18 MARZO 2010

NOVE DA FIRENZE
18MARZO 2010
 
La polizia municipale sequestra un cucciolo usato per chiedere l’elemosina
 
 
Empoli (FI) - Chiedeva l'elemosina in via del Giglio e per commuovere i passanti usava un cucciolo di cane. Alcuni cittadini hanno segnalato la cosa alla polizia municipale che si è attivata multando l'uomo e sequestrando il cucciolo, sprovvisto del chip di riconoscimento, che adesso si trova al canile municipale. I fatti risalgono ad alcuni giorni fa.La polizia municipale è intervenuta in forza del regolamento per la tutela degli animali che vieta, in tutto il territorio di Empoli, la pratica dell’accattonaggio utilizzando animali ed in particolare "madri con cuccioli, cuccioli, soggetti giovani in genere, animali selvatici o animali non in buono stato di salute o in evidente stato di maltrattamento o comunque animali tenuti in modo tale da suscitare l’altrui pietà".

IL SECOLO XIX

18 MARZO 2010

 

Dieci cani maltrattati salvati e liberati a Cassine

L''intervento
Blitz di carabinieri e vigili. Coppia nei guai

 

Cassine (AL). Vivevano in casa alla periferia del paese in uno stato di degrado. Con loro una decina di cani praticamente segregati in una cantina senza avere la possibilità di vedere il sole. Protagonisti di questa storia sono un uomo ed una donna conviventi. Per lui A. B., 56 anni, residente a Roccaverano ma domiciliato in corso Acqui, a Cassine la Procura di Acqui Terme ha imposto un trattamento sanitario obbligatorio e il trasferimento nella casa di cura a Reggio Emilia. Lei, R.G., 56 anni, rischia una denuncia per maltrattamento di animali. Una triste storia che ieri si è conclusa con un blitz dei carabinieri di Cassine, della polizia municipale e del personale della Asl che ha già provveduto a sequestrare gli animali. Un blitz programmato non solo per liberare i cani ma soprattutto per imporre all'uomo, già conosciuto in paese per la sua intemperanza, di sottoporsi a quelle cure imposte dalla Procura già da diversi mesi. Cure che avrebbero dovuto svolgere presso il centro di igiene mentale di Acqui Terme ma che di fatto l'uomo ha sempre rifiutato. Per questo motivo quindi la Procura del centro termale, che evidentemente ritiene A.B. potenzialmente pericoloso, ha disposto il trasferimento a Reggio Emilia. Trasferimento effettuato già ieri mattina non senza difficoltà viste le forti resistenze non solo di A. B. ma anche della convivente.
«Per fortuna si sono decisi ad intervenire - commentano in paese alcuni anziani - Si sapeva che in quella casa c'era qualcosa che non andava». In effetti la scena che sim è presentata ai militari ieri mattina non è stata delle migliori. Per entrare in casa, invasa da una montagna di sporcizia e da un fetore impressionante, i carabinieri, la polizia municipale e il personale dell'Asl hanno difendersi con mascherine e guanti. Avanzi di cibo, lattine vuote, bidoni e vecchie pentole erano ammucchiate in cucina.
Per non parlare della cantina dove i cani erano segregati senza avere la possibilità di vedere la luce. Nessuno di loro è risultato essere provvisto di microchip e otto non erano provvisti nemmeno di tatuaggio come la legge invece impone. Anche per questo motivo R. G., intestataria della casa, rischia una denuncia per maltrattamento agli animali.


ROMAGNA OGGI
18 MARZO 2010
 
Rocca San Casciano (FC), è allarme bocconi avvelenati
 
 
 
ROCCA SAN CASCIANO (FC) - Gli ultimi avvelenamenti di cani nei dintorni di Rocca San Casciano hanno indotto il sindaco Rosaria Tassinari ad ampliare una precedente ordinanza per bonificare e tabellare le zone a rischio bocconi avvelenati oltre alla località Prato Calcio S. Maria. Negli ultimi mesi sono già oltre dieci i cani morti a causa degli  avvelenamenti, salvo pochissimi che si sono salvati, grazie al pronto intervento dei proprietari che sono ricorsi al veterinario.Queste le altre zone bonificate e tabellate: via S. Donnino poderi Cagnana, Campodonico e Casetto Tovera, via S. Stefano località Tirli, via della Terra località S. Stefano podere Ghetti, località Cutizzano, via Aldo Moro località Monticino lungo la strada provinciale 23. All'ordinanza verrà data la massima diffusione al fine di segnalare le zone a rischio anche per evitare pericoli alla popolazione.Dalle analisi effettuate dal servizio veterinario sulle viscere di alcuni cani morti risulta che le esche erano state avvelenate con pesticidi. L'ordinanza del sindaco chiede anche alle forze di polizia d'intensificare controlli di prevenzione e repressione nei confronti dei responsabili di questi atti inqualificabili.Nella mattinata di giovedì 18 marzo è previsto un incontro con il Prefetto, la Questura il Sindaco di Rocca San Casciano  le Forze Dell'ordine per affrontare la problematica della recrudescenza del fenomeno dei bocconi avvelenati.Commenta il sindaco, Rosaria Tassinari: "Il fenomeno, per l'amipiezza che ha assunto, è divenuto veramente inquietante. L'impegno per la prevenzione e per la repressione di questo barbaro comportamento dovrà essere massimo. Spiace constatare che questi fenomeni sono divenuti vere e proprie situazioni di sofferenza non solo per i cani ma anche per i proprietari che sono legati ai loro animali da un sentimento di grande affezione. Conclude il sindaco: "La strage di cani è veramente un barbaro  fenomeno che non è degno di persone civili."
CORRIERE DELL'UMBRIA
18 MARZO 2010
 
Emergenza bocconi killer Avvelenati anche altri cani.
L’Enpa denuncia: “Decine di segnalazioni ogni giorno”.
 
 
 
GUBBIO (PG) - “Chi ha avvelenato la mia Kim non può neanche immaginare il dolore che ho provato”. A parlare è la signora Antonella Mocci, ancora provata per quello che è successo alla sua cagnolina, un bellissimo Labrador nero che da cinque anni la accompagna ovunque. Antonella è non vedente e per lei Kim, oltre ad essere una fedele amica, rappresenta la possibilità di muoversi autonomamente. Domenica scorsa al rientro da una passeggiata, la cagnolina ha cominciato a stare male. "Ho cercato di aiutarla dandole del sale. Ho passato momenti terribili, non riuscivo a trovare un veterinario quando finalmente è intervenuta la dottoressa Maica Bei". Kim è stata avvelenata, un boccone killer. Adesso sta bene, ma rimane tanta rabbia per quanto successo. "Il cane dà la vita, dietro un animale ci può essere un anziano, un bambino, una persona non vedente. Ma lo sanno quanto lavoro c'è per un cane guida? Due anni di addestramento, poi tutto il periodo per creare un rapporto stretto. Quello che mi ha dato Kim non me lo ha dato nessuno". Se fosse morta la signora avrebbe dovuto aspettare tanto tempo prima di avere un altro cane, aggiungendo un grande vuoto al dolore. È grazie a Kim che tutte le mattine Antonella prende il pullman e raggiunge la Procura di Perugia dove lavora. "Voglio ringraziare tutti coloro che domenica mi hanno aiutata e mi sono stati vicino. Tra gli altri la dottoressa Rogari, Cecilia e Fabio, l'avvocato Riccardo Fornaia, Manuela Moscetti, Rita Bonci, Francesca Bellucci e suo marito Stefano". Purtroppo quanto successo a Kim è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi del genere. Per i bocconi killer a Gubbio è vera emergenza. Lo sanno bene i volontari dell'Enpa ai quali arrivano tante segnalazioni. Tra gli ultimi casi quelli a Torre dei Calzolari e a Madonna del Ponte, fatto ancora più grave, nei pressi dell'asilo. Ma non solo. Nei giorni scorsi una volontaria si è vista ritornare a casa, nella zona di Dondana, il proprio cane con i segni di un "laccio". C'è stato anche chi ha avuto il coraggio di abbandonare sei cuccioli di cane in un bidone del vetro in via Aristotele. Sono stati recuperati con l'aiuto dei vigili del fuoco, ma erano troppo piccoli per sopravvivere e sono morti tutti. Ogni caso è stato denunciato. Il corpo forestale dello Stato, affermano dall'Enpa, sta facendo tanto con controlli continui e serrati. Ma quello che manca è la cultura del rispetto degli animali. L'appello dall'Enpa è di segnalare qualsiasi episodio del genere alle autorità competenti, per aiutarle a fermare questo scempio.
CORRIERE DI RIETI
17 MARZO 2010
 
I randagi di Contigliano in Parlamento
Dopo l’azione dell’Enpa il sindaco Angelo Toni ribadisce di aver agito nel rispetto degli animali. Interrogazione della senatrice radicale Poretti al ministro Prestigiacomo.
 
 
 
Paolo Giomi
 
CONTIGLIANO (RI) - Da una parte il sindaco Angelo Toni, destinatario della “mozione di sfiducia” avviata dall’Ente Nazionale Protezione Animali, che afferma non solo che “a questo ente (il Comune di Contigliano, ndr) non è pervenuta, a tutt’oggi, alcuna diffida da parte dell’Enpa”, ma anche di “essere curioso di sapere se l'Ente Protezione Animali sta dalla parte dei gestori dei canili oppure si preoccupa del benessere dei cani”. Dall’altra parte la senatrice dei Radicali Donatella Poretti, la quale, per contro, ha portato la vicenda dei quaranta cani del Comune di Contigliano - attualmente residenti presso un canile privato di Stroncone, nel Ternano, e, secondo la ricostruzione fatta dall’Enpa, che l’esponente di Palazzo Madama giudica “voci ben informate”, in procinto di essere trasferiti prima presso la struttura di Rieti, quindi in Germania - fin sopra i banchi del Parlamento. Attraverso un’interrogazione rivolta direttamente al Ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo. “Da più parti - scrive la Poretti - "è stata ripetutamente denunciata la prassi dei trasferimenti all'estero come un modo vergognoso da parte delle amministrazioni comunali di risolvere il problema del randagismo, e di sottrarsi così agli obblighi e ai compiti attribuiti dalla legge. E' noto che la maggior parte degli animali, una volta arrivata all’estero, letteralmente sparisce, finendo, come si ha fondato motivo per supporre, in laboratori dove si pratica la vivisezione." Da qui la richiesta al Ministro Prestigiacomo di “adottare tutte le misure necessarie ad impedire che le bestiole vengono condannate ad una sorte ingiusta, e di adoperarsi affinché sia drasticamente scoraggiata la tendenza, che, purtroppo, si sta diffondendo nel territorio nazionale, di aggirare la legge e gli oneri richiesti tramite la deportazione all'estero dei malcapitati randagi”. Ma da via del Municipio, sede del Comune di Contigliano, il sindaco Angelo Toni ritiene opportuno fare alcune precisazioni sulla vicenda: “Conoscendo le difficoltà economiche dei comuni e avendo constatato che questo ente affronta una spesa, per il mantenimento dei cani randagi nei canili rifugio, di ben 60mila euro ogni anno - dice - questa amministrazione , fin da settembre del 2009 ha promosso una campagna di adozioni dei propri cani randagi, denominata "regalati un amico" con il duplice scopo di ridurre la spesa complessiva per il ricovero degli animali, e nello stesso tempo per migliorare le condizioni di benessere dei cani, sensibilizzando i cittadini sul problema del randagismo. Grazie a questa campagna - prosegue Toni - un’associazione animalista regolarmente registrata che da anni opera in provincia di Rieti si è fatta carico di trovare una famiglia per questi animali, altrimenti destinati a restare a vita in un box del canile rifugio. I cani regolarmente identificati con microchip, fotografati, filmati, sterilizzati ed iscritti all'anagrafe canina sono seguiti, con rigore, dalla associazione animalista sino alla destinazione garantendo il loro benessere e la loro incolumità”.

