18 NOVEMBRE 2010
LA SICILIA CATANIA
18 NOVEMBRE 2010
Adrano (CT): la triste fine di un cane randagio
Investito, curato male e dimenticato

Adrano (CT) - Triste fine di un cane randagio (nella foto). Investito, raccolto da due persone e poi lasciato morire in attesa di soccorsi mai arrivati.
A notare il cane ferito lungo la strada statale 284, in contrada naviccia, ad Adrano, è stata sabato scorso una coppia di fidanzati, la quale dopo avere prestato i primi soccorsi alla povera bestia (forse investito da un'autovettura) ha informato i vigili urbani di Adrano.
Giunti sul posto, i vigili hanno rintracciato un medico veterinario che ha poi curato il cane che stato è stato poi portato nel vicino autoparco comunale.
Qui, purtroppo, è rimasto sino a martedì mattina, giorno in cui il cane è morto, in attesa di qualcuno che si occupasse di lui.
Da sottolineare che la coppia di fidanzati che aveva tentato di salvare il cane, aveva messo a disposizione dell'animale anche un piumone per proteggerlo dal freddo e carne in scatola per nutrirlo.
Ma sono stati gli ultimi momenti di tenerezza e generosità per un animale la cui fine era segnata.
In una nota un nostro lettore scrive: «Il cane è morto di stenti senza essere stato medicato nuovamente e trasferito in un canile. Come sia stata possibile una negligenza del genere? Dove è finito il povero cane dopo morto?». Sabato ad occuparsi del caso è stato un ispettore del Corpo di polizia municipale, il quale dichiara che nella stessa serata di sabato ha inviato un fax alla Provincia di Catania e all'Enpa per sollecitare un intervento volto a medicare il cane randagio e a trasferirlo in un luogo idoneo.
Intervento che non è mai arrivato. Lo stesso ispettore di polizia municipale, ha inoltre riferito che, dopo la morte dell'animale, un dipendente in servizio nell'autoparco lo ha portato in un terreno privato e lo ha poi seppellito.
CORRIERE DEL VENETO
18 NOVEMBRE 2010
Il cane non obbedisce agli ordini,il padrone-cacciatore lo uccide
Denunciato un settantenne di Tezze di Piave. Ha sparato all'animale ad altezza d'uomo, rischiando di impallinare un agricoltore
Angela Pederiva
VAZZOLA (Treviso) – Si spazientisce perché il cane non risponde ai suoi richiami, così preme il grilletto e lo uccide sul colpo. Ma, nello sparare ad altezza d’uomo, rischia di impallinare anche un agricoltore che sta potando le viti. Per questo un cacciatore di Tezze di Piave, frazione di Vazzola nel Trevigiano, è stato denunciato dai carabinieri di Codognè. Le accuse sono di maltrattamento degli animali e di esplosione di sostanze pericolose. Al 70enne sono anche stati sequestrati quattordici fucili ed una pistola. Armi legalmente detenute dal pensionato, ma che sono state comunque prelevate dalla sua casa, allo scopo di scongiurare nuovi episodi simili. L’intervento dei militi di Conegliano era stato richiesto dal giovane coltivatore, che sarebbe stato sfiorato dai pallini e che per questo avrebbe avuto con l’anziano un vivace alterco. Da tempo nella zona si moltiplicano le segnalazioni dei residenti, per il mancato rispetto delle distanze da parte degli appassionati all’attività venatoria.
IL TIRRENO
18 NOVEMBRE 2010
Farmaco scaduto, muore il cagnolino
LUCCA. Il veterinario somministra al cagnolino un farmaco scaduto e la bestiola muore sotto gli occhi della proprietaria che era entrata in sala operatoria per cercare di rianimare l’animale. Alla fine la clinica riceve in contanti - per una visita effettuata prima dell’intervento - 70 euro senza emettere alcun documento fiscale. Accade a Lucca e la proprietaria di Oscar, il piccolo pechinese di 5 anni morto, denuncia l’episodio ai carabinieri e alla guardia di finanza per quanto riguarda la violazione fiscale effettuata dalla clinica. Una vicenda che non sfocerà in un contenzioso penale. Perché l’articolo 443 (somministrazione di medicinali guasti) riguarda la salute pubblica escludendo così gli animali mentre l’articolo 638 (uccisione di animali) prevede un comportamento doloso e non colposo come nel cas o che si è verificato l’altro giorno. Per un errore - causato da imperizia, imprudenza e negligenza - il veterinario ha somministrato al cagnolino l’atropina, un farmaco scaduto nell’aprile scorso. Per ottenere giustizia la proprietaria del cagnolino dovrà intentare al medico degli animali una causa civile con risarcimento del danno. L’11 novembre Alessandra, 35 anni, infermiera dell’ospedale di Lucca e proprietaria di Oscar, un bellissimo esemplare di cane pechinese, si reca in una clinica veterinaria nella periferia di Lucca per effettuare una visita al suo cagnolino. La bestiola soffre infatti di un disturbo irritativo degli occhi viste le numerose pliche nasali tipiche di quella razza canina. Il veterinario sostiene che il cane deve essere sottoposto in tempi rapidi a intervento chirurgico, che viene fissato alle 19 del 15 novembre. Prima dell’intervento vengono richiesti alcuni esami ematici e un ecocardiogramma del quale poi, stando alla proprietaria del pechinese, si perdono le tracce. Dopo 15 minuti che il cane si trova in sala operatoria, la donna viene invitata ad entrare nella stanza. Si avvicina al tavolo operatorio e assiste a una scena raccapricciante: due medici cercano di rianimare il suo Oscar. La proprietaria del pechinese, infermiera professionale, prova ad aiutarli nella ventilazione del cane. Ma è tutto inutile. Oscar muore. Dopo dopo il decesso del cagnolino la donna e suo padre scoprono che alcuni farmaci utilizzati per rianimare Oscar erano scaduti da aprile. Così, telefonicamente, avvertono i carabinieri di S. Lorenzo a Vaccoli che sequestrano i medicinali. A livello penale però non c’è un’ipotesi di reato: sarà possibile solo una richiesta di risarcimento danni.
CORRIERE DELLA SERA
18 NOVEMBRE 2010
Ha trasportato armi e munizioni nelle aree di guerra dell'Afghanistan. Ora non serve più
L'asino Hermann congedato con disonore
Fa discutere la decisione della Bundeswehr: l'animale, dopo anni di fronte, è stato ceduto ad un mercato
MILANO - L’asino Hermann aveva cominciato a puntare i piedi e neppure i comandi impartiti dai soldati della Bundeswehr riuscivano più a smuovere il caparbio quadrupede. E così Hermann, di stanza a Shar Darah, provincia di Kunduz, nel nord dell’Afghanistan, è stato congedato. E neppure con onore. Per la precisione - scrive il quotidiano tedesco Bild - è stato venduto per 100 dollari al mercato locale.
ABBANDONATO IN AFGHANISTAN - Nell’ultimo periodo l’asino si rifiutava di trasportare carichi pesanti di armi e munizioni attraverso i territori del pericoloso distretto sotto controllo dei tedeschi e soprattutto di scavalcare i fossati d’acqua. Inoltre, a causa del normale avvicendamento delle truppe, i soldati che abitualmente si prendevano cura di lui hanno lasciato la base in Afghanistan per rientrare in Germania. Così per lui non c'è stata più alcuna gloria. Congedato con disonore, insomma, anche se resta da vedere se il disonore è il suo o di chi lo ha lasciato laggiù.
LA STORIA DEL CANE TARGET - Nei giorni scorsi un altro animale con le stellette, reduce dal fronte afghano, ha fatto tristemente parlare di sé: il cane Target, che dopo avere contribuito a salvare vite con il suo fiuto in grado di scovare le mine antiuomo, è stato soppresso per errore con un'iniezione letale in un canile dell'Arizona.
FEDERFAUNA
18 NOVEMBRE 2010
I business degli animalisti. Se ne torna a parlare su Rai1....
Venerdi' 19/11 alle 7.35 sara' ospite di Unomattina l'Avvocato Massimiliano Bacillieri, responsabile dell'ufficio legale di FederFauna. Bacillieri, reduce dal successo del "dissequestro lampo" del Circo di Barcellona a Pavia, parlera' in particolare del traffico illegale di cani dai canili gestiti dalle associazioni animaliste verso la Germania. Su questo tema di grande attualita' e' gia' stato presentato un esposto alla Magistratura a firma dell'europarlamentare Sergio Berlato e aldila' dei risultati che si spera arriveranno presto soprattutto per gli animali, cio' ha consentito, grazie al riscontro mediatico, di iniziare a fare un po' di luce su veri e propri business che si nascondono sotto l'autoreferenzialita' del termine "animalista". Lo spazio dovrebbe essere di ben 14 minuti e in studio saranno presenti anche il VQAF dott.ssa Cristina Avanzo, Capo del N.I.R.D.A. e il dott. Federico Coccia, noto medico veterinario. Pochissimo tempo fa erano stati ospiti della stessa trasmissione il Segretario Generale della Confederazione Massimiliano Filippi, che aveva introdotto il tema delle strutture, spesso gestite da associazioni animaliste, dove gli animali scompaiono, ed il Segretario Nazionale del Sivemp Aldo Grasselli che aveva detto: "i canili protezionistici sono un problema, perche' molto spesso sono gestiti in maniera criticabile". (Nella foto: Massimiliano Bacillieri)
ASCA
18 NOVEMBRE 2010
UMBRIA/INCHIESTA ASL3: TESTA DI CANE IN GIARDINO INDAGATO
Perugia - Nel giardino di David Alpaca, uno degli indagati nell'inchiesta sull'Asl 3 di Foligno e' stata posta una testa di cane. [...]
IL SECOLO XIX
18 NOVEMBRE 2010
Forestale scopre montone vivo in un'auto: due denunce
CASARZA LIGURE (GE). Quel sacco gettato nel bagagliaio dell'auto non poteva passare inosservato: quel che custodiva si muoveva, respirava (a fatica), addirittura mugolava. Gli agenti del corpo forestale dello Stato hanno temuto subito il peggio, poi hanno lacerato il nylon e hanno scoperto che il sacchetto nascondeva un montone. Già, proprio un ovino. Vivo. Il fatto è avvenuto ieri, durante un normale controllo stradale, a Casarza Ligure. L'animale aveva le zampe legate assieme con una corda. Visitato sul posto da un veterinario dell'Asl 4 Chiavarese, il montone è apparso spaventato: alla vista della luce ha tentato invano di alzarsi, ma sulle zampe presentava già segni di lesioni dovuti ai lacci stretti . Il conducente dell'auto, un ragazzo di origini marocchine, di 33 anni, residente a Sestri Levante e l'amico che si trovava con lui , sono stati denunciati per maltrattamento di animali. Inoltre nei loro confronti sono state elevate sanzioni amministrative relative al mancato possesso della documentazione obbligatoria che deve seguire il trasporto di animali d'allevamento. Alla richiesta di spiegazioni, i due nordafricani hanno spiegato che era loro intenzione mettere l'animale nel giardino di casa per allevarlo. Gli agenti sospettano però che il montone fosse destinato ad essere sgozzato, nel corso di un rito sacrificale: l'esemplare è stato posto sotto sequestro in consegna ad una azienda agricola della zona.
LEGGO
18 NOVEMBRE 2010
Killer di gatti
ROMA - Quindici gatti uccisi in tre giorni. Al Portuense è caccia al killer che ha distrutto un’intera colonia felina. A denunciare ai carabinieri di villa Bonelli l’accaduto sono le volontarie zoofile di zona.
AGI
18 NOVEMBRE 2010
INCENDIO DEVASTA BOX CON ANIMALI A PALERMO, 7 RETTILI MORTI
Palermo - Incendio in un box, a Palermo, dove erano custoditi animali esotici, sette dei quali sono morti.Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, carabinieri e Corpo forestale. Secondo i primi accertamenti, le fiamme sarebbero originate da un cortocircuito iniziato da una stufa elettrica.Il box e' ubicato nel piano sottostante uno stabile di via del Carabiniere 52, in uso al figlio 20enne della proprietaria di 52 anni. A causa delle esalazioni di fumo sono morti sette rettili, di cui tre "merolea spilota", una "morelea virilis", un "serpente toro", e due "elaphe taenura". Tratti in salvo due boa, tre pitoni reali, un serpente toro e un idrodinaster.
GEA PRESS
18 NOVEMBRE 2010
Palermo: vanno a fuoco i rettili (video e foto incendio e recupero animali)
Sotto casa Boa constrictor e Pitoni reali, finiti in fumo.
