CORRIERE DELLA SERA
16 MARZO 2010
Gli animali sono stati trasferiti in un'altra struttura Prendevano fondi per la cura dei cani Ma tenevano il canile all'abbandono
Due persone denunciate a Crispiano, in provincia di Taranto, per maltrattamento di animali e frode
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TARANTO - Riscuotevano regolarmente i fondi assegnati per la cura dei cani, ma tenevano gli animali praticamente in stato di abbandono. Con l’accusa di maltrattamenti di animali e frode in pubbliche forniture, due persone sono state denunciate dai carabinieri di Crispiano. Si tratta di un uomo di 60 anni, e una donna di 37, proprietari di un canile nella località «Triglie» nelle campagne di Crispiano. I carabinieri hanno accertato che i due detenevano in un fabbricato rurale a qualche chilometro di distanza dal canile, zona Cacciagualani, 11 cani in pessime condizioni igienico-sanitarie.
Ad ulteriori acertamenti è emerso che sei animali erano stati affidati loro dal Comune di Statte, in provincia di Taranto, ma erano tenuti in modo fraudolento perchè ospitati nella struttura in campagna e non, come previsto, nel canile, nonostante l’ente erogasse le forniture necessarie per la cura dei cani. Gli animali sono stati ora trasferiti nel canile ove potranno rimanere senza ulteriori sofferenze.
LA SICILIA SIRACUSA
16 MARZO 2010
Palazzolo (SR)
Trovati cuccioli di appena 40 giorni
Palazzolo (SR). Sono stati ritrovati alle porte del paese dei cuccioli di appena 40 giorni.
E il sindaco Carlo Scibetta ha deciso di muoversi in prima persona per sensibilizzare le persone contro gli abbandoni dei cani, invitando chi ha un cane a iscriverlo all'anagrafe canina. «Diventa impensabile - spiega il sindaco Carlo Scibetta - risolvere il problema del randagismo se non avviene una presa di coscienza di tutta la cittadinanza. Ad oggi quasi il 70 % dei cani randagi è sterilizzato e identificato, ma bisognerà lavorare con i cani di proprietà ed effettuare una campagna di sterilizzazione».
IL TIRRENO
16 MARZO 2010
SENTENZA STORICA
Cuccioli morti nel casonetto patteggia dopo l'esame dna
Incastrato dal dna. Quello comparato tra la cagna di cui era padrone e uno dei cinque cuccioli di cane sopravvissuti all'abbandono nel cassonetto dei rifiuti, dove altri quattro invece avevano trovato la morte. Un test voluto testardamente da Marlena Giacolini, presidente Enpa, che non si era fermata di fronte a nulla
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Pierluigi Sposato
ROCCASTRADA (GR). Incastrato dal dna. Quello comparato tra la cagna di cui era padrone e uno dei cinque cuccioli di cane sopravvissuti all'abbandono nel cassonetto dei rifiuti, dove altri quattro invece avevano trovato la morte. Un test voluto testardamente da Marlena Giacolini, presidente Enpa, che non si era fermata di fronte a nulla, nemmeno di fronte alle perplessità manifestate dall'applicazione di tale metodica in un'indagine riguardante animali. Prima di questo genere in Italia, l'inchiesta portò nel 2008 - quasi due anni dopo l'episodio - a una svolta clamorosa.
L'iscrizione nel registro degli indagati del presunto responsabile della soppressione dei quattro cuccioli e al tentativo per altri cinque, salvati da una vicina. Tutti gettati in una busta di nylon in località Cerro Balestro.Adesso Marino Bernardini, 46 anni, abitante a Scarlino scalo e con una proprietà proprio in quella località, ritenuto essere la persona che aveva gettato o fatto gettare la cucciolata nel cassonetto è stato processato: 1 mese e 20 giorni la pena patteggiata (tutta convertita in una multa da 1.900 euro) tra il pm Stefano Pizza e il difensore Raffaella Serravalle di fronte al giudice Marco Mezzaluna. Era il 16 novembre 2006.Marlena se la ricorda bene quella vicenda: «Fui chiamata dall'ambulatorio veterinario del dottor Diego Pieri di Sassofortino e venni messa in contatto con una donna straniera che aveva trovato quei piccoli in un cassonetto. Mi detti da fare e seppi da quale cagna potevano essere stati partoriti. Non c'era altro modo per avere la certezza se non quello di fare il dna. Ma sapesse quanto c'è voluto per avere l'autorizzazione! Io avevo detto alla magistratura che quell'esame l'avrei fatto fare anche a spese mie, avevo anche trovato un laboratorio specializzato. Non ho saputo niente per mesi, nonostante tutte le mie insistenze». Finalmente, nel 2008, i carabinieri eseguirono il prelievo insieme al personale veterinario della Asl. «Lo lessi sul giornale, perché non ero stata avvertita - prosegue Marlena - Avrei voluto esserci. L'esame ha poi dato esito positivo, a quanto ho saputo. Comunque una volta avviato il procedimento avevo chiesto di costituirmi parte civile. Non sapevo che ci fosse stato il processo, non sono stata avvertita. Non sapevo che l'imputato ha versato 1.000 euro a titolo di donazione all'Enpa: ma non avrei accettato da lui né 1.000 né 100mila euro».Cinque dei nove cuccioli furono sistemati presso famiglie. Da una di loro, affidata a una famiglia di Cupi, fu prelevato il dna poi comparato con quello della presunta madre: «Io sostengo che il padrone di un esemplare dovrebbe depositare il dna dell'animale, da inserire in una banca dati. In caso di abbandono sarebbe semplice risalire al proprietario». E poi: «Mi ricordo che in molti avevano preso tempo quando chiesi il dna per un animale. Feci presente che anche gli animali sono esseri viventi, anche gli animali sono sottoposti a violenze. Che differenza c'è tra l'abbandonare un bambino e un animale? Certo, vedo bene la differenza. Ma è sempre un reato, no?». IL TIRRENO 16 MARZO 2010
Cuccioli nel cassonetto: condannato
GROSSETO. Gettare i cuccioli appena partoriti dalla propria cagnolina nel cassonetto dei rifiuti può costare davvero molto caro, ma soprattutto sembrano diminuite le possibilità di farla franca. Sì, perché perché l’autore del gesto può essere individuato, praticamente semza ombra di dubbio, grazie al test del Dna. Ne sa qualcosa un uomo di Scarlino Scalo, in provincia di Grosseto, Marino Bernardini, 46 anni, ritenuto l’autore del gesto o comunque la persona che ha chiesto di gettare la cucciolata nel cassonetto: ha dovuto affrontare il processo ed ha patteggiato un mese e venti giorni di reclusione, pena tutta convertita in una multa da 1.900 euro. Il punto di svolta è stata comunque la comparazione genetica tra il Dna della cagnolina di cui era padrone e uno dei cinque cuccioli di cane sopravvissuti all’abbandono nello stesso cassonetto dove altri quattro invece avevano trovato la morte. Un test voluto testardamente da Marlena Giacolini, presidente Enpa, che non si era fermata di fronte a nulla, nemmeno davanti alle perplessità manifestate dall’applicazione di tale metodica in un’indagine riguardante animali. Prima di questo genere in Italia, l’inchiesta portò nel 2008 - quasi due anni dopo l’episodio - ad una svolta clamorosa e cioè all’iscrizione nel registro degli indagati del presunto responsabile della soppressione degli animali, tutti gettati in una busta di nylon. Era il 16 novembre 2006 e Marlena se la ricorda bene quella vicenda: «Fui chiamata dall’ambulatorio veterinario del dottor Diego Pieri di Sassofortino e venni messa in contatto con una donna straniera che aveva trovato quei piccoli in un cassonetto. Mi detti da fare e seppi da quale cagnolina potevano essere stati partoriti. Non c’era altro modo per avere la certezza se non quello di fare il Dna. Ma sapesse quanto c’è voluto per avere l’autorizzazione: io avevo detto alla magistratura che quell’esame l’avrei fatto fare anche a spese mie, avevo anche trovato un laboratorio specializzato. Non ho saputo niente per mesi, nonostante tutte le mie insistenze». Finalmente, nel 2008, i carabinieri eseguirono il prelievo insieme al personale veterinario della Asl. E l’esame dette, appunto, esito positivo. MATTINO DI PADOVA 16 MARZO 2010
Altro leprotto sgozzato appeso lungo via Casette Ipotizzati riti satanici
Francesca Segato
BAONE (PD). Un altro leprotto sgozzato e appeso a testa in giù per una zampa. E’ stato ritrovato ieri in via Casette, di fianco al cancello di un’abitazione. I particolari sono gli stessi del ritrovamento avvenuto poco più di un mese fa, ad appena un chilometro di distanza, a Cà Barbaro. Si ripresenta l’ombra del satanismo sui Colli Euganei. Il leprotto era appeso ad un albero, di fianco alla casa al civico 10 di via Casette. Anche stavolta era attaccato per una zampina, nella quale era stato conficcato un gancio di ferro. La bestiola è stata sgozzata, perché sul collo era visibile un taglio. Alcune gocce di sangue sono cadute sulle foglie sottostanti, quindi il macabro gesto è stato compiuto sul posto. Però la carcassa sembrava presentare anche altre ferite, per cui non è escluso che chi ha ucciso il leprotto l’abbia trasportato lì già morto, per poi inscenare il taglio della gola. Il tutto deve essere avvenuto nella notte tra domenica e lunedì. A notare la povera bestiola sono stati, nella prima mattinata di ieri, alcuni automobilisti che percorrevano la provinciale in direzione di Monselice. La carcassa è stata posizionata in modo da essere ben visibile dalla strada. Un dettaglio che fa pensare alla bravata: chi ha commesso questa nuova crudeltà sperava di finire ancora al centro dell’attenzione. Numerose le analogie con il caso scoperto lo scorso 4 febbraio e denunciato da 100% Animalisti. Anche la vicinanza fa pensare alla stessa mano. Allora, si era avanzata la pista del satanismo: il sangue dell’animale sarebbe stato conservato. Dai rilievi della Forestale, poi, era emerso che anche una donnola avrebbe potuto uccidere il leprotto in quel modo: per cui qualcuno poteva aver semplicemente ritrovato la carcassa. Ora purtroppo sembra prendere corpo l’ipotesi che qualcuno uccida questi animali. Oltretutto, le chiacchiere raccolte allora dagli animalisti parlavano di riti satanici sul monte Cecilia. E la nuova scoperta è avvenuta proprio ai piedi del colle. «Non riesco a giudicare un’azione così, di una crudeltà inquietante e senza senso - commenta una residente -. La prima reazione è di paura, per la devianza mentale di chi compie gesti simili. Ma mi rifiuto di avere paura di questi cretini. Mi auguro che vengano scoperti e puniti». IL SECOLO XIX 16 MARZO 2010
Lascia il "quattrozampe" in auto sotto il sole per andare a pranzo in un ristorante Denunciato dalla polizia
Genova - È dovuta intervenire la polizia, domenica nella zona del Museo del Mare, per soccorrere un cane lasciato dal proprietario chiuso nell'auto per più di un'ora, al sole e con i finestrini chiusi. L'uomo, un italiano di 37 anni, è stato rintracciato mentre pranzava in un ristorante del centro e denunciato per maltrattamento di animali.