VIDEO PIEMONTE.IT

18 MARZO 2010

 

Traffico illecito di animali: trovati 58 cuccioli

 

Verbania - Nemmeno i cuccioli, agli occhi di qualche persona, fanno tenerezza. Nemmeno un cagnolino riesce a strappare una buona azione a certi individui particolarmente attaccati al denaro.. In alcuni casi, come nell'episodio avvenuto a Gorla Maggiore, gli animali sono addirittura visti come fonte di profitto illegale.
I nuclei investigativi di Verbania e Varese del Corpo Forestale dello Stato hanno perquisito un'abitazione e un negozio rinvenendo 58 cuccioli di cane tenuti in condizioni definite "non conformi" dalle forze dell'ordine. "Non conformi" è purtroppo un eufemismo: al buio, senza adeguata aerazione e in contenitori di plastica troppo piccoli.
Tutti cuccioli di età compresa tra i due e i tre mesi, arrivavano dall'Est Europa. Ancora poco chiare le modalità dell'importazione. Si sospetta che i cuccioli facciano parte di un vasto traffico illecito di cuccioli dall'oriente.


IL MATTINO DI PADOVA
18 MARZO 2010
 
Cittadella, rapita cucciolata di labrador
I ladri non toccano altro: spariscono la cagna e i tre piccoli col pedigree. Il colpo nella notte fra martedì e mercoledì. La proprietaria: "Negli ultimi giorni avevo notato movimenti strani. Alcune auto si fermavano, chi stava a bordo buttava l’occhio nel giardino di casa nostra"
 
 
 
Labrador in una foto d'archivio
 
CITTADELLA (PD). Rapita una cucciolata di labrador, «colpevoli» di avere un pedigree. I ladri se li sono messi nel sacco insieme alla loro mamma, nella notte fra martedì e ieri, in via Campanello a Facca. Per la proprietaria, un colpo al cuore: era una nidiata bellissima. Ora sta preparando dei volantini per dare l’allarme, per ritrovare i cuccioli. È disperata. «Maggie, la mamma labrador, ha tre anni - racconta la donna - mi è stata regalata da mio figlio per la festa della mamma. Una bestiola dolcissima, i miei nipotini le sono tanto legati, è il loro bambolotto. A fine gennaio sono nati tre cuccioli: due maschietti e una femminuccia. Un parto difficile, è dovuto intervenire anche il veterinario per far nascere i cagnolini. Fin da subito ha allattato e loro crescevano, c’erano già due persone che avevano chiesto di poter avere un cucciolo, una volta portato a termine lo svezzamento». Aveva dei sospetti, c’era qualcosa che non andava: «Negli ultimi giorni ho notato dei movimenti strani, alcune auto passavano, si fermavano, buttavano l’occhio all’interno della nostra abitazione; Maggie era fuori, con l’aprirsi della stagione primaverile se ne stava in giardino».
Nella notte, i ladri si sono fatti vivi: «Li avevo lasciati nel cestone, in taverna. Ieri mattina mi sono svegliata, non ho trovato nessuno». Solo il pentolino, che conteneva l’acqua. «Si sono portati via anche il mangime. E poi non hanno toccato nulla, hanno forzato la porta, il loro obiettivo erano i nostri labrador». Erano cani di razza, con pedigree. Di valore. «Ora sto preparando dei volantini, lancio un appello alle persone sensibili, vorremmo tanto ritrovare la nostra Maggie e i suoi cuccioli. Spero non facciano loro del male».

IL GIORNALE

18 MARZO 2010

 

Una «lista nera» dei condannati per reati contro gli animali: la chiede l'Aidaa

L'associazione animalista chiede al governo di rendere pubblici i nomi delle persone che si rendono responsabili di maltrattamenti, uccisioni, sfruttamento, corse clandestine. E propone di impedire loro di acquistare o adottare un'altra bestiola per evitare la recidiva

 

ANDREA CUOMO

 

Una lista pubblica con i nomi dei condannati per violenza contro gli animali e il divieto per costoro di possedere in futuro un altra ignara bestiola. È la richiesta fatta al governo dall'Aidaa (associazione italiana difesa animali e ambiente). «Crediamo - spiega Lorenzo Croce, presidente nazionale di Aidaa e promotore dell'iniziativa - che sia necessario rendere pubblico il nome delle persone che sono condannate per i reati contro gli animali o che usano animali per commettere reati e allo stesso tempo chiediamo che queste persone siano interdette in maniera perpetua dal poter acquistare, tenere, accudire, possedere, allevare o adottare qualsiasi animale in modo da evitare qualsiasi rischio di recidiva». Rischio che, stando alle liste nere compilate dalle associazioni animaliste, è molto alto, se è vero che circa il 90 per cento dei reati segnalati è compiuto da persone che si sono già resi protagonisti di episodi simili.
In Italia ogni anno vengono denunciati almeno 55mila reati contro gli animali (maltrattamento, uccisioni, truffe, violenze generalizzate, canili lager, corse e combattimenti clandestini) e di questi solamente il 12 per cento viene preso in carico dai tribunali italiani e solo nel 3 per cento dei casi si arriva a istruire un vero e proprio procedimento giudiziario che arriva a sentenza mente nel restante 85 per cento dei casi le denunce e gli esposti restano lettera morta. «Quindi - spiega Croce - se da una parte occorre incentivare l'attività di repressione contro questi reati, dall'altra è importante che i nomi di coloro che sono condannati in via definitiva per questo tipo di reati vengano resi pubblici, cosi come avviene ad esempio in California».
«Su questa vicenda - conclude Croce - ho scritto oggi una mail al sottosegretario Francesca Martini invitandola ad un impegno in tal senso. Sarebbe un passo di grande civiltà e allo stesso tempo un modo per alleggerire i tribunali di centinaia di denunce per reati contro animali che molto spesso non vengono prese nemmeno in considerazione dalla magistratura, anche se a commettere tali reati sono spesso persone già precedentemente segnalate e oggetto di denunce ed esposti in quanto responsabili di reati e violenze ai danni di animali».


LA NUOVA FERRARA

18 MARZO 2010

 

Da oggi in paese il grande circo Miranda Orfei

 

BONDENO (FE). La notizia è destinata a fare felici soprattutto i più giovani, ma anche tutti gli appassionati di spettacoli circensi. Da oggi (fino al 22) sarà a Bondeno il circo internazionale di Miranda Orfei.  Vasta la carrellata di numeri di alta scuola, con tutta la famiglia Montemagno di scena. Il circo, che occuperà una vasta area in via Rossaro, è contraddistinto da un ricco show di animali, con il domatore Massimo Piazza. Aninali che faranno capolino in vari momenti dello spettacolo. Tra loro: leonesse, una tigre asiatica, un cammello, ed ancora lama, struzzi, bisonti, zebre e persino un ippopotamo. Il tutto condito da numeri equestri e una curiosa partita a calcio tra cani boxer. La troupe Julian, premiata con il prestigioso “clown d’argento” al Festival del Circo, a Montecarlo, si esibirà. Lo spettacolo è completato da una parata degli animali esotici e dalle “uscite” dell’imprevedibile clown David Cavedo. Carrellata finale con un elefante indiano, recentemente “ingaggiato” come testimonial delle campagne pubblicitarie di Tim (con De Sica) e Alitalia. Il circo propone due spettacoli quotidiani, nel tardo pomeriggio (17 nei feriali, 15,30 nei festivi) e in prima serata, alle 21 nei feriali e alle 18,30 nei festivi.


MESSAGGERO VENETO UDINE

18 MARZO 2010

 

Zoo e numeri mozzafiato: è spettacolo con il Medrano

 

Valentina Coluccia

 

Udine - Avete voglia di visitare il più grande zoo viaggiante d’Europa? Allora, grandi e piccini preparatevi: da oggi infatti, partono gli spettacoli del circo Medrano, allo stadio Friuli, con la possibilità, appunto, di vedere i tantissimi animali che viaggiano con questo circo, in tournèe ben dal 1972 e cioè tigri, elefanti, rinoceronti, giraffe, cavalli e tanti altri che si esibiscono insieme ad artisti circensi che si sono distinti, più e più volte, alla più importante manifestazione dei circhi d’Europa: il Festival del circo di Montecarlo. «Quest’anno il circo Medrano – ha spiegato il responsabile delle pubbliche relazioni del Medrano, Marino Alberti – si è portato a casa ben due clown d’argento per il numero dei trapezisti, i Flying Michael e per quello delle Otarie dei Duss. Ma in passato - ha spiegato ancora Alberti – gli artisti che lavorano con questo circo hanno vinto anche due prestigiosissimi premi come i Clown d’oro, il riconoscimento che i reali di Montecarlo assegnano ai migliori circhi nel mondo». Entrando nello specifico degli spettacoli che saranno proposti, sarà possibile vedere dei numeri straordinari affidati ai giovani Casartelli, la famiglia fondatrice del circo Medrano il cui capostipite, Leonida Casartelli, è nato a Pasian di Prato e performances mozzafiato di artisti che provengono da tutto il mondo. «I Casartelli – ha spiegato ancora Marino Alberti – focalizzano da ben sette generazioni tutta la propria esperienza, competenza e talento nell’ideare e realizzare ogni anno uno spettacolo nuovo ed emozionante, che rimane per sempre impresso nelle menti e nei cuori dei piccoli e dei grandi spettatori che vi partecipano. Questa lunga storia di amore, sacrificio,orgoglio viene messa in scena ogni giorno». Parlando del programma, lo spettacolo dura circa due ore e venti e comprende esibizioni di quadrille Equestre e passi a due, volteggi romantici al trapezio ed evoluzioni di scatenati acrobati. Non mancano neppure i momenti di comicità, affidati ai due clown del Medrano, Otto e Vladi, e al ventriloquo Kevin, mentre la suspense è affidata all’attesissimo numero della gabbia dove Redy Montico, un giovane, ma già affermato addestratore di tigri e leoni terrà tutti col fiato sospeso. «Un altro numero davvero eccezionale per l’abilità degli artisti impegnati- conclude il pr del Medrano – sarà quello dei motociclisti nel globo della morte. In uno spazio di tre metri ruoteranno nel globo addirittura in cinque contemporaneamente». Spettacoli da oggi a domenica, nel piazzale dello stadio, ad Udine, con i seguenti orari: oggi e venerdì due spettacoli alle 17.30 e alle 21, sabato tre spettacoli, alle 15.30, alle 18 e alle 21; domenica due spettacoli, alle 15.30 e alle 18.


