TIFEO WEB
18 GENNAIO 2010
MASSIMA PENA PER AVER ABBANDONATO I SUOI CANI
Acireale (CT) - E’ stata condannata al massimo della pena dal Tribunale di Acireale, per il reato di “Abbandono di Animali” ai sensi dell’art. 727 del c. p. , la signora C. MV. di anni 48 di Aci S. Antonio, resasi colpevole di avere lasciato in stato d’abbandono i suoi cani, negli stenti, malati e in numerosi casi morti.I fatti in questione risalgono a tre anni orsono, quando da segnalazione ,i volontari Enpa andarono a verificare le condizioni di cani che, a detta del vicinato sopravvivevano alla fame alcuni mentre per altri era già sopraggiunta la morte.
TISCALI ANIMALI
18 GENNAIO 2010
E' morta Gana, la gorilla che portava con sé il cucciolo morto
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E' morta Gana, l'esemplare femmina di gorilla che nel 2008 commosse la Germania e l'Europa per avere tenuto tra le braccia per giorni il corpicino senza vita del suo cucciolo, il piccolo Claudio, nello zoo di Muenster, nel nord del Paese.
La gorilla che aveva 12 anni ed è stata trovata morta dal guardiano nella sua gabbia, ha confermato la portavoce dello zoo Ilona Zuehlke. Al momento non si conosce la causa esatta della morte, anche se Zuehlke ha rivelato che l’animale era malato da diverse settimane.
Le foto della gorilla che cullava il cadavere del cucciolo di tre mesi morto a causa di una grave infezione intestinale nel 2008, fecero il giro del mondo. L’animale aveva continuato a vivere la sua vita nel giardino zoologico tedesco come se il cucciolo partorito solo tre mesi prima fosse ancora vivo.
Per giorni nessuno aveva potuto avvicinarla per portarglielo via. Secondo gli esperti, un comportamento rarissimo per i gorilla. Ad aprile scorso Gana aveva dato alla luce un cucciolo sano al quale è stato dato il nome di Claudia e che si trova ancora allo zoo.
LEGGO
18 GENNAIO 2010
MORTO INVESTITO CASPER,
GATTO CHE PRENDEVA IL BUS ![]()
Casper, il gatto pendolare che da quattro anni prendeva ogni giorno lo stesso autobus, si faceva il giro turistico della città di Plymouth (nella contea del Devon) per poi rientrare a casa, è morto investito da una macchina venerdì scorso. Il suo decesso ha profondamente addolorato gli abitanti della zona, che hanno appeso un cartellino commemorativo nel luogo in cui il micio si presentava puntualmente ogni mattina per prendere il bus. La vicenda del mitico gatto vagabondo è stata riferita oggi dal Guardian, che ha raccontato come ogni giorno da vari anni Casper aspettava pazientemente in fila con gli altri passeggeri per salire a bordo dell'autobus numero 3 delle 10.55. Secondo il quotidiano britannico, la bizzarra vita di Casper «aveva attratto l'attenzione della stampa internazionale e regalava sorrisi in tutto il mondo». Ma è stata proprio la strada che Casper tanto amava ha portarlo alla morte. Il gatto siberiano di dodici anni, noto anche in Italia fra l'altro grazie al recente servizio di un tg nazionale, è stato infatti investito da un'automobile mentre stava attraversando la strada per raggiungere la sua solita fermata. In un cartello commemorativo gli abitanti di Plymouth hanno scritto: «Casper ci mancherai. Eri amato da tutti, e rendevi più piacevole il tempo trascorso in autobus. Purtroppo sei stati investito, e l'autista non ha avuto neanche il buon gusto di fermarsi». Il gatto era diventato la mascotte degli autisti, che si preoccupavano che stesse bene e che scendesse alla fermata giusta, anche se in tanti anni il micio non aveva mai sbagliato fermata. La stessa azienda di trasporti «First» aveva chiesto ai suoi dipendenti di prendersi cura del «passeggero non pagante». La proprietaria del gatto pendolare, Susan Finden, 65 anni, ha raccontato al Guardian che «l'ho chiamato Casper come il fantasmino dei cartoni animati, proprio perche aveva l'abitudine di sparire come un fantasma! Era un gatto magnifico ed affettuosissimo. Saranno in tanti a sentire la sua mancanza».
ANSA
18 GENNAIO 2010
Gb: gatto Casper investito da auto
Da 4 anni prendeva lo stesso bus, era la mascotte degli autisti
(ANSA)- LONDRA - E' morto, investito da un'auto, Casper,il gatto pendolare che ogni giorno prendeva il bus a Plymouth per poi rientrare a casa.La notizia e' stata riportata dal Guardian che ha raccontato la storia del micio che da 4 anni prendeva ogni giorno lo stesso autobus.Il suo decesso ha addolorato gli abitanti che hanno appeso un cartellino commemorativo nel luogo in cui il micio si presentava puntualmente ogni mattina per prendere il bus.Il gatto era diventato la mascotte degli autisti.
TG COM
18 GENNAIO 2010
Investito il gatto pendolare
Gb, morto Casper un felino v.i.p
Investito da una macchina lo scorso venerdì. Così è morto il gatto Casper, famoso in Inghilterra, ma soprattutto a Plymouth nella contea del Devon, perché ogni giorno, da diversi anni, prendeva lo stesso autobus, faceva un giro turistico e poi rientrava a casa. Gli abitanti di Plymouth in un cartello commemorativo hanno scritto: "Casper ci mancherai. Eri amato da tutti, e rendevi più piacevole il tempo trascorso in autobus". Ogni giorno si metteva in fila con gli altri passeggeri per salite a bordo dell'autobus numero 3 delle 10.55 e proprio in quel punto è stato appeso il saluto degli abitanti della zona che dice tra l'altro " Purtroppo sei stato investito, e l'autista non ha avuto neanche il buon gusto di fermarsi''.La storia di Casper è stata riferita dal Guardian. La bizzarra vita del gatto pendolare "aveva attratto l'attenzione della stampa internazionale e regalava sorrisi in tutto il mondo". Ma e' stata proprio la strada, che Casper tanto amava, a portarlo alla morte. Il gatto siberiano di dodici anni, noto anche in Italia grazie ad un recente servizio di un tg nazionale, è stato infatti investito da un'automobile mentre stava attraversando la strada per raggiungere la sua solita fermata.
Il gatto era diventato la mascotte degli autisti, che si preoccupavano che stesse bene e che scendesse alla fermata giusta, anche se in tanti anni il micio non aveva mai sbagliato. La stessa azienda di trasporti "First" aveva chiesto ai suoi dipendenti di prendersi cura del "passeggero non pagante". La proprietaria del gatto pendolare, Susan Finden, 65 anni, ha raccontato al Guardian: "L'ho chiamato Casper come il fantasmino dei cartoni animati, proprio perché aveva l'abitudine di sparire come un fantasma! Era un gatto magnifico ed affettuosissimo. Saranno in tanti a sentire la sua mancanza". VARESE NEWS 18 GENNAIO 2010
Cagnolina smarrita senza microchip, contattare il canile Sola e dispersa. Una cagnolina nera con il collare rosso è stata ritrovata a Gazzada e portata al canile di Cittiglio
Gazzada (VA) - Sola e dispersa. Una cagnolina nera con il collare rosso è stata ritrovata a Gazzada e portata al canile di Cittiglio. L'animale era privo di microchip. Chi l'avesse smarrita può contattare il canile al numero 0332.626190.
http://persietrovati.blogspot.com/2010/01/gazzada-va-trovato-cane-meticcio_18.html
VIRGILIO NOTIZIE
18 GENNAIO 2010
Marche/ Traffico animali in porto Ancona: sequestrati 43 cuccioli Provenienti dalla Polonia, 1.400 km in gabbia in un tir
Erano stipati in 22 gabbie di plastica all0interno di un furgone con targa polacca che stava per imbarcarsi su una motonave diretta in Grecia. Erano 43 cuccioli di cane e un gattino, provenienti dalla Polonia, in condizioni miserevoli dopo quel viaggio di 1.400 chilometri lungo lo Stivale. Le fiamme gialle del comando provinciale di Ancona, in collaborazione con i funzionari della Dogana, al porto hanno trovato i cuccioli, delle più svariate razze, pronti a essere spediti in Grecia. Un uomo è stato denunciato all'autorità giudiziaria di Ancona per maltrattamenti. Il conducente, proveniente dalla Polonia, ha dichiarato di trasportare cuccioli di cani Golden Retriver, Labrador, West Higland, Buldog, Pinsher, Cocker, Pastore Tedesco, Yorke Shire, Chihuahua, Maltese, Beagle, Jack Russel, Volpino, Meticcio. Il microchip che sarebbe dovuto essere già stato inserito sotto la cute dei cuccioli era, invece, all'interno dei relativi passaporti, impedendone così l'identificazione. I militari hanno quindi, in collaborazione con i funzionari della Dogana e del Corpo Forestale dello Stato, proceduto al sequestro degli animali ed a richiedere l'intervento del veterinario della Asur Marche di Ancona. Dopo una prima verifica delle condizioni sanitarie dei cuccioli è stato deciso il ricovero di una parte degli animali in una clinica specializzata.
CORRIERE ADRIATICO
18 GENNAIO 2010
Si teme per le malattie parassitarie Cagnolini sequestrati Altri tre curati in clinica
Ancona - Stanno lentamente migliorando le condizioni dei cagnolini di razza che da tre giorni sono sotto osservazione nella clinica veterinaria di Posatora. Gli animali, sequestrati in porto la scorsa settimana, sono finiti sotto osservazione sanitaria. Dei complessivi 42 cani e un gatto, dieci lamentavano vari disturbi legati soprattutto a malattie parassitarie.
