BRESCIA OGGI 17 MARZO 2010
Strangola una volpe con un laccio e la finisce a fucilate nel cranio BAGNOLO (BS). Le guardie Wwf sorprendono un cacciatore spietato
Bagnolo Mella (BS) - Caccia in periodo di divieto, utilizzo di mezzi vietati e violazione della legislazione sulle armi per l'uso di un fucile non suo. La denuncia plurima a carico di un cacciatore di Bagnolo Mella sorpreso dalle guardie venatorie del Wwf è significativa, ma non rende l'idea di cosa il signore in questione ha realizzato prima di essere scoperto nella prima mattinata di domenica. MATTINO DI PADOVA 17 MARZO 2010
Maltrattavano i cani Una coppia nei guai
BAONE (PD). I due cani erano stati trovati malnutriti e in condizioni precarie: per i proprietari è scattata la denuncia. L’episodio risale a un mese fa, ma le denunce sono state formalizzate solo ieri dai carabinieri di Este. Destinatari del provvedimento sono due coniugi di Rivadolmo. I militari erano intervenuti per sedare una lite tra i due, da tempo separati. In quella occasione, nell’abitazione erano stati trovati un meticcio e un pastore tedesco in stato di abbandono. I due cani erano denutriti, in stato di ansia e assediati dai parassiti. Da tempo non vedevano la luce del giorno. Al momento della scoperta erano intervenuti anche i Rangers Europa. L’ispettore provinciale del gruppo, Roberto Cavallin, venne ferito ad una mano dal pastore tedesco, evidentemente intimorito. Ora sono stati affidati al canile di Monselice, dove sono stati portati ancora il mese scorso dall’accalappiacani dell’Usl 17, Alessandro Nosarti. I due coniugi sono stati denunciati in base all’articolo 627 del codice civile, che sanziona chi detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura. CORRIERE DEL MEZZOGIORNO 17 MARZO 2010
A Castellammare: nei luoghi in cui la piccola celentano non fu piu' ritrovata Sulle tracce della setta che sevizia i cani nei boschi dove scomparve Angela Monte Faito, croci e lumini funebri nella vegetazione dove sono stati massacrati già quattro animali
Stefano Piedimonte
NAPOLI - Tutto è cominciato quando una volontaria dell'associazione animalista Adda, Rosa Rita Boccaccini, inerpicandosi su per la strada che conduce alla sommità del Monte Faito, ha notato che qualcuno, fra i cani che vengono sfamati ogni giorno dalle anime buone, mancava all'appello. Gli animali, quattro in tutto, sono stati trovati pochi giorni dopo nella boscaglia: sul loro corpo, ferite da taglio profondissime, inferte probabilmente con un'accetta. Uno di loro, invece, era stato impiccato. Una violenza sadica, anomala, perfino se paragonata all'usanza barbara di avvelenare gli animali ritenuti fastidiosi da chi ha interesse a coltivare la terra e ad allevare il bestiame. Nessuno sa con precisione cosa accada nei boschi del Monte Faito, che sono al di fuori di ogni controllo soprattutto da quando, dopo la frana, è stata chiusa la strada che da Castellammare di Stabia porta fin sopra alla cima. SULLA MONTAGNA - La chiusura, in realtà, è una leggenda per turisti. Appena dopo che la ebbero installata, la transenna che doveva sbarrare il percorso venne rimossa. Ora l'avviso “strada chiusa per frana” è una sorta di benvenuto rivolto a chi, per un motivo o per un altro, quando cala il sole si addentra nei boschi dove nell'agosto del 1996 scomparve la piccola Angela Celentano, mai più ritrovata. Noi abbiamo scelto di farlo per capire se, come pensa qualcuno fra gli abitanti, la mattanza è opera di uno squilibrato del posto, o se i motivi di questa barbarie sono da ricercarsi altrove. Non bisogna fare molta strada per giungere sul luogo dove i volontari hanno trovato gli animali torturati e uccisi. La seconda curva dopo la Reggia di Quisisana costeggia una boscaglia dove un'insenatura poco profonda scavata nella pietra s'interrompe dinanzi a una ripida salita rocciosa. Alberi scheletrici, muschio che gronda umidità, un cumulo di rifiuti gettati nella scarpata pochi metri più lontano. CROCI CAPOVOLTE - Proprio alla base della parete rocciosa, che disegna i gradini naturali di un sentiero arduo, diretto al cuore della montagna, qualcuno ha poggiato un rametto sull'altro legandoli poi con il cordoncino verde delle veneziane. La croce è stata capovolta e infilata in un mucchio di pietre bianche. Un'altra croce, più robusta, costruita con lo stesso sistema e legata col nastro isolante (verde anche stavolta) è stata posizionata di fianco ad un lumicino rosso, cilindrico, di quelli utilizzati per adornare le tombe al cimitero. Sono vari, e non sempre menzionabili, i segni che testimoniano la presenza e l'attività umana. Qualche metro più giù, nell'insenatura rocciosa che apre la strada alla scarpata, c'è un piccolo cappotto da bambino. E' bianco, con orsi e foche disegnati su. Gli anni l'hanno reso di un colore molto simile a quello della roccia su cui è adagiato. Croci capovolte, luminarie funebri, animali impiccati e tagliati con l'accetta. Cosa accade, di notte, nei boschi del Monte Faito? LA PROTESTA - Domenica prossima, animalisti e ambientalisti terranno un corteo a Castellammare, per accendere i riflettori sulla mattanza degli animali.L'iniziativa è nata proprio dalla battaglia dell'associazione Adda. Sarà una marcia con drappi neri. Il commissario regionale dei Verdi, Francesco Borrelli, e il segretario del partito a Castellammare di Stabia, Antonio Iovino, spiegano: «Marceremo compatti in difesa dei nostri amici a quattro zampe, stigmatizzando il comportamento dei loro nemici, come il sindaco di Monte di Procida, che da oltre un mese sta cercando di far morire di fame i randagi del suo comune multando i cittadini che li sfamano con sanzioni tra i 100 e i 600 euro». FOTO http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2010/17-marzo-2010/sulle-tracce-setta-che-sevizia-cani-boschi-dove-scomparve-angela-1602674141462.shtml GAZZETTA DI PARMA 17 MARZO 2010
Traffico di cuccioli, è allarme
Rose Ricaldi
Prima l’intervento del Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali del Corpo forestale dello Stato a Roma, che ha portato alla scoperta di 13 cagnolini di età compresa tra i 45 giorni e i 2 mesi chiusi nel bagagliaio di un’auto con targa ungherese senza cibo né acqua. Poi l’operazione congiunta della Squadra mobile e del Corpo Forestale di Torino che ha bloccato il commercio illegale di circa 300 giovanissimi esemplari di diverse razze canine e portato alla denuncia di 27 persone: due eventi di cronaca dei giorni scorsi che fanno emergere in maniera forte il problema del traffico internazionale di cuccioli dai Paesi dell’Est. E, allo stesso tempo, pressante emerge la necessità dell’approvazione in tempi brevi da parte del nostro Senato di quel disegno di legge che ha ottenuto l’unanimità dei consensi della Camera lo scorso novembre, come testimoniano le parole del presidente Lav Gianluca Felicetti: «Sempre di più le forze di polizia intervengono contro il vergognoso traffico di cuccioli, giocato sulla pelle degli animali e di ignare famiglie, che movimenta circa 300 milioni di euro l’anno, ma fino a che non sarà approvato definitivamente dal Senato il disegno di legge del Governo n. 1908 di ratifica della Convenzione europea, non ci sono strumenti realmente efficaci e duraturi di repressione. Da qui il nostro appello ai presidenti dei gruppi parlamentari del Senato Gasparri, Finocchiaro, Bricolo, Belisario, D’Alia e Pistorio affinché mettano subito all’ordine del giorno il provvedimento già approvato a stragrande maggioranza dalla Camera». Il traffico di cuccioli dall’Est è uno dei tanti «rami d’interesse» della malavita organizzata, e frutta alle organizzazioni criminali guadagni paragonabili a quelli ricavati dal traffico di stupefacenti, con rischi però decisamente minori. Rischi che invece risultano essere spesso mortali per le piccole vittime che si trovano, loro malgrado, a subire questa situazione. Carlini, Bulldog, Jack Russell Terrier, Cavalier King Charles, Pincher sono solo alcune delle razze oggetto di questo vergognoso traffico: cani preferibilmente di taglia piccola, preferibilmente «alla moda». Gli animali, fatti nascere nei Paesi dell’Europa orientale, vengono infatti strappati alle madri prima del termine del periodo dello svezzamento (quindi ben al di sotto dei 2 mesi e mezzo di vita) e, senza alcun controllo veterinario, in condizioni igieniche precarie, viaggiano stipati in furgoni in cui non vengono nutriti e nemmeno abbeverati. Una buona percentuale non riesce a sopravvivere a questi «viaggi della morte»: i dati riportano una mortalità pari al 50%. Gli esemplari più «fortunati», privi di documentazione, entrano illegalmente nel nostro Paese, dove spesso accade che veterinari complici delle organizzazioni malavitose inseriscano loro il microchip di riconoscimento. A questo punto i cuccioli sono pronti per essere venduti a cifre che si aggirano intorno ai 1.000-1.500 euro l’uno. Molti però, a causa di malattie ed infezioni, muoiono dopo essere stati acquistati. Un dolore che si aggiunge al dolore, e che al più presto può e deve essere fermato. I fatti di cronaca lo testimoniano: oggi più che mai serve una legge. Che speriamo arrivi a breve.
