17 SETTEMBRE  2009

LA ZAMPA.IT
17/09/09


Francia: cane torturato assiste al processo ai suoi aguzzini

 

PARIGI - Ha assistito al processo ai suoi aguzzini - che hanno cercato di dargli fuoco - nelle braccia della sua padroncina il cane Mambo. Con le bende sulle zampe e sul dorso, ancora sofferente, Mambo era presente in aula «in quanto vittima e non per suscitare emozione», ha detto il procuratore della repubblica di Perpignan, la città dove si è svolto il processo.
Due gli imputati: una ragazza di 22 anni e un ragazzo di 17 anni, che nella notte fra il 10 e l’11 agosto scorso a Espira-de-l’Agly, nella regione dei Pirenei-Orientali, «non avendo niente da fare» - scrive Le Figaro - hanno cercato di dare fuoco a Mambo, un bastardino, allora, che vagava nella cittadina. Uno dei due ha tenuto il cane fermo, mentre l’altro lo ha ricoperto di benzina, prima di appiccare il fuoco.
In aula oggi c’era solo la ragazza che è stata condannata dal tribunale di Perpignan a sei mesi di carcere per atti di crudeltà e barbarie contro animali. Il ragazzo, minorenne, sarà giudicato invece il 17 dicembre prossimo.
La vicenda ha toccato la sensibilità dei francesi che si sono mobilitati per raccogliere le firme sotto la petizione «Giustizia per Mambo» inviata poi alla magistratura.
Si sono mobilitate - per sostenere le spese per curare Mambo, sono stati raccolti 10.000 euro complessivamente - associazioni e anche alcune personalità, come l’ex calciatore Zinedine Zidane, l’ attore Alain Delon e l’animalista, ex icona del cinema, Brigitte Bardot.


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IL SECOLO XIX

17 SETTEMBRE 2009

 

Un cane in tribunale davanti ai torturatori

La storia che ha commosso la Francia

 

Claudio Paglieri

 

SI CHIAMA MAMBO, e la sua storia ha prima indignato e poi commosso l'intera Francia. Il 10 agosto scorso a Espira-de-l'Agly, una cittadina vicino a Perpignan, nella regione dei Pirenei Orientali dove evidentemente non c'è molto da fare, due giovani annoiati hanno visto vagare per strada questo cagnetto marrone abbandonato. Lo hanno preso, lo hanno cosparso di benzina e gli hanno dato fuoco.
Mambo non è il primo e non sarà l'ultimo animale torturato senza motivo, per pura crudeltà. Ma invece di limitarsi a morire ha avuto la forza e la fortuna di scappare via, avvolto dalle fiamme, rotolarsi nella terra fino a spegnerle e resistere intanto che arrivavano i soccorsi.
Gli abitanti della cittadina erano indignati: «Quel cagnetto non dava fastidio a nessuno. Era gentile, per niente aggressivo. Si avvicinava alla gente senza timore. Chi ha fatto questo è un criminale», ripetavano increduli.
Mentre la ragazza di 22 anni e il ragazzo di 17 che avevano cercato di ucciderlo venivano fermati e identificati, Mambo cominciava la sua battaglia per la sopravvivenza. Aveva ustioni di secondo e terzo grado su metà del corpo, e nessuno avrebbe scommesso un euro su di lui. Quando già un veterinario era pronto a sopprimerlo, perché le bruciature lo facevano soffrire terribilmente e la morfina non bastava mai, Le Figaro e altri giornali rendevano pubblica la sua storia, facendo partire una mobilitazione con pochi precedenti.
Da una parte la petizione "Giustizia per Mambo", che chiedeva alla magistratura di perseguire i colpevoli, raccoglieva migliaia di firme. Dall'altra la sottoscrizione per raccogliere i soldi necessari alle cure del cagnolino arrivava in fretta a 10 mila euro: Alain Delon, tra i primi a reagire, aveva mandato il suo veterinario di fiducia al capezzale di Mambo, con l'ordine tassativo di evitare che fosse soppresso. All'attore si accodavano subito Brigitte Bardon, madrina di tante campagne animaliste, il giornalista televisivo Michel Drucker, e anche l'ex calciatore Zinedine Zidane.
Ogni giorno, i veterinari che avevano in cura Mambo tenevano informata la nazione sullo stato di salute del cagnetto, con bollettini che pian piano cominciavano a far sperare: «Sopporta molto bene il dolore e le ferite». «Il recupero procede bene». «Le piaghe di Mambo sono in via di cicatrizzazione». «Ha mangiato con appetito e non mostra più paura». Il giorno in cui Mambo ha finalmente scodinzolato all'arrivo del veterinario, la nazione ha capito che il miracolo si era compiuto.
«Mambo dovrà affrontare doversi problemi, per esempio non dovrà esporsi al sole - ha comunicato nei giorni scorsi Virginie Pocq Saint-Jean, presidente della Società per la Protezione degli Animali francese - ma l'eutanasia è ormai esclusa. Si è battuto per la sua vita, e ha vinto».
Superata l'emergenza principale, quella di sopravvivere, si trattava ora di assicurare a Mambo che qualcuno avrebbe pagato per quello che gli aveva fatto. E ieri il bastardino ha avuto un privilegio davvero eccezionale per un cane: quello di assistere, in tribunale a Perpignan, al processo contro la ragazza che quella notte lo teneva stretto mentre il suo amico gli dava fuoco.
Arrivato in braccio alla donna che si prende cura di lui, Dany Goizé, e avvolto nelle bende che proteggono le sue ferite in via di guarigione, Mambo ha guardato l'imputata mentre chinava il capo di fronte alla condanna a sei mesi di carcere «per atti di crudeltà e barbarie contro animali» e alla multa di seimila euro. Il ragazzo che aveva versatola benzina e avvicinato l'accendino non era invece presente, e sarà processato dal tribunale dei minorenni il 17 dicembre prossimo.
La presenza di Mambo in aula è sembrata ad alcuni una concessione eccessiva allo spettacolo, un modo di attirare ancora di più l'attenzione su una vicenda già finita su tutte le prime pagine. Il rischio era anche che i colpevoli finissero per pagare un prezzo eccessivo per il loro sbaglio, considerando anche la giovane età. Ma il procuratore della Repubblica di Perpignan ha tenuto a precisare che Mambo era presente in aula «in quanto vittima, e non per suscitare emozione». E alla fine anche la sentenza è stata piuttosto mite. L'esposizione mediatica e la vergogna avevano già duramente provato i colpevoli.
Ora Mambo dovrà ristabilirsi completamente, prima di trovare una nuova famiglia. Le richieste di adozione non mancano di certo.


LA NUOVA SARDEGNA

17 SETTEMBRE 2009

 

Le carcasse di trenta cani scoperte in via Pigafetta

 

di Pinuccio Saba

 

PORTO TORRES (SS). I carabinieri del Nucleo anti sofisticazioni (Nas) hanno trovato la carcasse di una trentina di cani all’esterno di un capannone di via Pigafetta, nella zona industriale, che era stato trasformato in un canile abusivo all’insaputa dei proprietari. La scoperta è stata fatta ieri mattina dai militari, il cui intervento era stato sollecitato dall’assessorato comunale all’Ambiente.  Che quei capannoni ospitassero diverse decine di cani era un fatto risaputo poiché gli animali uscivano dai recinti, creando situazioni di potenziale pericolo agli automobilisti e agli operatori economici della zona. Un canile abusivo tirato su da Gavino Troia che aveva realizzato una struttura analoga anche a Balai. Quasi una missione, per Gavino Troia, quella di prestare assistenza ai cani randagi. E di trovar loro un riparo. Missione riuscita quando, diversi mesi fa, il proprietario del capannone che una volta aveva ospitato la “Sarda surgelati” gli aveva messo a disposizione la struttura per ospitare alcuni cani. Solo che in questo caso gli “alcuni cani” in poco tempo sono diventati un’ottantina di animali e, a parte quelche segnalazione per i disagi denunciati dagli automobilisti, non era accaduto niente di grave. Fino a un paio di settimane fa, quando all’assessorato comunale all’Ambiente non è arrivata la segnalazione di un animalista che denunciava la presenza di decine di carcasse di cani all’esterno del capannone. Proprio il fatto che non si trattava di una denuncia anonima ha indotto l’amministrazione comunale a trasmettere la segnalazione ai Nas che ieri mattina sono intervenuti in via Pigafetta. Dove, all’interno di scatoloni e buste di plastica, hanno trovato le carcasse di una trentina di animali probabilmente stroncati da un’epidemia di cimurro.  Immediatamente è stato convocato il proprietario del capannone (che recentemente ha ereditato lo stabile) al quale i Nas hanno imposto la rimozione e lo smaltimento delle carcasse dei cani. Il tutto a proprie spese. Come sarà sempre compito suo, con soldi suoi, accertare lo stato di salute degli altri cani incaricando un veterinario, che solo a quel punto diventeranno “di competenza” dell’amministrazione comunale. Un problema di non facile soluzione per il neo assessore all’Ambiente Gavino Gaspa visto che nei due canili comunali non c’è più posto. Anche per questo motivo l’assessore Gaspa intende far ripartire la campagna di adozioni degli animali ospitati nei canili comunali, così da creare gli spazi necessari al ricovero dei cani al momento custoditi nei capannoni di via Pigafetta. Altrimenti l’unica alternativa è la deportazione degli animali nei canili privati o di altri comuni, con cost9i che verrebbero pagati dall’intera collettività.


LA ZAMPA.IT

17 SETTEMBRE 2009

 

Duecentomila uccelli marini
uccisi dalla pesca industria

 
Duecentomila uccelli marini uccisi ogni anno dalla pesca industriale nei mari europei. La denuncia è della Lipu e di BirdLife International, che hanno chiesto a Joe Borg, Commissario europeo per gli Affari marittimi e la Pesca, un impegno urgente e concreto dell’Unione Europea per prevenire la strage causata dalla pesca con palamiti, la pesca industriale effettuata con cavi lunghi anche decine di chilometri nei cui ami gli uccelli rimangono impigliati e muoiono per annegamento.
Vittime di questi sistemi di pesca - si legge in una nota della Lipu - sono specie di uccelli marini in via di estinzione a livello globale o la cui popolazione è per la maggior parte nidificante in Europa.
In particolare si prevede che la Berta delle baleari (Puffinus mauretanicus), che come nidificante è confinata nelle isole spagnole delle Baleari, si estinguerà entro 40 anni. Classificata come “Criticamente minacciata” di estinzione dall’Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), la Berta delle baleari ha una popolazione ridotta ormai a sole 2mila coppie.
Nel mondo le vittime di questi metodi di pesca sono trecentomila uccelli marini, di cui centomila albatross. Tra le specie, oltre gli albatross, restano impigliati negli ami e annegano anche i petrelli e le berte. In Italia tra le specie più colpite troviamo la Berta maggiore e la Berta minore.