Palermo – Chissà cosa direbbero gli amministratori di condominio che ancora perdono tempo con le richieste di non consentire la presenza di cani negli appartamenti. Se ancora occorresse una prova di come sono tenuti i “nuovi” animali da appartamento (che non si vedono ma ci sono), ecco cosa è successo oggi a Palermo, in via del Carabiniere. Un box auto sottostante il civico 32, prende fuoco. Intervengono Carabinieri, Polizia Municipale e Vigili del Fuoco. Il pericolo è serio, visto che gli altri box sono pieni di autovetture e loro combustibili ….Appena entrati nel box, ecco la sorpresa. Decine di teche con prede e predatori. Se qualcuno pensa di trovarsi di fronte ad un losco trafficante di fauna esotica si sbaglia di grosso. Il box appartiene ad una famiglia normalissima della Palermo bene. Madre e due figli, di c ui uno con la “passione” degli animali. “Una passione – dice la zia del giovane – che ha coinvolto anche noi; io e mia sorella. Mio nipote è un vero amante degli animali“. Forse la donna cercava solo di giustificare il giovanissimo detentore di rettili, di fronte alle facce perplesse di Carabinieri e Polizia Municipale. Si tratta di uno studente di vent’ anni che, con il maglione dello stesso colore delle pareti affumicate, si agitava freneticamente da una punta all’altra del box. Uno dei tanti che acquistano animali da conservare sotto vetro (vivi). E’ ancora lui a precisare ad un funzionario del Servizio Cites della Regione siciliana, nel frattempo intervenuti, che potrebbero mancare (perchè bruciati dall’incendio) alcuni certificati attestanti la regolarità dell’acquisto. Altri, però, potrebbero essere in casa. Ad ogni modo è visibilmente agitato e per questo la mamma s i preoccupa. Non sappiamo se i certificati siano poi stati ritrovati.Alcuni rettili, comunicano i Carabinieri, si salvano. Altri, tra la puzza indicibile di plastica bruciata ed il nerofumo che ha avvolto tutto quanto contenuto nel box, vengono estratti dagli esperti del Servizio Cites del Corpo Forestale della Regione Siciliana, già morti. Rotolano in terra quasi fossero di gomma. In tutto una decina di serpenti più altre piccole teche contenenti verosimilmente le prede (in genere topi o, a secondo delle specie, insetti).In questa situazione, ovvero sotto un palazzo dove abitano decine di famiglie, venivano detenuti i rettili. In terrari (così come in genere sono) incredibilmente piccoli. La natura chiusa in una scatola. In Italia, salvo i necessari documenti (ove occorrono) della Convenzione di Washington, non vi sono norme che regolano la detenzione di questi animali, in buona parte ancora prelevati in natura e vendibili, senza particolari costrizioni, anche a giovanissimi che si avvalgono spesso di un ricchissimo mercato di scambisti e venditori. Poi, di tanto in tanto, l’imprevisto. Come il Boa constrictor del giardino romano di questo estate, o il Pitone reale napoletano che ha morso, fuggiasco, una vicina di casa del detentore. Una infinita serie di fughe ed incidenti documentati nella sezione esotici di GeaPress. Un vuoto legislativo enorme ed a volte pericoloso, proprio per la tipologia di alcune specie detenute. Sempre su GeaPress è disponibile, a tal proposito, un’ intervista rilasciata dal prof. Vincenzo Ferri, erpetologo di fama internazionale, sui danni della terraristica.
http://www.geapress.org/esotici/palermo-vanno-a-fuoco-i-rettili-video-e-foto-incendio-e-recupero-animali/8562
LA VOCE DELLA SLOVACCHIA
18 NOVEMBRE 2010
Crudeltà contro gli animali nello zoo di Kosice
Lo zoo di Kosice è da tempo in crisi a causa della mancanza di fondi e del generale disinteresse del pubblico.Questo non scusa comunque alcuni responsabili della struttura che rischiano il carcere sulla base di una accusa per gravi maltrattamenti agli animali ospitati.Tra le crudeltà attribuite agli operatori dello zoo l’uccisione di otto pinguini e di una cucciolata di lupi ed il mancato trattamento medico di una gnu che agonizzava con una gamba rotta.
ANCONA INFORMA
18 NOVEMBRE 2010
Spara ad un cane con un fucile da caccia, denunciato
Fabriano (Ancona) - Spara ad un cane con un fucile da caccia, denunciato un fabrianese.
E’ accaduto ancora e sempre a Fabriano, dove un 67 enne è stato denunciato per maltrattamenti di animali, esplosioni pericolose e porto abusivo d’arma da fuoco.
Il 17 ottobre presso la Centrale Operativa giungeva una telefonata che informava l’operatore di turno che in via Santa Croce erano stati esplosi 2 colpi di arma da fuoco all’indirizzo di 2 cani che si trovavano in quella zona.
Sul posto immediatamente veniva inviata una pattuglia, che una volta giunta notava un signore intento a prestare i primi soccorsi ad un cane ferito, probabilmente da un colpo d’arma da fuoco esploso con un fucile da caccia.
Immediatamente, e non prima di aver sottoposto a visita veterinaria il cane, venivano disposti urgenti accertamenti volti ad identificare l’autore del bieco gesto.
Così, il Maresciallo Antonello Paterni del Nucleo Operativo della Compagnia, dopo aver ascoltato numerosi testimoni, individuava la direzione dalla quale sarebbero stati esplosi i colpi d’arma da fuoco. Iniziava così a verificare le persone detentrici di armi, individuando in un 67enne il titolare di un fucile da caccia il probabile autore delle gravi lesioni inferte all’animale.
L’uomo, quindi, convocato in questi uffici, dapprima negava ogni addebito, salvo poi fare qualche parziale ammissione, per assumersi, solo alla fine, la totale responsabilità nella verificazione dei fatti.
Nei confronti dell’uomo è stata inoltrata una copiosa informativa, con la quale gli vengono contestati i reati in premessa. Ovviamente il fucile è stato sottoposto a sequestro.
Il cane, fortunatamente, dopo l’estrazione dei pallini si è ristabilito.
IL TIRRENO
18 NOVEMBRE 2010
Setter annega durante la caccia
SEGGIANO (GR). Annegato in un invaso durante una battuta di caccia. Stavolta la vittima non è un cacciatore ma un setter inglese bianco e nero di nome Zago. Ieri il cane era in compagnia del suo padrone, nei boschi di Seggiano, quando l’animale è caduto dentro a un pozzo. Forse stava inseguendo una preda, forse non si è accorto che davanti a lui si apriva una voragine nella quale è caduto per alcuni metri senza riuscire a venirne fuori. È stato lo stesso padrone, intorno alle 10, a dare l’allarme con una chiamata alla centrale dei vigili del fuoco. Quando i pompieri, in asseto da ricerche speleologiche, sono arrivati in località le Melacce, ci hanno messo quasi quattro ore per calarsi all’interno dell’invaso per recuperare l’animale. «Purtroppo - spiega il capo squadra dei vigili - quando siamo riusciti a raggiungere il fondo a l vecchio pozzo l’animale era già morto».
IL TIRRENO
18 NOVEMBRE 2010
Murato il solaio del gatto prigioniero
GROSSETO. Non poteva scegliere giorno più azzeccato il Comune di Grosseto, per chiudere la questione del gatto randagio intrappolato nel sottotetto dell’ex ospedale di via Saffi. Ieri, Giornata nazionale per la tutela del gatto nero, quattro operai armati di motoscala e incaricati dal Comune hanno lavorato l’intera mattinata per sigillare le vie di accesso al sottotetto, ricovero per due settimane dell’animale. Il micio, dal pelo bianco e nero, ha attirato per giorni l’attenzione dei passanti miagolando disperato e più volte l’Enpa è intervenuto con i vigili del fuoco per cercare di tirarlo fuori, senza riuscirci, e rifocillarlo. L’unica soluzione sembrava installare per qualche ora una gabbia autocatturante nel solaio, sollevando un paio di tegole. Ma il Comune ha negato l’autorizzazione. Sia per scongiurare rischi di crolli del palazzo, pericolante, sia perché in quattro sopralluoghi il gatto non si è mai fatto vedere, cosa che ha spinto a pensare che in realtà fosse libero di entrare e uscire a piacimento. Una versione che non ha convinto l’Enpa, che ha anche minacciato di denunciare i Lavori pubblici per maltrattamento, senza però vincere la battaglia. Ieri il Comune ha fatto sigillare il posto, dopo un ulteriore sopralluogo del solaio per verificare che il micio fosse uscito. «Mi sono calato io stesso da una botola - spiega uno degli operai - e ho ispezionato il sottotetto. Il gatto era uscito da un’apertura laterale, lo abbiamo poi visto nel cortile dell’università». Delusione per la presidente dell’Enpa. «Spero davvero che sia così - spiega Marlena Giacolini - e non voglio neppure pensare a cosa succederebbe se lo avessero murato dentro. Resta l’amarezza di non comprendere come mai si è scelto un intervento così tardivo e costoso, quando con la stessa motoscala e dalla stessa botola si poteva mettere nel solaio la gabbia giorni e giorni fa. E dispiace apprendere che, alla fine, gli operai sono entrati anche senza autorizzazione che per noi era “indispensabile”».
LA ZAMPA.IT
18 NOVEMBRE 2010
Eutanasia
di polli per cause economiche
Questa mattina i servizi sanitari di Kingersheim, nei pressi di Mulhouse, nella Francia orientale, hanno riscontrato un eccesso di mortalità e di malnutrizione nel bestiame di un'azienda che alleva pollame, l'Alsace Oeufs. Il proprietario non ha la disponibilità economica per sfamare i polli e perciò ha disposto la loro evaquazione per il Belgio, dove saranno macellati.Il sopralluogo dei funzionari e della polizia è avvenuto in seguito a numerose lamentele da parte dei residenti, infastiditi dal proliferare di mosche nel quartiere a causa delle cattive condizioni in cui vivono gli animali, tra escrementi e polli morti. Il proprietario ha iniziato questa mattina l'evacuazione delle feci.«Non ho mai visto prendere decisioni così drastiche per ragioni economiche» ha commentato Jean-Dominique Bayart, vice direttore dell'Ufficio de l Dipartimento di coesione sociale e tutela delle popolazioni del Reno, secondo quanto riportato da le Parisien.fr.
FOTO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=32365&tipo=FOTOGALLERY
LEGGO
18 NOVEMBRE 2010
«Non ne possiamo più. I cani arrivano in massa nel cuore della notte
Antonio Loconte
Provincia di Bari - «Non ne possiamo più. I cani arrivano in massa nel cuore della notte o alle prime luci dell’alba e terrorizzano pecore e capre». Graziano Antonio Giordano piangerebbe se non avesse già versato tutte le lacrime. Fa il pastore da 72 anni, da quando di anni ne aveva 8. Non ha mai fatto altro che accudire le sue pecore.
Martedì notte un branco di feroci randagi ha scavalcato il recinto e azzannato le bestie. «Nel tentativo di salvarsi – racconta atterrito l’allevatore - sono morti una cinquantina di animali. Altre 30 pecore sono in fin di vita e quasi certamente non ce la faranno».
Un danno economico elevatissimo. «Volendolo quantificare – continua l’anziano – l’ennesimo assalto ci ha procurato una perdita superiore ai 10mila euro. Molte delle femmine in questo periodo sono gravide. Questi animali sono la nostra vita». Il figlio Vito, 43 anni, è arrivato appena in tempo per mettere in salvo il resto del gregge. Quando lo incontriamo è tornato dalla Asl, dove ha incontrato i responsabili del servizio veterinario. «Ci hanno detto che non ci sono soldi per noi – denuncia l’uomo – stiamo ancora aspettando il risarcimento per i capi morti nello stesso modo nel 1994. Chissà se quei soldi li vedremo mai. Lo smaltimento delle carcasse ci costa 18 euro ad animale». A terrorizzare il bestiame di Altamura e di buona parte della Murgia sono un centinaio di cani.
«Se potessimo le ammazzeremmo quelle bestiacce – incalza Graziano Antonio – ma se lo facessimo andremmo in galera. Vi sembra giusto? Gli accalappiacani non ci sono e noi dobbiamo continuare a subire queste tremende aggressioni senza poterci difendere in alcuna maniera. Il problema è diffuso. Tanti altri pastori sono nella stessa nostra situazione».