TISCALIANIMALI
17 MARZO 2010
Contro il traffico illegale dei cuccioli arriva il vademecum dell'Enpa
Un giro criminale ramificato e redditizio, apparentemente inesauribile quello del traffico di cuccioli dall'est Europa: ultima la maxioperazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della procura di Torino che ha portato al sequestro di 200 cuccioli: il bilancio è di 27 persone indagate e un giro d`affari per 200mila euro.
"Stroncare la piaga del commercio illegale di animali richiede che ciascuno faccia la sua parte - spiega l'Enpa - che il Parlamento potenzi gli strumenti repressivi dell`ordinamento italiano ratificando quanto prima la Convenzione di Strasburgo; che alcuni commercianti e allevatori resistano alle lusinghe di facili guadagni; che i cittadini non sovvenzionino inconsapevolmente i commerci criminali". Proprio con questo obiettivo l'ente nazionale protezione animali ha stilato un vademecum per non alimentare inconsapevolmente il commercio illegale di cuccioli:
Chi desidera accogliere in casa un cane o un gatto può rivolgersi direttamente, e in via preferenziale, al canile, al gattile o a un'associazione animalista. Le bestiole ospitate nei rifugi sono tenuti sotto costante controllo veterinario e hanno una "carta d`identità", perfettamente in regola con la normativa italiana.
Chi desidera comunque acquistare un animale presso un allevamento o un negozio si rivolga unicamente a strutture di chiara e comprovata fiducia.
Attenzione agli annunci commerciali sul web: spesso nascondono truffe.
Diffidare "delle offerte speciali", spesso i prezzi "scontati" sono possibili proprio perché si tratta di animali importati illegalmente e potenzialmente malati.
Verificare sempre la regolarità del libretto sanitario, delle vaccinazioni e dell`iscrizione all`anagrafe canina.
Dopo l`acquisto sottoporre il quattrozampe a una visita veterinaria di controllo per verificarne l`età e le effettive condizioni di salute.
Nel caso si dovessero sospettare o accertare irregolarità, segnalarle immediatamente alle forze dell`ordine e alle associazioni animaliste.
LA SICILIA RAGUSA
17 MARZO 2010
Randagismo
Aggiudicato l'appalto per un rifugio per cani
Ragusa - Si è svolta ieri nella sala "Giorgio Spadaro" di palazzo San Domenico la gara d'appalto per i lavori di realizzazione di un rifugio sanitario pubblico per il ricovero di cani randagi che sorgerà in contrada Aguglie. La ditta aggiudicataria dei lavori è la Giorgio Spadaro di Modica che sull'importo a base d'asta di € 114.984,97 (sono di € 1.848,08 le somme per la sicurezza) ha praticato un ribasso del 23,36%. I lavori dovranno essere ultimati entro 60 giorni. Martedì 30 marzo prossimo si svolgerà, invece la gara d'appalto per la fornitura dei monoblocchi box e servizi per il ricovero. La fonte di finanziamento delle due opere sono per € 50.000,00 dal ministero della Salute e € 246.000,00 dall'Assessorato regionale alla Sanità.
IL CENTRO 17 MARZO 2010
Il gattile smantellato con la polizia
TERAMO. C’è voluto l’intervento della polizia per smantellare il gattile di Colleparco. Gli operatori della Team e vigili urbani, accompagnati dall’assessore all’ambiente Rudy Di Stefano , ieri pomeriggio hanno incontrato una forte resistenza all’intervento programmato dall’amministrazione comunale. Alle proteste di Gabriella Villanova , che gestisce il gattile, è seguito anche un tentativo d’impedire l’operazione messo in atto da alcuni iscritti a un’associazione animalista. La reazione da parte di chi si opponeva alla delibera con cui la giunta ha deciso di eliminare la struttura ritenuta abusiva è stata talmente decisa da far chiedere alla Team e ai vigili urbani rinforzi. Non è bastata, però, la presenza di agenti e operatori della società pubblico-privata che si occupa d’igiene urbana. Per avviare l’intervento, che ha richiesto oltre tre ore, è stata necessaria la presenza di una pattuglia della polizia. Solo a quel punto gli addetti della Team hanno potuto smontare la recinzione e rimuovere le baracche usate per gli animali. E’ stata lasciata in piedi una sola struttura per continuare a ospitare circa venti gatti a cui il Comune dovrà trovare una nuova sistemazione. Proprio per individuare una nuova collocazione per gli animali e fissare lo smantellamento definitivo del gattile oggi in municipio incontro tra Di Stefano, il sindaco Brucchi e i responsabili del servizio veterinario Asl.
CORRIERE ADRIATICO
17 MARZO 2010
Un’auto coinvolta in un incidente
Due vitelli in autostrada
Roseto degli Abruzzi (TE) - Due vitelli riescono ad introdursi sulla corsia Nord dell’A14, tra i caselli di Pineto e Roseto, e un’auto rimane coinvolta in un incidente.
