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ANSA
16 MARZO 2011
Animali: uccide a bastonate cane del vicino
Pensionato della val di Sole denunciato dai carabinieri
TRENTO - Accusato di avere ucciso il cane del vicino a colpi di bastone, un pensionato sessantenne della val di Sole e' stato denunciato per il reato di uccisione di animali. I carabinieri ritengono che il pensionato sia intervenuto quando si e' accorto che il pastore bergamasco del vicino, uscito dal recinto per entrare nel suo, probabilmente perche' attratto dalla sua cagna, aveva provocato danni alla legnaia. Afferrato un bastone, il pensionato avrebbe colpito l'animale provocandogli gravissime lesioni interne, che lo hanno portato alla morte dopo due giorni di agonia.
CITTA' OGGI WEB
16 MARZO 2011
Animali, uccide a bastonate il cane del vicino: denunciato
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TRENTO - Avrebbe ucciso il cane del suo vicino di casa a colpi di bastone. Per questo un pensionato 60enne della val di Sole, in Trentino, è stato denunciato dai carabinieri.
Le indagini erano state avviate dopo la querela presentata dal proprietario del cane pastore bergamasco. Secondo gli accertamenti svolti, il 60enne avrebbe agito una volta accortosi che il cane del vicino, uscito dal recinto per entrare nel suo - probabilmente perché attratto dalla sua cagna - aveva provocato danni alla legnaia. Afferrato un bastone, il pensionato avrebbe quindi colpito il pastore bergamasco, provocandogli gravissime lesioni interne che lo hanno portato alla morte dopo due giorni di agonia. Il reato contestato al 60enne è quello di uccisione di animali.
LA PROVINCIA DI VARESE
16 MARZO 2011
CUASSO AL MONTE (VA) «Cucciolo di cane gettato dal finestrino». Giallo in via Gastaldi
Un cane che viene gettato fuori dal finestrino di un'auto in corsa. È l'inquietante scena a cui ha assisto, lunedì mattina poco prima delle 9, un'automobilista di passaggio in via Gastaldi. La donna, a questo punto, ha immediatamente rallentato. Poi ha bloccato l'auto e si è premurata di verificare le condizioni del piccolo cane. L'animale, però, probabilmente ferito e spaventato, non si è lasciato avvicinare. È scappato in direzione di un cortile dove è andato a rifugiarsi. Proprio nel perimetro di una casa vicina al tratto stradale teatro del drammatico episodio. Così la stessa automobilista, insieme ad altri passanti, ha segnalato il fatto al personale del Comune che è subito intervenuto per verificare la situazione. Tutto questo mentre un capannello di passanti si è fermato, incredulo, ad ascoltare la testimonianza della donna che ha assistito, e dice di esserne sicura, al lancio del cucciolo dal finestrino dell'auto. L'episodio, però, è ancora tutto da decifrare. Anche perché un uomo, arrivato in zona a piedi, ha riconosciuto il proprio nella bestiola il proprio cane, e lo ha riportato a casa. Difficile a questo punto ricostruire con precisione l'accaduto. Stando ai testimoni, però, il padrone dell'animale sarebbe a sua volta rimasto incredulo ascoltando i racconti delle persone che stavano tentando di recuperare il cagnolino. Circostanza che rende la vicenda ancora tutta da chiarire, come conferma il personale del Comune intervenuto dopo la segnalazione dei cittadini.
GEA PRESS
16 MARZO 2011
Oristano: ho sentito le ossa del cavallo che si spezzavano (foto)
Il racconto di un turista terrorizzato nel Palio protetto per Ordinanza superiore. Intervento del Comitato Europeo Difesa Animali.
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Secondo quanto appena diffuso dal Sottosegretario alla Salute Francesca Martini dovrebbero essere protetti quei Palii di cavalli che non uccidono le tradizioni, ovvero rispettano la sua Ordinanza. Non risulta che per la corsa di cavalli de la Sartiglia di Oristano, svoltasi nei giorni scorsi, vi siano state prese di posizione del Ministero. Dunque, forse, tutto ok.Ecco, allora, nel racconto di un inorridito turista scandinavo che ha scattato le foto allegate, come muore un cavallo la cui salute dovrebbe essere subordinata alla tradizione (da far vivere) sia nella incredibile legge contro i maltrattamenti che abbiamo in Italia, che nell’Ordinanza della Martini. Le fotografie sono state poi inviate al Comitato Europeo Difesa Animali che ha denunciato il tutto.“Ho sentito il suono terribile dell’osso che si spezzava – ha detto Jon, turista scandinavo – sono stato testimone di una cosa che si avvicina alla pazzia. Un cavallo correva lungo una stretta strada verso una curva. Sembrava fuori controllo, così come diversi altri. Poi si è schiantato con una forza enorme contro il recinto di legno. E’ caduto con la zampa rotta, ho sentito il rumore dell’osso che si spezzava. Poi ha cercato di rialzarsi – aggiunge Jon –ed aveva la zampa appena appesa ad alcuni pezzi di pelle. Poi guardie e pompieri l’hanno portato via.”
Roberto Tomasi, del Comitato Europeo Difesa Animali, annuncia che le foto saranno allegate alla denuncia che presentarà alla Procura della Repubblica.“Un motivo in più, quellora ce ne fosse stato bisogno, per andare avanti con la denuncia – ha dichiarato a GeaPress Roberto Tomasi – anche se sono consapevole dei pochissimi spazi che offre la legge, oltre che dei minimi parametri tecnici che sono stati stabiliti per questi eventi. E dire che queste manifestazioni si vogliono far diventare attrattiva culturale e turistica”.Un interessamento lungo e costante, quello di Tomasi, che ricorda anche le polemiche sull’uso del doping ed i morti (a quattro zampe) passati. Ora il nuovo cavallo abbattuto.La Martini aveva detto che le manifestazioni che non rispettano quanto stabilito dalla sua Ordinanza, uccidono le tradizioni. Chi ha ucciso allora il cavallo di Oristano? Semplice, l’istituzionalizzazione dei Palii di cavalli che è in corso in Italia. Come già avvenuto con la corrida in Spagna.Secondo indiscrezioni pervenute a GeaPress, alcune amministrazioni comunali sarde si starebbero apprestando a valutare di chiedere il riconoscimento dei loro Palii quale Patrimonio Immateriale dell’Umanita rilasciato dall’UNESCO. Alcune città, in altre parti d’Italia, l’hanno già chiesto. Se non sei d’accordo ti invitiamo a firmare l’appello lanciato da GeaPress.
CLICCA QUI PER FIRMARE L’APPELLO DI GEAPRESS CONTRO I PALII CANDIDATI A PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’UMANITA’ DELL’UNESCO
VEDI PHOTO GALLERY:
http://www.geapress.org/corse-palii-giostre/oristano-ho-sentito-le-ossa-del-cavallo-che-si-spezzavano-foto/13131
GEA PRESS
16 MARZO 2011
Con il tricolore alla corsa clandestina (video)
L'inchiesta del mensile "S" ed il video della corsa.
Una inchiesta sconvolgente perchè entrata nel cuore delle corse clandestine del quartiere catanese di San Cristoforo, da sempre dei Santapaola. E’ quella realizzata dal settimanale “S” dal prossimo 19 marzo in edicola. Tre pagine di reportage all’interno di un nuovo più ampio inserto dedicato alle inchieste nella città di Catania. Un documento ricco di immagini realizzate, per la corsa di San Cristoforo, dal fotoreporter Orazio Di Mauro, infiltratosi negli ambienti criminali che gestiscono le competizioni.L’inchiesta, curata da Antonio Condorelli, è presentata con un documento filmato (vedi video) pubblicato dal quotidiano on line livesicilia. Il documento è stato realizzato alle sei del mattino con un fantino che, evidentemente a modo suo, festeggia la festa della Repubblica. Una maglietta con il tricolore. Del resto se a loro è consentito utilizzare la strada (sebbene non per la competizione) lo devono proprio al Codice della Strada italiano.Il reportage mostra le flebo e le iniezioni praticate ai cavalli, il cui destino, a Catania come a Palermo o in altre città di libera corsa, conduce comunque al macello. San Cristoforo a Catania, come il quartiere Giostra a Messina, o la Circonvallazione a Palermo. Ippodromi clandestini nel traffico quotidiano di città sempre più ricche di stalle abusive. Finchè non sarà vietato l’uso del cavallo nelle strada adibite al traffico veicolare, il fenomeno non potrà mai ridimensionarsi.