GEA PRESS
18 NOVEMBRE 2010
Malati e pelle e ossa: sei labrador ed un setter salvati dalla Forestale (foto)
prov. di Grosseto – I sette cani protagonisti dell’ennesima incredibile storia di maltrattamento si trovavano all’interno di un’azienda agricola in località Fontebianca, nel Comune di Roselle (GR). La scena che si è presentata davanti al personale del NIPAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale) del Corpo Forestale dello Stato di Grosseto ha dell’incredibile.Sei labrador e un setter erano detenuti in un canile fatiscente, all’interno di box separati, privi di copertura idonea al riparo dalle intemperie, immersi nel fango, in pessime condizioni igienico-sanitarie, disidratati e completamente sprovvisti di acqua, con evidenti segni di maltrattamento aggravati da una carente nutrizione e da un generale stato di abbandono.Le condizioni di salute degli animali, accertate dai veterinari della ASL di Grosseto, erano talmente gravi da rendere difficile la loro stessa deambulazione. Particolarmente preoccupanti, poi, le condizioni del Setter inglese, privo di microchip e più vecchio degli altri cani detenuti.Anche i sei labrador retriever d’età compresa tra 1 e 3 anni, e di cui uno mancante di microchip, apparivano pelle e ossa e totalmente abbandonati a se stessi. I sette cani, utilizzati per la caccia, erano stati affidati pochi mesi addietro dai proprietari milanesi dell’azienda agricola al fattore, dipendente della stessa azienda e ivi residente. Per l’uomo, G.R., è scattata la denuncia per maltrattamento di animali.Alla denuncia penale si sono aggiunte cinque sanzioni amministrative, per mancata registrazione all’anagrafe di due dei sette cani e per mancata comunicazione del decesso di altri tre cani. Questi ultimi, morti ormai da tempo, risultavano ancora iscritti all’anagrafe.Gli animali posti sotto sequestro sono stati al momento affidati ad una Associazione locale per le immediate cure necessarie.L’intervento degli agenti del NIPAF di Grosseto, comandati dalla dott.ssa Baldassarri, è stato possibile grazie ad una segnalazione giunta al 1515, il numero delle emergenze del Corpo Forestale dello Stato. Dalla centrale di Firenze, quindi, sono stati allertati i Forestali di Grosseto che, coadiuvati dal personale della ASL, hanno provveduto a verificare quanto segnalato e a salvare i malcapitati cani.
Vedi photo gallery:
http://www.geapress.org/il-maltrattamento-e-la-sua-legge/malati-e-pelle-e-ossa-sei-labrador-ed-un-setter-salvati-dalla-forestale-foto/8539
IL TIRRENO
18 NOVEMBRE 2010
Il cane abbaia troppo? «Togliamolo ai padroni»
Elisabetta Giorgi
GROSSETO. Cani maltrattati, lasciati chiusi in casa e che abbaiano notte e giorno? Avanti coi sequestri e l’affidamento all’Enpa. È una linea dura, quella invocata da Marlena Greco Giacolini che, dopo il caso del canile di Roselle in cui la Forestale ha sequestrato 7 cani (l’ipotesi è di maltrattamento), ieri mattina ha imboccato la via della Procura per chiedere il sequestro di un altro cane che da 5 anni “ulula” a più non posso in un condominio di Grosseto. Una storia emblematica, secondo la presidente Enpa, di un fenomeno ben più diffuso e che merita attenzione. Decine (centinaia?) di cani “sepolti vivi” nelle case guaiscono, soffrono e disturbano il vicinato per chiedere qualche ora d’aria in più. Con conseguenze a volte drammatiche. «È l’ora di finirla». Il caso in questione riguarda Gorarella dove, tra via Meda e via Canova, un cane è diventato l’incubo del vicinato. Costretto a star chiuso in casa dai proprietari, secondo quanto riferisce la Giacolini, «si sfoga come può. Abbaia, anzi ulula come un disperato, cerca di farsi sentire il più possibile, vorrebbe uscire ma lo tengono chiuso. Una situazione insostenibile per sé e per chi gli sta intorno». Insomma, è “uno dei tanti casi di maltrattamento che accadono sempre più spesso in città e che vanno condannati. Non si può scegliere di prendere un animale e comportarsi da egoisti, tenendolo come un oggetto, chiudendolo in terrazza o in qualche stanzetta. Il cane ha quattro zampe che non sono gambe di un tavolino. Come le persone ha bisogno di camminare e uscire: chi ne prende uno deve rendersi conto di avere una serie di doveri, in primo luogo quello di rispettar lo e assecondarlo nelle esigenze vitali. Il cane deve espletare le proprie “cose” fisiologiche, deve deambulare. Non può sempre essere costretto a sottostare a tutto, deve dormire e far dormire. Non può starsene chiuso in un terrazzino vita natural durante». La questione, con tutta evidenza, pone due ordini di problemi, uno dei quali riguarda il cane e l’altro gli uomini. Da una parte si danneggia la vita degli animali; dall’altra si mina la serena convivenza tra condòmini. Si creano malumori, scoppiano guerre condominiali in mezzo alle scale, spesso con conseguenze tragiche. Chi non dorme la notte per colpa dei “mugolii” canini si vendica, e il rischio è che il povero cane (unico incolpevole) faccia una brutta fine. Un problema diffuso ma di cui non si parla abbastanza. «Di qui l’esposto in Procura - conclude Marlena imboccando via Monterosa - Mi batterò perché l’anima le sia sottratto alla famiglia e affidato all’Enpa». Avanti coi sequestri, dunque. Così il caso dei 7 cani portati via da Roselle potrebbe fare scuola e la lista degli animali sequestrati allungarsi a vista d’occhio.
NOCI.IT
18 NOVEMBRE 2010
Forestali sequestrano cantiere edile e animali protetti
CASTELLANA GROTTE (Bari) - Una costruzione abusiva di circa 400mq ed animali esotici, tra cui delle testuggini, sono stati scoperti dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Alberobello in agro di Castellana Grotte. Un uomo di 52 anni del luogo, è stato denunciato per abusivismo edilizio e detenzione di animali protetti perchè proprietario del suolo in oggetto.A conclusione di una complessa attività di indagine condotta dai forestali alberobellesi sull'abusivismo edilizio, il Comando Stazione di Alberobello, nella giornata di ieri, accertava che nei pressi della città delle grotte, la parte retrostante di una officina meccanica Fiat era interessata da lavori edili senza il necessario "permesso a costruire". Nell'area immobiliare si stava lavorando alla costruzione di un capannone di circa 400mq. La costruzione abusiva era pressoché terminata in quanto sorretta da 14 pilastri in ferro insistenti su relativi plinti di fondazione in cemento armato reggenti una copertura composta da pannelli coibentanti. La superficie calpestabile del manufatto si è presentata agli occhi dei forestali allo stato grezzo, realizzata con materiale stabilizzato, livellato e compattato. I forestali hanno proceduto quindi, al sequestro preventivo del capannone abusivo, ed hanno inoltre posto sotto sequestro anche i muri ex novo realizzati parallelamente ai muri esterni dell'officina preesistente.
Il sequestro si è reso necessario in quanto l'area oggetto dell'abusivismo edilizio ricade in un ambito territoriale di valore rilevante del tipo "B" i cui indirizzi di tutela prevedono la conservazione e valorizzazione dell'assetto attuale, il recupero delle situazioni compromesse attraverso l'eliminazione dei detrattori e/o la mitigazione degli aspetti negativi nella cosiddetta "Zona trulli" del Piano Urbanistico Territoriale Tematico "Paesaggio"- N.T.A.- della Regione Puglia. A questo vi si aggiunge che i lavori sono avvenuti in assenza di richiesta alla competente Soprintendenza e dell'Assessorato Regionale all'Urbanistica ed in assenza di autorizzazione paesaggistica in area vincolata dal PUTT/paesaggio della Regione Puglia.
Durante lo stesso sopralluogo i forestali di Alberobello inoltre, hanno individuato nelle immediate vicinanze del manufatto abusivo, delle voliere ospitanti un congruo numero di volatili di varie specie, (come in foto) nonché 9 esemplari di Testuggine. Gli animali in questione sono tutelati dalla Convenzione di Washington che tutela e regolarizza il commercio e la detenzione di animali esotici; proprio per questo sono stati sequestrati dal Nucleo Cites Territoriale del CFS di Bari che gli ha presi in custodia. Il denunciato, un uomo di 52 anni di Castellana Grotte, dovrà difendersi dalle accuse di abusivismo edilizio e detenzione di animali protetti perché proprietario del terreno sottoposto a sequestro.
IL TEMPO
18 NOVEMBRE 2010
NEPI (VT)
Tengono 26 cani in casa. Ordinanza per allontanarli
Elisabetta Giovanforte NEPI «In questi giorni le associazioni animaliste mi stanno inondando di e-mail invitandomi a revocare l'ordinanza del 28 agosto con cui veniva imposto a due cittadini residenti a Settevene di trovare giusta dimora ai 26 cani custoditi nel loro appartamento.
Nepi (VT) - Il tutto dietro verbali stilati dalla Asl di competenza e dai Carabinieri di Nepi e Monterosi accorsi dietro denuncia dei vicini di casa. Sono ovvie le ragioni di ordine ed igiene lamentate dai vicini». Il sindaco Franco Vita replica al tam tam su internet delle associazioni animaliste a difesa dei cani in oggetto e dei loro padroni, Barbara e Francesco. La Lav sostiene che ieri sono stati portati via i cani, anche i 5 che l'ordinanza permetteva di tenere. «Ad oggi tutti i cani sono ancora in quella casa - smentisce Vita - Se i proprietri non trovano giusta dimora sarò però costretto a farli portare nei canili, come si fa con i randagi, malgrado l'evidente aggravio di spese a carico del Comune». Vita ricorda l'enorme esborso del Comune per i cani randagi catturati nel territorio comunale, che ammonta a circa 100.000 e uro l'anno. «Agli animalisti voglio dire che se non mi tutelo e tutelo i residenti con i mezzi concessi dalla legge, potrei incorrere in seri guai. E se un cane di questi azzannasse un vicino? Sta di fatto che le condizioni igieniche degli stessi animali, della casa e delle persone che vi alloggiano sono a dir poco critiche».
GEA PRESS
18 NOVEMBRE 2010
Canile abusivo a Viterbo sequestrato dai NAS
Cinquantuno cani in venti box arrugginiti, coperture precarie, cucce di fortuna e una roulotte utilizzata come ufficio.
I reclusi? Soprattutto segugi italiani.I Carabinieri del NAS di Viterbo, in collaborazione in collaborazione con il personale veterinario della Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario del Ministero della Salute, hanno sequestrato un canile, che si trova nella provincia laziale. Non è stato possibile La struttura non aveva autorizzazioni sanitarie e non presentava i requisiti minimi atti a garantire la tutela degli animali.In particolare, i militari hanno rilevato la presenza di ruggine sulle recinzioni delle gabbie, la pavimentazione in terra battuta e sconnessa, la precaria copertura dei recinti realizzata con pali di legno e onduline metalliche, l’utilizzo di cucce non regolamentari. Inoltre, la struttura era priva di box idonei annessi all’infermeria per la stabulazione degli animali ammalati o in degenza post operatoria nonché di adeguato impianto frigorifero per la custodia degli animali deceduti.
Il provvedimento di sequestro ha riguardato l’intera struttura di circa 2.000 mq, per un valore complessivo di 500.000 euro.Il gestore del canile è stato denunciato all’autorità sanitaria.