IL TIRRENO

18 MARZO 2010

 

I soldi sono andati all'Enpa di Roma

 

GROSSETO. «Vorrei che fosse chiaro un aspetto di tutta questa vicenda tristissima. Agli atti del processo risulta che l’imputato ha versato un assegno da 1.000 euro all’Enpa. È vero, è verissimo. Ma la somma è finita all’Enpa di Roma, non a quello di Grosseto».  Marlena Giacolini torna sulla questione del procedimento penale per l’uccisione dei cuccioli. Perché incuriosita dalla scelta difensiva del versamento dell’assegno, che ignorava, preludio al patteggiamento da 1.900 euro per quanto avvenuto quel 16 novembre 2006 a Cerro Balestro, ha voluto fare accertamenti negli uffici giudiziari di Grosseto.  «Non sapevo nulla come avevo spiegato l’altro giorno - dice adesso la presidente provinciale dell’Ente protezione animali - perché il denaro non è finito all’Enpa Grosseto: quell’assegno, datato 9 ottobre 2008, è finito a Roma dove, anche qui ho fatto delle ricerche, ignoravano di quale vicenda si trattasse».  E Marlena aggiunge: «Il gesto non vale la pelle di questi animali. È una strategia difensiva che non può trovare la mia approvazione, in alcun modo. Ripeto ciò che ho detto l’altro giorno: non avrei accettato da lui né 1.000 né 100.000 euro»


MATTINO DI PADOVA

18 MARZO 2010

 

Sospeso il veterinario Ruffin

 

Nicola Cesaro

 

ESTE (PD). Un mese di sospensione, a partire da lunedì. Non potrà esercitare la professione fino al prossimo 13 aprile il dottor Gianni Ruffin, medico veterinario con ambulatorio in via Caldevigo 25 ad Este. A rendere esecutiva la sospensione è stato l’Ordine dei medici Veterinari di Padova, con una lettera inviata lo scorso 10 febbraio agli organi istituzionali, giudiziari e sanitari, nonché a tutti gli scritti all’Albo.  Il documento è firmato dal presidente dell’Ordine, il dottor Lamberto Barzon, che non ha voluto aggiungere alcun commento alla sanzione. Il provvedimento, che ha messo in vigore la sospensione dal 15 marzo, è stato diretto a Ruffin in quanto il consiglio direttivo dell’Ordine avrebbe individuato nell’attività del veterinario un conflitto di interessi piuttosto grave. Il medico è infatti socio di «Cani e Gatti», società specializzata nell’allevamento di cani e felini gestita dalla moglie di Ruffin. La sede della società si trova vicino allo studio veterinario del medico. Secondo l’Ordine, Ruffin non potrebbe essere socio della «Cani e Gatti»: «Sostengono che qualora un animale, uscito dall’allevamento, fosse visitato nel mio ambulatorio - spiega lo stesso Ruffin - io potrei omettere qualche elemento nella diagnosi, per coprire eventuali anomalie nella salute di cani e gatti allevati dalla “Cani e Gatti”. Mi pare un’evidente forzatura». Il ruolo di Ruffin, a dire dell’Ordine, non sarebbe deontologicamente corretto. Il medico ha già presentato ricorso alla proposta di provvedimento (che era stato preso nel settembre 2008), ma lo scorso 5 gennaio la commissione centrale per gli esercenti di professioni sanitarie ha respinto la tesi difensiva di Ruffin. Nel frattempo, accettando la sospensione, Ruffin dichiara di avere le spalle coperte, a detta anche del proprio legale.  «Non trovo peraltro corretto che la lettera con la quale si dà esecutività al procedimento sia stata inviata a tutti colleghi - sottolinea Ruffin - Fino a poco tempo fa questa non era la prassi adottata. Questo metodo viola il diritto di privacy e crea tensioni tra medici». Tensioni che non mancherebbero, ultimamente, all’interno dello stesso Ordine.


IL TIRRENO

18 MARZO 2010

 

SMARRIMENTO

 

È stato smarrito in località Cedrino (LI) un cane meticcio con il pelo rosso e nero, provvisto di microchip e collarino in acciaio. Chi lo trovasse è pregato di contattare il numero 3477334420

 

http://persietrovati.blogspot.com/2010/03/cecina-li-smarrito-cane-meticcio.html


LA NUOVA ECOLOGIA
18 MARZO 2010
 
Tanzania, no della Cites alla vendita di avorio
Il paese africano chiede di poter vendere uno stock di 90 tonnellate d'avorio ricavato dall'abbattimento legale e dalla mortalità naturale. Ma la Cites è preoccupata per l'assenza di controlli sul mercato illegale
 
 
La segreteria della Cites, la convenzione per il commercio internazionale di specie selvagge minacciate, si raccomanda di respingere la richiesta della Tanzania di poter vendere uno stock di 90 tonnellate d'avorio, argomentandola con l'assenza di controllo sulla presenza sul mercato di avorio illegale. Nel suo documento il segretariato si dice "preoccupato" sulla reale capacità delle autorità della Tanzania di lottare contro il traffico illegale di avorio. "Gli sforzi nella lotta contro il bracconaggio in certe regioni del paese sembrano inadeguate, gli stock d'avorio non possono essere verificati e i controlli sul traffico d'avorio che passa per la Tanzania non sembra essere sufficiente".Viene quindi "raccomandato" agli stati aderenti alla convenzione riuniti in conferenza a Doha fino al 25 marzo, di non autorizzare questa vendita di avorio, ricavato - secondo la Tanzania - dall'abbattimento legale e dalla mortalità naturale.
L'elefante africano è iscritto all'annesso primo della Cites, il che significa che questa specie è minacciata d' estinzione e che qualsivoglia commercio che lo riguarda è proibito, salvo che in quattro paesi dell'Africa australe: Sudafrica, Zimbabwe, Botswana e Namibia.Adducendo la 'buona salute' della propria popolazione di elefanti Tanzania e Zambia hanno chiesto il declassamento dei loro elefanti dall'Annesso I. Per Celine Sissler-Bienvenu, esperta di elefanti del Fondo mondiale per la protezione degli animali (Ifaw) "la raccomandazione del segretariato riguarda soprattutto lo Zambia, che secondo numerose prove sarebbe implicato in alcuni traffici". Secondo l'Ifaw, che chiede di mantenere la moratoria totale sulla vendita di avorio decisa dalla Cites nel 2007, gli elefanti di questo paese "hanno subito un declino consistente nel corso degli ultimi 30 anni e stanno cercando di recuperare gli effetti del bracconaggio intensivo degli anni '80''.

Animalieanimali

18 MARZO 2010

 

BRACCONAGGIO: AL VIA IL PROCESSO ALLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI
Per le vasche di Villa Literno e Castelvolturno

 

Associazione per delinquere ai danni dell’ambiente e della collettività, bracconaggio, utilizzo illegale delle acque, truffa a enti pubblici, lottizzazione abusiva, danni alla rete idrica, occupazione di aree demaniali. Sono i reati contestati a 14 persone, tra le quali noti esponenti della criminalità organizzata, nell’ambito dell’indagine denominata “Volo libero”, coordinata dal Pubblico Ministero Donato Ceglie della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (CE) e condotta da Ultimo, l’ufficiale dei Carabinieri che nel 1993 arrestò Totò Riina.
Il processo inizia domani 19 marzo presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e vedrà la LAV Lega Anti Vivisezione e la LIPU BirdLife Italia costituirsi parte civile, patrocinati dall’AVV. Maria Elena Porcù. Secondo l’accusa formulata dalla Procura, gli imputati si sarebbero impadroniti in modo illecito di un ampio territorio in buona parte demaniale Villa Literno (CE), in località Soglitelle, dove avrebbero realizzato 40 manufatti abusivi nei pressi di altrettanti laghetti al fine di adibire la zona a riserva di caccia. In tale area gli imputati avrebbero gestito un’attività venatoria illegale in periodi non consentiti dalla legge e nei confronti di specie protette. L’accusa è anche quella di aver deviato illegalmente le acque ai danni del Consorzio Generale di Bonifica e di aver truffato alcuni enti pubblici. Secondo la Procura, alcuni dei promotori di tali attività sono noti appartenenti alla criminalità organizzata
Dopo l’operazione, e i dubbi che sorsero sul destino di quelle aree, la LIPU lanciò un appello proponendo di creare una zona protetta con tutte le strutture adatte a ospitare i visitatori, itinerari guidati e pannelli esplicativi. Tale appello venne raccolto dalla Giunta Regionale della Campania che con la delibera n.2033 del 13 dicembre 2006 inserì le vasche nella Riserva Naturale Foce Volturno e Costa di Licola.
“Ma da allora tutto è fermo – dichiarano la LAV e la LIPU-BirdLife Italia - nessun intervento di gestione e manutenzione, né tanto meno progetti di educazione ambientale e di fruizione del territorio. A cinque anni dal sequestro, nonostante la presenza di tre soggetti istituzionali, il Ministero dell'Ambiente, custode giudiziario delle vasche, la Regione Campania e l'Ente di Gestione della Riserva, ci risulta che l’area vige in uno stato di abbandono invasa da rifiuti speciali e che ancora oggi qualche bracconiere incallito continua a sparare. Ci auguriamo – concludono La LAV e la LIPU-BirdLife Italia - che questo processo possa essere l'occasione per svegliare le coscienze e dimostrare, con i fatti, che lo Stato e la Regione sono in grado di gestire il territorio efficacemente e meglio dei bracconieri. Quindi bonifica dei siti, attrezzature per la fruizione naturalistica, sorveglianza, manutenzione, produzione agricola di qualità, ricerca scientifica, occupazione sostenibile. E' la cosa migliore per spazzare via la cultura della violenza e dare una speranza di futuro ai giovani”.

LE VASCHE DELLE SOGLITELLE
La storia delle vasche delle Soglitelle ha inizio nel 2001 con l’operazione “Volo Libero” condotta dal Comando Carabinieri Tutela Ambiente e dalle Guardie Volontarie della LIPU e della LAV, che portò alla denuncia di numerosi bracconieri e al sequestro di armi e fauna selvatica protetta. Doveva essere un'operazione di polizia di routine, invece divenne una grande campagna per la legalità. Il 23 gennaio 2005 scattò il maxiblitz che diede la svolta: il Pubblico ministero Donato Ceglie incaricò il Comando Carabinieri Tutela Ambiente di sequestrare le vasche.
Le vasche sono costituite da uno specchio d’acqua appositamente preparato con piante palustri che riproducono l’ambiente naturale degli uccelli acquatici. Al centro dello specchio d’acqua i bracconieri vi collocano sagome di uccelli o addirittura anatre legate oppure rinchiuse in gabbie. Gli uccelli migratori vengono attratti con richiami acustici elettromagnetici vietati che riproducono i versi delle specie da abbattere; le vasche sono tutte munite di appostamenti fissi, in muratura chiamati in dialetto “puosti”. Sulle vasche si spara tutto l'anno, ad aironi, falchi, cavalieri d'Italia; uccelli protetti e bellissimi che attraversano due continenti durante il periodo migratorio per poi finire impagliati nel salotto di qualche collezionista. Questa forma di bracconaggio è un fenomeno sociale diffuso, ma rappresenta anche un modo per le organizzazioni criminali di controllare il territorio e sottrarlo alla società civile.


ADN KRONOS

18 MARZO 2010

 

‘Cani paracadutisti’, è polemica per l’uso militare degli animali

 

Roma - Cani che saltano da migliaia di metri d'altezza per scopi militari, umanitari e missioni di soccorso. Una inchiesta del britannico 'Telegraph' ha riacceso la polemica sull'uso degli animali in guerra, una pratica condannata dal presidente dell'Enpa Carla Rocchi.