IL GIORNALE
16 MARZO 2010
VA A PRANZO E LASCIA IL CANE IN AUTO SOTTO IL SOLE
L’animale, allo stremo delle forze, è stato salvato dai poliziotti allertati da un passante
Genova - La Asl 3 sfratta la Centrale regionale di acquisto. Senza tanti complimenti, e con un’urgenza che lo stesso direttore generale Lionello Ferrando definisce immotivata. «Tutto questo - precisa lo stesso Ferrando - senza che da parte nostra si voglia contestare le legittime esigenze dell’azienda sanitaria di rientrare in possesso dei locali assegnati a suo tempo alla Centrale. Ma sono molte le ragioni - conclude il direttore generale - che suggeriscono di soprassedere per il momento alla richiesta». In difesa del mantenimento della struttura nella sua sede attuale si mobilita il consigliere regionale del Pdl, Gianni Plinio, che chiede al presidente della giunta Claudio Burlando e all’assessore Claudio Montaldo «di non far trasferire la centrale acquisti, col rischio di compromettere la sua operatività». A giudizio di Plinio, infatti, «occorre impedire un trasloco assolutamente ingiustificato che mina il funzionamento di una struttura fondamentale per ottenere risparmi nell’ambito delle gare sanitarie». Meglio sarebbe - conclude il consigliere regionale - subordinare ogni decisione in merito al dopo elezioni. Il lavoro della struttura viene sistematicamente ostruito prima lesinando il personale ed ora facendone sgomberare la sede: sembrerebbe che a qualcuno non piaccia la Centrale acquisti e neppure la sua utile funzione».
VIRGILIO NOTIZIE
16 MARZO 2010
Animali/ Nas Torino denunciano 7 persone per maltrattamenti
Un toro ferito, non curato, trasportato in camion per 15 ore
Il Nas dei carabinieri di Torino ha denunciato sette persone per maltrattamento di animali. I fatti sono relativi ad un toro di tre anni proveniente da un'azienda di Pesaro e chiamato Paco. Durante una ispezione dei Nas ad un macello della Provincia di Vercelli, il toro era apparso subito terribilmente sofferente. L'animale era affetto da una vecchia ferita lacero contusa ancora aperta e purulenta all'arto anteriore sinistro, tanto da non reggersi in piedi mentre dal muso gravemente ferito perdeva copiosamente sangue. Andando a ricostruire le vicende della povera bestia i militari hanno scoperto che, già da oltre una settimana, si era ferita al pascolo brado e non era stata curata perché destinata al macello. Paco era stato quindi caricato su un camion assieme a tanti altri animali, da una prima ditta di autotrasporti e, facendo tappa a Rimini, Bologna, Brescia da una seconda ed una terza azienda per trasporto bestiame. Benché non si reggesse in piedi aveva affrontato un calvario di quindici ore di viaggio, sino ad un macello nel vercellese senza che nessuno si preoccupasse della cosa. Durante il percorso, non riuscendo a reggersi per la ferita all'arto, era andato a sbattere col muso sulle sponde del camion, così da perdere copiosamente sangue ed arrivare stremato e quasi dissanguato all'appuntamento col proprio capolinea, dove avrebbe avuto il diritto di giungere in buone condizioni.
ADN KRNOS
16 MARZO 2010
Torino, non curano toro ferito perchè destinato al macello: 7 denunce
Torino - (Adnkronos) - Leso a una zampa lo hanno costretto a un doloroso viaggio di 15 ore attraverso l'Italia ma al loro arrivo alla ditta di macellazione hanno trovato i carabinieri
Torino - Hanno deciso di non curare un toro che si era ferito ad una zampa perche' dopo pochi giorni sarebbe stato macellato e lo hanno costretto a un doloroso viaggio di 15 ore attraverso l'Italia. Al loro arrivo alla ditta di macellazione, nel vercellese, hanno pero' trovato i carabinieri del Nas che, scoperta la vicenda, hanno denunciato 7 persone per maltrattamento di animali. Paco, questo il nome del toro, si era ferito ad una zampa mentre pascolava nei prati nell' azienda del pesarese dove era nato e cresciuto i proprietari, pero', non lo hanno curato dal momento che l' animale era destinato al macello. Lo hanno caricato su un camion che lo ha portato fino a Rimini, poi il suo viaggio e' proseguito fino a Bologna, poi a Brescia e infine in provincia di Vercelli. Un viaggio di 15 ore durante le quali la zampa ferita ha continuato a peggiorare fino a cedere tanto che l'animale ha sbattuto violentemente il muso ed e' arrivato a destinazione con una grave perdita di sangue. Al suo arrivo erano presenti i carabinieri del Nas impegnati in un' ispezione di routine che hanno ricostruito la triste storia di Paco e hanno denunciato i titolari dell' azienda agricola, le ditte di autotrasporti che avevano portato l' animale a destinazione e i proprietari del macello.
LEGGO
16 MARZO 2010
SVENTA STUPRO NEL PARCO:
GIUDICE ELOGIA CANE-EROE ![]()
Ha assistito ad un tentato stupro ed è subito intervenuto per salvare la donna aggredita. Protagonista, non un eroe urbano qualsiasi, ma un rottweiler di due anni, di nome Jake. Mentre era al parco con la sua padrona 49enne, Liz Maxted-Bluck, Jake ha sentito un urlo da un cespuglio vicino. Precipitatosi subito sul posto, ha visto un 18enne, Esmahil Adhami, che molestava e cercava di violentare una ragazza poco più che ventenne: gli è saltato addosso facendolo fuggire ed è poi rimasto al fianco della vittima, a fare 'la guardia' fino all'arrivo della polizia. Un gesto da vero eroe, che gli ha portato un elogio da parte del giudice Cristopher Hodson, del tribunale di Warwick, vicino Coventry (Gran Bretagna): "Non c'è il minimo dubbio che, se non fosse arrivato questo cane, sarebbe successo qualcosa di brutto a quella donna", ha detto il giudice, che ha condannato Adhami, iraniano immigrato clandestinamente nel Regno Unito, a quattro anni di prigione. "Jake è stato incredibile, ha salvato quella donna - ha detto Liz, la padrona del rottweiler, al Coventry Telegraph - quando ha sentito l'urlo ha subito capito che qualcuno era in pericolo".
NUOVO SOLDO
16 MARZO 2010
Per una Pasqua senza l’Agnello
di Riccardo Tronci (tratto da www.beppegrillo.it)
Sgozzare migliaia di cuccioli per mangiarli? Si può, per Pasqua!
