17 NOVEMBRE 2009
Randagismo, tre cani uccisi a colpi di pistola nell'Ennese
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ENNA - Erano le 22 di sabato scorso quando qualcuno ha pensato di liberarsi di tre cani sparandogli. L’allucinante scena da far west è avvenuta a Piazza Armerina, a Enna, in via Padova, strada frequentata con tanto di pub e ristorante.
I carabinieri hanno aperto un’inchiesta ma ad oggi nulla si sa riguardo l’autore di un gesto tanto vile e violento.
Dei tre cani uno è risultato avere il microchip ma ancora dopo tre giorni dall’accaduto non si è riusciti a risalire al proprietario perché a Piazza Armerina, come nel resto della provincia di Enna, manca l’anagrafe canina on line. Questo significa che per rintracciare il padrone di un cane microchippato è necessario esaminare a mano, una per una, le schede dei microchip depositate presso la Asl locale. “L’esecuzione di questi tre cani è sconcertante e deve far riflettere su quanto sia grave la situazione del randagismo in Sicilia – dichiara Marcella Porpora, Coordinatrice regionale Lav Sicilia –. All’Arma dei carabinieri, prontamente intervenuta sul posto, e alle massime Autorità locali chiediamo di far luce su questo incivile atto, consono ad una polverosa strada del Far West piuttosto che ad una città famosa in tutto il mondo per le sue bellezze archeologiche. Ci appare intollerabile, inoltre, – prosegue Porpora – che ancora alle soglie del 2010 l’anagrafe canina nella Provincia di Enna non sia informatizzata e sia, invece, da gestire manualmente. Ci chiediamo, in queste condizioni, come si possa risolvere il problema del randagismo e della violenza sugli animali ”. La gestione del randagismo in provincia di Enna va decisamente a rilento: a Piazza Armerina, nonostante le numerose pressioni sulle Autorità locali, ancora non sono cominciate le sterilizzazioni, mentre ad Enna pochi giorni fa, dopo anni di attesa, finalmente è stato inaugurato un ambulatorio veterinario per avviare le sterilizzazioni e l’anagrafe, peccato però che come denunciato da alcuni cittadini l’ambulatorio potrà essere davvero operativo solo dopo che sarà attivata l’anagrafe on line. “Come sede Lav presente a Piazza Armerina facciamo un appello a tutti i concittadini a collaborare con l’Arma dei carabinieri per rendere giustizia ai tre cani uccisi – dichiara Lorena Sauli, responsabile provinciale Lav Enna –. Inoltre, alla luce di quanto successo sabato sera in via Padova, riteniamo estremamente grave la pubblicazione, poche settimane fa, di articoli di stampa che hanno indicato proprio nel ricorso alle armi una possibile soluzione al randagismo. Un consiglio che, se voleva essere provocatorio, può invece avere istigato la follia di qualche persona priva di scrupoli.” La Lav fa un appello al sindaco di Piazza Armerina affinché attivi immediatamente degli interventi concreti per gestire il randagismo e per promuovere nella sua cittadina un corretto rapporto uomo-animale, cosa estremamente importante poiché il disinteresse e la violenza sugli animali - oltre ad essere eticamente inaccettabili - si pongono anche in contrasto con i principi generali della legge quadro 281/91, norma statale sul randagismo, ed in Sicilia della legge regionale 15/2000, secondo cui lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali d’affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti e il loro abbandono. La Lav ricorda, inoltre, che l’articolo 544 bis del Codice Penale è molto chiaro nel prevedere punizioni severe per "chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale", comminando la reclusione sino a diciotto mesi, cui possono essere sommate varie aggravanti tra cui la crudeltà ed i futili motivi. IL TIRRENO 17 NOVEMBRE 2009
È strage di cani da tartufo
SAN MINIATO (PI). Tra l’erba nei rovi, su un tovagliolo di carta, un boccone invitante per il cane. Il proprietario dell’animale, che sulle colline sanminiatesi l’aveva lasciato libero per fiutare il tartufo, ha intuito il pericolo ma non ha fatto in tempo a frenare l’animale. Il boccone di carne era avvelenato, vana è stata la corsa dal veterinario, il cane è morto tra atroci tormenti. «Negli ultimi giorni - raccontano all’ambulatorio veterinario del dottor Sabato Moscia - si sono avuti quattro casi probabilmente con stricnina. In un caso, si è trattato di un cocktail di veleni». Aggiungono, al frequentato ambulatorio: «Un cane siamo riusciti a salvarlo, perché il proprietario era poco lontano. Ma in altri quattro casi gli animali sono arrivati troppo tardi. E abbiamo sentito dire di altrettante morti di cani, da caccia o da tartufo». Poi, fanno un’osservazione: «A volte c’erano stati dei casi di avvelenamento, ma così concentrati no. Non riusciamo a capire che cosa succede, proprio ora che c’è la Mostra mercato del tartufo bianco a San Miniato». Un cacciatore sospetta che i proprietari del terreno non vogliano i tartufai a raccogliere ciò che è prezioso, oltre che gustoso, ma che non appartiene a loro. È l’unico modo per tenere i cercatori alla larga, colpendoli in quello che è un affetto e un valore. Ma, se davvero fosse così, sarebbe un modo raccapricciante. All’azienda Usl 11 risultano ufficialmente otto casi di avvelenamento di cani in soli due mesi. Nel 2008, invece, sono state 19 le segnalazioni ricevute dai veterinari liberi professionisti che operano nel comprensorio del Cuoio. A queste, sono da aggiungere altre sei segnalazioni giunte direttamente all’Asl 11. Di tutte queste, 16 hanno trovato conferma dopo le analisi. Per quanto riguarda l’anno in corso, l’Asl 11 ha avuto 14 segnalazioni. Di queste, 8 sono state presentate fra ottobre e novembre. Tre sono stati i casi accertati. Per gli otto cani morti fra ottobre e novembre ancora non si hanno le risposte dall’Istituto zooprofilattico competente. L’ordinanza del Ministero della Salute del 18 dicembre 2008 ribadisce che anche il veterinario libero professionista è tenuto a dare segnalazione del caso pervenutogli all’Asl nonché alla Polizia provinciale e al Comune. IL TIRRENO 17 NOVEMBRE 2009
Otto avvelenati in due mesi: chi uccide i cani da tartufo?