Sorpresa, ma anche tanta paura, ieri mattina, sulla corsia nord della A14, quando un paio di animali, al pascolo nelle campagne sottostanti, hanno trovato un varco sulla recinzione esterna dell’autostrada e sono finiti sulla carreggiata.Gli automobilisti in transito hanno cercato di evitare uno dei due animali in particolare, che molto spaventato, ha iniziato a girovagare sulla corsia di marcia. Un’auto, con ogni probabilità, ha anche avuto un impatto con il vitello, visto che aveva il parabrezza sfondato. Sul posto sono stati impegnati gli agenti della Polstrada, che hanno cercato di catturare il bovino e di ripristinare il traffico. Sull’autostrada si è formata una coda di tre chilometri e per chi procedeva verso Nord, è stata consigliata l’uscita al casello di Pineto. IL CENTRO 17 MARZO 2010
Due vitelli seminano il panico sull A14
ROSETO (TE). Vitelli sull’A14 e traffico in tilt. E’ successo ieri mattina intorno alle 9 sulla corsia nord dell’autostrada, quando i due animali hanno invaso la carreggiata seminando il panico tra automobilisti e camionisti che in quel momento stavano percorrendo il tratto tra Roseto e Giulianova. Uno dei due animali è stato investito, mentre l’altro è stato abbattuto al termine di una mattinata piuttosto movimentata tra autombilisti bloccati dalla paura e vigili che cercavano di catturare gli animali. Sul posto, dopo l’allarme di numerosi automobilisti, sono intervenuti i vigili del fuoco di Teramo e Roseto e le auto della polizia autostradale. Sembra che i vitelli siano scappati da una stalla e successivamente siano finiti sull’autostrada, dopo aver saltato il guard rail. Attimi di panico tra gli automobilisti, alcuni dei quali si sono trovati gli animali all’uscita di una galleria. Uno dei due vitelli è stato investito da una vettura, mentre l’altro è stato abbattuto visto che, nonostante i numerosi tentativi, non è stato possibile bloccarlo. Maria Luisa Del Re ieri mattina stava percorrendo l’autostrada quando si è imbattuta in uno degli animali che vagavano sull’A14. «Stavo portando da Pescara all’università di Teramo mio figlio che ha una gamba rotta», racconta, «ad un certo punto sull’autostrada ho visto pararmisi davanti una mucca. Per fortuna le macchine che mi precedevano sono riuscite a schivarla. E’ stato molto pericoloso, poteva succedere una tragedia. Anche le misure di sicurezza sono state del tutto sufficienti: ho visto solo un uomo correre dietro a una mucca che si infilava, contromano, in una galleria. Nessuno ha pensato a bloccare il traffico. Io ero a pochi metri dell’uscita per Roseto e ho colto al volo l’occasione uscendo dall’autostrada e mettendomi al sicuro. Ma non riesco ancora a credere come non sia successo qualcosa di grave». LA PROVINCIA PAVESE 17 MARZO 2010
Selvaggina uccisa, accordo con gli Atc
VARZI (PV). Accordo tra la Provincia e i cacciatori (tramite gli Atc di Varzi e Casteggio) per il recupero delle carcasse degli animali morti. Un problema che non riguarda soltanto l’igiene pubblica, ma anche la sicurezza stradale visto il numero degli incidenti, anche gravi, avvenuti in questi anni. Tra piazza Italia e gli ambiti territoriali di caccia è stato firmato uno schema di di convenzione - si legge nel documento - «per lo stoccaggio e il recupero della fauna incidentata nel trerritorio di competenza». La spesa complessiva, a carico dei fondi regionali residui del 2009, si aggira attorno agli 8.000 euro. «La Provincia deve, per legge, provvedere al recupero, allo stoccaggio e allo smaltimento della fauna incidentata - spiega l’assessore all’agricoltura, Mario Anselmi -. La consistente presenza di cinghiali, cervi, daini e caprioli, sopratutto nelle ore notturne, è causa di numerosi incidenti che possono provocare il ferimento o la morte dei capi di selvaggina. Pavia però non dispone di un numero adeguato di vigili di caccia e pesca che, rendendosi disponibili nelle ore notturne e nei giorni festivi, si possono occupare di tale smaltimento». Questo risulta essere il motivo principale della convenzione dal momento che gli ambiti di caccia dispongono di personale che può essere adibito al recupero delle carcasse nei casi in cui il personale della Provincia non riuscisse a intervenire. La rimozione della selvaggina è stata sollecitata dal servizio veterinario dell’Asl per ragioni di sicurezza e igiene pubblica.
IL PAESE NUOVO
17 MARZO 2010
IL CANE RISCHIA DI ANNEGARE, SALVATO DA MARESCIALLO DELLA MUNICIPALE
Lecce (Salento) – Spesso siamo abituati a vedere gli animali slanciarsi in gesti d'amore infinito nei confronti dell'uomo, ma questa volta per fortuna registriamo con apprezzamento una compensazione.Nei giorni scorsi il maresciallo della polizia municipale Piero Morelli è intervenuto per effettuare il salvataggio di un cane che si trovava in grave difficoltà in un canale naturale colmo d’acqua dopo le abbondanti precipitazioni. L’intervento della pattuglia ha evitato l’annegamento dell’animale, che è stato poi condotto (grazie al successivo intervento del servizio veterinario della Asl) al canile sanitario comunale.Il maresciallo Morelli e gli altri agenti hanno ricevuto un encomio dal comandante del corpo di polizia municipale Donato Zacheo, che ha voluto riconoscere la professionalità e la dedizione al lavoro.Per il dirigente comunale Fernando Bonocuore del settore igiene, sanità pubblica, randagismo e qualità della Vita: “Questo episodio dimostra un grande amore ed un infinito rispetto per gli animali, assolutamente necessari per il loro benessere”.
IL GIORNALE 17 MARZO 2010
In guerra sbarcano i parà. Ma sono dei veri cani
FAUSTO BILOSLAVO
Si lanciano con il paracadute, penetrano in una base di terroristi filmando tutto, muoiono eroicamente sul campo di battaglia e nella loro base gli dedicano un monumento. Stiamo parlando delle reclute a quattro zampe dei corpi speciali più famosi al mondo, come la Delta force americana o le Sas britanniche. Cani da guerra arruolati per missioni impossibili in Irak e Afghanistan. ECO BLOG 17 MARZO 2010
Anche i pesci provano delle emozioni?
Tutti sanno che cani e gatti soffrono e provano delle emozioni, ed è per difendere gli animali da maltrattamenti e da sofferenze che la maggioranza degli italiani ha votato a favore di politiche di tutela degli animali. Ma non tutti sanno che anche i pesci provano delle emozioni, così come rivela il libro Fish Feel Pain?, della biologa marina Victoria Braithwaite, che solleva questioni etiche relative al comportamento umano nei confronti dei pesci.Sebbene l’autrice stessa sia una consumatrice di pesce, nel libro la Braithwaite sostiene che anche i pesci possono provare dolore e soffrire e racconta come sono stati condotti gli esperimenti per scoprire se i pesci provano emozioni e per indagare se hanno gli stessi recettori del dolore dei mammiferi e degli uccelli.Per farlo, la biologa ha però sottoposto i pesci a diversi test, equiparabili a delle torture: ad alcuni pesci è stata somministrata una sostanza di controllo, ad altri un veleno per api. I pesci a cui è stato somministrato il veleno hanno reagito in modi diversi ed alcuni hanno evidenziato segni di irritazione fino alla fine dell’effetto del veleno. D’altra parte, i pesci, considerati spesso solo cibo ed incapaci di apprendere, hanno anche dimostrato di avere una loro intelligenza: uno studio spagnolo ha evidenziato come i pesci rossi memorizzino le vie di fuga. Se un libro non è forse abbastanza per decretare come e quanto i pesci soffrano, è molto probabile che, come gli altri animali, anche i pesci sentano il dolore e che l’espressione essere muto come un pesce sia stata adottata da chi dei pesci doveva nutrirsene, senza curarsi dell’invasività o della crudeltà dei metodi di pesca, né dell’eventuale sofferenza dei pesci.
ANMVI OGGI
17 MARZO 2010
MENO STRESS A DOMICILIO? INTERVENTO DI ANMVI FRIULI
L'articolo del 14 marzo 2010 "Veterinario a domicilio per combattere lo stress di animali e proprietari"- " a firma di Manuela Boschian ha offerto al Presidente di ANMVI Friuli, Stefano Candotti, l'occasione per dare ai lettori del Messaggero Veneto qualche utile chiarimento sulla veterinaria domiciliare. "E' questo un tema che sta particolarmente a cuore all'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani - scrive Candotti- e al quale stiamo dedicando ricerche e studi approfonditi per delimitare le prestazioni che possono essere rese all'animale in condizioni di sicurezza e di buona pratica professionale".La prestazione veterinaria domiciliare sugli animali da compagnia è vincolata a disposizioni deontologiche e di etica professionale che non consentono di farne una regola. Non si può pensare di assicurare una adeguata assistenza sanitaria al nostro animale da compagnia ricorrendo solo alle cure domiciliari."A domicilio non è infatti possibile prestare qualsiasi forma di assistenza e di intervento- chiarisce il Presidente di ANMVI Friuli- ma solo quelle prestazioni (ad esempio una visita di controllo o un richiamo vaccinale) che non richiedono l'impiego di strumenti diagnostici, attrezzature cliniche, dispositivi medici e farmaci che si rendono disponibili solo in una struttura veterinaria autorizzata ai sensi di legge". In altre parole, a domicilio non possono che essere prestate cure a minor impatto d'invasività. A questo proposito va anche confutato il luogo comune che vuole l'animale meno stressabile se ha che fare con il medico veterinario nella casa in cui abita. Al contrario, intervenire sul territorio in cui l'animale vive "da padrone" può diventare controproducente e innescare reazioni di maggiore aggressività. In alcuni casi l'animale potrebbe addirittura sviluppare una reazione di sfiducia perché proprio nel luogo in cui si sente più sicuro e protetto è costretto a "subire" la prestazione."Un intervento di qualità sul paziente animale è sempre una circostanza "straordinaria" per l'animale - conclude il Collega- proprio per questo la medicina veterinaria ha sviluppato specifici accorgimenti di trattamento dell'animale presente in struttura, specie se ricoverato e ospedalizzato, in modo da garantirgli ogni accorgimento per il suo benessere".In conclusione, la visita domiciliare è un servizio che può rendersi necessario "ma che non può diventare la regola specie se per la comodità del proprietario, si mette in secondo piano l'interesse del paziente animale".