“L’idea è quella di mobilitare più blogger e persone possibile. Segnalate la vostra adesione qui affinchè la tradizione della Pasqua cessi di esistere come tradizionale massacro degli agnelli. Tutti hanno poche settimane di vita. Non c’è molto da scrivere, evito di dire come vengono trasportati, trattati. A me, personalmente, anche se non fossi vegetariano, basterebbero tre parole: “E’ un cucciolo”. Lancio una sfida a tutti i cuochi e a tutte le cuoche: ve la sentite di proporre un vostro menù vegetariano per Pasqua? Se sì, speditelo alla mia mail: [email protected]“.Inutile aggiungere che il nostro giornale aderisce entusiasticamente, per una Pasqua senza Agnellini sulle nostre tavole.Grazie ad Oipa, Peta, a tutti gli amici animalisti che si prodigano per questa ed altre cause e a tutte le persone sensibili e di buon senso. (S.I.)
VIDEO
http://nuovosoldo.wordpress.com/2010/03/16/per-una-pasqua-senza-lagnello/
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
16 MARZO 2010
Appena sette giorni fa il ritrovamento di bovini sotterrati nella pineta
E la spiaggia diventa cimitero di bufali
Castel Volturno, la Forestale rinviene carcasse abbandonate sull'arenile in stato di decomposizione
CASERTA - Ancora carcasse di bufali maschi «smaltite» come capita, in spregio a qualunque regola. Stavolta addirittura disseminate in spiaggia, a Castel Volturno in provincia di Caserta. Il martoriato litorale diventa persino cimitero degli animali. Il Corpo forestale ha individuato carcasse di bovini smaltite illecitamente dagli allevatori. Sull'arenile giacciono macabri corpi di animali in avanzato stato di decomposizione: è possibile che siano stati gettati nei regi lagni e trasportati dall'acqua sulle coste casertane.
IN PINETA - Una scopertache fa il paio con i bufali morti e «sepolti» nel laghetto della pineta: una mandria di 57 maschi, uccisi e abbandonati in pineta, rintracciati dal personale dell'Asl. Anche in quel caso un vero e proprio cimitero di bufalotti, tutti di sesso maschile, scoperto nei giorni scorsi dalla Guardia di finanza. Una mattanza che si ripete ogni anno. Inoltre, c'è un dato significativo: gli allevatori registrano la nascita di un gran numero di esemplari femminili. Pochissimi, invece, i maschi, nonostante le tecniche per la predeterminazione del sesso del nascituro non risultino ancora in uso negli allevamenti.
VIDEO
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/caserta/notizie/cronaca/2010/16-marzo-2010/spiaggia-diventa-cimitero-bufali-1602666127436.shtml
LA SICILIA TRAPANI
16 MARZO 2010
Due arresti della volante
Prima rubano un'auto e poi animali da un ovile
Trapani - Rubano un'auto e le utilizzano per portare via da un ovile alcuni animali, ma nei pressi del Pala Boowling vengono fermati dalla polizia.
È successo la scorsa notte. a finire in manette sono stati due soggetti, un pregiudicato, Giuseppe Arini, 34 anni e un incensurato, Camillo Panfaloni, per furto aggravato e possesso ingiustificato di arma da taglio. Attorno all'1,25 agenti di una Volante notavano una Fiat Uno ferma con due persone a bordo. Questi alla vista dei poliziotti cercavano di allontanarsi, abbandonando il mezzo, a piedi per i campi circostanti, ma venivano lo stesso raggiunti e fermati, anche perchè nel frattempo nella zona veniva fatte arrivare altre auto di pattuglia. I poliziotti accertavano così che la Fiat Uno era stata rubata a Casa Santa, e che poi i due usando la vettura avevano raggiunto la frazione di Xitta dove avevano messo a segno l'abigeato. Perquisiti addosso veniva loro trovato due coltelli, ambedue sequestrati, mentre auto e animali sono stati restituiti ai legittimi proprietari. Ieri mattina i due arrestati sono comparsi dinanzi al giudice per il processo per direttissima, il giudice ha deciso di convalidare il fermo e rinviare il dibattimento per il prossimo 25 marzo. Nel frattempo lo stesso giudice ha disposto per Arini gli arresti domiciliari e per Panfaloni l'obbligo di firma alla polizia giudiziaria.
CORRIERE DELLA SERA
16 MARZO 2010
Sono usati per la ricerca di ordigni ma anche per operazioni di perlustrazione
Negli eserciti anche i cani diventano parà
Sempre più diffuso l'impiego di soldati a quattro zampe: dal Vietnam a Israele, sono loro la prima linea militare
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WASHINGTON – I cani parà. Usati per la prima volta dalle Special Forces americane, oggi sono “in servizio” con diversi paesi della Nato. I commandos inglesi del Sas – Special Air Service –, gli austriaci (nella foto) e i norvegesi hanno creato team che prevedono il lancio, in coppia, dell’animale e del suo controllore.
NON SOLO ANTI-MINE - I cani vengono usati non solo nelle tipiche missioni anti-bomba – spesso sono più efficaci delle “macchine” – ma anche nei combattimenti in centri urbani. L’Iraq e l’Afghanistan sono diventati il loro campo di battaglia. Gli animali, a volte, sono dotati di piccole videocamere e vengono mandati in esplorazione all’interno di edifici o in zone abitate dove si sospetta possano essere in agguato dei militanti. Molto utili anche nelle ricognizioni dentro i tunnel e bunker costruiti da formazioni armate.
DAL VIETNAM A ISRAELE - Impiegati estesamente duramente il conflitto in Vietnam, i cani da guerra sono entrati a far parte dell’arsenale di molti eserciti. Gli israeliani, ad esempio, hanno una speciale unità che ha partecipato ad operazioni anti-terrorismo e alle campagne in Libano. Missioni durante le quali hanno perso molti animali, poi sepolti in un cimitero a loro dedicato vicino a Tel Aviv.
VIRGILIO NOTIZIE
16 MARZO 2010
Norvegia/ Ad esercitazione militare protagonisti i cani-parà
Pastori belgi lanciati con addestratori da 10mila metri altezza
Roma - Pastori belgi, assegnati alle truppe speciali dell'esercito austriaco, stanno prendendo parte all'operazione militare "Cold response", una delle più importanti manovre militari europee, in corso a Norvik, in Norvegia. Gli animali, con un fiuto speciale per gli esplosivi, sono stati impegnati, assieme ai loro addestratori, nei lanci con paracadute a diecimila metri di altezza. "Non hanno problemi a gettarsi nel vuoto assieme a noi", spiega uno degli addestratori al quotidiano britannico Telegraph, "I cani riescono a rimanere più freddi di tante reclute che ci sono passate davanti", ha sottolineato il militare. "I cani non percepiscono la differenza di altezza come gli uomini e così non si spaventano. La cosa che li infastidisce di più è il rumore assordante del motore dell'aereo". All'esercitazione militare multinazionale "Cold response" partecipano forze speciali di terra, aria e mare di 14 Paesi.
ANMVI OGGI
16 MARZO 2010
CIRCHI SENZA ANIMALI, AGEVOLAZIONI NELLA LEGGE QUADRO
La Commissione Cultura della Camera, accogliendo la proposta della Presidente On Valentina Aprea, ha adottato un testo base per la Legge Quadro per lo spettacolo dal vivo. Il testo è il frutto dei lavori di un Comitato ristretto che ha esaminato 11 proposte di legge concorrenti ed elaborato un testo unificato. L'intesa raggiunta dai parlamentari di tutti gli schieramenti potrebbe aprire la strada per il trasferimento dell'iter dalla sede referente alla sede legislativa, accelerandone così l'adozione. Si tratta di una materia che attendeva da sessanta anni l'intervento organico del legislatore, essendo sempre stata disciplinata in passato attraverso circolari o decreti adottai dai vari ministri competenti, senza che fosse previsto un disegno legislativo riformatore unitario.La Legge quadro riconosce "agevolazioni fiscali in favore delle compagnie e delle attività circensi che non prevedono la presenza, l'utilizzo e l'esibizione di animali, nonché per favorire la trasformazione dei circhi con animali in circhi senza animali".