CATANIA POLITICA
18 NOVEMBRE 2010
Mi scuddai u cani no canili!
di Francesco Silluzio
Secondo il Tribunale di Torino, il mancato ritiro del proprio cane smarrito dal canile nel quale è stato ricoverato integra un fatto oggettivo di abbandono di animali.Lla sentenza il Tribunale di Torino ha affermato il seguente principio di diritto: il mancato ritiro del proprio cane dal canile municipale, cui è stato affidato da chi lo ha trovato disperso, non integra il delitto di abbandono di animali, per mancanza della prova di una condotta dolosa, se l’invito del canile a ritirare l’animale non è stato notificato presso l’abitazione del proprietario, non reperito in quel luogo, bensì presso la casa comunale e, pertanto, non è provato che il proprietario dell’animale sia venuto a conoscenza della comunicazione del canile.Un soggetto veniva chiamato a rispondere del reato di abbandono di animali, previsto e punito dall’art. 727, comma 1, c.p., “per aver abbandonato il proprio cane di razza meticcia, non essendosi presentato entro 10 gg. dalla notifica della comunicazione di ricovero dell’animale presso il canile municipale”. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, in particolare, viene sentito come testimone il dirigente del Settore Tutela Animali e Sostenibilità Ambientale del Comune di Torino, il quale “riferiva che il 20 dicembre 2007 era stato portato al canile un cane trovato libero sul territorio; l’animale risultava avere il tatuaggio identificativo e tramite esso era stato possibile risalire al proprietario. Poiché, peraltro, non si era riusciti a contattare direttamente quest’ultimo, gli era stata inviata una comunicazione, che risultava notificata in data 18 gennaio 2008, con l’invito a ritirare il cane. Ciò, peraltro, non era avvenuto e, quindi, l’animale era poi stato dato in affido definitivo ad altra persona; del mancato ritiro era stata inviata comunicazione alla Procura della Repubblica”.La sentenza ha assolto il proprietario del cane per mancanza di prova in ordine all’elemento soggettivo: “non vi è alcuna prova” -si legge nella motivazione- “del fatto che l’imputato fosse venuto a conoscenza della comunicazione del canile municipale relativa al ritiro dell’animale” e notificata attraverso deposito presso la casa comunale. D’altra parte, che il soggetto non avesse intenzione di abbandonare il cane è circostanza che trova conforto nel fatto che l’animale era provvisto di tatuaggio che ne consentiva l’identificazione e dava, quindi, la possibilità di risalire al proprietario”.Nel pronunciare l’assoluzione per mancanza di prova in ordine all’elemento soggettivo del reato, la sentenza ha ritenuto per altro verso integrato l’elemento oggettivo del reato stesso. Ma davvero può dirsi che il mancato ritiro del proprio cane da un canile integra la contravvenzione di cui all’art. 727, comma 1, c.p.?Secondo il condivisibile orientamento della giurisprudenza di legittimità la risposta è senz’altro negativa qualora l’animale sia stato portato al canile dal proprietario (o comunque dal detentore), quale che sia il pretesto (Cass. 5 luglio 2001, Menchi, CED 220105, Cass. Pen. 2002, 3463: fingendo che non sia il proprio e di averlo trovato smarrito) ovvero l’effettiva ragione (Cass. 21 febbraio 2008, Bellino, CED 239969: un’improvvisa manifestazione di aggressività): “abbandonare” un animale, infatti, significa lasciarlo “sprovvisto di custodia e di cura ed esposto a pericolo per la sua incolumità” (così, nella motivazione, Cass. 5 luglio 2001, Menchi, cit.).Nel caso affrontato dal Tribunale l’animale, trovato smarrito, viene invece condotto al canile da persona diversa dal proprietario. Orbene, sembrerebbe che in questa diversa ipotesi si sarebbe dovuto accertare se un fatto penalmente rilevante di abbandono fosse ravvisabile non già nel mancato ritiro dell’animale dal luogo in cui è stato da altri ricoverato e riceve le necessarie cure, bensì nella precedente interruzione della relazione di cura e custodia dell’animale trovato smarrito, che può essere tanto dolosa quanto colposa (è il caso di sottolineare, infatti, che la contravvenzione in esame può essere commessa sia con dolo sia con colpa. Cfr. Cass. 10 luglio 2000, Concu, nella motivazione che può leggersi in DeJure. In dottrina sia consentito rinviare a Gatta, in Dolcini-Marinucci (a cura di), Codice penale commentato, II ed., Ipsoa, 2006, art. 727, 5062).
LA NUOVA SARDEGNA
18 NOVEMBRE 2010
Spiccioli contro i randagi
Maria Antonietta Cossu
GHILARZA (OR). La situazione richiederebbe una maggiore incisività dell’azione di contrasto al randagismo, ma Comuni e Asl dovranno fare i conti con risorse limitate rispetto alla gravità e dimensioni del fenomeno. Sono appena 600mila gli euro da ripartire fra 132 enti locali. Una somma equivalente sarà poi suddivisa tra le otto aziende sanitarie locali, secondo quanto stabilito dalla Regione sull’importo dei contributi da destinare ai comuni per la gestione delle strutture-rifugio e alle Asl per le campagne di prevenzione e per il controllo delle nascite degli animali da affezione. Alle amministrazioni locali in regola con le domande di finanziamento ha assegnato una quota fissa di 500 euro integrata con una somma calcolata per il 40% in proporzione alla popolazione residente e per il 60% in rapporto al numero dei ra ndagi sistemati nei rifugi a spese dei Comuni. Degli oltre cento enti beneficiari quattro sono inclusi nei confini dell’Alto Oristanese. Ghilarza, Abbasanta, Paulilatino e Sedilo rientrano fra le municipalità privilegiate, se non si sottilizza sull’entità delle risorse stanziate. Nel capoluogo del Guilcer arriveranno 4.300 euro per il mantenimento dei 45 cani accuditi nella struttura di Trempu con costi a carico del Comune. Nell’area attrezzata sono finiti anche i meticci che nel 2009 aggredirono due greggi uccidendo 26 capi ovini. In entrambi i casi l’amministrazione aveva dovuto rifondere i danni ai proprietari del bestiame, sperimentando ancora una volta come il fenomeno non avesse tra le implicazioni negative esclusivamente i problemi di ordine igienico e sanitario che negli ultimi anni la giunta ha affrontato regolamentando abitudini e comportamenti di proprietari e conduttori di animali domestici. Più contenuto il contributo riconosciuto all’ente di Abbasanta, che potrà impegnare poco più di 1.400 euro per il mantenimento di sei cani. Poco meno di 1.000 ne sono stati assegnati a Paulilatino, che non ha animali a carico. Sugli stessi valori si attesta la cifra che sarà trasferita a Sedilo, su cui gravano i costi di sostentamento del randagio custodito nel canile di Ghilarza. L’esemplare, dotato di collare ma non di microchip, era stato catturato a marzo dopo aver attaccato e ucciso sette pecore. La parte dei fondi regionali e statali in quota all’Asl 5 è stata quantificata in poco più di 67mila euro. Nella provincia la popolazione animale registrata all’anagrafe canina sfiora le 27.500 unità a fronte dei 241mila esemplari censiti su tutto il territorio isolano. Gli obiettivi richiesti alle aziende sanitarie sono principalmente l’incremento dei controlli sui cani di proprietà non identificati e non iscritti all’anagrafe, un piano di cattura dei cani vagabondi, le campagne di sterilizzazione e - con il supporto di Comuni associazioni di protezione animali - campagne informative e di educazione sanitaria più capillari.
GENOVA 24
18 NOVEMBRE 2010
Genova di nuovo vestita di pellicce di cani e gatti: lo denuncia l’Enpa
Genova. Un po’ di tempo fa, quattro anni per la precisione, le guardie zoofile ENPA fecero una importante e sofisticata indagine su tutto il territorio per reperire (acquistando) diversi capi di abbigliamento muniti di pellicce che sembravano coniglio (lapin) o marmotta. Fu un lavoro da certosini, si legge sul sito dell’Enpa, perché, grazie alla loro “intuizione”, 7 dei 10 capi comprati risultarono muniti di colli di pelliccia di cani e gatti domestici (non coyote, non lapin, nonvolpe ecc.).Le analisi furono eseguite da un laboratorio, riconosciuto dal ministero, specializzato in genealogia proprio di cani e gatti, in grado cioè di riconoscere se il pelo è non solo di canide (es. cane familiaris, volpe e lupo) ma andando oltre, insomma riconoscendo se è cane o gatto familiare. “Ovviamente è un istituto privato e pertanto abbiamo versato fior di fatture (ringrazieremo sempre alcuni dei nostri Soci che ci hanno aiutato) – dichiara l’Enpa genovese – Bene, abbiamo in mano un reato previsto dalla norma che modifica il Codice Penale e prevede che sia penale la vendita di pelli di cani e gatti. Chiedemmo aiuto ai NOE (Carabinieri Nucleo Ecologico) perché era necessario fare indagini presso gli esportatori e sartorie che avevano vendute le pelli ed eseguito i capi, poi acquistati dai negozianti, e da noi comprati, con sedi in altre Regioni d’Italia”.“A questo punto speravamo di poter essere il faro per altre situazioni in altre zone italiane e invece – concludono – Volete sapere come è finita? La Procura di Genova ha archiviato!”.
IL POST
18 NOVEMBRE 2010
Torna la pelliccia di castorino
Le nutrie in Louisiana sono troppe e così gli stilisti propongono di usare le pellicce delle centinaia di migliaia di esemplari abbattuti ogni anno
Le pellicce di nutria stanno tornando di moda, per necessità. La popolazione di questo roditore, chiamato comunemente castorino, è in continua crescita in alcune aree degli Stati Uniti come la Louisiana e l’alto numero di esemplari rischia di compromettere seriamente l’ecosistema della zona. Per tenere a bada la proliferazione delle nutrie, ogni anno ne vengono abbattute diverse centinaia di migliaia e ora alcuni stilisti hanno deciso di utilizzare le loro pellicce per le loro creazioni, raccontano oggi sul New York Times.Michelle Melancon è una stilista di New Orleans e ha deciso di utilizzare la pelliccia dei castorini, chiamati ratti delle paludi dalle sue parti, per ornare i suoi cappotti. La prossima domenica, Melancon e altri venti stilisti presenteranno i loro modelli nel corso di una sfilata a Brooklyn. L’evento non sarà finanziato da una casa di moda, ma dalla Terrebonne Estuary Foundation, una fondazione che si occupa della tutela delle sterminata area paludosa nella parte meridionale della Louisiana. L’ecosistema della zona è messo duramente alla prova dalla enorme quantità di nutrie che popolano le paludi.
Come sa bene ogni abitante della Louisiana, la nutria è un roditore erbivoro, grande circa la metà di un castoro, originario del Sudamerica. Questi animali furono portati negli Stati Uniti dagli allevatori per la produzione di pellicce nell’Ottocento, e alcuni esemplari riuscirono a scappare trovando rifugio nelle paludi. All’inizio, la popolazione fu tenuta a bada dai cacciatori e dal mercato che privilegiava le pellicce esotiche. Alcune celebrità di Hollywood come Greta Garbo erano delle grandi fan dei cappotti di nutria.
l mercato delle pellicce di castorino conobbe un lento declino nella seconda metà del Novecento, così negli anni Ottanta la popolazione di nutrie iniziò ad aumentare sensibilmente in Louisiana perché nessuno le cacciava più per ottenere le pellicce. La proliferazione di questi animali ha messo a rischio l’ecosistema delle paludi: le nutrie vanno ghiotte delle radici delle piante che tengono insieme le aree costiere della Louisiana.Per cercare di risolvere il problema, nel 2002 le autorità della Louisiana hanno deciso di offrire una taglia di cinque dollari per ogni nutria uccisa. Iniziative simili sono state adottate anche negli anni seguenti e iniziano a dare i loro frutti. L’anno scorso si stima siano stati uccisi 400mila esemplari, nella maggior parte dei casi lasciati a decomporsi nelle paludi. Uno spreco, almeno secondo l’ambientalista e stilista Cree McCree.McCree ha avuto l’idea di tornare a utilizzare la pelliccia delle nutrie, provando a riportarla di moda come una «pelliccia da indossare senza sensi di colpa». La stilista lo scorso anno ha ottenuto una sovvenzione e ha messo in piedi Righteous Fur, una linea di capi di abbigliamento e accessori realizzati utilizzando i castorini. Oltre a sfruttare le pellicce, McCree realizza anche pendenti e collane utilizzano gli incisivi delle nutrie, riconoscibili grazie al loro caratteristico colore arancione. Una collana con pendente di nutria arriva a costare anche 85 dollari.
La sfilata di New York metterà in evidenza gli usi creativi che si possono fare della pelliccia delle nutrie. Alicia Zenobia, una giovane stilista che lavora a Brooklyn e New Orleans, presenterà un abito da cocktail con degli inserti di pelliccia di nutria ornato con alcuni piccoli teschi di creta con pietre preziose. La sua indossatrice indosserà una parrucca bianca e nera che ricorda i capelli di Crudelia De Mon. José Luis Rodriguez, un ballerino venezuelano che crea accessori di pelle in Louisiana, mostrerà un abito da camera e una borsa a tracolla realizzati con un patchwork di pelliccia di nutria.
GENOVA OGGI
18 NOVEMBRE 2010
Savona - L´Enpa contro il circo con animali
Savona - L´Enpa protesta contro l´arrivo di un nuovo circo con animali. L´Associazione Nazionale per la Protezione degli animali tuona contro l´insediamento di un nuovo spettacolo itinerante che ospita anche animali reclusi in gabbia.