IL RESTO DEL CARLINO
18 GENNAIO 2010
Tratta degli animali, la Provincia invoca "pene più severe"
In una nota dell'assessore all'Ambiente Marcello Mariani, la giunta provinciale esprime "indignazione per l'ennesimo sequestro di cuccioli nel porto dorico" e chiede l'intervento del Parlamento
Ancona - "Situazione inaccettabile". Così l'assessore all'Ambiente Marcello Mariani si pronuncia sulla questione del porto di Ancona, al centro di continui traffici illeciti, ultimo in ordine di tempo il caso dei 43 cuccioli di cane scoperti il 15 gennaio.La Provincia di Ancona esprime "indignazione per l'ennesimo sequestro di cuccioli nel porto dorico e ripropone l'urgenza di adottare misure definitive contro la tratta degli animali". Mariani definisce "indegno" per un Paese civile "assistere impotenti al perpetuarsi di simili crimini che arrivano a coinvolgere perfino cuccioli di pochi mesi"."E' evidente che la politica deve svolgere un ruolo più deciso", sottolinea l'assessore che, a nome della Provincia, ringrazia le forze di polizia per la loro attività di controllo. L'auspicio, secondo Mariani, è che "il Parlamento approvi velocemente il decreto legge che ratifica la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia. Un provvedimento che oltre al reato di tratta dei cuccioli, introdurrà importanti modifiche al codice penale, istituendo pene più severe".
VIVERE ANCONA
18 GENNAIO 2010
La Provincia: approvare Convenzione europea per la protezione degli animali
Ancona - Sequestro di cani al porto, la Provincia: "Approvare Convenzione europea per la protezione degli animali". La Provincia, di fronte al nuovo sequestro di cani al porto di Ancona, esprime la propria indignazione per l'ennesimo caso che ripropone con forza l'urgenza di adottare misure definitive contro la tratta degli animali. "È grave e inaccettabile - afferma l'assessore all'Ambiente Marcello Mariani - che il porto di Ancona continui a essere scalo di questi traffici illeciti che offendono la cultura e la sensibilità dei nostri cittadini. È indegno di un Paese civile assistere impotenti al perpetuarsi di simili crimini che, come in questo caso, arrivano persino a coinvolgere cuccioli di pochi mesi. Ringraziamo la fondamentale e indispensabile attività di controllo svolta dalle forze di polizia locale, ma è evidente che la politica deve iniziare a svolgere un ruolo più deciso.In questo senso, auspichiamo un'accelerazione da parte del Parlamento nell'approvazione definitiva del decreto legge che ratifica la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia. Questo provvedimento, infatti, oltre al reato di tratta dei cuccioli, introdurrà importanti modifiche al codice penale istituendo pene più severe che, speriamo, possano essere un efficace deterrente".
AUDIO NEWS
18 GENNAIO 2010
Scoperto un macello equino clandestino
Palermo - Scoperta a Palermo una stalla in cui venivano macellati clandestinamente dei cavalli. I carabinieri hanno trovato nella struttura sei equini di razza, alcuni in cattivo stato di salute, ed i resti di un animale appena abbattuto. Arrestato il proprietario della stalla, un 34enne.
ANMVI OGGI
18 GENNAIO 2010
METICCIO MUORE, TRIBUNALE CONDANNA LA PENSIONE
Un meticcio di proprietà muore nella pensione per animali in cui era stato alloggiato dai proprietari. Nessuno assiste all'incidente, la cui dinamica non viene ricostruita, ma per il veterinario che presta i soccorsi risulta evidente l'estrema gravità delle condizioni in cui viene ritrovato il cane ("il cane decedeva a causa di uno stato di shock collasso cardio-circolatorio o trombo embolia polmonare con emorragia polmonare; nessun segno di lotta veniva riscontrato sul corpo dell'animale"). Anche in assenza di autopsia, il tribunale di Rovereto ha condannato i responsabili della struttura al risarcimento di danno non patrimoniale, concludendo che l'uccisione dell'animale domestico è danno non patrimoniale risarcibile, rientrante nell'ordinaria prevedibilità. La tutela dell'animale di affezione, nel caso di specie, un cagnolino, deve ritenersi dotata di un valore sociale tale da elevarla al rango di diritto inviolabile.Inoltre per i giudici, chi assume l'onere di custodire un animale deve, infatti, apprestare modalità tali da evitare che lo stesso fuoriesca dal recinto, essendo evidente che la fuga, od anche il suo semplice tentativo, ben può essere fonte di aggressioni o di sinistri.La sentenza è particolarmente importante perché affronta un tema (quello del danno non patrimoniale da uccisione dell'animale di affezione) molto dibattuto in giurisprudenza e dottrina (fonte Altalex) IL CITTADINO 18 GENNAIO 2010
«Non pensate solo ai gatti: c’è la tragedia di Haiti»
«Oggi esprimiamo con semplicità e affetto la grandezza di Dio che ha creato i nostri amici animali, donandoci così una forma di conforto e compagnia», esordisce così monsignor Franco Badaracco, parroco della cattedrale di Lodi, che ha presieduto alla benedizione degli animali domestici sul sagrato del duomo. La ricorrenza è quella di Sant’Antonio Abate, monaco egiziano tradizionalmente rappresentato con un maiale a suo fianco, simbolo delle tentazioni affrontate nel deserto in cui Satana si presentava sotto forma di questo animale. «Mentre nei paesi - continua il parroco - è ancora viva la consuetudine, risalente al medioevo, di benedire le stalle e quindi gli animali che sono d’aiuto all’uomo, nella nostra città invece vengono posti sotto la protezione del santo quelli che ci fanno compagnia nelle case». E infatti sul sagrato, affollato da padroni e animali, si possono contare diverse specie di cani coperti con i loro cappottini per sfuggire al freddo e anche qualche gatto, ben avvolto dalla coperta all’interno dell’apposita gabbia. Molti i bambini che portano personalmente il fedele amico vicino all’altare, sistemato per l’occasione tra i due leoni dell’ingresso principale. Ad uno ad uno la benedizione viene impartita da mons. Badaracco e viene anche chiesto il nome di ogni animale perché «il non banale compito di assegnare un nome alle creature è stato affidato proprio all’uomo, il quale ha potuto così trasferire la propria storia e personalità su di essi». Tra l’abbaiare dei cani e la felicità dei piccoli padroni, si fa strada la consapevolezza che «questo è un momento piacevole, ma appartiene al superfluo» e il pensiero corre alla tragedia di Haiti. Proprio davanti al Duomo si trova lo stand per la raccolta fondi, organizzata dalla Croce Rossa Italiana, allo scopo di sostenere l’intervento di aiuto umanitario. Da lunedì 18 gennaio questa raccolta si sposterà presso il supermercato Il Gigante di San Grato.Elena De Monti LA NUOVA VENEZIA 18 GENNAIO 2010
Davanti all altare cani, gatti, canarini «Vi benedico, siete Vangelo vivente»
Venezia - Per la prima volta assiepati davanti all’altare fedeli non a due gambe ma a quattro zampe. Benedizione speciale ieri nella chiesa della Bragora, sestiere di Castello. Oltre 150 cani, gatti, canarini, criceti insieme ai relativi proprietari hanno partecipato ad una suggestiva cerimonia organizzata sotto il patrocinio «spirituale» di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali. Il parroco monsignor Giovanni Favaretto ha accolto le creature e le loro espressioni impartendo la solenne benedizione: «Sono un Vangelo vivente. Gli animali ci danno grandi lezioni». Il sacerdote soddisfatto per la partecipata festa: «Un successo che supera ogni aspettativa. La riproporrò coniugandola con la vita odierna». E annuncia: «Il prossimo anno farò raccontare una storia». In chiesa bambini, adulti, anziani accarezzavano e stringevano teneramente i «piccoli amici». «E’ un’affluenza non comune. Avere cura di un animale educa e fa compagnia alle persone» ha esclamato la parrocchiana Annamaria Stratimirovich. L’anziana Mirella Novello ha portato Peperina, una barboncina nana di 18 mesi: «E’ la mascotte del campo». Romina Calcatelli teneva in braccio Kissy, un simpatico cocker americano: «Arriva dalla Romania. Era malata». Giulia e Monica Lazzarato stringevano Schizzo-Nerino e Bianchina, due tremanti gattini: «Escono da casa per la prima volta. Vittoria li ha raccolti per strada, stavano morendo». Andrea, 11 anni, accompagnato dalla mamma Barbara Crosara, ha portato due cagnolini, Tati, un meticcio di 4 anni, e Grisù, shitzu di 7 anni, cieco. Arturo Berlati, 2 cani e 3 gatti: «Finalmente ricominciamo dalle cose semplici. Uomini e animali non sono solo materia».
IL GAZZETTINO
18 GENNAIO 2010
BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI Tutti in chiesa con i cani e con i gatti
Venezia - In occasione della festa di Sant’Antonio Abate, si è ripetuta ieri alla Bragora la cerimonia della benedizione degli animali. Una quarantina in tutto, tra cani, gatti e qualche uccellino (oltre ad una rappresentanza "ideale" dei colombi veneziani) sono stati accolti nella chiesta dal parroco che, per la prima volta ha aperto le porte della chiesa a quelle creature. Solitamente, infatti, la benedizione avviene sul sagrato, come nel caso della festa di San Francesco. Assieme agli animali c’erano anche i loro proprietari, un centinaio di persone in tutto, che hanno assistito anche alla benedizione del pane.Una cerimonia analoga si è svolta alle 12 nella chiesa di San Nicolò dei Mendicoli e alle 16 nella chiesa di Don Sturzo a Mestre. La festa trae le sue origini nell’antichità ed è soprattutto legata alla tradizione contadina, con la benedizione degli animali domestici. ASYLUM 18 GENNAIO 2010
STUPRA IL CANE DEL VICINO, ARRESTATO.