IL GIORNALE

17 SETTEMBRE 2009

 

RONDE ANIMALISTE "VIGILEREMO SUI RITUALI DEI MACELLAI ISLAMICI"

Contro le uccisioni crudeli i volontari Aidaa si fingeranno clienti e verificheranno che le bestie siano state stordite prima dell’abbattimento. Ramadan, un mese di digiuno poi la tradizione impone che gli animali vengano sgozzati vivi

 

Maria Sorbi

 

Il Corano permette lo sgozzamento degli animali quando sono ancora vigili. Ma gli animalisti dell’associazione Aidaa no. «È una barbarie crudele» sostengono. E in occasione della fine del digiuno del Ramadan, prevista per sabato, sfoderano un mini esercito di rondisti per controllare le macellerie islamiche e vedere come vengono uccisi montoni, capre, agnelli e pecore.
Un centinaio di volontari in tutta la Lombardia, sessanta solo a Milano, si fingeranno normali clienti intenzionati ad acquistare della carne. E denunceranno qualsiasi tipo di irregolarità e crudeltà. Non è una questione di credo religioso, ma di semplice rispetto per gli animali che, poveretti, almeno dovrebbero aver diritto allo stordimento prima di essere sgozzati. I volontari gireranno in gruppetti di tre persone: di giorno andranno per macellerie e di notte si aggireranno nelle zone «calde» in cui solitamente vengono uccisi gli animali, operazione che spesso avviene nelle abitazioni private.
«Lo scorso anno - spiega il presidente di Aidaa, Lorenzo Croce - la nostra iniziativa ha suscitato alcune polemiche di carattere razzista e religioso. Nulla di più sbagliato, noi vogliamo solo evitare le atroci sofferenze a cui vengono sottoposti gli animali uccisi per sgozzamento e per questo chiediamo quanto meno vengano rispettate le norme sulla macellazione, previste dalla legge italiana. Non polemizziamo con nessuno, ma ci pare una pratica barbara quella dello sgozzamento degli animali, che muoiono tra indicibili sofferenze, solo per celebrare la fine del Ramadan».
Gli stessi controlli «in borghese» sulle macellerie islamiche, non risparmiano comunque quelle italiane che, tra l’altro, hanno ricevuto già decine di denunce per irregolarità. La campagna di controllo è cominciata tre anni fa quando, alla fine del Ramadan, in un campo di Parabiago fu trovato un bue sgozzato, lasciato a morire dissanguato. L’anno scorso l’associazione Aidaa ha ricevuto 172 segnalazioni da tutta Italia per denunciare l’uccisione senza stordimento di vitelli e bovini nelle cascine private, in campagna.
Ora, le ronde anti-sgozzamento terranno d’occhio in particolar modo viale Padova e viale Monza. E anche alcune zone a rischio a Brescia, Bergamo, Sondrio, Lodi, Vigevano e Varese. «Abbiamo fatto passi da gigante sulla tutela degli animali - spiega Lorenzo Croce - non possiamo tollerare crudeltà di questo tipo. La violenza è violenza sempre e comunque, anche se a volte viene ammantata in presunti nobili motivazioni».
Nelle prossime settimane gli animalisti metteranno in campo un altro tipo di ronda per salvare i gatti neri da inutili sacrifici in occasione del ponte dei morti e di Ognissanti a novembre.


ASYLUM

17 SETTEMBRE 2009

 

C'E' LA FESTA DELLA DEA INDU' MA NON HANNO LE CAPRE DA SACRIFICARE

 

Si tratta di un vero caso diplomatico se non, peggio, un affronto agli dei. Leggete qua: la capitale nepalese di Kathmandu ha esaurito la sua scorta di capre da sacrificio pochi giorni prima della più importante festa religiosa dell'anno, la Dashain, che celebra la dea indù del potere distruttivo, detto Durga. Che fare? Il governo è corso ai ripari e ha obbligato gli ufficiali ad andare nelle campagne e rastrellare gli animali disponibili. Bisogna trovarle a tutti i costi, questo l'imperativo ricorrente.Anche perchè all'appello non ne mancano poche. Gli organizzatori contano di riuscire a portare in città altre seimila bestie. Altrimenti le conseguenze potrebbero essere gravissime. Mai mettersi contro gli dei.


IL PICCOLO TRIESTE

17 SETTEMBRE 2009

 

Colombo ferito, per ore nessuno lo cura

 

Federigo Sozzi

 

 

Nei giorni scorsi, alle 9.30, ho trovato in mezzo alla strada un colombo non in grado di volare (molto probabilmente investito) e ho chiesto l’intervento degli agenti della polizia provinciale, responsabili, secondo l’Ass e il personale di servizio al 112/113, della fauna selvatica. Mi è stato risposto, come già in altre occasioni, che intervengono solo se gli animali costituiscono un pericolo per le persone o per la circolazione, di raccogliere l’animale e di rivolgermi, dopo le 14, all’Ente nazionale protezione animali. E così ho fatto. In precedenza solo per un gabbiano nidiaceo, non in grado di riprendere il volo, dietro mia ripetuta insistenza, dopo aver rappresentato che non potevo lasciarlo in cortile per la presenza di alcuni gatti e la mia impossibilità a catturarlo, intervenne un agente della polizia provinciale. Pur consapevole che nella nostra società esistono problemi più gravi, reputo assurdo e incivile che qualsiasi animale selvatico, ferito o comunque bisognoso di soccorso, se non costituisce pericolo, non abbia il diritto di ricevere aiuto dalle istituzioni preposte, in un lasso di tempo ragionevole. A Trieste gli animali (escluso cani e gatti) che non creano pericolo o intralcio, soffrono inutilmente per ore, lasciati in mani disponibili ma inesperte e devono attendere le 14, ora in cui apre una struttura gestita, con competenza e generosità, da un ente morale che opera grazie alla disponibilità dei suoi volontari e dei suoi soci.


IL GAZZETTINO

17 SETTEMBRE 2009

 

Passerella di cani in oratorio per vincere la leucemia

 

Fossalta di Portogruaro (VE) - Saranno i migliori amici dell'uomo a farsi belli domenica per aiutare la ricerca contro le leucemie infantili. A partire dalle 8 del mattino, fino alle 23, i cani saranno in mostra al Circolo Noi di Viale Trieste. Loris Tiso da 23 anni organizza a favore dell'Ailm di Padova, diretto da professor Luigi Zanesco, una mostra-mercato di cani di razza e bastardini, con ricavato da devolvere interamente in beneficenza. E sono state prima decine di milioni, poi migliaia di euro quelli che la generosità dei molti partecipanti alla manifestazione hanno potuto donare per questo scopo umanitario. Non ci saranno solo cani bardati, pettinati e profumati, a sfilare con i loro padroni per aggiudicarsi i premi nelle varie categorie sotto gli occhi di una giuria attenta e scrupolosa, ma anche animali da cortile, farfalle, uccelli e molti altri soggetti in mostra negli ampi spazi dell'oratorio. Momento molto atteso da grandi e piccini alle 16,30 con l’esibizione di cani da difesa, attacco, agility, utilità e soccorso da parte delle scuole di San Vito al Tagliamento e di Ronchis.


SAVONA NEWS

17 SETTEMBRE 2009

 

Il cane Buck dei vigili e la lettera di un lettore

 

Il Comune di Savona predica bene ma razzola male. Cerca di incentivare l’adozione dei cani randagi, soprattutto bastardini, del canile comunale ma, quando si tratta di adottarne lui uno, lo prende di razza dalla cucciolata di un suo (ex) assessore. E’ il caso del cane Buck, pastore tedesco di pura genealogia. Non era meglio utilizzare uno dei cani del canile comunale o dei canili convenzionati e fargli fare i necessari corsi di apprendimento?
Tanto per fare qualcosa di davvero animalista. Luciano Pescetto.


SAVONA NEWS

17 SETTEMBRE 2009

 

Savona: i gatti e la guerra dell'Enpa per salvarli

 

Savona - Dopo lo spostamento coatto da parte del Comune - contestato dall'ENPA savonese - della colonia felina di piazza delle Nazioni al di fuori della scuola De Amicis continuano, come temeva la Protezione Animali, le ostilità verso i Volontari che curano i gatti liberi.
Dure contestazioni ai limiti dell'insulto, pedinamenti (!) da parte di uno dei genitori, riprese fotografiche non autorizzate, corredati da autentici "dispetti" a danno degli animali, estesi anche alla confinante colonia sita tra via Bono e Corso Ricci; quasi ogni giorno si ritrova il cibo, appena distribuito, rinchiuso in sacchetti ed appeso vicino ai ripari, che vengono riempiti di spazzatura o cosparsi di liquidi sospetti o polveri di preoccupante composizione.La situazione è divenuta insostenibile e inaccettabile, malgrado una legge regionale tuteli i gatti e chi di loro si prende volontariamente cura, proibisca di maltrattarli, spostarli, danneggiare o asportare i ripari ed il cibo, pena sanzioni salate. L'ENPA ha quindi invitato il Sindaco Berruti, cui le leggi assegnano il compito di proteggere gli animali, ad attivarsi anche tramite i Vigili Urbani, per far cessare le persecuzioni a danno di animali e animalisti; ed i suoi legali stanno predisponendo un circostanziato esposto che verrà presentato ai Carabinieri contro gli autori delle intimidazioni e dei danneggiamenti.Le due colonie feline contestate sono microscopiche: 2 e 3 gatti, 5 soggetti, tutti sterilizzati dal Servizio Veterinario ASL2; ma paradossalmente secondo i contestatori la loro alimentazione, poco più di un chilo di cibo al giorno, dosato dalle gattare affinché venga subito e completamente consumato dai gatti, sarebbe la causa della massiccia presenza di topi nella zona, aumentata invece dopo la bonifica di un'area abbandonata e adibita a deposito di auto. L'ENPA ha consegnato al Comune le linee guida, predisposte dall'Università di Genova, per contenere in modo incruento le popolazioni di topi in città.


ALTO ADIGE

17 SETTEMBRE 2009

 

Animali come sentinelle dei terremoti

 

SILANDRO (BZ). Gli animali come campanello d’allarme per i terremoti? Il loro ruolo premonitore, scarsamente considerato dai più, è oggetto invece di un interessante contributo di Roberto Truant, 62.enne ecologo friulano, ospite poco fa a Silandro. Al tempo del terribile terremoto del 1976 in Friuli, Truant venne a sapere che un allevatore di fagiani aveva notato strani segni sui gusci delle uova dei volatili. In rilievo, c’erano linee che ricordavano la mappa del Friuli, il corso del Tagliamento, i torrenti Meduna e Cosa nonchè l’epicentro del terremoto tra Gemona e Tramonti di Sotto. Truant a quel punto scrisse a Giorgio Matteucig, professore di scienze all’università di Napoli, il quale gli rispose che il fenomeno di avvertenza dei fenomeni tellurici in particolare da parte di rettili e uccelli era noto ma poco considerato in Italia, a differenza di altri Paesi come Usa, Urss e Cina. Per osservare i segni premonitori, l’università aveva preparato dei questionari, che invitavano ad esaminare vari comportamenti, iniziando dal proprio corpo prima delle scosse sismiche. Quindi, a proposito degli animali, veniva chiesto di osservare le loreo reazioni prima, durante e dopo le scosse. Cambiavano il luogo di deposizione delle uova, si raggruppavano, si agitavano? Una testimonianza ricorda che i cani di una clinica veterinaria di Udine abbaiarono a lungo il giorno prima del sisma. La conclusione di Truant: poichè anche in Alto Adige vi sono zone sismiche, come dimostra la presenza di radon, tipica in aree di connessione delle placche terrestri, sarebbe utile diffondere un questionario per indurre ad osservare il comportamento sensibile e premonitore degli animali.