SAN MINIATO (PI). Una vera e propria strage di cani da tartufo nella zona intorno a San Miniato, proprio nei giorni della sagra che esalta il prezioso tubero. Secondo l’Asl sono otto in due mesi, alcuni veterinari sono sicuri che la cifra sia addirittura superiore. I padroni, sfiduciati, non ne segnalano neanche più la morte per avvelenamento. Ma chi arma la mano del killer o dei killer che si aggirano per i boschi del Valdarno spargendo micidiali bocconi avvelenati alla stricnina che non lasciano scampo e fanno morire l’animale tra sofferenze atroci? Le ipotesi sono almeno tre: i proprietari dei terreni dove si concentra la raccolta, gli stessi tartufai per gelosie o per eliminare pericolosi concorrenti, un pazzo. IL TIRRENO 17 NOVEMBRE 2009
Il veterinario: «Servono controlli severi»
Luciano Gianfranceschi
SAN MINIATO (PI). «Sono già morti 10 cani da tartufo nelle ultime due settimane, almeno quelli arrivati invano nel mio ambulatorio. La stagione non è ancora finita, l’anno scorso furono 45, una quarantina da me. Le autorità devono fare qualcosa - osserva con esperienza il medico veterinario Alberto Profumo, studio a Corazzano, sulle colline dove il tartufo si trova -. Occorrono controlli severi, come viene fatto quando si cerca la droga: si perquisisce l’auto, se necessario si smonta il veicolo. Le tracce restano, addosso, in tasca, o in auto; bisogna trovarle. Non c’è altro modo, per fermare la barbarie di uccidere i cani che non hanno alcuna colpa in questa guerra». Ma una guerra di chi, perché? «L’ipotesi più ragionevole è che si tratti di un pazzo, perché maneggia il veleno - risponde -. Ho trovato nei cani il veleno dei diserbanti da giardino, degli anticrittogamici da piante, di fosforo di zinco, della stricnina che dà emorragia e convulsioni senza lasciare scampo. Ho asportato lo stomaco, per inviarlo all’Istituto zooprofilattico». Veleni che non è difficile avere. La stricnina la si può acquistare tramite internet e far arrivare per posta. Quanto alla zona a rischio, il veterinario continua: «Gli avvelenamenti sono avvenuti nelle colline di Balconevisi, Corazzano e Palaia. Una zona un po’ vasta». Dunque, difficilmente i proprietari dei terreni si mettono d’accordo nel dislocare bocconi avvelenati nello stesso periodo. «Accade anche nelle colline della Valdelsa, nel volterrano - riprende - proprio ora che è la stagione di raccolta del tartufo bianco». Ma ci sono stati agricoltori che hanno arato il campo e per impedire l’andirivieni di cercatori che saccheggiano il territorio altrui... E allora? Che sia una guerra tra tartufai, nessuno vuol crederlo. Anche perché a San Miniato esiste da 25 anni l’associazione, che ha circa 400 aderenti. Eppure se ne parla, e il sospetto è preoccupante. Chi sa dove ha buttato i bocconi avvelenati va con il cane da altre parti? «L’ho sentito sentito dire, ma non ci posso credere. Chi vuol bene ai cani, non li fa morire», conclude il dottor Alberto Profumo. Fuori dell’ambulatorio, è accaduto anche di vedere persone che piangono il cane da tartufo. Addestrarlo è un impegno, una soddisfazione, un legame con l’animale. E la perdita è anche un danno economico notevole, qualche migliaio di euro. Più l’impossibilità di continuare a cercare il pregiato tartufo bianco, ora che la richiesta sta crescendo. Con la rabbia che serpeggia, se qualcuno venisse colto sul fatto rischierebbe grosso. CORRIERE FIORENTINO 17 NOVEMBRE 2009
Rubano tre vitelli e li uccidono
Calenzano (FI) - Furto di bestiame nel territorio di Calenzano. Tre vitelli sono stati rubati nei giorni scorsi da una stalla e poco dopo sono stati ritrovati morti a poche centinaia di metri di distanza. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del comando provinciale fiorentino, gli animali — di ottanta chili l’uno — sono stati portati via durante la notte e poi sono stati uccisi. Resta da capire il movente del furto, sul quale stanno ora lavorando gli investigatori. DNEWS IL CITTADINO 17 NOVEMBRE 2009
Gli animali sequestrati da Asl e carabinieri sono nel canile Santa Brera Migliaia di richieste per i cuccioli, a giorni il via libera all’affidamento
Davide Cagnola
Lodi - La sorte dei quasi cento cuccioli sequestrati alcune settimane fa a San Giuliano, a una società che lavora all’interno del canile Santa Brera, verrà decisa fra pochissimi giorni dalla procura della repubblica di Lodi, che dovrà stabilire se disporre l’adozione o l’affidamento temporaneo. Attualmente i cani, di tutte le razze, «stanno bene» e si trovano ancora al canile di San Giuliano, «in spazi adeguati e più larghi rispetto a quelli in cui li abbiamo trovati» spiega il responsabile del dipartimento veterinario dell’Asl di Melegnano, dottor Marco Sirtori.Per dargli una nuova famiglia si è già aperta una vera e propria gara di solidarietà. Da tutta Italia, infatti, sono arrivati all’indirizzo di posta elettronica dai carabinieri del Nas di Milano ([email protected]) migliaia di mail da parte di persone disponibili a prendersi cura di almeno un cucciolo. Senza contare quelle che sono pervenute all’Asl e al comune di San Giuliano. Un fenomeno che si era già verificato anche in occasione degli altri sequestri operati dalle forze dell’ordine in questo canile del Sudmilano, generato sia dall’amore per i cuccioli sia dalla possibilità di averne uno di razza praticamente gratis. Ma i responsabili dell’Asl che stanno seguendo questo aspetto non si nascondono un pericolo che è già “dietro l’angolo”: quello dei “furbi” che si mettono in lista per avere un cane al solo scopo di commercializzarlo. «Dovremo fare le opportune valutazioni - conferma il dottor Marco Sirtori - per decidere a chi affidare questi animali».I cuccioli, lo ricordiamo, erano stati importati dall’Ungheria dal titolare di un’azienda interna al canile Santa Brera nonostante gli fosse stata revocata l’autorizzazione ad importare: alcuni giorni prima, infatti, i veterinari dell’Asl avevano fatto un sopralluogo nel canile e avevano scoperto, dietro una porta chiusa, circa venti cuccioli senza microchip, passaporto e documenti di identificazione. Dopo quel provvedimento, però, l’uomo importò 193 cuccioli di tutte le razze, destinati ad essere rivenduti nei negozi specializzati della zona. Carabinieri e veterinari ne hanno trovati solo una novantina, posti sotto sequestro.Nonostante il loro destino non sia ancora stato deciso, l’ipotesi più probabile è quella di un affidamento temporaneo, visto che l’adozione può avvenire solo al termine del processo. Animalieanimali 17 NOVEMBRE 2009
USA COMMOSSI, CANE OREO UCCISO PERCHE' "NON RECUPERABILE"
Si era salvata per miracolo dopo che il suo padrone l'aveva gettata dal tetto di un palazzo di Brooklyn. Oggi è morta perché ritenuta eccessivamente aggressiva. Per Oreo, pitbull femmina di due anni, l'associazione americana per la prevenzione dei maltrattamenti degli animali (Aspca) ha optato per l'eutanasia data la sua indole violenta che non le consente di poter vivere normalmente né fra gli animali né fra gli uomini.
TISCALI ANIMALI
17 NOVEMBRE 2009
Il triste destino di Oreo, il cane salvato dalla morte per poi finire giustiziato
OSCAR GRAZIOLI
17 novembre 2009. Il caso di Oreo ha commosso e sconcertato non solo gli Stati Uniti ma tutti i paesi dove la notizia è rimbalzato attraverso i media. Il fuoco della polemica è divampato ancora una volta, incendiando l’argomento dei cani ”pericolosi” che hanno diviso le opinioni, e le conseguenti norme legislative delle nazioni, anche le più avanzate per quanto riguarda i diritti degli animali. Oreo era un pitbull femmina di due anni che ha avuto la sfortuna di incontrare, sulla sua strada, un padrone psicolabile (la diagnosi è mia) che aveva iniziato a maltrattare il suo cane, dopo che una tempestosa separazione dalla sua fidanzata, così dicono i vicini di casa, lo aveva reso particolarmente irascibile.
Così, Mr. Fabian Henderson pare che, dopo eccessivi soprusi nei confronti di Oreo, abbia rimediato un morso al braccio mentre giocavano con la pallina di gomma. Con gli occhi iniettati di sangue, Henderson non ci ha pensato due volte e ha preso per le zampe il cane, lanciandolo giù dal sesto piano di un palazzo del centro di Brooklin. Miracolosamente, recitano i quotidiani, Oreo si è salvata (mai che un cane incontri dei bravi veterinari) e la storia potrebbe finire qui, con un sospiro di sollievo, il sequestro del cane, le sanzioni al “buon” Henderson e compagnia bella.