Il sesso animale tira sempre, a giudicare dagli arresti di cui il web ci dà notizia, un po' da ogni parte del mondo. Stavolta, lo stupratore di un cane si trova in America, a Chino Valley, in Arizona. L'uomo è accusato di aver violentato il cane del vicino.Levi Fderish, il padrone del cane, era uscito di casa, in giardino, alla ricerca del suo animale. Di solito se ne stava sempre fuori, e la sua assenza lo aveva insospettito. Ma non ha impiegato molto a scoprirlo: era finito nelle grinfie del vicino di casa, che lo stava usando per procurarsi piacere sessuale. Tra i due uomini è nata una breve colluttazione, al termine della quale Levi è riuscito a liberare l'animale. A quel punto ha chiamato la polizia, che ha arrestato il violentatore.Gli agenti della contea di Yavapai lo hanno portato in carcere con l'accusa di bestialità, aggressione e furto (l'uomo è accusato di aver rubato il cane dal giardino del vicino). Non è stato reso noto il tipo di rapporto sessuale che aveva imposto all'animale.
LA ZAMPA.IT
18 GENNAIO 2010
Il bulldog di Beckham vola in business class
LONDRA - Viaggio super-lusso per la new-entry di casa Beckham. Il cucciolo di bulldog inglese, regalato per Natale da Victoria alla famiglia, è volato da Londra a Los Angeles, in condizioni extra-lusso. Dopo il rientro in California di Victoria con i figli (Brooklyn, 10, Romeo,7, e Cruz, 4), mentre David volava in Italia per gli allenamenti con il Milan, il cucciolo era rimasto a Beckhingham Palace insieme al cuoco di famiglia, Gordon Ramsay.Ma quando hanno deciso di farlo arrivare negli States, i Beckham hanno scelto il top: un volo della PetAir (una compagnia aerea dedicata esclusivamente agli animali), nella categoria Gold Standard, che offre oltre al biglietto, una cuccia da viaggio in legno con materassino e acqua, visita sanitaria prima di salire a bordo e la compagnia di un veterinario per tutto il volo.Il tutto a 1.300 sterline, più 400 per l’accompagnamento fino alla villa di Beverly Hills (circa 2000 euro in totale). «Nella sua breve vita, il cucciolo di David ha già assaporato il genere di lusso con cui sarà trattato», ha commentato una fonte vicina ai Beckham. TG COM 18 GENNAIO 2010
Una vita da cani... di lusso
Paris Hilton ha fatto costruire per i suoi amati cani una villa a dimensione... animale, i signori Beckham hanno imbarcato l'ultimo arrivato in casa, il bulldog inglese che Victoria ha regalato a Natale a David, su un volo privato, di prima classe, naturalmente, per oltrepassare l'oceano. Costo del viaggio, oltre 2.200 euro. A bordo servizi extra come una cuccia in legno con materassino e acqua, una visita sanitaria prima di imbarcarsi e l'assistenza di un veterinario per tutto il volo.
CASAFC
18 GENNAIO 2010
Forlì - La Lega del Cane mette in guardia: il film Hachiko ha un rovescio della medaglia
“Hachiko”, una storia realmente accaduta che sta facendo il giro del mondo. Hachiko rappresenta l'amico per sempre, un esempio di affetto e di amore smisurato, una vicenda esemplare, l'unico motivo per cui la Lega Nazionale per la Difesa del Cane ha deciso di farne un simbolo di quanto affetto, dedizione e fedeltà vengono mostrati all'uomo dagli amici animali.
LA REPUBBLICA
18 GENNAIO 2010
BRASON IL LABRADOR IN SALVO DAL SERPENTE
FOTO http://www.repubblica.it/ambiente/2010/01/18/foto/bronson_il_labrador_in_salvo_dal_serpente-1992418/1/
IL GAZZETTINO
18 GENNAIO 2010
FALCADE (BL) - Illesa la piccola, l’animale morto sul colpo Scontro sulla pista di sci: capriolo travolge bambina
Falcade (BL) - La bambina stava sciando tranquillamente sulla pista Le Buse, a Falcade. Quando si è trovata davanti due caprioli. Il primo è riuscito a scansarlo, il secondo no. Nell’impatto, la piccola non si è fatta quasi nulla. L’animale, invece, è morto sul colpo. Animalieanimali 18 GENNAIO 2010
TROVATO SPIAGGIATO DELFINO IN ADRIATICO
Abruzzo - Un delfino lungo 3 metri e 20 centimetri è spiaggiato sulla riva di Silvi Marina. Il cetaceo presentava una vasta ferita alla testa causata molto probabilmente da una rete lasciata in mare. Sul posto è intervenuta prontamente l’Ufficio Locale Marittimo di Silvi, guidati dal comandante Antonio Fusco, che ha constatato il decesso che risultava essere morto pochi istanti prima e poi ha provveduto immediatamente alla misurazione e alla rimozione dell’animale. La carcassa è stata poi affidata dal comune di Silvi ad una impresa di smaltimento di Mosciano Sant’Angelo per essere bruciata. Il cetaceo era un esemplare di Delfino – Tursiope, di sesso femminile, avente lunghezza di oltre 3 metri e 20 centimetri e con un peso stimato di 250 chilogrammi. Il veterinario dell’Asl di teramo intervenuto sul posto ha redatto certificazione ufficiale per la relativa distruzione e da notizie assunte l’animale non ha generato pericolo di malattie infettive. L’Ufficio Locale Marittimo ha inoltre inserito, come di consueto, i dati del ritrovamento del cetaceo sul sito del Ministero dell’Ambiente – Reparto ambientale marino. Lo spiaggiamento dei delfini sulla costa teramana è purtroppo un fenomeno frequente, prevalentemente però durante la bella stagione, quando gli animali cercando zone di corrente calda, si spingono troppo sotto costa. Diversi gli esemplari salvati, ma tanti anche quelli che non riescono a sopravvivere.
IL MESSAGGERO
18 GENNAIO 2010
ROMA - Cane taglia la strada, muore motociclista sulla Braccianense.
ROMA - Era a bordo di uno scooter quando all'improvviso gli ha attraversato la strada un cane. Inutile il tentativo di evitarlo. Nello scontro ha perso la vita sia il 37enne, originario di Napoli, che il cane. L'uomo è stato trasportato all'ospedale di Bracciano, ma è morto poco dopo. L'incidente è avvenuto poco prima delle 8 all'altezza del chilometro 12 della via Braccianense in direzione fuori Roma. Il tratto di strada interessato è stato chiuso fino a 9.50 per consentire i rilievi.
APCOM
18 GENNAIO 2010
Animali/ Aidaa denuncia Google per filmati lotte clandestine cani
La procura Milano. Chiede oscuramento pagine con video incriminati
Roma - L'Aidaa, associazione italiana a tutela degli animali e dell'ambiente, ha presentato oggi pomeriggio una denuncia alla procura della repubblica di Milano contro il motore di ricerca Google, accusato della diffusione di video contenenti combattimenti clandestini di cani e di altri animali. Secondo la legge italiana il combattimento tra cani e' un reato penale che rientra nel maltrattamento di animali ed e' punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 50.000 a 160.000 euro. Nell'esposto Aidaa chiede alla procura di Milano di ordinare l'immediato oscuramento delle pagine del sito di Google dove sono contenuti i filmati dei combattimenti tra cani ed altri animali ( http://video.google.com/videoplay?docid=5188706347751483991#), anche perche' questi filmati "sono facilmente scaricabili da minori e comunque contengono immagini di azioni che in Italia sono considerati reati penali punibili con il carcere". "E' inconcepibile che un'importante motore di ricerca come Google abbia nella sua sezione video delle immagini di azioni che in Italia sono considerati reati penali punibili con il carcere - dice Lorenzo Croce, presidente nazionale di Aidaa e firmatario dell'esposto - siamo certi che Google non aspettera' la decisione della procura ma che da solo oscurera' queste pagine contenenti filmati di una violenza inaudita".
