16 SETTEMBRE  2009

CORRIERE DELLA SERA
16 SETTEMBRE 2009
 
Prima sentenza esemplare a Perpignan. Per lui mobilitati anche Zidan, Delon e Bardot
La doppia vittoria di Mambo, il trovatello che ha commosso la Francia
Sopravvive dopo essere stato dato alle fiamme e ora assiste in Aula alla condanna dei suoi baby-aguzzini
 
               
Mambo ancora dolorante e ricoperto di ustioni         Mambo raggiunge il tribunale in braccio                  Un'altra immagine di Mambo ferito e dolorante
dopo essere arso vivo da due giovani                        alla nuova padrona (Emmevi)                                 (Emmevi)
dopo essere stato arso vivo da due giovani
(Emmevi)
 
ALESSANDRO SALA
 
MILANO - Avrebbe potuto fare una brutta fine, la peggiore immaginabile: morire arso vivo dalle fiamme in una strada di periferia, davanti agli sguardi divertiti dei due giovani che dopo averlo cosparso di benzina gli hanno dato fuoco. E che lo hanno fatto solo perché non sapevano come altrimenti passare il loro tempo. Invece Mambo ce l'ha fatta: non solo è sopravvissuto, ma è anche diventato, lui povero cane trovatello, un simbolo della lotta alle crudeltà gratuite nei confronti degli animali. E in quanto vittima ha preso parte martedì al primo dei processi contro i suoi due baby aguzzini, che poi tanto baby non lo sono più visto che si tratta di una ragazza di 22 anni e di un suo amico di 17. Lei è già stata giudicata e condannata a sei mesi con la condizionale con l'accusa di aver commesso il reato atti di crudeltà e di barbarie nei confronti degli animali e dovrà versare anche una multa di 6 mila euro. Il suo compare, non ancora maggiorenne, sarà invece giudicato il prossimo 17 dicembre dal tribunale dei minori.
LA PRIMA CONDANNA - La vicenda ha come teatro Espira-de-l'Agly, una piccola cittadina dei Pirenei Orientali non lontano da Perpignan. E proprio a Perpignan si è svolta l'udienza che ha portato alla condanna dell'imputata. Lui, Mambo, era presente in aula, regolarmente accomodato tra i banchi. Come ha spiegato il procuratore, non si trovava in tribunale «per suscitare emozione» bensì perché «quello era il suo posto in quanto vittima». E' forse la prima volta che un cane viene equiparato di fatto ad una persona ad un processo, con tanto di libero accesso all'aula in cui si svolge il dibattimento, anche se per la legislazione francese gli animali sono ancora considerati dei "beni mobili". In ogni caso, una vittoria per i gruppi animalisti francesi e per i tanti cittadini che si erano battuti per sostenere la sua causa.
SOSTENITORI ECCELLENTI - Mambo, del resto, può vantare anche dei fan eccellenti, che in alcuni casi hanno anche messo mano al portafogli per aiutare la sua nuova famiglia a sostenere le ingenti spese necessarie per le cure. Tra i tanti, il campione della nazionale di calcio, Zinedine Zidane, e il giornalista televisivo Michel Drucker, molto conosciuto Oltralpe. Non solo: Alain Delon, secondo quanto riferisce Le Figaro, avrebbe inviato il suo veterinario di fiducia ad assistere il cane. E Brigitte Bardot, da sempre impegnata nelle cause animaliste, ha messo in campo la sua associazione per seguire da vicino la vicenda. Il tutto, senza contare i contributi arrivati da sottoscrittori anonimi: complessivamente sono stati raccolti più di 10 mila euro per assicurare una vita dignitosa al quattrozampe. E proprio dalla gente comune sono arrivati i maggiori attestati di solidarietà: una petizione online inviata al presidente del tribunale di Perpignan per chiedere che il grave atto non restasse impunito è stata sottoscritta da oltre 11 mila persone. E a Mambo e alla sua triste storia sono stati dedicati diversi gruppi in Facebook.
«PER DIVERTIMENTO» - La vicenda risale allo scorso agosto, alla notte tra il 10 e l'11, quando i due ragazzi si sono imbattuti casualmente nell'animale, che da trovatello qual'era vagabondava per le strade. Forse lo avevano già notato in precedenza, forse l'idea è venuta loro sul momento. Fatto sta che i due decidono, «per divertimento» come poi hanno essi stessi ammesso, di metterlo al rogo. Stando alla ricostruzione effettuata dall'accusa, la ragazza si sarebbe occupata di tenere fermo il cane mentre il suo complice lo innaffiava di benzina per poi dargli fuoco. Le fiamme non lo hanno arso vivo solo per miracolo. L'animale, dimenandosi e strusciandosi sul terreno, è riuscito a salvarsi e a fuggire lontano, ma ha riportato ustioni di terzo grado su metà del corpo. Ferite di cui ancora oggi porta le conseguenze e avverte il forte dolore fisico.
«MAI PIU' FATTI DEL GENERE» - A prendersi cura di lui è ancora Dany Goizé, un'attivista della sezione di Perpignan della Spa, la società francese per la protezione animali, che per prima aveva preso in custodia il cane, e a dargli il nome. Per il gruppo si tratta di un grande successo, soprattutto per la risonanza mediatica che ha avuto l'accaduto: «Mambo è stato vittima due volte, dell'abbandono e della barbarie - ha sottolineato Virginie Pocq Saint-Jean -. C'è da augurarsi che certi atti non si ripetano anche per questo dobbiamo ringraziare il tribunale». E forse un po' anche lo stesso Mambo, che con la sua voglia di vivere e di dire no all'ignobile morte che altri avevano deciso per lui ha finito col diventare la nuova bandiera per la difesa dei diritti animali.

IL GIORNALE

16 SETTEMBRE 2009

 

Spara al gatto nero nel giardino di casa e tenta di gettarlo dentro il cassonetto

 

JACOPO GRANZOTTO

 

Roma - Disintegra un povero gatto a fucilate dal suo balcone solo perché disturba, poi tenta di sbarazzarsene gettandolo nel cassonetto. E se non fosse stato per le telefonate ai carabinieri se la sarebbe cavata. Invece per un 69enne dal grilletto facile è arrivata una doppia denuncia oltre al fiele degli animalisti. L’episodio sulla Casilina, dove ieri mattina diverse chiamate giunte al 112 segnalavano colpi d’arma da fuoco. Una volta lì i carabinieri scoprono che un anziano aveva imbracciato il fucile e sparato furiosamente contro un gatto nero. Sorpreso mentre tentava di avvolgere il cadavere in una busta di cellophane per buttarlo nel cassonetto della nettezza urbana, l’uomo è stato denunciato per uccisione di animali ed esplosione di colpi d’arma da fuoco. Immancabile la giustificazione: «Mi infastidivano le sue incursioni nel mio giardino».
Per lui nessuna pietà. Si parte dal delegato comunale alle periferie Samuele Piccolo che si augura una giusta sanzione per il macabro gesto. «Sparare in mezzo alla gente è follia - dichiara - mi domando se quei colpi esplosi per uccidere un’innocua bestiola avessero colpito qualche passante cosa sarebbe accaduto. Si sarebbe consumata una tragedia per colpa di uno squilibrato. Quindi mi auguro che lo sparatore riceva la giusta condanna. Sarebbe un bell’esempio per chi pensa che Roma sia un Far-West dove ognuno è libero di aprire una finestra e di sparare all’impazzata». «Si tratta di un atto gravissimo, un gesto di profonda inciviltà veramente inqualificabile - aggiunge l’assessore all’Ambiente Fabio De Lillo -. Vigileremo affinché ci sia una punizione severa».
La consigliera comunale del Pd Monica Cirinna, ed ex delegata comunale agli animali polemizza col Comune: «A Roma i gatti sono stati dichiarati patrimonio bio-culturale della città e per anni dall’ormai ex ufficio diritti degli animali sono state portate avanti campagne di sensibilizzazione sul benessere dei gatti che vivono liberi in città. Purtroppo per l’attuale amministrazione le politiche di tutela degli animali non sono una priorità, e l’abbandono di queste politiche da più di un anno ha fatto si che i cittadini che non amano gli animali non sentano più la presenza del Comune nella difesa di questi ultimi». «Sono certa - conclude - che le forze dell’ordine sapranno dare il giusto peso a un atto così malvagio, che poteva causare gravi lesioni a qualche passante, e sono sicura che la punizione esemplare che verrà irrogata a questo squilibrato possa rassicurare chi ama e tutela gli animali, nonostante il totale abbandono di questi temi da parte del sindaco».


IL TEMPO

16 SETTEMBRE 2009

 

Ha sparato a un gatto nero con il fucile da caccia perché aveva osato entrare nel suo giardino.

È successo in via Casilina dove i carabinieri di Tor Vergata hanno denunciato un uomo di 69 anni per uccisione di animale ed esplosione di colpi d'arma da fuoco.