MESSAGGERO VENETO 17 MARZO 2010
Passanti trovano in un giardino un pitone reale lungo un metro
MILANO. Un pitone reale lungo circa un metro è stato trovato ieri pomeriggio in un giardino privato nei pressi di piazzale Gambara a Milano da due passanti che con coraggio lo hanno preso, messo in una scatola e consegnato ai veterinari dell’Ente nazionale per la protezione degli animali. «È la prima volta che dei passanti ci consegnano un pitone - ha spiegato Umberto Bonaventura, dell’Enpa - di solito chiamano terrorizzati chiedendo il nostro intervento. Nella nostra zona è successo più volte di trovare un animale del genere in libertà ad esempio una volta abbiamo recuperato un pitone da un quadro elettrico della Telecom». L’Enpa ricorda che «le case milanese sono piene di animali esotici e infatti non è ancora chiaro se il rettile sia stato abbondonato o se sia fuggito da una teca incostudita». Fino a quando non si troverà l’eventuale proprietario o verrà richiesta l’adozione, sarà custodito dai volontari dell’Enpa del capoluogo lombardo.
ASYLUM
17 MARZO 2010
EHI UN ASINO CHE VOLA? NO E' UN CAVALLO SALVATO DA UN ELICOTTERO
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Un cavallo di nome Colorado ha dovuto improvvisarsi Pegaso per qualche minuto ieri dopo che è stato agganciato ad una lunga fune e salvato da un elicottero che lo ha tirato su da un banco di sabbia sul fiume Gila, in Arizona.Venerdì scorso, la violenza dell'acqua ha spinto tre cavalli e i loro cavalieri su un banco di sabbia. Uno dei cavalli è riuscito a tornare sulla terraferma da solo, il secondo si è rotto una gamba e l'hanno dovuto abbattere, mentre il terzo, dopo quattro lunghi giorni incastrato nel fango, da ieri deve la vita all'Arizona Equine Rescue (Salvataggio Equino).
Per preparare il cavallo di 8 anni al volo di un chilometro e mezzo a 30 metri di altezza, Colorado è stato sedato e bendato. Non è come un asino che vola, ma questa volta ci manca davvero poco! Ecco il video.
http://www.asylumitalia.it/2010/03/17/ehi-un-asino-che-vola-no-e-un-cavallo-salvato-da-un-elicotter/
VARESE NEWS 17 MARZO 2010
Un sano rapporto uomo-cane è un'esperienza stupenda
Caro direttore, ANSA AMBIENTE 17 MARZO 2010
ANIMALI: ASSALCO, NO AVANZI PASTA, PUO' ESSERE DANNOSA
ROM - ''Non fate mangiare a cani e gatti la pasta avanzata dalla tavola, non e' un alimento adatto, anzi puo' essere dannosa per la loro salute''. Lo sostiene Luigi Schiappapietra, presidente di Assalco (Associazione nazionale imprese per l'alimentazione e la cura degli animali da compagnia), nel sottolineare che e' opportuno invece nutrire i propri animali con la pasta speciale arricchita di proteine, fibre, minerali e vitamine che l'industria del pet food mette gia' a disposizione''. ''Gli animali hanno bisogno dei loro cibi - continua Schiappapietra - e c'e' gia' un'industria che provvede in maniera adeguata e bilanciata. Anzi, ci sono persino alcuni tipi di pasta studiati per coprire i fabbisogni nutrizionali in base alla razza, all'eta' e allo stile di vita''. ''Per garantire la salute dei propri animali - conclude Schiappapietra -, e' quindi meglio evitare il 'fai da te' e rivolgersi sempre a nutrizionisti o veterinari competenti''. IL VOSTRO GIORNALE 17 MARZO 2010
Proposta Enpa: una spiaggia accessibile ai cani in ogni comune savonese
Savona. Un piccolo tratto di spiaggia, libera o a prezzi contenuti, in ogni comune della provincia, accessibile agli animali domestici: è il progetto presentato dalla Protezione Animali savonese ai 15 Comuni costieri che ancora non ce l’hanno.“L’abbandono di cani e gatti, prima delle vacanze estive, è certamente segno di inciviltà – dicono i volontari del’Enpa – ma è favorito dall’assenza di servizi ed ospitalità nei luoghi di villeggiatura, malgrado le bandiere blu o le certificazioni ambientali di cui ormai si fregiano molti comuni rivieraschi. La realtà è infatti pesante per cane e padrone, con una selva di divieti di accesso in molte zone cittadine ed esercizi commerciali mantenuti da quasi tutte le Am-ministrazioni e malgrado non esistano nella vicina e simile Costa Azzurra”.La proposta, elaborata dall’Enpa, prevede almeno 10 -15 metri di litorale, con distributore di palette e contenitore per la raccolta delle deiezioni, espositore per l’affissione del regolamento della spiaggia e rubinetto per l’acqua. Le spiagge andrebbero ad aggiungersi alle altre cinque esistenti in provincia (dieci in tutto in Liguria), aperte con la consulenza dell’Enpa di Savona, che è riuscita negli anni ‘90 ad ottenere l’autorizzazione generale ad attrezzare – sulla base di propri progetti - 400 spiagge per cani in tutta Italia.“Solo due – precisano i volontari – sono quelle comunali, a Finale Ligure e Pietra Ligure, quest’ultima già operante da quattro anni grazie all‘impegno dell’allora assessore Carla Mattea; una terza, alla foce del Centa, è in corso di realizzazione grazie alla sensibilità del Comune di Albenga. Ma delle tre private soltanto una, i Capo Mele di Laigueglia, ha prezzi accessibili a tutte le tasche; per l‘alto numero di cani, particolarmente necessaria è per Savona, dove l’ENPA spera che l’assessore Costantino riesca a inserirla nel piano delle spiagge libere in corso di realizzazione”.L’Enpa continua inoltre a riproporre una serie di iniziative tese a facilitare i turisti che vengono in Riviera con il proprio animale domestico: l’’alleggerimento delle ordinanze comunali sulla circolazione dei cani in città, con l’eliminazione o la riduzione dei troppi divieti, come quelli di accesso alle isole pedonali, giardini pubblici, lungomari, bar e ristoranti (accolto finora solo dai Comuni di Finale Ligure, Spotorno e Loano); la promozione dell’accoglienza degli animali al seguito negli alberghi e campeggi, pur nel rispetto dei diritti altrui (Enpa ed associazioni alberghiere hanno stipulato un accordo al quale hanno aderito 650 alberghi); il controllo, soprattutto nei giorni caldi estivi, dei parcheggi cittadini esposti al sole, per evitare che i cani vengano lasciati dentro le auto roventi (Ufficio provinciale diritti animali ed Enpa hanno installato decine di cartelli); il servizio, già svolto dalle Guardie Zoofile Enpa, dovrebbe diventare routinario anche per la Polizia Municipale. LA TRIBUNA DI TREVISO 17 MARZO 2010
Morto di vecchiaia anche il mulo Iso del reparto salmerie
VITTORIO VENETO (TV). Dopo il mulo Leo morto lo scorso novembre, ieri è stato trovato morto nella stalla di Toni De Luca ad Anzano anche Iso, uno dei cinque muli alpini del reparto salmerie della sezione Ana di Vittorio. Da cinque i muli alpini doc, con tanto di punzonatura originale sugli zoccoli, sono rimasti solo tre: la mula Fina, la più vecchia di 32 anni, Iroso di 31 anni e Laio di 29. «Un grande dispiacere vedere morire i nostri muli - racconta Angelo Biz, presidente della sezione Ana di Vittorio - Uno ad uno se ne stanno andando a causa della vecchiaia. Per noi alpini è un grande dolore perdere questi animali che hanno fatto la storia della nostra sezione. Si apre ora il problema della sostituzione. Abbiamo chiesto infatti ai vertici nazionali dell’Ana da diverso tempo di poter avere altri muli addestrati usciti da qualche scuola alpina. Ma l’iter non è così facile». CORRIERE DELLE ALPI 17 MARZO 2010