IL CENTRO
18 GENNAIO 2010
Loreto, rubate 260 pecore
Giuseppe Boi
LORETO APRUTINO (PE). Duecentosessanta pecore e un autocarro scomparsi nel nulla. È il bottino del colpo realizzato nella notte tra venerdì e sabato all’Angolana Carni di Loreto Apritino. I ladri hanno preso di mira la sede dell’azienda in contrada Cardone. Sono entrati nello stabilimento, si sono impossessati di un autocarro e hanno rubato gli ovini. Le bestie rubate erano tutte destinate alla macellazione. Hanno un valore commerciale tra i 50 e i 60 mila euro. È molto probabile che si tratti di un furto su commissione. Difficile che i ladri abbiano deciso di impossessarsi degli ovini solo una volta entrati nello stabilimento. Riciclare 260 pecore non è una cosa facile. Per farlo occorre avere alle spalle un’organizzazione che non solo sia pronta a utilizzarle, ma che sia anche in grado di produrre le certificazioni che accompagnano gli animali. Il furto all’Angolana carni presenta però un elemento strano. I ladri non hanno rubato solo gli ovini, ma si sono anche impossessati di un autocarro. Le pecore rubate sono state portate via con un camion della Scania rubato nel piazzale dell’azienda. In genere, quando i ladri sono impegnati in questo tipo di colpi, arrivano sul posto con un mezzo adatto per portare via la refurtiva. Questa volta, invece, hanno rubato sia gli animali, sia il mezzo usato per scappare. Prima di fuggire hanno però effettuato un altro furto. Hanno infatti rubato il carburante dalle altre vetture presenti nel piazzale. Il fatto ha una sua spiegazione logica. È il segno che dovevano andare lontano e non volevano correre il rischio di essere notati mentre facevano rifornimento. Sul caso indagano i carabinieri della compagnia di Montesilvano. Gli investigatori ritengono probabile che gli autori del furto siano degli stranieri. «In genere sono loro a commettere questo tipo di furti», spiega il luogotenente Pasquale Di Palo . «Ci sono alcune bande organizzate che anche nei mesi scorsi hanno colpito a Pescara e provincia. Anche le modalità con cui hanno agito ricorda altri furti su commissione effettuati in zona. I ladri hanno scelto di colpire in un posto isolato e difficile da tenere sotto controllo. Hanno effettuato una vera e propria spedizione e sono scappati nella notte». - IL PICCOLO TRIESTE 18 GENNAIO 2010
Dagot, che protegge le 200 pecore di Monrupino
di CLAUDIO ERNÈ
Provincia di Trieste - Si chiama Dagot il ”guardiano” delle 200 pecore che pascolano tra le pendici del Monte Lanaro e l’area sottostante la rocca di Monrupino. Dagot finora ha tenuto lontani i lupi dagli agnelli ed è stato aiutato nel suo lavoro di sorveglianza e dissuasione anche dalle reti elettriche poste attorno ai prati dove il gregge bruca, mette al mondo i suoi piccoli, dorme e concima l’erba. Dagot è un mastino abruzzese, pesa una cinquantina di chili, ha il pelo bianco latte come quello delle ”sue” pecore che non perde mai di vista. «Finora l’attenzione dei lupi che hanno ucciso alcune capre e pecore a Basovizza qui non si è palesata. Ma è solo questione di tempo. Prima o poi cercheranno di colpire, perché hanno fame e sanno che qui c’è tanta carne a loro disposizione» afferma Omar Marucelli, il proprietario del gregge e del cane che lo sorveglia. Una decina di giorni fa Omar Marucelli ha scoperto sul fondo di una adiacente dolina la carcassa dilaniata di una sua pecora. Ma è convinto che non siano stati i lupi a ucciderla. «Credo sia stato un cane Husky che spesso gira libero in questa zona. È riuscito a colpire e a trascinarla via perché qualche gitante aveva rimosso un tratto della rete elettrica che protegge il gregge. Dagot ha preferito restare accanto ai suoi animali, piuttosto che inseguire l’aggressore. Ecco perché chi percorre i sentieri del Carso a piedi o in bicicletta non dovrebbe rimuovere nemmeno un metro di rete elettrificata. Faccia un giro attorno, perché oggi il rischio è cresciuto di molto con l’entrata in scena dei lupi. I gitanti non usino, come è accaduto, anche tenaglie per segare i fili». L’Husky che ha sbranato la pecora è stato identificato, e anche il proprietario. Ma non ci saranno seguiti giudiziari o richieste di indennizzo. «Mi è stato offerto di far pascolare il mio gregge su altri prati. In qualche modo è un risarcimento... Ed è meglio così: metterci d’accordo tra di noi» dice Omar Marucelli. Oltre all’incursione dei cani lasciati liberi o di quelli rinselvatichiti, il gregge un paio di anni fa era entrato nel mirino di una lince, più volte segnalata sull’altipiano. Ma Dagot è riuscito a tenerla lontana. Più difficile invece per il mastino abruzzese proteggere gli agnelli appena nati dalle picchiate dei corvi imperiali. Il sangue del cordone ombelicale degli agnelli appena nati attira questi predatori e se mamma pecora non è attenta, i corvi attaccano in gruppo e feriscono a morte l’agnellino con i loro forti becchi. Le zone del corpo scelte per colpire sono quelle adiacenti al cordone ombelicale, l’area anale e gli occhi. Nella notte tra sabato e domenica, nel grande prato sottostante la Rocca di Monrupino, quattro pecore hanno messo al mondo altrettanti agnelli. Un altro era nato 24 ore prima. Ieri mattina i piccoli erano adagiati nell’erba, ai piedi di fitti arbusti e cespugli. Accanto la mamma. Tutto attorno la neve caduta durante nelle prime ore del mattino. I rami sottili proteggevano gli agnellini dai corvi ma anche Dagot faceva buona guardia. Chi si avvicinava troppo - non importa se pecora, montone o essere umano - veniva invitato ad allontanarsi. Qualche leggero morso ai fianchi delle pecore, qualche manica tirata, senza affondare i denti. Un invito esplicito che una volta accolto veniva sottolineato dal cane con un ampio movimento della coda. Gli agnelli nella tarda mattinata sono stati prelevati assieme alle madri da Omar Marucelli: destinazione una stalla dove passeranno le prossime quattro - cinque settimane, lontane dai pericoli del bosco. Né cani, né lupi, né linci, né corvi imperiali. Sono agnelli preziosi, eredi di una razza di ovini in via di estinzione che Omar si è ripromesso di salvare per la sua biodiversità. Sono pecore istriano-carsoline, con antiche ascendenze pugliesi e siriane. Il maschio è alto anche 80 centimetri, la femmina si ferma a 75. Il colore del vello è bianco-latte con picchiettature e macchie nere o marrone. In tutto ne esistono 300 esemplari. Animalieanimali 18 GENNAIO 2010
PARTECIPATE A RACCOLTA DATI SU EFFETTI COLLATERALI DI FARMACI SUI CANI
Molti farmaci sono stati adattati per essere usati in sicurezza negli animali e non sono apparentemente rischiosi, ma alcuni possono avere degli effetti collaterali di tipo psicologico che finora non sono stati per nulla studiati. Siamo particolarmente interessati agli effetti collaterali di un gruppo di farmaci anti-infiammatori comunemente usati conosciuti come corticosteroidi o’steroidi’. Questi farmaci sono spesso usati nei problemi cutanei o nell’artrite e abbiamo rilevato delle prime evidenze che suggeriscono che questi farmaci potrebbero anche influenzare direttamente diversi comportamenti legati alla percezione degli altri e dell’ambiente circostante. Stiamo perseguendo questa linea di ricerca, con il lancio di un questionario online che ha lo scopo di raccogliere informazioni dai proprietari di cani che hanno questi problemi medici. lo scopo dello studio è di raccogliere un grande numero di proprietari di cani che stanno attualmente assumendo terapie per alcune forme di artrite, artrosi o problemi dermatologici; abbiamo bisogno di informazioni su cani che seguono diverse terapie per esaminare se un certo farmaco è associato con cambiamenti specifici. Chiedendo ai proprietari di riferire una serie di risposte comportamentali che possono osservare quando il loro cane è in terapia, possiamo calcolare la possibilità che un certo farmaco sia associato con un rischio più alto di mostrare certi cambiamenti comportamentali e se questi risultati sono compatibili con le nostre ipotesi e con le prime evidenze da noi trovate. In uno stadio successivo testeremo questa associazione con test comportamentali appositamente studiati che verranno condotti con cani di proprietari che volontariamente si presteranno allo scopo.
LA ZAMPA.IT
18 GENNAIO 2010
In Italia è boom di croccantini, ma c'è chi preferisce gli avanzi
ROBERTA MARESCI
Agli italiani toglietegli tutto, ma non la voglia di prendersi cura dei propri amici a quattro zampe. Basta guardare la ciotola di Fido colma di croccantini e cibo in scatola per averne la prova. Malgrado sia diventata un’abitudine tirare la cinghia, per far quadrare i conti alla fine del mese, i padroni di cani e gatti hanno dato il benservito alla vecchia pappa ricavata dagli avanzi della tavola, ormai un ricordo del dopoguerra. Sembra infatti che la pastasciutta scondita, mescolata al cibo avanzato, sia un’abitudine mantenuta solo nei canili e dai cacciatori. Perché? Si cerca l’alimento bilanciato. E perché è pratico aprire una confezione e riempire la ciotola del quadrupede. Fatto sta che gli italiani spendono 1.232 milioni di euro in cibo per pet. Soprattutto nei canali della grande distribuzione e negozi specializzati o petshop. Un giro d’affari che va a gonfie vele visto che, in Italia, vivono 7 milioni di gatti e 6,8 milioni di cani e quasi una famiglia su due, secondo dati Euromonitor, possiede almeno un animale domestico (il 48% comprendendo però anche uccellini, pesci e roditori). Eppure, la penetrazione del cibo industriale nelle famiglie italiane è pari al 53%, notevolmente più bassa rispetto al 75% registrato come media europea. Il risultato? L’animale che mangia il pet food, campa cent’anni! Parola di Gualtiero Gandini, professore associato della Facoltà di Veterinaria dell’università di Bologna. «Ne esistono di due tipi – ha dichiarato Gandini all’Adnokronos Salute -: uno che punta principalmente al risparmio economico, di più basso livello, e uno, la parte più cospicua, che mira invece alla qualità e alla personalizzazione della dieta, e che davvero ha contribuito a soddisfare i bisogni nutrizionali dei ’pet’ e ad allungargli la vita, aiutando a prevenire alcune malattie, come l’obesità».Il consiglio? «Chiedere al veterinario di aiutarci a elaborare una dieta personalizzata, adatta all’età, alla razza e alla quantità di movimento dell’animale, evitando il fai da te e il ’mix’ di cibo confezionato e cucinato. Chiaramente il cane, se si trova davanti un alimento diverso ogni giorno e dal gusto differente, ci sembrerà più felice. Ma bisogna ricordare che siamo noi uomini - conclude il veterinario - a esserci convinti che i ’pet’ debbano variare la propria dieta, senza sapere che il loro organismo può anche soffrire a causa del cambiamento repentino del pasto». Fa il tifo invece per gli avanzi di famiglia l’etologo. «Per farlo sentire parte integrante del nostro branco», dice Enrico Alleva, direttore del reparto di Neuroscienze comportamentali dell’Istituto superiore di sanità e presidente della Società italiana di etologia. Ma non solo per questo: «Oggi la disponibilità di cibi controllati è aumentata rispetto al passato e questo è un bene da un punto di vista di igiene alimentare – dice Alleva all’Adnkronos Salute – ma bisogna ricordare che il cane deriva dal lupo, una specie per cui l’alimentarsi insieme agli altri componenti del branco è importantissimo. D’altra parte, oggi, quando un cane entra in una famiglia - prosegue l’etologo - deve adattarsi a far parte di un branco umano. Quando si cucina e gli vengono offerti gli stessi alimenti che mangia il proprietario, lo capisce e ne trae giovamento. Per lui equivale a dire: «abbiamo abbattuto una preda insieme e ora la dividiamo», proprio come fanno i componenti di un vero branco di animali. Un’abitudine da riprendere, secondo Alleva, visto che «tutto ciò che toglie qualità e quantità al tempo trascorso con i nostri animali, all’interazione con loro, è negativo: oggi spesso si dà da mangiare al cane mentre si sta al telefono, si apre una scatoletta e il problema è risolto. Invece bisognerebbe prestare attenzione a questo momento e accompagnarlo con il gioco e l’interazione. Certo, il ’pet food’ li nutre bene, ma dal punto di vista del benessere psicologico toglie qualcosa al cane. Queste ’cerimonie’ dovrebbero essere quotidiane, perchè il pasto è un grande regolatore della socialità del nostro animale».