VEDI VIDEO:
http://www.geapress.org/zoomafia/con-il-tricolore-alla-corsa-clandestina-video/13156
IL TEMPO
16 MARZO 2011
Il presidente: «I nostri cavalli accuditi tutti i giorni dell'anno per una corsa di pochi secondi»
Venite a vedere le scuderie
Ronciglione Ma il sottosegretario parla di «gravissime inadempienze»
Elisabetta Giovanforte
RONCIGLIONE (VT) - A dieci giorni dalla disputa del Palio delle Corse a Vuoto e dalla morte della cavallina Tiffany della scuderia Montecavallo, non si placano le polemiche attorno alla corsa senza fantino. «Lunedì il Ministro Brambilla, martedì l'onorevole Martini, tutti a condannare e criticare, fossilizzandosi sulla morte del cavallo. Episodio increscioso, ma dovuto ad un percorso sbagliato, voluto da chi ha effettuato sopralluoghi ed ha criticato il vecchio percorso, che garantiva la sicurezza degli animali, imponendo transenne inadeguate per questo genere di corse». L'assessore all'agricoltura Pietro Lazzaroni ribatte con fermezza alle aspre critiche degli animalisti e di membri del governo. «L'amministrazione comunale intende difendere a tutti i livelli la corsa come evento storico e tradizione popolare» ha aggiunto Lazzaroni, appoggiato dal presidente dell'Associazione Scuderie Sergio Tanturli: «Invito tutti a visitare le nostre scuderie, analizzare come vengono accuditi i nostri cavalli, tutti i giorni dell'anno per una corsa che dura pochi secondi. Due pluricampionesse, Follina e Carletta, fanno le fattrici da anni, pascolando serene nei nostri campi di addestramento. Non abbiamo disputato la finalissima del Palio perchè quelle transenne e quel percorso erano pericolosi per i cavalli. Per noi la morte di Tiffany è stata una perdita affettiva ed economica». Ma le polemiche non si fermano. Il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, al termine del vertice al ministero della Salute, ha emesso una nota in cui parla di «gravissime inadempienze da parte del Comune di Ronciglione che oltre a non aver rispettato l'Ordinanza del 21 luglio 2009, ha disatteso anche il provvedimento del Ministero che invitava il Comune ad attenersi alle prescrizioni dell'ordinanza». Inoltre, è emersa anche «la mancata attuazione dei più elementari accorgimenti tecnici per il corretto svolgimento della manifestazione. Condivido l'azione della Procura - sottolinea Martini - che si sta già occupando del caso. Il fatto che alcuni sindaci agiscano al di fuori delle più semplici norme di responsabilità e buon senso purtroppo finisce per danneggiare l'immagine e la credibilità» di molti altri Comuni italiani. «In tal senso il Ministero agirà, anche direttamente, con tutte le azioni legali che sono sua prerogativa a difesa della salute e sicurezza delle persone e dei cavalli». In riferimento all'articolo di ieri, il Ministero della Salute precisa anche che «È falsa l'affermazione secondo la quale il Tar avrebbe dato ragione al Comune. Infatti, come risulta da inoppugnabili documentazioni, ha respinto, dichiarandolo inammissibile, il ricorso del Comune avverso l'ordinanza ministeriale 21 luglio 2009, che quindi è pienamente vigente. Ha annullato infatti il solo provvedimento ministeriale di rifiuto alla richiesta di deroga avanzata dal Comune per carenza di istruttoria, invitando l'Amministrazione ministeriale a conformarsi alla sentenza conducendo la prevista istruttoria. Ciò che il Ministero ha regolarmente fatto confermando la necessità di conformarsi all'ordinanza. Per quanto riguarda invece la rinuncia al Palio di San Bartolomeo dell'anno scorso da parte del Comune, questo ha attenuto alla precisa responsabilità del sindaco in materia di rispetto delle leggi vigenti».
GEA PRESS
16 MARZO 2011
Chi è lo sventragatti di Brescia?
Appello dell’ENPA ed invito alla calma.
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La prima notizia è stata diffusa dall’ENPA di Brescia nei giorni scorsi, ed è sicuramente vera. Un volontario della sezione cittadina sente un lamento provenire da un cassonetto per i rifiuti. Tra i sacchetti dell’immondizia ve ne era uno contenente una gatta sventrata ed un gattino ancora vivo. Il cucciolo viene subito ricoverato in una clinica veterinaria; purtroppo è in gravi condizioni . L’ENPA, con la sua Presidente Sara Pepi, lancia un appello: “chi sa qualcosa, parli”. Nel frattempo il grave fatto viene denunciato ai Carabinieri.Nella zona vi sono molti gatti i quali, tra l’altro, frequentano le aree interne del vicino stabilimento dell’IVECO. Operano anche delle gattare ma il fatto che i gatti non stiano solo in aree pubbliche rende difficile alcune operazioni tra cui quelle di cattura per la sterilizzazione.Nel giro di poche ore dal tremendo ritrovamento, vengono però diffuse voci che additato ipotetici responsabili, sebbene, sottolineano all’ENPA, mai nessuno ha denunciato i gravi fatti. “Potrebbe anche essere vero, ma su quali basi è così possibile intervenire?” dichiara la Presidente dell’ENPA.La cosa auspicabile sarebbe potere trovare un accordo per la sterilizzazione delle gatte, senza che questo faccia venir meno l’esigenza di individuare il colpevole, anzi. Per individuarlo, però, occorre sempre denunciare il tutto. Intanto, l’unica cosa certa è che qualcuno, in via Volturno a Brescia, ha gettato nel cassonetto dei rifiuti una gatta sventrata ed il suo cucciolo.
IL GAZZETTINO
16 MARZO 2011
GATTI AVVELENATI
Bocconcini al prosciutto micidiali fanno fuori "Predator" e "Gastone"
Luciano Beltramini
MONTEBELLUNA (TV) - "Predator" e "Gastone" erano due gatti che persone senza alcuno scrupolo avevano abbondonato ancora micetti lungo la via Calmaggiore a Contea. Fortuna volle che venissero trovati da Stefano e Maria, che non esitarono a raccoglierli prima che rischiassero di cadere in un fosso colmo d'acqua. E la coppia, che di gatti ne aveva già cinque, li fecero crescere dando loro il nutrimento necessario e sottoponendoli a tutte le cure del caso. L'altro giorno "Predator" e "Gastone" sono morti in rapida successione: avvelenati. Avevano ingerito bocconcini di prosciutto che celavano un veleno micidiale. «Teniamo a precisare - premettono Stefano e Maria - che i nostri gatti per gran parte della giornata, quando cioè siamo fuori per lavoro, restavano in casa con il loro cibo. Al nostro rientro, a metà pomeriggio, li facevamo uscire nel giardino, e loro facevano il giro attorno alla casa e anche nei dintorni senza però creare alcun problema. Di lamentele infatti non ne abbiamo mai ricevute». «L'altro giorno - ricorda Maria - ho notato che Predator aveva qualche cosa in bocca ed una volta entrato in casa ha iniziato ad agitarsi, poi andava a sbattere con violenza contro le pareti, la bocca piena di bava. Mi sono subito precipitata dal veterinario che abita a pochi metri da casa nostra. La sua diagnosi è stata tremenda: era stato avvelenato. Quando sono rientrata a casa, ho notato che anche Gastone evidenziava gli stessi sintomi. E anche lui non ce l'ha fatta». Uno dei due gatti è stato portato al centro di profilassi dell’Usl 8 per capire quale tipo di veleno possa essere stato usato per uccidere i due gattini. Il fenomeno comunque nella zona è sempre più frequente ed in passato molti gatti sono stati trovati privi di vita nei fossati e nei campi.
ANSA
16 MARZO 2011
Cane veglia 'compagna' intrappolata e la salva nel Modenese
'Lui e lei' portati dai soccorritori al canile intercomunale
MODENA - Un cane meticcio di tre anni ha vegliato per giorni la sua 'compagna' rimasta impigliata con una catena al collo in un bosco di Prignano, sull'Appennino modenese, e abbaiando e' riuscito a dare l'allarme ai residenti della zona, che l'hanno salvata. Non e' stato facile raggiungere i due cani, che si trovavano oltre un corso d'acqua. I soccorritori hanno disincastrato la cagnolina che, insieme al suo 'compagno', e' stata portata al canile intercomunale di Formigine. Probabilmente era rimasta immobilizzata per tre o quattro giorni ed era affamata e dimagrita.
RIVIERA 24
16 MARZO 2011
Insegnante di Ventimiglia salvata dal terremoto a Tokyo grazie ... alla sua cagnolina
Ventimiglia (IM) - L'animale ha avvertito il terremoto prima della scossa e ha costretto la sua padrona a non prendere l’ascensore. Alessia Bianciardi è cresciuta nella città di confine, dove vivono la mamma Nuccia, il papà Renato e la sorella Arianna Salvata dalla sua cagnolina, che ha avvertito il terremoto prima della scossa in Giappone, si è sentita male, e ha costretto la sua padrona a non prendere l’ascensore e a tornare in casa. È la storia di un'insegnante di Ventimiglia, che da alcuni anni lavora a Tokyo, in Giappone. Alessia Bianciardi, 27 anni (li compie oggi), è cresciuta nella città di confine, dove vivono la mamma Nuccia, il papà Renato, ex ispettore di polizia, e la sorella Arianna (studia all’Università a Venezia). Insegna italiano agli stranieri e lavora in varie scuole di Tokyo. Alessia sta bene, ha già potuto comunicare grazie al pc con i propri familiari per rassicurarli.