LA NAZIONE
16 MARZO 2010
Circo Victor Dopo il sequestro è battaglia legale
La Cassazione ha annullato l’ordinanza del sequestro. Federfauna: «La parola passa ora al tribunale di Pistoia che dovrà riesaminare il caso»
Montecatini (PT) - Torna d’attualità il caso del circo Victor che la scorsa estate, il 4 agosto, durante la sosta a Montecatini nei pressi del palaterme, fu protagonista del blitz della Forestale che sequestrò gli animali, la gran parte esotici, che venivano utilizzati per gli spettacoli con l’ipotesi di reato di maltrattamento. Un blitz arrivato dopo le svariate proteste delle associazioni animaliste che avevano più volte sostenuto la realtà dei maltrattamenti.A ricostruire la battaglia legale del titolare del circo Victor — che non si è rassegnato al sequestro — è ora Federfauna, associazione che raggruppa proprietari di animali, titolari di circhi e allevatori. «Vittorio Calvaruso — dice l’associazione — si era opposto ed aveva presentato ricorso, ma il Tribunale del riesame, con un’ordinanza emessa il 19 giugno, pur annullando i sequestri di tutti gli oggetti e gli altri animali per mancanza del fumus del reato ipotizzato, aveva mantenuto il sequestro dei volatili “ritenendo che gli stessi subissero maltrattamenti”».«Ma Calvaruso — fa notare Federfauna — non si è arreso ancora ed ha presentato ricorso in Cassazione ottenendo, almeno per il momento, giustizia. La Suprema Corte, infatti, con sentenza del 12 gennaio 2010 ha annullato l’ordinanza impugnata e riinviato il tutto al tribunale di Pistoia». «Nei “motivi della decisione” — prosegue ferdefauna — si legge che per quanto riguarda i “comportamenti inidonei.. consistiti nella insufficienza delle gabbie di detenzione dei volatili, si tratta.. di una motivazione meramente apparente perche’ da essa semmai si dovrebbe ricavare proprio l’insussistenza del fumus del reato contestato...” e nello “svolgimento del processo” che: “del resto è illogico pensare che l’indagato trattasse in modo differenziato gli animali che sono la fonte del suo sostentamento”. La parola quindi torna ora al Tribunale di Pistoia». «Non tutti sanno — dice ancora Federfauna — che durante le operazioni al Victor Show stava per essere sequestrata anche una piovra finta (ritenuta vera)».
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
16 MARZO 2010
Animalisti nudi in piazza, «SOS» contro la corrida
LA PROTESTA. Dopo che il governo l'ha dichiarata «evento culturale»
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A Madrid si è svolta una protesta contro la corrida. Numerosi animalisti si sono spogliati completamente e, rimanendo nudi, hanno difeso i tori dal macabro spettacolo in cui devono immancabilmente soccombere. L'obiettivo è quello di abolire questo «gioco sanguinario» che in Spagna riempie le arene di tutto il paese. I manifestanti combattono contro la recente dichiarazione del governo che descrive la corrida come «evento di interesse culturale». Nessun legame, invece, con il mondo intellettuale secondo gli ambientalisti ma solo una macabra passione da cancellare e dimenticare.
In Spagna ha iniziato il suo lungo e difficile viaggio la legge che decreterà la cessazione di questa violenta attività e le testimonianze di personalità famose, a sostegno della proposta, si sono moltiplicate negli ultimi giorni. La scrittrice Espido Freire, ha paragonato «la catarsi dei tori» agli episodi in cui «due ragazze attaccano un'altra per picchiarla e filmano la scena con un cellulare». Il fisico Jorge Wagesberg, ha manifestato con coltelli da torero e banderillas: «Non fanno male? Certo che fanno male» ha detto spiegando dettagliatamente l'effetto delle lame quando penetrano nella carne e nei muscoli e simulando la stoccata finale che arriva al cuore e ai polmoni facendo morire il toro soffocato dal proprio sangue. Gli animalisti, completamente nudi, si sono disposti per formare un grande S.O.S. un vero messaggio di aiuto lanciato metaforicamente dai tori. Inoltre si sono cosparsi di finto sangue e di false lacerazioni per sensibilizzare riguardo le ferite che gli animali subiscono in ogni singola corrida. IL GIORNALE 16 MARZO 2010
TROVATO PITONE IN GIARDINO
Milano - Un pitone reale lungo circa un metro è stato trovato ieri pomeriggio in un giardino privato nelle vicinanze di piazzale Gambara da due passanti che con coraggio lo hanno preso, messo in una scatola e consegnato ai veterinari dell’Ente nazionale per la protezione degli animali. L’Enpa ricorda che le case milanesi sono piene di animali esotici e infatti non è ancora chiaro se il rettile sia stato abbandonato o se sia fuggito da una teca incustodita.
IL TEMPO
16 MARZO 2010
L'identikit dei proprietari romani «fuori di testa»
Cani e gatti sull'orlo di una crisi di nervi per colpa dei padroni
AberrazioniQuando il quadrupede diventa un surrogato di affetti che mancano, sono guai
Non sarà proprio come tra il servo e il padrone di hegeliana memoria ma girano nella Capitale sempre più coppie di umani e quadrupedi nelle quali risulta difficile capire chi è l'umano e chi è il quadrupede. Sono cani e gatti vezzeggiati, spupazzati e idolatrati come «surrogati» d'amore da padroni che compensano, così, croniche carenze affettive. È la conclusione a cui è arrivato il dottor Federico Coccìa, medico veterinario e direttore sanitario la clinica veterinaria Vigna Clara Roma Nord (clientela della medio-alto borghesia proveniente da tutta Italia). Chi è il proprietario tipico romano? «Single, separato, vedove, anziani che vivono soli praticamente le persone che hanno bisogno di compagnia. E dunque: chi meglio del cane e del gatto? L'anziano che ha un animale in casa, di fatto, ha la giornata impegnata. E meno male che c'è l'amico a quattro zampe: la nostra società tende a mettere da parte i vecchi. Si tratta di una società di mutuo soccorso: le passeggiatine quotidiane servono agli anziani e anche ai cani. Sono benefici bilaterali». Poi ci sono i single.. «Single di professione cioè donne e uomini che non vogliono un'altra persona in casa, non vogliono che nessuno gli dica che cosa devono fare, non ammettono imposizioni. Il cane è un amico comodo». Così egosti? «Il cane è strumentale. Ad esempio ti fa rimorchiare al parco le femminucce o i maschiucci» E i separati? «Le mamme separate con bambini prendono un cane per rimpiazzare il coniuge che è andato via. A volte anche il papà acquista il cane. Oppure succede che quando i figli vanno dall'altro genitori anche il cane viene sballottato con loro». Parliamo di aberrazioni quotidiane.. «Succedono quando per troppo amore si arriva a umanizzare il cane e il gatto. E allora il cane che dorme nel letto del padrone sotto al piumino che è inutile perché lui ha il suo pelo e poi ha la sua cuccia. Il cane (o gatto) che mangia nello stesso piatto del padrone: sono casi limite ma esistono. Quando il cane perde la caninità e il gatto la felinità significa che non abbiamo più rispetto del cane e del gatto. Ho visto cani mascherati a Carnevale, addirittura con le unghie smaltate: è intollerabile». La sovralimentazione? «Un altro aspetto di questa umanizzazione. La maggior parte dei cani sono obesi come i bambini. I padroni li fanno mangiare troppo per affetto: oltre a quello che devono mangiare ci sono i contentini. Che danno problemi di cuore, artrosi, insufficienze epatiche e renali. Rimpinzare il proprio cane significa accorciargli la vita». Cosa non si fa per loro.. Anche i sacrifici? «Ci sono quelli che non vanno in vacanza perché non sanno dove mettere i propri animali. Altre persone che sono economicamente fragili e rinunciano a molto della loro vita per far vivere dignitosamente cane e gatto. Una volta all'anno l'Associazione nazionale medici veterinai italiani offre la stagione della prevenzione che prevede visite gratis» E la fiera della vanità? «Cani con la pellicica vera, cioé cappottini di animale, collari di swarosky, sì appunto vanitoserie del padrone, poi cucce leopardate, poltroncine coi tessuti più trendy... È meglio una vacanza tutt'insieme! Il cane è un animale da branco che ha bisogno di convivere con il proprio branco che in questo caso siamo noi, la sua famiglia». Il momento del lutto, deve essere tremendo? «Quando muore il cane è una tragedia familiare come la fine di un congiunto. Ci sono cimiteri privati dove si può seppellire l'amato con foto e lapide. Ultimamente va di moda la cremazione. Le ceneri del cane (e del gatto) si fanno cremare e poi si mettono in salotto».