 

«A Roma i gatti sono patrimonio bio-culturale della città - afferma il consigliere del Pd, Monica Cirinnà - Purtroppo per questa amministrazione la tutela degli animali non è una priorità, e l'abbandono di queste politiche ha prodotto un'aumento di maltrattamenti e abbandoni». Replica l'assessore all'Ambiente Fabio De Lillo che bolla l'episodio come «un atto gravissimo, di profonda inciviltà». «Posso assicurare - continua - che l'ufficio Tutela Animali vigilerà affinché il responsabile venga punito». Intanto dal presidente del consiglio XVII Municipio arriva una storia allucinante, se confermata. «Abbiamo raccolto nei giorni scorsi - dice Giovanni Barbera di Prc - la denuncia di alcune animaliste che segnalano il caso di una persona con gravi problemi mentali che passerebbe il proprio tempo a torturare i gatti catturati nei pressi della propria abitazione. Il caso sarebbe stato segnalato alle autorità. Ma nessuno è intervenuto». E che stanno aspettando?


IL SECOLO XIX

16 SETTEMBRE 2009

 

L'odissea di nove cuccioli

Diano (IM), confessione ai carabinieri
Denunciato odontotecnico per abbandono: l'ho fatto per evitare lo sfratto

 

Alessandra Boero

 

Diano Castello (IM). «Non potevo fare altrimenti. Se non mi fossi sbarazzato dei cagnolini il mio padrone di casa non mi avrebbe rinnovato il contratto d'affitto». Con queste parole R. B., un odontotecnico 41enne di San Bartolomeo al Mare si è giustificato davanti ai carabineri che lo hanno comunque denunciato per abbandono e maltrattamento di animali. Non si esclude che anche l'Asl imperiese proceda penalmente nei suoi confronti segnalando l'accaduto alla Procura della Repubblica di Imperia. Si tratta dell'ennesimo caso in provincia, ma dovrebbe essere una delle poche, se non la prima denuncia praticamene in flagranza di reato.
I fatti, gravissimi, poiché si parla di cuccioli di soli pochi giorni, sono accaduti l'altro giorno a Varcavello in località Ferretti nei pressi della chiesa parrocchiale. Un passante ha notato un grosso fuoristrada avvicinarsi e quindi fermarsi sul ciglio della strada. Dall'abitacolo è uscito un uomo con in braccio un grosso fagotto. Con fare sospetto si è diretto a passo veloce verso la chiesa sperando di non essere visto. Ha poi abbandonato un cestino sul terreno ed è risalito in macchina per allontanarsi il più in fretta possibile. Incuriosito dal gesto, a dir poco singolare, il passante si è avvicinato al fagottino e non credendo ai propri occhi si è trovato davanti una mamma meticcia simile al golden retriever con i suoi nove cuccioli ancora con gli occhi chiusi. Uno spettacolo commovente e al contempo di una crudeltà inaudita.
Immediata la segnalazione alla caserma dei carabinieri di Diano Marina da dove parte una pattuglia coordinata dal luogotenente Umberto Salvatico. Il testimone oculare, elemento fondamentale per il buon esito dell'indagine, ha fornito ai militari una descrizione dettagliata e minuziosa del potente mezzo cercando di non omettere alcun particolare. E' scattata così la "caccia all'uomo" poi identificato nel noto professionista. Il quale sulle prime ha negato ma, data l'evidenza dei fatti, poco dopo si è convito ad ammettere quanto successo. Immediata la denuncia. Nel frattempo anche il servizio veterinario diretto da Giovanni Rivò era stato allertato. Mamma e cuccioli, fortunatamente in buone condizioni, sono così stati trasferiti presso il canile "Gli Ulivi" sulle alture di Pontedassio in attesa che si faccia piena luce sull'accaduto.
«E' ora di finirla - tuona Ennio Pelazza, veterinario Asl non nuovo a episodi di abbandono e maltrattamento - di considerare giocattoli gli animali. Come si fa ad abbandonare il proprio cane per lo più con dei cuccioli appena nati. E' pazzesco. Non si può chiudere un occhio di fronte a tanta cattiveria e superficialità. Faremo quanto possibile affinchè questo ignobile gesto venga punito».
Purtroppo la provincia di Imperia non è nuova a casi del genere: qualche anno fa a Prelà un uomo lasciò morire di fame e si sete la sua cagnolina incinta. Non si sa come, ma la povera bestiola trovò la forza di mettere al mondo quattro cuccioli prima di morire. I piccoli, purtroppo, la seguirono dopo pochi giorni.
Non molto tempo fa in Valle Impero un uomo ha gettato nel bidone dell'immondizia, forse dopo averlo investito, il suo breton cieco. Ancora vivo. «Troppa violenza gratuita e spesso impunita - aggiunge Pelazza - L'obiettivo è arginare quanto possibile questo triste e sconcertante fenomeno utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione». Giro di vite a parte, ancora una volta, la collaborazione tra cittadini e forze dell'ordine si è dimostrata fondamentale.
Appresa la notizia il consigliere regionale Gabriele Saldo ha affermato che si darà da fare per trovare persone disposte ad adottare i nove cuccioli abbandonati.


AGI
16 SETTEMBRE 2009
 
RUBATI A BERGAMO CUCCIOLI DI RAZZE PREGIATE PER 20. 000 EURO
 
Bergamo, 16 set. - Sono entrati nel canile e hanno scelto i cuccioli di razze piu' pregiate. Hanno rubato cani per un valore di 20.000 i ladri che ieri sera hanno svaligiato l'allevamento Roccolino di Zandobbio, in localita' Gabbione. I malviventi, che sapevano bene come agire, hanno aspettato che il titolare dell'allevamento uscisse, poi sono penetrati nel canile e hanno scelto 25 cuccioli di piccola taglia scegliendo Pincer, Yorkshire e Cocker. Si pensa che si tratti di un furto su commissione.

LA TRIBUNA DI TREVISO

16 SETTEMBRE 2009

 

Bocconi avvelenati, cane rischia la vita

 

VALDOBBIADENE (TV). A pochi giorni dall’apertura della stagione venatoria 2009-2010 di domenica 20 settembre, compaiono le polpette avvelenate sulle riserve di caccia all’ombra di Pianezze. A farne le spese, lo scorso fine settimana, il cane di Giovanni Nardi, pranoterapeuta di Maser, già presidente dell’associazione dei segugisti veneti. Solo la fortuna e un rapido soccorso ha permesso al proprietario di salvare Brick, fidato segugio di quasi dieci anni, evitandogli di fare la brutta fine che quest’anno, sempre nella stessa zona di addestramento, avrebbero già fatto almeno un paio di cani. Visti i sintomi, non vi sono dubbi sul tentato avvelenamento: il segugio, dopo aver ingoiato dei bocconi, è stramazzato al suolo con le gambe paralizzate, vomitando e scaricando diarrea. Immediata la diagnosi di Nardi che, dotato siringa e di acqua e sale, ha salvato il cane da caccia sul posto, facendogli vomitare le polpette e ricoverandolo al servizio veterinario di Cornuda. I cacciatori e gli appassionati che stanno addestrando i loro cani sulle colline valdobbiadenesi sono sicuri: in quelle riserve c’è qualcuno, due-tre persone del posto, non di più, che ce l’ha su con loro e che sono pronti a tutto pur di respingere gli intrusi, anche di delinquere, avvelenandone gli incolpevoli cani. «Noi eravamo rimasti alle analoghe segnalazione di qualche mese fa a Cison - rileva Stefano Tecini del Corpo Forestale di Valdobbiadene - Per la zona è una denuncia preoccupante vista l’imminente apertura della stagione di caccia».


LATINA 24 ORE
16 SETTEMBRE 2009
 
METTI AL SICURO IL TUO CANE, BASTA UN CHIP
 
LATINA - “Metti al sicuro il tuo cane”. Questo è il titolo della campagna promossa dalla Regione Lazio e dagli Ordini Professionali dei Veterinari per sensibilizzare i proprietari dei cani all’iscrizione all’Anagrafe canina. Si tratta di un piccolo gesto fondamentale però per garantire un futuro sereno al proprio cane e per dare un contributo nella lotta al randagismo.  Nel mese di ottobre in tutto il Lazio si potrà iscrivere il proprio cane presso i veterinari accreditati ad una tariffa ridotta e senza pagare la tassa regionale. L'iniziativa, nata per contrastare il grave fenomeno del randagismo, ha lo scopo di raggiungere con una corretta informazione il maggior numero di cittadini. Nonostante sia un obbligo, ancora oggi la maggior parte dei cani di proprietà non è registrato rendendo impossibile in caso di smarrimento o abbandono l’identificazione dell’animale e del suo proprietario. Questo mal costume da un lato penalizza l’animale, che rischia di finire in un canile per tutta la vita dall’altro in quanto randagio diventa un rischio ed un costo per la sociètà.

Info: Ordine dei Medici Veterinari. Provincia di Latina - Via dei Peligni, 38 04100 Latina - tel 0773.3690750 - [email protected]


IL SANNIO
16 SETTEMBRE 2009
 
Bue fugge dal mattatoio e semina il panico nelle campagne circostanti
 
GAMBATESA (CB) - Attimi di paura ieri mattina a Gambatesa, in contrada “Varana”, presso il mattatoio “Enterprise s.r.l.” allorquando un bovino adulto riusciva a sfuggire al controllo del personale addetto fuggendo nelle campagne circostanti...
Attimi di paura ieri mattina a Gambatesa, in contrada “Varana”, presso il mattatoio “Enterprise s.r.l.” allorquando un bovino adulto riusciva a sfuggire al controllo del personale addetto fuggendo nelle campagne circostanti; sul posto intervenivano i Carabinieri della locale Stazione e personale veterinario che accertavano l’impossibilità di recuperare l’animale. Il Sindaco provvedeva quindi ad emanare apposita ordinanza per l’abbattimento, che veniva eseguito nella tarda mattinata da militare “tiratore scelto” del Comando Provinciale di Campobasso.