La Forestale al casel di Salzen per una riunione sull orso Dino
SOVRAMONTE (BL). Lezione di convivenza con l’orso. Questa sera il personale del Corpo forestale dello Stato sarà al casel di Salzen per informare i cittadini della frazione sulla perdurante presenza dell’orso Dino. L’appuntamento è alle 20 e l’obiettivo è tranquillizzare i residenti. L’orso infatti oltre ad essersi affezionato all’area di Salzen dove staziona da una settimana abbondante, sembra aver preso coraggio e dopo aver sbranato alcune pecore e altri animali da cortile, approfitta delle ore notturne per circolare a ridosso delle abitazioni senza mostrare paura. La famiglia Facchin, la prima ad essere colpita dalle scorribande di Dino, ieri mattina si è trovata le orme del plantigrado a non più di tre metri dalla porta d’ingresso. Alla ricerca di cibo, l’orso ha distrutto la recinzione e ha distrutto perfino il composter sistemato in giardino. Nel bilancio si contano tre pecore, vari conigli e un pavone. Un’altra segnalazione lo voleva impegnato l’altra notte alla ricerca di miele in un alveare della zona. Abbastanza per fare salire l’attenzione degli abitanti di Salzen che temono, prima o poi, di trovarsi per le strade del paese faccia a faccia con l’animale, reduce dal letargo invernale e quantomai arzillo e affamato. Il messaggio dei forestali sarà certamente conciliante, anche perché non ci sono casi recenti di attacco all’uomo. L’orso tende a spaventarsi e ad abbandonare il campo. Dopo l’iniziale curiosità è probabile però che qualche cittadino chieda al personale della forestale di intervenire catturando Dino e portandolo a distanza di sicurezza dall’abitato. L’orso era già stato narcotizzato nell’ottobre dell’anno scorso in territorio trentino. In quell’occasione gli è stato applicato un radiocollare che consente alla polizia provinciale di verificarne gli spostamenti. Resta da capire se di fronte ad una presenza prolungata di Dino in un’area circoscritta, la Forestale vorrà intervenire.
BIG HUNTER
17 MARZO 2010
Lecco: puntare sulla prevenzione per evitare la diffusione del cinghiale
Anche nella Provincia di Lecco cresce l'attenzione per una specie da poco insediata sul territorio: il cinghiale. "Per il momento nella nostra provincia la situazione non è ancora così grave ma bisogna fare prevenzione per evitare la loro diffusione" sottolinea Luciano Spadaccini della Federcaccia di Lecco. "Nella nostra zona ci sono stati avvistamenti sporadici in Val Boazzo e a Colico e altri due sono stati abbattuti in Valvarrone - continua Spadaccini -. Si trattava di animali appena immessi per questo è stato più facile prenderli. Il problema maggiore riguarda la zona del Triangolo lariano dove si sta già mobilitando la Provincia di Como".L'associazione venatoria proprio su questo tema ha appena tenuto un convegno per cercare soluzioni condivise sulla base delle esperienze in altre regioni. Ma non sempre la legislazione permette una capillare azione sul territorio. "Secondo le disposizioni nella nostra provincia - spiega Spadaccini - i cinghiali sono cacciabili solo in selezione con carabina a palla, al contrario di quanto avviene nelle vicine province, come facciamo per il capriolo. Si tratta quindi di una caccia selezionata".
A questo si aggiunge il fatto che per accedere a questo genere di caccia occorre ottenere l'abilitazione dopo un corso apposito con relativo esame. "Sono però alcuni anni - sottolinea l'esponente di Ferdercaccia - che la Provincia non organizza i corsi e proprio nei giorni scorsi abbiamo fatto richiesta per poterli tenere noi della Federcaccia. Si tratta di corsi con normativa che vale per tutta la Regione. Intanto stiamo tenendo quelli per l’abilitazione venatoria".
IL GIORNO
17 MARZO 2010
Allarme cinghiali «Bisogna prevenire la loro diffusione»
Chiara Erba
LECCO - «Per il momento nella nostra provincia la situazione non è ancora così grave ma bisogna fare prevenzione per evitare la loro diffusione». Così Luciano Spadaccini, che da 43 anni organizza i corsi di abilitazione della Federcaccia Lecco, commenta la notizia della presenza di cinghiali sul territorio, oggetto di un convegno che la Provincia ha tenuto lo scorso sabato. «Nella nostra zona ci sono stati avvistamenti sporadici in Val Boazzo e a Colico e altri due sono stati abbattuti in Valvarrone - continua Spadaccini -. Si trattava di animali appena immessi per questo è stato più facile prenderli. Il problema maggiore riguarda la zona del Triangolo lariano dove si sta già mobilitando la Provincia di Como».
IL PROBLEMA evidenziato da alcuni esperti del settore è che anche a stagione aperta non tutti i possessori del tesserino possono cimentarsi nella caccia a questo pericoloso animale. «Secondo le disposizioni nella nostra provincia - spiega Spadaccini - i cinghiali sono cacciabili solo in selezione con carabina a palla, al contrario di quanto avviene nelle vicine province, come facciamo per il capriolo. Si tratta quindi di una caccia selezionata. A questo si aggiunge il fatto che non tutti possono cacciare i cinghiali. Serve infatti un corso apposito con relativo esame. Si parte prima con il corso per cacciatore esperto, poi da accompagnatore e infine quello per poter cacciare gli ungulati. Sono però alcuni anni che la Provincia non organizza i corsi e proprio nei giorni scorsi abbiamo fatto richiesta per poterli tenere noi della Federcaccia. Si tratta di corsi con normativa che vale per tutta la Regione. Intanto stiamo tenendo quelli per l’abilitazione venatoria». LA SOLUZIONE migliore però è quella di tenere sotto costante controllo la diffusione degli ungulati. «È meglio prevenire il problema con azioni di monitoraggio - sottolinea Spadaccini - per intervenire dove ci sono le immissioni. Alcune persone liberano nei nostri boschi questi animali, per la maggior parte comprati in Toscana, per il divertimento della caccia. Questi sono un danno per la fauna alpina perchè sono onnivori. Senza contare i danni alle coltivazioni per migliaia di euro». I tesserini rilasciati in provincia di Lecco sono 2.400 della Federcaccia più 300 di altre associazioni.
BIG HUNTER
17 MARZO 2010
I Beccacciai d'Italia si riuniscono in Umbria
La Delegazione dell’Umbria dell'associazione Beccacciai d'Italia organizza per il 28 marzo 2010 un raduno dei soci beccacciai, durante il quale il Presidente Paolo Pennacchini illustrerà alcune novità nel campo cinofilo e i cacciatori avranno la possibilità di consegnare le ali raccolte durante la stagione 2009 – 2010.
La giornata prevede una passeggiata insieme ai cani alla ricerca della beccaccia all’interno della Z.A.C. Fondo delle Sorbare di S.Venanzo (TR). "I cani – si legge nell'avviso sul sito dell'associazione - potranno essere sciolti nel bosco per un incontro (se fortunati) con la beccaccia, in brevi turni da stabilire in base ai partecipanti”.
Quanti vorranno partecipare dovranno presentarsi alle 9 presso la Zona Addestramento Cani e comunicare a Tito Mariotti il numero di licenza in corso di validità entro e assolutamente non oltre venerdì 26 marzo , in modo tale da facilitare le pratiche necessarie richieste dal Regolamento della Z.A.C. Il costo di partecipazione è di 7 euro.
