del Comune di Grosseto avesse a suo tempo fatto proposte precise per la cattura e la riduzione del numero di germani presenti nello spazio ristretto del laghetto.  La Lav segnala anche che le anatre, che «sono sul fondo praticamente all’asciutto» difficilmente resisteranno al caldo di agosto se non sarà reimmessa quanto prima acqua nel laghetto.  Bottinelli lamenta la sorte dei pesci «lasciati a morire soffocati» e chiede anche dove siano finite le tartarughe che, dal suo punto di vista, potevano essere prelevate e ospitate dal centro di recupero animali selvatici di di Semproniano.


ASCA

19 AGOSTO 2009

 

ESTATE: AIDAA, AUMENTANO ABBANDONI PESCI E TARTARUGHE

 

Roma - Non solo cani e gatti, ma anche pesci, tartarughe d'acqua e animali esotici. E' ampio il campionario di animali che ogni anno vengono abbandonati nei mesi estivi. E se per cani e gatti si puo' parlare di un'estate tutto sommato positiva con il numero di abbandoni in diminuzione di circa il 50% per quanto riguarda i cani e di circa il 20% per quanto riguarda i gatti rispetto al 2008, la situazione appare molto meno rosea per tutti gli altri animali. Lo riferisce l'Aidaa, Associazione italiana difesa animali e ambiente. Dai primi dati disponibili nel periodo compreso tra il mese di luglio e il 15 agosto sono stati riversati nei fiumi e nei torrenti italiani circa 500.000 pesci appartenenti ad oltre 120 specie alloctone, in particolare si tratta di pesci esotici che sono finiti nei fiumi e nei torrenti travasati direttamente dagli acquari di casa. La presenza di cosi' tanti pesci abbandonati rischia di creare seri problemi al fragile ecosistema delle acque fluviali italiane. Ma purtroppo non e' andata meglio per le tartarughe d'acqua, si stima infatti che nello stesso periodo gli abbandoni siano cresciuti del 17% rispetto allo scorso anno, toccando complessivamente la quota di 13.000 esemplari abbandonati, prevalentemente all'interno di laghetti siti nei parchi pubblici.Un dato infine riguarda gli animali esotici. Anche in questo caso purtroppo gli abbandoni sono in aumento, in particolare gli animali maggiormente colpiti da questo fenomeno sono i serpenti, le iguane e i pappagalli di piccole dimensioni, ma sono in crescita anche abbandoni di furetti, volatili di piccola taglia ed in alcuni parchi cittadini di Milano, Bologna, Roma e Firenze hanno fatto la loro comparsa esemplari di scoiattoli rossi e grigi; anche in quest'ultimo caso si tratta di animali abbandonati o fuggiti dalle gabbie domestiche in cui erano tenuti.''Se da una parte possiamo dirci moderatamente soddisfatti per la diminuzione degli abbandoni di cani e gatti, non possiamo non sottolineare come molto spesso ad essere vittime di questa crudelta' sono gi altri animali - ci dice Lorenzo Croce presidente di Aidaa - in particolare quest'anno registriamo un forte incremento di abbandoni di tartarughe d'acqua e di animali esotici, mentre cresce in maniera preoccupante la presenza di specie alloctone di pesci di origine tropicale e dei sistemi fluviali dell'est Europa all'interno dei nostri fiumi e torrenti''.Occorre, conclude Croce, ''anche in questi casi, cosi' come si e' fatto per cani e gatti, avviare una seria campagna di prevenzione anche a tutela degli animali esotici, di pesci, volatili e tartarughe spiegando alla gente che quando un animale entra a far parte della nostra famiglia non puo' essere abbandonato, si tratti di un cane, di un gatto o piu' semplicemente del pesce rosso di casa''.