Ecco il testo della protesta:
"Il circo è uno spettacolo meraviglioso, per i giocolieri ed i trapezisti, i saltimbanchi ed i clown; ma non per i domatori, che usano leoni e tigri, elefanti e zebre, in esercizi e ambienti estranei alla loro natura; andarli a vedere significa accettare le condizioni in cui questi animali sono detenuti e trattati; molto meno, perpetrato a danno di un cane, farebbe inorridire ogni entusiasta spettatore del circo.
Nella provincia di Savona il divieto di impiegare animali in spettacoli vige, a mezzo di specifica ordinanza elaborata e proposta dalla Protezione Animali ad Alassio, Albisola Superiore, Celle, Loano, Noli, Piana Crixia, Pietra Ligure, Quiliano, Stella e Toirano; presso tutti i Comuni l’ENPA ha inoltre presentato da tempo un Regolamento Comunale per la tutela degli animali che contiene precise disposizioni in materia, già in vigore a Urbe, Stella, Cosseria,
Spotorno e Boissano.A Savona l’ENPA ha ripetutamente proposto di emanare tali norme, per impedire l’accesso ai circhi con animali, finora senza esito; ha inoltre chiesto alle scuole di non portare gli scolari al circo ed estende l’invito ad ogni genitore. Sarà infatti solo l´assenza di spettatori che indurrà i circhi a non tenere animali e lo Stato a negare gli ingenti contributi che ora fornisce loro.A chi si lamenta della posizione dell’ENPA e dei Comuni amici degli animali sfruttati nei circhi l’associazione ricorda i frequenti documentari televisivi che illustrano la loro vita con immagini e spiegazioni esaurienti e che dimostrano, a chi ha un minimo di sensibilità, che i leoni non amano saltare nel cerchio di fuoco, gli elefanti non viaggiano contenti in gabbia lungo le autostrade europee e gli ippopotami vivono nei fiumi africani, non in un vasche
da bagno con le sbarre; e che osservarli in tali condizioni è diseducativo ed egoistico".
LA PROVINCIA PAVESE
18 NOVEMBRE 2010
Il circo chiede di restare in città
PAVIA. Il Circo di Barcellona resta a Pavia ancora per questo fine settimana. Ma niente animali negli spettacoli in programma. E’ una delle due condizioni imposte dal Comune. L’altra riguarda i documenti per l’agibilità. Oggi sarà la giornata chiave: i responsabili del circo dovranno portare al Mezzabarba tutti i documenti sulle agibilità che nei giorni scorsi hanno portato alle sanzioni e alla chiusura temporanea. Il circo ha chiesto al Comune di restare qualche giorno in più. Il primo passo è l’autorizzazione della Camera di commercio, proprietaria del terreno. «Ci hanno chiesto di restare per il fine settimana - spiega il presidente Giacomo De Ghislanzoni - Per noi non ci sono problemi purché l’aera sia libera martedì mattina, ma devono essere in regola i documenti. E' questione di umanità nei confronti di queste persone, che stanno passando un momento di difficoltà». Non riescono a raggiungere Paullo (la loro prossima destinazione) a causa del maltempo e così potrebbero recuperare i giorni persi. «Se la documentazione sarà idonea - spiega Massimo Valdati, assessore all’ambiente - potranno restare. Ci hanno garantito di aver ottenuto i documenti per l’agibilità». Resta la condizione principale. «Il nostro regolamento vieta comunque l’utilizzo di animali - precisa Valdati - loro ci hanno promesso che non li useranno, faranno uno spettacolo diverso». Se lo augurano i tanti cittadini che si erano complimentati, nei giorni scorsi, con il sindaco per aver bloccato lo spettacolo. Oggi comunque ci saranno le date. «Dopo l’incontro con il comune daremo tutte le informazioni al pubblico», dice Enis Franchetti, responsabile del circo.
LA NUOVA SARDEGNA
18 NOVEMBRE 2010
Due asinelli salvati dai Vigili del fuoco
MORES (SS). Fra tutti i disagi provocati ieri dalle piogge ce n’è stato uno ai danni di due asinelli che a Mores non riuscivano proprio a uscire dall’acqua. I Vigili del Fuoco sono dovuti intervenire con i sommozzatori per liberare i due animali che, a causa dell’ingrossamento del rio Cuzzolu, si sono trovati in mezzo a un fiume che fino a pochi minuti prima non esisteva. Tentavano di risalire la sponda inutilmente così c’è voluto l’intervento degli operatori per tirarli fuori dall’acqua. L’operazione è stata abbastanza laboriosa perchè la pioggia continuava a cadere incessante ma alla fine i due asinelli sono potuti tornare nella fattoria senza ulteriori problemi.
IL CITTADINO
18 NOVEMBRE 2010
L’allarme è arrivato da amici e colleghi di ufficio in Zucchetti: l’appartamento era chiuso dall’interno, c’era solo il cane
Scomparso da giorni, era morto in casa
Tragica fine per il 36enne Luca Orecchia, disposta l’autopsia
Alberto Belloni
LODI - Non lo vedevano più da giorni, né in ufficio, né a spasso con l’amato cane. Perché era morto, nel silenzio di un monolocale in centro città, vegliato proprio da quell’animale che per lui era davvero un inseparabile amico. Sono però in tanti, in queste ore, a piangere per la sorte Luca Orecchia, una vita stroncata a soli 36 anni, compiuti giusto sabato scorso. Trovato esanime, nel suo piccolo appartamento di via Magenta, in un dramma che fa ancora rima con mistero, quello tragico di chi muore così giovane, e senza quel “perché” che ora ci si aspetta venga svelato dall’autopsia, subito disposta dalla procura di Lodi. Vederci chiaro, laddove tutto, per ora, lascia pensare alla fatalità. Perché servono accertamenti, servono esami, ma almeno l’ombra del del itto pare estranea alla disgrazia. Agli esperti, dunque, il compito di confermare le prime impressioni, quelle dell’assenza di segni di violenza sul corpo del povero trentaseienne; un indizio che fa il paio con la necessità di richiedere l’aiuto dei vigili del fuoco per aprire la porta dell’abitazione, trovata chiusa dall’interno, senza tracce di monossido, ma soprattutto senza apparenti segni di scasso né alla serratura né alla finestra. E nemici, peraltro, Luca Orecchia non avrebbe proprio dovuto averne, anzi. Forse un po’ introverso, dopo un’esistenza segnata dalla terribile tragedia che, sotto forma di un incidente, gli aveva tolto in un colpo solo madre, padre e fratellino, oltre vent’anni fa; ma tanto buono, e rispettoso, da scatenare le ansie di diversi tra amici e colleghi di ufficio, in Zucchetti, che non avendolo più visto e sentito dal fine settimana hanno rotto gli indugi, ieri mattina, chiamando aiuto. Angoscia divenuta incredulo dolore, ieri mattina, quando nel cortile del civico 4 di via Magenta gli stessi amici e colleghi si sono mescolati a carabinieri, vigili del fuoco e personale medico. Abbattuta la porta, hanno trovato Luca privo di vita, accasciato: al fianco, l’adorata Kira, il mastino napoletano dal quale il 36enne non si separava quasi mai, e che l’accalappiacani ha provveduto a portare via per consentire gli ultimi e inutili tentativi di soccorso. Il compito di constatare il decesso è toccato al suo medico, il dottor Tosi, addolorato e incredulo; nel frattempo, verso il centro Italia, era partita la telefonata più dura, destinataria la sorella di Luca Orecchia, il riferimento familiare più vicino al giovane informatico dopo che, cresciuto senza i genitori, da qualche tempo si era separato dalla moglie. Condomini e vicini passano, ascoltano e non riescono a crederci. Qualcuno giura di averlo visto a passeggio con il cane, e salutato, ancora lunedì, il primo giorno di assenza dall’ufficio. O forse domenica. O forse chissà se conta ancora. Serve l’autopsia, per capire, o quantomeno provare a capirci qualcosa. Prima, durante e dopo, restano il tempo per il dolore e per i “perché”; mentre sotto il primo sole, dopo giorni di nuvole, la pioggia lascia il posto alle lacrime e al silenzio di un monolocale vuoto.
GEA PRESS
18 NOVEMBRE 2010
Vibo Valentia. Corso di formazione per … uccidere i cinghiali!
La Provincia di Vibo Valentia ha bandito un corso di formazione, rivolto a 200 cacciatori, per “formarli” ad uccidere i cinghiali.
Ne dà notizia l’Assessore provinciale all”Agricoltura, Caccia e Pesca, Antonio Crupi.Secondo l’Assessore è necessario formare esperti capaci di contrastare il sovrappopolamento dei cinghiali!
Come se non ci fossero già tanti esperti tra cacciatori e bracconieri.
Certo c’è qualcuno che per cacciare i cinghiali dà fuoco al bosco (vedi articolo GeaPress), ma in Calabria, come in tutta Italia, di cacciatori di cinghiali, a volte scambiati per preti (vedi articolo GeaPress), ciclisti o raccoglitori di funghi ce ne sono fin troppi.
Non da ultimo va considerato che proprio le Provincie sono responsabili del “sovraffollamento” dei cinghiali con le immissioni, negli anni passati, di fauna pseudo-selvatica ad uso e consumo dei cacciatori.Non c’è bisogno di ammazzare, basterebbe sterilizzare la popolazione esistente; questo sarebbe un atto di pace e non di guerra, guerra dichiarata unilateralmente dagli umani al resto del mondo animale.L’avviso pubblico, relativo al corso, è stato emanato dal dirigente di settore, Gianfranco Comito, e scadrà il prossimo 16 dicembre. E’ aperto a soggetti tra i 25 e i 65 anni residenti nel vibonese provvisti di licenza di caccia, 48 ore di lezione teoriche e 29 ore di pratica.
La pratica sarà sul cinghiale?
LA PROVINCIA DI LECCO
18 NOVEMBRE 2010
Caccia sì, caccia no/2 Si lotta a colpi di sondaggi
Quella zampa di capra a mo' di avvertimento
Un pacco contenente una zampa di capra mozzata, indirizzato al ministro del turismo, Michela Vittoria Brambilla, è stato trovato nel centro di smistamento delle Poste dell'aeroporto di Fiumicino (Roma). La notizia ha fatto subito pensare a collegamenti con le battaglie del ministro sulla caccia, e ha provocato reazioni di solidarietà bipartisan, in campo politico, e dalle associazioni che si occupano di protezione degli animali.
Il ministro ha subito reagito con fermezza. «Certi atti - ha detto - qualificano coloro che li compiono» - ha detto - «Questo episodio certifica in maniera inequivocabile la necessità di proseguire con la battaglia di civiltà di cui mi sono fatta interprete, a nome di tantissimi italiani e unitamente ad importanti personalità».
LA PROVINCIA DI LECCO
18 NOVEMBRE 2010
Il ministro Michela Brambilla ridà fiato agli abolizionisti
Marialuisa Righi
Le ultime vicende legate alle prese di posizione del ministro Michela Vittoria Brambilla contro la caccia hanno riacceso il dibattito. Ospitiamo qui un punto di vista abolizionista; sull'inquinamento da piombo si cercano da tempo correttivi.
Che la caccia sia uno sport anacronistico e pericoloso sembra confermato dalle ultime tragiche notizie, che vedono salire a quattordici le vittime della stagione venatoria iniziata a settembre; ultima vittima un cercatore di funghi quarantasettenne scambiato per una lepre, ma c'è anche chi è stato ammazzato mentre dormiva nel sacco a pelo perché, ha spiegato il cacciatore, «sembrava proprio un cinghiale»? e via con il bollettino da guerra che allarga sempre di più il consenso civile all'abrogazione di questo barbaro passatempo: lo chiede l'82% degli italiani, in un recente so ndaggio dell'istituto internazionale di ricerca Ipsos.
Sono più di cento milioni gli animali che ogni anno vengono uccisi nel nostro paese, per «sport», decine di specie migratorie falcidiate durante il loro arcano viaggio che chiamiamo migrazione. Lepri, cinghiali, caprioli, daini uccisi dopo corse disperate con il terrore che altera il loro metabolismo rendendo poi la carne, se non immangiabile, sicuramente indigeribile.
E che dire del ripopolamento? Ossia quella pratica che consente ai cacciatori di sparare anche quando in natura non esiste più nulla da cacciare: animali allevati in gabbia e lasciati liberi poche settimane prima della mattanza, incapaci di volare e di correre.
