IL MESSAGGERO
19 LUGLIO 2009
Il veterinario che ha provato a salvarlo è sicuro: morte per colpo di calore
UMBERTIDE (PG) - Il veterinario che ha provato a salvarlo è sicuro: morte per colpo di calore. Quel bel cagnone di pezzatura robusta (di una trentina di chili) non ha retto alle temperature africane degli ultimi giorni. Apparteneva ad un tedesco che dalla Baviera era giunto in Altotevere per trascorrere le ferie. Un viaggio lungo, anche faticoso che probabilmente aveva creato qualche difficoltà all'animale, passato in poco tempo dal fresco della Germania alla canicola italiana. Il "carico da undici" ce l'ha messo l'uscita compiuta insieme al padrone nel primissimo pomeriggio nelle campagne intorno Umbertide. Uno stress fatale per la bestia, assalita da spasmi, vomito e diarrea. Inutile la corsa fino all'abulatorio di un professionista e l'intervento di quest'ultimo. «Evitiamo di lasciare gli animali in auto, anche all'ombra e per pochi minuti», consiglia la dottoressa Rebecca Bottaccioli. «Non portiamoli a passeggio nelle ore centrali della giornata, scegliamo la mattina presto o la sera dopo il tramonto del sole», prosegue. Il respiro troppo veloce dimostra che Fido sta soffrendo il caldo. «Bisogna avere a disposizione acqua fresca e, se necessario, bagnarlo per favorire il calo della temperatura corporea», aggiunge la dottoressa. «Mai tenere le ciotole piene, il cibo degenera rapidamente ed attira le formiche, prepariamogli da mangiare solo quando serve», conclude.
IL TIRRENO 19 LUGLIO 2009
Cani inselvatichiti, si studia l'abbattimento
GROSSETO. Il presidente della Provincia, Leonardo Marras, prende spunto dall’aggressione al gregge dell’allevatore di Stribugliano, Gabriele Garosi, per tracciare le linee guida che la Provincia seguirà per dare soluzione al problema delle razzie di lupi e cani selvatici; per questi secondi sono allo studio abbattimenti selettivi, mentre i primi sono una specie protetta. «Gli allevatori che operano sul nostro territorio - sottolinea Marras - devono sapere che l’Amministrazione provinciale è al loro fianco ed è determinata ad individuare una strategia condivisa per arginare, e possibilmente risolvere, il problema delle aggressioni alle greggi da parte di lupi e cani inselvatichiti. Il comparto della zootecnia da latte - con oltre 250.000 capi ovicaprini - è infatti strategico per l’intero settore primario provinciale, e dà un contributo importante in termini di valore aggiunto alla filiera delle produzioni lattiero casearie. A dimostrazione dell’impegno della Provincia, l’assessore allo sviluppo rurale Enzo Rossi, in collaborazione con il sindaco di Arcidosso Emilio Landi, ha già contattato Gabriele Garosi - in ordine di tempo l’ultimo degli allevatori che ha subito un grave danno per gli attacchi alle greggi - con il quale si incontrerà già mercoledì mattina per un confronto di merito. Questo primo intervento delinea già il modo di agire che seguirà la Provincia nel prendere di petto il problema delle aggressioni alle greggi. Sono infatti convinto che sia possibile individuare le soluzioni solo condividendole con Enti locali, allevatori e Associazioni professionali. In prima battuta l’obiettivo è quello di accelerare le procedure di accertamento dei danni, diretti e indiretti, e di erogazione degli indennizzi già previsti dalla legge. È tuttavia evidente che questo non può bastare - conclude il presidente della Provincia - ma che occorre affrontare il tema della protezione delle aree ad alta intensità di allevamenti, quello di forme di assicurazione pubblica contro i danni, così come quello degli abbattimenti selettivi dei cani inselvatichiti, che salvaguardino il lupo che, come è moto, è specie protetta».
PRESS WEB
19 LUGLIO 2009
Record per i nostri amici a quattro zampe
Il nuovo portale web, "www.turistia4zampe.it", presentato venerdì 17 luglio dal ministro del Turismo Brambilla, ha già avuto un record di accessi. In 24 ore, al portale, che censisce hotel, ristoranti, campeggi, residence e spiagge che accolgono i nostri amici a quattro zampe, si sono collegati 200mila navigatori, tra cui 32 mila hanno effettuato ricerche più complesse.