LA NUOVA ECOLOGIA
16 MARZO 2010
Stretta Ue sugli animali clonati
«Doppia stretta per il consumo»
Gli stati membri hanno deciso che servirà un'autorizzazione preventiva anche per carne e latte provenienti da animali clonati fino alla prima generazione della loro discendenza. Ora manca il via dell'Europarlamento
L'Europa mette una doppia chiave di sicurezza - ossia una più ampia autorizzazione - all'eventuale messa in commercio in Europa di quello che contrari e detrattori chiamano il cibo di 'Frankenstein': carne e latte provenienti da animali clonati fino alla prima generazione della loro discendenza. Già ora la normativa europea prevede che i prodotti derivati dalla pecora Dolly - il primo animale clonato nel lontano 1996 - devono essere sottoposti ad una autorizzazione preventiva in caso di vendita sul mercato comunitario. Ieri gli Stati membri hanno deciso di imporre una ulteriore autorizzazione per gli alimenti provenienti dalla prima generazione della discendenza di animali clonati. Il documento di intesa dei 27 Stati membri passa ora all'esame del Parlamento europeo che, non vi è dubbio, si prepara a dare battaglia.Già dal 2008, i deputati europei avevano posto un netto rifiuto all'utilizzo commerciale di qualsiasi, figlio, nipote o pronipote della pecora Dolly votando a grandissima maggioranza una risoluzione in favore del blocco della clonazione animale e contro la vendita e l'importazione di carni, latte e derivati prodotti da animali clonati e dalla loro progenie. E questo nonostante l'Efsa avesse affermato "che non esistono differenze tra animali clonati sani e quelli di animali riprodotti in maniera naturale o artificiale", mentre invece veniva rilevata una maggiore incidenza di malattie tra gli animali clonati. Negli Usa, dopo il via libera della Food and Drug Administration, prodotti ottenuti da cloni o dalla loro discendenza possono già essere messi sul mercato.Il sistema statunitense tuttavia, prevede una compensazione finanziaria per chi possiede degli animali clonati e non le introduce nella catena alimentare. L'intesa raggiunta ieri dal Consiglio Ue riguarda, più in generale, le procedure di autorizzazione per i nuovi cibi o ingredienti alimentari: tra questi, anche vitamine o sostanze minerali derivate, ad esempio da alghe, che possono essere benefiche alla salute ma che fino ad oggi non erano presenti sul mercato europeo. Nella posizione comune raggiunta dai 27 si dà anche la possibilità alle imprese alimentari che sviluppano alimenti veramente innovanti - su base scientifica - di beneficiare di un'esclusività sul mercato per un periodo di cinque anni. La parola è ora al Parlamento europeo.
TRENTINO 16 MARZO 2010
Il perfetto scrittore vegetariano
Vegetariani di tutti il mondo unitevi! Safran Foer sposa senza se e senza ma un mangiare politicamente corretto e lo fa con un’analisi serrata del mangiare industriale e degli allevamenti intensivi. La frase chiave è quella usata in parte nel titolo, se niente importa, non c’è niente da salvare: nel senso che ci sono cose di fronte alle quali non si può cedere. Nello specifico, è un sopravvissuto alla Shoah che nella sua deportazione, pur in preda alla fame peggiore, rifiutò di mangiare carne di maiale in quanto non ammessa nella religione ebraica. Lo stesso succede a Foer e la molla definitiva scatta al momento in cui diventa padre: perchè educare il nuovo nato a mangiare carne di animali? “Che io sieda alla tavola globale, con la mia famiglia o con la mia coscienza l’allevamento industriale per quanto mi riguarda - scrive Foer - non appare solo irragionevole. Accettarlo mi sembrerebbe inumano. Accettarlo, nutrire la mia famiglia con il cibo che produce, sostenerlo con i miei soldi, mi renderebbe meno me stesso”. Foer racconta nel suo libro (un’indagine durata 3 anni) la catena produttiva che porta la carne in tavola: un lungo processo infarcito delle peggiori schifezze sia a livello di allevamento degli animali sia del loro nutrimento, compresi i vari farmaci. Senza dimenticare che, almeno negli Usa, il 99% della carne consumata proviene da allevamenti intensivi. “Per quanto oscuriamo o ignoriamo questo fatto - scrive ancora - sappiamo che l’allevamento intensivo è inumano nel senso più profondo del termine”. JONATHAN SAFRAN FOER Se niente importa Guanda, euro 18,00
TISCALI
16 MARZO 2010
Mike Tyson, meglio in tv con i suoi piccioni che sul ring
Un tempo, quando non aveva rivali sul ring, tutti lo chiamavano "Iron Mike" ovvero "Mike di ferro". Oggi è diventato per i media "The Bird Man" ovvero l'Uomo uccello. La svolta animalista di Mike Tyson è dovuta al suo esordio nella televisione americana come protagonista di un nuovo reality show sui piccioni. Come recita la pubblicità del programma di Animal Planet, l'ex campione dei pesi massimi di pugilato introdurrà il pubblico "nel mondo magico e affascinante delle gare di velocità tra piccioni".
La passione di Mike per i piccioni - Tyson ha accettato con entusiasmo l'inedito ruolo. In una intervista al New York Post l'ex pugile ha dichiarato: "Forse ho smesso di combattere, ma non ho mai smesso di ammirare gli uccelli in volo. Sono il mio primo amore ". Tyson è sempre stato un grande appassionato di piccioni e da anni ha un allevamento. "Sono fiero di poter rappresentare questi splendidi animali e spiegare a tutti perché molte persone li ammirano tanto".
Le gare tra gli uccelli - Secondo quanto riportano i giornali statunitensi, il programma si chiamerà Take On Tyson. Mike e i suoi piccioni dovranno sfidare i migliori allevatori di New York nelle classiche "bird racing" ovvero gare di velocità tra uccelli. Le riprese del reality inizieranno la settimana prossima ma verranno trasmesse in primavera.
BIG HUNTER
16 MARZO 2010
Foggia, in arrivo un nuovo regolamento per la caccia al cinghiale
L'assessorato provinciale alle Politiche Agricole (con delega alle attività di caccia e di pesca) intende affrontare e regolamentare la caccia al cinghiale, pratica largamente diffusa soprattutto nelle aree del Subappennino Dauno. Ad annunciarlo è l'assessore provinciale Savino Santarella, per il quale "il successo ottenuto dal corso destinato alla formazione dei ‘cacciatori selecontrollori' dimostra quanto sia strategico puntare ad una regolamentazione delle attività venatorie sul territorio di Capitanata".
Per affrontare adeguatamente la materia, aggiunge Santarella, "è necessario tenere in considerazione da un lato le esigenze dei cacciatori e dall'altro avere come saldo punto di riferimento la tutela e la salvaguardia ambientale del nostro ecosistema. Questo intervento si rende opportuno anche al fine di inserire questa attività all'interno di una cornice regolamentare che consenta l'esercizio sereno e lineare dell'attività venatoria". A questo proposito nei prossimi giorni l'assessorato provinciale alle Politiche Agricole provvederà all'elaborazione di una bozza di regolamento da sottoporre in via preliminare alla condivisione delle associazioni venatorie e successivamente all'assemblea consiliare per la definitiva approvazione.
BIG HUNTER
16 MARZO 2010
Enpa: nessuna emergenza cinghiali, cacciatori incompatibili con l'ambiente
L'assessore regionale in Liguria Carlo Ruggeri in questi giorni si è espresso sulla necessità di procedere con interventi di selezione dei cinghiali anche nella riserva regionale dell'Adelasia. Affermazione che è stata duramente contestata, manco a dirlo, dagli animalisti dell'Enpa, che per l'occasione hanno invitato l'assessore a farsi un giro nei boschi dell’Adelasia, “dove – si legge nella nota dell'Enpa - potrà verificare l’assurdità di quanto dice e di quanto sostengono i cacciatori valbormidesi, che parlano di amore per l’ambiente ma non a casa loro”.Ma l'Enpa, che accusa l'assessore di volersi ingraziare i cacciatori in vista delle regionali, nega addirittura l'esistenza del problema e se la prende, al solito, con la caccia: “non c’è nessuna emergenza cinghiali, o caprioli, nell’area parco, dove gli ungulati sono presenti da decine d’anni in perfetto equilibrio con l’ambiente, costituito soltanto da boschi e radure non coltivati e quindi senza alcuna incompatibilità; incompatibili sarebbero invece i cacciatori, che con i loro cani e le loro battute, soprattutto quelle condotte in stagione di riproduzione e cova, avrebbero un impatto negativo sulla preziosa fauna selvatica presente e che il parco dovrebbe tutelare; e che invece dovrebbero accontentarsi di cacciare ai confini dell’area protetta”. Per nulla preoccupati di risultare ripetitivi, gli animalisti suggeriscono a Ruggeri anche di andarsi a vedere "i recenti sondaggi commissionati dall’ENPA e dalle altre associazioni animaliste, secondo cui il 79% degli italiani è contro la caccia ed oltre il 40% degli elettori dei due principali par titi è disposto, alle prossime elezioni, a cambiare partito o non votare candidati succubi delle lobby venatorie". A confermare che l'unica verità che hanno in mano è questa, un sondaggio dalle risposte preconfezionate.
CORRIERE DELLA SERA
16 MARZO 2010
Indonesia, foreste incendiate o depredate per la produzione di olio di palma
L'orfanotrofio dei piccoli orango sfuggiti ai bracconieri e al mercato nero
Ottanta speciali baby sitter si prendono cura dei cuccioli rimasti senza le madri, uccise dai cacciatori o dai roghi
GIORGIA ROZZA
MILANO- Sono ottanta baby sitter un po' speciali quelle che si muovono 24 ore su 24 nel centro di riabilitazione di Nyaru Menteng, in Indonesia, nel cuore di un Borneo sempre più violato dalla deforestazione. Al collo, queste ragazze Dayaks, un'etnia locale, non hanno bambini ma neonati di orango orfani. Su più turni, stanno con loro giorno e notte, proprio come farebbe la madre in natura. Gli dormono al fianco, giocano con loro e li nutrono. Siamo a 28 chilometri dalla città di Palangka Raya, nel cuore del Central Kalimantan, all'interno del Nyaru Menteng Arboretum, una riserva di 62 ettari voluta nel 1988 dall'Ufficio regionale del ministero delle foreste.