IL GAZZETTINO DI UDINE
18 GENNAIO 2010
Per superare i rigori dell’inverno, quando la temperatura giunge vicino allo zero ...
Per superare i rigori dell’inverno, quando la temperatura giunge vicino allo zero e non vi è disponibilità di cibo, gli animali possono adottare molte strategie per sopravvivere, tra queste, le migrazioni e il letargo. La prima vede alcune specie muoversi fino anche a migliaia di chilometri alla ricerca di siti idonei (per le nostre aree il sud del Mediterraneo e l’Africa), mentre la seconda prevede che riducano la temperatura e il metabolismo basale, fino ad entrare in un torpore profondo al fine di ridurre al minimo le necessità in termini di calorie, e così poterle ricavare dal grasso deposto nell’organismo (orso, marmotta, tasso) o con gli alimenti nascosti (scoiattolo).Un tempo c’era la credenza che alcune specie, quali le rondini, non migrassero ma si rifugiassero sotto il fango in alcune nostre paludi, in una forma particolare di letargo. In realtà, se pur nella gran parte errate, queste credenze avevano previsto giustamente la possibilità che gli uccelli potessero andare in letargo; in realtà alcune specie adottano degli accorgimenti per superare l’inverno molto sofisticati che in alcuni casi possono essere definiti come torpore, per esempio nel caso del colibrì.Il letargo che nella nomenclatura scientifica internazionale viene definito come "ibernazione" può assumere diversi aspetti che vanno dall’ibernazione vera e propria a delle forme di torpore giornaliero fino all’estivazione, ovvero alla riduzione della temperatura e al metabolismo (battiti cardiaci e respirazione), nelle condizioni in cui è troppo elevata le temperatura. Alcuni animali riducono di pochi gradi la temperatura (ad esempio orso, tasso e cane procione) mentre altre l’abbassano fino a pochi gradi sopra lo zero (marmotte, ghiri e scoiattoli...) avvicinandosi molto alla temperatura ambiente presente nel sito di letargo (“l’ibernacolo”).L’orso ad esempio riduce la temperatura corporea a 31-32°C e i battiti cardiaci diventano da 40 al minuto a 8-10, riducendo cosi il fabbisogno di calorie del 30-40%. I meccanismi che inducono al letargo, ed al successivo risveglio, non sono ancora del tutto noti ma probabilmente sono il risultato della combinazione di ritmi circadiani, del livello di ingrassamento raggiunto, del rapporto di ore di luce/buio, dell’improvvisa diminuzione del cibo e della variazione della temperatura.Esistono specie per la quali il letargo è obbligatorio altre no, queste specie lo adottano sono in certe particolari condizioni (criceti). Il letargo o ibernazione però non è un stato costante, alcuni animali, sopratutto quelli che hanno letarghi profondi, presentano dei risvegli periodici nel quali la temperatura torna normale cosi come battiti cardiaci e la respirazione. Questi risvegli si riducono man mano che l’inverno avanza, fino a giungere al risveglio finale. Negli scoiattoli questi risvegli sono così lunghi da permettere di poter utilizzare gli alimenti accumulati nelle tane. I risvegli sono energeticamente molto costosi in quanto vengono consumate molte energie e rappresenteranno un punto cruciale per la sopravvivenza di queste specie nei confronti del cambiamento climatico.Questi cambiamenti sembrano influenzare i periodi di letargo con importanti conseguenze sulla sopravvivenza delle specie; nel caso delle marmotte, nel Nord America ad esempio, il periodo di letargo si è ridotto di oltre 40 giorni negli ultimi 20 anni con conseguenze importanti in quanto le marmotte escono dalle tane quando ancora l’ambiente è innevato e non trovano cibo a sufficienza per sopravvivere o riprodursi. La temperatura mite durante l’ibernazione del rospo invece sembra ridurre il successo riproduttivo di questa specie attraverso un peso minore a primavera delle femmine e del numero di uova che produrranno; questo perché i rospi si risvegliano durante l’inverno e consumano quelle riserve corporee, grasso, che avrebbero dovuto permetter loro di sopravvivere all’inverno, stagione nella quale non riescono ad alimentarsi. Infine le specie che adottano il letargo sembrano anno dopo anno ridurre la loro distribuzione, spostando il limite meridionale sempre più a nord, a scapito di quelle che non applicano questa strategia.
AGI
18 GENNAIO 2010
MORTE ORSI PARCO ABRUZZO, CONSEGNATA RELAZIONE CHIUSURA INDAGINI
Gioia dei Marsi (L'Aquila) - Il Corpo forestale dello Stato ha consegnato alla Procura della Repubblica di Avezzano la relazione sulla morte dei tre orsi avvenuta nel Parco d'Abruzzo tra il settembre 2007 e l'ottobre dello stesso anno. Il documento si trova sulla scrivania del sostituto Guido Cocco, titolare del fascicolo che ha delegato alle attivita' di polizia giudiziaria il Cfs e i Carabinieri di Avezzano. I tre orsi furono ritrovati morti in localita' "Acqua ventilata", al confine tra Gioia dei Marsi e Pescasseroli. Il dispiegamento di uomini e mezzi, per risalire ai presunti autori fu imponente: la prima pista seguita fu quella dell'avvelenamento. Anche il Ris dei Carabinieri di Roma si occupo' di alcuni rilievi su recipienti e tracce rinvenuti sul posto. L'esito degli esami acclaro' la presenza di anticrittogamici usati in agricoltura a carico dell'apparato epatico degli orsi, ma la concentrazione non sembro' essere letale in relazione al peso degli stessi animali. Nella stessa zona e in localita' "Templo", furono ritrovati morti 19 cinghiali, 3 cervi, 2 lupi, una mucca e alcune volpi. In quel periodo nessun sindaco dei comuni limitrofi, Gioia dei Marsi, Bisegna e Pescasseroli, in fase di tutela, predispose ordinanze per evitare l'eventuale trasmissibilita' al pascolo di eventuali infezioni a carico di animali selvatici che normalmente stazionano in quelle zone, fatto che normalmente avviene anche se muore un solo capo di allevamento durante la permanenza allo stato brado. Cinque allevatori del posto furono iscritti nel registro degli indagati.
CITY
18 GENNAIO 2010
Sos mammiferi in Italia “70 sono a rischio”
É l’allarme lanciato dal Wwf che, nella Lista rossa, indica quali sono gli animali che rischiano di scomparire per sempre dal nostro Paese.
L’Italia deve fare qualcosa per tutelare la biodiversità. Delle 110 specie di mammiferi che vivono nel nostro Paese, infatti, ben 70 sono a rischio estinzione. Cioè il 64% del totale. Oltre agli animali in pericolo più noti come l’orso bruno alpino, la lontra, la foca monaca e il delfino, ci sono anche specie rare, e importanti, tra cui il quercino di Lipari (una lepre), il ferro di cavallo di Blasius (un pipistrello segnalato solo per l’Italia nord-orientale) e il cervo sardo.
Lontre quasi scomparse Si conoscono, dice il Wwf, almeno 10 sottospecie di lontra che vivono in Italia da cui si sono quasi del tutto estinte. Attualmente, la lontra è presente con nuclei frammentati, soprattutto del centro-sud e la popolazione più importante è quella presente in Campania e Basilicata: conta circa 260 individui. Va meglio per lupi e stambecchi Da una stima di circa 100 esemplari di lupo nei primi anni ‘70 si è passati a una attuale di circa 800 lupi. Ma a minacciarlo ce’ il bracconaggio illegale. Così il Wwf, sulle pagine on-line del suo sito, racconta di quello che ritiene un grande successo, e cioè dell’accrescimento della popolazione del lupo che comunque rimane nella Lista rossa dei mammiferi italiani in pericolo di estinzione. Stesso discorso vale per lo stambecco delle Alpi, quasi sull’orlo dell’estinzione, nella seconda metà del XIX secolo sopravviveva esclusivamente nel Gran Paradiso con una popolazione prossima alle 100 unità. Oggi, scrive il Wwf, grazie a misure di protezione la specie si è potuta conservare e, negli ultimi 10 anni, si è registrato un deciso aumento numerico: oggi vivono in Italia circa 31mila esemplari.