Sarebbe bello, dunque, se la nobile inizativa convincesse anche chi ha la crudele abitudine di abbandonare gli animali che essi sono molto meglio di una bella vacanza: se è necessario scegliere tra andare in vacanza senza di loro o restare a casa, la risposta per tutti coloro che hanno un cuore dovrebbe essere l'ultima. Ma se poi emerge la possibilità di salvare "capra e cavoli", andando in vacanza con il nostro micio o il nostro cagnolino, perchè perdere un'occasione simile?
IL TIRRENO
19 LUGLIO 2009
ALL'ALTARE COI LABRADOR
Vinci (FI) - I cani sono la loro grande passione. E Tania Bonci e Francesco Massetani li hanno voluti con sè anche nel giorno più importante della vita, quando hanno pronunciato il sì nella chiesa di Santa Maria a Petroio a Vinci. Così, sono stati Sophie e Dante, due labrador da gare canine, a portare ai due novelli sposi le fedi fino all’altare. Due perfetti paggetti con tanto di cravatta.
LA NUOVA SARDEGNA
19 LUGLIO 2009
Servono 200mila euro per ultimare il canile
GHILARZA (OR). Per completare il canile comunale a Malosa servono 200mila euro e mentre è ancora in corso la campagna di microchippatura degli esemplari domestici avviata tre mesi fa di concerto con l’Asl 5, l’amministrazione civica tenta di affrettare i tempi per reperire le risorse indispensabili per ultimare un ricovero a norma di legge. L’obiettivo è quello di collocarvi 40 box in cui trasferire almeno un’ottantina di cani fra quelli custoditi nella struttura privata di Trempu, con cui il Comune è convenzionato. Un bisogno divenuto ancor più impellente dopo le valutazioni dei Nas, che in occasione del sopralluogo effettuato tempo fa avevano rilevato le buone le condizioni degli animali ma giudicato inidonea la struttura: «Cercheremo di incalzare la Regione per ottenere il contributo richiesto, visto che è l’unico impianto del Centro Sardegna.», ha detto il sindaco Stefano Licheri. LA NUOVA VENEZIA 19 LUGLIO 2009
Volpi a caccia, stragi nei pollai
Gian Piero del Gallo
GRUARO (VE). In pochi giorni sono ormai oltre 150 i pennuti uccisi dalle volpi; 80 in un solo colpo tra Gruaro e Sesto, a decine nella zona della Concezione, praticamente ogni pollaio ha alzato bandiera bianca con la disperazione delle numerose famiglie che con gli animali di corte speravano di risolvere qualche pasto vista la difficoltà di arrivare a fine mese. Imbufaliti i cacciatori che, approfittando del prezzo vantaggioso, avevano acquistato ed immesso in primavera numerosi fagianotti, dei quali però non esiste più traccia. Nei giorni scorsi più di qualcuno ha avvistato alcune volpi nelle vicinanze del fiume Caomaggiore, le cui sponde ricche di vegetazione impenetrabile sono un eccellente rifugio per questi canidi. Del problema che sta interessando l’ampia zona è stato informato Giuseppe Cherubini, responsabile provinciale del settore caccia pesca che non ha nascosto la sua preoccupazione in quanto nemmeno le recinzioni sono riuscite a preservare i pollai dagli attacchi delle volpi che in questa stagione hanno i piccoli al seguito per le lezioni di caccia, quindi le loro scorribande notturne sono vere e proprie mattanze di polli ed anatre. «Comunque, spiega Cherubini, anche nelle zone dove è vietata la caccia, la Provincia rilascia autorizzazioni per l’abbattimento delle sole volpi ad alcuni cacciatori purché, oltre al permesso provinciale che va da agosto ai primi di marzo, vengano poi coordinati dai responsabili dell’Ambito Territoriale». La migliore delle soluzioni è sempre una recinzione metallica di tre metri di cui 50 cm interrati in modo che la volpe non possa penetrare all’interno scavando il terreno. Una spesa non indifferente per una famiglia che alleva animali da corte per il proprio consumo e che, a differenza degli imprenditori agricoli, non ha diritto ad alcun risarcimento per il danno causato dai selvatici. Come se non bastasse, le nutrie stanno distruggendo le coltivazioni di granoturco. «Anche per questo problema ci sono cacciatori volontari che coordinati da comuni e consorzi bonifica cacciano le nutrie, spiega il dottor Cherubini, ma è una lotta impari data l’alta prolificità della specie».