LA PROVINCIA DI COMO

19 AGOSTO 2009

 

Alla fiera le migliori mucche da latte

Migliaia i partecipanti pronti ad assaggiare formaggi e piatti tipici del territorio

 

SAN FEDELE INTELVI (CO) -  È stata la Bruna Alpina dell'azienda agricola di Giuseppe Pesenti di Tremezzo a salire sul primo gradino del podio quale migliore mucca da latte di tutto il comprensorio Lario Intelvese. Il fierone di San Rocco, tradizionale appuntamento per allevatori ed agricoltori del territorio, è stata l'occasione per dare l'eccellenza anche ai bovini destinati alla macellazione. Al primo posto, tra i bovini adulti l'allevamento di Edy Caprani di Cerano Intelvi, mentre all'azienda di Luigia De Maria di Dizzasco è andato il premio per la migliore manzetta. Tra i «Paesan d'Alpe» per i formaggi, gli assaggiatori dell'Onaf, hanno premiato Erminia e Samuele Abate di Castiglione che hanno fatto il bis con la più gustosa toma stagionata di latte intero e quella fresca. Il premio per il formaggio stagionato prodotto con latte scremato è stato vinto dall'azienda agricola Del Vecchio di Cernobbio. Ma ad abbandonare entusiasti la fiera sono stati soprattutto i tanti bambini che già dalle prime ore del mattino stazionavano nei recinti, dove oltre ai bovini c'erano cavalli, capre, e tanti animali da cortile. Per i bambini le Giacche verdi a cavallo hanno riservato un premio speciale: il battesimo della sella sui cavalli dell'associazione. Tanti i buongustai che si aggiravano tra gli stand ad acquistare i prodotti tipici della tradizione locale. In coda per il pranzo con menù a base di prodotti tipici al ristorante Cavaria, nel centro della fiera. Migliaia i visitatori, tra le cento e più bancarelle disseminate tra le vie del centro e nelle piazze principali del paese che traboccavano di ogni genere di primizie. Ad organizzare la kermesse la Comunità montana Lario Intelvese e l'amministrazione comunale di San Fedele.


LA ZAMPA.IT

19 AGOSTO 2009

 

Mini cervo e rana volante  scoperti sull'Himalaya

 


Sono più di 350 le nuove specie scoperte nelle regioni dell’Himalaya orientale. Si tratta di «un tesoro di diversità biologica, ora seriamente minacciato dai cambiamenti del clima, che comprende il più piccolo cervo del mondo, una nuova specie di rana volante e una specie di geco che si ritiene presente sulla Terra da almeno 100 milioni di anni». A rivelarlo è il Wwf che riferisce che le ricerche sono durate per un decennio in remote regioni montuose. La scoperta è avvenuta, spiega il Wwf, in aree «che soffrono particolarmente l’innalzamento delle temperature globali» e le ricerche «hanno portato alla scoperta davvero spettacolare di una rana color verde brillante (Rhacophorus suffry) che utilizza i lunghi piedi rossi palmati per librarsi nell’aria». Un’altra delle specie rintracciate non è ’nuovà in senso letterale: si tratta infatti del più vecchio geco di cui si abbia notizia al mondo con ben 100 milioni di anni, scoperto in una miniera di ambra della Hukawang Valley, nelle regioni himalayane dell’estremo nord del Myanmar. Il dossier del Wwf, «The Eastern Himalayas - Where Worlds Collide», riassume le scoperte effettuate dal 1998 al 2008 da una serie di scienziati appartenenti a diverse organizzazioni in un territorio che va dal Buthan e dall’India nord-orientale all’estremo nord del Myanmar, al Nepal e alle regioni meridionali della Regione autonoma del Tibet (Cina). Altra specie protagonista del dossier del Wwf è il muntjac, definito ’cervo foglià (Muntiacus putaoensis), il più piccolo e antico cervide del mondo. Questo ’bambì, col manto bruno chiaro e occhi neri immancabilmente da cerbiatto innocente, era stato al principio scambiato per un esemplare giovane di altra specie, ma poi le analisi del Dna hanno confermato trattarsi di nuova specie distinta. «Siamo di fronte a un patrimonio di diversità culturale e biologica che è però -avverte Gianfranco Bologna Direttore scientifico del WWF Italia- estremamente vulnerabile e fragile e che rischiamo di perdere per sempre, a meno di non agire da subito contro i cambiamenti del clima». «Uomini e natura -afferma Bologna- costituiscono le tessere di un impareggiabile mosaico di diversità biologica, senza dubbio tra i più ricchi di tutto l’oriente. Ma le regioni himalayane sono anche le più esposte al cambiamento climatico». A dicembre i leader del mondo si riuniranno a Copenaghen per trovare un accordo sul nuovo trattato per il clima, che dovrà sostituire il Protocollo di Kyoto e, sottolinea Mariagrazia Midulla, responsabile del Programma Clima ed energia del Wwf Italia, «solo un trattato equo e coraggioso, fondato sull’alleanza tra paesi ricchi e paesi poveri, potrà salvare il pianeta e i suoi tesori, compreso quello himalayano, dalla devastazione dei cambiamenti climatici, alimentati in questa parte del mondo anche da un’incontrollata deforestazione». Sono 244 piante, 16 anfibi, 16 rettili, 14 pesci, 2 uccelli, 2 mammiferi e almeno 60 nuovi invertebrati le 350 nuove specie descritte nel dossier del Wwf «The Eastern Himalayas - Where Worlds Collide». Le regioni dell’Himalaya orientale sono inoltre dimora di una varietà sorprendente di specie, come 10.000 specie vegetali, 300 specie di mammiferi, 977 di uccelli, 176 di rettili, 105 di anfibi e 269 tipi di pesci di acqua dolce. «Qui -sottolinea il Wwf- c’è anche la più alta concentrazione di tigre del Bengala, ma soprattutto questo è l’ultimo bastione del carismatico rinoceronte indiano». «Il Wwf -sottolinea l’associazione ambientalista- è impegnato nella difesa degli habitat di specie a rischio come il maestoso leopardo delle nevi, la tigre del Bengala, il gibbone dalle mani bianche, il leopardo nebuloso, l’elefante asiatico, il panda minore, il langur dorato, il raro delfino del Gange, e il rinoceronte indiano, come pure delle migliaia di specie vegetali e animali che rimane da scoprire nelle regioni orientali dell’Himalaya».