GEA PRESS
16 MARZO 2011
Ventimiglia (IM): e’ già libero il picchiatore di cigni
Ha patteggiato un anno e dieci mesi (pena sospesa) il cittadino francese che ieri, nel fiume Roya a Ventimiglia (IM), ha picchiato con una mazza metallica i cigni in cova, distruggendo pure tutte le uovo della nidiata. Non contento dell’inspiegabile gesto aveva inoltre inveito e poi aggredito un giovane di diciassette anni che, notata la scena, era intervenuto in difesa dei cigni. Istanti prima il giovane era riuscito a comporre il 113, ed il pronto intervento di una pattuglia della Polizia di Stato del Commissariato di Ventimiglia aveva evitato il peggio, traendo in arresto l’uomo per violenza privata aggravata (ovvero per l’uso della spranga di ferro) e denunciandolo anche per porto abusivo di oggetti atti ad offendere e maltrattamento di animali.Oggi, intorno alle 12.00, la sentenza. Il picchiatore di cigni è di nuovo libero. Del resto la legge contro i maltrattamenti di animali non prevede misure quali, ad esempio, lo stesso arresto in flagranza (il picchiatore, ieri, era finito in arresto per violenza privata aggravata). Non si sa neanche per quale motivo abbia compiuto l’inqualificabile gesto, dal momento in cui si è avvalso della facoltà di non rispondere.“Il quadro probatorio era talmente evidente - ha dichiarato a GeaPress il Vice Questore Aggiunto Giuseppe Ruggiero – da indurre l’imputato al patteggiamento. Al diciassettenne che è intervenuto va il nostro ringraziamento. Sono gesti che fanno bene sperare“.Sempre secondo la Polizia i cigni, almeno loro, non hanno riportato gravi conseguenze.
MATTINO DI PADOVA
16 MARZO 2011
Inquieta la scoperta di una capra sventrata
Nicola Cesaro
BAONE (PD). Satanisti all’opera, bracconieri a caccia di cinghiali o predatore affamato? C’è un grande e grottesco punto interrogativo davanti al ritrovamento avvenuto l’altro ieri sul monte Cecilia, ai confini tra Baone ed Arquà Petrarca.
Lungo il percorso del Cecilia, in via Moschine, abbandonata in mezzo al verde è stata trovata la carcassa di una capra. L’animale era sventrato e privo di qualsiasi organo interno. Nessun segno di morsi e azzanni, dunque, bensì un taglio preciso, chirurgico che fa pensare a un coltello. «Attorno alla carcassa non c’era sangue - spiega la ragazza che lunedì mattina ha scoperto la carcassa e che chiede l’anonimato - e soprattutto non c’era traccia di organi. Il 22 febbraio mi era capitato un altro strano ritrovamento: più o meno in questo luogo era stato abbandonato un gatto, anche in questo caso sventrato e privo di organi». Difficile fare ipotesi. La zona è nota per essere stata, e forse per essere ancora, teatro di riti satanici. L’anno scorso, a Ca’ Barbaro, venne trovato un leprotto sgozzato, dissanguato e appeso ad una recinzione. L’assenza di tracce di sangue e il taglio netto nella pancia della capra potrebbero far cadere le colpe proprio negli adoratori di Satana degli Euganei. C’è chi sostiene che invece l’animale sia stato lasciato lì da qualche bracconiere, come esca per attirare i cinghiali che pullulano sui Colli. La presenza di letame misto a granturco nei pressi della carcassa giocherebbe a favore di questa teoria: la pastura sarebbe utile ad attrarre i cinghiali. L’idea forse più plausibile è quella del predatore. Nel 2007, proprio sul Cecilia, si parlava della presenza di una fantomatica pantera ed erano stati ritrovati animali brutalmente uccisi. Nessun allevatore ha comunque denunciato la scomparsa di una capra. Non è escluso, dunque, che l’animale possa essere stato abbandonato sul Cecilia.
GEA PRESS
16 MARZO 2011
Tra uccellatori e nutrie da uccidere dietro compenso
Storie di ordinaria follia scoperte dai volontari e dalle Forze dell'Ordine.
Maxi operazione della Guardie del WWF di Salerno. Congiuntamente al Corpo Forestale dello Stato di Nocera Inferiore, sono stati segnalati alla Autorità giudiziaria numerosi reati ai danni sia della fauna selvatica che all’ambiente in generale. Tra i sequestri più significativi quello operato ad un uccellatore cinquantacinquenne di Nocera, trovato in possesso di numerose trappole e diversi uccelli appartenenti all’avifauna protetta. Tra questi molti fringillidi.Un ampio controllo del territorio, finalizzato tra l’altro ad un vero e proprio monitoraggio delle aree protette, ha portato al sequestro di una gabbia trappola in ferro perfettamente funzionante ed alla segnalazione di numerosi illeciti di natura ambiantele tra cui diversi siti di deposito incontrollato di rifiuti non pericolosi nonché discariche di liquami e materiale plastico, il tutto oggetto di ulteriore indagini per l’identificazione dei responsabili.Tale attività continuerà nei prossimi giorni con l’inizio del Campo Nazionale delle Guardie del WWF Italia che si terrà a Salerno ad Aprile e Maggio 2011, per la vigilanza ambientale e prevenzione dei reati di bracconaggio.In questi giorni numerosi sequestri sono avvenuti ai danni degli uccellatori, vera e propria piaga nazionale responsabile ogni anno della cattura di alcuni milioni di passeriformi protetti dalla legge e catturati, inoltre, con mezzi di caccia vietata. La Forestale di Cittanova e Sant’Aufemia di Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, ha denunciato due abitanti del luogo e sequestrato reti e numerosi uccelli rinvenuti, purtroppo, già morti. La scorsa domenica, a Messina, i Carabinieri sono intervenuti in piazza del Popolo, luogo noto di ritrovo degli uccellatori, sequestrando alcuni animali protetti dalla legge. Preoccupante, poi, la situazione venutasi a creare nell’Oasi di Torrile, in provincia di Parma, gestita dalla LIPU. Nel mirino non più uccelli ma volpi e caprioli uccisi con la scusa delle nutrie da abbattere dietro compenso. Ad avere autorizzato l’uccisione delle nutrie, nonostante l’opposizione della LIPU, è stato il Comune che paga gli sparacchiatori …. a cottimo.Il risultato è stato che i bracconieri si sono presentanti a nome del Sindaco, di notte, quando cioè non vi era vigilanza, per sparare solo apparentemente alle nutrie. Un motivo in più per lasciare in pace, nutrie, caprioli e volpi.
LA NUOVA VENEZIA
16 MARZO 2011
Squadre anti-nutrie al lavoro
Alessandro Abbadir
MIRA (VE). Funzionano le squadre anti-nutrie formate da cacciatori e agricoltori. A certificarlo è il presidente della conferenza dei sindaci Fabio Livieri. Dopo 6 mesi di sperimentazione a Campagna Lupia il bilancio è positivo. I problemi restano a Mira, Campolongo, Pianiga e Camponogara.
Ovvero dove le squadre non ci sono. «In 6 mesi - spiega Livieri - sono state abbattute a colpi di fucile nel vasto territorio agricolo di Campagna Lupia oltre 150 nutrie da una squadra composta da 5-6 cacciatori e agricoltori. La squadra ha battuto soprattutto la zona del canale Novissimo e le canalette a ridosso della gronda lagunare. Nonostante i limiti di intervento in valle Averto, i danni alle piantagioni e agli argini sono notevolmente diminuiti rispetto allo scorso anno». Un monitoraggio delle rive del Novissimo e del canale Fiumazzo nella frazione di Lova hanno dimostrato come le voragini da nutrie siano molte meno rispetto al 2010 e al 2009. La cifra degli abbattimenti arriva a superare i 250 se si considerano anche quelli fatti dagli agenti della polizia provinciale. Livieri pensa a potenziare la squadra. «L’obbiettivo è arrivare a 10-12 persone - dice il sindaco di Campagna Lupia -. Ogni capo di nutria abbattuto poi viene rimborsato con 3 euro a carcassa. Questa azione, limita ancor di più i rischi da leptospirosi che a livello teorico erano stati avanzati con la proliferazione delle nutrie». Livieri è intenzionato a proporre l’esperienza a tutti i comuni della Riviera del Brenta che hanno questo problema. «Sarebbe intelligente ed efficace - afferma - realizzare una squadra intercomunale con un gruppo di almeno una trentina di persone». Dal comune di Campolongo con il sindaco Roberto Donolato arriva un’apertura a questa ipotesi. «Le rive del fiume Brenta sono danneggiate anche a causa dell’azione di questi animali - riflette - e se l’esperienza di Campagna Lupia si è rivelata efficace siamo pronti a sostenerla». Danni sul graticolato Romano a Pianiga e danni anche sul Naviglio e sul Taglio a causa della presenza dei roditori. L’assessore all’Ambiente di Mira Maurizio Barberini però, punta sull’azione della polizia provinciale piuttosto che sui volontari armati contro i quali si sono già espresse in passato anche con toni duri molte associazioni ambientaliste.