CORRIERE DI RAGUSA

17 SETTEMBRE 2009

 

Modica (RG): i cani avrebbero altresì minacciato un allevatore

Randagi sbranano vitellino a Marina di Modica

L'uomo si è rivolto ai Carabinieri, che hanno perlustrato la zona

 

DUCCIO GENNARO

 

Modica (RG) - I randagi colpiscono ancora. A farne le spese è stato un vitellino sbranato da un gruppo di cani in contrada Liccio. Lo ha riferito ai carabinieri della stazione di Marina di Modica il proprietario dell’animale che ha trovato alcuni resti del vitellino e si è poi imbattuto in tre randagi che si sono successivamente scagliati contro l’agricoltore. Questi si è rifugiato dentro la sua automobile per sfuggire all’aggressione ed ha atteso che gli animali si allontanassero. Prima di recarsi dai carabinieri l’uomo ha verificato che sotto un carrubo erano rimasti pochi resti del vitellino azzannato. Il comitato pro Marina di Modica ha denunciato il fatto per riportare l’attenzione sul fenomeno randagismo che resta un pericolo incombente soprattutto nelle zone rurali ed isolate come le campagne.


MESSAGGERO VENETO

17 SETTEMBRE 2009

 

Reana, parto d eccezione a Rizzolo: nella stalla Comello nati tre vitellini

 

Mariarosa Rigotti

 

REANA DEL ROJALE (UD). Parto eccezionale in una stalla di Rizzolo. Nell’azienda agricola di Aldo Comello, di via Battiferro, da una pezzata rossa sono nati tre vitellini gemelli monozigoti. Un evento veramente raro, tanto che Comello ricorda che per trovare un precedente bisogna risalire a oltre quarant’anni fa quando nella fattoria c’erano ancora i suoi genitori e lui era un ragazzo, mentre oggi di anni ne ha 75. La bovina invece ha già dei precedenti simili. Acquistata tre anni fa in Austria, al primo parto di vitellini ne diede alla luce due. Mentre ora, come detto, i piccoli sono tre (due femmine e un maschio). Il padre è un animale “blu belga” che ha impresso i propri caratteri anche alla prole. «Sono bianchi a macchie blu, sembrano nere ma alla luce del sole si vede che il colore è proprio blu». Curiosa anche la modalità della loro messa al mondo: la madre ha fatto tutto da sola e il signor Comello si è accorto della novità entrando nella stalla. «Mi sono alzato prima del solito - racconta -, ho sentito dei mugolii e sono andato a vedere. Dopo aver acceso la luce, ho visto i tre vitellini che cercavano di alzarsi. Sono rimasto sorpreso anche perché erano tutti e tre sani, senza problemi. Si assomigliavano come gocce d’acqua: infatti c’era solo una placenta». Aldo Comello, oltre a essere ormai uno dei due soli agricoltori che posseggono una stalla a Rizzolo, è noto anche per la sua attività di norcino, tanto da essere citato anche nella guida “Gustare il Rojale” edita dall’amministrazione comunale e curata da Adriano Del Fabro e Ilaria Gonano. Dove si legge, infatti, che «a insegnargli tutti i trucchi del mestiere è stato Alcide Bertoni, “purcitâr” di Rizzolo, ma poi con l’esperienza diretta ha migliorato la conoscenza delle carni, affinato manualità e preparazione. Aldo Comello, è uno dei norcini storici del Rojale visto che esercita questa attività da oltre 60 anni. Ne aveva appena 12, infatti, quando al fianco del suo insegnante iniziava la “carriera” di norcino».


LA PROVINCIA DI SONDRIO

17 SETTEMBRE 2009

 

I cavalli del Bisbino restano liberi Ma serve un ente per la custodia

Riunione dal prefetto: proprietaria disposta ad affidarli a un gruppo che li curi sul posto

 

Marco Luppi

 

CERNOBBIO I cavalli del Bisbino, 18 esemplari della razza avelignese caratterizzata dalla superba criniera bionda, rimarranno sul monte in condizioni di libertà controllata. In territorio lariano potrebbe trovare attuazione un progetto simile a quello esistente in Sardegna con un largo numero di cavalli allo stato brado o all'esperimento pilota ideato in provincia di Bergamo, a Clusone e Albino, dove un branco di circa 25 soggetti da tempo si trova in condizioni di assoluta libertà e già si è verificata, come avvenuto sul Bisbino, la nascita di diversi puledri.
Ieri, convocata dal prefetto Sante Frantellizzi, che insieme al console generale della Svizzera a Milano David Vogelsanger ha preso a cuore il problema, si è svolta una riunione con l'assessore provinciale Dario Bianchi, rappresentanti del comune di Cernobbio, dell'Asl, del Corpo forestale dello Stato oltre alla proprietaria degli animali, ad alcuni agricoltori operanti sul Bisbino ed esponenti di associazioni ambientaliste e animaliste lariane e ticinesi.
Dalla nota diffusa in serata dalla prefettura si evince che nel corso della riunione si è preso atto della formale individuazione di un soggetto proprietario degli animali, individuato da una transazione che ha concluso una complessa questione ereditaria.
Successivamente i presenti sono stati resi edotti della disponibilità manifestata dalla proprietaria, Maria Grazia Erba, a mantenere i cavalli sul Bisbino, a condizione di essere esonerata dagli oneri e dalle responsabilità di carattere civile e penale connesse alla gestione del branco. Si è pertanto configurata la possibilità di classificare i cavalli come «fauna domestica inselvatichita» e da un riepilogo della principale normativa vigente per tale settore, al fine di permettere agli animali di continuare a vivere nel territorio dove sono sinora cresciuti, si è concordato di sottoporli nell'immediato ai controlli sanitari a cura dell'Asl con contestuale registrazione di ogni singolo soggetto e attribuzione di un «passaporto d'identità». A un apposito gruppo di lavoro, coordinato dall'amministrazione provinciale con partecipazione del comune di Cernobbio, della comunità montana, dall'Asl e dalle associazioni ambientaliste e animaliste verrebbe demandato il compito di individuare un soggetto gestore, disposto a assumere gli oneri connessi alla presa in carico degli equini mantenendoli nel loro habitat.
Secondo l'assessore provinciale Dario Bianchi, potrebbe trattarsi di un consorzio o ente associativo il quale potrebbe avvalersi della collaborazione di una o più associazioni già operative a livello provinciale. Una soluzione che, a giudizio di Massimo Bianchi e della consorte Betty dell'Aurora di Cerano Intelvi, avrebbe bisogno di essere definita in molti particolari con soggetto principale un ente pubblico, come per l'esperimento di Clusone-Albino.


BIG HUNTER

17 SETTEMBRE 2009

 

La Spezia: Lipu chiede di applicare il divieto di caccia anche nelle zone circostanti a quelle incendiate

 

La sezione di La Spezia della Lipu, ha scritto all'Assessore provinciale alla caccia Giorgio Traversone chiedendo il divieto dell'attività venatoria nelle zone colpite dai recenti incendi, un accorgimento che gli animalisti ritengono necessario per non gravare sul recupero della fauna selvatica. Lipu riporta quanto espresso dall'INFS nel 2000  “l’impatto degli incendi sulla fauna selvatica è potenzialmente molto notevole, limitando il successo riproduttivo, aumentando la vulnerabilità alla predazione, diminuendo la disponibilità di risorse trofiche e di zone di rifugio”.

Pertanto, scrive la Lipu, “ il divieto di caccia dovrebbe essere esteso ad una fascia contigua dell’area incendiata le cui dimensioni debbono esser stabilite caso per caso, in funzione della superficie percorsa dal fuoco e delle caratteristiche ambientali delle aree circostanti”, la Lipu inoltre chiede agli organi competenti di prendere anche in considerazione “ l’eventualità di rimandare l’apertura della caccia”.

Sulla questione, oltre che alla legge quadro sugli incendi boschivi (la 353/2000), fa luce lo stesso calendario venatorio, che in applicazione della legge 157, dà la facoltà alle Province di intervenire vietando o riducendo la caccia in virtù di “motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali e climatiche nonché per malattie accertate dalle ASL provinciali competenti, o altre calamità”.


VARESE NOTIZIE

17 SETTEMBRE 2009

 

Arriva la stagione della caccia

 

Domenica 20 settembre avrà inizio la Stagione Venatoria 2009-2010 che vede il coinvolgimento di circa 4.000 cacciatori e che costituisce, ormai da anni, un'occasione di verifica ed analisi delle prassi pregresse e, per quanto concerne l'attuale, per preparare il mondo venatorio a significative innovazioni. La stagione si concluderà il 31 gennaio 2010.L'Assessorato ha infatti dato impulso all'elaborazione del nuovo Regolamento per la Gestione Faunistico-Venatoria degli Ungulati in Provincia di Varese, nella consapevolezza che lo stesso fosse indispensabile al fine di colmare una pluralità di lacune che, inevitabilmente, si sono via via manifestate nel corso degli anni.

LA CACCIA SELETTIVA AGLI UNGULATI

La caccia selettiva e collettiva agli ungulati ha acquisito nel tempo un interesse venatorio sempre più rilevante, essendosi dovuta rapportare con delle popolazioni di selvatici tendenzialmente in aumento ed in qualche caso (per quanto riguarda, in particolare, il cervo) di complessa gestione, fermo restando che tale fenomeno assumerà sicuramente in futuro maggiori proporzioni.
Il testo finale del Regolamento stesso, della cui stesura iniziale si è fatta carico l'Università dell'Insubria nelle persone di Guido Tosi e dei suoi più stretti collaboratori, è stato il frutto di una proficua sinergia concretizzatasi con i decisivi contributi dei vertici dei Comitati di Gestione dell'Ambito Territoriale di Caccia n. 1 e del Comprensorio Alpino Nord Verbano e grazie alla qualificata partecipazione di esperti cacciatori agli ungulati, nonché dei funzionari del Settore e del Nucleo Faunistico della Polizia Provinciale. Ne è scaturito un documento che può considerarsi molto avanzato, anche rispetto ad altre esperienze territoriali.

UN RINGRAZIAMENTO ALL'UNIVERSITA'

Un doveroso ringraziamento, dunque, è dovuto all'Università degli Studi dell'Insubria di Varese - Dipartimento Ambiente Salute Sicurezza - Unità di Analisi e Gestione delle Risorse Ambientali per la supervisione scientifica riservata alla redazione del Piano di Prelievo degli Ungulati e a tutti i cacciatori che si sono impegnati nella buona riuscita del censimento delle risorse faunistiche territoriali, approccio che ha costituito il veicolo privilegiato per addivenire ad un esito positivo della collaborazione instauratasi tra le varie componenti. Si auspica che sussistano quindi le condizioni per un sereno svolgimento dell'attività venatoria; l'appello come di consueto è quello del rispetto delle regole, della convivenza civile e della massima prudenza.