DALLA DANIMARCA AL BORNEO - L'anima di questo progetto, il più grande centro di riabilitazione di oranghi nel mondo, è Lone Droscher Nielsen, una bella quanto determinata signora danese che dal 1999 è impegnata a rallentare l'estinzione di questi primati che con noi condividono il 97 per cento del patrimonio genetico. Datate 2005 e riportate dall'Unep, l'agenzia per l'ambiente dell'Onu, le stime sull'entità della popolazione mondiale di orango sono a tinte fosche: in Borneo resistevano in quell'anno da 45mila a 69mila esemplari di orango, a Sumatra solo 7.300. Ma le cifre del 2005 non rispecchiano certo la realtà attuale, assai più drammatica.
SEICENTO IN SALVO - Nyaru Menteng ora ospita circa 600 esemplari di orango e comprende una clinica veterinaria, la nursery, l'area per la quarantena, i grandi recinti per la fase di socializzazione e, a otto chilometri, tre isolotti sul fiume Rungan dove sorge una vera e propria "scuola della foresta" che insegna agli oranghi cresciuti a cavarsela da soli prima della definitiva reintroduzione in natura, in posti segreti.
COLPA DELL'OLIO - La distruzione dell'habitat è la principale minaccia alla sopravvivenza dei più grandi mammiferi arboricoli della terra. Con un'area di foresta pari a cinque campi di calcio perduta ogni minuto, il tasso di deforestazione indonesiano è il più veloce al mondo. Responsabile non è solo l'industria del legname; negli ultimi anni la principale causa di distruzione della giungla è diventata la palma da olio. Come afferma Greenpeace, i 600 mila ettari di piantagioni del 1985 erano decuplicati nel 2007 e il processo non si arresta. La produzione della vischiosa sostanza ricavata dalla palma di origine africana è in crescita perché, oltre a essere un ingrediente base della quasi totalità dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermercati, dalla maionese ai rossetti ai biscotti, è un ingrediente fondamentale dei biocarburanti, promettente business «ambientalista» dell'immediato futuro.
UN TRAFFICO ILLEGALE - Gli oranghi muoiono negli incendi che fanno piazza pulita del sottobosco dopo il taglio degli alberi. Quelli che riescono a fuggire cercano scampo e cibo ai margini delle piantagioni, dove vengono spesso uccisi a fucilate. Se sono madri con i piccoli, i cacciatori di frodo mirano all'adulto e strappano il neonato dalle sue braccia per immetterlo sul mercato degli animali da compagnia. Per la loro andatura traballante e i grandi occhi sgranati di bambino, i cuccioli «pel di carota» sono pregiati prodotti di un traffico illegale i cui destinatari sono miliardari locali senza scrupoli che li utilizzano come zimbelli per eccentriche serate insegnandogli a fumare e a mangiare caramelle.
L'IDEA DI WILLY SMITS - Nyaru Menteng è solo uno dei progetti posti sotto il cappello della Borneo Orangutan Foundation Survival, fondata dall'ingegnere forestale olandese Willy Smits nel 1991 dopo l'incontro con Uce, una piccola di orango sequestrata a un commerciante. In quell'anno Smits aprì nell’East Kalimantan, sempre nel Borneo, il centro di riabilitazione per orfani di Wanariset, rifugio gemello di Nyaru Menteng dove, però, gli oranghi ospitati sono solo duecento. Ma Wanariset è circondato da un sogno che ogni giorno diventa realtà un poco di più: Samboja Lestari, l'immane progetto di riforestazione della BOS.
LA FORESTA RINASCE - Sugli attuali 16 milioni di metri quadrati di Samboja Lestari, dove fino al 2001 c’erano solo silenzio, terra bruciata e desolazione, Smits ha seminato la vita. Alle latitudini indonesiane le piante crescono in fretta e la foresta sta già iniziando a gettare ombra sulla terra riarsa e a ospitare insetti, uccelli e altre specie animali. Il patrimonio di biodiversità sta velocemente risollevando il suo fragile ma ostinato capo. Al giugno 2007, un totale di 500.000 nuovi alberi erano stati piantati su 1084 ettari ma un altro milione affonderà nei prossimi anni le sue radici nella terra per ora ancora nuda. Gli oranghi qui sono al sicuro. Ma, fuori, il rumore delle ruspe è sempre più forte.
FOTO
http://www.corriere.it/animali/10_marzo_16/orfanotrofio-orango-orfani-volontari-deforestazione-olio-palma_6d6d5426-3107-11df-bc31-00144f02aabe.shtml
LA STAMPA
16 MARZO 2010
Gb. 500 specie di piante e animali scomparse per colpa dell'uomo Negli ultimi duecento anni, ma quasi tutte dopo fine ottocento
Roma - Circa 500 specie di piante o di animali sono scomparse in grand Bretagna negli ultimi duecento anni, e questo per colpa dell'iniziativa umana. L'Independent pubblica oggi i risultati di quello che definisce il più ampio studio sulla flora e la fauna locali in Gran bretagna. Tra le specie scomparse, dice il giornale, ce ne sono anche quattro che non esistendo in alcun altro luogo del mondo possono essere considerate totalmente estinte: la "great auk", un uccello marino simile a un pinguino, l'anemone di mare di Ivell, il muschio di Moss e la cineraria di York. lo studio in dettaglio indica 492 specie scomparse e, cosa significativa, mostra come di queste solo 12 si siano estinte prima della fine dell'Ottocento. Secondo gli studiosi, che considerano un arco temporale di oltre 2000 anni, i "tassi di estinzione, oggi, sono 1000 volte più alti che in passato". Lo studio tuttavia indica anche come opportune misure possano essere prese per contrastare questo altrimenti inarrestabile declino. A scienziati, ecologisti e politici il compito - dice lo studio - di fermare il disastro. Volendo, dice il doottor Tom Tew, tra i compilatori della ricerca, si può ancora salvare il salvabile. Gli esempi ci sono. Il nibbio rosso, ad esempio, quasi virtualmente scomparso dal 700 è stato lentamente reintrodotto nel paesaggio faunsitico britannico e lo stesso di può dire di altre specie.
LA STAMPA
16 MARZO 2010
In pericolo farfalle, coleotteri e libellule
L'Ue lancia l'allarme estinzione per molte specie di questi piccoli animali.
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Scatta l'allarme per molte specie europee di farfalle, coleotteri e libellule. A lanciarlo è l'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) che, in un documento commissionato dall'esecutivo comunitario, rileva che l'attività umana e i cambiamenti climatici stanno avendo un forte impatto sugli ecosistemi di questi animali, con una seria minaccia di estinzione per il 9% delle farfalle, l'11% degli scarabei e il 14% delle libellule.
“Quando si parla di specie a rischio – ha detto Jane Smart, direttore dello Iucn –, la gente tende a pensare a creature più grandi, come il panda o la tigre. Non dobbiamo però dimenticarci che i piccoli animali sono altrettanto importanti per il nostro pianeta e hanno bisogno di urgenti azioni per salvaguardali”. I più recenti studi rivelano che la popolazione di circa un terzo delle 435 specie di farfalle europee è in declino e che 43 sono già in via d'estinzione. In grave pericolo, ad esempio, la Cavolaia di Madera (nella foto), che non si vede più sull'isola portoghese da una ventina di anni, e la Farfalla macedone, minacciata dalle attività che riducono il sua habitat naturale. “Le farfalle - ha ricordato Smart - svolgono un ruolo fondamentale come impollinatori negli ecosistemi in cui vivono”. Per la prima volta l'Unione internazionale per la conservazione della natura ha anche studiato la situazione degli scarabei, evidenziando che, tra le specie che dipendono dal legno, una su dieci è a rischio estinzione in Europa. In particolare, il Limoniscus violaceus (nella foto) è minacciato dallo sfruttamento delle foreste e dalla diminuzione del numero di alberi adulti. Quanto alle libellule, su 130 specie, ad essere a rischio sono circa il 14%. Delle estati sempre più calde e secche e l'estrazione di acqua per l'irrigazione provocano l'inaridimento delle zone umide dove vivono questi animali. Ciò sta avvenendo un po' in tutta Europa, ma in prevalenza nel sud della Francia, ai piedi delle Alpi e in alcune zone della penisola balcanica.