I cacciatori, inoltre, inquinano: ogni anno riversano sul territorio diverse tonnellate di velenosissimo piombo. E ancora: una norma vergognosa del codice civile mussoliniano consente ai cacciatori di entrare armati nelle proprietà private, senza il consenso dei proprietari; gente comune che non ne può più di svegliarsi al crepitio inquietante di fucilate e latrare di cani, archetipo che riconduce all'homo primitivus, mai scomparso. Pronto a fermare un volo perfetto o la corsa di una creatura del bosco, senza cogliere l'assoluta malvagità di quel gesto.
LA PROVINCIA DI LECCO
18 NOVEMBRE 2010
I cacciatori
Caro Bodega, sbaglia Ha ragione il ministro
Caro Direttore,
L'on. Bodega ha invitato il Ministro Brambilla a lasciar stare i cacciatori e a pensare di più alle questioni che riguardano il suo ministero, e non sono passate molte ore che è arrivata la notizia dell'ennesimo incidente, in cui ha perso la vita in provincia di Arezzo un cercatore di funghi, colpito da un cacciatore.
Per Bodega i cacciatori e la caccia sono 'una risorsa del nostro territorio' e fanno 'parte delle nostre tradizioni'. Questo modo di pensare un po' pittoresco fa venire in mente coloro per i quali gli Alpini, per esempio, sono inscindibili dal vino e dalle ciucche. Ci sono risorse e tradizioni vere, sane, nobili, e ci sono risorse e tradizioni che tali sono solo nell'immaginazione di chi se le è create senza un minimo di rispetto per la realtà.
Per l'on. Bodega, il ministro Brambilla farebbe bene a pensare alle migliaia di famiglie e alle imprese che vivono grazie alla caccia e al suo indotto. E, a parte gli animali che muoiono innocenti e di cui ai cacciatori non importa nulla, alle persone che muoiono per 'l'indotto' della caccia, lui non ci pensa? Ci sono famiglie e imprese che vivono anche grazie alle mine anti-uomo e al loro indotto, ma non mi pare che questa sia una giustificazione sufficiente per il mantenimento di quell'industria. L'on. Bodega non ha mai sentito parlare di riconversione? Oppure, anche se non vogliamo arrivare alla riconversione per l'industria delle munizioni, ha mai sentito parlare del tiro a segno e del tiro al piattello? Non ci sono solo il tiro al fagiano, il tiro alla lepre e il tiro al cercatore di funghi...
Non so se il Ministro Brambilla accetterà l'invito dell'on. Bodega a venire con lui a Lecco e a fare un giro per i ?nostri? boschi, ma sicuramente non l'accetteremo io e le altre centinaia di migliaia di cittadini italiani contribuenti che da anni hanno rinunciato al diritto di fare passeggiate con le proprie famiglie nelle 'nostre' campagne e nei 'nostri' boschi, proprio per paura di essere impallinati dai cacciatori. Una paura che la cronaca dimostra più che giustificata.
Io spero che glie elettori si ricorderanno di certe 'sparate' quando sarà il momento di scegliere chi mandare in Parlamento e chi mandare a casa. O nel bosco sotto il tiro dei cacciatori.
Antonio Attanasio
Mandello del Lario
CORRIERE ADRIATICO
18 NOVEMBRE 2010
Trovato davanti alla concessionaria Bmw e consegnato al centro recupero di Pagliare
Falco salvato dalla polizia stradale
San Benedetto (AP) - Recuperato un falco dalla polizia stradale di San Benedetto.
Erano le 13.40 di martedì quando il responsabile della concessionaria Bmw Cascioli di San Benedetto ha contattato telefonicamente l’operatore del distaccamento sambenedettese di polizia stradale. Avvisava che un piccolo rapace, nella fattispecie un falco, era stato trovato a terra ferito davanti all’ingresso della concessionaria da alcuni clienti e chiedeva cosa si potesse fare per soccorrere il rapace.
A questo punto l’agente in servizio ha contattato prima personale del corpo forestale dello Stato e poi quello della polizia provinciale.
E’ scattato il recupero del piccolo rapace presso la concessionaria Bmw. L’animale è stato tenuto in caserma fino a quando non sono arrivati gli uomini della polizia provinciale che han no provveduto a trasportarlo presso il centro recupero dei rapaci feriti a Pagliare del Tronto. Qui l’animale è stato accolto dai tecnici e sottoposto alle prime cure in modo che possa guarire dalle ferite ed essere poi rimesso in libertà.
IL TIRRENO
18 NOVEMBRE 2010
Storni, verso gli abbattimenti
PISTOIA. Sarà pronto a breve il piano di controllo dello storno. Lo comunica con una nota stampa diffusa ieri l’assessore provinciale alla caccia Rino Fragai. Il piano è previsto dalla legge laddove i danni da storno siano effettivamente presenti e gli interventi richiesti dai proprietari terrieri o agricoltori. «Per tale ragione - dice l’assessore - abbiamo provveduto a richiedere formalmente alle associazioni agricole e all’Ambito territoriale di caccia 16 di conoscere puntualmente le zone interessate da danni all’agricoltura ed in quali casi si sia provveduto ad attivare una prima fase di interventi con metodi ecologici. Lo scopo è quello di compiere una corretta verifica e valutazione dei medesimi ed attivare fin da subito, in caso di mancata efficacia degli interventi messi in campo, una attività di abbattimento attraverso i cacciatori abilitati con il coordinamento della Polizia provinciale e/o gli agenti previsti dalla vigente normativa». Insomma, la Provincia annuncia di voler mettere in campo sugli storni la stessa strategia adottata in passato per controllare il proliferare di altri animali dannosi, come cervo, cornacchia, cinghiale, volpe, piccione. Nelle scorse settimane la Federcaccia aveva polemizzato duramente per la mancata concessione della cacciabilità dello storno, sia perché questa specie è stata sempre tradizionalmentre presente nei carnieri dei cacciatori pistoiesi, sia soprattutto per i danni che provoca all’agricoltura. «Sono altresì consapevole - conclude infatti l’assessore Rino Fragai - che la corretta applicazione della legge può attenuare il danno alle attività agricole ma non “offrire soddisfazione” al mondo venatorio come richiesto da centinaia di cacciatori interessati. Per questo motivo, non concordo con la scelta operata dalla Regione di non procedere alla applicazione in deroga che avrebbe consentito di praticare il normale prelievo venatorio della specie storno, in quanto particolarmente numeroso ed altrettanto dannoso per il nostro paese. Queste argomentazioni, hanno spinto il sottoscritto a farsi interprete e portavoce della necessità di reinserire lo storno fra le specie cacciabili ed a proporre conseguentemente di organizzare a Pistoia nella primavera prossima un evento di livello nazionale per affrontare l’argomento».
LA GAZZETTA DI REGGIO
18 NOVEMBRE 2010
L'ospedale dei ricci ha chiuso «Ma non smettiamo di aiutarli»
REGGIOLO (RE). E’ la «mamma» umana dei ricci delle nostre terre Marina Setti. Il suo centro di recupero, in una cascina di Reggiolo, per nove anni ha salvato circa 200 esemplari l’anno da malattie, ferite, freddo. Ora, a causa dei pochi fondi, la struttura è in «stand-by». «Da piccola portavo sempre con me nel cestino della bicicletta una gallina e mai una bambola». Marina Setti racconta così del suo amore per gli animali. Un amore un po’ speciale perché i suoi piccoli amici hanno il corpo ricoperto di aculei e alla vista dell’uomo si chiudono «a palla». Il suo centro è molto conosciuto, ma forse non tutti sanno che ha smesso di essere operativo. «Dopo nove anni di durissimo lavoro e dopo aver provveduto personalmente alla gestione devo mettermi i n stand-by per mancanza di fondi» spiega. Colpa dei costi, colpa di una non adeguata sensibilità nei confronti di questi animaletti utili all’ecosistema. «L’unica realtà che mi ha aperto le braccia è stata la Bonifica mantovana Terre dei Gonzaga in destra Po, ospitando in una loro struttura il centro» dice. La speranza di poter ricominciare presto comunque c’è. Nel frattempo, Marina - autrice del libro «Il riccio - Ci sono anch’io» (Perdisa Editore) - non smette di pensare ai suoi amici. E lancia un appello: «A causa della scomparsa del loro habitat naturale si sono avvicinati alle zone urbane, pericolosissime per loro. In questo periodo i ricci sono affamati e nella loro disperata ricerca di cibo trascurano la costruzione del nido per il letargo: l’80% non si sveglia più e muore per sottopeso, mancanza di un rifugio o parassiti. Noi possiamo fare tanto per loro». Ecco alcuni consigli: «Lasciare in un angolo del giardino o dell’orto una piccola casetta che permetta al riccio di trovare rifugio, non dargli mai latte e controllare il terreno prima di usare tosaerba e decespugliatori».
ANSA
18 NOVEMBRE 2010
Animali: raro Allocco degli Urali trovato in centro Gorizia
E' la terza segnalazione nell'Isontino
TRIESTE - Un raro esemplare di ''Allocco degli Urali'' (Strix uralensis) e' stato trovato nel centro storico di Gorizia.
L'esemplare e' un giovane maschio del peso di quasi 700 grammi e con un'apertura alare di 116 centimetri, affidato alle cure del Centro provinciale per il recupero della fauna selvatica. Si tratta della terza segnalazione di questa specie nell'Isontino, il secondo ritrovamento in un ambiente del tutto anomalo dell'Allocco degli Urali, volatile che normalmente predilige le faggete e i boschi di latifoglie montani.
LA TRIBUNA DI TREVISO
18 NOVEMBRE 2010
Comune campano chiede mille cervi del Cansiglio «Diamoli, ma non gratis»
VITTORIO VENETO (TV). Cervinara, nel Napoletano, chiama il Cansiglio. Vuole i cervi che stanno per essere abbattuti, circa 1500 in tre anni. Li chiede per il proprio parco, il Parco campano del Partenio. «Ben volentieri li cediamo - si risponde in Regione -, ma non possiamo cederli gratis». La sola cattura di un cervo costa non meno di 800 euro. Mille - tanti ne verrebbero richiesti a Cervinara, che fin dal nome manifesta tutto il suo attaccamento a questi ungulati - costerebbero un milione. Il Parco campano del Partenio sarà mai disposto a sborsare un tanto? Il consigliere comunale di Cervara, Francesco Viola, è stato incaricato dal sindaco Filuccio Tancredi a prendersi cura del ripopolamento del parco. Attraverso il Wwf ha chiesto dei cervi al Parco dello Stelvio, ma senza successo. Ora si fa avanti con il Cansiglio, attraverso l’Istituto Ispra che ha censito gli animali in Cansiglio per conto della Regione e che ha studiato anche sia la prospettiva della caccia, che quella della cattura. Il Parco Regionale del Partenio è molto più grande dell’altopiano a cavallo delle province di Treviso, Belluno e Pordenone, si estende su 14.870,24 ettari tra Avellino, Benevento, Caserta e Napoli. A differenza che in Cansiglio, nel partenio non ci sono coltivazioni, quindi i cervi non darebbero fastidio a nessuno. Conosciuta questa disponibilità, Paolo Casagrande, presidente del sindacato Anpa, ha subito telefonato in Regione, «per convincere chi di dovere ad accettare la proposta». «Ma - informa Casagrande - mi hanno risposto che i cervi non possono essere ceduti a titolo gratuito; quando meno il Veneto dovrebbe essere ripagato delle spese della cattura». Cervara, fra l’altro, non ha ancora formalizzato la sua richiesta, non ha nemmeno pre cisatto di quanti capi avrebbe bisogno. Fino ad oggi, in Regione, sono arrivate richieste, da altri parchi, per una quarantina di animali. «valutiamo positivamente la domanda - interviene ancora Casagrande - ma dobbiamo anche capire che fine faranno i cervi da quelle parti. Se dovessero essere trasferiti per poi finire in pentola, è meglio chee ce li cacciamo noi». Cauto anche il mondo ambientalista ed animalista. «Mille volte meglio la cattura che la caccia - sintetizza Vittorio De Savorgnani -, però l’operazione va considerata sotto ogni possibile aspetto».
GEA PRESS
18 NOVEMBRE 2010
L’orso Dino e l’assessore che lo ricercava
Espatriato per sua volontà passerà in Slovenia l'inverno.