PANORAMA
18 GENNAIO 2010
GHIRI, TASSI E MARMOTTE IN SALSA: I PIATTI PROIBITI DEGLI ITALIANI
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NADIA FRANCALACCI
De gustibus non disputandum est. I latini avevano ragione a sostenere che i gusti non si discutono, in particolare a tavola. Certo, tutto si può tollerare purché dal piatto tra polente e salse non facciano capolino animali “proibiti”.
Tassi, ghiri, marmotte, scoiattoli, istrici e pettirossi: gli italiani catturano, cucinano e mangiano proprio di tutto. E senza badare a spese.Già, gli amanti del “mangiamolo strano” sono pronti a pagare anche cifre astronomiche pur di gustarsi, ad esempio, un piatto di polenta e pettirossi: “Per la famosa e vietatissima polenta e osei-pettirossi sono disposti a sborsare 50, 60 euro a porzione, ovvero 5 uccellini e poco più di un etto di polenta” spiega a Panorama.it, Isidoro Furlan, vice questore del Corpo Forestale dello Stato. “Un vero business per bracconieri e ristoratori che pur di accontentare questa clientela sfidano la legge, mettendo in padella tra carne di maiale e un petto di pollo, animali la cui cattura è proibita da anni e non solo durante la stagione venatoria”. E, puntualizza Furlan: “Sono direttamente i titolari di alcuni ristoranti ad acquistare gli uccellini sul ‘mercato nero’ dei bracconieri”.Per un pettirosso, già “spiumato”, il cui peso non supera i 7 grammi, pagano circa 2,50 euro. Dopo averli messi nel tegame con un po’ di pomodoro, il prezzo di questi volatili “schizza” a 10, 20 euro l’uno. Nel piatto di contorno alla polenta, però ne vengono serviti solo cinque; In tutto non più di 35 grammi di carne.Prezzi incredibili anche per assaporare “illegalmente” gli spiedini di tordi e merli. Uno spiedino preparato con un pezzo di braciola, un tordo o un merlo (70 grammi, senza piume) e una puntina o costola di maiale costa mediamente 35 o 45 euro. Ma attenzione, su queste specie occorre fare una precisazione: il merlo e il tordo sono due uccelli cacciabili durante la stagione venatoria, ma possono essere cucinati nei ristoranti solamente per coloro che li hanno cacciati e solo dopo aver esibito al titolare dell’esercizio commerciale l’attestato di abbattimento del volatile. Il fenomeno è sempre esistito ma Confesercenti Lombardia spiega che, almeno sul suo territorio regionale ormai è pressochè inisistente: “Per anni abbiamo combattuto i comportamenti illegali che squalificavano la categoria” puntualizza Giancarlo Morghen, direttore di Confesercenti Lombardia, “adesso sul territorio lombardo il problema non esiste più. E se c’è ancora qualche ristorante che preferisce le specie proibite a quelli legali, è veramente incosciente”. “La polenta con gli uccellini” conclude Morghen, “le allodole, per esempio, oppure il tradizionale spiedino di volatili, rappresentano il 50 per cento del fatturato di questi esercizi commerciali”, ma “utilizzare esempio i pettirossi significa esporsi ad una potenziale chiusura del ristorante”.“Ma fossero solo queste le stranezze proibite che ‘approdano’ in tavola e fanno business, di contorno alla polenta” continua Isidoro Furlan. “Gli italiani, in particolare tra ottobre e dicembre, ci portano proprio di tutto: il tasso, la marmotta (cacciabile su deroga solo in provincia di Bolzano), la tortora del collare, il gallo cedrone, la pernice bianca (anche questa è una specie cacciabile ma solo su deroga). E tutti rigorosamente in salsa. Non mancano infine le specialità vietate cotte al forno: l’istrice è sicuramente quello più pagato e ricercato nel centro Italia ma si contende il primato con gli scoiattoli e i ghiri nel Sud. Questi animaletti, che spellati sono poco più che dei topi, sono cacciatissimi in Calabria. Prelibatezze che vengono preparate in forno e servite con le patate lesse e bietola. Dopo essere stato cacciato e ripulito della pelliccia, il ghiro viene disossato; in padella ci finisce, speziato, solo il filetto. Ma per gustarlo al meglio, si dice, deve essere stato congelato. E così nel periodo estivo inizia la mattanza di ghiri e scoiattoli. Infatti, è proprio verso la fine dell’estate che il Corpo Forestale dello Stato intensifica i controlli in quelle aree del sud Italia considerate a rischio bracconaggio. A metà agosto, nella Locride (Reggio Calabria) la Forestale ha sorpreso due bracconieri che avevano appena ucciso e nascosto all’interno dell’auto, 200 ghiri destinati al palato degli estimatori. Altrettanti ne sono spuntati dal frigorifero durante le perquisizioni domiciliari. Pronti per essere venduti e cucinati.
NEWS RIMINI
18 GENNAIO 2010
Scatta la caccia ai caprioli. Il commento inviatoci da una lettrice Da oggi nel riminese scatta la caccia di selezione al capriolo. "Invece di tutelare la natura, la si uccide" ci scrive una nostra lettrice.
Il testo della lettera firmata giunta in redazione
Oggi (ieri, ndr) mi sono concessa un giro in moountain bike sulla ciclabile del Marecchia. Dalle informazioni che avevo la stagione della caccia doveva esasere finita e, invece, si potevano vedere decine di cacciatori con i binocoli sulla strada che porta a Madonna di Saiano (Comune di Torriana)- Così mi sono informata, e ho scoperto che quei cacciatori osservavano felici quale era il capo da abbattere a loro assegnato visto che lunedì prossimo apre la caccia di selezione al capriolo nella provincia di Rimini. Tutti contenti e sorridenti, pareva una festa. I caprioli, ormai abituati alla presenza delle persone che percorrono spesso quella strada, non facevano neanche troppo caso a chi li scrutava. povere bestie. Non sapevano che domani invece dei binocoli, ci saranno i cannocchiali delle carabine che li inquadreranno per abbatterli. I cacciatori hanno carabine che sparano a 1,5 km, non c'è neppure sicurezza per chi vive e transita (in bici, a piedi e con bambini) in quei luoghi, speriamo che non rimanga ferito nessuno. Le vittime predestinate dovrebbero essere le femmine e i giovani nati l'anno scorso, ai maschi toccherà più avanti, durante l'estate. I caprioli fanno danni esigui alle colture, a Madonna di Saiano non vi è agricoltura che possa essere danneggiata. Per loro da domani (non so fino a quando) saranno giornate pericolose. Invece di tutelare la natura la si uccide.
LA NUOVA SARDEGNA
18 GENNAIO 2010
Spara al cinghiale, colpisce l’amico Luogosanto: vittima un maddalenino centrato da un compagno di 80 anni
di Elisa Sanna
MORGONGIORI (OR). La pallottola di rimbalzo lo ha centrato alla testa durante una battuta al cinghiale. Stefano Mura, 23 anni, allevatore di Mogoro, è in gravissime condizioni nel reparto di neochirurgia dell’ospedale Brotzu, a Cagliari. I medici lo hanno sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. La prognosi è riservata.
BIG HUNTER
18 GENNAIO 2010
Le nutrie fanno cedere gli argini. Ma c'è chi se la prende con la caccia
Quanto incide la presenza delle nutrie sul cedimento degli argini di alcuni fiumi messi alla prova dalle intense piogge? Questa ed altre domande dovrebbero essere messe davanti nel progettare una efficace azione di prevenzione rispetto alle calamità naturali che riguardano il nostro paese, anche se amministrazioni comunali e provinciali non sempre hanno a loro disposizione i mezzi adatti per affrontare questo tipo di situazioni. Così mentre il Tar di Parma accoglieva il ricorso della Lac (Lega per l'Abolizione della Caccia) in merito alle ordinanze dei comuni di Colorno, Polesine e Busseto che concedevano l'abbattimento delle nutrie per limitarne la diffusione e gli effetti devastanti, in Toscana il fiume Serchio, martoriato dalle gallerie scavate da chissà quanto tempo dai grossi e numerosi toponi, cedeva in alcuni punti allagando diversi comuni e causando danni per 170 milioni di euro. Ma se i Tribunali Ammministrativi Regionali altro non fanno che verificare che la legge sia o meno stata applicata in maniera corretta, la Lac, che difende questi animali organizzando continui ricorsi e campagne di sensibilizzazione per salvarli, nulla propone per limitare l'effetto delle loro devastazioni e ridurre il numero delle nutrie. Ed anche se in questo genere di problema la caccia c'entra molto poco, visto che nessun cacciatore smania per sparare alle nutrie, la Lac sul proprio sito web tira in ballo l'intera categoria affermando che l'abbattimento delle nutrie “provoca un aumento del fenomeno” e accusando i cacciatori, si legge testualmente, di “immettere questi animali per avere una scusa ignobile per il loro macabro hobby”. Racappricciante anche la considerazione sull'esorbitante numero degli esemplari sul suolo europeo: "cosa dire del fatto - scrive Samuele Venturini, qualificato come "esperto di nutrie" della Lac - che la popolazione umana europea è di circa 731 milioni di esemplari?? Ben 3 volte superiore a quella ipotetica della nutria".