IL SECOLO XIX
19 LUGLIO 2009
Una love story tra topi-canguro e anaconde gialle
Bordighera (IM). Serpenti, tartarughe e tanti altri animali esotici fanno parte dell'allevamento itinerante di Roberto Delle Fave e Antonella Torsani, unico in provincia di Imperia (il più vicino è quello di Murazzano, nel cuneese).
I serpenti tenuti in una stanza adibita di Borghetto San Nicolò sono attualmente otto, tutti molto particolari e qualcuno piuttosto aggressivo: pitone reale, lampropelthis, elaphe guttata, elaphe teniura, pitone moluro, morelia spilota, boa costrictor imperator e anaconda gialla. Tre anni fa la coppia ha deciso di dedicarsi ad altri animali esotici, come le tartarughe, anche queste tra le più aggressive. Attualmente hanno tre tartarughe: mata mata, azzannatrice e concinna concinna. L'allevamento di animali esotici è completato da: topi canguro, gerbilli coda clava, gerbilli siberiani, degu del Cile, insetti stecco, morelia spilota (crotalo), glamidosauro, gechi a due teste, geo dorato, rana cornuta, geko tokai (o geko pirania), pogone e gerrososauro.
IL SECOLO XIX
19 LUGLIO 2009
Decine di animali soccorsi da ayusya nel mese di luglio
Raffica di salvataggi paura in Riviera
Provincia di Genova - Sette rondoni, un balestruccio, due gabbiani reali, due piccioni e due tortore. Sono gli animali liberati in queste prime settimane del mese di luglio dall'Associazione di protezione della vita, Ayusya. «Sono tutti animali rinvenuti in difficoltà per età prematura o perché feriti - spiega il presidente dell'associazione, Eugenia Rebecchi - Li abbiamo ricoverati per il periodo necessario alla ripresa e, quindi liberati, ove possibile e noto, nel luogo di rinvenimento. Invitiamo i cittadini a ottimizzare la sensibilità, decisamente accresciuta, verso gli animali, approfondendo la conoscenza delle diverse specie presenti sul territorio. È necessario che le persone capiscano che toccare un animale selvatico prima ancora di aver stabilito la necessità di intervento è negativo». Rebecchi spiega che non sono rare le richieste di aiuto per caprioli "abbandonati" che tali non sono perché le madri si sono solo allontanate momentaneamente per necessità. «Toccare il giovane e indifeso ungulato - spiega Rebecchi - produce il reale abbandono da parte della madre. Il portare con sé il presunto orfano fa sì che questo sarà svezzato in modo artificiale e non potrà mai più avere una vita veramente selvatica e indurrà la madre, che al ritorno non troverà più il proprio cucciolo, a pensare di aver perso il cucciolo a causa di un predatore».
Il gesto compassionevole, in questi casi, dunque, risulta controproducente. «L'atto di accoglienza di un animale in difficoltà - conclude il presidente di Ayusya - deve essere motivato da una reale difficoltà e non dalla frenesia compulsiva di molti di vedere ovunque animali orfani, abbandonati o avvelenati. Ogni caso va valutato con serietà, maturità e in modo posato».
CORRIERE FIORENTINO
19 LUGLIO 2009
Insetti
In aumento anche i «vettori» della leishmaniosi
Difendere Fido dai pappataci conviene anche a noi
Maria Giovanna Faiella
Pungono durante la notte, soprattutto d'estate ma, a differenza delle zanzare, non emettono alcun ronzio. Così questi minuscoli insetti, chiamati flebotomi (o pappataci), agiscono indisturbati. Sono loro i responsabili della diffusione della leishmaniosi, una malattia causata da un protozoo (leishmania infantum) che insidia soprattutto la salute del cane, ma talvolta anche dell'uomo. Secondo i recenti dati della rete LeishMap, coordinata dall' Istituto Superiore di Sanità, la malattia è in aumento sia nel cane sia nell'uomo, e non solo nelle regioni endemiche a clima mediterraneo, ma anche in quelle settentrionali, tradizionalmente indenni.