E invece la storia di Oreo proprio qui comincia, quando ci si mette di mezzo l’Associazione per la prevenzione dei maltrattamenti degli animali (Aspca), il cui direttivo, dopo avere constato che Oreo era diventato, nel tempo, un cane aggressivo senza possibilità di recupero, ne ha sentenziato la condanna a morte. Dopo un eccellente ottimo e ultimo pasto dunque, al cane sono stati somministrate generose dosi di neurolettici (tranquillanti maggiori) e, nel primo pomeriggio di ieri, con la mente ottenebrata dai sedativi, Oreo è stato portato nell’ambulatorio dell’associazione animalista, dove le è stata iniettata una dose elevata di barbiturici che l’ha spedita a giocare con la pallina in cielo.
Per Oreo l'Aspca non ha avuto pietà, optando per un’eutanasia motivata dalla sua “indole violenta che non le consentiva di poter più vivere normalmente né fra gli animali né fra gli uomini”, questo è stato l’implacabile verdetto. Come facilmente prevedibile, quando si è intuita la decisione dell’Aspca, il suo sito è stato sommerso di fax e e mail. Migliaia di persone incredule hanno tentato di strappare Oero al destino imposto dall’associazione che le aveva salvato la vita, facendola curare dal suo staff veterinario dopo la caduta disastrosa dal sesto piano.
“Abbiamo fatto tutto quello che potevano per Oreo. Siamo stati in grado di guarire le sue ferite fisiche ma per quelle psicologiche non c'è nulla da fare. Si tratta di un cane senza alcuna possibilità di riabilitazione” ha spiegato Andy Izquierdo, portavoce dell'Aspca. La Win Animal Rights Pet Alive, organizzazione no profit che gestisce una riserva per animali a Middletown, nello stato di New York, ha cercato senza successo di ottenere la custodia di Oreo. Nulla da fare. La risposta dell’Aspca, è stata l’iniezione letale. Henderson è in galera in attesa di processo. Ben magra soddisfazione.
Animalieanimali
17 NOVEMBRE 2009
CORSE SEGRETE, ANIMALI DOPATI E MACELLATI DI NASCOSTO
Chiedevano al Comune di Bisceglie le autorizzazioni per esibizioni dimostrative, anche a scopi ippoterapici, ma in realtà si trattava di corse clandestine di cavalli con tanto di scommesse. Gli animali venivano dopati per alterarne le prestazioni e farli vincere, erano sottoposti ad allenamenti massacranti e poi, ormai sfiniti, venivano destinati alla macellazione clandestina. IL TEMPO MOLISE 17 NOVEMBRE 2009
Sepino (CB) L'operazione condotta dalla Forestale. Denunciato un isernino Sequestrati tre cavalli destinati al mercato nero CAMPOBASSO Sequestrati tre cavalli destinati al mercato nero del beneventano
Sepino (CB) - L'operazione è stata condotta dagli uomini del Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, in servizio presso i Comandi Stazione Riccia, San Giuliano del Sannio e Sepino. Nello svolgimento di servizi mirati al controllo del territorio, polizia veterinaria e antibracconaggio, in località «Guadocavalli» e «Piana d'Olmo» in agro di Sepino hanno dunque proceduto al sequestro amministrativo di 3 cavalli, non correttamente identificati, che stavano per essere immessi illegalmente sul mercato presumibilmente per la successiva vendita o macellazione. Il proprietario degli animali, proveniente dalla provincia di Isernia, S.U. di anni 36, diretto nella provincia di Benevento è stato fermato in prossimità della stazione ferroviaria di Sepino e a seguito dei controlli eseguiti sono stati accertati a suo carico una serie di violazioni che hanno comportato il relativo sequestro, sanzioni amministrative oltre che la segnalazione all'autorità competente. Gli stessi agenti nell'ambito di altri controlli hanno proceduto a segnalare all'Autorità Giudiziara competente 3 persone, autori dell'illecita pratica di uccellagione, tutti provenienti dal napoletano. Nell'ambito dell'attività sono stati sequestrati n.15 uccelli utilizzati come richiami vivi nonché quelli catturati unitamente alla strumentazione. Gli animali, bisognosi di cure, sono stati consegnati alla LIPU di Casacalenda per i successivi accertamenti medici e futuro rilascio nell'ambiente. Sono stati altresì effettuati controlli sulla corretta identificazione dei cani utilizzati per l'attività venatoria (iscrizione anagrafe canina) e controlli sulla caccia con elevazione di sanzioni amministrative per attività venatoria in ambititi territoriali non autorizzati.
BLITZ QUOTIDIANO
17 NOVEMBRE 2009
Dalla Cina l’ultima atrocità umana: il combattimento dei cavalli Due stalloni vengono frustati, spaventati da spari di pistola e dalla folla che li incita - Poco lontano tengono immobile una cavalla in calore, imbottita di ormoni per indurla all'iperattività - I pacifici erbivori si trasformano così in violenti animali da combattimento e si affrontano con morsi, calci e spintoni
Dopo i combattimenti tra cani, quelli tra galli e lo spettacolo “massacrante” offerto dalle corride, ecco l’ultima novità in fatto di barbarie sugli animali: il combattimento tra cavalli. “L’innovazione”, neanche a dirlo, arriva dalla Cina, ma viene praticata anche nelle Filippine ed in Corea.In Italia, fortunatamente, la pratica è ancora sconosciuta mentre nei paesi elencati in precedenza è già tutto legale, con un vero e proprio spettacolo al seguito, spettacolo spesso seguito da molte famiglie che vedono nell’evento una “strana” forma di intrattenimento.Questo è ciò che accade: intere famigliole cinesi, donne, uomini e bambini corrono all’imperdibile spettacolo in piazza. Due stalloni vengono frustati, spaventati da spari di pistola e dalla folla che li incita. Poco lontano tengono immobile una cavalla in calore, imbottita di ormoni per indurla all’iperattività.I pacifici erbivori si trasformano così in violenti animali da combattimento. I due cavalli si affrontano con morsi, calci e spintoni. Lunghe corde impediscono inoltre che uno dei due si possa ritirare. Gli spettatori sperano in qualche scivolata da parte dell’animale, poiché il terreno è fangoso. Chi perde diventa bistecca, viene macellato direttamente sul campo ed offerto agli spettatori. Il cavallo che vince, è conciato talmente male, che fa la stessa fine dello sconfitto.Inutile aggiungere che il tutto è corredato dal solito giro di scommesse, per dare anche un’importanza economica ad un evento già scioccante così com’è.
FOTO http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/dalla-cina-lultima-atrocita-umana-il-combattimento-dei-cavalli-151744/ TG COM 17 NOVEMBRE 2009
Cina e barbarie: lotte tra equini Cavalli combattono incitati dalla folla
Giuditta Mosca
Dopo i tori impegnati nelle corride, i cani opportunamente inferociti per dare spettacolo e i galli in lotta per la sopravvivenza, tocca ai cavalli divertire pubblici poco raffinati. La moda, esplosa in Cina dove è legale, ha subito preso piede sia nelle Filippine sia in Corea. L’animale sconfitto viene macellato sul campo di battaglia e la sua carne viene offerta ai presenti che ne fanno sfoggio come un gadget. L’uomo riesce a fare in modo che animali erbivori di norma miti, si trasformino in lottatori spietati e assassini . Così due cavalli vengono frustati, picchiati con violenza e molestati con rumori assordanti, oltre a quelli delle urla provocate dalla folla entusiasta, qualche attimo prima che l’incontro abbia inizio. Una volta aperte le ostilità gli stalloni, legati con corde che impediscono la fuga, si scontrano con rabbia, non risparmiando calci e morsi. Di norma vengono scelti campi di battaglia fangosi, perché il pubblico va in visibilio quando uno degli animali perde l’equilibrio, permettendo così al suo rivale di scagliarsi con particolare ferocia su di lui. Per rendere ancora più determinati i due stalloni, nelle immediate vicinanze c’è una cavalla in calore imbottita di ormoni, in modo che gli contendenti in lotta sentano la sua presenza. Ai due animali tocca però un triste destino: il perdente viene ucciso immediatamente mentre il vincitore muore poco dopo a causa delle ferite riportate durante il combattimento.I cinesi vanno pazzi per questi spettacoli, frequentati da famiglie intere con tanto di figli al seguito, tutti emozionati e agitati per la “bellezza” dell’evento. Il giro di scommesse, anche esse legali, sta cominciando a lievitare, ad ulteriore dimostrazione che il fenomeno è in costante crescita. In alcune zone della Cina, in particolare nella contea di Rongshui Miao, la lotta tra cavalli fa parte dei festeggiamenti in onore del nuovo anno. Per quanto brutale, non ha nulla a che vedere con un efferato e tragico gioco mortale.