COMUNICATO ENPA
18 GENNAIO 2010
CACCIATORI: «SE SAPESSERO QUANTA GENTE LI AMA APPENDEREBBERO ARMI», AL VIA NUOVA CAMPAGNA ENPA
“Se i cacciatori si accorgessero di come sono visti dalla netta maggioranza degli italiani, probabilmente appenderebbero per sempre il fucile”. E’ questa la nuova campagna di comunicazione dell’Enpa che ricorda come già nel 1990, 18 milioni italiani si pronunciarono contro l’attività venatoria in occasione del referendum sulla caccia. Opinione confermata, in tempi più recenti, con il sondaggio proposto nel 2004 proprio dall'Ente nazionale protezione animali in collaborazione con Eurisko. Secondo quanto rivelato dall’indagine demoscopica, l'82,5% degli italiani si opponeva a ogni ulteriore liberalizzazione della caccia; il 74% era contrario all'attività venatoria; per il 71% la caccia sottraeva a tutti una parte del patrimonio naturale; per il 69% della popolazione, la caccia poteva costituire un pericolo anche per l'uomo, mentre il 65% degli italiani era convinto che il cacciatore uccida per “divertimento”. Risultati confermati l’anno scorso da un nuovo sondaggio commissionato da altre associazioni animaliste. Secondo l’Enpa, l’attuale legge sulla caccia presenta alcune incongruenze giuridiche: non solo nei confronti dell'articolo 842 del Codice Civile, poiché impedisce ai proprietari di vietare l'accesso dei cacciatori nei loro terreni - una grave limitazione del diritto di proprietà -; ma anche per l'abitudine di alcune Regioni a derogare alla normativa nazionale, prassi contestata sia da Bruxelles che dalla Corte Costituzionale. Se L'Unione Europea dovesse arrivare a comminare sanzioni, l'Italia sarebbe chiamata a versare una somma minima di quasi dieci milioni di euro per ogni infrazione e una penale giornaliera (si parte da ventimila euro) per ogni giorno in cui non sono state correttamente recepite le disposizioni. Un danno considerevole per un Paese la cui stragrande maggioranza è contraria all'attività venatoria. Sistematicamente i volontari delle associazioni contrarie alla caccia setacciano le pagine dei giornali per risalire a eventuali incidenti venatori e stilare un bilancio delle vittime umane. Cio' ha portato a un tragico risultato relativo al triennio 2006/2009: 130 i morti e 249 i feriti a causa della caccia. ”Forse anche per questo – spiega l'Enpa - dal 1980 al 2007 il numero dei cacciatori italiani si e' dimezzato, passando da un milione e mezzo a meno di 750mila. I cacciatori, pare chiaro, sono destinati ad estinguersi parallelamente al progresso civile, ma in attesa che ciò avvenga, le vite di uno stuolo di esseri viventi (oltre due milioni in ogni giorno di caccia) e di decine di persone sono spezzate ogni anno. La nuova campagna Enpa non segue le strade consuete - pugni nello stomaco, insulti, pesanti accuse e conseguenti contraccuse -piuttosto cerca di far capire ai cacciatori quanto sia fuori luogo quel sentimento “eroico” e “romantico” che essi provano mentre, armati fino ai denti, affrontano piccoli animaletti decisamente indifesi. La campagna è stata realizzata in collaborazione con l'agenzia pubblicitaria Ogilvy & Mather: i suoi eccellenti creativi hanno pennellato di simpatica ironia le idee poi concretizzate dalla casa di produzione The Family con il regista Andrea Turchi per quanto riguarda lo spot tv, da Screenplay per quanto concerne i tre spot radio e da Zona 13 per le quattro pagine stampa.
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GALILEO
18 GENNAIO 2010
I primi a respirare a senso unico
Antenati comuni di alligatori e uccelli possedevano già polmoni specializzati simili a quelli dei volatili
Alligatori e uccelli sono separati da metri d’altezza, eppure respirano allo stesso modo. Lo dimostra uno studio pubblicato su Science e condotto da due ricercatori dell'Università dello Utah, che attribuisce all'archeosauro, un rettile insettivoro di taglia media vissuto 246 milioni di anni fa e antenato comune di coccodrilli e uccelli, il primo esempio di respirazione unidirezionale. Fino ad ora gli scienziati pensavano che fossero stati gli uccelli i primi animali a presentare questo sistema respiratorio. Nei mammiferi l’aria passa a doppia via attraverso i bronchi per arrivare ai polmoni dove, in strutture a fondo cieco (alveoli polmonari), l’ossigeno viene ceduto ai tessuti per produrre energia. Nei polmoni degli uccelli, invece, l’aria inspirata si muove in una sola direzione passando in strutture tubulari chiamate parabronchi, dove avviene lo scambio gassoso. Oltre ai polmoni sono presenti delle sacche, che si espandono come fisarmoniche riempiendosi d’aria e permettendo agli uccelli di alleggerire il loro peso e avere una riserva di ossigeno durante il volo. Gli alligatori non hanno sacche d’aria, ma Collent Farmer e Kent Sanders hanno dimostrato, grazie a tre diversi esperimenti, che anche nei polmoni di questi animali l’aria fluisce in un unica direzione. Per prima cosa i ricercatori statunitensi hanno inserito nei polmoni di sei alligatori americani uno strumento per misurare la velocità e la direzione del flusso d'aria. In un secondo esperimento gli scienziati hanno pompato l'aria dentro e fuori i polmoni di quattro alligatori morti (e, specificano i ricercatori, non uccisi per l'esperimento). Infine Farmer e Sanders hanno spinto, dentro e fuori da un polmone di un altro animale morto, dell'acqua con dentro una piccola perla fluorescente, registrandone il movimento unidirezionale.
Grazie a queste analisi i ricercatori hanno concluso che i numerosi bronchi primari e secondari si ramificano allontanandosi dal punto di passaggio dell’aria. Quindi l'aria è costretta a percorrere una via verso i polmoni diversa da quella di uscita. “I nostri dati - dice Farmer - provano che l’unidirezionalità del flusso d’aria nei polmoni è antecedente alla comparsa di pterosauri, dinosauri e uccelli e potrebbe risalire a un antenato comune alle linee evolutive di questi animali e a quella dei coccodrilli”. Grazie a questo tipo di respirazione il loro progenitore sarebbe stato in grado di sopravvivere durante la terribile estinzione di massa avvenuta 251 milioni di anni fa, chiamata “La Grande Morte”. In quell'epoca, per cause ancora sconosciute (forse la caduta di un asteroide sul pianeta o una massiccia attività vulcanica) l’atmosfera divenne calda, arida e con livelli di ossigeno pari al 12 percento (poco più della metà di quanto presente oggi nell’atmosfera). Questo portò alla morte del 70 per cento delle specie terrestri e del 96 per cento di quelle marine. Secondo i ricercatori, gli archeosauri, grandi almeno un metro, sarebbero riusciti meglio di altri a sostenere i forti affaticamenti dovuti al poco ossigeno disponibile grazie alle valvole. Questo vantaggio sarebbe poi stato tramandato sia alla linea di discendenza che ha portato ai coccodrilli e agli alligatori, sia a quella che ha portato agli pterosauri, ai dinosauri e agli uccelli.
LE SCIENZE
18 GENNAIO 2010
Un nuovo modello genetico
Nasonia, parassita dai geni dimezzati
La presenza nei maschi di Nasonia del solo corredo genetico materno, permette l'analisi quantitativa di tratti genetici complessi
Il genoma di tre specie di Nasonia - un minuscolo imenottero spesso usato nella lotta biologica per combattere alcune specie infestanti di cui Nasonia è un parassitoide - è stato sequenziato da un vasto consorzio internazionale di ricerca, il Nasonia Genome Working Group.
Lo studio, pubblicato sulla rivista "Science", ha peraltro conseguenze di notevole interesse non solo per le possibili ricadute applicative in campo agricolo, ma anche perché offre la possibilità di una più raffinata analisi di alcuni tratti genetici complessi, dal colore della pelle fino alla suscettibilità alle malattie. Il modello animale standard nella ricerca genetica è stato per decenni il moscerino della frutta (Drosophila melanogaster), in buona parte perché è piccolo, è facilmente allevabile in laboratorio e ha un ciclo di riproduzione rapido. Nasonia, che pure condivide queste caratteristiche, ha però una caratteristica che la rende di particolare interesse per alcuni studi genetici: è un organismo "aplo-diploide". Ciò significa che mentre le femmine derivano da un uovo fecondato e sono portatrici di due corredi cromosomici, quello materno e quello paterno, i maschi si sviluppano da uova non fecondate e possiedono un unico corredo cromosomico, quello materno. "La presenza di un singolo corredo cromosomico, quale quello che si trova spesso in organismi unicellulari come i lieviti, rappresenta uno strumento molto maneggevole, soprattutto per lo studio del modo in cui i geni interagiscono l'uno con l'altro", osserva Johm H. Werren, dell'Università di Rochester, coordinatore del gruppo internazionale. Inoltre, a differenza della drosofila, questi imenotteri modificano il loro DNA in un modo simile a quello dell'uomo e di altri vertebrati, ossia attraverso i processi di metilazione, che hanno un ruolo di primo piano nella regolazione dell'attivazione e silenziamento dei geni durante lo sviluppo. "In genetica umana si sta cercando di capire le basi genetiche di alcune differenze quantitative fra le persone, come l'altezza, le interazioni dei farmaci e la suscettibilità alle malattie. Il sequenziamento del genoma unita alla genetica aploide-diploide di Nasonia ci permette di ottenere più facilmente una risposta a queste importanti questioni negli insetti e, di riflesso, anche nell'uomo", spiega Stephen Richards del Baylor College of Medicine. Inoltre, si è scoperto che il DNA mitocondriale di questi imenotteri evolve in modo particolarmente rapido. Dato che i mitocondri sono coinvolti in un numero elevato di malattie e di processi degenerativi nell'uomo, questa caratteristica può essere particolarmente interessante per lo studio di queste patologie. Un'ulteriore scoperta è stata che Nasonia sfrutta diversi geni "prelevati" da batteri e Pox virus: "Non sappiamo ancora che cosa ci facciano questi geni in Nasonia, ma l'acquisizione di geni da batteri e virus potrebbe rappresentare un importante meccanismo di innovazione evolutiva negli animali e questo ne è un potenziale affascinante esempio", ha osservato Werren. In un articolo correlato, pubblicato su "PLoS Genetics" si riferisce della prima identificazione del DNA responsabile di un tratto genetico quantitativo in Nasonia. In particolare si spiega come cambiamenti nel DNA non codificante determinino una forte differenza di sviluppo fra specie strettamente imparentate di Nasonia, una scoperta rilevante ai fini della risoluzione della controversia circa la prevalenza nei processi di speciazione di quelli legati a cambiamenti nelle proteine o a cambiamenti nei meccanismi di regolazione.