SAN BENEDETTO OGGI
16 SETTEMBRE 2009
 
Comitato Piazza di Coso: «No alla zona addestramento cani con sparo»
Lo scorso anno si è battuto contro l'allevamento di avifauna ed ora solleva altri dubbi sulle attività prospettate nell'ambito agricolo e naturalistico tra Ripatransone e Cupra
 
VALERIA FABIONERI
 
RIPATRANSONE (AP) – Ancora progetti che trovano la contrarietà dei cittadini vengono proposti nella zona Sant'Egidio. Stavolta Lorenzo Catasta, il vicepresidente del Comitato “Piazza di Coso”, in una lettera inviata alla redazione, afferma di essere «venuto a conoscenza della presentazione di un progetto per la realizzazione di una “Zona Addestramento Cani con Sparo” (Zac) in Contrada Sant'Egidio di Ripatransone, a pochi metri dal confine con il Comune di Cupra Marittima, da parte della Società Agricola “La Casa Ideale”».Il Comitato “Piazza di Coso” esprime a proposito la sua forte contrarietà. Spiega Catasta: «L'attività ha il solo scopo di addestrare i cani per l’esercizio venatorio e risulta particolarmente crudele: consiste nel lanciare volatili vivi a cui sparare da pochi metri e successivamente una volta uccise farle riportare dal cane al suo padrone».«Ci troviamo – prosegue il vicepresidente - nel cuore di una zona di notevole interesse naturalistico riconosciuto e tutelato dalla Comunità Europea, infatti la localizzazione dell’area risulta adiacente all’area Sic, Sito di Importanza Comunitaria, denominato “Boschi tra Cupra Marittima e Ripatransone” ed all’interno di un ecosistema forestale di pregio, tutelato dalla Regione Marche come “Leccete fra Cupramarittima e Ripatransone”».Aggiunge Lorenzo Catasta: «La tutela di questa zona è volta alla conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche del territorio, è ovvio che le attività continue di sparo in queste aree danneggerebbero irrimediabilmente tali habitat».«Tali tutele – specifica il vicepresidente del Comitato - si applicano anche a progetti che, pur ricadenti all’esterno dell’area Sic, comportano ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. La tutele della Regione Marche su quest’area floristica sono volte alla conservazione di vere emergenze vegetazionali come i lecceti, i boschi di roverella, ma soprattutto la presenza spontanea di specie come il mirto e l’erica multiflora, uniche stazioni riscontrate in tutta la Regione».Continua Catasta nelle sua lettera: «Inoltre l’area è classificata Zona Vulnerabile da Nitrati, a causa della forte permeabilità dei terreni, è evidente che la continua attività di sparo con il conseguente versamento sul terreno di grandi quantità di piombo provocherebbe un forte rischio di inquinamento delle falde acquifere presenti».«L’attività della Zac – sottolinea - a causa dei continui spari, provocherebbe un forte impatto ambientale nei confronti delle attività agricole presenti e alle attività turistiche come gli agriturismi “Pietra Antica”, “Oasi degli Angeli”, l'hotel “Il tuo Corbezzolo”, “L’orto deli Ulivi”, il bed and breakfast “Degli Angeli”, oltre alle abitazioni rurali ristrutturate da privati, anche di altre nazionalità».Secondo il Comitato “Piazza di Coso” i Sindaci dei Comuni interessati, di Cupra Marittima e Ripatransone, sembrerebbero essersi «dichiarati fortemente contrari a tale progetto, preoccupati per le negative conseguenze sull’offerta turistica dell’intero territorio».«Invitiamo per quesiti motivi – conclude Catasta - il Servizio Risorse Naturali, Caccia e Pesca della Provincia di Ascoli Piceno a respingere tale progetto al fine di salvaguardare l’integrità naturalistica di questa area, e a non compromettere le attività presenti nella zona interessata».

LA GAZZETTA DI MANTOVA

16 SETTEMBRE 2009

 

Camionista muore in A 22

 

PEGOGNAGA (MN). Mortale incidente, ieri intorno alle 3,30, sull’autostrada del Brennero, poco dopo il casello di Pegognaga, in direzione di Rolo-Reggiolo. Giuseppe Tontini, 58 anni, di Sarsina (Fc), che trasportava tacchini per conto della ditta Amadori, forse per un malore o un colpo di sonno, ha perso il controllo del mezzo schiantandosi nel fossato situato a fianco della carreggiata.  Il mezzo, uno «Scania», trasportava circa mille tacchini, di cui più della metà sono morti nel terribile schianto. L’allarme è stato dato da alcuni automobilisti di passaggio. Sul posto due pattuglie della Polizia stradale: una da Verona Sud e l’altra da Modena Nord, che hanno regolato il traffico ad una sola corsia mentre durante la fase del recupero dell’automezzo, il casello di Pegognaga è stato chiuso dalle 5 alle 9. Nulla da fare per l’autotrasportatore romagnolo. I sanitari del 118, arrivati sul luogo dell’incidente insieme ai vigili del fuoco di Suzzara, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. La salma dell’autista è stata composta nelle camere mortuarie dell’ospedale di Suzzara a disposizione del magistrato di turno, che ha già rilasciato il nulla osta per la sepoltura.  Le operazioni di recupero del mezzo sono state effettuate dal soccorso stradale Ferrari di San Benedetto Po con una potente autogru. Laborioso il recupero dei tacchini avvenuto sotto il diretto controllo di veterinari dell’Asl di Mantova. Molti di questi animali destinati alla ditta Amadori sono morti nelle gabbie che si sono rotte nel rovesciamento del mezzo. Altri erano agonizzanti.


GIORNALE DI REGGIO
16 SETTEMBRE 2009
 
"Ho paura dei cani", gira armato di fucile e semina il panico a Gualtieri
L'uomo ha anche puntato l'arma contro un cittadino
 
GUALTIERI (RE) - Sempre più armi in provincia di Reggio. Oltre a pistole e fucili per le cosche, anche alcuni privati cittadini si armano in maniera irregolare. E' il caso di un 56enne che ha seminato il panico a Gualtieri: l'uomo girava infatti armato di carabina per la paura dei cani, arrivando anche a puntarla contro un cittadino. L'operaio è stato denunciato per minaccia aggravata e porto abusivo di armi atte ad offendere.L'episodio poco dopo le 21 di lunedì, quando alcuni cittadini hanno richiesto l'intervento dei carabinieri nel centro di Gualtieri, segnalando un uomo armato di fucile. Secondo le chiamate, questa preoccupante figura, aveva anche puntato l'arma contro un cittadino uscito a gettare l'immondizia. Acquisita la descrizione dell'individuo, e raccolte le informazioni dei testimoni, hanno identificato e rintracciato l'operaio 56enne. L'uomo ha ammesso di essere uscito di casa con una carabina ad aria compressa, motivando questo comportamento con la paura di incontrare dei cani.
Dopo aver accertato che il 56enne non aveva le autorizzazioni necessarie alla detenzione di armi e materiali esplodenti, i militari hanno iniziato la perquisizione domiciliare.  Nell'abitazione sono state trovate la carabina Stoeger calibro 4,5 ad aria compressa e, in camera da letto, una pistola scacciacani mod. 85 auto, calibro 8, con inserito il caricatore contenente 30 colpi. Le armi sono state sequestrate, mentre l'uomo è stato denunciato.

GUIDE SUPEREVA

16 SETTEMBRE 2009

 

Il Circo Orfei a Civitanova Marche

Show e performance di tutti i tipi per festeggiare i 50 anni di carriera del famoso domatore Nando Orfei. Acrobati, equilibristi, uomini volanti, ma anche tanti animali con le tigri a farla da padrone.

 

CIVITANOVA MARCHE (MC) - Fino al 21 settembre a Civitanova si potrà assistere agli spettacoli mozzafiato di uno dei personaggio che ha fatto la storia del mondo circense italiano: Nando Orfei. Un appuntamento particolare, perché vedrà anche i festeggiamenti per i 50 anni di carriera del circo guidato dal mitico domatore. Tantissimi gli eventi che promettono di rapire l’attenzione di grandi e piccini.Occhi al cielo per vedere la nuova attrazione dell’uomo ragno, capace di arrampicarsi ad altezze inimmaginabili, e dell’acrobata Francesca, in arte Madame Deborah, che si trasformerà in una farfalla per svolazzare sulle teste del pubblico.
Stella della pista, poi, sarà Gioia Orfei la più giovane figlia di Nando, che ha ereditato dal papà l’amore per il circo e soprattutto per i cavalli e l’alta scuola di equitazione.E poi non mancherà lo spettacolo dei soliti clown, attesissima la performance di Fagiolino, il nanetto Naghi, famoso anche per le sue apparizioni in tv, acrobati, equilibristi, funamboli, cavallerizzi, uomini volanti e pattinatori acrobatici che hanno reso famoso gli show della famiglia Orfei. Il tutto con l’immancabile presenza di tanti animali provenienti da ogni angolo del pianeta come cammelli, struzzi, cavallini poni, zebre, l’ippopotamo nano e la grande attrazione della serata: le rarissime tigri bianche e rosa.