 

VIDEO

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Cani-paracadutisti-e-polemica-per-luso-militare-degli-animali_137874732.html


ADN KRONOS

18 MARZO 2010

 

Da noi per abituarsi ai rumori vengono portati in elicottero

Cani parà lanciati in zone di guerra, scoppia la polemica

Roma (Ign) - Cani che saltano da migliaia di metri d'altezza non solo per scopi umanitari e missioni di soccorso. La veterinaria: "Il rapporto di simbiosi che si crea con il padrone fa sì che non soffra. Rocchi (Enpa): "Favorevole all’impiego in situazione di pace, ma assolutamente contraria se accade in zone di guerra". Anche in Italia i cani vengono addestrati ma fino a ora non sono mai stati paracadutati

 

Roma, 18 mar. (Ign) - Cani che saltano da migliaia di metri d'altezza per scopi militari, umanitari, missioni di soccorso. Accade a Norvik, in Norvegia, dove pastori belgi - impegnati nell'operazione militare ’Cold response’, una delle più importanti manovre militari europee - assieme ai loro addestratori, si lanciano con paracadute a diecimila metri di altezza. Secondo gli addestratori, i cani non avrebbero problemi a gettarsi nel vuoto assieme a loro", si legge sul ‘Telegraph’. "I cani riescono a rimanere più freddi di tante reclute che ci sono passate davanti", ha sottolineato il militare secondo il quale, non percependo la differenza di altezza come gli uomini, non si spaventano. La cosa che li infastidisce sarebbe invece il rumore del motore dell'aereo".

Accade in Gran Bretagna dove - secondo il ‘Sun’ di qualche tempo fa che citava fonti governative - l'esercito britannico stava arruolando tra le sue fila i pastori tedeschi per paracadutarli in zone di guerra per aiutare i militari. I cani dovrebbero essere addestrati per essere lanciati da altezze superiori ai 6 mila metri per poi atterrare dietro le linee nemiche, con telecamere sul capo dotate di dispositivi per trasmettere le immagini ai soldati britannici del SAS (Special Air Service) circa la collocazione del nemico.

Accade ancora in Perù, a Pisco, dove c’è la sede delle Forze Speciali peruviane e da alcuni anni sono attivi reparti cinofili aviolanciati, vale a dire cani addestrati a compiere prestazioni a terra (individuazione di aree minate, riconoscimento di sostanze stupefacenti o recupero e soccorso di dispersi) ma capaci anche di lanciarsi dagli apparecchi in volo per atterrare nei punti più impervi e coadiuvare il lavoro dell’uomo delle pattuglie.

Anche in Italia i cani vengono addestrati presso il Centro militare veterinario di Grosseto per essere lanciati, ma - fanno sapere fonti militari -fino a ora non sono mai stati effettivamente paracadutati. “Noi alleviamo pastori tedeschi e pastori belgi malinois. Prima che compiano un anno, e comincino il corso di addestramento per la ricerca di esplosivo, vengono abituati a non aver paura dell’acqua, dei rumori, dei bambini, dei movimenti della gente, ecc. – dice a IGN il tenente colonnello Carmine Salvatore, comandante del Gruppo cinofilo del Centro militare veterinario di Grosseto – Durante questo periodo vengono anche portati in elicottero dove imparano ad abituarsi al rumore e a come viaggiare sull’elicottero, senza museruola comunque”. “Questo è preparatorio a una selezione – continua Salvatore – che porta al corso di 10 mesi di addestramento per la ricerca di esplosivo che prevede 3 fasi: la prima, di obbedienza, che dura 3 mesi in cui si crea l’empatia tra padrone e cane. Se il cane supera questa fase, inizia la seconda di 4 mesi con l’abbinamento degli odori alle sostanze esplosive e infine, durante la terza – che facciamo in Kossovo – in pratica il cane opera in un contesto che simula una situazione reale”. “In ogni caso – conclude Salvatore – fino a ora non è mai accaduto che i cani fossero paracadutati davvero". Ma come vive il cane questa esperienza? “Da sempre l’uomo usa gli animali nelle attività militari - dice Sivia Primicerio, veterinaria, a IGN, testata on line del Gruppo ADNKRONOS - A parte l’imposizione di cui si può discutere, il cane si fida molto dell’uomo, ha spirito di abnegazione e si adatta. Certo l’aria non è il suo elemento, ma il rapporto di simbiosi che si crea con il padrone fa sì che non soffra”. “Come l’uomo non si lancia con un paracadute tutti i giorni e non tutti possono farlo, così il cane deve essere addestrato ed è necessaria una selezione perché non tutti possiedono le caratteristiche necessarie - sottolinea Primicerio - Certo, si può sempre discutere sull’addomesticamento degli animali da parte dell’uomo. Ma i cani, che siano per il salvataggio in acqua o antidroga, sono spesso felici quando riescono a fare ciò per cui il padrone li premia. “Si tratta di cani addestrati per questo afferma Massimo Perla, addestratore, a IGN - Si può discutere sul fatto se sia o meno etico utilizzare i cani in guerra, ma l’uomo lo ha sempre fatto. Non c’è dubbio che la differenza sta nel fatto che l’uomo lo sceglie e l’animale no, ma da persona mi sento di dire che è importante riuscire a salvare una o più vite umane. Il cane in ogni caso vuole bene al militare che è il suo padrone e il feeling che si crea in tante ore trascorse insieme per l’addestramento è incredibile. Credo anche che un soldato, di fronte alla perdita del suo ‘compagno a 4 zampe’ soffra davvero molto”. La questione dei ‘cani parà’ non è vista però di buon occhio da enti e organizzazioni per la protezione degli animali. “Penso che gli animali andrebbero lasciati più tranquilli - dice a IGN Carla Rocchi, presidente dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali - Per me già il cane da tartufi se non gestito con il massimo dell’amore rappresenta una forzatura”. “Non si capisce - sottolinea - quale conforto, aiuto o vantaggio per le persone possa rappresentare la pur affettuosissima presenza del cane in una zona di guerra visto che non può riparare le persone e quanto sia giusto per l’animale rischi la vita per riparare persone che combattono una guerra che il cane non ha voluto. Ci sono cani sminatori, ci sono stati cani caricati di esplosivo mandati oltre le linee e a questo scopo vengono utilizzati anche i delfini: non ci siamo fatti mancare nulla - continua Rocchi - Se gli uomini vogliono scornarsi, lo facciano ma lascino in pace gli animali. Io sono favorevolissima all’impiego dei cani in situazione di pace, ma assolutamente contraria se accade in zone di guerra. Penso alle foto pubblicate in questi giorni in cui il cane ha la museruola. Mi chiedo se il cane resta solo in una zona inospitale con la museruola che fine fa? Ha la museruola perché durante il volo morde? Se morde vuol dire che è spaventato e se è spaventato è stato messo in una situazione difficile”. “Sono certa invece - conclude la presidente dell’Enpa - che il cane durante il volo non morde nessuno. Almeno gli togliessero la museruola. “Noi siamo contrari al fatto che i cani possano diventare ‘da guerra’ - afferma con IGN, testata on line del Gruppo ADNKRONOS, Massimo Pradella, vice presidente Oipa - Dopo l’articolo pubblicato dal ‘Sun’, noi avevamo scritto una lettera al ministero della Difesa britannico per avere dei chiarimenti in tal senso visto che si evinceva che i cani correvano quindi gravi rischi per la loro incolumità. Ci hanno risposto a stretto giro, dicendo che venivano menzionati specificamente le SAS e che ‘è politica di questo Dipartimento non commentare su questioni riguardanti le forze speciali britanniche e quindi non possiamo né confermare o negare l’accuratezza di ogni cronaca’”. “Hanno inoltre aggiunto - sottolinea Pradella - che comunque i cani danno un contributo vitale alle capacità militari globali in molte aree importanti e che il ministero della Difesa è impegnato ad intraprendere ogni possibile azione per mantenere la salute ed il benessere dei cani nelle operazioni. Una risposta così evasiva fa pensare quindi che i cani siano in pericolo e per noi è inaccettabile”.

 

Cani paracadutisti, è polemica per l'uso militare degli animali

 

FOTO

http://www.adnkronos.com/IGN/Mediacenter/Fotogallery/?id=3.1.138521877_001


QUOTIDIANO DEL NORD

18 MARZO 2010

 

Cani paracadutisti per le zone di guerra. “Non coinvolgere gli animali nelle beghe dell'uomo"

 

Roma - Cani sminatori, cani lanciati col paracadute da migliaia di metri di altezza, cani carichi d’esplosivo e lanciati oltre le linee nemiche. Il coinvolgimento degli animali nelle vicende belliche dell’uomo non è certo una novità – basta pensare, ad esempio, ai muli che si inerpicavano lungo impervi sentieti di montagna nel corso della o ai cavalli impiegati per secoli sui campi di battaglia – tuttavia era almeno auspicabile che il progresso della civiltà umana sottraesse una volta per tutte gli animali a questo ingrato compito. E invece – è notizia di questi giorni – alcuni corpi militari rilanciano, cimentandosi con l’addestramento dei quattrozampe paracadutisti. Sull’argomento è intervenuta Carla Rocchi, presidente dell’Ente Nazionale Protezione Animali. “Penso che gli animali andrebbero lasciati più tranquilli – commenta Rocchi, intervistata da IGN- Per me già il cane da tartufi se non gestito con il massimo dell’amore rappresenta una forzatura”. “Non si capisce – prosegue il presidente dell’Enpa - quale conforto, aiuto o vantaggio per le persone possa rappresentare la pur affettuosissima presenza del cane in una zona di guerra visto e quanto sia giusto per l’animale rischiare la vita in un conflitto che non ha né voluto né cercato. Ci sono cani sminatori, ci sono stati cani caricati di esplosivo mandati oltre le linee e a questo scopo vengono utilizzati anche i delfini: non ci siamo fatti mancare nulla. Io sono favorevolissima all’impiego dei cani in situazione di pace, ma assolutamente contraria se accade in zone di guerra”. “Se penso alle foto pubblicate in questi giorni, del quattrozampe lancia con il paracadute, non posso fare a meno di chiedermi il motivo per il quale indossa la museruola – aggiunge Rocchi -. E se il quattrozampe atterra in una zona inospitale con la museruola che fine fa? Ha la museruola perché durante il volo morde? Se morde vuol dire che è spaventato e se è spaventato è stato messo in una situazione difficile”. “Personalmente - conclude il presidente dell’Enpa – sono sicura che il cane durante il volo non morde nessuno; almeno gli togliessero la museruola”.


LA ZAMPA.IT

18 MARZO 2010

 

Per gli oranghi Nestlé boicotta Sinar Mas

 

A poche ore dalla pubblicazione del video choc di Greenpeace sul Kit-kat, la cui produzione con olio di palma metterebbe in pericolo la vita degli oranghi per le deforestazioni nel Sud-Est asiatico, arriva la risposta della Nestlé. La multinazionale svizzera fa sapere di non avvalersi più dell'azienda Sinar Mas come fornitrice. La fiction di Greenpeace, in modo molto crudo, mette in diretta relazione il prodotto di punta della Nestlé con lo sterminio degli oranghi causato dal taglio delle foreste per la produzione dell'olio di palma.