RADIO NEWS

17 SETTEMBRE 2009

 

Parte domenica la nuova stagione venatoria

 

VARESE - Domenica 20 settembre avrà inizio la Stagione Venatoria 2009-2010, la cui conclusione è prevista per il 31 gennaio 2010, che vedrà il coinvolgimento di circa 4.000 cacciatori e sarà improntata a significative innovazioni. L’Assessorato ha infatti stilato il nuovo Regolamento per la Gestione Faunistico-Venatoria degli Ungulati in Provincia di Varese. La caccia agli ungulati è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, anche a causa del continuo aumento di questi animali. Il testo finale del Regolamento, realizzato dal Prof. Guido Tosi dell'Università dell'Insubria, ha visto la collaborazione dei Comitati di Gestione dell’Ambito Territoriale di Caccia n. 1 e del Comprensorio Alpino Nord Verbano, oltre al supporto di esperti cacciatori e del Nucleo Faunistico della Polizia Provinciale. Ne è scaturito un documento molto dettagliato, anche rispetto ad altre esperienze territoriali. Per un sereno svolgimento dell’attività venatoria si auspica come sempre il rispetto delle regole, della convivenza civile e massima prudenza.


GIORNAL

17 SETTEMBRE 2009

 

Riapre la stagione venatoria

"In bocca al lupo" al cacciatore moderno

 

Provincia di Alessandria - 3.500 lepri e 8.700 fagiani sono pronti (si fa per dire) a farsi impallinare. Gli animali provengono dalle zone di ripopolamento e cattura della provincia di Alessandria e sono stati liberati nei territori di caccia, a disposizione delle doppiette che i cacciatori stanno lucidando e oliando in attesa di domenica prossima, apertura della stagione di caccia. "Si profila una proficua stagione venatoria", commenta l'assessore provinciale alla caccia, Giancarlo Caldone che, insieme al suo Presidente, elogia la figura del cacciatore moderno (circa 7 mila in provincia), quale riequilibratore dell'ecosistema "malato" dalla proliferazione di cinghiali dannosi per le colture. "La presenza di ungulati la cui popolazione ha avuto un notevole innalzamento in questi ultimi anni, ha come conseguenza il fatto che l’impatto sulle colture ha assunto i connotati di una vera emergenza, gravando sull’economia delle aziende agricole e sulle già esigue risorse dell’ente pubblico preposto all’indennizzo dei danni. Ed è proprio in quest’ottica di gestione della fauna selvatica che si inserisce l’indispensabile opera del cacciatore moderno che, pur mantenendo lo stato d’animo ed i sentimenti che questa passione crea, dovrà diventare la vera forza della gestione faunistica"L'ode al cacciatore prosegue così: "Crediamo nella caccia in quanto presenza umana nella natura ed il cacciatore moderno dovrà essere l’essere intelligente che interviene in maniera selettiva e coadiuvante". E finisce nel più classico dei saluti: "In bocca al lupo".
Per evitare episodi di bracconaggio, abusi o prevenire incidenti, il Servizio Vigilanza della Provincia, con il proprio personale effettivo coadiuvato da un gruppo di guardie volontarie, sarà, comunque, presente sul territorio ("capillarmente", dicono dall'Assessorato), al fine di garantire il rispetto della normativa e soddisfare le richieste d’intervento.A tale scopo, si informa che è stato istituito un servizio di “centralino” per il coordinamento della vigilanza (numero telefonico 0131 304771). Tale servizio sarà collegato con tutte le forze dell’ordine presenti sul territorio e consentirà alle pattuglie di intervenire in modo puntuale quando necessario.
Nonostante le belle parole spese dagli amministratori, alcuni cacciatori non sono contenti della gestione venatoria di Palazzo Ghilini. L’Associazione della Libera Caccia sottolinea il "clima teso" dovuto a mancate risposte da parte degli organi competenti. Tra le questioni irrisolte la gestione delle ZRC, in particolare quella di Ovada ("lasciata in gestione alla Federazione Italiana della Caccia nonostante abbia la minoranza di rappresentatività in zona") e la zona cinofila di Frugarolo concessa addirittura per una gara motociclistica.


IL TIRRENO

17 SETTEMBRE 2009

 

Domenica via alla caccia per 5.600 doppiette

 

EMPOLI (FI). Cinquemilaseicento doppiette pronte a sparare. Domenica si apre la stagione venatoria, con le novità introdotte dalla Provincia: si potrà cacciare anche la minilepre, la starna e la pernice rossa.  Oltre ai cacciatori residenti, sugli oltre 65mila ettari di terreno del circondario la Provincia ne stima in media la presenza di altri 1.500 provenienti da altre province. Un numero questo che rende l’empolese una delle zone a maggior densità venatoria della Toscana. I 65 mila ettari di territorio sono occupati, oltre che dal terreno a caccia programmata dell’Atc Firenze 5 (che si estende a sud dell’Arno fino a Reggello) da 11 zone di ripopolamento e cattura, 21 aziende faunistico venatorie, 3 aziende agrituristico venatorie, oltre 7mila ettari di zone di protezione. E la percentuale di territorio sul quale vige il divieto di caccia è circa il 25% della superficie agro silvo pastorale. Mentre per cacciare daini, caprioli e cinghiali si dovrà aspettare ancora un po’, le doppiette empolesi potranno sparare a tutte le altre specie di animali: dalla starna al fagiano. Nel Circondario ci sono anche tantissimi appostamenti fissi, regolarmente autorizzati dall’ufficio Caccia del Circondario: 152 per i colombacci, 510 per tordi, storni e allodole, e 81 a palmipedi e trampolieri. Numeri questi che confermano come sia cambiata la fauna nel circondario. Gli animali stanziali sono sempre meno, e aumentano invece quelli migratori.  Sempre domenica quindi, aprirà la caccia al fagiano, consentita fino al 31 dicembre, mentre per organizzare le battute di caccia al cinghiale, le squadre empolesi dovranno aspettare fino al 15 ottobre. La chiusura è stata fissata per il 14 gennaio, ma se la Regione modificherà la legge sulla caccia fissando il termine al 31 gennaio, anche nel Circondario si potrà sparare fino a fine mese.


LA NUOVA SARDEGNA

17 SETTEMBRE 2009

 

Lula (NU) - pernici in via d estinzione le doppiette dichiarano la tregua

 

di Bernardo Asproni

 

LULA (NU). Le pernici sono in fase di estinzione e i cacciatori di Lula lasciano le doppiette appese al muro. Come l’anno scorso daranno per primi l’esempio non effettuando battute di caccia alla stanziale nel proprio territorio e vigilando affinché tale scelta sia rispettata anche dai cacciatori di altre zone. L’obiettivo è quello di sensibilizzare cacciatori, associazioni venatorie, autogestite e soprattutto, l’assessorato regionale all’ambiente «per un intervento deciso e mirato rivolto alla salvaguardia di questo prezioso e meraviglioso volatile, se ne necessario imponendo uno stop di almeno due anni alla caccia alla pernice». Niente botti, quindi, già dalla prima domenica di apertura.  A monte ci sono ragioni di fondo. «Anche quest’anno - spiegano i cacciatori - il nostro territorio si presenta povero di pernici, una realtà che sta via via consolidandosi di anno in anno nel silenzio e nell’indifferenza più totale. Prima che cacciatori siamo amanti delle nostre ricchezze naturali, delle bellezze del nostro territorio e fra queste la pernice ha un posto di primo piano».  L’autosospensione nasce da una verifica sul campo effettuata nei mesi di luglio e agosto. «Abbiamo constatato - è l’amara chiosa - che le “brigate” sono sempre più scarse e numericamente inconsistenti, quelli che fino a pochi anni fa erano terreni ricchissimi e habitat ideale per questi volatili oggi risultano impoveriti. Di chi siano le colpe è difficile dirlo, forse i lanci di esemplari di allevamento, la proliferazione di animali nocivi, la pressione venatoria esagerata durante la caccia alla stanziale. Fatto sta che non vogliamo assistere in maniera passiva alla scomparsa della pernice».  Per le circa 130 doppiette di Lula ci sono, insomma, tutte le ragioni per fermarsi e chiedere interventi adeguati.


CORRIERE.COM

17 SETTEMBRE 2009

 

Peta, arresti davanti all’ambasciata di Ottawa

Travestiti da foche avevano messo in scena sit in di protesta contro la caccia

 

WASHINGTON - Sono finite in manette tre attiviste che ieri hanno protestato davanti all’ambasciata canadese di Washington contro la caccia alla foca. A confermarlo è stato ieri Ed Donovan, portavoce del servizio segreto statunitense, che ha reso noto che i tre membri del Peta sono finiti in manette con l’accusa di condotta disdicevole, manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico ufficiale.
Tutte donne, le tre persone tratte in arresto e letteralmente trascinate via da Pensylvania Avenue, erano travestite come cuccioli di foca bianchi, imbrattati dal rosso del loro stesso sangue. Dopo aver strisciato dal marciapiede fino alle strisce pedonali, avevano bloccato il traffico dell’arteria di Washington. A quel punto era intervenuta la polizia, che di fronte al rifiuto delle donne di spostarsi, ha tolto loro le maschere per poi ammanettarle e portarle via di peso.
Intorno a loro, intanto, altri 15 attivisti dell’organizzazione famosa in tutto il mondo reggevano cartelli che chiedevano al primo ministro Harper di “mettere fine al massacro delle foche”.
La coordinatrice del gruppo negli Usa, Ashley Byrne, ha spiegato che la manifestazione, in concomitanza con la visita di Harper a Washington, mira a convincere il primo ministro canadese «a rispettare la volontà del suo popolo e a mettere fine alla caccia alle foche, in cui ad essere presi di mira sono soprattutto i cuccioli indifesi».


BIG HUNTER

17 SETTEMBRE 2009

 

Valtellina: animalisti si oppongono alla caccia al cinghiale

 

Gli animalisti del gruppo Sondrioveg e dell'associazione Leal non ci stanno alla soluzione dell'abbattimento selettivo dei cinghiali che danneggiano l'agricoltura delle zone di Berbenno, Ardenno e Buglio e puntano il dito contro l'attività venatoria.

"Vogliamo ribadire il nostro no a queste soluzioni cruente e incivili - dicono -. È sempre bene ricordare che la diffusione di questi ungulati è stata causata negli scorsi anni del mondo venatorio per il proprio “divertimento”: ciò è dichiarato non da estremisti animalisti ma da eminenti etologi di fama nazionale, quali Danilo Mainardi e Giorgio Celli. La gestione degli stessi da parte delle Amministrazioni provinciali dovrebbe essere mirata, secondo le norme, ad un controllo etologicamente corretto che preveda al primo punto metodi che allontanino i cinghiali dai campi e dalle zone abitate, quindi controllo sul cibo, non lasciare rifiuti indifferenziati a terra, recinzioni, chiusura di varchi, zone dedicate con mangime antifecondativo lontano dai paesi, recinzioni elettrificate, campi coltivati a perdere, recinti odorosi, segnaletica stradale, dispositivi ottici riflettenti, già utilizzati efficacemente in altri paesi del mondo".Secondo questi animalisti la soluzione principale sarebbe quella di vietare l'allevamento, il trasporto e la vendita del cinghiale. “Ricordiamo – riferiscono -  infine che la caccia al cinghiale è una delle più pericolose, ogni anno ci sono decine di morti e feriti. Vogliamo davvero che succeda qualche tragedia anche da noi?”.


Animalieanimali

17 SETTEMBRE 2009

 

PISTA BRACCONIERI PSU INCENDIO APPICCATO PER SPOSTARE I CINGHIALI DA AREE PROTETTE
In provincia della Spezia.