Spettacoli:
17 settembre h. 21.15
venerdì, sabato e domenica h. 18 e h. 21.15
lunedì h. 18 Per informazioni: Tel. 329 0762120


CORRIERE ADRIATICO
16 SETTEMBRE 2009
 
L’ordinanza ministeriale è stata già applicata a Foligno
Nasce l’albo dei cavalieri
Una legge infilza la Quintana
Gli enti organizzatori dovranno tutelare chi partecipa alle Giostre
 
Ascoli Il 7 settembre è entrata in vigore l’ordinanza firmata dal sottosegretario del Ministero del lavoro, Francesca Martini, per disciplinare le manifestazioni popolari, pubbliche o private, in cui vengono impiegati cavalli al di fuori degli impianti e dei percorsi autorizzati. Una norma molto severa, che intende garantire l’incolumità dei cavalli, di chi li monta e degli spettatori. La Quintana rientra in questo genere di eventi e quindi è necessario che si adegui per non incorrere in sanzioni.
L’ordinanza stabilisce, nei quattro articoli di cui si compone, che le manifestazioni in questione debbono garantire i requisiti di sicurezza e salute per i fantini ed i cavalli; che è vietato utilizzare cavalli di età inferiore ai quattro anni, che è vietata la partecipazione di fantini e cavalieri che abbiano riportato condanne per maltrattamento o uccisione di animali, spettacoli o manifestazioni vietati, competizioni non autorizzate e scommesse clandestine e nei quali si evidenzi uso di sostanze stupefacenti o dopanti attraverso controlli a campione, oppure risultino positivi ad alcol test a campione prima della gara, e infine che è vietato l’uso degli aiuti in modo improprio o eccessivo, tale da provocare sofferenza all’animale. L’ordinanza elenca anche i requisiti tecnici tra cui le condizioni del tracciato che debbono garantire l’incolumità di fantini, cavalli e di chi assiste alla manifestazione e le condizioni del fondo che deve essere idoneo ad evitare scivolamenti; e la presenza di protezioni lungo il percorso, tali da attutire eventuali impatti o cadute.
Questa normativa ha messo in fibrillazione l’Ente Quintana e le rievocazioni analoghe, tanto che al punto 8 dell’Ordine del giorno del Consiglio direttivo della Federazione italiana giochi storici, che si riunirà il 26 settembre a Firenze, c’è la ratifica della convenzione con la Fise, sottoscritta il 29 luglio scorso.
Il protocollo d’intesa prevede da parte della Figs di promuovere verso le manifestazioni associate il tesseramento presso la Fise dei cavalieri e dei cavalli partecipanti e da parte della Fise la costituzione di un settore “cavalieri giostranti” e giochi storici nell’ambito della Fise; in sostanza una sorta di albo dei cavalieri da cui Sestieri, Rioni e Contrade dovranno attingere.
Il protocollo parla anche della presenza di strutture di assistenza e pronto soccorso veterinario per i cavalli e di mezzi di trasporto idonei in grado di spostare cavalli infortunati (all’Ente Quintana è già arrivata una proposta da un’azienda specializzata nella fornitura di ambulanze per cavalli ed attrezzatura simile). La prima rievocazione a dover sottostare a quanto previsto dall’ordinanza è stata la Quintana di Foligno. Il giorno prima del torneo, sabato scorso, tutti i cavalieri hanno prodotto un documento in cui certificavano di non aver avuto condanne penali per maltrattamento di animali. Il giorno stesso, invece, tutti i cavalieri si sono sottoposti ad alcol test svolto dagli agenti della Polizia stradale, mentre una commissione dell’Unire ha effettuato un sopralluogo sulla pista per valutarne l’idoneità che poi è stata concessa.

TRENTINO

16 SETTEMBRE 2009

 

Rogo nel deposito paura a Ronchi

 

PEIO (TN) -  Mucca salvata dal cielo  Una mucca in difficoltà è stata salvata ieri pomeriggio dall’elisoccorso. L’animale aveva perso le altre mucche ed era finita in un posto molto impervio nei prati fra Peio e il Vioz. La sua posizione era tale che lei da sola non riusciva a fare ritorno e non era possibile andarla a recuperare «manualmente». Per tirarla fuori dall’impiccio è intervenuto, alla fine, l’elicottero.


GAZZETTA DI PARMA
16 SETTEMBRE 2009
 
Aidaa annuncia "ronde" sulla macellazione per la fine del Ramadan. Anche a Parma
 
L'associazione animalista Aidaa lancia le «ronde» contro la macellazione cruenta degli animali, in vista della fine del Ramadan. Il periodo di digiuno sacro per la religione musulmana è previsto per sabato 19 settembre.
Aidaa, con una nota, fa sapere che attiverà  «in diverse città italiane il servizio di controllo sulle macellerie islamiche per prevenire la macellazione cruenta degli animali al di fuori di quelli che sono le normative previste dalla legge italiana sulla macellazione. Per il terzo anno consecutivo sarà inoltre possibile segnalare all'indirizzo di posta elettronica
[email protected] dell'associazione animalista le uccisioni cruente di animali che avvengono in case private o luoghi non idonei allo scopo».
Secondo il sodalizio (che tra l'altro gestisce il "Tribunale degli animali" di Parma) lo scorso anno furono complessivamente 172 le segnalazioni da diverse regioni nelle quali si segnalavano le uccisioni per sgozzamento di capre, montoni, vitelli ed in alcuni casi anche bovini di grossa taglia.
«Le ronde antisgozzamento - dice Aidaa - altro non sono che gruppi di cittadini comuni che in maniera privata si attivano contemporaneamente nel verificare che non si sottopongano a inutili crudeltà le migliaia di animali che ogni anno vengono uccisi sgozzandoli in maniera cruenta andando contro le norme nazionali sulla macellazione rituale, se individuate, tali violazioni verranno segnalate ad Aidaa, che provvederà alla denuncia e in caso di uccisioni in luoghi irregolari si provvederà a chiamare le forze dell'ordine nel massimo rispetto della legge».«A Parma e provincia abbiamo quattro volontari che, pur non essendo membri di Aidaa, ci aiutano - spiega il presidente Lorenzo Croce a Gazzettadiparma.it -. L'anno scorso dal Parmense abbiamo ricevuto tre segnalazioni su capretti sgozzati, però non hanno portato a procedimenti. Non c'erano gli elementi. Sottolineo che la nostra iniziativa non ha carattere religioso o razzista: vogliamo solo evitare le sofferenze a cui vengono sottoposti gli animali uccisi per sgozzamento e per questo chiediamo che per lo meno vengano rispettate le normative della macellazione previste dalla legge italiana. La legge italiana vieta la macellazione in casa, a meno che ci sia un'autorizzazione veterinaria. Per la macellazione rituale non sono previste deroghe. La legge prescrive che l'animale sia ucciso con un pre-stordimento e che la macellazione avvenga in strutture adeguate».

CRONACA QUI
16 SETTEMBRE 2009
 
La presenza dell’animale ha causato un incidente che ha coinvolto tre vetture
Paura in autostrada per un cinghiale
 
Gioele Urso
 
AIRASCA (TO) - Flavio Ferrero, giovane studente di economia e commercio residente a Pinerolo, se l’è vista brutta. Lui e altri due automobilisti sono rimasti coinvolti lunedì sera in un incidente particolare, per quello che sono stati il teatro della vicenda e la causa della disavventura: i tre hanno investito un cinghiale sulla diramazione autostradale Torino-Pinerolo. Per fortuna nessuno è rimasto ferito, ma i risvolti della vicenda potevano senza ombra di dubbio essere tragici: «Tra le 23.15 e le 23.30 sull’autostrada Torino-Pinerolo, prima dello svincolo di Piscina, ho calpestato la carcassa di un cinghiale che trenta minuti prima era stato investito da altre due vetture», racconta il giovane. La velocità, il manto stradale bagnato o semplicemente la paura potevano complicare la vicenda. È vero che è difficile in zone di aperta campagna evitare che fatti del genere accadano, ma è anche vero che si poteva evitare che un terzo automobilista investisse la carcassa. La dinamica infatti è chiara secondo la ricostruzione di Ferrero: «Mezz’ora prima che lo investissi io è passata un’auto, un vecchio modello della Ford Fiesta, che ha toccato il cinghiale lanciandolo contro la vettura che lo seguiva, che era un’Altea. L’Altea lo ha preso di muso e ha subito un parecchi danni e in più sono scoppiati gli airbag. I due che lo hanno investito prima di me hanno chiamato 4 o 5 volte la polizia e il soccorso stradale». Trenta minuti dopo il primo incidente arriva la vettura di Flavio che calpesta l’animale: «Dopo un quarto d’ora dal mio incidente è arrivato il soccorso stradale che ha controllato che l’animale non fosse più sulla strada o lo ha tolto. Cinque minuti dopo è arrivata la polizia». Sulla tempistica dell’intervento fa chiarezza Giovanni Ossola, Presidente di Ativa: «Quando succede una cosa del genere, l’intervento che si attende non è tanto quello dei nostri operatori, ma quello dell’ASL e del veterinario che si portano via l’animale e lo fanno incenerire. I tempi dunque sono dovuti all’intervento di terzi». Rimane un unico dubbio: come ha fatto il cinghiale a entrare sul tratto di strada? La risposta è di Ossola che dice: «Il cinghiale si è introdotto da una delle entrate dell’autostrada perché da un controllo successivo non è stato rilevato alcun problema alle recinzioni».