GIORNALE DI CALABRIA
16 MARZO 2011
Cani doberman abbandonati trovati dal Corpo Forestale nel Cosentino
COSENZA. Due cani doberman, uno dei quali morto probabilmente per denutrizione, sono stati trovati dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato di Morano Calabro lungo la strada che collega Campotenese a Piano Ruggio in località “Valle della posta”. I militari hanno prima notato la presenza di un giovane cane dobermann di sesso maschile che scorrazzava liberamente, privo di guinzaglio e malnutrito. Dopo aver perlustrato la zona in cui l’animale era stato individuato si è scoperta la presenza di un altro esemplare della stessa razza di sesso femminile, purtroppo ritrovato privo di vita. Al fianco dell’animale sono stati inoltre ritrovati una scodella e alcuni barattoli vuoti di carne in scatola. Ciò fa presumere che i due animali siano stati abbandonati lungo la strada nei giorni scorsi. Sul posto, ricadente nel Parco Nazionale del Pollino, sono intervenuti anche gli uomini del Comando Stazione di Campotenese e il veterinario dell’Asl competente che ha accertato la morte dell’animale dovuto probabilmente alla malnutrizione e l’età dei sue soggetti di circa quattro anni. L’esemplare ancora in vita è stato preso e trasportato nella struttura autorizzata di Cassano Jonio con la quale il comune di Morano Calabro è convenzionato per le dovute cure. Sono in corso indagini per scoprire il responsabile dell’abbandono dei due animali.
IL CAMPANILE
16 MARZO 2011
Randagismo... vergogna! I cittadini italiani inviano una lettera aperta alle massime istituzioni pugliesi e si domandano: "...siete un popolo civile o no... eppure, anche il sud fa parte dell' Italia, come mai questa enorme differenza di cultura e sensibilità?".
Nelle ultime ore la nostra casella di posta elettronica è stata letteralmente invasa dalle lettere dei nostri lettori che hanno deciso di protestare con la Regione Puglia, la Provincia ed i suoi Comuni per il problema randagismo che sembra essere senza risoluzione. Nella lettera di protesa si legge:
YAHOO NOTIZIE
16 MARZO 2011
Animali: veterinario, cani insegnanti 'anti-bulli' anche in Italia
Roma - Anche in molte scuole italiane, sparse su tutto il territorio nazionale, si impiegano 'cani insegnanti' appositamente formati per placare l'aggressività dei bambini più scatenati. Parola di Marco Melosi, vicepresidente dell'Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) con delega agli animali da compagnia, che commenta il caso del labrador Oscar, premiato in Inghilterra per i risultati raggiunti in una scuola di Southampton: una riduzione del 40% degli episodi di bullismo o di cattiva condotta degli scolari."Si tratta di un esempio particolare di pet-therapy - spiega il veterinario all'Adnkronos Salute - nata proprio dalle osservazioni di uno psichiatra infantile, Boris Levinson, che notò l'effetto benefico della presenza di un cane sui suoi piccoli pazienti autistici. Anche in una classe elementare o media, l'animale può fungere da 'catalizzatore' dell'attenzione dei ragazzi, entrando in contatto con loro e aiutando a modularne il comportamento. Per esempio, i bambini per non spaventare il cane tengono sotto controllo la loro voce e i loro gesti. Si relazionano con lui e si crea una condizione di calma", nella quale possono poi intervenire gli insegnanti e gli operatori specializzati."L'importante - precisa Melosi - è esaminare bene la situazione prima di inserire il cane, nonché scegliere l'animale per le sue caratteristiche di socievolezza, prevedibilità dei comportamenti, affidabilità ed educazione. Non sono esperimenti da fare senza uno studio preliminare".
PRIMA DA NOI
16 MARZO 2011
Riprendono le operazioni di cattura dei cinghiali nel territorio di Amatrice
ASSERGI (AQ). A seguito del Provvedimento della Procura e del Tribunale di Rieti, stanno per ripartire nel territorio comunale di Amatrice (Ri) le operazioni di contenimento dei cinghiali tramite recinti di cattura.
La prospettiva, molto attesa dal Parco Gran Sasso Laga, come dagli Enti locali, dagli allevatori e dagli agricoltori, è stata oggetto di un tavolo tecnico, tenutosi ieri mattina ad Assergi, cui hanno preso parte il presidente dell’Ente Arturo Diaconale e il direttore Marcello Maranella, il direttore della Coldiretti provinciale Aldo Mattia, il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi e l’avvocato Tommaso Navarra che ha assistito il Parco nel procedimento giudiziale.Il Provvedimento riconosce all’Ente Parco di avere sempre correttamente operato in uno stato di necessità, determinato dai danni e dai pericoli conseguenti a una presenza sovradimensionata degli animali nella zona d’interesse. In particolare viene dato atto della necessità di un intervento nell’ambito dei poteri istituzionali dell’Ente, in attuazione delle linee guida elaborate dal Ministero dell’Ambiente.«La strategia del contenimento numerico della popolazione di cinghiale tramite gabbie di cattura - ha dichiarato Diaconale - ha trovato grande adesione politica e istituzionale perché ne è stata dimostrata ad un tempo l’efficacia e l’economicità e, non ultimo, il beneficio economico che deriverà al territorio dall’avvio della filiera legata alla commercializzazione della carni»Piena soddisfazione è stata univocamente espressa dal sindaco Pirozzi, sollevato per la «felice conclusione di una vicenda che ha procurato gravi danni ambientali ed economici al territorio», e da Mattia, che ha rimarcato «la correttezza di un protocollo operativo che rispetta la normativa sul benessere animale», annunciando la convocazione di un’Assemblea di base per comunicare ufficialmente agli iscritti la ripersa delle operazioni di contenimento.Il direttore Maranella ha informato che sono stati ripresi i contatti con la ditta aggiudicataria del bando per la lavorazione delle carni di cinghiale. «Finalmente – ha commentato –si può far ripartire ad Amatrice quel meccanismo virtuoso che l’Ente Parco auspica di poter replicare in altre zone dell’area protetta, per trasformare il problema dei cinghiali in risorsa per il territorio».
GAZZETTA DI MODENA
16 MARZO 2011
Due cavalli davanti al bar
Provincia di Modena - Aprire la porta di casa e trovarsi di fronte... due cavalli. Non è un incontro abituale in piena Sassuolo, ma è successo ieri in via Indipendenza ad Ali Faify, titolare del bar Colazione Giada.
Verso le 14 Ali stava uscendo di casa per aprire il bar, che si trova di fianco alla sua abitazione. Proprio davanti all’entrata c’erano due bei cavalli, uno marrone e l’altro bianco, liberi, stanchi, infreddoliti e comprensibilmente molto agitati. «Il primo impatto è stato quasi di spavento - spiega la protagonista dell’avventura - perché due cavalli visibilmente spaventati possono anche costituire un pericolo». Via Indipendenza del resto è una strada con importanti flussi di traffico, certamente pericolosa per due cavalli sbandati. «Mi ha aiutato il fatto che da bambina sono andata a cavallo per un certo periodo. Conosco questi animali; so come trattarli. Quindi per prima cosa ho fato loro da bere, in modo che si tranquillizzassero, poi ho chiamato la Polizia municipale». Arrivati sul posto per un intervento davvero non consueto, gli agenti si sono fatti assistere da personale esperto nel campo degli animali, hanno trovato qualche coperta per scaldare i cavalli, che erano fradici. Poi è cominciata la ricerca dei proprietari. Un giro di telefonate e l’allarme per due cavalli fuggiti ha trovato proprietario in un allevatore di Magreta, che verso le 15 è arrivato con l’apposito box per recuperare i due fuggiaschi. A questo punto è stato possibile ricostruire l’accaduto: i due animali in qualche modo sono riusciti a fuggire dai recinti dove erano custoditi, si sono incamminati lungo la pista ciclabile naturalistica che corre lungo il Secchia (che magari avevano già percorso con qualche conduttore più di una volta) e all’altezza di via Indipendenza sono risaliti verso la città in cerca di fortuna. E ne hanno avuta, perché invece di incontrare qualche auto o pericolo, si sono imbattuti in qualcuno che ha saputo aiutarli e rimandarli a casa sani e salvi.
LA NUOVA SARDEGNA
16 MARZO 2011
Corso di norcineria a Oliena
OLIENA (NU). Apprendere l’arte della lavorazione delle carni suine e l’insieme delle tecniche per sfruttare al meglio quella che da sempre ha rappresentato una risorsa per tante famiglie. Adesso è possibile grazie ad un corso teorico pratico di norcineria che sarà organizzato dall’Agenzia Regionale Laore, in collaborazione con la Asl numero 3 di Nuoro e il comune di Oliena.
FEDERFAUNA
16 MARZO 2011
Striscia promuove l'importazione di randagi dall'estero.