 

La pista del bracconaggio dietro gli incendi della scorsa settimana a Montemarcello. Non piromani quindi, ma cacciatori di frodo intenzionati a spostare la selvaggina dalla zona protetta del Belvedere e Bovognano che sale verso l'orto botanico del Parco regionale. E' questa la pista seguita con maggiore decisione dagli investigatori che si occupano del caso. Già dal giorno dell'incendio si stanno vagliando le testimonianze di alcune persone presenti sul posto: proprio sulla base dei loro racconti sarebbero stati preparati alcuni identikit dei possibili piromani. Sulla vicenda c'è il più stretto riserbo da parte delle forze dell'ordine. Da quanto filtrato però nella zona opererebbero alcuni bracconieri intenzionati a mettere le mani sulla cacciagione della zona. Nei giorni scorsi avrebbero deciso un'azione di forza per spostare le prede (in particolare i cinghiali) dalla zona protetta dal Parco e dove è vietata la caccia, a un'area attigua priva di vincoli. A Montemarcello c'erano già state alcune avvisaglie della presenza di una vera e propria organizzazione di piromani. I vigili del fuoco di Sarzana erano intervenuti a ripetizione su segnalazione degli abitanti per focolai in più punti nella zona del Parco. Piccoli roghi, ma era chiaro che l'obiettivo era in tutti i casi appiccare un grosso incendio. L'«impresa» è riuscita la mattina del 9 settembre ma chi voleva allontanare dalla zona protetta gli animali da uccidere, ha creato anche il panico fra gli abitanti. Due famiglie (una di Fiumaretta, l'altra di Massa) hanno visto le loro villette minacciate dalle fiamme. Le indagini sulle origini del rogo sono subito scattate mentre una task force di uomini e mezzi per un'intera giornata e una lunghissima notte ha combattuto contro le fiamme, coadiuvate da due elicotteri e due Canadair che hanno scaricato sul fuoco migliaia di litri acqua. E solo la pioggia di lunedì ha messo in sicuro tutta l'area. Gli investigatori si sono subito resi conto che a colpire erano state più persone: la conferma è arrivata dalla serie di focolai che hanno provocato il grosso incendio divampati in rapida successione almeno in quattro punti diversi.


LA PROVINCIA DI COMO

17 SETTEMBRE 2009

 

Branco di cinghiali a passeggio nel centro

Il sindaco Cattaneo: «Abbiamo chiesto di catturarli ad Asl e guardie provinciali»

 

Gianluigi Saibene

 

ROVELLO PORRO (CO) - Cinghiali a spasso per il paese. Segnalazioni al confine della realtà da far pensare che l'avvistamento fosse il frutto di qualche bicchierino di troppo. Poi, quando le indicazioni si sono fatte sempre più insistenti, è intervenuto in prima persona anche il sindaco Gabriele Cattaneo, assieme alla polizia locale, per allontanare il branco che brucava tranquillamente le aiuole del centro.
«Abbiamo già contattato sia l'Asl che la Provincia ed entro quest'oggi è previsto l'intervento delle guardie provinciali che valuteranno il da farsi», fa sapere lo stesso primo cittadino. Già nel corso della mattinata di ieri alcuni residenti avevano notato con stupore la presenza di quattro-cinque cinghiali che si aggiravano tranquillamente in via Mazzini ed in via Carcano. Segnalazioni che si sono poi ripetute nel corso della giornata, il sindaco Cattaneo ha quindi accompagnato i vigili nei controlli compiuti in paese, pattugliamenti che hanno appunto alla fine consentito di individuare gli animali. Il sindaco ed i vigili hanno poi provveduto ad allontanarli dalla strada, per evitare problemi nella viabilità cittadina e finire per causare anche incidenti. I cinghiali non si sono per fortuna dimostrati aggressivi e l'operazione è stata portata a termine senza particolari problemi. L'obiettivo del Comune è però di evitare il ripetersi delle scorribande e a questo proposito sono state quindi subito contattate le autorità competenti per catturarli.
C'è da verificare, prima di tutto, se i cinghiali siano o meno di proprietà di un residente che già in passato era stato diffidato da parte della polizia urbana perché non avrebbe prestato la necessaria attenzione nel tenere alcuni cani di cui è proprietario. In attesa che i cinghiali vengano catturati, i vigili hanno avviato le indagini utili a far chiarezza sull'insolito episodio e sanzionare eventuali violazioni alle normative vigenti in particolare a riguardo alla custodia degli animali.


BIG HUNTER

17 SETTEMBRE 2009

 

Libera Caccia su Tozzi: ricominciano le ostilità

Dopo la notizia pubblicata lo scorso lunedì 14 sulle esternazioni di Mario Tozzi, anche Libera Caccia dice la sua smontando pezzo per pezzo le farneticanti tesi esposte dal geologo più famoso d'Italia.

 

Sta per riprendere il via una nuova stagione di caccia e secondo il migliore e più consolidato copione, ricomincia la raffica di attacchi all’attività venatoria.A scendere in campo, stavolta sul web e non sui quotidiani (almeno per ora) è stato il solito anticaccia in servizio permanente effettivo che risponde al nome e cognome di Mario Tozzi. L’abile divulgatore scientifico che si diletta a sputare il suo veleno (del tutto ideologico) su un’attività contro la quale ha deciso di proclamare una personalissima crociata, tutta all’insegna della “venatofobia” più estremista. Una forma viscerale e violenta di intolleranza che, al contrario dell’”omofobia”, viene considerata un vanto culturale e non una disgustosa e deprecabile forma di razzismo. Proprio per mettere in giusta evidenza l’insopportabile faziosità del prof. Tozzi, è doveroso sottolineare alcune delle più disgustose falsità contenute nel suo articolo pubblicato su Greenreport.La prima, riguarda quella che lui definisce “l’assurdità di concedere la licenza a sedici anni di età”. Ebbene, quella che lui spaccia per una insensata richiesta italiana è una consolidata realtà in molti Stati membri della UE e, tra l’altro, è chiaramente prevista da una direttiva europea sulle armi che il nostro Paese si è ben guardato dall’applicare! Ma non basta. Il preparatissimo studioso, ignora (o finge di dimenticare) che proprio per abbassare i toni esageratamente polemici instaurati da tanti anticaccia del  suo calibro, e dimostrando una non comune dose di saggezza, il senatore Franco Orsi ha già eliminato dal suo articolato questa “dirompente” eventualità. E tale decisione, anche se è stata presa in stridente contrasto con quanto espressamente previsto dall’intera Unione Europea, è stata accettata con grande senso di responsabilità anche da quello che lui definisce “il mondo venatorio più retrivo ed estremista”.

La seconda odiosa bugia è quella che riguarda le regioni che, secondo il prof. Tozzi (e il WWF) autorizzano “…i fucili ad entrare in azione dappertutto e in qualsiasi periodo dell’anno”. Un’altra delirante affermazione del “serafico” prof. Tozzi, riguarda i tanti anziani che praticherebbero la caccia solo perché insoddisfatti della loro vita! Forse, sarebbe opportuno ricordare all’esimio autore che fra tanti “frustrati”, ci sono anche scienziati e chirurghi di fama mondiale, veterinari, sportivi, scrittori, poeti, pittori, donne di casa, imprenditori, studenti, musicisti, giornalisti, preti e professori universitari; tutti cittadini italiani che lui non ha alcun titolo o diritto di bollare come dei poveri falliti degni di commiserazione ed eventualmente di cure psichiatriche.

Poi c’è la storia disgustosa degli incidenti che, sempre secondo l’autore dell’articolo, rendono la caccia uno “sport” (ma ormai anche i bambini sanno che la caccia non è uno sport) estremamente pericoloso, per il quale è richiesta l’assicurazione obbligatoria. Ebbene, ricordiamo umilmente al prof. Tozzi che, a fronte di una ventina di morti (tante sono realmente le vittime dell’attività venatoria, se si escludono gli infarti e gli incidenti automobilistici) ci sono, ogni anno, centinaia di morti fra i bagnanti, gli escursionisti, i cercatori di funghi o gli sciatori. Non solo, ma nelle migliaia di incidenti che li vedono coinvolti, intervengono quasi sempre mezzi e uomini di soccorso che rischiano continuamente la loro vita come è purtroppo accaduto nei giorni scorsi. Eppure, per praticare questi sport e queste attività cosi  apparentemente “tranquille” non è necessaria nessuna polizza assicurativa che, se non altro, riesce a coprire gli aspetti materiali ed economici di tanti sinistri e dimostra l’assoluta serietà dei cacciatori e il loro grande senso civico.

Il prof. Tozzi, come abbiamo affermato più volte, è padronissimo di odiare a morte i cacciatori, ma non dovrebbe assolutamente permettersi di offenderli e di trarre in inganno i suoi lettori divulgando notizie palesemente infondate, favorendo una disinformazione disgustosa che dimostra l’assoluta mancanza di  motivazioni tecnico scientifiche contro la caccia. Una attività che la stessa Unione Europea considera un fondamentale aiuto nella gestione globale del territorio e nella difesa della biodiversità.

ANLC - L’UFFICIO STAMPA


Animalieanimali

17 SETTEMBRE 2009

 

CACCIA: APPELLO WWF CONTRO EMENDAMENTO ON.PINI PER 'CACCIA NO LIMITS'
L'autore è della Lega Nord.

 

Il WWF si appella a tutti i deputati italiani per scongiurare l'ennesimo atto contro la tutela delle specie e le norme comunitarie.
"In occasione del voto della legge Comunitaria 2009 alla Camera dei Deputati di domani - sottolineano il WWf in un comunicato - è stato ripresentato lo stesso emendamento caccia senza regole che pochi mesi fa l'Aula aveva respinto senza indugio, con un accordo di responsabilità bipartisan".
"L'emendamento vuole infatti togliere ogni barriera temporale alla stagione venatoria, liberalizzare i calendari venatori, permettere l'abbattimento di uccelli su mera indicazione delle singole regioni e dunque autorizzare di fatto una caccia no limits e aperta tutto l'anno".
" un attacco gravissimo alla natura, ai principi di conservazione e tutela delle specie che il WWF ha più volte denunciato e che contrasta con tutti i principi di una caccia sostenibile come sostiene l'Unione europea".
"Chiediamo al Presidente Pescante, al Relatore Formichella e a tutti gli onorevoli Deputati di tenere in considerazione le comuni norme di conservazione e tutela della fauna selvatica, e rispettare il sentimento degli italiani che vogliono regole più rigide sulla caccia. Nel sondaggio Ipsos del febbraio 2009 infatti oltre il 90% degli italiani si è dichiarato contrario all'aumento dei tempi e delle specie cacciabili".