L’ARENA GIORNALE DI VERONA

16 SETTEMBRE 2009

 

BOSCOCHIESANUOVA (VR). La proliferazione di questo animale interessa anche l’area protetta della Lessinia, all’interno della quale l’attività venatoria è però vietata

Parco, allarme cinghiali «Serve la caccia mirata»

Il faunista Ponti cita l’esempio dell’Abruzzo «Il prelievo con carabina da appostamento fisso è servito: ora l’emergenza è superata»

 

Boscochiesanuova (VR) - Cacciatori nel Parco? Un’ipotesi da far rizzare il capelli, ma l’emergenza cinghiali in Lessinia ha prospettato anche questo. Ne ha parlato a Boscochiesanuova, durante un incontro informale all’albergo Piccole Dolomiti di Branchetto, trattenuto dalla consueta cordialità e ospitalità dei proprietari, il faunista Fulvio Ponti che era in paese per un corso sulla gestione della fauna alpina promossa al teatro Vittoria dalla Riserva alpina di Bosco e dall’Associazione esperti accompagnatori, in collaborazione con il Comune e il Parco.
I cinghiali si fanno sempre più audaci: entrano anche nelle contrade e spaventano i residenti. Tracce della loro presenza sono anche all’interno del Parco regionale della Lessinia dove è vietata qualsiasi attività venatoria. «Si tratta di un falso problema», esordisce Ponti, sollecitato sull’argomento, «perché se l’emergenza è affrontata in maniera corretta e per tempo, non è emergenza».
Da faunista si è formato in diverse unità operative all’estero, dalla Slovenia alla Croazia, fino alla Siberia, alla Mongolia e agli Stati Uniti. È stato lui a introdurre 40 anni fa in Italia il principio della gestione faunistica curandone la diffusione e realizzando scuole e il centro di formazione faunistica dell’Alpe Rosello, nel Bresciano, di cui è attualmente direttore.
Porta l’esempio dell’Abruzzo, dove il 70 per cento del territorio è compreso in un’area protetta. L’assalto di un cinghiale femmina a una donna, in un centro abitato nel Parco nazionale, alla quale ha provocato la frattura di un braccio, ha fatto scattare l’ordinanza del sindaco, dove non si parla di caccia ma di eliminazione dei cinghiali da tutto il territorio comunale. «Il problema era talmente evidente che tre prefetti di altrettante province abruzzesi hanno dichiarato lo stato d’emergenza», riferisce Ponti.
Dalle Province è stato organizzato un corso, curato dallo stesso Ponti per la parte tecnica, e 80 corsisti si sono diplomati per intervenire sul problema. Ma come, vista la delicatezza dell’area e la presenza di altri animali fra cui molti selvatici come l’orso e il lupo che godono della massima tutela?
«Si è deciso il prelievo con carabina da appostamento fisso. I cacciatori che conoscono bene il territorio hanno individuato le piste di transito dei cinghiali e costruito apposite altane di circa 5 metri sulle quali appostarsi. Con la supervisione di un agente del Corpo forestale dello Stato e di un guardaparco, una decina di cacciatori sono stati accompagnati ciascuno su un’altana e lasciati in postazione fino all’imbrunire, quando gli stessi agenti sono tornati a riprenderli. La prima uscita ha permesso l’uccisione di 8 cinghiali e quando i cacciatori sono tornati al paese sono stati accolti da una festa di popolo come non si vedeva da anni», riferisce Ponti, ricordando antichi riti con i quali popolazioni che vivevano di allevamento e pastorizia celebravano con una festa il ritorno dalla caccia con trofei di lupo o di orso.
Nel primo anno di questo sistema di controllo sono stati prelevati 150 cinghiali, 200 il secondo e ora la presenza di questi animali dentro e fuori il Parco non è più un problema.
«I vantaggi sono evidenti perché non è stata turbata la popolazione di altri selvatici dato che il mattino successivo al prelievo gruppi di caprioli sono stati visti al pascolo negli stessi luoghi; tutta la carne prelevata è stata affidata a una cooperativa che è sorta proprio per il taglio e il confezionamento dei pezzi; si sono dimezzati i danni provocati dai cinghiali e i residenti nel Parco girano più tranquilli. Inoltre le altane sono state degli ottimi punti di osservazione e hanno permesso di censire la presenza di lupi», aggiunge Ponti.
Secondo l’esperto, altre esperienze organizzate in modo diverso con grandi battute hanno creato un disturbo notevolissimo alla fauna selvatica, con magri risultati: «Prendiamo esempio dall’estero», suggerisce Ponti, «dove la caccia al cinghiale è permessa tutto l’anno, in particolare agli esemplari più giovani, che sono poi quelli che fanno maggiori danni a coltivazioni e covate». Una soluzione che, con opportuni adattamenti, potrebbe essere esportata in Lessinia.


AGI
16 SETTEMBRE 2009
 
CACCIA: PROVINCIA PERUGIA, INTERVENTI CONTENIMENTO CINGHIALI
 
Perugia - Interventi di contenimento della "specie cinghiale" per i giorni 20, 23 e 27 settembre ed 1 e 4 ottobre sono stati predisposti dalla Provincia di Perugia sulla base delle disposizioni impartite dalla Regione Umbria con il Calendario Venatorio per la stagione 2009/2010. Lo rende noto un comunicato dell'ente dove si spiega che tali prelievi potranno essere effettuati da squadre cinghialiste della provincia perugina iscritte negli appositi registri tenuti dagli ATC Perugia 1 e Perugia 2, nonche' da singoli cacciatori che vorranno collaborare.I prelievi nei giorni fissati dovranno essere effettuati nel rispetto della normativa vigente in materia di caccia.Tutti coloro che vorranno collaborare dovranno essere in possesso delle autorizzazioni da reperire, per quanto riguarda le squadre cinghialisti negli ATC Perugia 1 e Perugia 2 e, per i singoli cacciatori in Provincia, ATC e associazioni venatorie. Per motivi di sicurezza i singoli cacciatori che collaboreranno ai prelievi dovranno indossare un giacchetto ad alta visibilita'; le squadre dovranno garantire almeno 3 interventi su 5 autorizzati.

LA NUOVA SARDEGNA

16 SETTEMBRE 2009

 

Danni causati dai cinghiali gli allevatori chiedono l'intervento del Prefetto

 

Sergio Cuccureddu

 

THIESI (SS). Protesta degli allevatori che operano nel territorio di Thiesi si lamentano per i danni che i cinghiali, di cui abbonda il territorio, arrecano al patrimonio ovino nelle loro scorribande notturne. Gli animali spinti dalla fame, aggrediscono e sbranano le pecore. Il fenomeno interessa vari allevamenti, e non solo di Thiesi ma anche delle zone limitrofe. Finora il numero accertato degli ovini divorati dai cinghiali supera abbondantemente le 300 unità. Il fenomeno è stato segnalato ai carabinieri della stazione di Thiesi.  Non si tratta di una novità purtroppo. Ormai da qualche tempo gli allevatori hanno denunciato la grave situazione dovuta alle incursioni notturne dei cinghiali che passano nelle aree coltivate e anche negli allevamenti provocando danni rilevanti. Il problema - nonostante sia stato segnalato a più riprese - finora non è stato affrontato con la dovuta attenzione. Altro inconveniente - secondo quanto denunciato dagli interessati - deriva dal fatto che quando l’allevatore che ha subito il danno decide di rivolgersi al servizio veterinario deve pagare cinquanta euro, più 15 euro di marca da bollo. In totale un costo di 65 euro che viene sostenuto ogni volta che l’allevatore subisce il danno. Gli allevatori, per eliminare o ridurre l’entità del fenomeno, hanno avanzato la proposta - rivolta principalmente alla Regione - «di eliminare i costi connessi all’intervento del servizio veterinario». Sostenuta anche l’esigenza «di aprire la stagione venatoria per la caccia al cinghiale in anticipo rispetto al calendario stabilito, se non addirittura estenderla per tutto l’anno con una caccia di selezione volta al mantenimento dei cinghiali in numero adeguato alle possibilità di sostentamento che il territorio che li ospita può offrire, atteso che la fame li costringe, sempre più spesso, a fare strage anche di pecore».  La «Mutua Allevatori Thiesini», dopo una apposita riunione tenuta sul problema cinghiali, si è riservata di «intraprendere strumenti di lotta specifici, volti a stimolare l’intervento della Regione, affinché tali episodi non abbiano più a verificarsi». La prossima mossa sarà quella di chiedere un incontro al Prefetto di Sassari e segnalare quanto sta accadendo affinchè adotti eventuali iniziative.