ANSA AMBIENTE
16 MARZO 2010
AMBIENTE: UE; A RISCHIO FARFALLE, LIBELLULE E SCARABEI
BRUXELLES - Farfalle, libellule e scarabei in pericolo in Europa: secondo l'ultima lista rossa stilata su richiesta della Commissione Ue, sono a rischio estinzione il 9% delle farfalle, l'11% degli scarabei e il 14% delle libellule. Gli studi realizzati dall'Unione internazionale per la conservazione della natura indicano che stanno diminuendo il 31% di 435 diverse specie di farfalle. In grave pericolo, ad esempio, la cavolaia di Madera: sull'isola non se n'e' vista piu' una da una ventina di anni. Un terzo delle farfalle europee (142 specie) non esistono che nell'Ue e 22 di queste sono minacciate a livello mondiale. Quanto agli scarabei, sono 46 le specie che rischiano di scomparire dall'Europa, mentre 29 specie sono minacciate di estinzione a livello mondiale e il 13% di queste sono considerate minacciate anche in Europa. Il problema si acuisce per lo sfruttamento delle foreste e la diminuzione del numero di alberi adulti. Per le libellule, il 14% delle 130 specie studiate sono in pericolo, cinque sono minacciate di estinzione, mentre l'11% sono a rischio particolarmente in Europa. Estati sempre piu' calde e secche, insieme all'estrazione di acqua per l'irrigazione, provocano l'inaridimento delle zone umide dove le libellule vivono, un po' in tutta Europa, ma in prevalenza nel sud della Francia, ai piedi delle Alpi e in alcune zone della penisola balcanica.
PROVINCIA DI COMO 16 MARZO 2010
Le gazze distruggono i nidi di merli e passeri: cosa fare?
Nel mio giardino ci sono merli e passeri che vengono a mangiare quello che metto. Ne sono felice, ma c'è un problema. Faranno i nidi, ma ci sono tante gazze che li distruggono e mangiano le uova. È un grave problema, le gazze sono troppe anche se sono bellissime.
BIG HUNTER
16 MARZO 2010
Amiche di BigHunter: Antonella Berteotti e Serena Secchi “questo favoloso gruppo”
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Il Gruppo delle Cacciatrici Trentine riunisce donne dalle straordinarie competenze e voglia di fare, con all'attivo già numerose iniziative, nonchè riconoscimenti e responsabilità, rappresenta al meglio l'ancora poco conosciuto mondo della caccia al femminile e le potenzialità in esso custodite. Proseguendo nel viaggio intrapreso da BigHunter, conosciamo altre due protagoniste apparse sul bellissimo calendario 2010 delle cacciatrici trentine (scaricabile anche su BigHunter).
Nel mese di gennaio troviamo uno splendido rintratto fotografico della giovanissima Serena Secchi. Di lei sappiamo che ha conseguito la licenza venatoria appena diciottenne e che oggi, che di anni ne ha solo qualcuno in più, si dedica ancora con passione a questa attività, cacciando nella riserva comunale di Campitello di Fassa.
Nell'immagine relativa al mese di marzo, insieme alla già citata vice Presidente del gruppo Silvana Bettega, troviamo invece Antonella Berteotti. 43 anni, due figli e parrucchiera per professione, alla nostra redazione spiega di essersi avvicinata al mondo della caccia per amore del proprio compagno, cacciatore ed esperto accompagnatore. “Dopo tre anni di convivenza – scrive – decisi di frequentare il mondo della caccia”. Così da osservatrice Antonella ha imbracciato il fucile e da allora la passione non l'ha più abbandonata .
“Ho 4 licenze nella Riserva Trento sud – dice - unica donna in mezzo a 75 uomini e la mia passione sono gli ungulati. La vita tra famiglia, lavoro e la mia grande passione la caccia è molto attiva, però non c'è niente di più appagante che staccarsi dal mondo e immergersi nella natura, osservando, esplorando e vivendo un mondo meraviglioso a tanti sconosciuto”.
Antonella fa fieramente parte del direttivo del Gruppo Cacciatrici Trentine, in esso, ci fa sapere, ha trovato molte compagne che amano il mondo venatorio e che apprezzano come lei la bellezza della natura e della caccia, “Ringrazio tutti quelli che hanno creduto in noi e tutte le cacciatrici trentine che rendono il nostro gruppo attivo e favoloso”. A lei e a tutte le altre cacciatrici, l'augurio di continuare su questa strada.
http://www.bighunter.it/Caccia/ArchivioNews/tabid/204/newsid730/4957/Default.aspx
IL GAZZETTINO
16 MARZO 2010
Un caso di rabbia silvestre anche nei gatti
FIUME VENETO (PN) - Un caso di rabbia silvestre anche nei gatti. L’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha comunicato la positività per rabbia in un gatto che ha graffiato una persona a Fiume Veneto.L’Azienda sanitaria è intervenuta con i suoi veterinari e sono stati subito presi i provvedimenti nei riguardi degli animali che hanno avuto contatto con il gatto positivo.Analogamente sono state informate le persone che hanno avuto contatto con il gatto per gli eventuali trattamenti di prevenzione. La persona graffiata è stata trattata.A questo punto si raccomanda la vaccinazione dei gatti, soprattutto quelli che hanno libera circolazione all’esterno dell’abitazione. Si consiglia di sottoporre a vaccinazione anche gli altri animali domestici che vivono all’aperto e che possono venire a contatto con le volpi. Questi interventi di vaccinazione volontaria possono essere richiesti ai veterinari liberi professionisti.L’Ass ribadisce l’assoluta necessità di sottoporre a vaccinazione antirabbica tutti i cani che hanno più di tre mesi di età, secondo i programmi predisposti dai singoli comuni.È importante adottare comportamenti di precauzione nei confronti di tutti gli animali: non toccare animali selvatici vivi o morti, in particolare le volpi e tutti quelli il cui comportamento è diverso dalle normali abitudini. Conviene, in questa situazione, evitare anche di accarezzare animali domestici non propri, come per esempio il gatto del vicino.Si raccomanda di rivolgersi al medico o al pronto soccorso in tutti i casi di morsicatura, anche se a mordere è il proprio cane o gatto.L’Azienda sanitaria ricorda che la rabbia è malattia mortale: «Vale la pena quindi prendere in considerazione questo pericolo e provvedere quanto prima alla vaccinazione del proprio cane, vaccinazione che è resa obbligatoria da apposita ordinanza».Da ottobre 2009 ad oggi i casi diagnosticati in provincia di Pordenone sono 11: 7 volpi in comune di Travesio, 3 in comune di Castelnovo del Friuli e ora il gatto a Fiume Veneto. In provincia di Udine i casi sono 37 e 1 in provincia di Trieste. Nel Veneto ci sono 126 casi in provincia di Belluno, tra cui 7 gatti. In provincia di Trento i casi sono 3.
