15 LUGLIO  2010

LEGGO
15 LUGLIO 2010
 
CARABINIERE LANCIA GATTO
IN ARIA: FOTO CHOC SU FB
 
 
 
Modugno (BA) - «Mica sono del Wwf». Questa la risposta di un carabiniere, che aveva appena scaraventato un povero gattino in aria, provocandogli fratture e contusioni. La vicenda è avvenuta qualche giorno fa nel Comune di Modugno in provincia di Bari, dove, nei pressi di un passaggio a livello, una ragazza ha "beccato" un carabiniere intento a  lanciare il corpo di un gattino con veemenza verso il ciglio della strada. Da quando racconta l'utente, che ha denunciato il fatto su Facebook, all'inizio pensava si trattasse della carcassa di un animale morto, ma quando si è avvicinata al gattino si è accorta che era ancora vivo, anche se ridotto male per via del "gentile trattamento" dell'agente. Quando la ragazza ha chiesto spiegazioni ai carabinieri, questi avrebbero risposto: «Non siamo mica del WWF. Ci lasci lavorare e se ne vada». Il gattino, portato subito in ambulatorio, era in condizioni gravi: naso e occhi ostruiti da secrezioni, acari nelle orecchi, ma soprattutto aveva entrambe le zampe porsteriori fratturate.
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IL TIRRENO
15 LUGLIO 2010
 
Muore avvelenato il cane dei soccorsi «Afef ci mancherai»
 
Ludovica Monarca
 
LIVORNO - Afef era giovane e bella e amata da tutti ed è morta mentre faceva il lavoro che la rendeva felice: aiutare gli altri. Afef era una splendida rottweiler di cinque anni e mezzo dell’Unità Cinofila della Misericordia di Antignano. “Solo un cane” dirà qualcuno e sì: Afef era un cane, ma di quelli speciali non solo per il proprio padrone; di quelli che ti salvano la vita.  Ieri mattina era partita scodinzolante con i suoi compagni dell’unità cinofila proprio con questo obiettivo: tentare di ritrovare e riportare a casa un’anziana signora che era sparita da due giorni a Marina di Bibbona. Le cose purtroppo sono andate diversamente e la storia non ha avuto il lieto fine in cui tutti speravano. Terminate le ricerche Afef comincia a sentirsi male e viene visitata da un veterinario del luogo. Si pensa a un collasso dovuto al grande caldo e alla fatica e viene quindi portata a Livorno dove però la situazione peggiora; trasferita d’urgenza alla clinica di Terricciola viene sottoposta a una grossa trasfusione di sangue che però non basta a salvarle la vita. Cosa possa esserle successo non è del tutto chiaro. L’ipotesi più probabile è che abbia, mentre perlustrava la pineta della zona della ricerca, leccato o ingerito qualcosa di velenoso. Afef era addestratissima, ma potrebbe non essere bastato a riconoscere il pericolo in quanto tali sostanze sono create apposta per attirare l’animale e ne esistono alcune che possono essere addirittura semplicemente spruzzate sull’erba e una singola leccata può essere fatale. Il padrone e addestratore, Enrico Polese, non riesce a darsi pace e anche Stefano Del Vivo, provveditore dell’unità cinofila della Misericordia, è addolorato per la perdita.  «Afef era un cane speciale, una di noi, amata specialmente dai bambini con i quali passava molto tempo facendo parte di un progetto di pet therapy. Ogni volta che vedeva la pettorina e capiva che bisognava uscire per una missione impazziva di gioia, ed è così che voglio ricordarla». E ricordarla con amore e rispetto è ciò che vogliono fare anche tutti i suoi colleghi che hanno già organizzato cartelloni e foto da appendere nella sede per renderle omaggio. Se n’è andata una di loro, in servizio. Forse per molti sarà solo un semplice cane, ma dal loro amore e dedizione abbiamo tutti da imparare.

LA NUOVA VENEZIA
15 LUGLIO 2010
 
Anatra con il becco legato
 
PORTOGRUARO (VE). «Salvate quell’anatra prima che muoia di fame». Appello del consigliere Pdl Pietro Rambuschi, sollecitato dalla visione di un’anatra a cui qualcuno ha legato il becco. Rambuschi non è riuscito a trovare qualcuno che fosse dotato della giusta attrezzatura per bloccare e liberare l’animale, anche i suoi sforzi si sono rivelati inutili. «L’anatra si trova all’interno dell’oratorio del Pio X - racconta il consigliere - qualcuno ha legato intorno al suo becco un tubo di plastica, che le impedisce di mangiare. Uno spettacolo straziante. Ho chiamato i vigili del fuoco e la polizia provinciale, ma nessuno è intervenuto».

