15 DICEMBRE  2009

Animalieanimali

15 DICEMBRE 2009

 

DODICI CANI UCCISI CON IL VELENO IN ABRUZZO
In paese si sta costituendo un gruppo per denunciare la strage a San Benedetto dei Marsi.

 

 

 

Strage di cani. Nella notte a cavallo dell'Immacolata addirittura la mattanza è stata perpetrata con ferocia indescrivibile. Una dozzina di cani sono stati uccisi barbaramente nel giro di poche ore. «Una cosa inaudita - dice l'ing. Anna Malandra - perché è stata compiuta una vera barbarie nei confronti di questi animali. Ma quello che preoccupa è che quanto è successo non è un singolo episodio, ma la mattanza va avanti da parecchio tempo». Quasi con le lacrime agli occhi la giovanissima professionista racconta di come il suo piccolo cagnolino si sia miracolosamente salvato. «Perché era nella vicinanze di un rottweiler e due cani pastori - racconta - e questi, evidentemente, non l'hanno fatto avvicinare a quello che presumibilmente era un boccone avvelenato salvandolo da sicura morte». E si fanno varie ipotesi, tra quanti ci hanno segnalato l'uccisione del proprio cane: potrebbe trattarsi di bocconi confezionati con una potente esca lumachicida pronta all'uso: insetticida per combattere le lumache, per intenderci. Diversi animali sono stati trovati ammazzati nei capannoni che si trovano a cavallo tra la circonvallazione e il fiume. Perché eliminare cani che fanno la guardia ai depositi? «Vedere un cane rantolare - dice Malandra - fa una pena indescrivibile. Si aggiunga poi il fatto che sono animali acquistati legalmente e registrati. E un rottweiler costa 700-800 euro». Sull'episodio indagano le forze dell'ordine, mentre si va costituendo un gruppo per denunciare questa strage.


DIRE
15 DICEMBRE 2009
 
Affamati e maltrattati, la Forestale sequestra cento cuccioli di cane
Operazione a Tarvisio. Fermati tre veicoli con dentro gli animali importati illegalmente dall'Est. Quattro persone in stato di fermo
 
 
ROMA - Sequestrati oltre cento cuccioli di cani "importati illegalmente dall'est", privi di microchip e documentazione sanitaria. Questo il risultato delle operazioni condotte dagli uomini della Guardia forestale dello Stato nei giorni scorsi: infatti, spiega una nota, la metà degli animali sono stati scoperti - e requisiti - nella notte tra il 13 e il 14 dicembre a Tarvisio (Udine) nel bagagliaio di una macchina, "affamati, senz’acqua e ricoperti dai propri escrementi". L’operazione è stata condotta dal personale del Nucleo investigativo per i reati in danno di animali (Nirda) nell'ambitro di operazione contro il traffico illegale di animali.Tre i veicoli fermati che trasportavano cuccioli, "per un totale di oltre cento animali". Di questi, spiega la Forestale, "settantaquattro si trovavano a bordo di un furgone proveniente dalla Polonia e adibito al trasporto di animali vivi, e sono stati sequestrati solo a livello sanitario perché non avevano rispettato le tempistiche della vaccinazione". Altri tre cuccioli, invece, si trovavano invece all’interno di un’auto proveniente dalla Slovacchia e sono stati sequestrati per mancanza di microchip. Al centro del traffico illecito cuccioli di Pincher, Barboncini, Cavalier King, Cocker, Yorkshire, Shitzu, Beagle, Jack Russell, San Bernardo, Labrador e Carlino.Fermate quattro persone, "due delle quali di nazionalità romena": contro di loro accuse di maltrattamento e detenzione di animali in condizioni incompatibili e falso ideologico.

CORRIERE DELLA SERA
15 DICEMBRE 2009
 
Controlli intensificati a natale, quando molti cedono alla tentazione di regalare animali
Tratta di cuccioli dall'Est La Forestale ne libera cento
 In quaranta erano stivati nel bagagliaio di un'auto senza cibo e acqua e costretti a stare tra i loro stessi escrementi
 
Un'immagine dell'operazione a Tarvisio (foto del Corpo Forestale)
 
ALESSANDRO SALA
 
MILANO – Una quarantina di cuccioli di varie razze - tra cui Pincher, Barboncini, Cavalier King, Cocker, Yorkshire, Shitzu, Beagle, Jack Russell, San Bernardo, Labrador e Carlino - ha evitato la via delle fiere e dello smercio clandestino in Italia grazie ad un intervento del nucleo operativo del Corpo forestale dello Stato, che ha intercettato a Tarvisio un’auto su cui gli animaletti erano stivati in condizioni precarie. Oltre alla mancanza di spazio – tutti gli animali erano racchiusi in piccole gabbie accatastate nel bagagliaio di un’automobile – i piccoli quattrozampe hanno dovuto soffrire la sete e la fame e sono stati costretti a restare lunghe ore quasi immobili tra i loro stessi escrementi. Nessuno di loro aveva il microchip di riconoscimento e la documentazione sanitaria, che dovrebbe sempre accompagnare i cuccioli nei loro spostamenti, era del tutto inesistente. I quattro uomini che li stavano trasportando nel nostro Paese, tra cui due rumeni, sono stati denunciati dagli agenti con l’accusa di maltrattamento, detenzione di animali in condizioni incompatibili e falso ideologico.
I SEQUESTRI - Il sequestro è avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 dicembre e non è stato l’unico. Complessivamente nel corso di una operazione più vasta di controllo e di repressione dei traffici illegali nelle zone di confine sono stati circa un centinaio i cuccioli intercettati. Su un furgone proveniente dalla Polonia e adibito al trasporto di animali vivi viaggiavano 74 cuccioli che sono stati sottoposti ad un sequestro a livello solo sanitario, non essendo state rispettate le tempistiche di vaccinazione. E altri tre cuccioli sono stati sequestrati agli individui che li stavano importando dalla Slovacchia in quanto non dotati di microchip di riconoscimento.
FENOMENODILAGANTE - Ritrovamenti di questo genere avvengono purtroppo con frequenza quasi quotidiana e interessano un po’ tutto il territorio nazionale. «Il traffico illegale di cuccioli di cane – sottolinea in una nota l’Ispettorato generale del Corpo Forestale - è un fenomeno originato in gran parte nell’Est Europa che sta acquisendo dimensioni preoccupanti e che tende a crescere con l’approssimarsi del periodo natalizio e proprio per questo sono stati intensificati i controlli alle frontiere da parte del personale del Corpo forestale dello Stato».
I CUCCIOLI E IL NATALE - Sono ancora molte le famiglie che considerano il cucciolo, di cane o di gatto, un possibile regalo di Natale per bambini, al pari di un qualsiasi giocattolo. E i costi competitivi che sul mercato illegale si possono spuntare per animali teoricamente di razza - i prezzi sono spesso meno della metà e in alcuni casi, secondo le stime della Lav, arrivano a venti volte di meno rispetto a quelli dei canali ufficiali - sono spesso una tentazione molto forte per gli acquirenti. Le conseguenze, però, si vedono poi con il tempo, perché quasi sempre gli animali importati clandestinamente non sono stati cresciuti secondo gli standard previsti e sono spesso carenti dal punto di vista della salute. Ne conseguono malattie e problemi fisici di vario genere che richiedono poi assistenza continua e notevoli spese di carattere medico e farmaceutico. La mancanza di documenti e di certificazioni dovrebbe essere uno dei campanelli d’allarme capaci di scoraggiare le famiglie dal compiere incauti acquisti. Ma spesso, più che il buon senso, prevale un ragionamento di tipo meramente economico. Va da se che famiglie che non se la sentono di mantenere un animale con problemi di salute decidono poi di compiere il passo più semplice, scaricandolo nella migliore delle ipotesi presso un canile pubblico o, nella peggiore, direttamente sul ciglio di un’autostrada. Anche per questo Corriere Animali ha lanciato la campagna “Amici sotto l’albero” , per sottolineare come cani e gatti del Natale dovrebbero essere soggetti protagonisti assieme al resto della famiglia, e non semplicemente l’oggetto, sottoforma di pacco dono.
«NON ABBASSARE LA GUARDIA» - «L’operazione della forestale – commenta Carla Rocchi, presidente dell’Ente nazionale protezione animali - dimostra quanto sia importante non abbassare la guardia e continuare a sorvegliare le nostre frontiere per reprimere quello che rappresenta al contempo un fenomeno criminale e un pratica contraria a ogni principio di civiltà. Auspichiamo che il Parlamento completi quanto prima la ratifica della Convenzione di Strasburgo, le cui norme rappresentano un ulteriore strumento a tutela dei diritti degli animali, troppo spesso calpestati da oscuri personaggi privi di scrupoli». Sulla stessa linea Ilaria Innocenti, del settore cani e gatti della Lav: «Ci auguriamo che il disegno di legge per la tutela degli animali e contro il traffico dei cuccioli, approvato dalla Camera con 466 voti favorevoli lo scorso 25 novembre, trovi la sua rapida approvazione al Senato, fornendo a forze di polizia e servizi veterinari gli strumenti per poter contrastare efficacemente questo drammatico fenomeno». La Lav ha più volte preso posizione contro la tratta dei cuccioli che coinvolge ogni anno migliaia di cani e gatti, provenienti dai Paesi dell’Est, in particolare da Ungheria, Slovacchia, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, importati in modo truffaldino falsificando i documenti, senza il regolare microchip, precocemente strappati alle cure delle loro madri costrette a continue gravidanze, sottoposti a infernali viaggi e imbottiti di farmaci per farli sembrare sani all’acquirente. Secondo le stime dell’associazione, questo traffico si regge su un giro d’affari annuo che si aggira attorno ai 300 milioni di euro.