AGI
17 NOVEMBRE 2009
ANIMALI: MARTINI, CINA CANCELLI COMBATTIMENTI CAVALLI
Roma - "La Cina tuteli maggiormente i diritti umani e mi auguro inizi a tutelare anche quelli animali". Il Sottosegretario alla Salute con delega alla veterinaria ed al benessere animale, Francesca Martini, in merito al servizio andato in onda ieri sera su un'emittente televisiva nazionale sul fenomeno dei combattimenti clandestini di cavalli in tutta l'Asia, ed in particolare in Cina, sottolinea che "ancora una volta la Cina si dimostra un Paese nel quale i maltrattamenti degli animali costituiscono una costante culturale. Sono rimasta sconcertata dalle forti immagini andate in onda. Cavalli torturati, seviziati ed istigati con la violenza a feroci e crudeli combattimenti tra di loro, con conseguente morte degli stessi tra incredibili sofferenze. La cosa che piu' mi ha colpito e' stata la presenza a questi ignobili spettacoli di bambini, anche molto piccoli, tra il pubblico con i genitori. Come pretendere, partendo da questo tipo di educazione, un cambiamento generazionale su questi temi? D'altronde la Cina e' un paese che annovera tra i suoi costumi incredibili forme di violenze su cani e gatti, che vengono scuoiati vivi per utilizzarne le pellicce (io stessa ho visto in merito filmati raccapriccianti) o addirittura usati per fini alimentari. Un paese in cui evidentemente il non rispetto dei diritti, per primi degli esseri umani, ma a seguire anche degli animali, rappresenta un terreno sui cui molta strada e' ancora da percorrere. Una regola che pero' non puo' restare pacificamente accettata da tutti, in nome solo di ragioni economiche. Attivero' gia' da oggi le direzioni competenti del Ministero - annuncia Martini - per chiedere in maniera forte alle autorita' competenti cinesi la fine di questa vergogna".
ANMVI OGGI
17 NOVEMBRE 2009
PUBBLICATO IL CODICE DI GESTIONE EQUIDI
Il Ministero della Salute ha pubblicato il Codice per la Tutela e la Gestione degli Equidi, anunciato dal Sottosegretario Francesca Martini a Fieracavalli. Il testo confluirà in una legge quadro alla quale stanno lavorando gli uffici ministeriali in collaborazione con le organizzazioni veterinarie, fra cui la SIVE.Il Codice fornisce i criteri essenziali per la corretta gestione degli equidi, secondo la buona prassi e comportamenti etici, a tutela della salute e del benessere degli stessi e si applica alle seguenti specie: cavalli, pony, asini, muli e bardotti. Il documento promuove la corretta relazione uomo-animale, nel rispetto della dignità dell'equide come essere senziente. È rivolto a tutti coloro che si occupano, a qualsiasi titolo, di equidi e si propone di diffondere una corretta cultura equestre. Agli equidi vanno riconosciute importanti funzioni sociali, formative, sportive, agonistiche, ludiche e terapeutiche e chi, a qualsiasi titolo, li detiene ne accetta i doveri di cura e custodia assumendone la piena responsabilità.Il proprietario e colui che detiene l'equide a qualiasi titolo (detentore) sono responsabili del benessere, del controllo e della conduzione dell'animale e rispondono, sia civilmente che penalmente dei danni o lesioni a persone, animali e cose provocati dall'animale stesso.L'operato di tutti coloro che si occupano di equidi a qualsiasi titolo deve essere orientato allo sviluppo dell'eccellenza delle attività e delle professionalità coinvolte, anche attraverso il parametro essenziale della tutela del benessere degli animali. Il codice fissa parametri di qualità che costituiscono i "livelli essenziali di benessere per l'animale" che devono essere garantiti in termini di civiltà e rispetto delle norme di legge contro il maltrattamento. http://www.anmvioggi.it/files/CODICE%20TUTELA%20E%20GESTIONE%20EQUIDI.pdf L'ECO DI BERGAMO 17 NOVEMBRE 2009
Bergamo, otto cavalli in fuga puntano verso Città Alta
BERGAMO - Dopo aver percorso via Baioni hanno puntato dritti verso Città Alta: e, se non fossero intervenute le volanti della Questura, probailmente gli otto cavalli in fuga avrebbero anche raggiunto Piazza Vecchia. L'allarme è scattato alle 6 del mattino quando alcuni cittadini hanno chiamato il 113 per segnalare il branco di quadrupedi a spasso per le vie di Bergamo.
ANSA AMBIENTE
17 NOVEMBRE 2009
PULEDRO 'NOSTALGICO' VEDE CAVALLI IN FUGA E SCAPPA CON LORO
BERGAMO - Ha suscitato un po' di curiosita' e un po' di preoccupazione tra gli automobilisti, peraltro a quell'ora poco numerosi, un branco di otto cavalli che questa mattina si aggirava per le vie di Bergamo, diretto verso Bergamo alta. Ci sono volute due volanti della Questura e pattuglie di carabinieri e polizia provinciale per fermare la corsa iniziata addirittura una decina di chilometri prima, a Villa d'Alme' (Bergamo), dove sette degli otto animali sono fuggiti da un' azienda agricola del paese. Ancor piu' curioso e' il fatto che all'altezza di Petosino, una frazione di Sorisole (Bergamo), ai cavalli al trotto verso la citta', lungo la strada provinciale 470, si e' unito un puledro, scappato da un'altra azienda agricola del posto; l'animale, nato nell'azienda di Villa d'Alme', era rimasto per mesi con gli altri cavalli ed era stato venduto solo poche settimane fa. Gli animali sono stati intercettati dalle Forze dell'Ordine alla periferia di Bergamo, in via Baioni, e bloccati in via Maironi da Ponte, mentre salivano verso la citta' alta. Secondo i primi accertamenti, sarebbero fuggiti da soli, senza alcun atto doloso. Tutti i cavalli sono stati restituiti ai rispettivi padroni.
ASYLUM
17 NOVEMBRE 2009
LA CAMPIONESSA DEL LANCIO DEI CONIGLI HA 19 ANNI ED è TEDESCA
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Ha 19 anni ed è tedesca, la campionessa della Nuova Zelanda di lancio del coniglio. Lisa Lutz ha battuto tutti, lanciando il coniglio Butch più lontano di tutti, durante i campionati del mondo di questa singolarissima specialità (in foto un momento della competizione).Settanta i concorrenti complessivi, che si sono radunati a Waitorno: gente di ogni età, accomunata dalla voglia di scagliare più lontano possibile questi animali. I concorrenti devono scegliere il loro coniglio da un ammasso di esemplari precedentemente uccisi. L'organizzatore, Barry Woods, risponde alle critiche di quanti definisco l'evento inopportuno: "Si tratta di persone che sono contrarie a ciò che avviene nel mondo reale. Perché non permettere ai bambini di vedere come si maneggiano i conigli?". Lis a si è aggiudicata un viaggio per due persone in motoscafo, oltre ad un buono pasto di 100 dollari. La ragazza, che si trova in Nuova Zelanda per un visto di un anno per ragioni di lavoro, si è anche detta imbarazzata della sua vittoria: "Non ci potevo credere. Mi sono messa a ridere. E' stato molto divertente".