L'ARENA GIORNALE DI VERONA

16 SETTEMBRE 2009

 

«Nessuna denuncia: il problema maggiore sono le marmotte»

 

Alla domanda se abbia allo studio l'ipotesi di aprire le frontiere del Parco naturale regionale della Lessinia all'eliminazione dei cinghiali, il direttore Diego Lonardoni risponde con un'altra domanda: «Perché il cinghiale è stato tolto dal piano di eradicazione 2008 della Provincia? Quando questo verrà riattivato e si interverrà con i prelievi al di fuori dei confini del Parco potremo riparlare d'altro», esordisce. Lonardoni fa sapere comunque che per la caccia all'interno del Parco serve una speciale autorizzazione Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) rilasciata quando siano dimostrati danni reali riscontrabili con un'istruttoria seria. «Come ente abbiamo l'obbligo di risarcire i danni causati dalla fauna selvatica, ma finora abbiamo avuto solo delle segnalazioni e nessuna denuncia. Nel Parco mi pare che il pericolo maggiore siano le marmotte, che nei mesi invernali devastano l'interno delle malghe e dei fabbricati. Lo scorso anno abbiamo avuto due denunce per danni da marmotte e nessuna per i cinghiali», precisa Lonardoni.
È vero però che i danni dei cinghiali possono essere indiretti, perché l'erosione dei terreni in alta quota non sarà mai denunciata da un privato poco interessato per le colture o l'allevamento, ma causa comunque danni enormi all'equilibrio idrogeologico.
«Sarà mio impegno provvedere perché la Provincia torni ad attivare quanto prima il piano di eradicazione dei cinghiali nelle zone autorizzate alla caccia», torna a ribadire il direttore Lonardoni, che dimostra comunque di apprezzare le sollecitazioni dei cacciatori e riconosce che anche grazie alle escursioni guidate alla scoperta della fauna del Parco, organizzate settimanalmente con grande partecipazione, «si è trasformata la loro passione in uno stretto rapporto di collaborazione e pur partendo da un altro punto di vista si è arrivati a puntare alla stessa finalità di tutela della fauna selvatica per la fruizione di tutti».


BELLUNO PRESS

17 SETTEMBRE 2009

 

Cervi nel Cansiglio, agricoltori sul piede di guerra e un contributo alla discussione

 

La presentazione sabato scorso sull’altopiano del progetto “Assi del Cansiglio” è stata l’occasione per riportare alla ribalta il problema dell’aumento del numero dei cervi in foresta, con gli allevatori sul piede di guerra e pronti con le botti di liquame per una azione forte, protesta poi rientrata. Gli allevatori, che ancora sperano nel dialogo, lamentano danni notevoli e giustamente chiedono che  si faccia qualcosa e, visto che il Cansiglio è di proprietà regionale, chiedono che la regione, rappresentata in Cansiglio da Veneto Agricoltura, faccia qualcosa ed anche in tempi rapidi, dopo anni di non intervento.
Era presente anche il ministro Zaia a cui gli agricoltori hanno chiesto aiuto e il loro appello è stato accolto dal ministro che ne ha parlato durante il suo intervento, affermando che a quelle richieste va dato ascolto. Ma il ministro ha anche detto, così come poi riportato dalla stampa, che è ancora possibile l’ipotesi della cattura e dello spostamento, così come da anni gli ambientalisti vanno chiedendo. Sarebbe da sciocchi non riconoscere che il problema esiste ma gli ambientalisti ricordano che si sono fin qui opposti agli abbattimenti in quanto non si è mai voluta prendere in considerazione una soluzione diversa dagli abbattimenti e tutti gli studi fatti fino ad un anno fa sono stati dei semplici conteggi, il famoso “censimento al bramito” per valutare il numero dei cervi presenti, tra l’altro fatto proprio nel periodo degli amori, cioè di maggior concentrazione in foresta e sui pascoli della piana.
Da poco si è cominciato a valutare i “danni” da pascolo, cioè l’erba non più disponibile per le mucche, ma non esiste nessun dato certo per i danni da brucatura agli alberi  in foresta, quindi al di là del danno per gli agricoltori ancora poco si sa sul numero di animali che la foresta potrebbe sostenere. Nell’ottocento il cervo era sicuramente presente in Cansiglio, ma proprio la  caccia, o meglio il bracconaggio, lo hanno fatto sparire e solo da pochi anni sta ricolonizzando le nostre aree alpine. Ora è diventata una presenza importante e molti vengono a visitare il Cansiglio proprio per vedere i cervi. Ma qualche amministratore, nel recente passato, ha pensato di trasformare la presenza del cervo nell’occasione per farsi votare dai cacciatori, promettendo la caccia, sotto forma di selezione, dentro in foresta, censurando di fatto qualsiasi altra azione di contenimento che non fosse quella dello sparare. Ma il Cansiglio non è una riserva di caccia, bensì un’area demaniale tutelata dalle normative europee quale SIC e ZPS, non si può intervenire sparando se non in caso di grave necessità e dopo aver tentato i metodi cosiddetti “ecologici” come la  cattura. Il precedente presidente della provincia di Belluno si è sempre opposto alle catture e agli spostamenti ed ora anche gli allevatori pagano sulla propria pelle il braccio di ferro tra chi voleva sparare subito e gli ambientalisti che chiedevano e ancora chiedono un percorso più complicato, ma meno violento e più rispettoso del Cansiglio.
Gli ambientalisti chiedono che la regione non si pieghi alla prepotenza di chi vuole sparare ma per  prima cosa aiuti gli agricoltori in difficoltà con un opportuno contributo: la politica deve fare la sua parte, le zone alpine delle provincie autonome (Trento e Bolzano) o delle regioni come Friuli e Valle d’Aosta godono di molti contributi, perchè la montagna veneta, tra l’altro dove ricade la maggior parte dell’area tutelata dall’Unesco ( Dolomiti Monumento del Mondo), non può godere degli stessi aiuti? Basta con i privilegi, le risorse vanno divise e condivise.
Gli allevatori sono da aiutare subito ma la foresta del Cansiglio, una delle più belle in Italia e carica di significati storici come poche altre, visto che era la Foresta da remi tutelata dal Doge il persona, non può diventare un mattatoio per accaparrarsi i voti dei cacciatori. Il Cansiglio è uno dei luoghi storici dell’identità veneta, collegato a Venezia e come tale va trattato, considerando tutte le sue valenze, da quelle storiche a quelle naturalistiche e se la risorsa turismo è fondamentale per la nostra regione, il Cansiglio è uno dei centri importanti per il turismo naturalistico e didattico.
Siamo ancora in tempo per intervenire con catture e spostamenti e con la revisione del numero degli abbattimenti nelle aree esterne al Cansiglio, ma non bisogna far passare altro tempo. Aspettare ancora serve solo ad esasperare gli animi, sia degli allevatori che di chi vede sempre più vicina la soluzione degli abbattimenti  e a dare ragione a chi vuole risolvere il problema solo a fucilate.
La mancanza di gestione del Cervo, nell’ambito della Foresta del Cansiglio, è responsabile dello scontro in atto tra l’esigenza di tutela di una specie sterminata alla fine dell’ 800 che solo ora sta rioccupando i suoi territori e attività economiche tradizionali quali l’allevamento del bestiame e le produzioni lattiero casearie. Per alcuni soggetti istituzionali l’unica soluzione proposta in modo monotono ed ossessivo è sempre e comunque quello di sparare all’interno dell’area protetta ricordiamo che il Cervo è una specie regolarmente cacciabile ai confini della Foresta Demaniale del Cansiglio nelle province di Treviso, Belluno e Pordenone.La Foresta Cansiglio è, di fatto, un’area protetta in quanto ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali ceduta dallo Stato alla Regione Veneto e Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) visitata settimanalmente da migliaia di escursionisti.
La presenza di una importante popolazione di cervo può rappresentare una “risorsa oppure un problema” e ciò dipende esclusivamente dalle misure che verranno messe in atto dagli enti responsabili per il controllo e la riduzione del danno denunciato sui pascoli. E’ il caso di sottolineare che si tratta di un problema relativamente frequente per la gestione della fauna tanto nelle aree protette quanto fuori e già affrontato tecnicamente in varie altre parti d’Italia e risolto mediante soluzioni valide ed accettabili da tutte le parti coinvolte.
Esempi di questo genere possono essere, per quanto riguarda i daini, le Tenute Presidenziali di San Rossore (PI) o Castelporziano (ROMA), per i cervi il Bosco della Mesola (FE) o il Parco Regionale della Mandria (TO) e il Gran Bosco di Salbertrand (TO) ma anche il Parco Nazionale dello Stelvio (TN) e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini (MC). La continuità con aree interessate all’esercizio venatorio e la presenza all’interno di aree destinate a pascolo per allevamento bovino determina le condizioni per un presenza di forti concentrazioni di Cervo in Cansiglio e di altrettanto consistenti danni alle attività economiche legate allevamento.
L’impossibilità di mantenere o ricondurre grandi aree a condizioni di elevata naturalità e totalmente prive da interferenze antropiche deve indurci a promuovere in maniera attiva la conservazione dell’ambiente mediante azioni concrete come peraltro avviene giornalmente in aree protette di ben altre dimensioni come i parchi nord americani e africani. Quindi in considerazione dei danni, ormai più che documentati, diventa necessario procedere quanto prima alla cattura e rimozione della fauna in eccesso. Questo é il metodo naturalisticamente più appropriato in un’area protetta/foresta demaniale/aree Sic/Zps qual è il Cansiglio.
Dal punto di vista giuridico tale tipo di attività viene disciplinata dal articolo n° 19 della L.N 157/92 sul controllo della fauna selvatica. Il comma 2 prevede che “le regioni per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. Tale controllo, viene praticato di norma mediante l’utilizzo di metodi ecologici.
Con il termine “metodi ecologici”si intende che debbono essere privilegiate le catture agli abbattimento. La legge infatti ritiene prioritario privilegiare le catture sugli abbattimenti: tramite personale specializzato in grado di catturare specie animali di grandi o medie dimensioni.


Animalieanimali

17 SETTEMBRE 2009

 

E' MORTO TITUS, LA SCIMMIA PROTAGONISTA DI ''GORILLA NELLA NEBBIA''
In Rwanda.

 

Il ''re gorilla'' Titus, la scimmia piu' famosa del mondo protagonista del film trattto dalla biografia di Dian Fossey, studiosa uccisa proprio per il suo lavoro in difesa degli animali, e' morto in Rwanda all'eta' di 35 anni. Lo ha annunciato la direzione dei parchi nazionali del paese africano, ricordando come il primate, che pesava 200 chili, sia stato studiato dai ricercatori per tutta la sua vita e in particolare dalla Fossey che studio' il suo gruppo negli anni settanta.Protagonista del libro che la scienziata scrisse prima della morte, ''Gorilla nella nebbia'', Titus interpreto' il ruolo di se stesso a fianco di Sigourney Weaver anche nell'omonimo film del 1988.Il gorilla verra' sepolto nei pressi dei resti del rifugio utilizzato dalla Fossey a Karisoke, al confine di Rwanda e Uganda. La studiosa venne uccisa nel 1985 dalle organizzazioni che avevano interessi nella caccia ai gorilla di montagna. Nel 2008 Titus era stato protagonista anche di un documentario della Bbc. Entrambi i paesi africani hanno adottato nel corso degli anni delle leggi severe a protezione della specie, puntando sui vantaggi dell'eco-turismo.