LA TRIBUNA DI TREVISO

16 SETTEMBRE 2009

 

In Cansiglio non si può sparare

 

PIAN CANSIGLIO (TV). E’ confermato: il 22 settembre i cervi del Cansiglio saranno protagonisti di un tavolo della giunta regionale del Veneto. Per decidere l’abbattimento o il trasferimento, non si sa ancora, però, di quanti. Gli allevatori pongono come quota necessaria ben 500 capi. All’interno della foresta, quella del demanio regionale, gli abbattimenti potrebbero raggiungere al momento un centinaio. Ma gli ambientalisti cominciano a far fronte Comune, a partire da Legambiente e Mountain Wilderness. «Il ministro Zaia, l’altro giorno in Cansiglio, ha accolto la richiesta degli allevatori, ma ha anche detto che è ancora possibile l’ipotesi della cattura e dello spostamento, così come da anni gli ambientalisti vanno chiedendo - sottolinea Toio de Savorgnani -. Sarebbe da sciocchi non riconoscere che il problema esiste, ma gli ambientalisti ricordano che si sono fin qui opposti agli abbattimenti in quanto non si è mai voluta prendere in considerazione una soluzione diversa e tutti gli studi fatti fino ad un anno fa sono stati dei semplici conteggi». Da poco si è cominciato a valutare i danni da pascolo, cioè l’erba non più disponibile per le mucche, ma non esiste nessun dato certo per i danni da brucatura agli alberi in foresta, quindi al di là del danno per gli agricoltori ancora poco si sa - riconosce De Savorgnani, uno dei più autorevoli studiosi del Cansiglio - sul numero di animali che la foresta potrebbe sostenere. De Savorgnani ricorda che il Cansiglio non è una riserva di caccia, bensì un’area demaniale tutelata dalle normative europee quale SIC e ZPS, per cui non si può intervenire sparando se non in caso di grave necessità e dopo aver tentato i metodi cosiddetti ecologici come la cattura.


BIG HUNTER
16 SETTEMBRE 2009
 
Provincia di Perugia: stabilite le date per il contenimento dei cinghiali. Caccia concessa anche per i singoli
 
La Provincia di Perugia rende noto che sulla base delle disposizioni impartite dalla Regione  dell’Umbria con il Calendario Venatorio per la stagione 2009/2010, ha predisposto interventi di contenimento della specie cinghiale per i giorni 20, 23 e 27 settembre e 1 e 4 ottobre.
Come stabilito oltre ai  prelievi effettuati dalle squadre iscritte negli appositi registri tenuti dagli ATC Perugia 1 e Perugia 2, sono autorizzati anche i prelievi da parte dei singoli cacciatori. I cacciatori che vogliono partecipare al contenimento devono essere in possesso di apposite autorizzazioni reperibili presso gli ATC Perugia 1 e Perugia 2 per le squadre; e presso la Provincia, gli ATC e le associazioni venatorie, per i singoli.
"Per motivi di sicurezza - chiude il comunicato della Provincia - i singoli cacciatori che collaboreranno ai prelievi dovranno indossare un giacchetto ad alta visibilità. Le squadre cinghialiste dovranno garantire almeno 3 interventi su 5 autorizzati (60%)".
BIG HUNTER
16 SETTEMBRE 2009
 
Comunitaria, Pini (Lega Nord), l'adeguamento sui tempi di caccia è un'esigenza urgente. Insorgono Lipu, Enpa e Wwf
 
Mentre la Commissione Ambiente del Senato riprende l'esame della proposta Orsi, alla Camera il deputato  della Lega Nord nonchè vicepresidente della Commissione Politiche dell’Unione Europea a Montecitorio Gianluca Pini, ha presentato due emendamenti alla Comunitaria 2009 in tema di caccia.
Si tratta di interventi di adeguamento rispetto alla Direttiva 79/409/CEE, in particolare riguardo la possibilità di intervenire modificando i termini temporali del prelievo venatorio per determinate specie in relazione alle situazioni ambientali delle diverse realtà territoriali, “anche al fine di garantire la tutela delle specie in oggetto nel periodo di nidificazione e durante le fasi di riproduzione” si legge nell'emendamento.
Le associazioni animaliste Lipu, Enpa e Wwf snaturando il senso degli emendamenti, paventano il pericolo di una caccia aperta tutto l'anno. “Uno schiaffo all'Unione europea, un vergognoso attacco alla natura e un vero e proprio affronto alla sicurezza dei cittadini italiani" dichiara Lipu, che ricorda poi come la proposta leghista fu già bocciata durante la discussione della Comunitaria 2008, perchè ritenuta inammissibile. L'associazione ha chiesto l'intervento urgente del Ministro dlele Politiche europee Ronchi e del Presidente della Camera Gianfranco Fini affinchè si fermi “questa iniziativa pericolosa e incivile”.
Fanno eco a queste gravi dichiarazioni anche Enpa che parla di “gesto forse disperato di quanti, in sprezzo della volontà degli italiani e delle direttive comunitarie, vorrebbero resuscitare l’antico modello di “caccia selvaggia” pur di non alienarsi il consenso del mondo venatorio estremista” e Wwf  che parla di “attacco gravissimo ai principi di conservazione e tutela delle specie” in contrasto “con tutti i principi di una caccia sostenibile come sostiene l'Unione europea”. Il parlamentare ha difeso gli emendamenti presentati e in particolare sulle dichiarazioni di Lipu ha replicato: “Visto che ormai in questo Paese sembra una prassi consolidata riportare le persone al buon senso solo attraverso strumenti giudiziari, valuterò seriamente di denunciare sia in sede penale, sia civile la Lipu per diffamazione”.  “I due emendamenti relativi alla caccia - spiega Pini - rispondono infatti a esigenze urgenti di adeguamento della normativa nazionale all’ordinamento comunitario in materia, tant’e’ che vi sono procedure di infrazioni aperte che a causa di certi ambientalisti da salotto potrebbero costare allo Stato italiano centinaia di milioni di euro di multa”.
BIG HUNTER
16 SETTEMBRE 2009
 
Toscana, animalisti contro Regione e cacciatori
 
In riferimento all'approvazione della nuova legge sulla caccia in Toscana, gli animalisti di Lav ed Enpa criticano duramente le decisioni della Giunta in merito al controllo degli ungulati per la riduzione drastica dei danni all'agricoltura, settore di punta in una regione leader nella produzione di vini di qualità. Le due associazioni si scagliano in particolare contro la scelta di ridurre a 50 mila esemplari la presenza del cinghiale a fronte dei 150 mila capi stimati ed evidenziano la mancanza all'interno della delibera di una “motivazione meramente scientifica che possa giustificare e avvalorare una decisione così tremendamente pesante che consentirà di fare strage di migliaia di animali selvatici”.
Gli animalisti in particolare non sopportano l'idea che il contenimento venga affidato ai cacciatori:
“La caccia può essere un pericolo per l’incolumità”, scrivono in una lettera al Presidente della Regione Claudio Martini . La nuova legge viene poi definita “non costituzionale e unicamente filo – venatoria”. Martini in questi giorni ha spiegato che la normativa è frutto “di un intenso lavoro di concertazione con le associazioni ambientaliste, venatorie, le organizzazioni professionali e le Province” e che è stata pensata per rispondere alle moderne esigenze del territorio tenendo contro in particolare dell'insostenibile aumento dei cinghiali “vero e proprio flagello per l’agricoltura, dell’escalation degli incidenti stradali causati dagli ungulati".

ANMVI OGGI
16 SETTEMBRE 2009
 
ABBATTIMENTO, SUPERVISIONE VETERINARIA FONDAMENTALE
 
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore la proposta di regolamento avanzata dalla Commissione. Nel parere appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea, il CESE ritiene, infatti, che essa rappresenti "un significativo passo avanti nella direzione giusta e consenta di migliorare il benessere degli animali durante il processo di macellazione.
Per quanto concerne il contenuto delle singole proposte, il Comitato accoglie "con favore l'attribuzione all'operatore del macello della piena responsabilità del benessere degli animali durante la macellazione, nonché l'obbligo di seguire procedure operative standard, l'introduzione di certificati di idoneità e l'obbligo di designare un «responsabile della tutela del benessere animale».
Nelle conclusioni del parere, si legge anche che il Comitato pone l'accento "sulla necessità che l'ufficiale veterinario svolga un ruolo fondamentale di supervisione per garantire la piena osservanza delle procedure corrette di tutela del benessere animale durante la macellazione".
L'ufficiale veterinario dovrebbe "essere informato immediatamente di qualsiasi modifica delle procedure operative standard. In particolare dovrebbe incombere all'ufficiale veterinario la responsabilità di effettuare con regolarità le verifiche necessarie a garantire che le procedure di macellazione siano osservate correttamente".
La proposta di consentire deroghe nei casi di macellazione rituale "è del tutto incoerente con gli obiettivi di tutela del benessere animale durante la macellazione enunciati dal regolamento stesso".
Infine, il Comitato accoglie "con grande favore le nuove procedure di spopolamento e abbattimento di emergenza. In tale contesto, è estremamente importante l'obbligo di elaborare, prima dell'inizio dell'operazione di spopolamento, un piano d'azione per garantire il rispetto delle norme stabilite dal regolamento".