L’orso Dino è in Slovenia e lì passerà verosimilmente l’inverno. La notizia è stata comunicata dall’ Università di Lubiana. Con buona pace dello stesso Assessore della Giunta veneta Daniele Stival (quello delle cacce in deroga) che tanto si era prodigato per l’espulsione (bene che andasse) dopo che Dino aveva combinato qualche pasticcio nel suo territorio.Un vero e proprio scontro che si concluse con l’immersione di Dino nei boschi alpini. Di lui si disse che fosse stato mangiato, ed invece, pian pianino l’orso Dino ha riconquistato i boschi slavi dove non parrebbe aver causato danni ad animali domestici. Meglio per lui e meglio per tutti, considerate le recenti polemiche che nel vicino Trentino hanno caratterizzato una gestione orso, fatta anche di proposte di fucilate per evitare improbabili tare genetiche di gusti famelici. Si disse addirittura che detenerli in cattività costasse di più di catturali o risarcire i danni causati. Tanto vale ammazzarli che spendere soldi. Eppure, solo nel trentino, sono stati finora censiti circa trenta orsi, fatto questo che avvalora come singoli episodi non possono generare manie persecutorie nei confronti di una specie che sta solo cercando di vivere secondo natura.Se questo poi crea dei problemi di convivenza con le attività umane si deve intervenire, magari valutando anche l’incidenza di certe attività sull’economia del territorio e comunque prevenendo le possibili azioni dell’orso. Viceversa si rischia di fare una figuraccia, rincorrendo orsi, supponendo finanche che fossero stati mangiati, mentre in realtà pacificamente attraversavano le alpi (senza lasciar traccia) per andare a riposarsi da dove erano venuti. Con buona pace di Stival.
IL RESTO DEL CARLINO
18 NOVEMBRE 2010
Bovini gonfiati, diciotto persone verso il processo
L’inchiesta risale al 2006: dai Nas furono controllati migliaia di capi. Gli animali vennero sequestrati anche nel Delta e sottoposti ad una serie di prelievi
Rovigo - Erano stati accusati d’aver aggiunto sostanze a base di cortisone nel mangime dei bovini. Additivi a base di cortisone che avrebbero favorito la crescita degli animali, praticamente sostanze anabolizzanti. Ora, per 18 delle 22 persone che , tra il 2006 e il 2007, vennero coinvolte nell’inchiesta, arriva la richiesta di rinvio a giudizio. Toccherà al giudice per le udienze preliminari decidere se rinviare o meno a giudizio i 18 indagati.L’inchiesta, che venne condotta a sia a Rovigo che a Milano, nel filone polesano è stata coordinata dal sostituto procuratore di Rovigo Ciro Savino. I bovini vennero sequestrati sia nella Bassa padovana che nel Delta e sottoposti ad una serie di prelievi, inviati poi al laboratorio analisi. Il dubbio, in molti casi fondato, riguardava l’aggiunta di additivi nei mangimi dei manzi: additivi contenuti nelle tabelle delle sostanze proibite, perché cancerogene.Nell’ottobre 2007 i carabinieri procedettero all’arresto di sette persone, tra i coinvolti anche personale dell’azienda sanitaria Ulss 19, allevatori e mediatori, e ne denunciarono 17.
TUTTO ABRUZZO
18 NOVEMBRE 2010
Hotel per animali al Sia Guest Rimini
Bubuf, animal friendly hotel: la sperimentazione di Simone Micheli concilia diritti degli animali ed esigenze dei loro amici umani. Al padiglione C5 l’architetto Simone Micheli propone in scala reale, in esclusiva per SIA GUEST (Rimini Fiera, 20-23 novembre 2010) e col patrocinio di Federalberghi, un Animal-Friendly Hotel.BUBUF è un nuovo format ospitale, una vera e propria sperimentazione concepita per ‘la tutela del benessere e dei diritti degli animali e dei loro amici umani’. La struttura ricettiva risponde alla crescente esigenza di viaggiare con il proprio animale senza per questo rinunciare alle comodità di un albergo di categoria superiore.BUBUF è rivolto alla ‘tribù’ legata al mondo degli animali, pone l'accento sul rapporto di reciprocità esistente tra uomo e animale e in un ambito tridimensionale sarà capace di far vivere ai propri ospiti umani ed animali un'esperienza unica indimenticabile e densa di contenuti. Il tutto in uno spazio ricettivo nel quale non c’è rinuncia alla comodità di un albergo di categoria superiore.Il prototipo di hotel si estende su 1600 mq con hall, reception, ristorante, area wellness, suite attrezzate, spazi vendita ed espositivi, area esterna. L’Animal-Friendly Hotel è l’espressione di una nuova cultura e offre risposte efficaci alle domande del mercato alberghiero.
IL PICCOLO TRIESTE
18 NOVEMBRE 2010
Ti è morto Fido o Micio? Nasce la prima agenzia di funerali per animali
di GIANFRANCO TERZOLI
Trieste - L’ultimo addio a cani, gatti, canarini? Sarà possibile darlo con un funerale e un’orazione funebre. Con tanto di cofano e lapide. Naturalmente su misura. E se si vuole ricordare per sempre il proprio piccolo amico, si potrà farlo “incastonare” perfino sotto forma di diamante... Nasce a Trieste la prima agenzia di onoranze funebri per animali d’affezione della regione, la cui inaugurazione è prevista a inizio dicembre. Si chiama “I nostri gioielli” e ha sede in via Villan de Bachino, a Roiano. In attesa di un cimitero per animali anche in città, opererà in convenzione con la struttura di Cassacco, unica esistente in ambito regionale. «L’agenzia - spiega l’ideatore Marco Torcello, un giovane triestino proveniente da altre attività imprenditoriali basate s u idee innovative - nasce da un’esigenza molto avvertita a Trieste, dove sono moltissimi i cittadini che possiedono un animale. Non ci occupiamo di cavalli o di coccodrilli, ma di animali d’affezione domestici: quelli che vivono in casa con noi e ci tengono compagnia», precisa il titolare, Marco Torcello.
L'IDEA A ispirarlo sarebbero state le richieste di una degna sepoltura per gli amici a quattro zampe giunte da numerosi presenti a un convegno che si è svolto di recente a Muggia presenti gli amministratori dei Comuni costieri provinciali, nel corso del quale si è discusso proprio della necessità di realizzare un cimitero per gli animali.
ANEDDOTO Anche se la struttura non è ancora aperta, già non mancano gli episodi commoventi come «lo strazio di un’anziana signora che mi si è rivolta per chiedere informazioni su come poter fare visita ancora una volta all’amato cagnolino dopo la sua scomparsa, rivederlo almeno in foto e potergli portare dei fiori ogni tanto».
I SERVIZI Ma come ha luogo l’estremo addio al proprio pet? Come un funerale convenzionale, seppure in miniatura. L’agenzia pensa a tutto: al ritiro a domicilio o dal veterinario e trasporto della salma nella struttura cimiteriale, al corredo funebre, al cofano su misura, alla lapide (con o senza foto) e a dediche personalizzate. O, se si preferisce, alla cremazione, e alla relativa scelta dell’urna cineraria e consegna delle ceneri. Su richiesta si può procedere all’imbalsamazione. Ma se si desidera tenere sempre con sé il proprio amico e trasformare la gioia di averlo avuto accanto in un autentico gioiello, c’è anche la possibilità di far realizzare un diamante con le ceneri dell’animale da compagnia da incastonare nella montatura di un anello da portare poi al dito. «C’è pure - a ggiunge il responsabile - la possi bilità di confezionare album fotografici, anche su cd». COSTI Quanto costa far seppellire il proprio amato animale da compagnia? «Il prezzo varia a seconda del tipo di cerimonia e del corredo funebre scelti, ma nella sua forma più semplice è alla portata di tutti», assicura Torcello. Un funerale base costa 400 euro, un cofano per animali di piccola taglia parte dai 90 e una lapide da 100. Tutto dipende dalla propria disponibilità. Ma se si vogliono fare le cose in grande, l’unico limite è la fantasia. E per il pacchetto comprendente l’anello, si parte dai 3mila per arrivare fino a diamanti da 50mila euro. Per chi poi non disponesse di un mezzo per seguire l’animale fino al cimitero, sono disponibili servizi di trasporto dedicati, così come per la visita periodica, previa appuntamento. Torcello, titolare della EasyService, promette anche in questo campo un servi zio di primissimo ordine.
A TRIESTE Nel capoluogo giuliano si contano 16mila cani e una famiglia triestina su due possiede almeno un gatto, per non parlare di criceti, canarini, pappagallini, tartarughe, conigli, furetti, ma anche specie esotiche come cincillà, cani della prateria, iguana e serpenti.
TG COM
18 NOVEMBRE 2010
Cina, cuccioli di tigre "figli" di un ariete
Una coppia di cuccioli di tigre ha identificato il papà in un ariete. La stranezza è successa in Cina, nello zoo della Wuhan Jiufeng Forest. I cuccioli sono stati "affidati" all'animale dopo che la mamma si è rifiutata di dar loro da mangiare.
FOTO
http://www.tgcom.mediaset.it/fotogallery/fotogallery9013.shtml
DIRETTA NEWS.IT
18 NOVEMBRE 2010

Commercio illegale di tigri, 100 esemplari uccisi ogni anno
COMMERCIO ILLEGALE DI TIGRI – Circa cento tigri ogni anno sono vittima del commercio illegale di prodotti derivati, spesso impiegati in medicine «tradizionali» o per motivi decorativi. È questa una stima che emerge dall’ultimo rapporto della rete Traffic, il programma congiunto di Wwf e Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), secondo cui fra gennaio del 2000 e aprile del 2010 sono stati effettuati fra i 1.069 e i 1.220 sequestri di «parti» di tigri, in 11 dei 13 paesi dove abitano questi animali, con una media fra i 104 e i 119 animali l’anno.
Nella top ten di questo bollettino di guerra, sono India, Cina e Nepal a guidare la classifica. Di fatto, in natura le tigri sono in declino: un secolo fa c’erano 100mila esemplari, mentre oggi si stima siano appena 3.200. Il rapporto esce alla vigilia di un Forum internazionale sulla tigre, che si terrà a San Pietroburgo dal 21 al 24 novembre. «Considerando che metà delle tigri del mondo abita in India – afferma Pauline Verheij, del programma congiunto Traffic-Wwf e autrice del rapporto – non sorprende che sia questo il paese dove sono stati effettuati il maggior numero di sequestri, mentre un numero elevato potrebbe indicare un grande commercio o un grande lavoro per far applicare la legge, ma anche una combinazione dei due fattori. In ogni caso evidenzia quanto le tigri siano sottoposte ad una forte pressione da parte dei bracconieri».
I «prodotti» per i quali questi grandi felini vengono cacciati sono sempre gli stessi : pelli, scheletri, ossa, la carne, i denti, gli artigli, teschi e altre parti del corpo. Vengono impiegati in varie culture per decorazione, medicina tradizionale e anche «incantesimi» di buona fortuna. Non manca anche il traffico di animali interi, vivi o morti. «Il rapporto – afferma Mike Baltzer, del Wwf – dimostra prima di tutto che il commercio illegale di tigri continua, a dispetto dei ripetuti e significativi sforzi per contrastarlo da tanti governi e organizzazioni». I sequestri di pelli sono i più comuni in India e Nepal e sono relativamente frequenti in Cina, Russia e Indonesia. Un aumento di traffici si registra in Indonesia, Nepal, Tailandia e Vietnam. Alcune aree sono paesi di passaggio, come il Nepal, oltre ai confini fra India e Birmania, Malesia e Tailandia, ma anche fra Russia e Cina.
«Per salvare le tigri in natura – aggiunge Steven Broad, direttore esecutivo di Traffic – servono azioni concertate per ridurre la domanda di parti di tigri nei paesi chiave in Asia». I risultati indicano in generale «una mancanza di volontà politica per la protezione delle tigri, la loro uccisione illegale e il commercio».