Animalieanimali

17 SETTEMBRE 2009

 

SPAGNA: PROTESTE PER CORRIDA TORO DE LA VEGA, TROPPO CRUENTA
Lo riferisce l'edizione elettronica di El Norte de Castilla

 

E' morto dopo circa mezz'ora il toro Moscatel, 540 chili di pelle e muscoli, l'animale scelto quest'anno per partecipare alla più discussa e cruenta festa taurina di Spagna, El Toro de la Vega, l'unica nella quale si utilizzano ancora le lance per uccidere il toro: lo riferisce l'edizione elettronica di El Norte de Castilla. La festa, che si svolge nella località di Tordesillas (in provincia di Valladolid, nord ovest) dal XVI secolo, ha suscitato come ogni anno le proteste dei gruppi di difesa degli animali, che domenica scorsa si sono riuniti nella località castigliana per chiederne l'abolizione. Com' è tradizione un botto alle 11 in punto oggi ha dato il via alla celebrazione. Moscatel, 540 chili, ha attraversato il medievale ponte sul Duero e si è trovato nella vegà, in campo aperto, dove ad attenderlo vi erano uomini a piedi e a cavallo armati di lance. Dopo mezz'ora un altro botto ha annunciato la fine della festa e la morte dell'animale. Il lanciere a cavallo Alvaro Hernandez aveva infatti assestato il colpo mortale al toro. Quest'anno però la polemica ha colpito anche gli stessi partecipanti. Hernandez non potrà ricevere il premio perché avrebbe colpito il toro sull'asfalto, cosa che ora un'ordinanza municipale proibisce, ma invece consentita dal rituale del Toro de la Vega. E c'é stata anche una discussione tra lancieri a piedi e a cavallo su a chi attribuire la stoccata mortale al toro.


IL RESTO DEL CARLINO

17 SETTEMBRE 2009

 

Carne decomposta e larve a cielo aperto La Forestale sequestra un'azienda

Le indagini erano cominciate a maggio, su segnalazione del Servizio veterinario dell'Ausl e si sono concluse con la denuncia del titolare della ditta e il sequestro di due capanni utilizzati per la produzione di esche per la pesca

 

Meldola (FC) – Gli agenti del Corpo Forestale dello Stato in comune, su ordine del gip (giudice per le indagini preliminari) Giovanni Trerè, hanno sequestrato a Meldola due capanni per la produzione di larve da pesca, una cella frigorifera, un deposito di materie prime e una concimaia.

L’indagine era iniziata a maggio quando gli agenti della Forestale di Civitella di Romagna, su segnalazione del Servizio veterinario dell’Ausl, si erano recati presso un’azienda di Meldola insieme ai tecnici dell’Arpa ed avevano verificato che nella ditta venivano prodotte esche per la pesca sportiva, utilizzando come materia prima sottoprodotti di origine animale, contenuti in un magazzino. Nel sopralluogo agenti e tecnici Arpa avevano anche trovato in una concimaia a cielo aperto scarti di carne utilizzata per la produzione delle larve, allevate in alcune vasche e altri rifiuti di carne stesi sul terreno, parzialmente nascosti dall’erba vicino all'azienda, che emanavano un odore nauseabondo.

Il titolare dell'azienda allora si era giustificato dicendo che dello smaltimento di quei rifiuti si occupava una ditta di Latina, da lui incaricata, ma dal successivo riscontro dei documenti della ditta risultava che l’ultimo carico smaltito era di 3 anni prima.

Il responsabile dell'azienda è stato così denunciato a piede libero per una serie di reati che vanno dall’abbandono dei rifiuti di carne sul suolo, all'emissione in atmosfera di gas con emanazione di odori nauseabondi, al mancato adeguamento dell’impianto di produzione nei riguardi dello scarico delle acque che dilavano i piazzali durante le piogge.

Il gip Giovanni Trerè ha incaricato poi gli agenti della Forestale di effettuare una perquisizione nell’azienda per sequestrare i documenti relativi agli smaltimenti e ha disposto il sequestro preventivo dell’azienda, riconoscendo la fondatezza dei rilievi effettuati dalla Forestale.


IL TIRRENO

17 SETTEMBRE 2009

 

Tribunale, trasferta al Carapax

 

MASSA MARITTIMA (GR). Da un’aula del tribunale il processo è stato “spostato” al Carapax. Ieri mattina l’udienza a carico del Centro recupero tartarughe di Massa Marittima ha avuto luogo, anziché nel palazzo di giustizia di Grosseto, direttamente nella struttura massetana dov’è andato in “trasferta” il giudice Giovanni Puliatti insieme ai protagonisti. Proprio al Carapax Puliatti ha disposto un sopralluogo/udienza alla presenza della cancelleria del Pm (il Vpo, o vice procuratore onorario dottoressa Dompetrini), della difesa dell’imputato (studio legale Fivizzani), e di quella della parte civile (la Comunità montana assistita dall’avvocato Luciano Giorgi); presenti anche Giancarlo Zago (presidente della Comunità Montana), il Corpo Forestale dello Stato (coordinamento di Grosseto e Cites di Firenze), e gli imputati Donato Ballasina e sua moglie Veerle Vandepitte. Dopo quest’udienza, è fissata al 30 settembre la prossima udienza dibattimentale del processo ai titolari del Carapax, riguardante la violazione della convenzione di Washington e delle leggi speciali su importazione, detenzione, e commercializzazione di animali in via di estinzione (in questo caso testuggini). Nel 2007 un blitz della Forestale portò a un primo sequestro di tredici animali esotici, pericolosi per la salute pubblica: caimani, varani, tartarughe azzannatrici e alligatrici provenienti da Canada, Sud America e Australia. Gli animali erano detenuti illecitamente e sprovvisti di certificazione, rilasciata dal prefetto e riferibile a normativa Cites. A condurre le operazioni sono stati il Corpo Forestale, con il comando provinciale di Grosseto - nucleo Nipaf (polizia ambientale e forestale), il Cites di Firenze (specializzato nell’importazione di specie esotiche animali e vegetali) e il comando di Massa marittima, di fronte ai quali il direttore Donato Ballasina non fu in grado di fornire le autorizzazioni. Oltre al procedimento penale, c’è quello civile. Gli immobili - si ricorderà (33 ettari in località Venelle e Bonsecchino) - sono di proprietà della Regione e gestiti dalla Comunità montana, che nel 1989 stipulò una convenzione con Rana per mettere a disposizione del Carapax immobili appartenenti alla Regione. Rana si impegnava a usare quegli immobili per 35 anni, ma nel ’96 la Comunità montana, dopo aver contestato varie inadempienze da Rana, promosse un arbitrato che risolse la convenzione. Dal ’99 Rana avrebbe dovuto lasciare gli immobili, ma così non è stato per anni, fino alle ultime vicende di quest’anno. Anche sul fronte civile la guerra tra Rana e Comunità montana è andata avanti senza esclusione di colpi.


LA PROVINCIA DI LECCO

17 SETTEMBRE 2009

 

Ecco il gelato per gatti, roba da leccarsi i baffi

 

MONTEVECCHIA (LC) - Tutto ebbe inizio con il cane e il desiderio di offrirgli un cibo fresco e sfizioso. Ora, dopo quattro anni e un numero sempre più ampio di clienti provenienti anche da lontano, Luca Zampolli (nella foto), titolare della gelateria .-La collina- di Montevecchia, ha deciso lanciarsi una nuova sfida e produrre gelato per gatti. «Da qualche tempo numerosi clienti che, oltre ai cani possiedono anche gatti, mi chiedevano di fare qualcosa per i felini - spiega Zampolli -. Sono sempre stato titubante perché ritenevo la cosa difficile. I cani mangiano quello che mangia il loro padrone. Preparare qualcosa di appetibile per i gatti è molto più difficile, considerato che sono spesso abituati ai croccantini o ai cibi in scatola». Qualche giorno fa però, Zampolli ha deciso di tentare perché «stanco di vedere Titti, la micia di mia figlia Martina, osservare con curiosità e invidia i miei due cani mangiare il gelato».
Così dal laboratorio di Montevecchia, dopo molte riflessioni e studi, Zampolli ha finalmente fatto uscire il primo gelato per gatti al gusto di tonno con verdure. «Per capire se il prodotto era in linea con i gusti dei gatti, l'ho subito testato su Titti che ha molto apprezzato». Occorreva avere riscontri più ampi prima di passare alla fase di produzione. Da qui l'idea di offrirlo ai propri clienti. «Nei prossimi giorni, quando la gelateria riaprirà, i miei clienti potranno acquistare a un prezzo promozionale una delle prime cento coppette di gelato per gatti. In cambio dell'offerta lancio, chiederò loro di farmi sapere se il gatto ha apprezzato». Nel caso in cui il risultato dovesse essere positivo, alla ?Collina? verrà messa in produzione anche il gelato per gatti. Dal gelato per cani Zampolli sta ottenendo parecchie soddisfazioni. «Ad oggi il 3% circa del mio fatturato proviene da lì. Un frigorifero è completamente destinato alla conservazione del gelato per cani».


ANCONA INFORMA

17 SETTEMBRE 2009

 

Falconara: i cani possono tornare in spiaggia

 

Falconara (Ancona) -  A seguito delle richieste del sindaco Goffredo Brandoni e dell’assessore all’Ambiente Matteo Astolfi, l’Autorità portuale ha riammesso i cani lungo il litorale cittadino dal 15 settembre al 15 maggio di ogni anno.
Il presidente dell’A.P. di Ancona Luciano Canepa, con un provvedimento siglato ieri, 16 settembre 2009, ha modificato infatti l’ordinanza n° 7/2002 (datata 10/05/2002) che vietava “per tutto l’anno solare, di condurre cani o altri animali anche se provvisti di museruola e guinzaglio nel litorale di Falconara M.ma”.
Ravvisata infatti la necessità che nel periodo di massimo afflusso turistico alle spiagge, dal 15 maggio al 15 settembre, il divieto rimanga confermato e considerato che nei periodi diversi dal predetto arco temporale è possibile consentire l’accesso sulle spiagge a cittadini conduttori di cani, la nuova ordinanza (la n° 12/2009) autorizza l’accesso nell’arenile dei cani dal 15 settembre al 15 maggio di ogni anno.
“Il disagio era venuto alla luce a primavera – spiega l’assessore Astolfi – quando la capitaneria aveva accertato l’assenza di nuove deroghe dopo quella del 2002 ed aveva quindi fatto osservare l’ordinanza dell’A.P. Il Provvedimento adottato dal presidente Canepa, dimostratosi molto disponibile insieme al segretario Vespasiani e al responsabile del procedimento Leonardi, è un buon esempio di grande collaborazione tra istituzioni e permetterà di far si che anche in inverno, la spiaggia sia frequentata: i proprietari di cani, con la loro presenza, garantiscono anche un presidio per il nostro litorale”
Naturalmente l’accesso di cani è subordinato all’utilizzo del guinzaglio (non superiore a 1,5 metri) e della museruola (rigida o morbida da applicare al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone e animali, o su richiesta delle autorità competenti). Inoltre i conduttori hanno l’obbligo di raccogliere le feci e dovranno dotarsi di strumenti idonei alla raccolta delle stesse. Tali prescrizioni, sono le stesse che regolamentano la conduzione di cani in tutta la città come disposto dall’ordinanza sindacale n° 50 del 28 maggio scorso e che contestualmente vieta di condurre cani nelle piazze Garibaldi, Gramsci, Catalani e Europa; nel largo adiacente le scuole elementari di via Aereoporto, nelle aree verdi di via IV novembre (pineta), piazza Municipio, via Bassano del Grappa, via Stadio, via Piemonte (a ridosso del circolo CRAL), via Baluffi e in quella attigua all’ingresso dello scalo ferroviario di Villanova. Non solo. Il divieto sussiste anche nelle aree verdi comprese fra via Galilei e via Martiri della Resistenza e all’angolo di via Piemonte e via Sicilia, in quella circoscritta da via Buozzi, via Elia e via Sant’Antonio e a parco Kennedy (esclusa l’area espressamente riservata). Altresì è vietato far accedere i cani negli esercizi pubblici e quelli commerciali che trattano gli alimentari. Chiunque viola la disposizione di cui sopra è soggetto alla sanzione amministrativa da Euro 25,00 ad Euro 500,00 (pagamento in misura ridotta 50 euro).