«Nell'ultimo decennio i casi notificati di leishmaniosi umana viscerale, più grave rispetto a quella cutanea, sono passati da 10-15 alla fine degli anni '80 a circa 200 l'anno a partire dal 2000 — afferma Luigi Gradoni del dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell'Istituto superiore di sanità —. Dal '98 al 2004 sono stati circa 1200, di cui 104 registrati al Nord». Ma come mai questa malattia, un tempo considerata tropicale, si sta diffondendo anche alle pendici del Monte Bianco? «Al di là dei casi 'importati' dalle zone di villeggiatura e dell’aumento dei cani infetti perché portati in vacanza in regioni endemiche, notiamo un adattamento dei flebotomi a nuovi habitat, a causa dei mutamenti climatici » spiega Gradoni. Temperature più elevate, infatti, favoriscono la moltiplicazione di questi insetti. La trasmissione della leishmaniosi, chiarisce l'esperto, «non avviene da uomo a uomo, ma da cane a uomo, tramite l'insetto vettore. Non si contrae la malattia a contatto col cane malato, ma solo se punti da un flebotomo infetto. I più a rischio sono coloro che soffrono di malattie del sistema immunitario (Aids, linfoma, artrite reumatoide), ma anche anziani e bambini». La diagnosi di leishmaniosi arriva in media entro un mese dai primi sintomi: pallore, debolezza e febbricola che resiste ai comuni antibiotici. L’infezione si cura con i farmaci raccomandati dall'OMS: antimoniali pentavalenti e antifungini a base di amfotericina B. «Diversamente da quanto accade nell’uomo — sottolinea Michele Maroli, del dipartimento di malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell'Istituto Superiore di Sanità — in circa il 40% dei cani infetti c'è una progressione costante verso una grave malattia che colpisce soprattutto i reni: agli inizi si manifesta con un leggero dimagrimento, poi i linfonodi s’ingrossano e possono comparire febbre, disturbi cutanei e caduta del pelo». In assenza del vaccino, la prevenzione della puntura rimane l'unica profilassi. «Proteggere il cane significa anche ridurre il rischio d’infezione nell'uomo» dice Marco Melosi, vicepresidente dell'Associazione italiana veterinari. Tra le precauzioni raccomandate: limitare le passeggiate serali del cane, farlo dormire in casa nelle ore notturne. Nelle aree a maggior rischio, poi, «è consigliabile l'uso di antiparassitari e collari a base di principi attivi (come deltametrina e permetrina), che tengono lontano dal cane parassiti e malattia » conclude Melosi.
ADN KRONOS
19 LUGLIO 2009
In Europa un esercito di taglie XL, più di 7 mln secondo le stime
Anche gli amici a quattro zampe soffrono di obesità: è oversize il 46% dei gatti e il 36% dei cani
Milano - (Adnkronos Salute) - A litigare con la bilancia è soprattutto la specie felina che mostra una maggior propensione all'eccesso di peso rispetto a quella canina. Sotto accusa lo stile di vita: gli animali 'ciccioni' sono sedentari, costretti a vivere in casa. Milano, 19 lug. - (Adnkronos Salute) - Emergenza 'obesità a quattro zampe' in Italia. In linea con la tendenza al sovrappeso registrata fra i padroni anche i cani e i gatti del Belpaese stanno diventando 'oversize'. E, sorprendentemente, a litigare con la bilancia è soprattutto la specie felina che mostra una maggior propensione all'eccesso di peso rispetto a quella canina. Risultato: è sovrappeso o obeso ben il 46% dei gatti italiani, contro il 36% dei cani. A fotografare l'incidenza degli 'animali taglia XL' nel nostro Paese è un'indagine promossa dall'azienda Hill's Pet Nutrition e condotta da un pool di veterinari, nutrizionisti, docenti universitari che fanno parte della 'Pet obesity task force' italiana. La società ha commissionato ricerche in tutti i Paesi del mondo per avere un quadro preciso dell'obesità negli animali domestici. Non un problema estetico, ma una vera e propria malattia sottovalutata, a detta degli esperti. E, a sorpresa, neanche i cani e i gatti che vivono nella patria della dieta mediterranea spiccano per il peso forma. I dati italiani, raccolti su un campione di 5.521 animali (70% cani e 30% gatti) in cura da 144 