 

VIDEO

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=29&IDalbum=25019&tipo=VIDEO


NEXTME

18 MARZO 2010

 

I CAVALLI HANNO MEMORIA E RICONOSCENZA

 

FRANCESCA MANCUNSO

 

Chi ha detto che il cane è il miglior amico dell'uomo, non ha mai avuto un cavallo. Già, questi imponenti animali sembra abbiano tante capacità, tra cui quella di ricordare le persone che si sono mostrate amichevoli, mostrando a loro modo una forma di riconoscenza.A riferirlo è stato Sankey, un etologo dell'Università di Rennes, che insieme ad altri colleghi han studiato 20 cavalli di razza anglo-araba e tre francesi nelle stalle di Chamberet, nel cuore della Limousin, nella zona sud-occidentale della Francia. Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista Animal Behavior.In base alle loro osservazioni, è stato notato che i i cavalli hanno la memoria lunga, ricordano le allevetrici e allenatrici di sesso femminile e le loro istruzioni, anche dopo 8 mesi. Ma non solo. In alcuni casi, i cavalli erano in grado di ricordare anche strategie complesse e di problem-solving per più di 10 anni.Come ha spiegato Sankey "Tra i cavalli le relazioni sociali sono di lunga durata e, in alcuni casi, per tutta la vita".Il programma di formazione per i cavalli consisteva di 41 passi di base, associati a cure mediche e comandi. Ad esempio, i cavalli dovevano rimanere immobili all'ordine "reste!", che in francese significa "stai". Dopo che il cavallo aveva compiuto l'ordine, era ricompensato dal proprio allenatore con del cibo."Dai nostri risultati – spiegano i ricercatori - sembra che i cavalli non siano differenti dagli esseri umani poichè si comportano, apprendono e memorizzano meglio quando l'apprendimento è associato ad una situazione positiva".
Jill Starr, presidente e fondatrice di Lifesavers Wild Horse Rescue un'organizzazione non-profit che fornisce rifugio, formazione e adozione ai cavalli, ha spiegato che ancor più delle parole, i cavalli interpretano meglio il linguaggio del corpo.  Ma concorda con gli studiosi nel dire che i cavalli sono leali, intelligenti e hanno ricordi di lunga durata, nl bene e nel male.


ALTO ADIGE

18 MARZO 2010

 

Ora, cavallo salvato dai pompieri

 

ORA (BZ). Salvato, dai vigili del fuoco di Egna e Ora, un cavallo che martedì sera verso le 18 - dopo essere sfuggito al controllo della sua proprietaria - è finito in un fosso con un metro d’acqua nei pressi della Gruber logistica ed ha rischiato di rimanere bloccato nel fango. Il salvataggio dell’animale è stato particolarmente difficile perchè il cavallo ha cercato a lungo - senza riuscirci peraltro - di liberarsi da solo. I volontari - dopo circa un’ora e mezza - sono riusciti ad agganciarlo ad una piccola gru e a liberarlo dal fango. L’animale era impaurito e con un principio di congelamento.


OGGI TREVISO

18 MARZO 2010

 

I MULI DEGLI ALPINI: UN PATRIMONIO DA SALVARE

Zaia risponde all'appello lanciato dal reparto Salmerie di Vittorio Veneto

 

Treviso - Il reparto salmerie ha registrato infatti un'altra nuova perdita: dopo la morte del mulo Leo, lo scorso novembre, due giorni fa è morto anche Iso, che aveva raggiunto i 30 anni di vita. Ora a comporre il reparto salmerie di Vittorio Veneto sono rimasti i muli Fina, Iroso, Laio (tutti dai 30 anni in su) e Mila, di proprietà dal 1993 di Antonio De Luca e custoditi da Giovanni Salvador con l'aiuto di una dozzina di alpini della sezione vittoriese.

All'appello, lanciato dal presidente della sezione ANA, Angelo Biz, ha risposto il ministro Luca Zaia.

"Ci attiveremo con il Ministero della Difesa per permettere l'addestramento di nuovi muli e salvare il reparto Salmerie di Vittorio Veneto, che rappresenta un pezzo di storia di questo territorio" questo l'annuncio dato da Zaia."Ho piacere di sapere che Zaia si interesserà del nostro reparto" queste le prime parole di Angelo Biz all'annuncio dato dal ministro ed aggiunge "abbiamo bisogno dell'aiuto del Ministero  della Difesa, per questo abbiamo proposto che all'interno del progetto Pianeta Difesa - che "arruola" per venti giorni duemila giovani tra gli alpini - vengano inseriti anche dei muli giovani, così che possano essere addestrati ed entrare poi a far parte del nostro reparto salmerie".Angelo Biz è preoccupato, inoltre, per la carenza di fondi a disposizione del reparto salmerie e della sezione ANA vittoriese, necessari per ipotizzare l'acquisto di nuovi muli "Un mulo ci costa 3 mila euro e abbiamo bisogno di 3 giovani muli per integrare il nostro reparto".“Fina, Inosa e Laio, i muli che oggi compongono il reparto, rappresentano un patrimonio che non possiamo perdere; questo animale fa parte della nostra storia" precisa Zaia. "Voglio ricordare che in periodo di guerra i muli portavano le provviste dei nostri soldati su e giù per le montagne, durante l’inverno e la primavera, affrontando le intemperie e la fatica per permettere ai nostri uomini di rifornirsi. Ma i muli, oltre che in tempo di guerra," continua il ministro e candidato alla presidenza regionale "sono sempre stati animali preziosi anche in tempo di pace, una risorsa importante per i nostri contadini, un aiuto insostituibile nel lavoro dei campi e, in passato, anche nel trasporto dei prodotti agricoli dai paesini al luogo della vendita”.“Il nostro reparto salmerie è uno degli ultimi in Italia, l'unico stabile ed organizzato, con muli bardati e conducenti in divisa, che mantengono quindi un certo stile. Nel corso dell'anno i muli, guidati dagli alpini conducenti, partecipano a sfilate, passeggiate in montagna, escursioni. In passato hanno anche lavoricchiato, ma ora sono ormai troppo vecchi e conducono una vita da pensionati" spiega Giovanni Salvador, custode dei muli, che porterà il reparto a fine aprile nella scuola media di Sarmede per una giornata didattica.In passato i muli del reparto Salmerie di Vittorio Veneto hanno contribuito al recupero del sentiero della via crucis di San Paolo a Vittorio Veneto e con il gruppo alpini di Possagno hanno restaurato delle trincee sul monte Grappa, trasportando in una settimana 50 tonnellate di materiale.Dal 2000 i muli partecipano regolarmente a tutte le adunate sezionali, regionali e nazionali degli alpini e quest'anno sono attesi all'adunata di maggio a Bergamo.


LA TRIBUNA DI TREVISO

18 MARZO 2010

 

Salviamo i muli degli alpini vittoriesi

 

Stefania Rotella

 

VITTORIO VENETO (TV). A rischio i muli del reparto Salmerie di Vittorio, gli unici muli alpini doc in Italia. «Chiediamo a Comune, Provincia, Regione e Ministero della Difesa di poter addestrare nuovi muli», chiede l’Ana vittoriese, cui la burocrazia sta creando qualche problema.  Dopo la morte per vecchiaia dei muli alpini Leo, lo scorso novembre e Iso, di 30 anni, due giorni fa nella stalla del proprietario Toni De Luca ad Anzano di Cappella Maggiore, tra gli sconci, ossia i conducenti dei muli alpini, cresce oltre alla tristezza per la perdita degli animali, anche il timore di non poter avere più il reparto Salmerie. Ad Anzano restano la mula Fina di 33 anni, la più anziana del gruppo, Iroso di 31 e Laio di 30. «Tutti sono già in un’età avanzata - racconta Angelo Biz, presidente della sezione Ana di Vittorio Veneto - Speriamo vivano ancora a lungo, ma siamo consapevoli che prima o poi in poco tempo ci lasceranno tutti. Per cui ci stiamo preparando per tempo a non far morire anche il prestigioso reparto Salmerie che annovera, unico in Italia, muli alpini doc. Questi muli fanno parte della Brigata alpina Cadore di Belluno. Toni De Luca li aveva acquistati all’asta nel 1993 alla caserma D’Angelo di Belluno insieme ad altri». Biz già lo scorso settembre a Milano in una riunione del consiglio dei presidenti dell’Ana nazionale aveva sollevato il problema dei muli alpini della sezione vittoriese e della loro sostituzione. «Siamo in trattative con due venditori di muli a Rieti e in Friuli - prosegue Biz - per acquistarne di nuovi. Ci costano circa 3 mila euro l’uno. Questi nuovi muli dovranno poi venire addestrati. E qui nasce il problema. Perché l’addestramento è subordinato all’avvio dell’iniziativa del ministero della Difesa «Pianeta Difesa» che prevede vengano chiamati per un paio di mesi alle caserme alpine duemila ragazzi. In questa iniziativa potrebbero andare anche i nostri nuovi muli per diventare alpini. Ho chiesto al consiglio nazionale dell’Ana e al quarto Corpo d’Armata di Bolzano se i nostri muli possono andare in addestramento a Brunico, ma non mi è ancora arrivata una risposta definitiva, perché tutto dipende dal Ministero». Per salvare i muli intanto la sezione Ana di Vittorio si sta muovendo rivolgendosi alle istituzioni. «Ho parlato più volte con il sindaco Da Re - dice Biz - chiedendogli di aiutarci a salvare il reparto. Un appello a non far morire questa tradizione lo rivolgiamo anche a Provincia, Regione e Ministero della Difesa». I muli alpini di Toni De Luca sono gli unici ad avere sullo zoccolo anteriore sinistro marchiato a fuoco il numero di matricola. Insieme a Fina, Iroso e Laio c’è da qualche mese anche la mula Mila, che ancora non è una mula alpina. Sta imparando dagli altri muli come comportarsi alla adunate. «Per l’adunata nazionale alpina di Bergamo del 7, 8, 9 maggio porteremo i nostri muli - spiega Graziano De Biasi, conducente di Fina - Ci stiamo muovendo perchè il reparto Salmerie continui a vivere, nonostante l’età avanzata dei nostri animali. Potrebbe venire diviso in due parti, uno storico-divulgativo per far conoscere la nostra storia ed uno più pratico-operativo con i muli che partecipano ad iniziative nel territorio come la sistemazione dei sentieri o delle vecchie trincee, come avvenuto per il sentiero della via crucis che porta a San Paolo a Vittorio o il recupero delle trincee sul Monte Grappa. Il nostro reparto è uno degli ultimi in Italia, l’unico stabile ed organizzato con muli bardati e conducenti in divisa, che continuano ad avere una tradizione».


TARGATO CN
18 MARZO 2010
 
Valle Gesso: lupi che vanno, lupi che vengono
 
 
Entracque (CN) - Una giovane lupa di circa due anni, proveniente dal Centro di recupero animali selvatici della Provincia di Reggio Emilia, lunedì 15 marzo è stata trasferita presso l’area faunistica 'Uomini e Lupi' di Entracque, gestita dal Parco delle Alpi Marittime. L’animale era stato investito da un’auto nell’Appennino reggiano lo scorso novembre; dopo un periodo di cure in cui ha dovuto subire alcuni interventi, è tornato in buone condizioni di salute. “Data la lunga permanenza a contatto con l’uomo – spiega Giuseppe Canavese, vicedirettore dell’ente – purtroppo non è stato possibile liberare l’esemplare in natura, e dunque siamo stati contattati per ospitarlo nel nostro centro faunistico, l’unico in area alpina dotato delle dovute autorizzazioni ministeriali”. Nel prossimo mese di giugno, in concomitanza con l’inaugurazione e la presentazione al pubblico del complesso 'Uomini e Lupi', che comprende oltre al recinto di oltre otto ettari per il ricovero di animali feriti o nati in cattività due grandi centri informativi e didattici allestiti in Entracque e in località Casermette, l’area accoglierà altri tre esemplari, due maschi e una femmina, attualmente ospitati presso strutture del Corpo forestale in Calabria e Abruzzo. Il caso ha voluto che nella stessa giornata in cui al Centro di Entracque si registrava questo arrivo non del tutto preventivato, a pochi chilometri di distanza venisse ritrovato un lupo morto. Grazie alla segnalazione di un escursionista i guardaparco hanno recuperato il corpo dell’animale a monte della borgata di Desertetto (Valdieri), lungo l’itinerario per il Colle dell’Arpione. Gli esami che verranno effettuati nei prossimi giorni potranno chiarire le cause del decesso; trattandosi di un capo di sesso maschile avanti negli anni, tra le ipotesi avanzate c’è anche quella che possa essere il maschio dominante (alfa) del branco della Valle Gesso, vittima dell’attacco di un esemplare più giovane per il predominio all’interno del gruppo.