Mentre i randagi italiani muoiono per le strade o marciscono nei canili, l' 11 marzo a "Striscia la Notizia", Edoardo Stoppa promuoveva l'adozione di cani randagi provenienti dalla Romania. Il suo servizio sui "cagnolini strappati ad un crudele destino in Romania", si concludeva cosi': "ci sono tantissimi cagnolini che attendono una famiglia italiana disposta ad accoglierli, quindi, mi raccomando, fatevi avanti".
Nel suo servizio, Stoppa intervistava Sara Turetta, presidente di una Onlus animalista che importa randagi rumeni, la quale candidamente dichiarava: "noi portiamo solo ed unicamente cagnolini di taglia piccola e medio piccola e cuccioli quando le associazioni con cui collaboriamo ce ne fanno richiesta". Poi precisava: "il che vuol dire che ci sono famiglie che li chiedono". Ma non c'e' dubbio sul fatto che ci siano famiglie italiane che chiedono cuccioli o cani di piccola taglia, tanto meglio se sono ben pubblicizzati attraverso internet. Il punto e': chi adottera' mai allora i randagioni nostrani?!... Con la consueta autoreferenzialita' che contraddistingue molti animalisti, Sara Turetta tranquillizzava il pubblico dicendo: "ovviamente non vogliamo in nessun modo penalizzare i cani italiani". E pare che le altre associazioni animaliste condividano, visto che nessuna, nemmeno quelle che hanno sempre contrastato l'allevamento e il commercio di cani dicendo che "per ogni cucciolo comprato un cane nei rifugi muore solo e abbandonato", sembra essersi sollevata contro questa "alternativa" alle adozioni dei cani giacenti nei nostri canili. Anzi, sembra addirittura essere in qualche modo legato all'Enpa, il cosiddetto "progetto Spagna": un programma di importazione in Italia di randagi provenienti dalle perreras spagnole. Sulle pagine Facebook del progetto c'e' scritto "Rifugio Enpa Sarano"; ci sono le foto dei furgoni presi a noleggio senza coibentazione o altro requisito necessario per il trasporto di animali, ci sono le foto di cuccioli in tenerissima eta', c'e' un commento che dice: "io aspetto ancora i documenti per due cani che da uno stallo iniziale sono diventati miei … uno dei quali malato di cimurro … 2600 euro di spesa che nonostante promesse nessuno ha mai rimborsato. Su uno dei cani il mio veterinario non ha trovato nessun chip. Mi riferisco al viaggio del 10 ottobre organizzato dall'enpa di parma",e c'e' lui: Edoardo Stoppa di Striscia, ripreso dai cameraman mentre accarezza i cagnolini e parla sorridente con i "volontari"…C'e' da aspettarsi quindi, dopo il servizio che promuove l'importazione dei randagi rumeni, a breve anche uno per promuovere l'importazione di quelli spagnoli. Tanto, a mantenere i randagi italiani ci pensano i contribuenti italiani!...""
LA NUOVA FERRARA
16 MARZO 2011
Vogliono diffamarci
Enrico Menegatti
COPPARO (FE). Il Circo Nando Orfei si difende a spada tratta. Dopo le scritte animaliste sui cartelloni pubblicitari e le accuse di maltrattamenti agli animali arrivate nei giorni scorsi, la dirigenza è passata al contrattacco. «Stanno diffamando il nostro circo - le parole dalla segreteria di Nando Orfei - perché tanta gente era presente allo spettacolo».
Il circo Orfei prosegue: «Tra l’altro, va detto anche che al termine dello spettacolo tanta gente è passata nei camerini per fare i complimenti. Credo che questo sia un fatto positivo ed importante. Chiunque ha mandato le accuse, non ha nessuna prova: non ha visto nè lo spettacolo, nè gli atti accusatori nei nostri confronti. Forse, si riferisce a qualche filmino girato 40 anni fa. Qui hanno superato il limite - dice ancora la segreteria di Orfei - prevaricando l’esagerazione e intralciando il lavoro di noi circensi, che spaccandoci la schiena portiamo avanti una grande passione». La segreteria analizza anche le accuse legate all’utilizzo di fruste e frustini elettrici sugli animali. «Se avessimo dato una scarica elettrica alla tigre, questa non avrebbe baciato il suo domatore, com’è accaduto durante lo spettacolo. E non avremmo nemmeno avuto il successo di pubblico. Stanno cercando di scrivere regole per il circo, in modo che questo non passi più per Copparo, inventando accuse di sana pianta! Soprattutto, i medici dell’Asl, passati a controllare gli animali, avrebbero constatato i maltrattamenti». E questo ultimo passaggio pare deporre a favore degli artisti del circo. Le voci e le accuse piovute sul Circo Orfei hanno precluso alcune tappe del loro tour, come Lagosanto e Alfonsine, ma non Argenta. «Vogliamo ringraziare il sindaco e l’amministrazione comunale di Argenta. Persone che hanno capito l’amore per il nostro lavoro e si sono prestati all’organizzazione della tappa nel prossimo fine settimana».Il circo esordirà venerdì prossimo, in via Antonio Dalle Vacche, nella zona industriale, per rimanervi fino a lunedì prossimo.
LA ZAMPA.IT
16 MARZO 2011
La lunga notte dei rospi Sulla strada per salvarli
Decine di volontari proteggono la «marcia della riproduzione»
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MAURO PIANTA
AVIGLIANA (TO) - Cercasi rospo disperatamente. La missione è sempre la stessa per i volontari che ogni anno, in una notte di marzo, si ritrovano sulla stradina ai bordi della palude dei Mareschi per aiutare gli amici anfibi che scendono dai boschi ad attraversare la strada e a tuffarsi nello stagno per la riproduzione. Una migrazione troppo spesso funestata dalle auto che sfrecciano proprio sulla strada del Grignetto. Così, al Parco naturale dei laghi di Avigliana, si sono inventati la Notte dei Rospi: la via viene chiusa al traffico fino alle 4 del mattino e gli uomini, per una volta danno una mano, anzi un «passaggio», alla natura.
E così venerdì 11 marzo ci ritroviamo puntuali all’appuntamento con l’abbigliamento d’ordinanza: stivaloni di gomma, guanti, secchiello e torcia elettrica. Ci sono una quarantina di persone: professionisti della natura, famiglie e tanti bambini. «L’obiettivo della serata - spiega Bruno Aimone, tecnico del parco - è quello di sensibilizzare le persone rispetto all’importanza di questa specie soprattutto per la salvaguardia della biodiversità. Dal 2005, grazie ai fondi europei, stiamo monitorando la presenza e lo stato di salute dei rospi della zona stimati intorno ai 2200 individui. Ogni volta che ne raccoglierete uno dovremo verificare se appartiene alla schiera di quelli nei quali abbiamo già inserito un micro-chip». Si parte. La notte è buia, ma non tempestosa. I bambini, impazziti dalla gioia, si rivelano subito i più abili «cacciatori». Sono rapidissimi, sembrano a loro agio nel buio e non si lasciano ingannare dalla capacità mimetica dei rospi. Scovano gli animali ai bordi della stradina, lungo le barriere posizionate negli anni al bordo della strada per impedire l’attraversamento e la strage. Ogni tanto, lungo le barriere, ci sono dei pozzetti che conducono ai rospodotti, veri e propri piccoli tunnel scavati sotto il manto stradale per facilitare il passaggio dall’altra parte. Anche le loro mamme non scherzano. In poco tempo i secchi cominciano ad essere abitati. In uno si vede un rospo maschio (più piccolo) aggrappato alla schiena della femmina (più grande e ingrossata dalle uova). «Mamma, guarda, un rospo grande con lo zainetto piccolo», urla un bambino. Tu guardi quegli anfibi e i loro occhi rugosi ti restituiscono lo sguardo: «Sarai bello tu», sembrano dire. Intanto arriva mezzanotte e l’unico secchio rimasto vuoto è il nostro. I bambini dormono. I professionisti bevono il vin brulé. All’improvviso un verso rauco e inconfondibile. È lui, è il nostro audace gaglioffo che vuole un passaggio. Invece no. La guardaparco, imbarazzata, rivela che trattasi della suoneria del suo cellulare. Gettiamo la spugna, anzi il secchiello. Ed ecco il miracolo: un rospetto ci salta dentro da solo. Lo accompagniamo alla palude. Soffia aria di riproduzione. Pluff. Divertiti amico. Missione compiuta.