CORRIERE DELLA SERA
18 GENNAIO 2010
LO STUDIO
Anche l’artrite manda metastasi
La diffusione attraverso il sangue della malattia non è infausta come nei tumori, ma spiega perché alle prime articolazioni doloranti se ne aggiungono sempre di più
MILANO - Sono le cellule dell’articolazione infiammata a trasportare in altre parti del corpo l’artrite reumatoide, esattamente come fanno le cellule tumorali che provocano le metastasi. Per fortuna le conseguenze del fenomeno sono meno gravi, ma comportano una progressiva estensione della malattia, con le sue possibili conseguenze invalidanti. Non si è mai capito molto bene come ciò accada: perché l’infiammazione, nell’artrite reumatoide, esordisce in poche articolazioni e poi, passo per passo, le coinvolge quasi tutte? Per cercare una spiegazione Stephanie Lefevre, del Dipartimento di medicina interna e reumatologia della Kerckhoff Klinic di Bad Nauheim, in Germania , con i suoi colleghi, ha utilizzato topolini selezionati per essere praticamente privi di sistema immunitario, in modo che le difese dell’animale non potessero interferire con l’esperimento.
IL LAVORO - «Ci siamo soffermati su alcune cellule che svolgono un ruolo chiave nella distruzione dei tessuti innescata dalla malattia» spiega la giovane ricercatrice tedesca. «Sono i fibroblasti, che si trovano nella sottile membrana che riveste le articolazioni chiamata sinovia». A rendere ancora più sospette queste cellule c’era il fatto che si erano già mostrate capaci di penetrare nei vasi sanguigni: «Ma finora solo in colture cellulari di laboratorio» precisa la studiosa. «Nessuno aveva mai dimostrato che anche nell’organismo potessero viaggiare nel circolo sanguigno». La ricerca pubblicata su Nature Medicine invece ha confermato che potrebbero essere proprio loro, almeno in parte, a diffondere la malattia. «Abbiamo iniettato da un lato dell’animale frammenti di cartilagine proveniente da articolazioni umane sane, insieme però con fibroblasti prelevati da pazienti con artrite reumatoide» spiega Lefevre. «Dall’altra parte dell’animale da laboratorio è stato invece iniettato solo tessuto cartilagineo sano».
I RISULTATI - Dopo 60 giorni le cellule provenienti dalle articolazioni malate, passando attraverso il sangue, erano già arrivate sul lato dove era stato inserito solo il tessuto sano. «Non solo» precisa la ricercatrice, che un paio di anni fa, ancora studentessa, è stata premiata per i suoi studi al Congresso della Società tedesca di medicina interna. «Già avevano cominciato a danneggiare la cartilagine sana che avevamo impiantato». Colti in flagrante, i fibroblasti difficilmente potranno dichiararsi innocenti, anche se è possibile che questo sia solo uno dei meccanismi in gioco. Conoscerlo meglio potrebbe però aiutare gli scienziati a contrastarlo, impedendo che dolore e disabilità si estendano sempre più.
CNRMEDIA.COM
18 GENNAIO 2010
MAIALI SEPOLTI VIVI NELLA NEVE: SOSPESO MA NON ANNULLATO ESPERIMENTO
Kuan della Lav a CNRmedia: "Si tratta del solito business della sperimentazione animale", Brugger dell'Istituto per la medicina di emergenza in montagna dell'Eurac: "Non abbiamo alternative"
Sospeso ma non cancellato l'esperimento con maiali vivi sepolti nella neve per studiare l'effetto del congelamento e le cause della morte da slavina sull'uomo. In tanti sono inorriditi, soprattutto chi ha visionato i filmati di questi animali legati e sepolti poi dalla neve artificiale o lasciati morire con la testa fuori dal ghiaccio. L'esperimento, a Vent, in Austria, doveva durare due settimane e impiegare un totale di 29 animali e vedeva la compartecipazione dell'Istituto per la medicina di emergenza in montagna dell'EURAC, l'ìAccademia Europea di Bolzano. Le perplessità, prima che etiche, sono di tipo scientifico: "L'approccio metodologico è fuorviante e di tipo ottocentesco, torniamo indietro, ai tempi dell'impiego di animali vivi nei crash test per le automobili - commenta a CNRmedia Michela Kuan, responsabile LAV settore Vivisezione - L'anatomia e la fisiologia del maiale, infatti, sono evidentemente differenti dalla nostra specie: parametri come il diverso spessore cutaneo, la cotenna del maiale è ben più dura della pelle umana - differente il rapporto tra masse grassa e magra e anche la reazione del corpo al freddo cambia.Tutto ciò rende i risultati inapplicabili all'uomo". Dietro a questo tipo di esperimento, che poco o nulla, quindi, serve a livello scientifico, si indovinano altre finalità: "C'è un business dietro alla sperimentazione animale. Noi in Italia, ad esempio, non siamo superiori ad altre nazioni e con gli animali facciamo qualsiasi cosa, ma dobbiamo seguire regole rigide e ottenere autorizzazioni specifiche prima di partire con ogni sperimentazione. In questo caso si sono presi animali chissà da dove e utilizzati in chissà che modo senza controllo scientifico, che dovrebbe essere rigoroso e riproducibile. Diciamo che in questo modo riescono a registrare dei dati da pubblicare, per poi essere confrontati e scoprire che non servono a nulla. Il solito business della sperimentazione animale, insomma". Di tutt'altro avviso il direttore dell'Istituto per la medicina di emergenza in montagna dell'EURAC, l'Accademia Europea di Bolzano, Hermann Brugger che a CNRmedia spiega: "Il maiale è l'animale più vicino all'uomo: le reazioni termoregolatorie del suo organismo sono così simili a quelle umane da poter fare degli studi sull'ipotermia. L'università di Innsbruck, insieme all'università di Tromsø sono gli istituti con la massima esperienza sull'ipotermia e da anni utilizzano maiali a questo scopo e questa è la prima volta siamo usciti dai laboratori e per questo si è conosciuta questa pratica. Stiamo conducendo un esperimento che riproduca il più possibile le conseguenze del seppellimento da valanga. Purtroppo non ci sono altri modi per studiare la cosiddetta sindrome della Tripla H, di cui non abbiamo ancora una conferma scientifica". Per la questione etica Brugger assicura: "Abbiamo tutti i permessi, i maialini, poveretti, non hanno mai sofferto dal primo momentgo: sono stati sedati e poi messi in anestesia generale. Abbiamo rispettato tutte le regole internazionali sulla sperimentazione sugli animali".
Francesca Sassoli CNRmedia 18/01/10
IL GIORNALE 18 GENNAIO 2010
Maiali torturati per studiare le valanghe-killer
MARIA PAOLA GIANNI
Prendi tre maiali al giorno, narcotizzali. Collegali a speciali apparecchi «medici» e poi seppelliscili sotto la neve. Alcuni completamente, altri con la testa fuori. E assisti in silenzio al loro sordo urlo di morte, mentre si spengono lentamente. Puoi persino registrare tutti i macabri parametri del loro decesso per asfissia. ALTO ADIGE 18 GENNAIO 2010
Vivisezione, che errore l’Eurac
Siamo a venuti a conoscenza con estremo disappunto che l’Eurac ha finanziato un test sulle slavine che prevede la sepoltura parziale o totale di 29 maiali vivi per osservarne il decesso. Non riusciamo a comprendere quale organo venga compromesso per primo o in che maniera possa in qualche modo aiutare le vittime delle slavine. Sciatori ed alpinisti inoltre indossano indumenti in fibre sintetiche che nulla hanno in comune con la cute suina, per non parlare del fatto che in situazioni estreme come può essere il trovarsi sotto una slavina, oltre alle caratteristiche fisiche, gioca un ruolo determinante la capacità di reazione dell’individuo e la sua volontà d’animo. Forse sarebbe stato più proficuo spendere i fondi pubblici per una campagna di informazione rivolta alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti dei pericoli della montagna, con costi più contenuti, piuttosto che investire tempo e risorse in una sperimentazione di cui gli stessi Soccorsi Alpini non riconoscono la necessità. Tralasciandone la (dubbia) valenza scientifica, l’esperimento è eticamente e moralmente inammissibile! Mentre sempre più medici e ricercatori nel mondo rinnegano la vivisezione come strumento di progresso, l’Eurac ha finanziato un test che priva gli animali di qualsiasi identità. Non ci sembra una giustificazione plausibile il fatto che si tratti di animali destinati alla macellazione: trattiamo gli animali con davvero poco riguardo, costringendoli ad una vita in gabbia. Riconoscere loro dignità almeno nella morte ci sembra davvero il minimo.
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