GRANDAIN 17 NOVEMBRE 2009
Due pitbull sbranano un cane, denunciato il padrone
Corneliano (CN) - Poteva avere conseguenze ben più gravi il comportamento di un disoccupato 22enne torinese abitante a Corneliano d’Alba e denunciato in passato per reati contro la persona che, allontanatosi di casa per qualche giorno, ha lasciato liberi nel cortile della sua abitazione all’interno di un recinto facilmente scavalcabile due cani di razza Pitbull.
IL CITTADINO
17 NOVEMBRE 2009
Un branco di cani fa una strage Sgozzati un meticcio e delle capre
Valeria Pinoia
Brugherio (MI) - Un cane e quattro capre allevate all’interno di un piccolo recinto allo scopo di ricavarne il saporito latte. È il bilancio delle vittime del feroce attacco di un branco di cani, presso i campi che si trovano in zona Cascina Comolli, dove alcuni cittadini hanno a disposizione qualche appezzamento per coltivare e allevare le caprette. La scena che si è presentata sabato mattina davanti ai loro occhi è stata raccapricciante: quattro capre sgozzate da quegli stessi cani che la sera prima avevano avuto la meglio sul bastardino che scorrazzava nei dintorni. A quel punto i proprietari degli animali hanno chiamato la polizia locale. I vigili sono arrivati dal comando di via Quarto, ma non hanno potuto fare altro che constatare l’ecatombe di ovini, ascoltare il racconto dei proprietari e coinvolgere le figure competenti.Gli occupanti dei terreni che si trovano in prossimità della Candy, in via Comolli, hanno spiegato di aver notato quei cani già la sera prima quando hanno trovato il loro cane azzannato a morte. Anche la giornata della strage di caprette, il branco è stato avvistato chiaramente nei dintorni dell’appezzamento recintato. Ma se in un primo momento si è pensato a un branco di cani randagi, con la sorpresa che accompagna episodi simili in zone in cui non se ne contano, l’ipotesi che si è poi fatta largo è che il gruppo di animali abbia in realtà un padrone, un padrone non particolarmente oculato nella gestione dei suoi sette, o otto, animali. Pare infatti che in città ci sia un branco che saltuariamente scappa dal recinto di casa per attraversare le zone periferiche della città e per poi fare ritorno dal padrone. Impossibile però stabilire con certezza che quegli animali siano gli stessi che hanno assalito e ucciso le caprette.In ogni caso, i proprietari degli animali morti hanno spiccato una denuncia contro ignoti presso la polizia locale di via Quarto, avviliti per la morte delle capre e indispettiti per la perdita di quella che per loro era anche una fonte di profitto. Gli agenti hanno fatto intervenire l’accalappiacani che però sembra non essere riuscito a rintracciare gli animali. Sul luogo dei fatti, nella giornata di sabato, è stato chiamato anche il veterinario che ha disposto il trasferimento delle carcasse presso un inceneritore, per tutelare le condizioni igieniche del posto. All’indomani della vicenda, un inquietante punto interrogativo resta: e se il branco si fosse imbattuto in una persona, magari sola? Sulla non aggressività di questi animali nei confronti dell’essere umano, a questo punto, sarebbero in pochi a scommettere.
LIVE SICILIA
17 NOVEMBRE 2009
La Lav: Uccisi 3 cani a Piazza Armerina
Enna - Tra cani sono stati uccisi con colpi di pistola a Piazza Armerina (Enna), in via Padova, lo scorso sabato. I carabinieri hanno aperto un’inchiesta per scoprire i responsabili. Uno dei tre cani aveva il microchip di riconoscimento ma gli investigatori non sono riusciti a risalire al proprietario perché a Piazza Armerina, come nel resto della provincia di Enna, manca l’anagrafe canina on line. Questo significa che per rintracciare il padrone di un cane microchippato è necessario esaminare a mano, una per una, le schede dei microchip depositate presso la Asl locale. “L’esecuzione di questi tre cani è sconcertante e deve far riflettere su quanto sia grave la situazione del randagismo in Sicilia – dice Marcella Porpora, coordinatrice regionale Lav Sicilia – Chiediamo di far luce su questo incivile atto, consono a una polverosa strada del Far West piuttosto che ad una città famosa in tutto il mondo per le sue bellezze archeologiche”.
MESSAGGERO VENETO 17 NOVEMBRE 2009
Asina sparita 25 giorni fa ripescata ieri dal Livenza
PASIANO (PN). Era sparita quasi un mese fa da un’azienda agricola di Ponte di Piave, l’hanno avvistata oggi nel Livenza all’altezza della località Tremeacque, in territorio di Pasiano. Stiamo parlando della povera asina ripescata nel primo pomeriggio di ieri dal fiume ormai priva di vita. Notato galleggiare sul Livenza da più di qualcuno, dell’animale si sono occupati i vigili del fuoco di Pordenone. L’intervento, messo in atto dopo mezzogiorno, è stato effettuato dalla squadra Saf fluviale. Una volta portata a riva la carcassa, dello smaltimento è stato incaricato personale specializzato. MESSAGGERO VENETO 17 NOVEMBRE 2009
Bagnaria Arsa, ritrova il cane scomparso da giorni
Sandro Sandra
BAGNARIA ARSA (UD) - Lea è un setter dal pelo nero e bianco e da sette anni in una abitazione di Sevegliano è al centro di attenzioni e di coccole. Ma Lea è anche un bravo cane da caccia e ama scorazzare nei campi con il suo padrone accompagnandolo nelle battute. Così è stato anche alcune domeniche fa per una normale uscita nelle campagne tra Privano e Joannis. E da qui si infittisce il “mistero” che accompagna l’improvvisa scomparsa del fedele segugio. «Cosa sia di preciso successo - dice il proprietario dell’animale - proprio non lo so anche se restano dubbi e qualche sospetto sulla sparizione di Lea, che era munita di radiocollare». Una febbrile ricerca del setter per diversi giorni costringe il padrone a fare i “salti mortali” per far quadrare gli impegni di lavoro con la grande voglia di ritrovare Lea. Tuttavia non dispera, fa stampare e diffondere una locandina dove campeggia, accanto alla foto di Lea, una ricompena di duemila euro. Quando ormai le speranze di rivedere il cane diventavano sempre più flebili, una telefonata dall’abitazione di un privato in località 3 Ponti, tra Torviscosa e Cervignano, riaccende il lume. Una signora al telefono dice di aver udito dei lamenti di un cane provenienti dalla scarpata della statale Triestina vicino a casa sua. L’area - precisa sempre al telefono la donna - è quasi inacessibile per la presenza di una fitta sterpaglia. La notizia rincuora il padrone di Lea. che raggiunge il posto indicato. Intanto mani solerti hanno provveduto con la motosega a disboscare un tratto della scarpata e a creare un varco. Così è stato possibile raggiungere il cane che è affamato, infreddolito, ma senza ferite. Lea oggi è di nuovo a casa. «C’è una ricompensa da onorare - dice il padrone. - E alla signora, che ringrazio di cuore, consegnerò i duemila euro promessi». QUOTIDIANO DEL NORD 17 NOVEMBRE 2009