Animalieanimali

16 SETTEMBRE 2009

 

INDAGINI E ANALISI SU MORIA UCCELLI IN PROVINCIA DI TREVISO

LAC e WWF: bisogna porre al più presto un freno all’uso indiscriminato di diserbanti e pesticidi incentivando i controlli a norma di legge.

 

In seguito ad una moria di merli riscontrata sul Montello (TV) nelle ultime settimane l’USL (Unità Sanitaria Locale) n.8 sta effettuando delle analisi sugli uccelli per capire quale sia l’origine della strage.
Una moria simile è stata riscontrata in questi giorni anche a Conegliano ed a San Pietro di Feletto (TV) ed è divenuta subito di dominio pubblico.
I primi sospettati sono gli antiparassitari e diserbanti utilizzati in agricoltura soprattutto nelle viti, complice anche una stagione senza piogge che ha mantenuto per mesi tutto il carico di veleni attaccato agli acini dell’uva, potrebbe quindi trattarsi di un fenomeno esteso di avvelenamento da sostanze chimiche.
Questo è l’ennesimo campanello di allarme che dovrebbe portare le autorità sanitarie ad effettuare i controlli secondo quanto stabilito nei PRIC annuali (Piani Integrati dei Controlli sulla Sicurezza Alimentare, il Benessere a la Sanità Animale, la Sanità Vegetale), in particolare per quanto attiene all’uva da vino ed al vino.
Va ricordato che dal 1° settembre 2008 è entrato in vigore il Regolamento Europeo n. 396/2005 che armonizza per tutti gli Stati i limiti massimi dei residui e che indica i valori massimi di ciascuna sostanza attiva per ogni tipo di prodotto; in base poi al Piano Nazionale Residui Antiparassitari viene assegnato a ciascuna Regione il numero minimo di controlli da effettuare e le Regioni assegnano a ciascuna ULS l’esecuzione dei campionamenti.
Le Unità Sanitarie Locali devono necessariamente mettere a confronto i dati delle analisi sulle colture agricole con quelli relativi agli uccelli morti.
Il sindaco di Montebelluna Laura Puppato in merito a questa vicenda ha dichiarato: “Si sta verificando una autentica moria di merli sul Montello ne sono già morti in quantità impressionante e di questo abbiamo interessato anche l’Usl 8. Si tratta di un fenomeno nuovo, mai accaduto nelle stagioni precedenti, e quindi va individuata la causa per poterla eliminare”.
Andrea Zanoni e Gianluigi Salvador, rispettivamente presidente della Lega Abolizione Caccia del Veneto e referente energia e rifiuti WWF Veneto hanno dichiarato: “Molto probabilmente a morire sono molte specie di uccelli, soprattutto passeriformi, poi però vengono ritrovati soprattutto i Merli perché di dimensioni maggiori e di colore facilmente individuabile. Chiediamo all’ULS di intensificare i controlli sui pesticidi ed in particolare di analizzare uva e vino al fine di identificare eventuali i residui chimici potenzialmente pericolosi anche per l’uomo, rendendo immediatamente pubblici i referti delle analisi. Per far capire quanto pericolosi siano i pesticidi ricordiamo che Le Monde del 17/7/09 ha annunciato che il Movimento per i diritti e il rispetto delle generazioni future” (MDRGF), associazione nata in Francia 15 anni fa, sta reclamando la messa al bando dei pesticidi, nelle città, nei giardini e nei parchi, “affinché i bambini non debbano essere avvelenati dai residui dei pesticidi quando raccolgono la palla caduta sul prato”.


Animalieanimali

16 SETTEMBRE 2009

 

BLOCCO UCCISIONI VOLPI A ROVIGO, CACCIATORI CHIEDONO NUOVO OK PROVINCIA

Allarme lanciato da Federcaccia...

 

Volpi investite sulla carreggiata dalle auto di passaggio. Volpi sorprese tra i filari del mais che in questi giorni è in piena trebbiatura. E ancora volpi nelle zone di ripopolamento e cattura, nascoste nelle arginature dei rami del Po, con le tane in fossati asciutti e terrapieni dall'Alto al Bassopolesine.
Gli ormai quasi tre anni di moratoria imposta dalla sospensiva del Consiglio di Stato al piano volpi provinciale cominciano a farsi sentire. L'allarme è stato lanciato al recente convegno di Federcaccia. Il territorio tra Adige e Po assommerebbe due primati che fanno discutere: è l'unica provincia del Veneto - ma anche della vicina Emilia Romagna - ad essersi vista bloccare l'operatività di un piano per il controllo selettivo della popolazione di volpe. Ed è anche l'unica che ha in attività la più agguerrita rappresentativa di animalisti contrari a ogni forma di controllo sul proliferare di questo canide selvatico. Risultato: il numero degli esemplari di volpe in Polesine pare sia letteralmente esploso, stando a quanto sostenuto dal mondo venatorio locale. Non che esistano tanti termini di paragone. Al momento ci si deve fidare di chi frequenta le campagne con regolarità, effettua catture di selvaggina per ripopolamento, lancia lepri, fagiani e starne in vista della stagione di caccia e lamenta, come appunto fanno i cacciatori, le ingenti risorse sprecate per "nutrire" il crescente numero di volpi in libertà.
Adesso si ritorna a parlare di piano volpi, come annunciato dal capo area Risorse faunistiche Vanni Bellonzi ai cacciatori.
«Stiamo tentando di portare avanti un discorso di negoziato con le rappresentanze animaliste - ha detto Bellonzi - La storia è nota: la Lav (Lega antivivisezione) dopo aver perso al Tar l'impugnazione del piano volpi, ha ottenuto al consiglio di Stato la sospensiva del provvedimento. Ora stiamo lavorando per un nuovo documento che sarà molto rigido sul piano dei controlli, dei censimenti e delle mappature. Solo dopo tutto ciò si potrà parlare di selezione per la quale incaricare anche ben definiti soggetti chiamati selecontrollori».
Un cammino lungo che non è escluso esponga la Provincia ad altri attacchi degli animalisti di diversa estrazione, come successo anni fa con le incursioni del gruppo 100percento animalisti, le minacce anonime a vertici amministrativi e dirigenziali provinciali e gli scontri nelle aule dei tribunali. F. P.


LA NUOVA SARDEGNA

16 SETTEMBRE 2009

 

«Green» sta meglio

 

PORTO TORRES (SS). Green, l’esemplare di Chelonia mydas, più comunemente conosciuta come tartaruga verde per il colore del carapace, sta bene. La tartaruga, all’inizio del mese di agosto, era stata soccorsa da un bagnante, a Marritza, che l’aveva affidata agli uomini del corpo forstale regionale di vigilanza ambientale. I ranger avevano consegnato la tartaruga verde al Centro recupero animali marini del Cts del Parco Nazionale dell’Asinara. Ormai rarissimo nel mare Mediterraneo, (pochissime le spiagge dove sceglie di nidificare, soprattutto in quelle del Libano e di Cipro) l’esemplare è stato sottoposto a un intervento per l’applicazione di una sonda in quanto, nonostante si alimentasse autonomamente ed esclusivamente di calamari, essendo erbivora e rifiutando un alimentazione a base di vegetali perdeva regolarmente peso. Attualmente, grazie a un’alimentazione forzata a base vegetale ha incrementato regolarmente il peso. L’arto anteriore destro che presentava un edema in seguito allo strozzamento causato da una lenza, è stato sottoposto a terapia medica locale e a massaggi linfo-drenanti al fine di riattivare la circolazione e la funzionalità. «Le condizioni generali dell’animale sono buone - dichiara Laura Pireddu, del Cts - e l’arto sta migliorando: è stata scongiurata così l’eventuale amputazione».


CORRIERE DELLE ALPI

16 SETTEMBRE 2009

 

Il lupo riconquista le sue Alpi

 

di Mauro Fattor

 