MESSAGGERO VENETO

15 DICEMBRE 2009

 

Traffico di cuccioli, 38 sequestrati

 

TARVISIO (UD). Si avvicinano le festività e s’intensifica il traffico di cuccioli provenienti dai Paesi dell’Est europeo. Nella notte tra domenica e lunedì a Tarvisio gli agenti del Corpo Forestale hanno sequestrato 38 cuccioli di cane trasportati in piena clandestinità, privi di microchip e documentazione sanitaria. Altri 74 animali (di cui 4 gatti), risultati non in regola con le vaccinazioni, erano invece a bordo di un furgone proveniente dalla Polonia e adibito al trasporto di animali vivi. Il sequestro dei primi è avvenuto nell’ambito di un’operazione condotta in collaborazione tra Corpo forestale regionale del Friuli Vg, Nirda (Nucleo investigativo reati in danno di animali) del Corpo forestale dello Stato e gli Uffici territoriali per la Biodiversità (Utb) del CF di Tarvisio, che ha portato al fermo di tre veicoli, tutti italiani, che trasportavano cuccioli di cani e gatti, per un totale di 115 animali. Maltrattamento di animali, detenzione di animali in condizioni incompatibili e falso ideologico: questi i reati contestati in totale. I 38 animali sequestrati sono stati trovati all’interno di un’auto con quattro persone a bordo, diretta nel sud Italia. I cuccioli, appartenenti a varie razze tra cui Pincher, Barboncini, Cavalier King, Cocker, Yorkshire, Shitzu ma anche un San Bernardo, un Labrador e un Carlino, erano in condizioni drammatiche: letteralmente ammassati uno sull’altro nel bagagliaio, affamati, senza acqua e ricoperti dei propri escrementi. Al trasportatore dei 74 animali è stata contestata una violazione amministrativo/sanitaria per irregolarità nella vaccinazione antirabbica, e gli animali sono stati sottoposti a vincolo sanitario a destino, per cui non potranno essere ceduti fino alla conclusione del protocollo vaccinale. Altri 3 cuccioli, all’interno di un’auto proveniente dalla Slovacchia, sono stati sequestrati per mancanza di microchip. «L’operazione portata a termine nella notte dal personale del Corpo forestale regionale Friuli Vg, Nirda e Utb Tarvisio, cui va il nostro plauso, dimostra quanto sia attivo il traffico di cuccioli dall’Est Europa, incrementato a causa delle imminenti feste natalizie durante le quali molti regalano animali ai familiari, spesso ignorandone la reale provenienza» commenta Ilaria Innocenti del settore Cani e gatti della LAV. «Ora ci auguriamo che il Disegno di Legge per la tutela degli animali e contro il traffico dei cuccioli, approvato dalla Camera dei Deputati con 466 voti favorevoli lo scorso 25 novembre, trovi la sua rapida approvazione anche nell’Aula del Senato, fornendo a Forze di polizia e servizi veterinari gli strumenti per poter contrastare efficacemente il drammatico fenomeno» conclude Ilaria Innocenti. La tratta dei cuccioli coinvolge ogni anno migliaia di cani e gatti, provenienti dai Paesi dell’Est, in particolare da Ungheria, Slovacchia, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, importati in modo truffaldino falsificando i documenti, senza il regolare microchip, precocemente strappati alle cure delle loro madri costrette a continue gravidanze, sottoposti a infernali viaggi e imbottiti di farmaci per farli sembrare sani all’acquirente. La mortalità dei cuccioli nella fase che va dal trasporto ai primi mesi dopo l’arrivo in Italia raggiunge il 50%. Il valore di mercato di un cucciolo importato dall’Est e spacciato per italiano falsificando i documenti può aumentare fino a 20 volte, con un giro d’affari annuo stimato in 300 milioni di euro.


JULIE NEWS
15 DICEMBRE 2009
 
La Lav mostra soddisfazione per la decisione del Tribunale

Condannato a 6mila euro per aver maltrattato il cane

 

 

Mario Aurilia

 

ROMA - I maltrattamenti sugli animali sono vietati dalla legge. I padroni di cani, gatti o qualsiasi altra specie animale sono passibili di una denuncia penale e una multa salatissima.
In un comunicato della Lav la lega anti vivisezioni si apprende che il Tribunale di Roma ha condannato un uomo di 44 anni, a pagare 6mila euro di multa per aver picchiato brutalmente il suo cane. I fatti risalgono al 25 novembre 2005. Verso le 22, nel centro di Roma diversi passanti videro l'uomo picchiare un cane prendendolo a calci e pugni, sbattendolo contro il muro e colpendolo ripetutamente con uno spesso guinzaglio.
Le persone presenti tentarono di fermare l'aggressione e chiamarono le forze dell'ordine, ma prima dell'arrivo della polizia l'uomo riuscì ad allontanarsi, minacciando i presenti e trascinando a forza il cane tenuto a guinzaglio. Tra i testimoni c'era Ilaria Zagaria, responsabile del settore adozioni dell' Associazione volontari canile di Porta Portese, che nei giorni successivi riconobbe nella foto e nella descrizione di una scheda di riconoscimento, il cane maltrattato: un meticcio di colore nero con una macchia bianca sul petto, entrato al canile alcune settimane prima e riconsegnato al detentore.
Grazie a questo riconoscimento si è risaliti al responsabile. "Finalmente, dopo le tante battaglie condotte negli anni dalla Lav e dalle altre associazioni animaliste, si condannano gli autori di maltrattamenti verso gli animali - ha detto l'avvocato Filippo Pompei che ha rappresentato nel dibattimento la Lav come parte civile - per questo è importante l'attività svolta dalle associazioni, ma è fondamentale anche l'azione di denuncia da parte dei comuni cittadini". Pistone, il cane vittima dell'aggressione, è stato dissequestrato e affidato al canile di Roma in attesa di adozione. Sino ad oggi, però, il rischio che potesse essere restituito all'uomo che lo aveva maltrattato, ne ha impedito l'adozione.


CORRIERE DELLE ALPI

15 DICEMBRE 2009

 

Lasciate in pace i gatti randagi

 

DOMEGGE (BL). Una volpe morta, forse investita, è stata rinvenuta ieri sopra Cortina. Potrebbe trattarsi di una delle volpi diventate di casa nella frazione di Pecol. La carcassa della volpe è stata consegnata alle guardie provinciali per essere sottoposta al controllo antirabbia.  E mentre continua in Cadore la vaccinazione dei cani, arrivano da Domegge le proteste di chi si occupa di sfamare le colonie di gatti randagi, presenti un po’ in tutta la provincia. Una di queste persone è la signora Molinari di Domegge che spiega: «Una mia conoscente, che porta da mangiare ai gatti di una colonia che è vicino alla Marcolin, è stata invitata a più riprese a smetterla, perchè i gatti portano la rabbia e dunque sono pericolosi».  «Si tratta - spiega la signora Molinari - di gatti sterilizzati, seguiti dalla Usl, che vengono sfamati da persone di buona volontà. A tempo debito, a seconda delle decisioni della Usl, verranno vaccinati, così come stanno facendo per i cani. Spero che nel frattempo questi gatti non facciano una brutta fine», aggiunge la signora temendo che qualcuno possa spargere in giro dei bocconi avvelenati, per paura che i gatti possano diffondere la rabbia.  Giambattista Benedetti, a capo del settore veterinario della Usl 1, ammette che i gatti possono prendere la rabbia, ma che si tratta di casi davvero rari. E comunque sono animali che quando sono malati tendono a nascondersi, più che ad aggredire.  «Per quanto riguarda la vaccinazione, per ora si procede con i cani, come ci ha indicato la Regione. Dobbiamo concludere la vaccinazione dei cani entro il 31 gennaio e quindi questo è il nostro impegno prioritario. Poi dobbiamo pensare agli animali che pascolano: mucche, pecore, capre. Prima che vadano all’alpeggio devono essere vaccinati. Penseremo poi anche ai gatti, ma non è facile vaccinarli: prima bisogna prenderli, serve personale».  Non è invece prevista per i gatti la vaccinazione orale, come è in programma per le volpi.  Benedetti ricorda comunque che i gatti randagi sono tutelati da leggi regionali e nazionali: «Vanno lasciati in pace, devono essere sottoposti al controllo veterinario e sterilizzati per contenere la loro espansione».


L'ARERNA GIORNALE DI VERONA

15 DICEMBRE 2009

 

PARCO NATURA VIVA. Era stato tenuto in una gabbia piccolissima e addirittura messo all’asta per 4.500 euro sul web
Il bradipo «profugo» trova casa a Pastrengo

Accolto dopo la denuncia lanciata dal tg satirico «Striscia». E adesso per lui si cerca un nome

 

 

Pastrengo (VR) - Il bradipo più famoso, finora, era Sid. Quello dell’«Era Glaciale» animata. Il più triste, anche se quasi altrettanto noto, era il compagno di specie senza nome di cui si è era occupato con un servizio- denuncia il tg satirico «Striscia la notizia». Malinconia ormai destinata a svanire: da oggi il mammifero è uno dei tanti ospiti «profughi» del Parco natura Viva.
Niente più gabbie minuscole in quel di Catania, nè tentativi di piazzarlo nelle aste online (4500 euro) per il peloso abitatore sudamericano degli alberi, lento di giorno e sveglio di notte, anche se in cattività di solito cambia abitudini trasformandosi secondo ritmi più sociali.
La denuncia della popolare trasmissione satirica è stata prontamente accolta da una struttura che, da decenni, dà rifugio, tra gli altri, anche a diversi esemplari di selvatici «recuperati» alla vita dopo essere stati abbandonati o vittime di traffici illegali.
Ad accogliere il Bradipo, insieme al direttore scientifico dell’oasi faunistica, Cesare Avesani Zaborra, c’erano anche Edoardo Stoppa, l’inviato di Striscia che aveva lanciato l’appello di aiuto, Giovanni Errico, presidente dell’Associazione Amici di Paco che ha donato il Bradipo al Parco Natura Viva e Diana Lanciotti, la fondatrice dell’Associazione per la tutela degli animali.
Il simpatico animale «sdentato» potrà finalmente muoversi in libertà in un ampio spazio all’interno della serra tropicale, assistito dallo staff veterinario del Parco Natura Viva che con i suoi 2mila animali di 250 specie diverse è il parco più grande d’Italia per collezione zoologica.
Ora che il Bradipo ha finalmente trovato casa, non resta che dargli un nome, come è del resto tradizione al parco Natura Viva. Così, già as partire da oggi, lo staff della strutturao lancia l’iniziativa, che è ovviamente aperta a tutti, per trovare un nome originale e fantasioso al nuovo arrivato. Mentre Sid, il suo più celebre «compagno» in versione animata, spopola nelle sale di tutta Italia.