ADN KRONOS

18 MARZO 2010
 
Arrestata per droga, dal reggiseno spunta un pitone per difendere la 'merce'
Varsavia - (Ign) - E' successo in Polonia, a Otwock. Il rettile si era accomodato nella scollatura di Dorota Mildrowska: lei era convinta che le avrebbe garantito la giusta protezione della 'roba'.
 
 
Varsavia, 18 mar. (Ign) - Aveva messo un pitone di un metro a guardia della droga che trasportava nei vestiti. Il rettile si era accomodato nel reggiseno e -secondo Dorota Mildrowska- le avrebbe garantito la giusta protezinoe e anche di farla franca in caso di controlli della polizia. Ma la ragazza polacca è finita lo stesso nelle maglie dell'antidroga locale a Otwock. Una volta portata al posto di polizia, dopo averle sequestrato in casa delle anfetamine, dalla scollatura gli agenti hanno visto uscire il pitone. Una scoperta incredibile. Che ha lasciato di stucco i poliziotti polacchi. Ai cornisti che chiedevano come mai l'animale non era stato scoperto prima gli agenti hanno risposto che frugare nel reggiseno della giovane non era stao possibile: ''E' una questione di diritti umani'', hanno spiegato i gendarmi locali.

LA STAMPA
18 MARZO 2010
 
La Tigre dell'Amur torna a ruggire nel Lontano oriente russo
Dopo rischio estinzione il felino si diffonde su nuovi territori
 
 
Roma- Torna la tigre dell'Amur nel Lontano oriente russo, anzi, il felino minacciato di estinzione sta conquistando nuovi territori, annuncia la Russia. Un trentennio di misure di tutela messe in campo negli anni cinquanta - divieto di caccia, allestimento di reti protettive, studi e ricerche per migliorare l'ecosistema - hanno dato frutti, ha spiegato durante una conferenza a Vladivostok il capo della Protezione ambientale della regione di Khabarovsk, Viktor Bardjuk. Secondo l'ultimo censimento, nelle regioni di Primorje e Khabarovsk vivono tra 450 e 500 tigri dell'Amur. Lo riferisce Ria Novosti. E il dato degno di vera nota, ha sottolineato Bardjuk, è che "le tigri si stanno diffondendo su nuovi territori" lungo il fiume che dà il nome alla specie. A queste latitudini, fanno notare gli esperti, le tigri molto raramente muoiono di cause naturali: tra il 60% e l'80% degli esemplari scompaiono per mano dei bracconieri o come conseguenza del 'restringimento' del proprio territorio vitale in seguito all'abbattimento di boschi o di incendi. Il primo ministro Vladimir Putin, promotore dei programmi per la tutela del felino siberiano, due anni fa si è prodotto nel salvataggio di una troupe televisiva minacciata da una tigre mentre girava un documentario: con precisione da cecchino, avrebbe sparato un proiettile con un sonnifero, bloccando un possibile attacco. Una volta sedato, all'animale è stato applicato un chip per la tracciabilità satellitare.

IL GAZZETTINO DI PADOVA

18 MARZO 2010

 

Uno scoiattolo in città.
È c’è chi pensa sia pericoloso

 

Albignasego  (PD) - Uno scoiattolo si aggira solitario per la città. Un videoamatore lo ha ripreso e ha inserito il filmato in internet, su www.youtube.com. Si vede un esemplare di scoiattolo “sciuirus vulgaris”, di colore marrone, mentre attraversa la strada saltellando. Poi si intrufola in un giardino privato. Il commento al video, che si può vedere digitando “Albignasego scoiattolo” sul motore di ricerca del sito, è significativo: «Da dove sarà arrivato non si sa».E in effetti il dubbio rimane. Adriano Scapolo, comandante della polizia provinciale, commenta: «Un anno fa siamo intervenuti per recuperare cinque scoiattoli della stessa specie in via San Pio X ad Abano. Uno poi è morto, gli altri quattro si trovano in un centro specializzato a Maserà. Non so se lo scoiattolo ripreso dal videoamatore sia in qualche modo riconducibile al ritrovamento nella città termale. Mi risulta che questa specie sia sempre più presente nei boschi di Piemonte e Liguria. Lì sta diventando addirittura un problema: occorre infatti mantenere un certo equilibrio naturale. Sono comunque sorpreso dalla segnalazione di Albignasego. Qualcuno potrebbe anche averlo acquistato regolarmente in un negozio di animali, presentando tutti i documenti del caso. Poi magari si è stancato e lo ha liberato in un parco. Ora il problema sarà catturarlo. Chiunque lo avvisti può chiamare la polizia provinciale o il corpo della guardia forestale».Ma non è detto che l’esemplare sia ancora in città. «Gli scoiattoli sono in grado di coprire anche distanze di diversi chilometri», conclude il comandante.


VARESE NEWS

18 MARZO 2010

 

"Finalmente al ristorante con il mio cagnolino"

Scrive una lettrice: "Ho saputo che il sindaco ha emesso un'ordinanza che regolamenta l'ingresso dei cani nei negozi. Grazie, anche da parte della mia bassottina

 

Gentile direttore,
ho saputo che il sindaco di Varese ha emesso un'ordinanza per consentire l'ingresso dei nostri amici a quattro zampe nei negozi, nei bar e nei ristoranti. So che non tutti saranno d'accordo ma io, proprietaria di una bassottina da tre anni, sono molto soddisfatta. Mi spiace, quando mi avvicino ad un negozio, anche di abbigliamento o di articoli per la casa, e trovo il cartello in vetrina, noi “non possiamo entrare”. La mia piccola bassottina è tranquilla e si spaventa per un nonnulla: piuttosto che lasciarla fuori legata con il guinzaglio rinunciavo ad entrare nel negozio. Ora non sarà più così. Spero e mi auguro che anche i proprietari di cani di taglia più “abbandonate” del mio sappiano gestire l'opportunità che ci viene offerta: condividere gli spazi pubblici con i nostri amici. So che al ristorante e al bar spesso non sono graditi ma non sempre possiamo lasciarli a casa soprattutto se stiamo fuori tutto il giorno. Grazie quindi al sindaco Fontana. ANNA B.


ANSA AMBIENTE

18 MARZO 2010

 

CACCIA: AMBIENTALISTI, ORA PDL E LEGA HANNO GETTATO LA MASCHERA

 

ROMA - ''Con gli emendamenti presentati alla Camera dei Deputati da alcuni deputati di Lega e Pdl e' finalmente esplicito quello che abbiamo denunciato da tempo: dietro ai reiterati tentativi di modificare la legge 157/92, attraverso la legge Comunitaria 2009, non c'e' alcuna intenzione di rispondere alle procedure di infrazione europee ma solo il tentativo di allungare la stagione di caccia, lanciando messaggi strumentali utili alla campagna elettorale tra i cacciatori''. Lo affermano le associazioni Amici della Terra, Animalisti italiani, Associazione Vittime della caccia, Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, No alla caccia, Vas, Wwf Italia a proposito di due emendamenti, primi firmatari Pini (Lega) e Biava e Rossi (Pdl) che prevedono l'estensione della stagione di caccia ai mesi di agosto e febbraio. ''Cade definitivamente la maschera che nascondeva il vero motivo dei reiterati blitz di cui e' stata oggetto in questi mesi la legge Comunitaria 2009 e che, per fortuna, sono stati finora respinti dal voto bipartisan della Camera dei Deputati. Nessun sincero proposito di rispondere alle procedure di infrazione, che chiedono la riduzione della caccia sotto il profilo delle deroghe e dei periodi di riproduzione e migrazione degli uccelli selvatici, ma solo il gioco scorretto di chi, non riuscendo a cambiare la legge nazionale dalla ''porta'' del testo Orsi, ci prova dalla 'finestra' della legge Comunitaria. ''E' allora opportuno ricordare - sottolineano gli ambientalisti - che per il regolamento della legge Comunitaria alla Camera dei Deputati, come rimarcato dal Presidente della Commissione Agricoltura Paolo Russo, 'sono inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi recanti modifiche di discipline vigenti per le quali non si presentino profili di incompatibilita' con la normativa comunitaria'. E' esattamente il caso degli emendamenti che propongono l'allungamento della stagione venatoria ed e' il caso dell'articolo 43, approvato al Senato, che ha cancellato i limiti massimi 1 settembre - 31 gennaio per la stagione venatoria.


ANMVI OGGI

18 MARZO 2010

 

ASSALCO: NO AGLI AVANZI DI PASTA AI PETS

 

''Non fate mangiare a cani e gatti la pasta avanzata dalla tavola, non e' un alimento adatto, anzi puo' essere dannosa per la loro salute''. Lo sostiene Luigi Schiappapietra, presidente di Assalco (Associazione nazionale imprese per l'alimentazione e la cura degli animali da compagnia), nel sottolineare che e' opportuno invece nutrire i propri animali con la pasta speciale arricchita di proteine, fibre, minerali e vitamine che l'industria del pet food mette gia' a disposizione''.L'intervento di Assalco è una risposta al crescente rischio dell'obesità nei pets che si può contrastare solo attraverso una rivisitazione dell'approccio nutrizionale e alimentare da parte di proprietari sempre più inclini ad umanizzare il proprio cane e gatto disconoscendone in troppi casi le peculiarità fisiologiche, etologiche e alimentari. Secondo l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani il rischio di una alimentazione casalinga basata sugli avanzi di cucina rappresenta un viatico per disordini alimentari. E non è nemmeno la strada per fare del cane e del gatto un vero e rispettato componente della famiglia; è piuttosto un retaggio del passato, una concezione rurale dell'animale, culturalmente superata, la stessa che voleva che gli animali non avessero bisogno delle cure e dell'assistenza dell'uomo, che si guarissero da sè e che potessero cibarsi di qualunque cosa. Oggi chiunque rispetti il benessere animale non può che considerare dannoso un approccio che si muove tra l'eccesso dell'umanizzazione e una distratta sottovalutazione delle specifiche esigenze dell'animale. ''Gli animali hanno bisogno dei loro cibi - dichiara Schiappapietra all'ANSA- e c'e' gia' un'industria che provvede in maniera adeguata e bilanciata. Anzi, ci sono persino alcuni tipi di pasta studiati per coprire i fabbisogni nutrizionali in base alla razza, all'eta' e allo stile di vita''. ''Per garantire la salute dei propri animali - conclude Schiappapietra -, e' quindi meglio evitare il 'fai da te' e rivolgersi sempre a nutrizionisti o veterinari competenti''.