MESSAGGERO VENETO UDINE 16 MARZO 2010
Rabbia silvestre: da ottobre in provincia registrati 37 casi
La rabbia silvestre continua a preoccupare le autorità sanitarie in regione. L’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha comunicato infatti che dallo scorso ottobre a oggi i casi diagnosticati in provincia di Udine sono stati 37, in quella di Pordenone 11 e uno in provincia di Trieste. L’ultimo caso è stato riscontrato in un gatto che ha graffiato una persona a Fiume Veneto. Le autorità sanitarie raccomandano la vaccinazione dei gatti, soprattutto di quelli che hanno libera circolazione all'esterno delle abitazioni, ma anche di altri animali domestici che vivono all'aperto e che possono venire a contatto con le volpi. |
MARKET PRESS 16 MARZO 2010
IL POLLO: DA ANIMALE SELVATICO AD ANIMALE DA CARNE
Un team composto da scienziati provenienti da diversi paesi e coordinato dagli scienziati dell´Università di Uppsala (Svezia) ha ottenuto un risultato storico negli studi genetici dedicati agli animali domestici, riuscendo a dimostrare l´evoluzione genomica dei polli moderni. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature. L´addomesticamento di piante e animali da parte degli esseri umani, allo scopo di potersi stabilire in un posto dove poter allevare animali e dedicarsi all´agricoltura, è uno dei fattori che ha più determinato lo sviluppo della civiltà moderna. Prima di dedicarsi all´agricoltura gli esseri umani erano perlopiù dediti all´attività di caccia e raccolta e si spostavano da un posto all´altro alla ricerca di animali per ricavarne carni e pelli e di piante e radici da raccogliere. Lo studio dell´Università di Uppsala descrive come un allevamento di tipo selettivo abbia portato i polli selvatici a diventare uno degli alimenti più diffusi. Il pollo, oltre ad essere forse la carne più diffusa, costituisce la fonte più importante ed economica di proteine animali. All´inizio del Xx secolo, si allevavano galline da uova e da carne. Proprio questo fattore ha permesso di migliorare in modo significativo la produttività di questi animali. Il coordinatore del team che ha condotto la ricerca, il professor Leif Andersson dell´Università di Uppsala ha dichiarato: "La strategia attuata per studiare quattro razze di galline da uova e da carne ci ha consentito di individuare variazioni genetiche di estrema importanza per l´addomesticamento dei polli nonché variazioni che hanno rivestito un ruolo essenziale per lo sviluppo delle varie razze da uova o da carne". La sequenza del genoma del pollo è stata identificata nel 2004 da un team di ricerca cha ha utilizzato un unico genoma femminile appartenente al Gallo rosso della giungla (Gallus gallus), il progenitore dei polli moderni. Il progetto costa milioni di dollari. Per questo ultimo studio i ricercatori hanno utilizzato tecniche di sequenziamento del genoma sviluppate negli ultimi anni: la scelta di sfruttare queste tecniche ha permesso loro di utilizzare un budget di molto inferiore a quello previsto per il progetto originario. Nell´ambito della ricerca è stato effettuato il sequenziamento del genoma della specie Gallus gallus e di altre otto popolazione dei moderni polli domestici. "È il primo studio in assoluto in cui è stata analizzata la diversificazione genetica all´interno di una stessa popolazione e tra popolazioni diverse sulla base dell´intero genoma", ha affermato Michael Zody, ricercatore presso il Broad Institute (Stati Uniti). "Le nuove tecnologie di sequenziamento ci consentono oggi di trattare importanti aspetti biologici impossibili da studiare fino a qualche anno fa". Quando gli animali vengono allevati allo scopo di migliorarne i geni, si verifica quella che viene definita "scopa selettiva" (selective sweep): un fenomeno per cui una mutazione genetica favorevole diventa una costante all´interno di una specie. I ricercatori hanno evidenziato che questo fenomeno ha interessato i geni Tshr (thyroid stimulating hormone receptor) dei polli. Nei vertebrati questi geni rivestono un ruolo fondamentale per la regolazione metabolica e le tempistiche di riproduzione in risposta alle variazioni della lunghezza delle giornate. Negli animali selvatici questi processi sono rigidamente controllati per evitare la sovrappopolazione di una determinata specie. Nei polli moderni, invece, questi meccanismi sono stati alterati in misura sostanziale per permettere che la deposizione delle uova possa avvenire lungo l´intero corso dell´anno. "La scoperta che ogni pollo domestico analizzato nell´ambito dello studio (appartenenti a popolazioni provenienti dai posti più disparati: dalla Svezia alla Cina) presenti una mutazione della proteina Tshr lascia presupporre, con un buon margine di certezza, che questa variazione genetica abbia rappresentato un passo importante nell´evoluzione dei polli domestici", ha detto il Professor Andersson. Una seconda "scopa selettiva" ha invece riguardato il gene Tbc1d1 che in passato era stato associato all´obesità degli esseri umani. La proteina Tbc1d1 è coinvolta nella regolazione dell´assorbimento del glucosio da parte delle cellule muscolari. "Il nostro studio dimostra che miliardi di polli da carne in tutto il mondo presentano una forma mutante del gene Tbc1d1. Ora aspettiamo con ansia di scoprire la mutazione causativa che ha interessato il locus e di rivelare il meccanismo molecolare che influisce sulla crescita", ha dichiarato il dott. Carl-johan Rubin dell´Università di Uppsala. "Il nostro studio ha implicazioni dirette per l´allevamento e sottolinea l´importanza dei polli domestici in qualità di organismi modello da utilizzarsi nell´ambito della ricerca biomedica poiché ci permettono di evidenziare i geni associati alle mutazioni dei tratti fenotipici", conclude il professor Andersson. Per maggiori informazioni, visitare: Nature: http://www.Nature.com/ Uppsala University: http://www.Uu.se/ Broad Institute: http://www.Broadinstitute.org/ LA SICILIA
16 MARZO 2010
Sperimentazione sui malati.
Un approccio innovativo studiato da ricercatori italiani, coordinati dall'Iss Melanoma, vaccino per stoppare le recidive
Cristina Rossetti
Roma. Per combattere le recidive del melanoma, e forse in futuro anche di altri tumori, la strada ideale è «insegnarè al sistema immunitario a riconoscere le cellule cattive e fare in modo che le elimini da solo».
L'approccio totalmente nuovo è studiato da un gruppo di ricercatori italiani, coordinati dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss), che hanno presentato ieri la fase 2 della sperimentazione di un "cocktail" di farmaci, che contiene anche un vaccino, e che ha già dato risultati molto promettenti sia negli animali che nella prima fase, su pochi pazienti. La terapia è stata messa a punto dagli esperti dell'Iss con l'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e l'Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, e prevede l'arruolamento di 50 pazienti: a 25 verrà somministrata una cura a base di vaccino, interferon alfa e un chemioterapico, mentre agli altri verranno dati solo il vaccino e l'interferon. Tra i criteri di scelta dei pazienti, che dovranno tutti aver avuto l'asportazione di un melanoma ma non dovranno presentare metastasi, sarà la positività a una particolare combinazione di geni presente in circa il 45% della popolazione italiana. Per i risultati si dovranno aspettare almeno 4 anni, ma già prima si potranno avere indicazioni preliminari anche sulla base dei parametri immunologici dei pazienti. «Si tratta, per noi, di uno studio strategico - spiega il presidente dell'Iss Enrico Garaci - che mostra come il risultato di una ricerca di base svolta in Iss da più di vent'anni possa essere trasferito nella la pratica clinica». La sperimentazione è rivolta a quei pazienti che hanno già subìto l'asportazione di un melanoma, e che non hanno ancora sviluppato metastasi. L'obiettivo è fare in modo che l'organismo si liberi delle poche cellule tumorali rimaste: «La peculiarità di questo studio - spiega Filippo Belardelli - che potrebbe avere anche ricadute per altri tipi di tumore, consiste nel rigenerare e potenziare la risposta naturale antitumorale del sistema immunitario soppressa dalla presenza del tumore, combinando la vaccinazione con gli altri farmaci». Per il progetto l'Iss ha stanziato un milione di euro: «Questa sperimentazione testimonia uno sforzo notevole contro il melanoma - ha affermato Francesco Bevere, direttore generale Ire-San Gallicano - Ed è un esempio di collaborazione che contribuisce alla ricerca traslazionale. Gli studi vanno avanti - conclude Bevere - ma abbiamo bisogno di un sostegno sul piano economico». Il melanoma è una malattia insidiosa, ha spiegato durante la presentazione Francesco Cognetti, oncologo dell'istituto Regina Elena, perchè ha una forte tendenza a dare recidive, che le terapie tradizionali finora non sono riuscite a contrastare efficacemente. Tra tutte le patologie tumorali è inoltre quella la cui incidenza è più in aumento, con un +15% nel mondo negli ultimi 10 anni. Per seguire l'andamento di questo trial l'Iss e gli Istituti Regina Elena e San Gallicano hanno attivato un sito all'indirizzo www.iss.it/tria, con una sezione dedicata ai azienti e un link a cui i pazienti possono rivolgersi per avere informazioni più specifiche.
CORRIERE DELLA SERA
16 MARZO 2010
La ricerca del wistar institute di philadelphia
Topi come lucertole: togli un gene e ricresce la coda
Sottraendo il «P21» i ratti sono in grado anche di riparare una ferita senza cicatrici
MILANO - Potrebbe aprire la strada in un futuro non troppo lontano a straordinarie possibilità di cura. Tuttavia per ora siamo ancora ai livelli di sperimentazione sugli animali. La scoperta però è di quelle che colpiscono la fantasia: anche i topi possono rigenerare i loro tessuti. Così se gli viene tolta la coda, un giorno potrebbe crescerne una nuova come alle lucertole. Questo è possibile anche togliendogli solo un gene, il «P21»: spegnendolo, infatti, i ratti con tessuti danneggiati riparano la ferita senza cicatrici. È quanto dimostrato dai ricercatori del Wistar Institute di Philadelphia diretti da Ellen Heber-Katz. Gli esperti hanno visto che, mettendo ko il gene «P21», topi con ferite possono rigenerare nuovo tessuto non cicatriziale, indicando la possibilità di ricreare tessuti lesi e guarire ferite in poco tempo senza cicatrici. Lo studio è stato riportato sui Proceedings of the National Academy of Sciences.
LO STUDIO - Proprietà rigenerative notevoli sono note solo per animali meno evoluti dei mammiferi, quindi invertebrati e vertebrati come gli anfibi, per esempio salamandre e lucertole. È noto che se la salamandra perde la coda può riformarla. Ma per un topo una capacità simile sembrava non esistere. Invece i ricercatori americani si sono accorti casualmente studiando topi di laboratorio con ferite (veri e propri buchi) alle orecchie che alcuni di essi erano capaci nel giro di poco tempo di chiudere i buchi mostrando un orecchio sano e senza segni. Indagando a fondo i topi dalle misteriose capacità, gli scienziati si sono accorti che questi roditori erano privi del gene «P21». A ciò corrispondeva la capacità delle cellule a livello della lesione di rigenerarsi spontaneamente, grazie all'entrata in azione di cellule staminali, riformando appunto tessuto sano non cicatriziale. Lo studio approfondito del «P21» e del suo funzionamento potrebbe aprire dunque nuove strade per la rigenerazione di tessuti malati.
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