JULIE NEWS
15 DICEMBRE 2009
 
Morte capodogli per licenziamento ricercatori Ispra, sdegno dell'Italia dei Diritti
 
 
FOGGIA - "Sulla vicenda dei cetacei morti sulle spiagge pugliesi non possiamo che censurare l'operato del Ministro Prestigiacomo che annunciava l'avvio di una squadra speciale a tal proposito". Queste le prime parole del responsabile per il Lavoro e l'Occupazione dell'Italia dei Diritti Giuseppe Criseo alla notizia del licenziamento dei ricercatori precari dell'Ispra - Istituto per la ricerca ambientale - al ventesimo giorno di protesta sul tetto della sede di via di Casalotti a Roma. Nonostante la lotta hanno fornito tutto il loro contributo e le loro competenze nell'avvistamento degli squali in Sicilia e avevano un piano per salvare i capodogli sulle spiagge pugliesi bloccato dal mancato avvio della task force annunciata dal Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. Incalza così l'esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: "Gli intenti e gli annunci non bastano, occorre intervenire concretamente. Gli specialisti esistono e sono coloro che lavorano all'Ispra, ricercatori precari. Dove vogliamo andare se continuiamo su questa strada, senza dare i meriti a chi ha dimostrato il proprio valore sul campo? I ricercatori proseguono la loro lotta e intanto i cetacei muoiono, risultato della politica dell'apparire". Alle polemiche di Criseo si aggiungono quelle del responsabile per la Tutela degli Animali dell'Italia dei Diritti Marco Di Cosmo: "Mentre i grandi del mondo fanno finta di occuparsi di ambiente a Copenaghen, in Italia i cambiamenti climatici danno già i loro effetti. Ne sono testimonianza i decessi degli ultimi capodogli spiaggiati tre giorni fa lungo il litorale di Foce Varano. Nel frattempo le persone competenti, cioè i ricercatori che ogni giorno si adoperano per monitorare e salvaguardare il più grande patrimonio italiano della biodiversità, vengono bloccate e addirittura licenziate. Ciò avviene perché questo schizofrenico e poco lungimirante Governo, anziché tagliare finalmente gli inutili privilegi della casta politica, preferisce fare economia su tutte quelle attività che consentono di produrre non solo posti di lavoro ma di valorizzare il patrimonio ambientale nazionale. A nome dell'Italia dei Diritti - conclude Di Cosmo - esprimo solidarietà alle proteste dei ricercatori poiché chi ci va realmente di mezzo sono gli animali: oggi è toccato ai cetacei ma la lista delle specie a rischio di estinzione ogni anno che passa aumenta sempre di più".

LA ZAMPA.IT

15 DICEMBRE 2009

 

Tre musei a caccia degli scheletri di balena

Ma in Puglia è polemica sullo smaltimento: nessun comune vuole il “cimitero” dei capodogli

 

 

CARMINE FESTA

 
Sono almeno tre i musei italiani che hanno chiesto finora alla Provincia di Foggia lo scheletro di uno dei sette dei capodogli spiaggiati sul Gargano nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, tra Capojale e Foce Varano. La prima è arrivata da Trento, firmata da Michele Lanzinger, direttore del Museo Tridentino di Scienze Naturali.Poi alla Capitaneria di Manfredonia sono giunte mail - girate alla Provincia di Foggia - anche da un museo di Milano e da uno di Padova - la città che ha «prestato» a Foggia i veterinari che hanno studiato il caso dei cetacei che hanno perso la rotta in Adriatico. In lista - su indicazione della stessa Provincia di Foggia - c'è anche il museo di scienze foggiano che offrirebbe così agli studenti pugliesi l'opportunità di studiare da vicino i resti dei giganti del mare. «Gli scheletri richiesti - spiega Stefano Pecorella, assessore all'Ambiente della Provincia di Foggia - non potranno essere disponibili prima di un anno, un anno e mezzo».
E’ questo il tempo che occorre per la scarnificazione delle ossa e le conseguenti operazioni di igienizzazione e trasporto a destinazione. «A meno che - aggiunge l’assessore - non ci siano musei disposti a ritirare in proprio le carcasse. In questo caso, saremmo disposti a valutare il piano anche con tempi diversi». Più che una ipotesi, questo sembra un desiderio della Provincia di Foggia alle prese con un caso di difficile soluzione ed economicamente impegnativo. La putrefazione delle carcasse dei sette capodogli sta creando evidenti problemi di tanfo ed igienici. Occorre smaltirli. E in fretta. La soluzione più a portata di mano - valutata ieri nel corso di un vertice in prefettura di Foggia - è una cava che un privato metterebbe a disposizione proprio a Cagnano Varano.La cava ospiterebbe le carcasse tagliate a metà per consentirne il trasporto - i primi tentativi di rimuoverle intere si sono conclusi domenica con il ribaltamento di un camion - e dovrà essere messa in sicurezza per evitare che i liquidi organici finiscano per inquinare la falda. I cetacei, ai quali intanto sono già state tolte le viscere (da incenerire immediatamente per evitare complicazioni di tipo sanitario) che creano i maggiori problemi di tanfo, sarebbero poi ricoperti da uno strato di terra e calce. L’alternativa - dice Pecorella - sarebbe l'inumazione.E per la sepoltura occorrerebbe un’area di circa cinquecento metri quadri. Il «cimitero delle balene» dovrebbero metterlo a disposizione uno tra i comuni di Ischitella e Cagnano. E da qui non arrivano segnali di straordinario entusiasmo per l’alternativa allo smaltimento in cava.Ma la soluzione definitiva allo smaltimento delle carcasse dei capodogli non è solo legata all'individuazione del luogo in cui seppellire i cetacei. L’operazione ha un costo rilevante: con il passare delle ore si è passati da una prima stima di 90mila euro ad una previsione più realistica di 150mila euro. La Provincia di Foggia cerca ovviamente partner che potrebbero condividere questa spesa imprevista e destinata ad incidere sul bilancio. L’appello è rivolto principalmente al ministero dell’Ambiente e alla Regione Puglia.


TIO.CH
15 DICEMBRE 2009
 
Cavalli del Bisbino, trovato morto lo stallone
La carcassa dello stallone è stata trovata domenica sera. Il corpo era completamente mangiato dalle volpi e dagli uccelli. Disperse ancora due cavalle
 
 
BISBINO - È stato ritrovato morto uno dei tre cavalli selvatici del monte Bisbino scomparsi ormai da quattro settimane. Il sospetto che avesse potuto fare una brutta fine era già emerso negli scorsi giorni. Oggi invece arriva la tragica verità con tanto di fotografie: la carcassa di uno stallone, ormai divorato da aquile e volpi.Quella dei cavalli del Bisbino è una vicenda  che si trascina da diversi mesi lungo la fascia di confine. Negli scorsi giorni  sia i membri delle Giacche Verdi sia le associazioni italiane e ticinesi (LAV  e Associazione degli Amici dei camosci) avevano capito che qualcosa di grave fosse successo ai tre cavalli, uno stallone e due femmine improvvisamente scomparsi. "È notoriamente difficile che due femmine, ma soprattutto lo stallone abbandonino il proprio branco. Anzi, lo stallone è di solito la vigile sentinella" dichiara Lugia Carloni da sempre in prima linea nella difesa dei sette cavalli.Lo scorso 13 dicembre alcuni membri delle Giacche Verdi e si associazioni animaliste sono saliti sul Bisbino, raggiungendo il rifugio dei Murelli, accompagnati da un contadino del posto che conosceva il luogo dove era caduto un cavallo. La notizia gli era stata trasmessa da un cacciatore. Per riuscire a trovare la carcassa dell'animale è stato necessario percorrere un sentiero ripidissimo. Ad un certo punto è stato visto il cadavere del cavallo incastrato in una ceppaia, le gambe divaricate."Il suo corpo - riferisce Luigia Carloni - era completamente mangiato dalle volpi e dagli uccelli e rimanevano interi solo le zampe e gran parte della testa. Proprio grazie alla testa e alla criniera  è stato accertato che si trattava dello stallone del gruppo della Bionda"."Sembra strano - commenta infine la Carloni che un cavallo forte e robusto come lui, selvaggio e grande conoscitore di quel territorio sia precipitato da solo nei luoghi impervi del versante che scende verso il lago, dove è stato trovato".Restano ora da trovare le due femmine date per disperse. Gli animalisti non hanno più tante speranze di ritrovarle vive, e non escludono che dietro l'uccisione dello stallone ci possa essere la mano di un umano "davvero poco umano". "Non so chi possa essere stato - ci dice Luigia Carloni - nè posso avanzare ipotesi, ma dubito fortemente che uno stallone possa suicidarsi e buttarsi in un burrone".