Prima l’orso, che sempre più spesso sta mettendo il naso fuori dai confini trentini, poi la lontra, che si è riaffacciata in Alto Adige a quasi 50 anni dalla scomparsa, poi ancora la lince svizzera che si è innamorata del Brenta. E adesso il lupo. Morto per ora, ma probabilmente ne risentiremo parlare presto.  Qualcosa di importante sta accadendo sulle Alpi, con il ritorno dei grandi predatori. Tornano dopo essere stati uccisi, perseguitati, avvelenati per secoli. Soprattutto tornano perchè l’ambiente alpino è idoneo e non c’è nessun motivo per cui non possano ritrovare il loro posto. Anche se le difficoltà, soprattutto all’inizio, non mancheranno. Ma torniamo al lupo. Le analisi genetiche dei giorni scorsi hanno confermato quanto ipotizzato dagli esperti: i resti rinvenuti lo scorso autunno non lontano dal passo degli Oclini da cacciatori di Varena, e recuperati dalla forestale di Cavalese, appartengono ad un esemplare di lupo. Siamo a un tiro di schioppo dal confine con la provincia di Bolzano. Il decesso dell’animale, per cause ignote, risalirebbe all’autunno 2007. Rimane da definire l’origine dell’animale che comunque, come già nei giorni scorsi aveva spiegato il servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento, non proviene dalle Alpi occidentali dove la specie, è in costante espansione ormai dalla fine degli anni Ottanta. Sono dunque possibili due ulteriori spiegazioni circa l’origine del soggetto. Il lupo, in grado di compiere spostamenti anche di alcune centinaia di chilometri, potrebbe essere arrivato sin qui dalla Slovenia, dunque da est, o potrebbe trattarsi di un esemplare proveniente da cattività, ma questa seconda eventualità è veramente molto remota. L’animale rappresenta in ogni caso la prima segnalazione certa di lupo a oltre un secolo dalla scomparsa della specie in regione. Come è noto il lupo dall’inizio degli anni’90 sta ritornando a popolare l’arco alpino, provenendo dall’Appennino dal quale non è mai scomparso. Il fenomeno di naturale espansione sulle Alpi (nelle quali il lupo è sempre stato presente quale specie autoctona, propria dell’ecosistema alpino) ha portato alla costituzione, a cavallo tra il Piemonte e la Francia, di una popolazione che attualmente conta circa 150 esemplari. Alcuni individui hanno raggiunto anche i territori della valle d’Aosta, della Lombardia e della Svizzera ed è ipotizzabile che questa espansione verso est continui. Anche sul settore orientale dell’arco alpino si registrano le prime timide apparizioni ed è proprio da qui che dovrebbe arrivare il lupo fiemmese.  Orme di lupo erano state trovate nel dicembre 2008 anche sul versante svizzero della Val Monastero, nel Cantone dei Grigioni, sul versante svizzero dello Stelvio a Santa Maria, non distante dal confine altoatesino, anche se è impossibile sapere se il lupo abbia varcato o meno i sacri confini della provincia di Bolzano. «Si trattava probabilmente di un esemplare proveniente dalla zona di Coira, dove la presenza dell’animale è certa - spiegava all’epoca il direttore dell’Ufficio Caccia e pesca della Provincia di Bolzano, Heinrich Erhard - Dovrebbe comunque trattarsi di un solo esemplare di lupo».  Il ritorno del lupo è stato progressivo e spontaneo ed è partito dai pochi esemplari rimasti nell’Appennino settentrionale. Trattandosi di una specie estremamente vagile, procede riconquistando una ventina di chilometri l’anno - a parte ovviamente la presenza di singoli esemplari che possono apparire ovunque - anche se questo processo di espansione incontra ancora notevoli ostacoli, sia di ordine culturale che di ordine economico. I tradizionali conflitti con gli allevatori che ne hanno decretato la scomparsa, sono infatti ancora parzialmente irrisolti e sarà la capacità di trovare una strada di convivenza praticabile a determinare il futuro della specie. Su questo tutti d’accordo.


LA DEA DELLA CACCIA

16 SETTEMBRE 2009

 

CANE DA PASTORE ABRUZZESE PER CONTENIMENTO LUPI: PERPLESSA L’AIW

Fronteggiare le incursioni dei lupi con dei cani addestrati come in Abruzzo? Franco Zunino: “Una balla grossolana”.

 

Il segretario generale AIW, Associazione Italiana per la Wilderness, Franco Zunino, smentisce l’efficacia dei cani da pastore nel contrastare i lupi, come rilanciato recentemente dal sito internet www.eco-news.it, e lo fa attraverso un focoso comunicato stampa inviato agli organi di informazione il 9 settembre, e di cui La Dea della Caccia vi riporta notizia.
Botta e risposta tra il sito internet Eeeconews e l’Associazione Italiana per la Wilderness nella persona del segretario generale Franco Zunino, il quale lancia un comunicato stampa per smentire la possibilità di far fronte alle incursioni dei lupi con l’aiuto di cani addestrati.Che i cani da pastore abruzzesi tengano alla larga i lupi è, nelle parole di Zunino “Una balla grossolana! Una mezza verità per non avere il coraggio di riconoscere che, purtroppo, dove ci sono i lupi, i danni al bestiame domestico sono inevitabili“.L’unico mezzo possibile per limitare i danni dei lupi è, secondo il segretario generale AIW, quello di tenerne basso il numero, o di allontanare gli allevatori dalle zone colpite con equo indennizzo, sulla scia del modello statunitense delle aree wilderness attorno al noto Parco di Yellowstone.“Nessuno ha mai dimostrato che i cani da pastore abruzzesi contrastino i lupi - prosegue nel comunicato stampa Franco Zunino - Quando i lupi decidono di aggredire un gregge non c’è cane che tenga! E solo se sono una banda, i cani riescono a contenere, e solo in parte, i lupi; altrimenti i bei cani bianchi se la filano con la coda tra le gambe anche loro!”.“A documentarlo” prosegue il segretario generale AIW “ci stanno non solo le esperienze e conoscenze dirette di chi in Abruzzo vive o è vissuto, ma anche, ad esempio, i danni enormi che ogni anno gli allevatori subiscono nella regione del Parco Nazionale d’Abruzzo e suoi circondari (è dei giorni scorsi un incontro tenutosi in Provincia di Frosinone tra Ente Parco ed allevatori per discutere di questo grave problema)”.“Il sito ‘Eeeconews’” conclude Zunino “ha addirittura scritto che «i pastori piemontesi si disperano perché i lupi ogni tanto trovano comodo integrare la loro dieta alimentare (cinghiali, caprioli, ecc) con qualche (indifesa) pecora ben pasciuta». La verità è che i lupi trovavano comodo alimentarsi con tante ben pasciute e indifese pecore (e vitelli e puledri) e solo ogni tanto trovano scomodo catturare cinghiali, caprioli e cervi. E la chiamano controinformazione!”Dopo la conclusione tonante del Segretario AIW, già fioccano pareri ed esperienze discordi da parte di animalisti, cinofili e cacciatori, su un argomento delicato che sembra non mettere d’accordo nessuno, nel pieno rispetto del motto latino homo homini lupus.


TG COM
26 SETTEMBRE 2009
 
Jessica, coyote le strazia il cuore
Rapito in California il cane della diva
 
 
Scarrozzarlo nel valigiotto di Louis Vuitton e farlo vivere in un villone da arricchita a Calabasas, nel sud della California, non è bastato a Jessica Simpson per salvare il suo cane dalle mire di un cojote, animale indomito e selvaggio. Si sa, la California è terra di frontiera e questa volta la Simpson, la classica figlia del Sud, deve arrendersi alla feroce legge del selvaggio Ovest. Come confessato su Twitter, infatti, la cantante ha il cuore spezzato dopo che un coyote le ha letteralmente portato via il cane da sotto gli occhi, un incrocio tra un maltese e un poodle. Un sequestro in piena regola che non è sfuggito ai vicini di casa della diva, che avevano sentito gli ululati del predatore verso le 21 nei paraggi della villa della bionda pop singer. Il giorno dopo il boulevard era tappezzato da poster del cucciolo, un classico "Missing" con offerta di ricompensa per chi lo condurrà dalla padrona. Ma la Simpson non si ferma ai metodi "Chi l'ha visto" e si butta sul web 2.0 esportando su Twitter il dolore per l'accaduto e le sollecitazioni affinchè Daisy torni a casa sano e salvo.  Inutile dire che la Simpson non è nuova a qualche piccola follia da diva trash che finisce per dividere il pubblico che, nel caso specifico, un pò la conforta, un pò la sbeffeggia. C'è chi partecipa al dolore e prega per il cucciolo e chi invece demolisce la diva e la sua pretesa di riabbracciare l'amato quattrozampe che da sette anni le riempie la vita. Dopo il divorzio da Nich Lachey e la fine della sua storia d'amore con Tony Romo, quarterback dei Dallas Cowboys, Jessica è comprensibilmente bisognosa di affetto.
Speriamo che Daisy torni a casa vivo o che gli sia risparmiata la legge del più forte.

ASCA

15 SETTEMBRE 2009

 

RWANDA: E' MORTO TITUS, SCIMMIA PROTAGONISTA DI ''GORILLA NELLA NEBBIA''

 

Kigali - Il ''re gorilla'' Titus, la scimmia piu' famosa del mondo protagonista del film trattto dalla biografia di Dian Fossey, studiosa uccisa proprio per il suo lavoro in difesa degli animali, e' morto oggi in Rwanda all'eta' di 35 anni. Lo ha annunciato la direzione dei parchi nazionali del paese africano, ricordando come il primate, che pesava 200 chili, sia stato studiato dai ricercatori per tutta la sua vita e in particolare dalla Fossey che studio' il suo gruppo negli anni settanta.
Protagonista del libro che la scienziata scrisse prima della morte, ''Gorilla nella nebbia'', Titus interpreto' il ruolo di se stesso a fianco di Sigourney Weaver anche nell'omonimo film del 1988.Il gorilla verra' sepolto nei pressi dei resti del rifugio utilizzato dalla Fossey a Karisoke, al confine di Rwanda e Uganda. La studiosa venne uccisa nel 1985 dalle organizzazioni che avevano interessi nella caccia ai gorilla di montagna. Nel 2008 Titus era stato protagonista anche di un documentario della Bbc. Entrambi i paesi africani hanno adottato nel corso degli anni delle leggi severe a protezione della specie, puntando sui vantaggi dell'eco-turismo.

 

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