Al termine della prova i beccacciai si riuniranno al Ristorante Tulliola Ospedaletto di S. Venanzo, dove saranno attesi anche mogli e bambini dei cacciatori. MESSAGGERO VENETO 17 MARZO 2010
Eletto il miglior tordo regionale
Amos D'Antoni
BASILIANO (UD). Eletti a Blessano il miglior tordo regionale (primo in classifica quello di Bruno Da Re di Godega di Sant Urbano in provincia di Treviso) e il miglior coniglio (quello di Renato Pagnutti di Moruzzo). Ben quattro mila sono state le persone che hanno visitato a Blessano trentatreesima mostra ornitologica, animali da cortile e cani da caccia, prima in Regione per il 2010. Gli espositori e anche gli sparuti visitatori, già alle prime luci dell'alba hanno assiepato i cancelli di entrata all'area della fiera per accaparrarsi le migliori postazioni per i loro pennuti. I dirigenti della Pro Loco, con in testa il presidente Antonino Dall'Oste, hanno avuto il loro da fare e di buon mattino hanno aperto le iscrizioni degli uccelli da richiamo registrando oltre una trentina uccellatori con ben 130 esemplari. Pure gli allevatori di canarini, esotici, pappagalli e animali da cortile con conigli, anatroccoli, galline, oche, tacchini, pavoni e altri avicunicoli hanno assiepato il piazzale con oltre una quarantina di gabbie e centinaia di animali. Anche la selezione dei cani da caccia con oltre cento esemplari, ha allietato la splendida giornata di sole, che hanno fatto da contorno alla manifestazione tante bancarelle con attrezzi e prodotti per l'orticoltura, il giardinaggio e artigiani che hanno lavorato il legno nell'area a loro riservata. Gran lavoro pure per le giurie che soltanto poco prima della premiazione, svolta dal sindaco Roberto Micelli, dal senatore Flavio Pertoldi, dal consigliere regionale Giorgio Venier Romano e dal consigliere della Bcc di Basiliano Giovanni Zilli, hanno determinato quale miglior tordo regionale quello di Bruno Da Re, mentre il miglior coniglio è stato quello di Renato Pagnutti. Tanti gli altri premi distribuiti ai numerosi espositori presenti alla mostra.
ADN KRONOS
17 MARZO 2010
Lo riporta il quotidiano 'Il Napoli'
Da 10 anni salvava cuccioli in difficoltà: in fiamme pullmino-ambulanza
Napoli - Carmela Vitale, conosciuta da tutti a Napoli come 'Melina dei cani': "Credo che abbiamo buttato una molotov. Ho paura non solo per la mia famiglia ma anche per i cani"
Napoli - "Con quel furgoncino Melina aveva salvato la vita a tanti cuccioli in difficolta'. Era diventata una sorta di ambulanza. Ora e' rimasto solo un cumulo di rottami carbonizzati, simbolo di una vigliacca azione intimidatoria e tanta paura. Due notti fa, infatti, dopo la mezzanotte qualcuno ha dato alle fiamme il furgone di Carmela Vitale, conosciuta da tutti come 'Melina dei cani', che da dieci anni si prende cura di cagnolini malati, abbandonati, investiti o sopravvissuti ai combattimenti in un rifugio 'La fenice'". Inizia cosi' un articolo pubblicato oggi dal quotidiano 'Il Napoli', sulla storia di 'Melina dei cani'. Melina si e' accorta subito dell'accaduto perche' il furgone era parcheggiato davanti a casa sua. Uno scoppio ha annunciato che il mezzo non c'era piu'. "Io e mio marito ci siamo affacciati e abbiamo visto le fiamme alte. Abbiamo avvertito i vigili del fuoco poi, e' arrivata anche una volante della polizia. Credo che abbiamo buttato una molotov. Ho paura non solo per la mia famiglia ma anche per i cani". Adesso c'e' un timore ancora piu' grande: "E se incendiano tutto anche qui? Se fanno come con i rom?". Il rifugio e la casa di Melina si trovano in via Virginia Wolf, a Ponticelli, quartiere periferico e degradato di Napoli. 'La Fenice 'attualmente ospita 150 cani tutti vaccinati e microchippati. Solo quest'anno la sua associazione la 'Adla' che riunisce tanti ragazzi volenterosi ha dato in adozione oltre 250 cani ma in dieci anni di attivita' il rifugio ne avra' accolti alcune migliaia almeno. Ma perche' qualcuno ha cercato di colpirla incendiando il furgone? Per il momento gli investigatori non formulano ipotesi.
MARKET PRESS 17 MARZO 2010
AGRICOLTURA FVG: LOTTA ANCHE DAL CIELO ALLA RABBIA SILVESTRE
Udine - I risultati della lotta alla rabbia silvestre nel Friuli Venezia Giulia sono confortanti. Infatti, come annuncia l´assessore regionale alle Risorse Agricole, Naturali e Forestali, Claudio Violino, a tutt´oggi la copertura del territorio, nell´ambito della campagna di vaccinazione per via alimentare delle volpi, effettuata attraverso la distribuzione di esche (cibo che è imbevuto del vaccino antivirale) disseminate dai cacciatori nelle zone di maggior passaggio di tali animali, è pari al 70 per cento. "Un dato - aggiunge Violino - ancor più significativo se si considera che soltanto pochi mesi fa la situazione, nelle campagne e nella fascia collinare della regione, aveva suscitato diffusa preoccupazione". Ma, nonostante il traguardo raggiunto, ora anche nel Friuli Venezia Giulia sarà necessario modificare il metodo di vaccinazione delle volpi per adeguarlo alle decisioni adottate in sede comunitaria. L´ue ha infatti prescritto che, dalla vaccinazione con le esche, disperse manualmente nell´ambiente dai cacciatori che conoscono molto bene il territorio e le abitudini della popolazione locale delle volpi, si passi alla disseminazione delle esche dal cielo. Secondo Violino, per espletare tale operazione attraverso elicotteri, sarà da valutare se richiedere la collaborazione della Protezione civile regionale. La nuova metodologia di vaccinazione, che nel vicino Veneto ha già dimostrato le sue criticità, nel Friuli Venezia Giulia partirà dopo un´attenta ricognizione delle aree interessate. E sarà comunque integrata da quella attualmente praticata. "Infatti - precisa l´assessore - finora la distribuzione delle esche svolta dai cacciatori, con il coordinamento della direzione centrale delle Risorse Agricole, Naturali e Forestali, e dei Distretti venatori, ha fornito i risultati sperati proprio perché consente di coprire capillarmente il territorio, e di raggiungere un gran numero di animali". "Creando una sorta di cordone di sicurezza rappresentato dagli animali sani e immuni al virus - soggiunge Violino - si isola la popolazione di volpi malate dal contatto con altri animali e con le zone antropizzate, limitando notevolmente le possibilità di contagio". "I cacciatori - conclude Violino - hanno svolto e svolgono una funzione fondamentale per la salvaguardia del territorio venatorio; anche per questo nei prossimi mesi la nuova metodologia di vaccinazione sarà integrata, nelle aree più sensibili, da quella manuale, per assicurare ancor maggiore efficacia alla prevenzione antirabbica".
IL GAZZETTINO DI BELLUNO
17 MARZO 2010
Sarà avviata ad aprile la prossima campagna di vaccinazione dei selvatici...