LA PROVINCIA DI COMO
15 DICEMBRE 2009
 
Trovato morto lo stallone del Bisbino
 
Marco Luppi
 
Brutte notizie per la sorte dei tre cavalli del Bisbino appartenenti al branco della Bionda che erano stati dati per dispersi da circa un mese. Un appartenente alle giacche verdi (protezione civile a cavallo) nel fine settimana ha trovato i resti in gran parte decomposti dello stallone, un esemplare meraviglioso di razza avelignese. La carcassa è stata fotografata e ieri del grave evento sono stati informati i gruppi italiani che da tempo si stanno battendo a favore degli animali appartenenti all'asse ereditario di Roberto Della Torre.
Dalle poche notizie trapelate ieri sembra che il ritrovamento sia avvenuto sul versante che volge alla valle di Muggio. Lo stallone sarebbe finito in fondo a un dirupo e per le condizioni non è dato sapere se la morte sia stata provocata da un colpo d'arma da fuoco, da avvelenamento o per un semplice incidente.
Il fatto che con lo stallone siano sparite anche due cavalle lascia però adito a inquietanti interrogativi in quanto, secondo gli animalisti, lo stallone non sta mai da solo e è solitamente seguito da altri componenti del branco.
A questo punto potrebbe anche configurarsi l'ipotesi di un incidente provocato da qualcuno che di certo non ama i cavalli e li avrebbe sospinti verso la zona impervia della Loasa dove sarebbe accaduto il peggio.
Certo è che il branco dei cavalli liberi del Bisbino a fronte di tanti amici, ha a che fare con alcuni acerrimi nemici che sono stati ripetutamente avvistati, soprattutto sul versante italiano, mentre erano intenti a aizzare cani e a rincorrere i pacifici animali con i forconi.
Il ritrovamento dei resti di animali appartenenti al branco non potrà in ogni caso passare sotto silenzio dal momento che i servizi veterinari dell'Asl di Como, tramite il prefetto, erano stati cointeressati per la posa di microchip su ciascun esemplare, cosa che per il momento è avvenuta solo per il puledro Pupy all'epoca della cattura avvenuta a Rovenna, con successivo trasferimento in un maneggio della provincia di Varese. Carabinieri italiani e polizia svizzera dovrebbero essere chiamati a far luce sugli eventi che stanno turbando un patrimonio appartenente da tempo al Bisbino, all'ambiente e alle connotazioni di una montagna cara ai Comaschi e ai Ticinesi.

LA PROVINCIA DI SONDRIO
15 DICEMBRE 2009
 
«Mi sento vessato: i miei cani  non hanno morsicato nessuno»
 
«Voglio precisare che sono stato multato per i cani non in un giardinetto del centro, ma in via Gramsci 2. E guarda caso io abito proprio in via Gramsci numero 2». È Piercarlo De Agostini a fare alcune puntualizzazioni sulla vicenda che, la settimana scorsa, gli è costata alcuni giorni di carcere.
«Lo sottolineo perché questo dimostra il fatto che non ero in giro per la città con i miei bulldog, ma proprio sotto casa mia, quando sono stato multato dai vigili» aggiunge l'uomo, classe '68. Poco dopo De Agostini era andato al comando della polizia municipale a chiedere spiegazione. È qui che è nato il battibecco sfociate nell'arresto per resistenza per il quale il sondriese ha passato alcuni giorni in carcere prima di tornare libero per decisione del giudice per le indagini preliminari Pietro Della Pona.
«Vedremo nelle sedi opportune chi ha torto e chi a ragione. Per ora mi limito a far notare che non accetto un'ammenda che ritengo ingiusta - ancora De Agostini -. Ero soltanto sceso di casa per fare i bisogni a tre dei miei cani. Ne ho cinque di bulldog e lo conosco molto bene: nonostante il loro aspetto sono assolutamente mansueti. Preciso che non hanno mai morsicato nessuno. E per una cosa del genere ho dovuto passare cinque giorni in prigione. Per fortuna ho trovato delle persone davvero splendide che mi hanno trattato benissimo, ma c'era anche un tossicodipendente pericoloso con cui avevo avuto una discussione tempo fa».

LEGGO

15 DICEMBRE 2009

 

I residenti del XII municipio dicono «No al circo all’Eur».

 

Una lotta serrata. I residenti del XII municipio dicono «No al circo all’Eur». Dopo l’annuncio del Sindaco - che ha concesso al Circo Togni l’area a ridosso dei campi Coni di via delle Tre fontane - si è scatenata una vera e propria bagarre a suon di mail e esposti. Le richieste? «Il municipio deve opporsi - si legge in una mail inviata al minisindaco - il nostro consiglio municipale ha deliberato all’unanimità, da alcuni anni, di non voler concedere aree per l’attendamento dei circhi. Mi chiedo come sia possibile contravvenire ad una decisione di un consiglio comunale». In particolare chi non vuole il circo motiva la scelta legandola ai «maltrattamenti che gli animali ricevono». Ieri il XII ha deliberato che non darà concessione né autorizzazioni. La mozione, votata all’unanimità dal centro sinistra e dal centro destra. Ma dal Campidoglio non arriva neanche un cenno di dietrofront: per il momento l’American Circus sarà all’Eur.


IL GIORNALE

15 DICEMBRE 200

 

I politici francesi ai catalani: non abolite la corrida

 

Il voto catalano è imminente, i deputati regionali ormai devono decidere se abolire la corrida. E a pochi giorni dalla decisione cruciale 133 politici francesi hanno rotto gli indugi e lanciato un appello ai parlamentari oltreconfine perché non cancellino le «feste taurine» con morte dell'animale. Venerdì i deputati regionali catalani devono pronunciarsi per la prima volta in plenaria sulla proposta di iniziativa popolare del movimento «Prou!» («Basta!»), firmata da 180mila persone), per l'abolizione della corrida. La plenaria deve votare un emendamento preliminare che chiede di respingere globalmente l'iniziativa. Se sarà approvato tutto si fermerà e la proposta decadrà. Se sarà respinto invece diventerà disegno di legge e inizierà l'iter parlamentare classico fino al voto finale della plenaria. In vista del voto di venerdì, spiega il quotidiano El Pais, 133 politici francesi, fra cui 22 senatori, 68 deputati e 42 sindaci, soprattutto del sud del paese, dove è ancora forte la tradizione dei toreri, hanno scritto ai 135 deputati catalani: «A noi farebbe piacere che respingeste la proibizione». La lettera ricorda che in Francia la corrida è ancora autorizzata «nelle zone di tradizione taurina ininterrotta» come «il Sud del paese, dove in molte località i tori rappresentano uno degli spettacoli più seguiti del calendario festivo».
L'emendamento è stato presentato dal gruppo del Psc, il Partito socialista catalano. Se la proposta del movimento popolare fosse approvata, la Catalogna diventerebbe la prima regione spagnola ad abolire la corrida. La politica locale si è spaccata. Gli indipendentisti repubblicani di sinistra di Erc (21 deputati regionali su 135) e i loro alleati ecologisti di Ivc (12) sono a favore. Contro, il Partido Popular (14) e Ciutadans (3), mentre i due partiti più importanti, i socialisti del Psc (37) e i nazionalisti moderati di Ciu (48), divisi, hanno dato libertà di voto ai loro deputati. Diverse star internazionali, da Brigitte Bardot alla ex «bagnina» Pamela Anderson si sono già schierate pubblicamente per la proposta abolizionista.


IL GIORNALE

15 DICEMBRE 2009

 

Il Papa: gli ambientalisti sono i neopagani

 

ANDREA TORNIELLI

 

Roma La pace non è minacciata soltanto da guerre e terrorismo, ma anche dall’abuso dei beni naturali, che vanno salvaguardati cambiando modello di sviluppo, senza però assolutizzare la natura perché altrimenti si finisce per cadere in «un nuovo panteismo con accenti neopagani».
Lo scrive Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace, presentata ieri in Vaticano. Un messaggio all’insegna del realismo, che non cede a visioni catastrofiste, e invita invece a impostare «in modo equilibrato» l’approccio ai problemi ambientali, ricordando che Dio ha affidato all’uomo il ruolo di «custode e amministratore responsabile del creato». Il documento prende le distanze da un certo ecologismo che considera l’uomo il cancro del pianeta. Se la Chiesa «esprime perplessità dinanzi ad una concezione dell’ambiente ispirata all’ecocentrismo e al biocentrismo», spiega il Papa, «lo fa perché tale concezione elimina la differenza ontologica e assiologica tra la persona umana e gli altri esseri viventi», dimenticando «l’identità e il ruolo superiore dell’uomo» e favorendo una «visione egualitaristica della “dignità” di tutti gli esseri viventi». «Si dà adito, così – continua il Pontefice – a un nuovo panteismo con accenti neopagani che fanno derivare dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, la salvezza per l’uomo». Anche la posizione contraria, che assolutizza la tecnica e il potere umano, «finisce per essere un grave attentato non solo alla natura, ma anche alla stessa dignità umana».
«Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato» è il titolo del messaggio papale. Ratzinger scrive che la sua salvaguardia «diventa oggi essenziale per la pacifica convivenza dell’umanità». La Chiesa non entra nel merito delle soluzioni tecniche, ma richiama la relazione tra il Creatore, l’essere umano e il creato. Di fronte ai cambiamenti climatici, alla desertificazione, all’inquinamento dei fiumi e all’aumento di «eventi naturali estremi», il messaggio propone come risposta «una revisione profonda» del modello di sviluppo e una riflessione «sul senso dell’economia e dei suoi fini, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni». Chiede «un governo responsabile sull’ambiente», e denuncia come il degrado sia «spesso il risultato della mancanza di progetti politici lungimiranti o del perseguimento di miopi interessi economici». Benedetto XVI riconosce la «responsabilità storica» dei Paesi industrializzati», ma afferma che anche quelli meno sviluppati «non sono esonerati» dal rispetto del creato. Quindi auspica che si favoriscano «comportamenti improntati alla sobrietà, diminuendo il fabbisogno di energia» e promuovendo «la ricerca e l’applicazione di energie di minore impatto ambientale», come quella solare. Altre priorità sono l’attenzione «alla questione planetaria dell’acqua», le «strategie di sviluppo rurale incentrate sui piccoli coltivatori», la gestione delle foreste, lo smaltimento dei rifiuti. «La questione ecologica – conclude Ratzinger – non va affrontata solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila all’orizzonte; a motivarla deve essere soprattutto la ricerca di un’autentica solidarietà a dimensione mondiale».
Durante la conferenza stampa il cardinale Renato Martino, rispondendo a una domanda sull’energia nucleare, non citata nel documento, si è detto favorevole al nucleare civile. Proprio ieri, infine, l’ex vicepresidente americano Al Gore che da Copenaghen aveva lanciato l’allarme sulla possibilità che l’intera calotta polare artica sparisca nei prossimi 5-7 anni, è stato pubblicamente smentito dallo scienziato che lui stesso aveva citato. «Non mi è chiaro come sia arrivato a questa cifra, io non farei mai una stima di probabilità così precisa», ha dichiarato al Times Wieslav Maslowski.