Bergamo, vasta operazione anti-bracconaggio nella Bergamasca
Bergamo - Gli agenti dei Comandi Stazione Forestali di Zongo, Sotto il Monte e San Rocco a Riva di Solto (BG) hanno denunciato quattro persone a piede libero per violazione delle norme che regolano l’attività venatoria, sequestrando sei reti, un fucile da caccia e sette trappole per la cattura di avifauna protetta. In particolare, il Comando Stazione di Zogno ha individuato e denunciato tre bracconieri in altrettante diverse circostanze: il primo, un settantaseienne di Zogno (BG), è stato sorpreso in località Scullaro mentre stava recuperando alcuni volatili appartenenti a specie protetta intrappolati in una rete. Si trattava di tre fringuelli vivi, subito liberati, e di due pettirossi e due fringuelli ormai privi di vita. I controlli eseguiti sul posto hanno portato al sequestro della rete da uccellagione e di sette trappole metalliche a saltarello pronte per la cattura di altra avifauna. Il secondo cacciatore di frodo, un cinquantaquattrenne di Ubiale Clanezzo (BG), è stato sorpreso in località Costa Cà Bonore, sempre nel bergamasco, mentre liberava un esemplare di pettirosso da una rete da uccellagione della lunghezza di sei metri per due di altezza. Al bracconiere è stata sequestrata la suddetta rete oltre ad un’altra della lunghezza di venti metri per due di altezza occultata all’interno di un bosco. Al terzo denunciato, un cinquantaduenne di Algua (BG), è stato confiscato un fucile con ventitre munizione a pallini calibro 12 oltre ad un tordo bottaccio in quanto cacciato nonostante la licenza di porto di fucile ad uso caccia fosse stata sospesa dal Questore. Al cacciatore è stato contestato anche il furto venatorio aggravato. Nella medesima giornata, il personale del Comando Stazione di Sotto il Monte (BG), in seguito ad una segnalazione da parte di alcuni cittadini, ha raccolto in località Grumello un esemplare di poiana ferita da pallini da caccia. Tempestivamente l’animale è stato trasferito presso il Centro Recupero Animali Selvatici C.R.A.S. di Cenate Sopra per far fronte alle necessarie cure mediche. Infine, in località S. Rocco a Riva di Solto (BG), il Comando Stazione di Lovere ha sorpreso un quarantasettenne del posto, intento a recuperare un pettirosso ancora vivo intrappolato in una rete. Il volatile è stato subito liberato e i successivi controlli hanno portato alla confisca del materiale utilizzato per la cattura degli uccelli oltre alla denuncia a piede libero del responsabile. LA CITTA' DI SALERNO 17 NOVEMBRE 2009
Denunciati sei cacciatori
LAVIANO (SA). Denunciati sei cacciatori provenienti da Castel San Giorgio, Angri, Pagani e dall’hinterland napoletano per bracconaggio, maltrattamento di animali e possesso di fucili modificati. I militari della compagnia di Montella, retta dal capitano Luigi Saccone, nel corso di servizi pianificati dal comando provinciale di Avellino per il contrasto del bracconaggio, hanno controllato numerosi cacciatori in trasferta nell’Alto Sele che trasportavano i propri animali per lunghi tragitti nei cofani delle vetture chiusi in gabbie troppo piccole al punto da soffocarli quasi. In particolare, nel corso dei controlli effettuati insieme ai colleghi della stazione di Senerchia, retta dal maresciallo Claudio Di Napoli, e alle guardie volontarie del Wwf delle sezioni di Avellino e Salerno, i militari di Montella hanno scoperto un gruppo di cacciatori provenienti dall’Agro nocerino sarnese che trasportavano quattro cani da caccia di grossa taglia in condizioni non solo contrarie alla normativa, ma anche tali da causare sofferenza agli animali, trasportati nel vano posteriore di un’autovettura in uno spazio sufficiente appena per uno: i cani di fatto non potevano neanche muoversi. Il conducente della vettura è stato così denunciato in stato di libertá per maltrattamento di animali. I militari hanno anche fermato cacciatori della provincia di Salerno trovati in possesso non solo di richiami acustici elettromagnetici proibiti ma anche di fucili modificati in maniera artigianale per aumentarne la potenza. Sono stati tutti identificati e denunciati in stato di libertá per aver modificato i propri fucili, che sono stati subito sottoposti a sequestro per la successiva distruzione. Nei confronti dei cacciatori, i carabinieri hanno anche attivato, quale ulteriore sanzione, la revoca della licenza di caccia ed il divieto di utilizzo delle armi, in modo da impedire ogni futura attivitá venatoria. Tutte le attivitá sono state condotte in collaborazione con i magistrati delle Procure di Avellino, Ariano e Sant’Angelo dei Lombardi. CORRIERE DELLA SERA 17 NOVEMBRE 2009
Il rettile si era avvicinato troppo ad una femmina con i cuccioli e il branco lo ha ucciso Se l'ippopotamo divora il coccodrillo Spettacolari immagini scattate dal fotografo Vaclav Silha nel parco del Serengeti in Tanzania
Simona Marchetti
MILANO - Brutta fine per un coccodrillo del Serengeti National Park in Tanzania, mangiato vivo da una cinquantina di ippopotami affamati e arrabbiati. Il predatore si era avvicinato troppo a una femmina e ai suoi piccoli, mentre la famigliola nuotava placidamente nelle acque del River Mara, e questa imprudenza gli è costata cara: gli animali lo hanno, infatti, circondato, ben decisi a difendere la loro compagna e il povero coccodrillo, preso dal panico, ha tentato di sfuggire all’assalto passando sopra le loro schiene. Scelta pessima, a giudicare dalle incredibili immagini scattate dal fotografo ceco Vaclav Silha, perché gli ippopotami lo hanno letteralmente sbranato. LA TESTIMONIANZA - «In genere, gli scontri fra questi animali sono molto rari – ha raccontato il fotografo al Daily Mail - . Quando succede qualcosa, è perché ci sono dei cuccioli nel gruppo e gli ippopotami pensano che possano essere in pericolo. Ed è esattamente quello che è capitato in questa occasione. Non so cosa abbia spinto il coccodrillo a passare sopra alle schiene degli ippopotami, penso che forse si sia fatto prendere dal panico e l’abbia vista come la sola via di fuga, ma di certo è stata la peggior scelta che potesse fare e, ovviamente, anche l’ultima». Considerato fra le creature più aggressive ed imprevedibili del regno animale, un ippopotamo adulto può esercitare una pressione di diverse tonnellate in un singolo morso, come conferma la tragica fine del coccodrillo. «Tutto quello che sono riuscito a vedere – ha concluso Silha – era il coccodrillo che si dibatteva e si contorceva per sfuggire alle fauci degli ippopotami, ma nemmeno il coccodrillo più forte sarebbe riuscito a salvarsi. Infatti, non ha avuto scampo e pochi secondi dopo il suo corpo è scivolato nell’acqua e non l’ho più visto».