IL TIRRENO

19 AGOSTO 2009

 

Sequestrate vongole vietnamite

 

MONTECATINI (PI). Ha fatto scattare un’allerta nazionale e internazionale la scoperta dei carabinieri del Nas di Cagliari di 240 chilogrammi di vongole surgelate provenienti dal Vietnam risultate contaminate da batteri intestinali, in particolare dall’escherichia coli. La scoperta è stata fatta durante un controllo di routine nella rivendita all’ingrosso «Su.Sa.» di Sestu, in provincia di Cagliari. La ditta importatrice dei molluschi (prodotti dalla Eastern Sea Co Ltd) è la Panapesca di Montecatini, che ha già richiamato tutto il prodotto venduto.  Le analisi affidate all’Istituto zooprofilattico di Sassari, dopo una decina di giorni, hanno rilevato la presenza nelle vongole provenienti dall’Oceano Pacifico dell’escherichia coli, batterio che colonizza l’ultimo tratto dell’intestino crasso e si trova nelle feci umane e di altri animali a sangue caldo.  Questo batterio, resistente agli antibiotici, è all’origine di infezioni che si manifestano con diarrea, dolori addominali intensi, nausea e vomito. I sintomi si manifestano dopo tre-quattro giorni dall’assunzione degli alimenti contaminati e possono durare fino a una settimana. La mortalità è di circa 2-3 casi per mille.  Il Nas ha così sequestrato l’intero quantitativo presente nei banchi freezer del grossista cagliaritano e in altre rivendite dell’isola, pari a 240 chili, e segnalato la possibile contaminazione dell’intero lotto (il numero 07.08 con scadenza 07/2010) importato dalla Panapesca spa, che ha depositi in tutta Italia e anche a Sassari. Altri 120 chili sono stati sequestrati a Montecatini. Gli altri molluschi che erano stati già distribuiti nei centri di vendita al dettaglio sono stati immediatamente richiamati dalla Panapesca.  La segnalazione è stata inviata agli organismi comunitari che si occupano di sicurezza alimentare. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta della Procura della Repubblica di Cagliari. Saranno necessarie ulteriori analisi per verificare a quale livello della filiera sia avvenuta la contaminazione e se questa riguardi l’intero lotto.

 

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