LA ZAMPA.IT

15 DICEMBRE 2009

 

Polipo usa guscio di una noce di cocco come casa

 

Anche i polipi giocano a nascondino. Usando il guscio di una noce di cocco caduta per caso in fondo all'Oceano, questa specie di invertebrati è stata filmata mentre trasporta e usa il guscio per nascondersi.

 

FOTO

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=22904&tipo=FOTOGALLERY


IL TIRRENO

15 DICEMBRE 2009

 

Cinque baby cicogne La nidificazione è record a Titignano

 

Guido Bini

 

CASCINA (PI). E’ il fotografo Maurizio Forti il “papà delle cicogne” di Titignano. I suoi preziosi scatti documentano, passo dopo passo, la vita della coppia che ha fatto il nido su un traliccio dell’Enel di Titignano: dalla prima nidificazione, tre anni fa, fino alla magica nascita di cinque pulcini, avvenuta questa primavera. Un record per il nido cascinese.  Un record considerando che le altre coppie di cicogne toscane si sono fermate a quattro nascite, e che la bibliografia parla delle cicogne come animali capaci di crescere al massimo sei piccoli.  E come se non bastasse, intorno al nido di Titignano sono stati segnalati nei giorni scorsi altri sei esemplari. Cicogne molto probabilmente solo di passaggio, in quanto prive di anello di riconoscimento. Ma per la singolarità dell’evento, e per la bellezza e i significati che le cicogne esprimono, questi dati rincuorano tutti coloro che si adoperano per la reintroduzione di questa specie nelle nostre campagne. Così ieri, in Comune a Cascina, è stato fatto il punto della situazione con Enrico Zarri, del Centro di ricerca, documentazione e promozione del padule di Fucecchio, e con il “papà delle cicogne” cascinesi, Maurizio Forti.  «Per ovvie ragioni logistiche - ha spiegato Zarri - ogni nido ha uno o più “papà delle cicogne”, che per passione e per vicinanza segue quotidianamente l’evoluzione dei fatti, documentando il comportamento delle cicogne e dei nuovi nati. Così anche per quello di Cascina, dove Maurizio Forti è sicuramente il primo, avendo raccolto in questi anni un numero rilevanti di di dati e di immagini, oltre che belle, di assoluto rilievo scientifico».  «Adesso i cinque piccoli hanno lasciato il nido - ha proseguito Zarri -, ed è molto probabile che migreranno in Africa. Là resteranno per almeno tre anni, fino al raggiungimento dell’età riproduttiva, e successivamente vi è la possibilità che ritornino in questa zona, dove sono nati. Dove per zona intendiamo un’area compresa nel raggio di circa 25 chilometri».  Il reinserimento delle cicogne nell’habitat toscano è supportato quest’anno da dati estremamente positivi. Zarri sottolinea in proposito che i nati del 2009 nei quattro nidi toscani sono stati addirittura 17, contro i già positivi 7 del 2008. Commenta Zarri: «A questa crescita crediamo abbiano influito le buone condizioni meteorologiche di questa primavera. Ma adesso, non ci rimane che attendere la primavera prossima, per vedere quante cicogne torneranno, nella speranza che vengano costruiti nuovi nidi». Una speranza che l’amministrazione cascinese coltiva vivamente. «Nel 2010 il Comune - ha infatti annunciato il sindaco Moreno Franceschini -, insieme al centro Rdp del padule di Fucecchio e ad altre associazioni locali, promuoveremo senz’altro iniziative di sensibilizzazione sulle cicogne, coinvolgendo in primis le classi delle scuole del territorio».


IL SECOLO XIX

15 DICEMBRE 2009

 

Caccia al cinghiale:si può sparare sino al 31 gennaio

Proroga della provincia
L'assessore Bracco: la quota da abbattere non è stata raggiunta. L'Enpa: sudditi delle "doppiette"

 

Dario Freccero

 

Savona. Le doppiette savonesi non sono riuscite a raggiungere l'obiettivo previsto di abbattere 8509 cinghiali (questa la quota in eccesso secondo i censimenti estivi) e così ieri mattina l'assessore provinciale alla caccia Livio Bracco ha firmato il documento che per animalisti e associazioni anti-caccia è l'ennesimo affronto: l'estensione della stagione di caccia al cinghiale ancora per tutto il mese di gennaio.
Una proroga di un mese rispetto ai programmi (la stagione si conclude al 31 dicembre) che concede alle doppiette una dozzina di giornate di caccia in più (circa 3 giorni a settimana) per «completare il lavoro».
«I numeri precisi dei capi abbattuti non li conosco ma gli uffici mi hanno detto che non abbiamo raggiunto la quota indicata dagli studi e quindi dobbiamo proseguire - spiega l'assessore Bracco - ovviamente non va letta come una concessione supplementare ai cacciatori ma semplicemente come un'azione a favore del territorio perchè avere troppi ungulati in circolazione significa non tutelare il territorio e le campagne gravemente danneggiate dalle loro scorribande».
Quella di prorogare di un mese la stagione è peraltro un'abitudine ormai consolidata (sono anni che la Provincia è costretta a firmare per l'allungamento) che però ogni volta provoca tensione tra favorevoli e contrari alla caccia.
«Era già scritto a inizio stagione che tanto avrebbero regalato ai cacciatori anche il mese di gennaio - accusa l'Enpa - È l'ennesima prova di una sudditanza di Palazzo Nervi nei confronti delle doppiette. I numeri dei capi che sbandierano sono solo un pretesto, in un modo o nell'altro avrebbero comunque trovato il modo per consentire ai cacciatori di alimentare il loro sport preferito, uccidere gli animali, per un periodo più lungo».
«Ovviamente la motivazione della proroga riguarda solo i capi che mancano al raggiungimento della quota necessaria per mettere in sicurezza il territorio - riprende Livio Bracco - teniamo conto che oltre ad essere ancora indietro sui numeri fissati alla vigilia, ho personalmente ricevuto da parte di tanti Comuni dell'entroterra notizie allarmanti riguardo alle popolazioni di ungulati presenti nei rispettivi territori che mettono in crisi l'economia rurale e le coltivazioni. Quindi la richiesta di proseguire gli abbattimenti arriva direttamente dagli amministratori di tanti paesi prim'ancora che dai numeri. Tutte le altre sono polemiche inutili, negare i danni dei cinghiali non si può, basta andare a verificarli».
Quantitativamente il piano di abbattimenti della stagione 2009-2010 prevede appunto 8509 uccisioni che significano una media di quasi tre cinghiali per ogni cacciatore (2,8). Nella stagione scorsa i capi in eccesso, poi abbattuti, erano stati circa mille di meno (7529), una media di poco più di 2 (2,4) per cacciatore.


IL TEMPO

15 DICEMBRE 2009

 

Caccia al cinghiale e alla volpe Le modalità dell'Atc

AVEZZANO (AQ) L'Atc di Avezzano rende noto che la caccia al cinghiale può essere effettuata dal 16 dicembre 2009 al 15 gennaio 2010, esclusivamente in battuta con cani da seguita, da parte di squadre formate da minimo di 5 cacciatori iscritti e/o ammessi all'Ambito, la cui composizione deve essere comunicata all'Atc entro il 15 dicembre 2009.

 

Avezzano (AQ) - Caccia alla volpe: dal 16 dicembre 2009 e fino al 15 gennaio 2010, può essere svolta esclusivamente in battuta con cani da seguita da parte di squadre formate da 5 cacciatori, iscritti o ammessi dall'Ambito.


IL PICCOLO

15 DICEMBRE 2009

 

Cherso, i cinghiali fanno strage di ovini

 

CHERSO Ogni anno ne vengono uccisi a centinaia, in media più di 300, ma i cinghiali continuano ad essere il peggiore degli incubi per gli allevatori di ovini a Cherso. Va subito rilevato che i cinghiali sono una specie alloctona nell’isola quarnerina, dove erano stati introdotti a metà degli anni 80 per dare sviluppo al turismo venatorio. Una mossa incauta, anche se nei primi tempi tutto era filato via liscio e senza nessun problema. I primi guai si erano avuti una decina di anni fa, con gli irsuti animali che avevano sfondato le reti di recinzione delle zone venatorie, dando subito grattacapi ai proprietari di pecore e agnelli, con quest’ultimi sbranati senza pietà. Inizialmente, gli esperti e l’opinione pubblica non volevano credere che i cinghiali banchettassero con carne ovina, ma poi – prova dopo prova – si è accertato in modo inequivocabile che gli agnelli sono in cima alla lista dei desideri mangerecci dei maiali selvatici. Da allora le proteste degli allevatori chersini si sono susseguite in serie, con petizioni, blocchi del ponte di Veglia, proteste a Fiume, missive inviate a Zagabria, ai competenti ministeri. E’ stata così emendata la legge sulla Caccia, che permette durante tutto l’ anno di abbattere la selvaggina alloctona presente nell’ area insulare, ma i risultati sono alquanto modesti. Dapprima le scorribande dei cinghiali riguardavano la zona di Tramontana, ossia la parte settentrionale di Cherso, ma da diverso tempo gli animali – decidendo di allargare gli orizzonti di caccia – si sono calati giù a Sud, causando gravi danni nei pascoli di Ustrine e Belej. Dalla fine dell’estate ad oggi, all’allevatore Pierino Jurjako di Belej sono state divorate una trentina di pecore. Sì, perché i cinghiali non si accontentano più degli agnelli, ma attaccano anche le pecore, combinando disastri. Il loro passaggio crea danni ad un settore plurisecolare e profondamente radicato nei costumi dell’isola, incidendo anche sul paesaggio. Parecchi infatti i muretti a secco, tipici del paesaggio chersino, che vengono buttati giù durante le scorrerie dei cinghiali, i quali si accaniscono naturalmente anche sulla vegetazione. I proprietari delle greggi vengono sì rimborsati per ogni capo perduto, pagamenti che spettano al concessionario delle zone di caccia, ma ciascuno di essi ha già fatto sapere che non gli interessa tanto l’indennizzo, quanto l’eliminazione definitiva di questi animali alloctoni. La presenza a Cherso dei cinghiali è frutto della dabbenaggine umana, di coloro che un paio di decenni fa non pensarono (o forse sì) a quali rischi stessero per sottoporre l’habitat chersino. L’ovinicoltura è insomma in pericolo a Cherso e molti allevatori hanno già smesso o pensano seriamente di farlo, impossibilitati ad avere un’attività remunerativa. Una tradizione che si perde nella notte dei tempi, simbolo dell’isola, rischia purtroppo di scomparire per sempre, con gravissime ricadute anche su turismo e settore ristorativo. A meno che comune, regione e stato sappiano individuare una soluzione efficace, che possa sradicare il deleterio, pauroso gironzolare di questi animali con le zanne.