CORRIERE DELLA SERA

18 MARZO 2010

 

Sesso si passa al prodotto di uso umano anche quando quello per la specie è disponibile

Troppi farmaci per l'uomo agli animali

Il ministero della Salute si sta muovendo per definire linee guida sul loro impiego

 

ROMA - Troppi farmaci per uso umano agli animali. Troppi antibiotici studiati e sperimentati per i bipedi che finiscono a cani, gatti, cavalli e altri quadrupedi. Fenomeno diffuso nella pratica ma che non può essere inquadrato con dati certi. Su forte impulso del sottosegretario Francesca Martini, il ministero della Salute si sta muovendo sulla base di segnalazioni non circostanziate e su stimolo delle associazioni di categoria (allevatori, veterinari, produttori di mangimi). Sono sul filo di lana linee guida per l’impiego di medicinali cosiddetto in deroga, previsto da una legge specifica ma applicato con eccessiva disinvoltura.

LE REGOLE - Secondo regole fissate da una normativa europea l’animale da compagnia o da reddito dovrebbe ricevere come prima scelta il farmaco veterinario indicato per la patologia di cui soffre e, solo nel caso questo non esista o non possa essere importato da altri Paesi europei, dovrebbe essere curato con un prodotto per l’uomo basato sullo stesso principio attivo. Si chiama sistema «a cascata». Il problema è che nella prassi comune si passa direttamente al prodotto di uso umano anche quando quello per la specie è disponibile sul mercato. Un rischio per la salute del paziente perché si tratta di formulazioni e dosaggi di cui non si conosce l’effetto su altre specie. Un secondo problema più volte sollevato dagli operatori del settore è l’insufficienza di segnalazioni di farmacovigilanza relative agli effetti collaterali. Secondo Marco Meloni, rappresentante dell’Anmvi (l'associazione nazionale dei medici veterinari) al tavolo ministeriale sull’uso in deroga «sono molto scarse o assenti. E’ una procedura da incoraggiare ricordando che è un obbligo da parte del medico». Gaetana Ferri, responsabile del dipartimento per la salute animale del ministero amministrato da Ferruccio Fazio, conferma. Nel 2009 il registro di farmacovigilanza ha raccolto appena 126 casi, più della metà riguardanti cani e gatti. Il ministero sta adottando una serie di misure per mettere ordine.

LINEE GUIDA - Sono già state predisposte linee guida per «istituire un percorso di tracciabilità del farmaco veterinario» che coinvolge produttori, distributori e centri di cura. Altra iniziativa: linee guida per la migliore gestyione del sistema di farmacovigilanza «per implementare la raccolta di sospette reazioni avverse, la mancanza di efficacia». Un terzo provvedimento riguarda l’impiego e la detenzione di medicinali che devono essere gestiti soltanto dal medico veterinario, come ad esempio quelli per l’eutanasia.

IL MERCATO - Gli interventi incideranno in un mercato molto vivace anche in Italia. La stima del fatturato annuo delle aziende che producono farmaci veterinari è di circa 500 milioni, il 35% assorbito da confezioni per gani e gatti, il resto da animali da reddito (bovini, suini, avicoli). Secondo Pfizer, una delle industrie più attive nel settore con la sua Animal Health che ha lanciato molecole innovative, si registra un incremento annuo del 2-3%. Almeno 10 mila le confezioni del prontuario suddivise in 3.400 specialità. La metà circa sono indicate per cani e gatti. Le principali aree terapeutiche sul piano del fatturato riguardano gli antiparassitari, i vaccini e gli anti infettivi. In crescita anche i prodotti per piccoli animali e per patologie particolari come osteoporosi, malattie cardiache e renali. Ciò denota un aumento dell’attenzione al benessere del piccolo amico di casa ma impone anche l’adozione di misure di vigilanza, soprattutto per proteggere l’animale da somministrazioni sconsiderate, iperdosaggi e dallo sviluppo di resistenza agli antibiotici. Uno dei motivi per cui il farmacista, il cliente e, a volte, lo stesso veterinario sostituiscono il prodotto veterinario con un altro di uso umano è per risparmio. Le medicine per gli animali hanno un costo elevato. Da sempre le associazioni chiedono al ministero delle Finanze la riduzione dell’Iva su prestazioni, farmaci e petfood dal 20 al 10%. Un Iva da beni di lusso. Il sottosegretario Martini è tornata dal ministro Giulio Tremonti per sostenere la causa.


ECO BLOG
18 MARZO 2010
 
Argentina, la moria sconosciuta dei cuccioli di balena
 
 
Una sorta sindrome sconosciuta sta colpendo i cuccioli di balena argentina. I decessi negli ultimi mesi sono stati numerosi e gli scienziati sono in allarme. Muoiono sopratutto i piccoli con meno di tre mesi. I motivi sono da ricercarsi in una serie di concause ambientali e patogene. Dal 2005, sono deceduti 308 piccoli di balena nella Penisola di Valdes, zona storicamente usata dalle femmine per andare a partorire. L’88% delle balene decedute erano cuccioli con meno di tre mesi e il 28% di tutti i cuccioli presenti nella regione.Intanto gli esperti del WCS, Wildlife Conservation Society, si incontrano oggi a Puerto Madryn in Provincia di Chubut. Ha detto Marcella Uhart associate director del Global Health Program di WCS:Dobbiamo esaminare criticamente le possibili cause di questo aumento della mortalità dei piccoli in modo che possiamo cominciare ad esplorare le possibili soluzioni. Trovare la causa può richiedere un ampliamento delle attività di monitoraggio.

LA STAMPA

18 MARZO 2010

 

Ambiente. Onu dice no a bando commercio pelli di orso polare

Respinta proposta Usa a Convenzione su specie in pericolo

 

Doha, Qatar - Bocciata al vertice Onu sulle specie a rischio la proposta statunitense di mettere al bando il commercio di pelli, denti e zampe di orso polare. La Convenzione sul commercio internazionale delle specie in pericolo (Cites), a cui partecipano 175 paesi, ha detto no alla proposta perchè potrebbe danneggiare le economie locali e il commercio delle pelli non rappresenta una minaccia significativa per gli animali. Gli americani sostenevano invece che la vendita delle pellicce aggrava il pericolo di estinzione legato al riscaldamento globale, che scioglie i ghiacci habitat degli orsi. Le previsioni sono di un calo dei due terzi della popolazione di orsi dell'Artico, oggi stimata in 20.000-25.000 esemplari, entro il 2050, a causa dello scioglimento dei ghiacci. Il Canada, insieme alla Norvegia e alla Groenlandia, ha guidato l'opposizione alla proposta Usa, sostenendo che la minaccia rappresentata dal commercio di pelli è minima e la caccia praticata dalle popolazioni artiche è essenziale per la loro economia. Frank Pokiak, un leader inuit canadese, afferma che le comunità nell'Artico cacciano l'orso da generazioni per la carne e le pellicce, utilizzate per gli abiti o i ripari. La caccia avviene con modalità sostenibili e continuerà con o senza un divieto internazionale, aggiunge. "Abbiamo sempre avuto cura della terra, degli animali e delle piante, perchè abbiamo molto da perdere" ha detto Pokiak alla platea dei delelgati. "Se non fosse per gli orsi polari, noi oggi non esisteremmo più". Il grande orso bianco, il più grande carnivoro terrestre, "nanuq" per gli inuit, è particolarmente esposto al riscaldamento globale, che scioglie i ghiacci artici. Molti di loro passano l'intera vita sul ghiaccio, accoppiandosi, partorendo e cacciando la loro preda preferita, la foca con gli anelli. Ma secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration Usa le estati Artiche saranno senza ghiacci nel giro di trent'anni. Nel maggio 2008 gli Usa hanno classificato l'orso polare specie a rischio a causa del riscaldamento globale, rendendo illegale la caccia se non per ragioni di sussistenza. Gli animalisti hanno stigmatizzato la scelta della Cites. "I partecipanti hanno voltato le spalle a questa specie simbolo" dice Jeff Flocken dell' International Fund for Animal Welfare.


CORRIERE ADRIATICO

18 MARZO 2010

 

Al via il progetto Life Ex-Tra

Sibillini, una casa sicura per i lupi e gli orsi

 

Amandola (FM) -  Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini partecipa, insieme ad altri Parchi Nazionali Italiani e ad altri enti stranieri, al Progetto Life Ex-Tra, che mira alla conservazione di particolari habitat e specie naturali di interesse comunitario quali, in particolare, i grandi carnivori come lupo ed orso.
Iniziato ormai un anno fa, oltre alle attività di conservazione e monitoraggio delle specie, il progetto prevede altre azioni, che si stanno avviando proprio in questi giorni, volte alla partecipazione di tutti gli operatori del territorio.
L’obiettivo è infatti quello di promuovere la conservazione a lungo termine dei grandi carnivori attraverso lo sviluppo di buone pratiche ed azioni realmente condivise.
Tra queste naturalmente la distribuzione di recinti elettrificati e cani da guardia, l’incremento della disponibilità di prede selvatiche in natura e il coinvolgimento diretto degli allevatori.
Questa fase rappresenta l’aspetto più innovativo del progetto Life Ex-Tra che proprio per tale motivo è stato più che positivamente valutato dagli esperti della Commissione Europea.
Lo staff del professor Angelo Turco, dell’Università dell’Aquila, seguirà quindi tutta la fase partecipativa in programma che partendo da un’ampia scheda di valutazione, in cui verranno evidenziate tutte le esigenze delle più varie rappresentanze del tessuto economico e sociale dell’intero territorio del Parco dei Sibillini, si svilupperà in un’analisi complessiva in esame e quindi nell’organizzazione di veri e propri workshop in cui saranno chiamati a partecipare i diversi portatori d’interesse.


TRENTINO

18 MARZO 2010

 

L'orso Dino è nel Primiero

 

PRIMIERO (TN). L’inverno ormai è alle spalle: anche se le temperature non sono ancora uscite dai piani bassi del termometro, la natura sta facendo il suo corso. L’orso si è svegliato dal letargo, è arzillo e ha pure molta fame. L’orso Dino è ricomparso nella frazione di Salzen, nel Bellunese, lo scorso fine settimana con un’incursione predatoria in cui ha attaccato e mangiato tre pecore. Due sul posto, mentre la terza se l’è portata via per mangiarla lontano da occhi indiscreti. Da allora sta bazzicando la zona e la notte scorsa ha colpito nuovamente mangiando vari conigli e un pavone. Una “leggenda” invernale primierotta racconta che l’orso avrebbe svernato all’interno di una caverna in val Giasinozza.  Ma torniamo alla fame dell’orso. Il primo attacco è avvenuto ai danni degli ovini di proprietà di Mirella Sacchet, che la settimana scorsa ha ritrovato gli animali morti e spolpati. Una dozzina quelli che venivano tenuti nel recinto all’aperto, ora i superstiti sono stati messi al chiuso, al sicuro dagli artigli dell’orso finendo per rimpinguare la sua dieta. «Sta girando intorno al paese», spiega la signora Sacchet, «anche questa mattina (ieri per chi legge ndr) abbiamo notato tracce fresche. Significa che sta ancora qui e cerca del cibo». La notte successiva ha colpito in un’altra corte vicina al paese, prendendosela con gli animali da cortile che nulla hanno potuto.  Le incursioni sono state registrate dalla polizia provinciale bellunese che tiene d’occhio Dino, dopo che nel mese di ottobre del 2009 c’è stata la cattura da parte del personale del servizio foreste e fauna di Trento che poi lo ha dotato di radiocollare per controllarne i movimenti futuri. «E’ tutto nella norma», spiega Sommavilla della Polizia provinciale, «l’orso è uscito dal letargo e ora si sta spostando alla ricerca di cibo. Con i ponti radio riusciamo sapere l’area dove si trova, mandiamo del personale a verificare la situazione ma non è così facile avvistarlo. Per l’attività di questi ultimi giorni sembra godere ottima salute». L’orso Dino ha traslocato di propria spontanea volontà l’anno scorso dalla Slovenia accasandosi a cavallo confine tra Primiero e Feltrino. Dalla prima apparizione di aprile nel comune di Sospirolo, si sono susseguiti avvistamenti e attacchi ai danni di conigli, pecore e galline: le sue prede più ambite. Oltre a Sovramonte, Dino ha frequentato la Valle di Canzoi, l’altopiano di Lamon e la Valle di Seren. L’applicazione del radiocollare funziona con un segnale radio Vhf. La speranza era di farlo desistere dall’avvicinarsi senza remore all’uomo e ai centri abitati. Se il primo obiettivo al momento è stato centrato, il secondo un po’ meno. Il recinto dove si trovavano le pecore non è lontano dal paese e anche le tracce recenti indicano come stia insistendo a battere l’area di Salzen.