FOTO http://www.corriere.it/gallery/cronache/11-2009/coccodrillo/1/ippopotamo-divora-coccodrillo_684ccb32-d367-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml#1 TG COM 17 NOVEMBRE 2009
Allo zoo orsi finti invece che veri Missouri, gli "originali" sono morti
Luca Fabbri
Orsi polari elettronici al posto di quelli in carne e ossa. Negli Stati Uniti lo zoo di St. Louis ha deciso rimpiazzare gli animali con copie frutto della tecnologia per non lasciare le gabbie vuote, dopo che gli esemplari presenti all’interno della struttura sono morti uno ad uno negli ultimi anni in circostanze piuttosto bizzarre.Per qualche ragione la città del Missouri non porta bene agli orsi polari. Nel 2005 Churchill, un bestione bianco come la neve, aveva mangiato un pezzo di plastica finito chissà come in un bidone ed era morto sotto i ferri mentre i veterinari cercavano liberagli lo stomaco. Cinque settimane dopo, ricorda il quotidiano Riverfront Times, un’infezione aveva ucciso Penny e i due feti che crescevano dentro all’utero dell’orso. Le autorità dello zoo non sapevano che Penny fosse incinta. Ancora: lo scorso aprile i veterinari avevano scelto l’eutanasia per Hope, dopo aver trovato il cancro nell’animale. La moria di orsi polari ha spinto lo zoo del Missouri a commissionare a Trogolo Co., compagnia che produce decorazioni natalizie per centri commerciali e uffici, una serie di copie elettroniche che saranno installate all’interno della struttura nei prossimi mesi per rimpiazzare gli animali veri. La decisione senza precedenti, spiega il sito Huffington Post, nasce dalla volontà dello zoo di prendere tempo e non deludere le folle che si ritroverebbero una gabbia vuota davanti mentre le autorità zoo raccolgono fondi per comprare un orso polare vero.
IL GAZZETTINO
17 NOVEMBRE 2009
Anti-rabbica gratis
PINZANO (PN) - (lp) Sulla scorta dell'ottimo afflusso e della notevole richiesta, anche sabato prossimo (dalle 9.30 alle 12), nella sede degli alpini di Pinzano al Tagliamento, ci sarà la possibilità di accedere alla vaccinazione antirabbica gratuita dei cani di proprietà di cittadini residenti nel comune della Val d'Arzino. «In questi primi incontri – ha precisato il sindaco Luciano De Biasio – ci sono state un po' di lungaggini, in quanto molti cani, nonostante la legge lo imponga, risultavano ancora privi del microchip. Dopo la vaccinazione di sabato - ha concluso – ci sarà tolleranza zero: chi non sarà iscritto all'anagrafe canina, sarà sanzionato». IL PICCOLO 17 NOVEMBRE 2009
Rabbia, si vaccineranno 2mila capi di allevamento
Tiziana Carpinelli
DUINO AURISINA (TS) - Sono almeno duemila i capi di bestiame della provincia che l’Azienda sanitaria si appresta a vaccinare per contrastare il rischio di diffusione della rabbia silvestre, dopo il primo caso di infezione scoperto Gropada. Lì, a un centinaio di metri dal confine con la Slovenia, lo scorso 23 ottobre è stata infatti rinvenuta una volpe stroncata dal virus. Le analisi effettuate sulla carcassa dall’Istituto zooprofilattico di Padova hanno attestato la positività alla malattia, facendo scattare sul territorio l’obbligo della vaccinazione antirabbica. Si tratta, per il momento, del primo e unico caso nella provincia di Trieste, mentre dal 2008 nella regione se ne sono verificati complessivamente 37. Le linee telefoniche dell’Azienda sanitaria sono, in questi giorni, roventi: i cittadini chiamano per avere indicazioni su come preservare la salute del proprio cane, ma i veterinari dell’azienda chiedono di non subissare gli ambulatori di telefonate per consentire agli operatori di lavorare. «Abbiamo inoltrato la richiesta di 5mila vaccini – spiega Corrado Abatangelo, responsabile della Sanità animale del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria –. Circa duemila dosi risultano già disponibili a Udine, e presto verranno inviate qui. Stiamo acquisendo inoltre tutto il materiale necessario ad allestire i due ambulatori». Gli ambulatori verranno istituiti in via Molino a Vento e sull’altipiano, alla stazione di Prosecco. Ci vorranno almeno quindici giorni per l’attivazione. La priorità sarà data a bovini, ovini, caprini ed equini esposti al rischio di contagio, e che risultano non vaccinati o vaccinati da più di 11 mesi. «La profilasssi riguarda quasu tutti gli animali d’allevamento sul Carso – precisa Abatangelo – poiché escluderemo solo quelli in stalle chiuse, una netta minoranza. Ci sono poi i 18mila cani censiti all’anagrafe canina, dei quali circa la metà è già vaccinata». LA NUOVA FERRARA 17 NOVEMBRE 2009
Altra moria di pesci, scattano le proteste
CENTO (FE). Ennesimo episodio di moria di pesci. A denunciare il fatto sono questa volta sono i responsabili del circolo Alto Ferrarese di Legambiente, in collaborazione con Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) di Cento. Moltissimi i pesci morti ritrovati domenica mattina all’uscita della parte tombata del Condotto Generale in via di Mezzo, circa all’altezza dell’ipermercato Bennet. Fatti che si sono verificati con una certa frequenza già alcune settimane fa e che a Cento paiono essere diventati quasi una “tradizione”. Dopo i due analoghi episodi avvenuti nel Canale di Cento, per Albano Gozzi, rappresentante di Legambiente, di nuovo si presenta una «scena di degrado ambientale peraltro in una zona urbana della città». Seria preoccupazione espressa anche dalla presidente dell’ente protezionistico centese, impegnato nella difesa e salvaguardia degli animali e dell’ambiente Barbara Vignoli, viste le ormai ripetute morie che si stanno succedendo negli ultimi mesi. «L’odore pungente - ha poi spiegato ancora lo stesso Gozzi - ha attratto un grande stormo di gabbiani, che in neppure due ore ha “banchettato” e fatto sparire la notevolissima quantità di pesce morto». Una morte, invece, per la Vignoli «non imputabile ad attività di pesca, già da noi contrastata, bensì a quanto sembra imputabile ad altri motivi che sarebbero ben più seri». Entrambe le associazioni rivolgono, comunque, un appello alle autorità competenti, in primo grado Comune, Arpa, Consorzio di Bonifica, e altre autorità preposte, affinché in merito vengano date spiegazioni ed emergano motivi e responsabilità. «Non riuscendo più a distinguere i canali per la irrigazione dalle fognature a cielo aperto, e considerata anche la pessima qualità con cui vengono irrigate le produzioni agricole - concludono concordi Gozzi di Legambiente e la Vignoli di Enpa - ancora una volta si ribadisce la preoccupazione per la salute dei cittadini». MARE IN ITALY 17 NOVEMBRE 2009
Monitoraggio satellitare dei tonni
La questione del Tonno rosso Thunnus thynnus provoca spesso accanite discussioni tra gli operatori della pesca, autorità europee e associazioni ambientaliste. La pesca al tonno è una risorsa fondamentale per diversi paesi e per garantire la conservazione di questa specie ad alto valore commerciale esiste una limitazione nelle catture con precise quote che di anno in anno vengono assegnate ai vari paesi. Più volte le associazioni ambientaliste hanno lanciato preoccupati allarmi paventando addirittura una possibile estinzione del tonno. La questione necessita un attento studio . LA NUOVA SARDEGNA 17 NOVEMBRE 2009
Allarme tonno rosso Pesca ridotta del 40% durante tutto il 2010
Simone Repetto