ADN KRONOS
16 MARZO 2011
Forestale salva tartaruga azzannatrice ad Anguillara
Roma - Forse l'animale, circa 60 centimetri per 20 chili di peso, è stato imprudentemente acquistato da qualcuno non consapevole della sua pericolosità e poi abbandonato in campagna. Ora verrà trasferito presso un centro del Wwf specializzato
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Roma - Una tartaruga azzannatrice (Chelydra serpentina) di circa 60 centimetri e di 20 chilogrammi e' stata salvata dalla Forestale ad Anguillara, alle porte della Capitale. L'esemplare adulto, particolarmente pericoloso per la salute e la pubblica incolumita', e' stato subito messo in sicurezza dagli uomini del Servizio Cites di Roma del Corpo forestale dello Stato che lo hanno trovato in un canale di irrigazione del comune a nord-ovest di Roma. Il rettile e' stato individuato da un operaio del posto che stava effettuando dei lavori di manutenzione stradale lungo la via anguillarese e resosi conto della pericolosita' dell'animale ha subito allertato il personale del Comando Stazione di Manziana del Corpo forestale dello Stato. La tartaruga azzannatrice e' un potente predatore: la forza delle sue mascelle e il becco a rostro, insieme allo scatto fulmineo, infatti, possono provocare seri e gravi danni a chi incautamente le si avvicina. Per questo la specie e' stata inserita nell'elenco degli animali pericolosi stilata dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e la legge italiana ne vieta la detenzione e la vendita, punendo i trasgressori con l'arresto da tre mesi ad un anno o l'ammenda da sette a settantacinque mila euro.
Si ipotizza che l'animale sia stato imprudentemente acquistato da qualcuno non consapevole della sua pericolosita' e successivamente abbandonato nelle campagne di Anguillara. Questo e' solo l'ultimo episodio di una serie di ritrovamenti di animali esotici pericolosi e protetti che vedono impegnati gli uomini del servizio Cites del Corpo forestale dello Stato nella loro quotidiana attivita' di tutela delle specie in via d'estinzione. L'animale verra' ora trasferito presso un centro del Wwf specializzato nella salvaguardia di questo genere di esemplari in provincia di Grosseto, mentre proseguono le indagini della Forestale per risalire ai responsabili del reato.
JULIE NEWS
16 MARZO 2011
IN MEZZO AI DRAMMI DEL GIAPPONE, UN EPISODIO DI SOLDARIETÀ
Rifiuta di farsi portare in salvo, vuole aiutare un altro cane
MITO (GIAPPONE) - In mezzo a tanta tristezza e tanto dolore, un episodio di commovente solidarietà tra animali. Il cane che si vede inquadrato, durante delle riprese fatte nella città giapponese di Mito, nella provincia di Ibaraki, ha rifiutato di farsi allontanare da là, nonostante la posizione pericolosa e nonostante i soccorritori cercassero di allettarlo in tutte le maniere. Continuava a richiamare l'attenzione sul suo compagno gravemente ferito. Ha accettato di seguire docilmente gli umani solo dopo che si sono presi cura dell'altro cane. Adesso i due animali sono stati portati in un vicino canile e rifocillati, mentre quello ferito viene curato ed è probabile che gli venga salvata la vita. VIDEO http://www.julienews.it/notizia/dal-mondo/rifiuta-di-farsi-portare-in-salvo-vuole-aiutare-un-altro-cane/69512_dal-mondo_1_1.html
LA ZAMPA.IT
16 MARZO 2011
Gli animali e l'arrivo dei terremoti
CESARE PIERBATTISTI *
Gli animali possono prevedere le catastrofi ambientali? La domanda ce la siamo posta tutti prima o poi ed il terribile terremoto in Giappone rende attualissimo l’interrogativo. Già nel più lontano passato storici e filosofi attribuivano agli animali la capacità di prevedere con ore o giorni di anticipo terremoti, inondazioni e altri eventi naturali.
Anche in tempi più recenti molti serissimi scienziati si sono occupati del problema ed in alcuni casi pare ci siano prove concrete di questo dono. Pare, ad esempio, che sia dimostrata la inspiegabile scomparsa dei rospi in amore nella zona de L’Aquila pochi giorni prima che si verificasse il disastroso terremoto che l’avrebbe devastata. Numerose sono poi le segnalazioni di cani e gatti che avrebbero, con la loro anomala agitazione, preavvisato i fortunati proprietari dell’imminenza di un evento catastrofico ed è proverbiale la propensione dei topi ad abbandonare la nave destinata ad affondare. Ad essere sinceri esistono poche prove scientifiche che confermino con certezza le doti di preveggenza degli animali, c’è chi sostiene che si tratti di una sorta di «sesto senso», chi dice che possano, grazie ad una maggiore sensibilità, percepire le vibrazioni anomale del terreno o le modificazioni del campo magnetico. Sono convinto che gli animali possiedano doti particolari, ma devo confessare che i miei cani nel 1982 non diedero brillante prova delle loro capacità. Vivevamo in quel tempo a Trana, in Val Sangone, dove talvolta, anche se fortunatamente con poca convinzione, la terra trema. Una notte fummo svegliati da un boato, accesi la luce e guardai istintivamente il lampadario che ondeggiava in modo alquanto evidente. Andai alla finestra e vidi che nelle case circostanti le luci si erano accese ed i cani abbaiavano, gli unici che continuavano a dormire come angioletti ai piedi del letto erano i miei due che si limitarono ad alzare lo sguardo come per dirmi «ma cosa fai in piedi a quest’ora?». Naturalmente sperai che non fossero gli unici cani al mondo incapaci di prevedere un terremoto e mi convinsi che erano talmente preveggenti da sapere che non sarebbe stato pericoloso. * Presidente Ordine dei veterinari di Torino
AGI
16 MARZO 2011
SALUTE: IL CANE MEGLIO DELLA PALESTRA PER FARE ESERCIZIO
Washington - Altro che il tapis roulant, il miglior modo per fare esercizio fisico e' prendersi un cane e fare passeggiate. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Journal of Physical Activity and Health, secondo cui i possessori di un quattrozampe fanno un esercizio paragonabile a quello della palestra. La ricerca dell'Universita' del Michigan ha studiato 5.900 persone, di cui 2.170 possedevano un cane, scoprendo che tra quelli che lo portano a spasso tutti i giorni, circa meta' del totale, il 60 per cento svolge un esercizio fisico da 'moderato' a 'vigoroso' secondo i criteri dettati dagli esperti. Nel gruppo di chi non possedeva un cane invece solo un terzo faceva un esercizio sufficiente: "Non solo i possessori di cani fanno piu' esercizio, ma hanno anche una maggiore probabilita' di partecipare ad altre attivita' benefiche per la salute, come lo sport e il giardinaggio".
CORRIERE DELLA SERA
16 MARZO 2011
ACQUISTATO DA UN MULTIMILIONARIO CINESE
Hond Dong , il cane da 1 milione di euro
Il cucciolo più caro del mondo è un mastino tibetano
Simona Marchetti
MILANO - Altro che gioielli o auto di lusso, nella Cina degli ultramilionari il vero status symbol è possedere un cane. Ma non uno qualunque, bensì un mastino tibetano rosso, colore portafortuna da questa parte di mondo, mentre la razza è considerata sacra (i tibetani credono che i cani abbiano l’anima dei monaci e delle monache che non erano abbastanza puri da reincarnarsi in esseri umani) e portatrice di salute e benessere ai proprietari. E il nuovo «padrone« di Big Splash (Hong Dong in lingua cinese), questo il nome del cucciolone di 11 mesi alto già quasi un metro al garrese per 81 kg di peso, di benessere ne ha da vendere, visto che è un signore del carbone della Cina settentrionale. Insomma, uno dei tanti e nuovi multimilionari che popolano il Paese asiatico e che non ha battuto ciglio nel firmare un assegno di 10 milioni di yuan (quasi 1,1 milioni di euro) per portarsi a casa il cane, cresciuto a manzo, pollo, ginseng di mare e molluschi (specialità cinesi) nel Tibetan Mastiff Garden di Laoshan, vicino a Qingdao.
HONG DONG - «Big Splash è un esemplare perfetto», ha spiegato alla stampa il signor Lu, che gestisce l’allevamento, «perché ha geni eccellenti e sarà un ottimo riproduttore. «Quando ho iniziato questo lavoro, dieci anni fa, non avrei mai pensato di vedere un prezzo del genere, ma 10 milioni di yuan sono assolutamente giustificati, perché abbiamo speso un sacco di soldi per allevare questo cane e abbiamo gli stipendi di un intero staff da pagare». La vendita sarebbe dovuta restare segreta, ma data l’eccezionalità della cifra raggiunta, mantenere il riserbo è stato impossibile. E così ecco la foto Hong Dong apparire con molta evidenza sulla homepage dei siti britannici come il Telegraph. La storia, ovviamente, incuriosisce fin dal titolo: «Un milione di sterline per il cane più caro del mondo». Tanti i particolari, ma resta sconosciuto (meglio: sgreto) il nome del nuovo proprietario. «L’ho visto con il cucciolo e mi sono reso conto che gli è affezionato» ha spiegato Lu . «In caso contrario, non gli avrei mai venduto il cane. Mi ha detto che lo considera un buon investimento e lo è, perché essendo un cane maschio, può essere prestato ad altri allevatori per l’accoppiamento per oltre 100 mila yuan (11 mila euro) a volta e in questo modo il proprietario recupererà i suoi soldi in un paio di anni».