Provincia di Belluno - Sarà avviata ad aprile la prossima campagna di vaccinazione dei selvatici, mentre una terza distribuzione è già in programma per l’estate. Lo hanno deciso i vertici dell’Unità regionale di crisi contro la rabbia, che ieri a palazzo Balbi hanno incontrato l’assessore provinciale alla gestione faunistica, Silver De Zolt, e il rappresentante dei distretti venatori bellunesi, Leandro Grones. «La profilassi primaverile coprirà tutto il bellunese, fino a 1500 metri di quota – spiega il dirigente regionale Piero Vio – ma campagne analoghe saranno avviate in tutto il Veneto, Friuli e Trentino». Fra le richieste che i rappresentanti veneti porteranno alla riunione di giovedì prossimo a Roma c’è, infatti, anche quella di protocolli comuni nelle tre regioni. «Discuteremo sulla tipologia di vaccino da utilizzare» anticipa Vio, che sottoporrà al Ministero della Salute anche il piano di autorizzazioni per gare e addestramento cani stilato dalla provincia di Belluno. «La situazione sta volgendo alla normalità – assicura De Zolt – grazie soprattutto alla collaborazione che nel Bellunese ha visto lavorare in sinergia Provincia, Ulss e associazioni venatorie». Si dice soddisfatto della riunione tecnica anche Grones. «Per l’inizio della stagione venatoria potrebbero essere revocate altre misure sanitarie, se fosse confermata la regressione dell’epidemia». La moria di animali, che ormai conta 131 vittime, ha subito, infatti, un rallentamento nelle ultime settimane, grazie all’immunizzazione delle volpi. Non si arresta, invece, la campagna informativa sul virus, che già nei prossimi mesi potrebbe essere intensificata. Ieri intanto confermati 5 nuovi casi: una volpe a Cortina, un capriolo a Comelico Superiore, una volpe a Alleghe, una anche a Santo Stefano e Rocca Pietore.
VIRGILIO NOTIZIE 17 MARZO 2010
A Tokyo arriva la fast lavatrice per i cani Lavati, asciugati con tanto di messa in piega in 33 minuti
TOKYO - A Tokyo arriva la lavatrice veloce per i cani. Lavati, risciacquati, asciugati con tanto in messa in piega al tempo record di 33 minuti. La 'lavacani' si trova al 'Pet World Joyful Honda' della capitale nipponica, un negozio con tutto il necessario per gli animali domestici. Insomma una vera e propria lavatrice per il migliore amico dell'uomo a prezzi convenienti: 1.000 yen soltanto per un ciclo completo (8 euro), pari a un quinto di un lavaggio a mano. LA ZAMPA.IT 17 MARZO 2010
Tokyo, ecco la "lavatrice" per cani Trattamento completo di 30 minuti per 10 dollari
Shampoo, risciacquo e piega in mezz’ora, al prezzo di 10 dollari Usa, poco più di 7 euro. Non è l’offerta speciale di un parrucchiere low cost, bensì quella di un supermercato giapponese per animali. Dog World, questo il nome del negozio, si trova a Tokyo e ha installato una vera e propria "lavatrice" per cani: si apre lo sportello, si introduce Fido, si seleziona il programma desiderato e si resta a guardare.
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ASCA 17 MARZO 2010
RICERCA: TELETHON, UN TRUCCO MOLECOLARE PER SCONFIGGERE ATROFIA
Roma - Combattere l'atrofia muscolare spinale con uno stratagemma molecolare: a proporlo e' uno studio finanziato da Telethon e pubblicato sulla rivista scientifica EMBO Journal da Claudio Sette, docente presso il dipartimento di Sanita' pubblica e biologia cellulare dell'Universita' ''Tor Vergata'' di Roma, che dirige anche un gruppo di ricerca presso l'IRCCS Fondazione Santa Lucia.L'atrofia muscolare spinale (Sma) e' una malattia degenerativa dei muscoli di origine genetica: con un'incidenza di 1 su 6000-10000 nati, rappresenta la prima causa genetica di morte nei bambini. E' dovuta a un difetto nel gene SMN1, che determina l'assenza di una proteina fondamentale per la sopravvivenza dei motoneuroni, le cellule nervose che impartiscono ai muscoli il comando di movimento.
VIRGILIO NOTIZIE
17 MARZO 2010
Ricerca/ Lav: nuova molecola anti-leucemie testata su animali
"Non farlo, proseguire sperimentazione con metodi alternativi"
Roma - La saporina, una tossina vegetale identificata in origine nei semi di Saponaria officinalis, potenzialmente efficace contro le leucemie, sarà sperimentata in Italia. "Purtroppo - denuncia la Lav - nonostante la costruttiva intuizione basata sui meccanismi molecolari, la molecola infatti viene legata a un frammento proteico che la indirizza verso le cellule tumorali, eliminandole, i test saranno effettuati su animali, incorrendo nel diffuso errore sperimentale basato su animali". Dal punto di vista scientifico, infatti, il modello animale "da anni trova riscontri negativi nella comunità scientifica, che riconosce - spiega l'associazione animalista - in sempre maggior numero la non attendibilità e pericolosità di tali ricerche se applicate all'uomo". Esistono, invece, valide alternative all'uso di animali: le pubblicazioni scientifiche relative ad avanzamenti nella ricerca sul cancro grazie a studi in vitro sono tantissime e la tendenza è in aumento. Numerose le ricerche italiane, tra le quali quelle che hanno evidenziato bersagli cellulari per combattere i meccanismi legati alla metastasi, variazioni genetiche connesse all'insorgenza del cancro e meccanismi complessi che ne influenzano la crescita. Indagini epidemiologiche condotte in Italia, inoltre, hanno evidenziato i meccanismi di insorgenza e progressione della malattia diversificata per sesso (maggiore rischio per uomo o donna) e sistemi di interazione con altri fattori, mentre recenti studi (pubblicati su Molecular Cell) hanno mostrato comportamenti opposti nei trattamenti anti-tumorali tra bambino e adulto, sottolineando, ulteriormente, le dubbie finalità scientifiche della sperimentazione della saponina, che invece si prefigge di applicarne i risultati in entrambe le fasce di età."Il finanziamento di studi che comportano l'uso di animali, stante queste premesse, è eticamente e scientificamente insostenibile, anche alla luce del periodo critico che sta vivendo la ricerca nel nostro Paese", commenta Michela Kuan, responsabile Lav settore Vivisezione.
LE SCIENZE
17 MARZO 2010
Risolto un mistero della biologia
In un gene il segreto della rigenerazione tissutale
La regolazione del p21 promuove lo stato pluripotente indotto nelle cellule dei mammiferi, chiarendo una correlazione tra cellule staminali, rigenerazione tissutale e ciclo cellulare
Una ricerca durata oltre un decennio ha dato luogo a una scoperta fondamentale per la biologia: un gene che regola la rigenerazione dei tessuti nei mammiferi. L'assenza di questo singolo gene, denominato p21, conferisce ai topi ingegnerizzati una capacità ritenuta finora perduta nel corso dell'evoluzione, e riservata a organismi come vermi piatti, spugne e alcune specie di salamandre: la rigenerazione di tessuti danneggiati.In un articolo ora pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori del Wistar Institute riferiscono di come la mancanza di tale gene consenta ai topi di formare un blastema, una struttura associata a una crescita cellulare e a una differenziazione rapide, come si osserva negli anfibi. Secondo gli autori dello studio, la mancanza del gene induce le cellule a comportarsi in modo simile a cellule embrionali più che a cellule adulte, e fornisce la prova della correlazione tra rigenerazione tissutale e controllo della divisione cellulare."Proprio come un tritone che ha perso una zampa, questo topo è in grado di sostituire il tessuto mancante con tessuto sano senza alcun segno di cicatrice”, ha spiegato Ellen Heber-Katz, che ha coordinato lo studio. "Solo ora stiamo cominciando a comprendere le conseguenze di questi risultati: la speranza è quella di arrivare un giorno ad accelerare la guarigione dei tessuti negli esseri umani inattivando temporaneamente il gene p21.”Heber-Katz e colleghi hanno utilizzato un topo con gene p21 knockout per cercare di risolvere un un mistero incontrato per la prima volta nel 1996 nel suo laboratorio, che riguarda un altro ceppo di topi. I topi MRL, oggetto di un esperimento sull'autoimmunità, venivano infatti marcati con un foro nell'orecchio. Poche settimane dopo i ricercatori notavano però che i fori scomparivano senza traccia. Ciò ha portatoi ricercatori a porsi una questione: i topi MRL potevano essere un finestra di capacità rigenerativa tra i mammiferi?La ricerca si è così sviluppata lungo due diverse linee: la prima, svolta dalla Drexel University in collaborazione con la Washington University, ha cercato i geni critici in grado di indurre la rigenerazione tissutale nei topi MRL. Nel frattempo, gli studi cellulari presso la Wistar hanno rivelato che le cellule MRL si comportano in modo molto differente rispetto a quelle dei topi normali.Si è così scoperto che il gene p21, un regolatore dei ciclo cellulare, era virtualmente inattivo nelle cellule delle orecchie dei topo MRL. L'espressione del gene P21 è strettamente regolata dal soppressore tumorale p53, un altro regolatore della divisione cellulare in molte forme di cancro. L'esperimento finale era diretto a dimostrare che un topo mancante di p21 avrebbe avuto una risposta rigenerativa simile a qulla osservata nel topo MRL, e così è stato."Nelle cellule normali, il gene p21 funziona come un freno, che blocca la progressione del ciclo cellulare nel caso di danno al DNA, impedendo alla cellula di dividersi e di diventare potenzialmente cancerosa”, ha commentato Heber-Katz. "In questo topo senza p21, abbiamo effettivamente osservato l'atteso incremento nel danno genomico, ma sorprendentemente non si è registrato alcun aumento di cancro”.In effetti, i ricercatori hanno osservato nel topo MRL un aumento dell'apoptosi, il processo di morte programmata, che viene spesso attivata quando il DNA è stato danneggiato. Secondo, Heber-Katz, è proprio questo tipo di processo quello alla base della capacità rigenerativa."L'effetto combinato di un incremento di cellule altamente rigenerative e dell'apoptosi può permettere alle cellule di questi organismi di dividersi rapidamente senza andare fuori controllo e senza diventare cancerose", ha concluso Heber-Katz. "In effetti, è simile a ciò che si osserva negli embrioni dei mammiferi, in cui il gene p21 è inattivo in seguito a un danno al DNA. La regolazione del p21 promuove lo stato pluripotente indotto nelle cellule dei mammiferi, chiarendo una correlazione tra cellule staminali, rigenerazione tissutale e ciclo cellulare.”