CORRIERE DELLE ALPI

15 DICEMBRE 2009

 

Caccia al cinghiale, servono le altane

 

Elisa Di Benedetto

 

LIMANA (BL). Con una proposta di legge regionale, l’amministrazione di Limana scende in campo per trovare una soluzione definitiva al problema dei cinghiali, ospiti indesiderati e sempre più numerosi non solo a Limana, ma su tutto il territorio della Valbelluna.  La Provincia di Belluno ha predisposto un piano di controllo faunistico per il contenimento di questa specie animale non autoctona, che sta creando danni notevoli all’agricoltura e al territorio, ma esiste un problema riguardo la possibilità di realizzare le cosiddette “altane”, postazioni sopraelevate, che generalmente sono costruite in legno, su cui possano stazionare i cacciatori.  Le “altane” sono strutture fondamentali per effettuare la selezione del cinghiale, un’attività che presenta alcuni problemi di carattere tecnico. Non solo i cinghiali non sono facilmente avvistabili, ma è necessario tutelare l’incolumità dei cacciatori che collaborano con le guardie provinciali per l’attuazione del piano di controllo faunistico.  «La normativa edilizia attualmente vigente in Veneto è tale da generare un dubbio circa la concreta possibilità di realizzare le altane, anche perché le stesse dovrebbero essere collocate prevalentemente nelle zone agricole», precisano l’assessore all’agricoltura Roberto Piol e il collega Giorgio Morales, che segue l’urbanistica e l’edilizia privata.  In seguito a un confronto con Stefano Segat, presidente della locale riserva comunale alpina di caccia che ha individuato una serie di siti idonei, gli amministratori hanno pensato di predisporre una «proposta di legge regionale che consenta espressamente di collocare le altane, anche in deroga alla normativa vigente». Alla redazione del documento hanno contribuito il consigliere regionale Dario Bond e il personale dell’ufficio tecnico di Limana, in particolare il perito industriale Colle e il geometra Callegari.  In attesa dell’approvazione del disegno di legge, «sarà possibile realizzare le altane con le modalità previste per le opere precarie, provvisorie e temporanee», concludono gli assessori Piol e Morales, auspicando che la proposta venga accolta.


ANSA

15 DICEMBRE 2009

 

Da giovane impresa congegno spaventa-cinghiali con ruggiti

Tra le invenzioni anche ululati per fagiani e laser antipiccioni

 

BOLOGNA - Ruggiti di leone contro i cinghiali. Ululati di lupo per terrorizzare i fagiani che danneggiano le vigne. Laser che sloggiano i piccioni dal nido.
Una lotta senza quartiere agli animali molesti o nocivi e' quella ingaggiata da Michele Buttieri, che nel maggio scorso a Bologna ha fatto della battaglia un'impresa che funziona, la Vane Service, e che oggi ha ricevuto il premio Cna per le migliori giovani realta' imprenditoriali del territorio bolognese.


GAZZETTA DI MODENA

15 DICEMBRE 2009

 

«Pcaria», regole per macellare il maiale in casa

 

C’è tempo fino al 31 marzo per la «pcarìa» ovvero la tradizionale macellazione domestica del maiale. Per tutelare un’antica tradizione e garantire il rispetto delle norme igienico sanitarie, un’ordinanza siglata dall’assessore alle politiche economiche Graziano Pini e nome del sindaco di Modena Giorgio Pighi, detta le regole per la macellazione dei suini a uso familiare. In questo contesto l’uccisione del maiale deve essere effettuata nelle ore diurne dei giorni feriali, oppure entro le 12 della giornata del sabato, comunicando preventivamente luogo e ora previsti, con un anticipo di almeno 24 ore al servizio veterinario dell’Azienda Usl. E’ inoltre necessaria la presenza di personale esperto per garantire il diritto dell’animale a una morte rapida e indolore, nel rispetto della normativa.  Tutte le carni devono essere sottoposte a visita veterinaria e devono essere poi destinate soltanto al consumo familiare.


LA ZAMPA.IT

15 DICEMBRE 2009

 

Axel, il cane campione del mondo

 

 


Ha vinto un campionato del mondo sbaragliando tutti i concorrenti, anche se pochi conoscono questo «azzurro a quattro zampe» che ha rappresentato l’Italia all’Eukanuba World Challenge 2009, la manifestazione canina internazionale che si è conclusa in California, a Long Beach. Ad aggiudicarsi la finalissima è stato Axel del Monte Alago, un bracco italiano bianco-arancio di quattro anni e nove mesi, di proprietà di un palermitano, portacolori della nostra nazionale alla competizione di profilo, livello e risonanza mondiale per gli allevatori di cani di razza. Al Challenge, infatti, possono partecipare solamente pochi e selezionatissimi cani (quest’anno sono stati 54), provenienti da ogni continente. I partecipanti rappresentano, dunque, l’eccellenza dei cani esistenti nelle nazioni che aderiscono alla Federazione cinologica internazionale (Fci).
Per far partecipare Axel, l’Ente nazionale della cinofilia italiana (Enci), ha rotto la tradizione secondo la quale le razze non riconosciute in America hanno poche possibilità di successo al World Challenge. E «Axelino», come lo chiamano affettuosamente i suoi proprietari, Salvo Tripoli e Bitte Ahrens, ha confermato tutta la sua classe sbaragliando la concorrenza. Il giudice americano Frank Sabella non ha avuto alcun dubbio, assegnando al rappresentante dell’Italia la vittoria finale. Per la cronaca la piazza d’onore è andata alla Svezia, grazie al Saluki di proprietà della famiglia Erikson, mentre al terzo posto si è classificato il Brasile con il Wire Fox Terrier di proprietà di Victor Calzoni.
Axel, del resto, non è nuovo a questi exploit. Il suo pedigree è costellato di Best in show (Bis), titolo che compete al miglior cane tra tutti quelli iscritti a una esposizione canina, ed è il solo tra i 54 partecipanti al Challenge che sia stato in precedenza vincitore del Bis ad una esposizione mondiale del Fis: nel 2006, al mondiale di Poznan, in Polonia. In quell’occasione Axel mise al tappeto ben 21.870 avversari, tutti di ottimo livello. Successo confermato ieri, a Long Beach, con il nuovo titolo mondiale conquistato da «Axelino». Una bella soddisfazione per i proprietari questo simpatico campione a quattro zampe che, pur facendo una vita da cane, continua a tenere alti i colori dell’Italia.


CORRIERE FIORENTINO

15 DICEMBRE 2009

 

Il campionato Scelto tra 54 concorrenti. Eppure la sua razza non è ancora riconosciuta negli Stati Uniti
Axel, il cane più bello del mondo

È un bracco italiano, allevato a Roma. Premiato in California

 

Grazia Maria Mottola

 

MILANO — Ha incantato con il suo passo elegante. La falcata lunga e leggera, il trotto naturale, quasi un movimento di danza. Di tanto è capace la perfezione animale. Tanto ha fatto Axel Del Monte Alago. Bracco italiano, pluricampione, da ieri il più bello tra i belli, numero uno nel mondo, quello dei cani, ma per chi li ama, è anche di più. Soprattutto perché il giovane Axel ha vinto in America, piazza difficile soprattutto per chi come lui rappresenta una razza antica ed illustre, che purtroppo negli Usa non rientra tra quelle riconosciute. Eppure il bracco, di proprietà di Salvo Tripoli, commercialista palermitano che vive a Roma, e Bitte Ahrens, allevatrice svedese trapiantata nella Capitale, ha sconfitto ogni perplessità. Gli è bastato sfilare, mostrando il passo superbo, le zampe sottili che si allungano, mentre il corpo leggero, quasi sospeso, abbozza una specie di danza. E lui, animale da show, ha sentito gli applausi, la meraviglia del pubblico, poi lo stupore per il suo magnifico trotto. Ha dato il meglio di sé. Così i giudici hanno ceduto e Axel ha ottenuto il titolo di Best in Show all’Eukanuba World Challenge 2009, concorso al quale accedono i cani migliori, 54 in questa edizione, l’eccellenza di ogni Paese. Per l’Italia, la scelta dell’Enci (Ente nazionale per la cinofilia italiana) era caduta proprio su Axel.
Ora gioiscono i suoi proprietari. In particolare Salvo Tripoli, ancora in California, che al telefono non nasconde la commozione: «Faccio il commercialista e sono allevatore per hobby. Può sembrare un gioco avere il cane più bello, ma per chi ha passione, la cinofilia è anche altro. La storia dell’uomo va di pari passo con quella dei cani, sempre al suo fianco quando ancora non c’erano le tecnologie. E i bracchi, di origine antica, hanno cacciato con lui, quando c’erano le reti, poi anche dopo con le armi da fuoco. Tutto questo per me è fonte di grande soddisfazione».
La storia di Axel inizia a Savona. Il bello tra i belli nasce il 3 marzo 2005 a casa di Giampaolo Poggio, allevatore proprietario di Rivana, femmina pluripremiata, madre di un’unica cucciolata. Il piccolo Axel viene ceduto a un amico di Poggio, Salvo Tripoli, e alla socia Bitte Ahrens, allevatrice di levrieri. «L’ho scelto quando aveva tre giorni — racconta Tripoli —, si vedeva già che Axelino (come lo chiamano in casa, ndr ) era un cane con la stoffa del campione». Così Axel viene educato alla caccia e agli show. Nel 2008 partecipa al premio Cajelli, il massimo trofeo d’esposizione d’Italia. Axel segue le orme della madre che già due anni prima si era aggiudicata il titolo. Da qui alla California il passo è breve. L’Enci lo manda negli Stati Uniti, e lui incanta pubblico e giudici. «Buon sangue non mente» sottolinea il proprietario. Questione di Dna? «Sì, perché l’eleganza o ce l’hai dentro o non la impari. Axel è nato così».