BUONI - Di certo, il signore del carbone dovrà avere una casa molto grande, visto che da adulti i mastini tibetani possono arrivare a pesare addirittura 130 chili. «Questa razza è molto intelligente e autosufficiente», ha raccontato al James Pally, allevatore di mastini tibetani di Pantymwyn, nel nord del Galles, «e avverte il pericolo con grande accuratezza. Originariamente, erano messi a guardia del bestiame, sono molto buoni con gli altri animali e adorano i bambini». Narra la storia che la regina Vittoria, come pure Giorgio IV e Gengis Khan, siano stati i felici possessori di mastini tibetani. Prima di Big Splash il cane più costoso al mondo era un altro mastino tibetano di nome Red Lion, venduto nell’aprile dello scorso anno per 1,05 milioni di euro, mentre nel 2009 un altro esemplare della stessa razza, Yangtze River Number Tw”, venne acquistato per 405 mila euro.
GEA PRESS
16 MARZO 2011
USA: gli allevatori e i panni sporchi
Chissà perchè quando le cose si fanno vedere, si provvede non risolvendo il problema ma spegnendo più o meno letteralmente il televisore.Gli allevatori dello Iowa, noto Stato dall’economia prevalentemente agricola del centro degli Stati Uniti, non ne possono più dei video degli animalisti. Assunti come lavoratori stagionali, arrivano con le loro telecamere nascoste e documentano varie deplorevoli abitudini che farebbero drizzare i capelli anche al più calvo degli accaniti carnivori tutto hamburger e cellulite. Cosa hanno escogitato le potenti lobby degli allevatori? Risolviamo i problemi o chi li rende visibili?Indovinate quale è stata la soluzione? Approvare una legge che vieti filmati e loro riproduzione. Non solo. Chi si è reso responsabile deve essere punito con il carcere fino a cinque anni. Fantascienza? No, visto che tale proposta è stata approvata nelle Commissioni del Parlamento dello Iowa, mentre anche la Florida, annuncia un articolo apparso sul Canadian Business, si appresterebbe a farlo. I panni sporchi (che per alcuni, poi, sporchi non sono) meglio lasciarli marcire in casa, specie se ad indossarli sono gli animali e non gli allevatori.
GEA PRESS
16 MARZO 2011
ONU: la moria delle api è la punta dell’iceberg, a rischio anche altri insetti impollinatori
Intanto la Regione Toscana chiede al Governo la proroga del divieto dell’uso dei pesticidi causa dello sterminio delle api.
Uno studio del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) conferma che non si arresta la moria di api in varie aree geografiche e lancia l’allarme per il rischio di scomparsa di milioni di altri insetti impollinatori, utili alla vita del pianeta.
Secondo l’Unep la morte di intere colonie di api in molte parti del mondo, in America del Nord ed Europa ormai da un decennio ora anche in Cina, Egitto e America Latina, potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di una più vasta e ancora nascosta minaccia agli insetti impollinatori.Il declino delle angiosperme, una diffusione di parassiti, ma soprattutto l’uso di agrofarmaci, pesticidi e l’inquinamento atmosferico sarebbero le principali cause. Tra i pesticidi è ormai assodato che una delle cause della strage di api siano i neonicotinoidi, un insieme di diverse sostanze chimiche usate per la concia del mais, vietati in via precauzionale in alcuni paesi dell’Unione Europea.“Delle 100 specie di piante coltivate che forniscono circa il 90% del cibo a livello mondiale, oltre il 70% sono impollinate dalle api“, ha detto Achim Steiner, responsabile dell’Unep.“Gli esseri umani si sono fabbricati l’illusione che nel 21esimo secolo dispongono del valore tecnologico necessario a essere indipendenti dalla natura. Le api ricordano la realtà: che siamo più, e non meno, dipendenti della natura in un mondo con quasi 7 miliardi di abitanti“.Il rapporto inoltre invita alla riconversione rapida verso un modello di “ecological farming” (agricoltura ecologica o sostenibile), meno dipendente dagli insetticidi, più resistente alle minacce come il cambiamento climatico e che in prospettiva può garantire maggiormente la produzione agricola. In Italia il prossimo 30 giugno scade il temporaneo divieto di utilizzo in agricoltura dei neonicotinoidi, stabilita nel 2008, e ieri il Consiglio regionale della Toscana ha approvato all’unanimità una risoluzione che chiede alla Giunta di attivarsi presso il Governo, insieme alle altre Regioni ed ai soggetti interessati, per chiederne la proroga. A supporto della richiesta è stato evidenziato che nel corso del 2010 sono state realizzate ottime medie produttive di mais, senza danni di rilievo da parassiti, specie dove si è praticata la rotazione delle colture. Inoltre in queste settimane sia negli Stati Uniti sia in Inghilterra si registrano iniziative istituzionali per fermare tali pesticidi.
CACCIA CHE PASSIONE
16 MARZO 2011
L’antica arte della tassidermia: storia e tecniche dell'imbalsamazione
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L'imbalsamazione o tassidermia è una di tecnica usata, generalmente, per preservare il corpo animale dalla decomposizione. I cacciatori che vogliono esporre i propri trofei di caccia in casa propria, ricorrono a questa pratica molto antica, ma che ancora oggi riscuote un notevole successo.
La civiltà degli Antichi Egizi fu la prima a sviluppare le tecniche di imbalsamazione. Questo popolo riteneva che la conservazione della salma potesse permettere allo spirito del defunto di riappropriarsene (e quindi resuscitare) in epoche successive. La pratica era conosciuta anche tra gli Inca e presso altre popolazioni del Perù, in aree favorevoli dal punto di vista climatico. Nella civiltà occidentale l'imbalsamazione fu usata specialmente per soldati e guerrieri di alto rango, deceduti lontano da casa ed i cui corpi si voleva preservare al fine di celebrarne le esequie nella madrepatria. I termini imbalsamazione e mummificazione indicano procedimenti analoghi. L'imbalsamazione (dal latino in balsamum) significa "mettere nel balsamo", ossia in una mistura di resine; il processo di mummificazione era analogo: i corpi venivano trattati con unguenti, oli e resine e successivamente avvolti in strati di tessuto anch'essi impregnati di resine.Una delle sostanze utilizzate nell'Antico Egitto per l'imbalsamazione era il natron o carbonato decaidrato di sodio. Questa sostanza proveniva dalle rive del Nilo in corrispondenza delle pozze d'acqua che si formavano dopo le piene ed evaporavano successivamente sotto l'azione del sole. Si ritiene che gli antichi egizi, vedendo che i cadaveri abbandonati nella sabbia calda del deserto si disidratavano, diventando meno sensibili alla putrefazione, iniziarono una serie di studi dai quali nacque l’imbalsamazione Oggigiorno, l'imbalsamazione è rivolta soprattutto alla preservazione di animali morti, come trofei di caccia o animali ornamentali, ad esempio i fenicotteri, di gran moda in Italia negli anni trenta del secolo scorso. Questi animali venivano impagliati o proprio imbalsamati per poi essere esposti.
Vediamo in dettaglio la tecnica
Se le penne o il pelo dell'esemplare sono macchiati di sangue è necessario pulirli prima di rimuovere la pelle. La rimozione del corpo interno avviene tramite un'incisione della pelle sufficiente a farlo passare ed avviene lungo la linea mediana che va dalla regione toracica all'area genitale. La pelle di uccelli e mammiferi è rivestita internamente da strati di grasso i quali devono essere immediatamente rimossi, al fine di evitare una successiva caduta del piumaggio o del pelo. La pelle viene poi trattata per preservarla dai processi putrefattivi e per mantenerla elastica Avendo rimosso il corpo, viene in seguito eseguita una copia utilizzando materiale di imbottitura. In passato si usava cotone, stoppa o segatura, mentre oggi con polistirolo o poliuretano espanso si possono ricostruire accurati "manichini da inserire in sostituzione del corpo. Per mettere in posizione la testa, la coda e le zampe, viene utilizzato filo di ferro resistente e plasmabile nelle porzioni di scheletro ancora presenti sulla pelle (cranio, tibia, radio). Terminata questa fase, si passa alla cucitura, la quale verrà nascosta dal pelo o ancor meglio dal piumaggio. Si passa alla parte forse più complessa di tutta l'operazione di montaggio, ossia ridare la forma dell'animale scegliendo un atteggiamento il più reale e vivace possibile. La pelle va riassestata sul manichino e fissata con filo o pinzette per mantenere la posizione per alcuni giorni, il tempo necessario ad asciugare almeno parzialmente la pelle. Gli occhi, quest’ultimi tinti in vetro accuratamente verniciato, danno all'esemplare un aspetto particolarmente vivace. Terminata la preparazione, il campione è pronto per essere esposto.Occorrono circa due mesi perché l'esemplare si asciughi completamente, con i prodotti repellenti presenti nella soluzione conciante che andranno a proteggerlo da infestazioni di parassiti. Trascorso questo tempo, occorrerà invece attenersi a poche, ma precise norme per una buona conservazione degli esemplari. Il pericolo maggiore proviene da alcuni insetti che si nutrono di pelo e penne di animali morti e sono i principali responsabili dei maggiori danni alle collezioni museali. È il caso dei famigerati coleotteri Antreni (Anthrenus musaeorum) e Dermestidi (Dermestes vulpinus, D. frischi, ecc.); vi sono poi le dannosissime tignole (Tinea pellionellà) che depongono numerose uova e quindi altrettante larve in grado di distruggere in una stagione diverse decine di chilogrammi di pelo. Esistono prodotti antiparassitari contro questi insetti, ma una naturale pulizia e l’uso di prodotti repellenti come la naftalina, la canfora o il paradiclorobenzolo, eviteranno la possibilità di una infestazione. Altro pericolo per le collezioni sono le muffe, causate da ambienti umidi.In Italia, al contrario di paesi come l’Olanda che proibiscono la tassidermia, consentono questa pratica, la quale viene disciplinata dalla legge n. 3 del 03 gennaio 1995. Con tale norma si vanno a regolamentare l’attività di tassidermia ed imbalsamazione; ci sembra giusto citare due importanti articoli della legge n.3 del 1995: l’abilitazione a questa attività (art. 3) ed i limiti allo svolgimento dell’attività e l’autorizzazione per il trattamento di alcune specie (art. 5). La tassidermia o imbalsamazione è una tecnica che consente ai cacciatori di conservare ed esporre le prede in casa propria. Osservare un’esemplare imbalsamato fa sicuramente viaggiare con la mente sia a chi lo osserva, sia soprattutto a che li ha catturato. |
FARMACIA.IT
16 MARZO 2011
Telethon, come riattivare il cervello nella Sindrome di Rett
Uno studio dell’Università di Torino e del San Raffaele di Milano individua un nuovo bersaglio terapeutico per questa grave forma genetica di ritardo mentale
Dalla ricerca Telethon un nuova possibile arma contro la sindrome di Rett*, grave malattia neurologica di origine genetica ancora senza cura: a descriverla sulle pagine della rivista Human Molecular Genetics** è un gruppo multidisciplinare coordinato da Maurizio Giustetto dell’Università di Torino e dell’Istituto nazionale di neuroscienze e Vania Broccoli dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano.