ANSA AMBIENTE

17 SETTEMBRE 2009

 

CALABRONE CINESE STERMINA API FRANCESI

 

PARIGI - Il terrore arriva dalla Cina e a tremare stavolta sono le api francesi, che sembra stiano per essere letteralmente sterminate da una pericolosa specie di calabrone cinese. Questa estate centinaia di alveari nel sud-ovest della Francia sono stati attaccati da questi calabroni orientali. Le possenti mandibole di questi insetti asiatici hanno afferrato migliaia di piccole api europee, uccidendole e portandole ai loro nidi per nutrire le larve. Intere colonie di api sono scomparse. Non e' il primo anno che si registra l'avvento di calabroni provenienti dall'oriente. I primi avvistamenti risalgono al novembre 2005. Ma secondo un produttore di bonsai, il calabrone potrebbe essere arrivato nel 2004 nelle scatole che contengono ceramiche cinesi importate regolarmente dalla regione dello Yunnan. Trovando il clima adatto, i calabroni si insediano nel sud-ovest occupando 25 dipartimenti in tutto il territorio nazionale. Alcune api francesi, pero', si sono ribellate. Jacques Longatte, apicoltore vicino a Bordeaux, ha notato che le sue api schierano dei ''guardiani'' all'esterno degli alveari. ''A volte trovo gli aggressori a terra morti - racconta - Per puntura? Non so''. Gli apicoltori temono anche le punture di questi insetti: il 14 agosto sei adulti sono stati punti e sono stati portati in ospedale. Ma gli esperti assicurano che, per loro natura, i calabroni non sono aggressivi nei confronti dell'uomo, a meno che non li si infastidisca.


MESSAGGERO VENETO

17 SETTEMBRE 2009

 

Bordano (UD): due giorni dedicati a ragni e scorpioni

 

BORDANO (UD). Un evento dedicato a ragni, scorpioni e altri aracnidi meno conosciuti come gli “Amblipigi” dalla “forma aliena” o i bizzarri “Uropigi” con le loro insolite strategie di difesa. Così sabato e domenica la Casa delle Farfalle si trasformerà nell'abitazione di questi singolari e splendidi esemplari, ma in taluni casi anche inquietanti. Si potranno così ammirare i ragni più grandi del mondo, gli scorpioni più velenosi e anche le specie utilizzate nella ricerca medica. Un esposizione di esemplari viventi per raccontare la straordinaria storia naturale di questo gruppo di animali che, per la loro diffusione e diversificazione, rappresentano un vero successo dell'evoluzione. Per i bambini saranno organizzati una serie di giochi e di attività didattiche gratuite per avvicinarli in maniera semplice e divertente al misterioso e affascinante mondo degli animali. Tutto avrà inizio come detto sabato alle 9.30 con l'apertura della mostra mentre dalle 15 alle 17 animazione per bambini. Domenica invece, per le 11.30 è previsto il seminario “problemi gestionali degli aracnidi in cattività” tenuto dal veterinario Alessandro Bellese. Alle 15.30 visita guidata con il biologo Francesco Barbieri. Infine, alle 17 secondo seminario denominato “ragni, scorpioni e mitologia” tenuto anche in questo caso dal biologo Francesco Barbieri.

 

 

            17 SETTEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


CORRIERE DELLA SERA

17 SETTEMBRE 2009

 

ESPERIMENTO DI DUE UNIVERSITA' AMERCANE

Terapia genica cura per la prima volta il daltonismo negli animali

Due scimmie che non vedevano i colori dalla nascita ora li distinguono. Prospettive per l'uomo

 

ROMA - Grazie alla terapia genica due scimmie-scoiattolo, Dalton e Sam, sono tornate a vedere i colori A curare il daltonismo genetico dei due animali sono stati scienziati dell'University of Washington e dell'University of Florida. Illustrando su Nature i risultati ottenuti sugli animali, i ricercatori sottolineano che questo studio apre la strada alla terapia genica dei disordini della vista che coinvolgono i coni, cellule della retina responsabili della visione a colori.

PROSPETTIVE PER L'UOMO - «Abbiamo aggiunto la sensibilità al rosso alle cellule cono di due animali nati con una malattia che è esattamente uguale alla cecità ai colori nell'uomo», spiega William Hauswirth, uno degli autori dello studio. Benchè il daltonismo alteri la vita solo moderatamente a chi ne soffre, «abbiamo mostrato - prosegue lo scienziato dell'ateneo della Florida - che possiamo curare una malattia dei coni in un primate, e possiamo farlo in modo molto sicuro. Questo è estremamente incoraggiante per lo sviluppo di terapie per le numerose malattie dei coni nell'uomo», che compromettono la vista di milioni di persone. Anche perchè, da solo, il daltonismo accomuna 3,5 milioni di americani, oltre 12 milioni di indiani e 16 milioni di cinesi. Persone che non distinguono rosso e verde, e rischiano di incappare in notevoli problemi quando sono alle prese con il traffico e i semafori.

GLI STUDI - Il risultato arriva 10 anni dopo che Jay Neitz e sua moglie Maureen, due oftalmologi dell'University of Washington, hanno iniziato ad addestrare le due scimmie scoiattolo (una delle quali chiamata Dalton onore di John Dalton, il chimico inglese che nel 1798 pubblicò il primo studio scientifico sulla particolare condizione clinica), sottoponendole a test per perfezionare un sistema attraverso il quale gli animali potessero comunicare i colori che vedevano, test simili a quelli che fanno i bimbi in tutto il mondo per permettere ai medici di capire se hanno problemi di vista, sensibilità ai colori o daltonismo, anche se per le scimmie questi esami erano stati facilitati attraverso l'uso di pc e golose ricompense. Parallelamente, in Florida il team di Hauswirth cercava di mettere a punto una tecnica di trasferimento genico, impiegando virus adeno-associati innocui, per inserire il gene sano in un soggetto e consentire la produzione della proteina desiderata. I due team si sono incontrati e la sperimentazione è partita.

LA TERAPIA - I ricercatori volevano produrre una particolare forma di opsina nella retina delle scimmie, una proteina senza colore che produce pigmenti sensibili a rosso e verde. «Abbiamo usato Dna umano», così si ridurranno i tempi necessari per avviare i trial sull'uomo, spiegano i ricercatori. Dopo cinque settimane dalla cura, le scimmiette hanno iniziato ad acquisire la visione dei colori. «Ma in realtà nelle prime 20 settimane non è accaduto nulla, anche se vedevano che il sistema iniziava a funzionare. Poi - dice Neitz - gli animali hanno risposto, senza incertezze, alla vista di colori che prima risultavano loro invisibili». È servito più di un anno e mezzo per testare l'abilità di Dalton e Sam, rivelatisi in grado di distinguere tra 16 gradazioni. «Abbiamo avuto con noi le scimmiette per 10 anni, sono come i nostri bambini - confessa Neitz - Questa è una specie docile e amichevole, e penso sia utile continuare a seguire i loro progressi». Ormai gli animali distinguono i colori da due anni.

ACROMPATOPSIA - Il trattamento potrebbe essere utile anche alle persone con acromatopsia, un raro difetto ereditario della vista, presente fin dalla nascita e non degenerativo, che si manifesta con cecità totale ai colori, estrema sensibilità alla luce e bassissima acuità visiva. «Potrebbero essere obiettivo di un trattamento quasi uguale» a quello che ha permesso a Dalton e Sam di vedere il mondo a colori, conclude Hauswirth.


IL GIORNALE

17 SETTEMBRE 2009

 

Ricerche inutili con soldi pubblici La vivisezione diventa un hobby

 

Chi è il professor Rouiller e perché parliamo male di lui? Il prof. Rouiller è responsabile dell’unità di Fisiologia e Programmi in Neuroscienze dell’università di Friburgo (Svizzera). Dopo anni di vivisezione su roditori, gatti e scimmie, finanziata con soldi pubblici, sembra cominci ad avere qualche difficoltà nel reperire fondi per i suoi orripilanti esperimenti. Ma ripercorriamo la storia di questo paladino della scienza, riprendendola dal sito dell’Atra, l’associazione antivivisezionista svizzera che ha organizzato, assieme alle associazioni di numerosi altri Paesi, una grande manifestazione il 17 settembre davanti all’università di Friburgo. Già nel 1985 lo troviamo alle prese con numerosi gatti circa i quali, per evitare incubi ai lettori, omettiamo le sue «attenzioni». La cosa singolare è che il professore pubblica gli stessi risultati delle sperimentazioni su due riviste diverse, amplificando così il suo curriculum scientifico. Nel 1986 continua ad ammazzare gatti, fornendo all’incirca gli stessi risultati relativi a ricerche di base che nulla peraltro hanno a che vedere con eventuali informazioni terapeutiche utili per l’uomo. Nei seguenti cinque anni il ricercatore si dedica con passione ai ratti, sempre per ricerche mai finalizzate alla terapia, ma ampliate all’interno dell’università di Friburgo. Nel 1994, il salto di qualità. Avanti con le scimmie. I macachi sacrificati da Rouiller gli valgono pubblicazioni sempre simili e sempre su diverse riviste (un vero Mandrake). Il suo curriculum si arricchisce sempre più. Dal 1995 al 1999, dopo sperimentazioni su ratti, gatti e scimmie utilizza finalmente le banche di tessuti per gli esperimenti «in vitro». Peccato che, nonostante esistano già numerose banche di tessuti umani, Rouiller preferisca utilizzare tessuti di cavie peruviane (dopo averle fatte fuori, ovviamente). Giunto al terzo millennio, mentre continua imperterrito a vivisezionare gatti e scimmie, il prof pubblica un articolo nel quale evidenzia che, cambiando specie animale, si ottengono risultati diversi (roba da Nobel) e dimenticando di concludere che sull’uomo, dotato di un cervello completamente diverso dagli altri animali, i risultati saranno ulteriormente diversi, come è ovvio che sia. Nonostante la brillante conclusione continua la sperimentazione su ratti, gatti e cavie, sempre con finanziamenti pubblici. Arriviamo al 2003 e, mentre lo «scienziato» continua il suo alacre lavoro sui tavoli di marmo con vari animali, pubblica un articolo nel quale afferma che «Nei soggetti umani i sostanziali avanzamenti in questo campo sono stati resi possibili dallo spettacolare sviluppo di tecniche non invasive di visualizzazione e stimolazione a livello cerebrale». Si noti la terminologia «soggetti umani» (human subjects) invece di «esseri umani» (human beings) tipica della mentalità dello sperimentatore con scarsa empatia verso i soggetti che tratta, animali o umani che siano. E intanto continua la mattanza. A questo punto però un gruppo di medici clinici pubblica un documento in cui si chiede se la vivisezione sia una scienza o non sia solo uno spreco di denaro pubblico. Ma Rouiller continua la sua vivisezione, forse perché è membro sia della commissione di controllo cantonale sia del comitato scientifico del Fondo Nazionale Svizzero. In pratica in Svizzera è possibile che un vivisettore possa far parte sia del Fondo che finanzia la vivisezione sia della commissione che deve controllare. Il controllato che è anche controllore. Ma il bello di Rouiller viene negli ultimi due anni. Ve lo raccontiamo alla prossima.
 

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