CORRIERE DELLA SERA
15 DICEMBRE 2009
 
In questa regione le vittime degli attacchi dei felini arrivano fino a 250 all'anno
È guerra tra uomini e tigri nella foresta del delta del Gange
L'aumento degli assalti dipende dalle mutazioni climatiche e del territorio. E gli abitanti si vendicano
 

 

Gli orsi polari diventano cannibali, e non trovano più una lastra di ghiaccio su cui sopravvivere, una rondine non fa più primavera e le tigri reali del Bengala fanno la guerra agli uomini. Anche questo accade a causa dei cambiamenti climatici, su cui si discute e si protesta in questi giorni a Copenhagen. Nella foresta del Sunderbans intorno al grande delta del Gange, le tigri del Bengala, che prima era rarissimo vedere, da un po’ di anni fanno ingresso nei villaggi e uccidono gli uomini. Da 50 a 250 persone ogni anno.

IN DIFESA DEL TERRITORIO - In questa regione, che in bengalese significa “bella foresta”, la macchia di mangrovie, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità nel 1997, è l’habitat naturale per la Panthera tigris tigris di cui si contano circa 500 esemplari (una densità molto elevata per una sola area). Fino a qualche tempo fa convivevano con gli altri insediati della palude, i pescatori i cacciatori di miele e le loro famiglie, oltre 4 milioni di persone che vivono della pesca e dei frutti della foresta. Dal 2007, anno in cui il Ciclone Sidr ha devastato gran parte della palude del Bangladesh, hanno migrato da sud a nord e cominciano ad entrare nei villaggi o ad attaccare chiunque si addentri in quello che hanno marcato come loro territorio: la foresta di mangrovie.

LE CAUSE – L’incremento preoccupante degli attacchi ha spinto i biologi della zona a studiare le cause della strage di uomini ad opera dei felini. Le ipotesi sono varie: la prima è l’aumento della salinità dell’acqua del delta (dovuta a un aumento del livello dell’Oceano Indiano). Di solito le tigri bevono acqua dolce e fresca, per cui il fatto di essere costretti a bere sale, li rende particolarmente insofferenti e aggressivi. Un’altra spiegazione è l’aumento dei cicloni nella zona, che porta migliaia di corpi annegati nella palude. Secondo i ricercatori, questa circostanza ha abituato le tigri alla carne umana. Infine, un’altra spiegazione sta nelle continue alte maree, che rendono particolarmente scivoloso il terreno e difficile la caccia tradizionale agli animali. Viceversa, cacciare i pescatori, che si recano in barca tra le mangrovie, è molto più semplice, basta alzare la zampa e rovesciare l’imbarcazione. E se all’inizio si sbagliavano e scambiavano l’odore dell’uomo intento nel suo lavoro per quello di un animale della foresta, con gli anni si sono sempre più abituati alla carne umana.

LA VENDETTA DELL’UOMO – La guerra tra uomo e animale è talmente feroce e tragica che ha perso ogni logica. Gli abitanti dei villaggi talvolta organizzano cacce per vendicare i loro morti e per salvare il loro bestiame e le loro famiglie. Spesso pregano al cospetto di Bonbibi, la “signora delle foreste”, affinchè le loro stalle siano preservate dagli attacchi del temuto felino e ogni volta che si avventurano al di là del canale, tra le mangovie. Le tigri, comunque, rimangono una specie protetta e in via d’estinzione e quindi non “attaccabili” a loro volta dall’uomo. I bracconieri, infatti, rivendono le loro pelli al mercato nero. E tutto l’eco-sistema della foresta è in costante minaccia.


TG COM

15 DICEMBRE 2009

 

Gb, catturata aragosta gigante

La più grande al mondo, lunga un metro

 

 

Catturata a largo della costa britannica di Dartmouth, nel Devon, una delle aragoste più grandi mai viste in Gran Bretagna. La sua lunghezza raggiunge un metro circa. Si tratta dell'esemplare più grande visto negli ultimi 80 anni, e una delle aragoste più lunghe d'Europa. La gigantesca creatura marittima è finita nella rete del pescatore britannico Simon Sharp, 42 anni, che l'ha immediatamente rimessa in mare dopo averla fotografata. "Si vedeva che era una bestia vecchiotta", ha detto Sharp al quotidiano britannico Daily Mail. "Non sarebbe stata buona da mangiare, era dura come il cuoio. Se l'avessi portata a riva per pesarla e misurarla per bene l'avrei probabilmente danneggiata, e dunque ho preferito liberarla subito".  Il pescatore stima che il mega-crostaceo abbia circa cent'anni, e che sia lunga più o meno un metro, con tenaglie larghe 15 cm. Attualmente l'aragosta più grande mai vista in Europa rimane quella catturata in Cornovaglia nel 1931, che misurava 1,26 metri e pesava nove chili.


Animalieanimali

15 DICEMBRE 2009

 

IN FORTE AUMENTO CANI MORTI PER TUMORE
Intervista al dott. Nicola Imbimbo, veterinario per la rivista ''I Nostri Cani''

 

In forte aumento le morti per cancro dei cani: le cause sono molteplici, ma i loro effetti sempre devastanti. Vi sono razze piu' colpite di altre anche rispetto agli organi. I beagle ed i golden retriever soffrono di tumori alla tiroide. I boxer ed i labrador di tumori della pelle ed il pastore tedesco si ammala alla milza. Lo evidenzia il dott. Nicola Imbimbo, veterinario nel numero di dicembre della rivista ''I Nostri Cani'' .In particolare gli apparati maggiormente colpiti sono: l'apparato emopoietico che produce le cel-lule del sangue, nel midollo osseo, e gli epiteli dell'apparato gastroenterico e respiratorio. Le patologie neoplastiche sono la seconda causa che porta a morte i nostri cani con varie localizzazioni in tutti i distretti corporei. Di pari passo con la malattia prosegue la ricerca. I veterinari si avvalgono di cure nate in laboratorio per gli umani. Nota a questo proposito Nicola Imbimbo: ''La costituzione biologica tra uomo e cane e' simile e l'insorgenza di molte patologie neoplastiche nel cane, come nell'uomo e' spontanea, al contrario di altri animali quali quelli di laboratorio dove l'insorgenza delle patologie tumorali e' indotta da sostanze che provocano la crescita dei tumori. Il cane quindi e' un anello di congiunzione fondamentale nella ricerca scientifica in quanto questa 'biosimilitudine' fa in modo che farmaci antitumorali attivi nel cane hanno molte probabilita' di essere efficaci anche nella cura delle malattie tumorali dell'uomo''.


IL TEMPO

15 DICEMBRE 2009

 

Pescasseroli (AQ)

Sequestrato dalla Asl l'orso aggressore

PESCASSEROLI E' stato posto sotto sequestro l'orso che nei giorni scorsi ha aggredito un dipendente del Pnalm ancora ricoverato con gravi ferite.

 

Claudia Sette

 

Pescasseroli (AQ) - Dopo la segnalazione partita da Dino Rossi, presidente del Cospa Abruzzo,il dirigente veterinario dell'ospedale sangrino, Silvio Delle Donne, ha provveduto a porre sotto sequestro il plantigrado come prevede la prassi del caso. «Abbiamo appreso - si legge nella nota trasmessa dalla Asl - dalla stampa locale e nazionale dell'increscioso accadimento in questione». Intanto lo stesso Rossi in una nota trasmessa a tutti gli organi competenti ha chiesto alcuni chiarimenti in merito all'accaduto ed in particolare se il dipedente aggredito avesse conseguito il corso di abilitazione allo svolgimento delle mansioni relative alla custodia di animali feroci e se la gabbia che ospita il plantigrado rispetta la normativa sulla 626,normativa vigente anche nelle aziende agricole. Una vicenda quindi, quella dell'aggressione, non ancora chiarita in tutte le sue sfaccettature anche perchè resta da accertare se il comportamento così aggressivo dell'orso possa essere imputato alla rabbia, ipotesi che potrà essere confermata tenendo sotto controllo l'animale nei prossimi giorni.


IL CENTRO

15 DICEMBRE 2009

 

Operaio aggredito al Parco nazionale Il sindaco dispone il sequestro dell'orso

 

Yvonne Frisaldi

 

PESCASSEROLI (AQ). L’orso Bruno finisce sotto sequestro fiduciario. L’ordinanza di «arresto», se così si può definire, è stata firmata dal sindaco di Pescasseroli Nunzio Finamore , e consentirà al servizio veterianrio della Asl di provvedere a tutti gli accertamenti per verificare lo stato di salute del plantigrado che, giovedì scorso, ha aggredito nel Centro visite del Parco nazionale il guardiano Donato Paglia . A sollecitare il provvedimento, della durata di 10 giorni, il settore veterinario della Asl Avezzano-Sulmona. Per l’orso, che vive in cattività dalla nascita, non cambierà nulla. Continuerà infatti a vivere nel suo recinto sotto tutela del Parco. «L’ordinanza é scattata in ottemperanza al regolamento di Polizia veterinaria», sottolinea il sindaco «provvedimento di routine che viene adottato ogni qualvolta si verificano casi di morsicatura di animale a danno di una persona. Lo stesso procedimento, per esempio, viene preso quando l’aggressore è un cane». Dalla Asl, però, a firma del dirigente veterinario Silvio Delle Donne , è partita una comunicazione all’ente Parco e al dirigente del presidio ospedaliero di Castel di Sangro, in quanto nessuno dei due destinatari della missiva ha denunciato, dandone comunicazione ufficiale, la «morsicatura da carnivoro» a danno del guardiano. Insomma, nè il Parco nè l’ospedale di Castel di Sangro, struttura nella quale è tutt’ora ricoverato Paglia, avrebbero comunicato l’incidente sul lavoro agli organi competenti. «Stiamo seguendo la vicenda tramite le notizie pubblicate sulla stampa regionale e nazionale», puntualizza il responsabile veterinario della Asl, Delle Donne, «così come abbiamo appreso dell’increscioso incidente tramite gli stessi organi di informazione. Un nostro incaricato, il dottor Domenico Ursitti , si é recato al Parco nazionale per gli adempimenti del caso». Ieri mattina, infatti, nello zoo di Pescasseroli l’orso è stato sottoposto a una prima visita medica. Il plantigrado ha attaccato quando il guardiano ha tentato di bloccare la sua fuga dalla gabbia (rimasta aperta). Aggressione che ha provocato lesioni profonde causate da morsi, graffi e la rottura del polso destro, per la quale è stato necessario un piccolo intervento chirurgico. Centinaia invece le suture e un persistente shock emotivo che attualmente non consentirebbe a Paglia di alimentarsi correttamente e in modo autonomo. A salvare l’uomo tre guardiaparco che hanno attirato di nuovo l’orso in gabbia grazie ai croccantini, dei quali è molto ghiotto.