Rara e diffusa soltanto fra le femmine, la sindrome di Rett è una malattia ancora piuttosto misteriosa per gli scienziati: pur sapendo che nel 90% dei casi la causa risiede in un difetto nel gene MECP2, non è ancora chiaro come questa alterazione del Dna si traduca nei gravi sintomi tipici della patologia. Del tutto normali alla nascita, intorno a un anno di età queste bambine cominciano infatti a perdere in modo irreversibile le capacità acquisite nel linguaggio, nel movimento e nella relazione con il mondo esterno. «È come se il loro cervello rimanesse “congelato” in uno stadio immaturo e da un certo momento in poi non riuscisse più a rimanere al passo con lo sviluppo del resto dell’organismo» spiega Maurizio Giustetto. «Non si tratta però di una malattia neurodegenerativa in cui le cellule nervose vengono progressivamente distrutte, come accade per esempio nell’Alzheimer o nella corea di Huntington. Nella sindrome di Rett il problema sembra avere origine nell’incapacità delle sinapsi, i contatti fra un neurone e l’altro, di scambiarsi correttamente le informazioni nervose. Abbiamo quindi cercato di capire il perché di questo anomalo e, alla lunga, dannoso “dialogo” neuronale». Grazie a competenze multidisciplinari, i ricercatori Telethon hanno studiato una particolare via metabolica già nota per essere coinvolta in altre forme di ritardo mentale: coordinato dalla proteina mTOR, questo gruppo di “attori molecolari” è essenziale per la sintesi delle proteine nelle cellule nervose e per la corretta formazione e funzionamento delle sinapsi. Studiando il modello animale della sindrome di Rett, Giustetto e collaboratori hanno scoperto che il difetto nel gene MECP2 interferisce proprio con questa via metabolica, determinando in particolare l’alterazione di una proteina chiamata rpS6. «Chiarire i dettagli molecolari di una malattia genetica non è un esercizio di stile, ma l’unica strada per scoprire possibili strategie terapeutiche» commenta ancora Giustetto. «Sappiamo infatti che esistono dei farmaci, già utilizzati in trial clinici per altre malattie neurologiche, capaci di penetrare nel cervello e di modulare l’attività di alcune delle proteine della via metabolica da noi studiata, come per esempio rpS6. Questo significa che in tempi ragionevoli potremmo pensare di testarli sulle nostre pazienti, nella speranza di controllare almeno in parte i sintomi». Bisogna ricordare infatti che al momento non esiste alcuna terapia per la sindrome di Rett. «Correggere il difetto genetico con la terapia genica, come Telethon ha già fatto o sta tentando di fare per altre malattie, è particolarmente difficile in questo caso» spiega Vania Broccoli. In tutte le persone di sesso femminile, che hanno due cromosomi sessuali di tipo X, ogni cellula “spegne” uno di questi cromosomi: le bambine con sindrome di Rett sono quindi un mosaico, perché presentano alcune cellule con il cromosoma contenente il difetto genetico “acceso”, in una percentuale variabile da caso a casa e proporzionale alla gravità dei sintomi. «Se la terapia genica è un obiettivo più lontano, nell’immediato futuro è invece possibile ipotizzare delle terapie farmacologiche, magari combinate, in grado di interferire con i meccanismi alterati messi in luce grazie alla ricerca di base e di scardinare così il circolo vizioso che si instaura nel cervello di queste bambine. Convincendolo così riprendere contatto con il mondo circostante». Allo studio hanno preso parte altri gruppi di ricerca italiani finanziati da Telethon, tra cui quello di Tommaso Pizzorusso dell'Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa e dell'Università di Firenze, Nicoletta Landsberger e Stefano Biffo dell’Istituto Scientifico Universitario del San Raffaele di Milano. *La sindrome di Rett La sindrome di Rett è una malattia neurologica che colpisce prevalentemente le femmine, per le quali rappresenta una delle più comuni cause di ritardo mentale grave. La forma classica della malattia è caratterizzata da uno sviluppo apparentemente normale nei primi 6-18 mesi di vita, a cui segue un rallentamento dello sviluppo e una regressione delle abilità psicofisiche, con riduzione della capacità di socializzare e comparsa di movimenti stereotipati, soprattutto delle mani. Molto frequente è inoltre la scoliosi. Nella 90% dei casi la malattia è dovuta a difetti del gene MECP2, localizzato sul cromosoma X. In genere la malattia non viene ereditata dai genitori, ma è dovuta invece a mutazioni sporadiche che compaiono soltanto nell’individuo malato. Attualmente non esiste una cura risolutiva, ma soltanto una serie di interventi (fisioterapia, terapia occupazionale, logopedia, terapie farmacologiche) per cercare di ottimizzare le abilità del paziente, ridurre i movimenti stereotipati e migliorare la qualità di vita. Molto importante è inoltre il sostegno psicosociale per le famiglie. Ad oggi Telethon ha finanziato 10 progetti di ricerca sulla sindrome di Rett, per un finanziamento totale di oltre 2 milioni di euro. ** S. Ricciardi, E. Boggio, S. Grosso, G. Lonetti, G. Forlani, G. Stefanelli, E. Calcagno, N. Morello, N. Landsberger, S. Biffo, T. Pizzorusso, M. Giustetto, V. Broccoli, “Reduced AKT/mTOR signaling and protein synthesis dysregulation in a Rett syndrome animal model”. Human Molecular Genetics, 2011 Per informazioni Filippo degli Uberti – 06 44015314, 335 7156263, [email protected] Anna Maria Zaccheddu - 06 44015402, [email protected] Ufficio stampa Università di Torino: 011 6702222, [email protected] Ufficio stampa Ist. Nazionale di Neuroscienze Elisa Frisaldi tel. 340 2809442 [email protected] Fondazione San Raffaele del Monte Tabor Direzione Comunicazione - Ufficio Stampa tel. 02 2643 4465/4466 [email protected]
ASCA
16 MARZO 2011
TUMORI: MICROSFERE TELECOMANDATE PER TERAPIE ANTICANCRO 'MIRATE'
Roma - Rilascio di farmaci per la cura del tumore al fegato in maniera mirata e senza intaccare i tessuti sani circostanti la neoplasia: la tecnica, basata su microsfere biocompatibili larghe meno di un capello in grado di contenere e rilasciare i farmaci, e' stata messa a punto da un gruppo ricercatori canadesi del Laboratorio di Nanorobotica del Politecnico di Montre'al guidati da Sylvain Martel. Lo studio e' stato condotto su un coniglio affetto da tumore al fegato: i ricercatori sono stati in grado di far arrivare - monitorandone il percorso attraverso una risonanza magnetica - la microsfera contenente una dose di farmaco nel fegato dell'animale malato e di somministrare cosi' la dose di medicinale in maniera mirata. Questa nuova tecnica permettera' di migliorare la chemioembolizzazione, trattamento gia' in uso per curare alcune neoplasie al fegato.
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