veterinari della Penisola, sono in linea con quelli registrati in Europa dove, nell'ultimo decennio, il tasso di sovrappeso e obesità tra gli animali domestici varia tra il 25 e il 45%. E' boom di cani oversize nel Regno Unito dove il 40% risulta essere in sovrappeso, mentre il 25% è affetto da obesità. Ma anche in Francia gli amici a quattro zampe non se la passano meglio: il 39% dei cani è in sovrappeso, e fortunatamente solo il 5% è obeso. Secondo le stime dei ricercatori, l'esercito di animali troppo in carne conta nelle sue file 4 milioni di cani e 3,36 milioni di gatti. L'identikit del quattro zampe oversize? E' un animale 'sedentario' costretto a una vita in appartamento e scarso frequentatore di giardini. Il più delle volte è stato sottoposto a un intervento di castrazione e sterilizzazione, fattori strettamente correlati con l'obesità animale. Fra i gatti operati (79%) il 53% è in sovrappeso o obeso, fra i cani (29%) il 54%. I meno colpiti sono gli estremi: le taglie 'mini' (i cosiddetti toy che sono il 23% degli oversize) e i 'giganti' (26%). La più alta concentrazione di taglie XL è nella fascia media e grande (40% e 33%), seguita a ruota da quella piccola (30%). Si registra anche una porzione di animali sottopeso, 10% fra i gatti e 7% fra i cani. Sotto accusa lo stile di vita. Un gatto XL su due vive in appartamento, solo il 36% in giardino. E anche i cani oversize si concentrano soprattutto fra le mura di casa (39% contro un 33% che vive in giardino). L'alimentazione può essere determinante nella prevenzione. I cibi casalinghi sono 'nemici' della forma per i cani: il 40% di quelli nutriti con menù a base di manicaretti artigianali è oversize, insieme al 47% di chi ha un'alimentazione mista. La percentuale scende al 30% fra i cani nutriti con alimentazione industriale. Nella specie felina, invece, i dati di sovrappeso e obesità sono più alti fra gli animali nutriti con alimentazione industriale (46% contro 38%), anche se fra quelli cresciuti con cibi casalinghi si conta un 22% di gatti sottopeso.Spesso i proprietari ignorano i problemi di peso dei propri amici a 4 zampe e i veterinari vi prestano poca attenzione o faticano ad affrontare un tema tabù, avvertono gli esperti. A testimoniarlo è il fatto che in Europa meno del 50% degli animali viene pesato, mentre è diffusa la convinzione che 'grasso è sano', fino a quando Fido non riesce più a saltare o a muoversi per il peso e diventa pigro e apatico. Solo allora scatta la telefonata al camice bianco.
IL SECOLO XIX
19 LUGLIO 2009
Se Fido non va in vacanza
Bruno Mattana
Ovada (AL). Al canile municipale di Ovada, gestito dai volontari dell’Enpa, in attesa dell’onda lunga degli abbandoni che arriverà con il boom degli esodi vacanzieri previsti per le prossime settimane, si è incominciato a gestire l’emergenza. In questi giorni sono iniziati gli abbandoni. «Si tratta di avvisaglie - dicono Pa trizia e Silvia due attive volontarie - sperando che gli abbandoni siano meno degli scorsi anni, quando abbiamo superato il tetto di almeno trenta unità. C’è da sperare che le persone capiscano che si può ugualmente andare in vacanza trovando una soluzione per gli animali anzichè abbandonarli in autostrada o nelle vicinanze del canile».Ma l’episodio accaduto un paio di notti fa, non fa ben sperare: «Ecco quattro cuccioli di circa 2 mesi d’età, tutti fratelli - spiega Patrizia Ferrario, la seconda Patrizia del canile - di razza non esattamente definibile. Potrebbero essere dei Rottweiler o dei meticci. Li abbiamo già battezzati: si chiamano Lucas, Linda, Lapo, Lola. [...]». Attualmente il canile di regione Campone, è composto da due sezioni, quello sanitario che raccoglie i cani abbandonati o ritrovati dei vari Comuni del territorio che devono essere sottoposti alla prevista quarantena, ed il rifugio dove si trovano tutti gli altri. Attualnente ci sono un’ottantina di cani. «Possiamo arrivare fino a cento animali - dice il responsabile catture Piero Nervi - ma è il massimo sopportabile. Siamo in attesa della ristrutturazione e dell’ampliamento della struttura, che deve fare il Comune».