CARLOFORTE (CI). Dal Brasile, arrivano nuove restrizioni alla pesca mondiale del tonno rosso, escludendo le ipotesi sulla moratoria al prelievo commerciale della specie. E’ la decisione decretata dall’Iccat, la Commissione internazionale per la conservazione del tonno atlantico. Una decisione presa durante la riunione degli stati membri svoltasi a Recife. L’Iccat, dopo aver analizzato i dati provenienti dalla campagna internazionale di pesca 2009, ha considerato non rinviabile una ulteriore diminuzione delle catture, valutando il Thunnus thynnus specie minacciata da un prelievo comunque sovraordinato rispetto alla stima degli attuali stock ittici della specie, che dall’Atlantico entra in Mediterraneo per la periodica”corsa” riproduttiva, in minima parte intercettata dalle tonnare fisse del Sulcis. Per il 2010, bisognerà ridurre le catture di circa il 40 per cento, percentuale maggiore rispetto al 32 per cento deciso nel 2008, ed inferiore rispetto al 50 per cento fissato per il 2011. In ogni caso, è stata scongiurata la proposta di inserire il tonno rosso nella ”red list” Cites, che avrebbe di fatto chiuso la pesca, a livello mondiale, per un certo periodo di tempo, lasciando sul mercato solo il tonno congelato o quello proveniente dalle ”tuna farm”, ovvero gli allevamenti a mare. La proposta, formulata nei mesi scorsi a livello europeo dal Principato di Monaco, successivamente sostenuta dagli Stati Uniti e avversata da Giappone e Italia, è stata”congelata” dall’Unione Europea, che attendeva la decisione tecnica dell’Iccat prima di una pronuncia definitiva, per quanto attiene la posizione da tenere alla prossima riunione del Cites, in programma a marzo a Doha. In Qatar, dovranno individuarsi le specie animali soggette a pesanti restrizioni commerciali e, tra queste, non è comunque escluso che possa rientrarvi anche il tonno rosso. La decisione Iccat, se mal digerita dagli armatori della pesca al tonno rosso d’altura può essere presa con legittimo ottimismo dagli imprenditori delle tonnare del Sulcis, non legati ai grandi numeri ma ad una”giusta” quantità prelevabile, sufficiente a garantire l’annuale attività in chiave futura. Con carnieri annuali inferiori alle 150 tonnellate complessive, le tonnare dell’Isola Piana, Portoscuso e Portopaglia sono nei fatti scarsamente interessate alla riduzione globale del pescato, da cui, viceversa, potrebbero ottenere dei benefici per il futuro. Ciò considerando un possibile aumento della numerosità dei branchi in transito sottocosta, da aprile a giugno, se le ”volanti”, ovvero le reti a circuizione d’altura, dovranno obbligatoriamente catturare meno tonni (e solo per un mese, dal 15 maggio al 15 giugno), soprattutto giovani e ”riproduttori”. Tuttavia, resta l’ombra dell’indirizzo che prenderà la Commissione europea e la decisione finale del Cites, in quanto i partner mondiali riuniti nell’Iccat, hanno mantenuto aperta la possibilità di sospendere la pesca industriale al tonno rosso, se nuovi elementi scientifici sull’andamento degli stock lo rendessero necessario. Per evitare rischi, sarebbe opportuno che le tecniche di pesca tradizionali e non invasive, come la tonnara fissa, venissero escluse da qualsiasi futuro provvedimento restrittivo.
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SALUTE EUROPA 17 NOVEMBRE 2009
Dal pesce zebra le cellule staminali per la ricerca
E’ lungo tra i tre e i cinque centimetri, è affusolato e deve il suo nome - zebrafish o pesce zebra – alle strie orizzontali gialle ben visibili sul fondo nero-bluastro. Il piccolo pesce sta acquistando sempre maggiore importanza per lo studio delle cellule staminali, tanto che l’Insubrias Biopark ha acquistato 36 vaschette di pesce zebra per approfondire la ricerca in tale ambito. Lo zebrafish è un organismo modello nella ricerca biologica perché l’animale, poco esigente e di facile mantenimento in vasca, si riproduce con notevole frequenza con più di 200 uova per ciascuna deposizione, e ciò permette di disporre rapidamente di un gran numero di esemplari. Inoltre, la trasparenza delle uova fecondate e degli embrioni, che si formano in sole 72 ore dalla fecondazione, è tale da rendere evidenti tutte le fasi dello sviluppo embrionale, per cui il pesce zebra è usato come modello in studi sulla biologia dello sviluppo. Una caratteristica dell’animale è, inoltre, la capacità di rigenerare spontaneamente il tessuto del cuore, quando asportato parzialmente o danneggiato. Il pesce zebra rappresenta solo uno dei filoni di ricerca sui quali si articola l’accordo siglato tra i due ‘big’ lombardi, Fondazione Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita (FIIRV), polo di ricerca medico-scientifica di Gerenzano con sede all’Insubrias Biopark, e Gruppo San Donato Foundation, fondazione nata per alimentare e sviluppare la ricerca. GSD Foundation, gruppo ospedaliero privato, sta investendo nella ricerca traslazionale, in particolare presso i due Istituti Scientifici che fanno parte del Gruppo, ovvero il Policlinico San Donato, per le malattie cardiovascolari, e l'Istituto Ortopedico Galeazzi, per le malattie dell'apparato locomotore. L’accordo tra FIIRV e GSD Foundation - di almeno ventiquattro mesi – prevede lo sviluppo congiunto di progetti di ricerca traslazionale che utilizzino al massimo le potenzialità di ricerca di base dell’Insubrias Biopark e di ricerca clinica della Fondazione San Donato. Al centro degli studi – oltre allo zebrafish e allo cellule staminali - vi sono patologie tumorali e autoimmuni, malattie cardiologiche, ortopediche e connesse all’apparato locomotore. FIIRV e GSD Foundation potranno partecipare congiuntamente a programmi di ricerca nazionale e internazionale, e inoltre accedere alle rispettive strutture e attrezzature oltre alla formazione – da parte del Gruppo San Donato - di due operatori dell’Insubrias Biopark sulle linee cellulari antitumorali. Gli studi verranno effettuati nel pieno rispetto delle normative stabilite dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. “In questo momento di crisi – ha dichiarato il direttore della Fondazione Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita, Dott. Andrea Gambini – risulta ancora più importante unire le forze nel campo della ricerca. E’ un accordo particolarmente significativo - quello siglato tra la nostra Fondazione e il Gruppo San Donato Foundation - che può sfociare in risultati determinanti. E’ da sottolineare, inoltre, che siamo soddisfatti di lavorare e sviluppare il metodo di produzione delle cellule staminali tramite il pesce zebra perché in Italia sono davvero poche le realtà che operano con questa metodologia. Più precisamente si potrebbe valutare come si comportano le cellule staminali da liquido amniotico nella ricostruzione ossea proprio attraverso questo pesce. L’Insubrias Biopark – ha concluso Gambini - dimostra così di essere un centro di ricerca all’avanguardia anche da questo punto di vista”. “E' particolarmente importante per noi attivare una collaborazione costante e fattiva con FIIRV – ha sottolineato il Dott. Giuseppe Banfi, direttore della GSD Foundation -. La nostra Fondazione e il nostro Gruppo hanno la chiara intenzione di svolgere le proprie attività di ricerca in collaborazione con altri centri: la scelta di unire le forze con FIIRV è strategica per realizzare programmi e progetti nell'interesse dei nostri pazienti, del nostro territorio e per offrire un ulteriore polo di ricerca alla nostra Regione”. La Fondazione Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita svolge principalmente attività di ricerca con un proprio team di ricercatori nel campo della farmacologia, della microbiologia e delle biotecnologie. FIIRV possiede un patrimonio che consiste in una rarissima collezione di 166.000 estratti microbiologici e 15.000 ceppi, ed un Centro di Ricerca oggi denominato Insubrias BioPark. Nella gestione del Bioparco, FIIRV supporta aziende in fase di start-up e spin-off, con l’obiettivo di valorizzare l’Insubrias BioPark e lo scopo di farne un punto di riferimento e di collegamento per tutti gli attori del territorio, dalle imprese fino agli Istituti accademici e di ricerca. Insubrias BioPark è infatti oggi l’ottavo parco scientifico tecnologico e incubatore di imprese in Italia nel settore biotech; si trova nella città di Gerenzano, in provincia di Varese, e si estende su una superficie complessiva di 52.000 mq di cui 15.000 interamente dedicati a uffici e laboratori, di chimica, biologia e microbiologia, forniti delle più avanzate tecnologie.
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