LA STAMPA
18 MARZO 2010
 
I cani furono addomesticati per la prima volta in medio oriente
Non in Asia centrale come sostenevano sinora gli studiosi
 
 
Roma - I cani, secondo un nuovo studio, furono addomesticati per la prima volta nella storia in Medio oriente e non in Asia centrale come si è sostenuto sinora. Questi i risultati di una ricerca pubblicata da Nature che ha messo a confronto su scala mondiale il patrimonio genetico di oltre 900 cani di 85 raze diverse con quello di un altro animale simile al cane, il lupo grigio. Lo studio, dice i professor Robert Wayne dell'università della California, è significativa perché mostra il coincidere tra lo svilupparsi della civiltà umana e l'addomesticamento dei cani. "la regione interessata - dice Wayne - è quella che comprende Ira, Siria, Libano e Giordania" cioè quella che genericamente viene definita la "culla della civiltà", teatro dei primi sviluppi agricoli e delle prime civiltà stanziali. Altro dato curioso in questa zona oltre all'addomesticamento del cane si registra anche la presenza dei primi gatti. Sinora si reputava in base a più ristretti dati genetici che i primi cani domestici fossero i lupi dell'asia centrale addomesticati (in un arco temporale di circa mille anni) dalle bande locali di cacciatori e raccoglitori.

LA PROVINCIA DI COMO

18 MARZO 2010

 

CINGHIALI - Como:squadra di Sormano di nuovo stroncata

 

Provincia di Como - (Mac.) - L'assessore alla caccia della Provincia di Como, Dario Bianchi, ci scrive per fare il punto definitivo sulla polemica innescatasi nel Triangolo Lariano sulla caccia al cinghiale.
L'innegabile livello di contenzioso da tempo innescatosi con la ex squadra di Sormano - risalente ai tempi delle illegittime ordinanze di divieto d'uso della carabina disposte da alcuni Comuni della Valassina - è frutto di una loro visione distorta della realtà gestionale e normativa venutasi a definire nell'ultimo decennio, derivando sostanzialmente dalla convinzione che la squadra di caccia in braccata costituisca un ente di fatto, con l'inviolabile diritto di esercitare continuativamente la caccia al cinghiale.
In realtà la caccia non è affatto un diritto precostituito ? ed ancor meno lo è la caccia in braccata nel nostro contesto alpino ? configurandosi quale eccezione alla finalità principale di tutela della fauna selvatica, sancita dalla legge quadro nazionale sulla caccia, la numero 157/92, la quale stabilisce all'articolo 1 che «L'esercizio dell'attività venatoria è consentito purché non contrasti con l'esigenza di conservazione della fauna selvatica?».
L'esigenza di tutela faunistica è oltretutto rafforzata nel locale contesto alpino, ove vige il regolamento regionale n. 16 del 4 agosto 2003, inerente l'esercizio venatorio in Zona Alpi (Capo IV), il quale dispone particolari restrizioni dell'esercizio venatorio a tutela della fauna locale.
Al fine di fugare ogni dubbio sulla coerenza dell'azione amministrativa svolta dal Servizio caccia provinciale, posta in dubbio dai ricorrenti» (al Tribunale amministrativo regionale - n. d. r.) «è anche bene evidenziare che le limitazioni poste in generale alla caccia in braccata derivano dal recepimento obbligatorio delle linee gestionali imposte dalla pianificazione faunistico - venatoria di livello provinciale e sovraprovinciale (Ispra, Regione Lombardia) e non già dall'ipotizzata avversione del Servizio caccia della Provincia di Como.
Prima ancora della composizione delle squadre, è posto per legge in discussione in Zona Alpi l'esercizio stesso della caccia in braccata al cinghiale, ammesso in provincia di Como, in via residuale, esclusivamente nel Comprensorio alpino di caccia Penisola Lariana. Anche lì vi si ricorre solo in caso di necessità, valutata in relazione all'andamento dei prelievi effettuati in caccia di selezione con carabina e al manifestarsi dei danni provocati dal cinghiale sul territorio. Appare evidente che tale forma residuale di caccia debba svolgersi - quando ammessa - nel completo rispetto delle modalità esecutive e dei parametri prefissati, con particolare riferimento al numero dei cacciatori e dei cani segugi, che ne determinano l'efficacia in relazione allo sforzo di caccia e alla necessità di salvaguardia faunistica.
In pratica si configura la necessità di una sorta di rapporto fiduciario tra gli organi deputati alla gestione faunistico - venatoria (Servizio caccia provinciale, Comitato di gestione del Cac, Commissione tecnica ungulati) e l'eventuale squadra operante, tramite il soggetto individuato quale caposquadra per il prelievo in braccata. Un rapporto fiduciario purtroppo venuto a mancare tra i ricorrenti ed i restanti organi di livello provinciale deputati alla gestione della materia venatoria.
All'affannosa ricerca del tornaconto economico legato alla vendita delle carni di cinghiale e all'allevamento dei cani da seguita - posta in campo senza mezzi termini dai ricorrenti - si riconduce purtroppo la loro intransigente conflittualità con le altre componenti venatorie locali, finalizzata a garantirsi l'«esclusività» sugli abbattimenti, perpetrando la logica dei rilasci abusivi di cinghiali registrati nel territorio della Penisola Lariana da una ventina di anni a questa parte, che ha di fatto innescato un'annosa sequenza di danni al territorio agro - silvo - pastorale.
Dario Bianchi assessore provinciale alla caccia Como

 


IL MESSAGGERO

18 MARZO 2010

 

In Giappone una “lavatrice” per cani e gatti: puliti in 33 minuti con 8 euro di spesa

 

TOKYO - Lavato, risciacquato, asciugato con tanto in messa in piega al tempo record di 33 minuti. Al "Pet World Joyful Honda" di Tokyo, un negozio con tutto il necessario per gli animali domestici, c'è anche la "lavacani" (corredata di un programma anche per gatti), una vera e propria lavatrice per il migliore amico dell'uomo a prezzi convenienti: 1.000 yen soltanto per un ciclo completo (8 euro), pari a un quinto di un lavaggio a mano.
La speciale lavatrice, poco più grande di un microonde è stata progettata negli Stati Uniti e, con la promessa allettante di un netto risparmio, ha trovato terreno più che fertile nel Sol Levante, dove il business intorno agli animali domestici e di compagnia è promettente al punto da spingere le compagnie assicuratrici a proporre polizze speciali sulla vita e contro gli infortuni.
Il sistema messo a punto è sicuro, già prima dell'apertura dell'oblò, con tutti i consigli per il perfetto lavaggio (il cane deve essere a digiuno, non deve avere con sè giocattoli e via dicendo). Lo shampoo non irrita gli occhi, l'acqua ha la temperatura costante di 35 gradi centigradi ed è arricchita con ozono per assicurare l'effetto balsamo. L'asciugatura dura pochi minuti, per avere alla fine un pelo soffice, pulito e vaporoso in un ciclo di appena 33 minuti.
Le macchine di questo genere sono al momento 10 in tutto il Giappone, ma si scommette già su un'impennata degli ordini.


L'AVVENIRE

18 MARZO 2010

 

Quattro zampe in lavatrice

 

Una lavatrice per cani? Non c’è dubbio che a inventarla – pensarla, progettarla e realizzarla – deve essere stato uno che detesta gli animali. Solo immaginare di sottoporre un cagnolino a una simile tortura stringe il cuore.
Dicono le cronache uno Shampoo, risciacquo e piega, per mezz’ora di tempo, è un gran risparmio.
L’equivalente di 10 dollari. Il negozio Dog World si trova a Tokyo. Il lavaggio è semplice: si apre lo sportello, si introduce l’animale – chissà se il barboncino della foto avrebbe mai immaginato! – si seleziona il programma, (chissà se sempre sempre delicato?) e poi si attende. Finito il ciclo, il cane esce come nuovo, pulito, vaporoso e profumato. Dicono al negozio che la toelettatura è innocua, lo shampoo non irrita gli occhi, che l’acqua è tiepida e contiene una percentuale di ozono che garantisce l’effetto balsamo. Il barboncino non riesce a dirlo ma gli si legge sul muso che ringrazia per non essere steso al sole con due mollette per le orecchie.

 

 

 

            18 MARZO 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 
IL BISTURI
18 MARZO 2010
 
Dall’Iss un nuovo modello animale per la sperimentazione di farmaci anti-Hiv
 
Un modello di scimmia affetta da Aids che risponde a una nuova combinazione di farmaci antiretrovirali di recente approvazione per la terapia iniziale negli umani (Truvada e l’inibitore dell’integrase Isentress) è stata messa a punto dal gruppo di Andrea Savarino del Dipartimento di Malattie trasmesse da vettori e sanità internazionale dell’Istituto superiore di sanità. Il risultato è di grande importanza, considerata la scarsità di modelli animali su cui testare gli effetti dei candidati farmaci prima di passare alla sperimentazione clinica. I topi sono infatti ritenuti troppo artificiali mentre i macachi, che sono sensibili a un virus simile all’Hiv (Siv) e vanno incontro ad Aids, rispondono in maniera diversa ai farmaci antiretrovirali. Nell’attuale esperimento, pubblicato sulla rivista Retrovirology, gli animali trattati con la combinazione farmacologica Truvada-Isentress hanno mostrato un miglioramento clinico simile a quello osservato nei pazienti sottoposti a terapia antiretrovirale. “Ora disponiamo di un modello animale in grado di riprodurre le condizioni dei soggetti trattati con farmaci antiretrovirali”, ha spiegato Savarino, autore principale dello studio. “I prossimi studi avranno la possibilità di utilizzare scimmie già infettate da Siv, evitando così i lunghi tempi che occorrono perché l’infezione si stabilizzi”. “Considerato l’alto numero di animali infetti da SIV presenti nei vari laboratori e condannati all’eutanasia - ha concluso il ricercatore - questo modello può consentire un risparmio di tempo, denaro e vite animali e potrebbe accelerare lo sviluppo futuro di una cura per Hiv/Aids di sei-otto mesi”.
 
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