IL PICCOLO ISTRIA
18 NOVEMBRE 2010
Dall'orsa anche una zampata in testa
FIUME - Sabato l’attacco dell’orsa a difesa del suo cucciolo, che riduce a mal partito un cacciatore di 82 anni; due giorni dopo il cinghiale morente che raccoglie le forze residue per scagliarsi contro un cacciatore, ferendolo con le zanne ad un polpaccio. Due incidenti di caccia in poche ore alle spalle di Fiume che hanno suscitato ampio clamore perché non è notizia di ogni giorno l’ attacco di un animale selvatico all’ uomo. L’ episodio dell’ orsa ha scatenato una maggior dose di curiosità e inquietudine nell’opinione pubblica poiché il cacciatore aggredito, Sime Kardum, è stato ferito da un bestione di 200 chili, in un bosco a soli 20 chilometri dal capoluogo quarnerino. Kardum si trova ricoverato al reparto di traumatologia dell’ ospedale di Susak, dove è stato sottopost o a un lungo intervento chirurgico. Un’ operazione necessaria in quanto durante l’ ”incontro ravvicinato” con l’ orsa, l’uomo ha subito serie lesioni a entrambe le braccia, al capo, al torace e alla gamba sinistra. Nonostante le sue condizioni, Kardum ha raccontato l’ episodio ai giornalisti: «Ero appostato nel bel mezzo del bosco e stavo attendendo il passaggio di uno o più cinghiali – ha spiegato – improvvisamente ho visto il cucciolo d’ orso e non ho avuto neanche il tempo di stupirmi visto che la madre si è scagliata in un baleno contro di me. Ho avuto solo il tempo di sparare in aria per spaventarla, ma l’ orsa non si è tirata indietro e mi ha gettato a terra, cominciando a soffocarmi e a graffiarmi. Poi, dopo aver lasciato la presa, ha voluto anche colpirmi con una zampata alla testa. Assieme al piccolo si è diretta verso il folto del bosco, ma ad una quindicina di me tri da me si è di nuovo girata e mi ha guardato ancora prima di sparire». Ferito e sanguinante, l’ anziano cacciatore ha avuto la forza e la prontezza d’ animo di chiamare col cellulare il proprio figlio, anch’ egli cacciatore, dirigendosi verso la propria auto, parcheggiata ai margini del bosco. Kardum ne avrà per diverse settimane, ma – nonostante l’ età e il grave incidente – ha dichiarato di non voler demordere e che appena possibile tornerà a imbracciare il fucile da caccia. Secondo Alojzije Frkovic, considerato tra i più noti esperti in Croazia di grossa selvaggina (soprattutto di orsi, lupi e linci), gli attacchi dell’ orso all’ uomo sono eventi alquanto rari. Infatti, negli ultimi 50 anni in Croazia, vi sono state soltanto 9 aggressioni, di cui una ha avuto esito letale. La tragedia si consumò in un bosco nelle vicinanze dei laghi di Plitvice, in Lika.
GIORNALE DI VICENZA
18 NOVEMBRE 2010
Zuffa tra cani, i padroni all'ospedale
CAMPO MARZO. Due ultrasessantenni feriti per dividere gli animali: uno multato, l'altro denunciato per un coltellino
Marco Scorzato
Vicenza. Era iniziata con una zuffa tra cani, è finita con i due padroni all'ospedale. Feriti e pure inguaiati. Uno è stato denunciato perché ha estratto un coltellino, l'altro multato per non aver custodito a dovere il suo quadrupede.
È successo a Campo Marzo, l'altro pomeriggio nel bel mezzo dell'emergenza alluvione, e ha visto protagonisti due vicentini di mezza età che erano usciti con i loro amici a quattro zampe per una tranquilla passeggiatina nel verde. Stando alla ricostruzione della polizia, sono da poco passate le 15 quando un uomo di 62 anni, residente in città, sta camminando nella zona di viale Dalmazia tenendo al guinzaglio il suo cagnolino. Ad un tratto, la situazione precipita sotto gli occhi dei poliziotti di quartiere dell'ispettore Iacobellis e non lontano da alcuni passanti. Accade quando un can e di taglia più grossa, libero da guinzaglio, si avvicina a quello più piccolo e lo azzanna. A quel punto il sessantaduenne, preoccupato per le sorti della sua bestiola, cerca di dividere i due animali e, per farlo, estrae un coltellino a roncola con il quale pungola l'altro cane. Ma non riesce a completare l'operazione perché, in un attimo, il padrone dell'altro cane, un uomo di 67 anni anch'egli residente in città, si precipita e cerca di frapporsi tra i due cani e l'altro uomo. Nel parapiglia, tra l'abbaiare e i morsi dei cani, entrambi i padroni restano feriti alle mani: all'arrivo dei poliziotti sono leggermente sanguinanti. Entrambi vengono identificati e trasferiti al pronto soccorso del San Bortolo per le medicazioni. Il più anziano ha subito ferite multiple alle mani, causate sia dai morsi dei cani che dalla roncola, e ne avrà per 7 giorni; l'altro ha riportato ferite da morso e ne avrà per 8 giorni. In attesa d i eventuali querele di parte, la polizia ha sequestrato il coltellino e denunciato il possessore per porto di oggetto atto ad offendere. Il 67enne è stato sanzionato per omessa custodia del cane. I due animali, regolarmente detenuti, sono stati segnalati al servizio veterinario dell'Ulss.
NOTIZIE FRESCHE
18 NOVEMBRE 2010
Cane affamato mangia il cadavere della padrona
Nel fine settimana un’anziana donna, Leini Bakelaar-Timmer, è stata trovata morta nella sua casa, nella città olandese di Alblasserdam. Il suo corpo giaceva in avanzato stato di decomposizione. Ciò ha fatto presupporre che la morte sia avvenuta quattro o sei settimane fa e che durante questo tempo il cane della donna, Robbie, non trovando altro cibo, abbia mangiato parte del cadavere della sua padrona. Il cane poteva infatti recarsi in giardino, attraverso una porticina, per dissetarsi, ma non aveva nulla da mangiare.I vicini di casa dell’anziana parlano di lei come di una donna riservata. Stanca dei pettegolezzi aveva scelto di condurre una vita ritirata, senza avere contatti con la gente. Le opinioni sul cane Robbie sono invece divergenti. C’è chi ne è intimorito, e lo ritiene già da te mpo una belva feroce, ma anche chi sostiene che il pastore tedesco era per la donna come un figlio.La donna usciva di casa solo una volta alla settimana per fare la spesa e Robbie restava ad aspettarla, fedele, in macchina. Chi ha potuto osservare l’affezione e l’ubbidienza di Robbie da vicino sostiene che a scatenare il suo comportamento sarebbe stata solo la mancanza di cibo.È comunque escluso che il cane abbia avuto responsabilità nella morte della donna. Ora Robbie è stato affidato ad un canile. Il pubblico ministero olandese potrà però decidere di affidarlo ad una nuova famiglia. Il sospetto che fosse accaduto qualcosa alla signora Timmer è sorto alla polizia perché la donna non ritirava la posta da almeno un mese. La tragica scoperta del cadavere della donna e dello scompiglio dei locali terribilmente sporchi è stata fatta però dal figlio. Un residente del quartiere racconta: “ La scena a cui ha assistito il figlio non riuscirà mai a dimenticarla e se la ritroverà di fronte agli occhi per tutta la vita. Non avremmo mai immaginato che tutto ciò potesse portare a una simile scena horror “.
IL PICCOLO
18 NOVEMBRE 2010
Pericolo caprioli sulla Sr56: 4 incidenti in un mese
di FRANCESCO FAIN MOSSA
Provincia di Gorizia - Quattro incidenti in pochissime settimane. E tutti determinati, loro malgrado, da animali selvatici che attraversano la strada regionale 56. Sono solo gli ultimi sinistri di una lunghissima serie. Dal 2007 ad oggi gli investimenti registrati lungo le strade provinciali sono stati qualcosa come 464. Tabelle alla mano i caprioli morti sono stati 282, le volpi 104, i tassi 45 e i cinghiali 33. Un’autentica ecatombe sulle strade dell’Isontino. Nella fattispecie, gli ultimi incidenti si sono verificati lungo la Sr56 all’altezza di Mossa nel tratto dell’ex statale 56 che si dirige a San Lorenzo Isontino. Due impatti sono avvenuti con cinghiali di circa 30 e 100 chilogrammi, due con caprioli. È facile immaginare i danni subiti dalle autovetture, non risarcibili, perché, come si sa, i cinghiali e i caprioli no n hanno... l’assicurazione. A cui si aggiunge la paura dei poveri conducenti. A denunciare il problema è Sergio Medeot, ex capogruppo comunale di opposizione. «Prosegue dunque, con immutata continuità, la pericolosità in questo tratto stradale. Ciò é dovuto al fatto che non si è provveduto a disporre di un minimo di recinzione i binari ferroviari che costeggiano i boschi del Preval, dai quali gli animali selvatici scendono. «Alcuni anni fa, nella passata legislatura, tale problema - ricorda l’ex consigliere - fu sollevato dal gruppo di minoranza del Comune di Mossa con un’interpellanza. A seguito di tale intervento Ferrovie Italiane comunicò che ciò non era nei suoi programmi, mentre il Comune prese degli impegni per giungere rapidamente a una soluzione. Da quanto si constata tutto è ancora fermo. Sarebbe sufficiente l’installazione di due fili con la corrente a batter ia, cosa che abitualmente fanno i contadini per salvare il seminato. Una spesa non impossibile. In altre parti, dove il problema sussiste, sono stati attivati sistemi deterrenti ancora più moderni; ad esempio panelli stradali con catarifrangenti o sonori, che attivano una luce o un suono al sopraggiungere delle autovetture, facendo così desistere l’attraversamento. È auspicabile che qualcosa venga fatto prima che succeda qualcosa di molto più grave». Quello degli animali in strada è un rischio reale, più volte segnalato sulle pagine di questo giornale. Con l’arrivo della bella stagione, aumentano gli «avvistamenti», per esempio, di cinghiali lungo le strade dell’Isontino e sulla linea ferroviaria Trieste-Udine. Con tutte le conseguenze facilmente prevedibili: frenate improvvise e rischi, tutt’altro che remoti, di incidenti. Il problema era stato sollevato a più riprese anche a Cormons e dalla municipalità di Mossa.
LA ZAMPA.IT
18 NOVEMBRE 2010
Volpi e nutrie rompono gli argini in Veneto
Federfauna accusa gli animalisti

Tra le cause delle gravi inondazioni in Veneto ci sarebbe anche l'azione di volpi e nutrie, che costruiscono le loro tane in corrispondenza degli argini, facendoli crollare. A dire ciò, come riferisce il portale web BigHunter.it, è stato l'ex direttore della Protezione Civile Guido Bertolaso il 10 novembre scorso, quando ha riferito alla Camera dei Deputati sui recenti eventi alluvionali. Bertolaso avrebbe sottolineato che nessuno ha mai dato alle autorità competenti gli strumenti per intervenire ed eliminare le tane.
Immediata la reazione di Sergio Berlato, FederFauna e Confavi, che hanno rimbalzato tale responsabilità agli animalisti, colpevoli di far saltare sistematicamente i piani di controllo delle amministrazioni per ridurre la massiccia presenza di questi animali.
«I provvedimenti - scrive in una nota Federfauna - sono sempre stati avversati dalle associazioni animaliste, prima fra tutte la Lac, ma anche l'Enpa, la Lav ed altre, che hanno presentato in piu' occasioni ricorsi al Tar ed ottenuto talvolta la sospensione degli stessi».
Essendoci specifici articoli del Codice Penale tesi a punire chi cagiona una inondazione, ma anche chi, con la propria azione od omissione colposa, fa sorgere o persistere il pericolo di un disastro, FederFauna e Confavi hanno deciso di presentare un esposto presso tutte le Procure competenti, per chiedere alla Magistratura di accertare tali responsabilità.
CORRIERE DELLE ALPI
18 NOVEMBRE 2010
Tasso morto, colpa della rabbia
SOVRAMONTE (BL). La rabbia ricompare nel feltrino e colpisce un animale selvativo, un tasso ritrovato a Sovramonte, risultato positivo al virus. Ma il dipartimento di prevenzione dell’Usl 2 non si fa cogliere impreparata e sta già impartendo le direttive per il secondo richiamo ai cani domestici che in tre anni dovrebbero raggiungere la completa immunità al virus, potenzialmente pericolosissimo anche per gli umani. Risale a mercoledì 10 novembre il ritrovamento di un tasso morto a Faller di Sovramonte (nella foto), risultato positivo alle analisi di laboratorio per il virus. L’istituto zooprofilattico delle Venezie mercoledì ha reso noto il risultato degli esami che segnano un ritorno della malattia nelle nostre zone a distanza di cinque mesi dall’ultimo caso, un altro tasso rinvenuto a Fonzaso lo scorso 18 giu gno. Il segnale era atteso dagli addetti ai lavori e non coglie impreparati poiché, con lo spossamento delle volpi giovani, le probabilità di diffusione subiscono un aumento naturale. Va considerato in proposito che solo il cinquanta per cento circa delle volpi presenti sul territorio arriva a consumare le esche vaccinali distribuite in quota. L’Usl ha avviato la quarta fase della campagna vaccinale orale delle volpi che ha cominciato a interessare l’intera provincia a partire da martedì scorso. Per quanto riguarda la vaccinazione della popolazione canina, i servizi veterinari del dipartimento di prevenzione dell’Usl 2 stanno predisponendo le linee operative per la gestione della nuova campagna che ricalcherà quanto messo in atto nell’inverno scorso.
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