ALTO ADIGE

15 DICEMBRE 2009

 

Nuove reti per scongiurare gli incidenti coi cervi

 

Massimiliano Bona

 

EGNA (BZ). Allarme ungulati a sud di Egna. Nelle ultime due settimane sono stati avvistati 20 cervi - provenienti dal parco naturale Monte Corno - che hanno provocato incidenti e danneggiato i campi. «Pesano 150 chili e chi guida veloce in quel tratto rischia la vita», spiega la Forestale.  Era necessario intervenire rapidamente per chiudere i varchi tra i paramassi e sistemare nuove reti di protezione alte da 1,5 a 2 metri. Per questo si sono attivati nei giorni scorsi ufficio strade della Provincia, Comune di Egna, cacciatori e Forestale. «Abbiamo approfittato - spiega Martin Schötz, direttore dell’ufficio Forestale Bolzano I - delle reti paramassi esistenti. Sono stati chiusi gli interstizi dall’uscita Sud di Egna fino alla centrale Enel di Laghetti». È stato necessario disboscare anche una scarpata, in modo tale da rendere più sicura la strada sottostante. «Adesso le reti di protezione sono di oltre 2 chilometri. In passato - spiega l’assessore Bruno Zanotti - siamo intervenuti a San Floriano e adesso siamo arrivati fino a via Trento. Nelle ultime due settimane abbiamo avuto diverse segnalazioni di danneggiamenti e alcuni automobilisti hanno schivato i mammiferi proprio in extremis».  I cervi. La scorsa primavera nell’area del parco naturale Monte Corno sono stati censiti 200 cervi, ma la Forestale ritiene che ce ne possano essere di più. «Nella zona in cui siamo intervenuti c’è una situazione di oggettivo pericolo, perchè è l’unico punto in cui gli ungulati che scendono dalla montagna possono raggiungere il fondovalle. Arrivano così numerosi per svernare, ma anche perchè il cervo maschio caccia letteralmente i più giovani. I vigneti di Mazzon sono tutti recintati e quindi il tragitto è pressochè obbligato». I cervi sono in grado di fare da 40 a 50 Km in una notte. «Provengono dalla val di Fiemme, dalla val di Cembra e dal gruppo del Lagorai».  Come evitarli. Il rischio di fare incidenti è più elevato nelle ore notturne, ma come spiega Schötz c’è anche un modo per evitarli. «Oltre ad andare piano, non più di 50 Km/orari, bisogna fare attenzione agli occhi degli ungulati, che al buio sono di color arancione e pertanto facilmente identificabili».  Per evitare che i cervi scendano nel fondovalle il guardiacaccia di zona ha studiato un sistema (che prevede l’utilizzo di contrappesi) grazie al quale i cancelli si aprono solo se gli ungulati salgono di quota e tornano nel bosco e non viceversa.  Gli incidenti. Solo nel 2009 in zona sono stati denunciati 9 incidenti stradali causati da ungulati. Uno dei più gravi è stato quello che ha coinvolto il maresciallo dei carabinieri Sacchet e la moglie. A gennaio hanno investito un capriolo che è sbucato all’improvviso in via Trento. L’animale, a seguito delle gravissime lesioni riportate, è stato poi abbattuto. Ingenti i danni riportati dalla Opel Agila a seguito dell’impatto.


LA PROVINCIA DI COMO
15 DICEMBRE 2009
 
Nel Nord est contro la rabbia silvestre
Animali in vacanza da vaccinare
 
Avete in programma un viaggio, con un animale domestico al seguito? Se siete diretti in Friuli, Veneto o Trentino, dovrete sottoporre il vostro amico a quattro zampe a vaccinazione antirabbica, almeno 21 giorni prima della partenza. Lo prevede un'ordinanza ministeriale emanata in seguito alla ricomparsa della "rabbia silvestre" in alcune regioni del nord est. L'obbligo riguarda "cani, gatti e furetti a seguito di persone dirette anche temporaneamente nel territorio della regione Friuli Venezia Giulia e della provincia dì Belluno e di altri territori della regione Veneto e delle province di Trento e Bolzano a rischio di contagio". Per informazioni ci si può rivolgere al dipartimento veterinario dell'Asl.

IL PICCOLO

15 DICEMBRE 2009

 

Rabbia, al via le vaccinazioni delle volpi

 

GORIZIA Sabato avranno inizio su tutto il territorio dell’Isontino le operazioni di vaccinazione per via orale delle volpi contro la rabbia silvestre, che termineranno il giorno successivo. L'intervento, predisposto dalla Regione interesserà tutto il territorio provinciale sul quale verranno deposte sul terreno circa 5mila esche vaccinali. Il piano di vaccinazione, predisposto e attuato in collaborazione tra il Servizio veterinario dell’Ass, l'Ispettorato ripartimentale delle foreste, la Provincia e i Distretti venatori, verrà effettuato con l’indispensabile partecipazione di squadre di personale volontario di provata esperienza e affidabilità. Si ricorda che questo innovativo intervento di profilassi vaccinale, che viene a integrare le misure tradizionali di controllo della rabbia, assicura in particolare i seguenti obiettivi: prevenire la diffusione dei focolai di rabbia; salvaguardare la sopravvivenza e la consistenza della popolazione volpina; tutelare l'equilibrio dell’ecosistema. La vaccinazione delle volpi viene effettuata attraverso la deposizione sul terreno delle esche vaccinali in modo da rispettare una densità di posa pari a 20 esche per Kmq. Le esche sono costituite da un impasto di grasso animale e farina di pesce, inglobante una capsula contenente il vaccino allo stato liquido. La volpe, masticando l’esca, perfora la capsula consentendo al liquido vaccinale, venuto così a contatto con la mucosa orale e faringea dell’animale, di scatenare una reazione immunitaria anticorpale che protegge l’animale dall’infezione del virus selvaggio della rabbia. In caso di ritrovamento delle esche sul terreno, queste, con forma di parallelepipedo di colore scuro e con forte odore di pesce, non dovranno essere nè toccate né, tantomeno, rimosse. Se inavvertitamente le esche venissero toccate, specialmente se già rotte da qualche animale, si raccomanda di lavarsi accuratamente le mani con abbondante acqua e sapone disinfettante. Le esche, infatti, possono risultare pericolose solo nel caso in cui la persona si dovesse strofinare gli occhi con le mani imbrattate di vaccino o introducesse le dita nelle cavità nasali. In tal caso sarà necessario rivolgersi al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asso al pronto soccorso degli ospedali di Gorizia e Monfalcone. Durante i giorni di attuazione del piano di vaccinazione orale delle volpi, e nei 15 giorni successivi, sarà intensificata la vigilanza sulla circolazione dei cani, con cattura e ricovero, presso il Canile contumaciale di Gorizia, degli animali lasciati liberi di vagare incustoditi dai propri proprietari o detentori responsabili.


LA PROVINCIA PAVESE

15 DICEMBRE 2009

 

Gropello (PV), lepri morte nei campi

 

Simona Bombonato

 

GROPELLO (PV). Delle oltre 450 lepri immesse sabato nel territorio dell’Atc 2 Dorno Lomellina Est a scopi riproduttivi, i cacciatori ne hanno trovate una cinquantina morte nei campi.  Lepri, a quanto pare, importate dall’Europa dell’Est vittime di cani segugio, bracconieri, predatori naturali. Lepri deboli, in quanto stressate da giorni e giorni trascorsi nei contenitori a bordo dei camion. Essendo provate, dunque, sono bersagli facili, dice Pierfelice Begliossi: «Di questo passo è a rischio il ripopolamento della specie per la prossima stagione venatoria», denuncia il presidente provinciale e consigliere nazionale di Italcaccia.  Gianfranco Bernardinello di Legambiente chiede analisi approfondite sulle carcasse. «Bisogna capire con certezza la provenienza e il motivo della morìa - dice -. Non vorrei si trattasse di tularemia, una malattia trasmissibile all’uomo». L’assessore provinciale Mario Anselmi rassicura sulle condizioni sanitarie degli animali utilizzati per il ripopolamento: «In assessorato non abbiamo ricevuto segnalazioni in merito - premette -, ma è certo che siamo di fronte a lepri in perfetta regola dal punto di vista sanitario. Sono rigorosi i certificati su cui chiediamo riscontro e le Atc, che pagano profumatamente gli animali importati, hanno tutto interesse a fare le cose a dovere».  La caccia alla lepre si è chiusa l’8 dicembre. Da allora non è più consentito l’uso delle doppiette, mentre fino a fine gennaio è lecita la caccia con i cani al seguito. «Mi chiedo quale sia l’utilità di permettere la caccia con i segugi durante il periodo del ripopolamento - riprende Begliossi -. Andava stabilita una clausola di sospensione proprio per non mettere a rischio la prossima stagione venatoria. Gli animali non hanno il tempo di riprodursi». Dell’Atc 2 fanno parte 26 comuni della Lomellina orientale. Sarebbero state le guardie venatorie e gli stessi cacciatori a segnalare la morìa di lepri a pochi giorni dalla loro immissione nel territorio nel periodo dell’anno utile alla riproduzione.

 

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