Gli abbandoni estivi mettono spesso il canile in situazioni di emergenza, a volte insostenibili. Anche per la limitata presenza di volontari, i quali prestano la loro encomiabile opera mentre i proprietari dei cani abbandonati stanno tranquillamente in vacanza.Qualcuno ricorda le emergenze degli ultimi anni: 130 cani presenti nel 2007 rispetto ai cento accettabili, poco meno nel 2008. «In queste vacanze 2009 - dicono Patrizia Ferrari e la giovane Silvia - si spera che prevalgano i sentimenti». Basandosi sulle statistiche degli anni precedenti, ogni anno finiscono al canile, una media di 30-40 animali rispetto alla capienza. Troppi.Però bisogna fare fronte al problema cercando di risolverlo nel modo migliore. «Parecchi cani abbandonati sulla A26 - sottolineano alla polizia stradale - vengono uccisi dalle auto in transito, con il rischio che causino anche gravi incidenti. Se individuiamo i responsabili le conseguenze pecuniarie e penali sono pesanti».Intanto si è avuta la conferma che il progetto di ampliamento al raddopio dell’attuale canile si è finalmente sbloccato. C’erano state difficoltà tecniche per la presenza nelle vicinanze del depuratore di Ovada, poi superate. Il nuovo canile (sanitario e rifugio) verrà realizzato quanto prima (il progetto è definitivo) in un’unica struttura. Obiettivi: capienza, funzionalità, qualità. E ospiti a quattro zampe che di giorno saranno liberi di socializzare. Costo, 400.000 euro.
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IL TEMPO
19 LUGLIO 2009
Convegno ad Amaseno: illustrati gli ultimi studi scientifici
Il latte bufalino? È buono e aiuta a prevenire i tumori
Clemente Rinaldi È buono, nutriente, e aiuta anche a prevenire il cancro
Il latte di bufala, orgoglio della produzione zootecnica ciociara, aggiunge un'altra «stella» alle caratteristiche che lo rendono famoso. Non si tratta di una trovata pubblicitaria ma del risultato di una seria e rigorosa indagine scientifica. Infatti uno studio dell'Istituto Tumori «Fondazione Pascale» di Napoli ha dimostrato, sugli animali, che il latte di bufala è biologicamente attivo per inibire formazioni cancerogene del colon e della tiroide. I dettagli della scoperta sono stati presentati in un convegno ad Amaseno, luogo simbolo della produzione bufalina, direttamente dal gruppo di ricercatori che ha condotto gli esperimenti, capitanato dal professor Vincenzo Iaffaioli, direttore del Dipartimento Entero-Proctologico. Il merito sarebbe dell'acido butirrico (doppio nel latte di bufala rispetto a quello vaccino), che presenta una buona attività anticancerogenica in tutte le fasi della formazione tumorale. Studi epidemiologici sull'uomo e studi sperimentali su animali di laboratorio suggeriscono già da alcuni anni che il latte e i suoi derivati possono inibire lo sviluppo di alcune specie di tumori, anche se in generale gli alimenti di origine animale sono ritenuti corresponsabili delle patologie cardiovascolari, a causa dell'elevata percentuale di acidi grassi saturi e di colesterolo in essi contenuti. Secondo la letteratura scientifica già acclarata, a questa «regola» generale ci sarebbe un'eccezione: appunto l'acido butirrico. Nello specifico, lo studio ha confrontato l'attività anticancerogenica del latte di bufala con quella del latte vaccino. Sono stati effettuati studi su cavie di laboratorio immunosoppresse in cui era stato indotto il tumore della tiroide anaplastico e del colon retto. Gli esperimenti sono stati condotti su 5 gruppi di animali. Dopo un trattamento di sei mesi, sono state effettuate analisi cito-istologiche e ecografiche nonché microscopiche a fluorescenza ed elettronica. In particolare, nei topi co-alimentati con latte vaccino e di bufala sono state valutate le dimensioni delle neoformazioni (misurazione del diametro dei vasi neoformati) e il loro numero. I risultati preliminari sono molto interessanti. Nei topi trattati con latte di bufala è stata riscontrata una riduzione del numero di vasi neoformati pari al 25% (contro il 15% riscontrata in quelli alimentati con latte vaccino). Una riduzione della massa tumorale è quantificabile intorno al 7% nei topi trattati con il latte di bufala contro il 5% dei topi trattati con latte vaccino.
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