LA STAMPA
17 MARZO 2010
Il sovrappeso riduce le difese immunitarie ed espone ai virus
Maggiori rischi di contrarre malattie infettive per le persone in sovrappeso
I ricercatori dell’Università del Nord Carolina a Chapel Hill sostengono che il soprappeso e l’obesità inibiscono le funzioni del sistema immunitario esponendo le persone a un maggior rischio di contrarre malattie virali come, per esempio, l’influenza A e altre forme influenzali. Lo studio è stato condotto sui topi e ha mostrato come i soggetti obesi non fossero in grado di sviluppare la memoria protettiva da parte delle cellule T nei confronti dei virus. Queste cellule, per esempio, sviluppando un certo tipo di memoria sono in grado di riconoscere un virus da cui si è stati infettati e promuovere l’immunità.
Al contrario, i topi magri sono stati in grado di sviluppare la memoria delle cellule T per scongiurare e combattere un eventuale secondo attacco da parte del virus. Secondo il dottor Erik Karlsson, che ha coordinato lo studio, il lavoro suggerisce che le persone obese devono essere considerate ad alto rischio di infezione. Per arrivare a queste conclusioni, Karlsson e colleghi hanno infettato un gruppo di topi suddivisi in magri e obesi. Questi erano prima stati nutriti con due tipi differenti di dieta: una povera di grassi e l’altra ricca di grassi. L’infezione da virus è stata eseguita in due fasi: in una prima fase sono stati infettati per mezzo di un virus influenzale debole e, dopo che i topi erano guariti dall’influenza, sono stati nuovamente infettati con un virus un po’ più virulento. Il risultato è stato che tutti i topi magri sono guariti; il 25% dei topi obesi, invece, è deceduto. Questo, dimostra che in modelli animali, l’obesità è un fattore di rischio per le malattie influenzali o virali, concludono i ricercatori. (lm&sdp)
ASCA
17 MARZO 2010
SALUTE: ALLO STUDIO VACCINO ANTI-PARKINSON
Roma - Un vaccino in grado di fermare i sintomi del Parkinson: il risultato e' stato ottenuto, in laboratorio, al Medical Center dell'Universita' del Nebraska dagli studiosi guidati da Howard Gendelman, che sono riusciti a bloccare lo sviluppo dei sintomi nei topi nei quali era stata indotta la malattia. Dei risultati della ricerca, pubblicata sul Journal of Immunology, da' notizia Biotech.com, la newsletter dell'Associazione italiana per lo sviluppo delle biotecnologie.Nella malattia di Parkinson i neuroni sono pieni dei cosiddetti ''corpi di Lewy'', accumuli di fibrille della proteina alfa-sinucleina mal ripiegata. Nello studio appena presentato i ricercatori sono riusciti a revocare gli effetti neurodegenerativi di questa proteina modificando la risposta immunitaria. Dopo aver ricevuto il vaccino per inoculazione, i topi trattati hanno rivelato avere un numero analogo di cellule nervose produttrici di dopamina rispetto ai topi sani. I risultanti sono incoraggianti, spiega Gendelman, ma la sperimentazione sugli uomini ancora e' distante, e sono necessari ulteriori studi per capire che tipo di effetti il vaccino possa sortire sull'uomo.
QUOTIDIANO.NET
17 MARZO 2010
Cancro, ricercatore italiano fa invecchiare le cellule 'cattive'
Pier Paolo Pandolfi conduce i suoi studi presso la Harvard Medical School di Boston. Invece di avvelenare le cellule tumorali con sostanze tossiche, causa spesso di affetti collaterali, è riuscito ad interrompere il loro meccanismo di replicazione spegnendo un gene
Chicago - L’Italiano Pier Paolo Pandolfi, ricercatore presso la Harvard Medical School di Boston, ha scoperto un nuovo metodo per combattere il cancro. Invece di avvelenare le cellule tumorali con sostanze tossiche, causa spesso di affetti collaterali, Pandolfi è riuscito ad interrompere il loro meccanismo di replicazione infinita facendole invecchiare e morire. Per attivare il processo di senescenza cellulare spegnendo il gene Skp2.
La scoperta, pubblicata su Nature, potrebbe portare allo sviluppo di un farmaco universalmente efficace contro molti o tutti i tumori. Il team di Pandolfi ha utilizzato topi geneticamente modificati per sviluppare il cancro alla prostata. In alcuni di questi hanno spento il gene Skp2 e dopo sei mesi i topi trattati avevano sviluppato un tumore di dimensioni molto minori. Non solo. Analizzando le cellule tumorali gli scienziati hanno verificato che stavano invecchiando e che il processo di suddivisione (attraverso cui il tumore si propaga) era molto rallentato. Lo stesso risultato è stato ottenuto in vitro su cellule tumorali di una prostata umana.
REUTERS
17 MARZO 2010
Nuovo attacco a cancro costringe cellule a invecchiare e morire
CHICAGO - Invece di uccidere le cellule tumorali con farmaci tossici, gli scienziati hanno scoperto un percorso molecolare che le costringe a invecchiare e morire.Le cellule tumorali si diffondono e crescono perché possono dividersi in modo indefinito, senza passare dal normale processo di invecchiamento.Ma uno studio nelle cavie mostra che bloccando un gene chiamato Skp2 si innesca il processo di invecchiamento, con cui le cellule smettono di divedersi e di crescere.La scoperta può offrire una nuova strategia per combattere i tumori, spiega insieme ai suoi colleghi Pier Paolo Pandolfi dell'Harvard Medical School di Boston sulla rivista Nature.Per lo studio, il team ha usato cavie geneticamente alterate per sviluppare una forma di cancro alla prostata.In alcune, hanno poi inatti vato il gene Skp2. Quando le cavie hanno raggiunto sei mesi d'età, hanno scoperto che quelle con il gene Skp2 inattivo avevano sviluppato tumori significativamente più piccoli.Quando hanno analizzato i tessuti dai linfonodi e dalla prostata, hanno scoperto che molte cellule avevano iniziato ad invecchiare e che inoltre c'era un lento tasso di divisione cellulare.Secondo il team, l'invecchiamento sembra essere legato solo alle cellule tumorali e non alle altre, suggerendo che la scoperta potrebbe essere utile per la prevenzione e la cura nei tumori.Disattivare questo gene con farmaci potrebbe funzionare come "terapia pro-senescenza per la cura e la prevenzione del cancro", scrive Pandolfi.
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