IL SECOLO XIX
15 LUGLIO 2010
 
Salvati 4 cani chiusi in auto
doppio intervento in via corsica e a caricamento, con due denunce per maltrattamento
 
Genova - DOPPIO salvataggio di cani lasciati chiusi in auto. Il primo si è verificato in via Corsica dove, sotto il sole cocente e a una temperatura esterna di 38 gradi e una interna (misurata successivamente dai salvatori) di 45, erano stati lasciati due cani fantasia. L'allarme è stato dato dai passanti che hanno chiamato la polizia municipale e le guardie dell'Enpa. Per il proprietario dell'auto è scattata una denuncia penale. Il secondo episodio si è verificato a Caricamento. Anche in questo caso erano due i cani chiusi in un'auto nel parcheggio dell'Acquario. L'auto con targa francese, era posteggiata in pieno sole e le bestie stavano soffocando. Prima ancora dell'intervento dei vigili è iniziata una ricerca sul posto dei proprietari, che sono stati ritrovati in fila alla biglietteria dell'Acquario. Anche in questo caso, la denuncia per maltrattamento è scattata immediata.

AGI
15 LUGLIO 2010
 
CANI E GATTI MALTRATTATI NEL REGGINO, UNA DENUNCIA
 
Palmi (Reggio Calabria) - Venti cani ed otto gatti rinchiusi in un'abitazione di circa sessanta metri quadrati, in condizioni igienico sanitari pessime. Lo hanno scoperto gli agenti del Corpo forestale dello tato di Sant'Eufemia d'Aspromonte dopo le segnalazioni di alcuni cittadini ed un'associazione animalista in una zona di via De Salvo a Palmi, nel Reggino. Altri due cani, inoltre, sono stati trovati rinchiusi in uno scantinato, anche in questo caso in condizioni igieniche davvero incredibili.Sul posto gli agenti del Cfs hanno anche identificato Antonino Zimbaro, proprietario dei locali che ha acconsentito all'ispezione. Dopo i controlli Zimbaro e' stato denunciato all'autorita' giudiziaria per maltrattamento di animali, mentre su decisione della procura di Palmi e' stato disposto il sequestro degli animali e l'affidamento ad una associazione. Durante l'esecuzione del provvedimento, pero', Zimbaro ha opposto resistenza, anche con atti di violenza nei confronti degli agenti, ferendone uno. E' stato quindi arrestato e nelle prossime ore sara' processato per direttissima.

TRENTINO
15 LUGLIO 2010
 
Tremila bambi uccisi dalle falciatrici
 
Marzia Bortolameotti
 
TRENTO. Nei loro primi mesi di vita si mimetizzano nei prati, rimangono soli e immobili per sfuggire ai predatori. Spesso però i cuccioli di capriolo, nel periodo estivo, non sono vittima di altri animali, ma dell’uomo che con falciatrici e tagliaerba li uccide involontariamente. In Trentino ogni anno alcune centinaia di bambi muoiono così, investiti dalle sofisticate macchine degli agricoltori. Per questo l’Associazione dei cacciatori trentini ha lanciato una campagna di sensibilizzazione.  Solo nella riserva di caccia del Lomaso, l’anno scorso hanno perso la vita una quindicina di cuccioli di capriolo a causa dello sfalcio dei prati e del fieno. Questo dato, fa sapere l’Associazione dei cacciatori, è facilmente proiettabile sulle altre riserve del Trentino che sono 200. Insomma, una strage di tremila bambi all’anno. Le femmine di capriolo mettono al mondo i loro piccoli tra la metà di maggio e quella di giugno. Per circa un mese, i bambi rimangono immobili nell’erba alta nell’attesa che la madre venga ad allattarli. La loro colorazione a macchie li mimetizza e, il fatto di essere inodori, li aiuta a non essere individuati dai potenziali predatori.  Ma i caprioletti sono vittima di incidenti a causa dello sfalcio dell’erba e dall’uomo, anche perché - spiegano i cacciatori - vengono toccati, manipolati o addirittura raccolti nei prati e sottratti dalla madre. Se il piccolo viene toccato, viene “marchiato” dall’odore dell’uomo e non più riconosciuto dalla madre. In alcuni casi questi vengono inoltre erroneamente consegnati al Centro della Fauna Alpina di Casteller, perché le persone che li trovano nei prati pensano siano stati abbandonati. Ma non sono solo i caprioli a rischio. Allodola, Stiacino, Saltimpalo, Quaglia e Re di Quaglie sono le specie più comuni di uccelli che in Trentino nidificano nei prati. Le falciatrici si macchiano anche di un’altra strage: quella dei volatili. I macchinari tagliando l’erba uccidono esemplari adulti e di piccoli uccelli ancora presenti nei nidi. «Gli agricoltori - sostiene il naturalista Sergio Abram - dovrebbero avere l’accortezza di compiere un sopralluogo preventivo sul prato da tagliare il giorno prima di eseguire l’operazione».  Contro queste stragi, soprattutto di cuccioli di capriolo, è stato messo in piedi un progetto pilota nelle riserve del Bleggio Superiore e Fiavé che coinvolge gli agricoltori. «L’azione consiste nel posizionare, uno o due giorni prima del taglio del fieno, numerosi palloncini colorati appesi a dei paletti, nella zona che verrà interessata dalle operazioni», spiega Michele Rocca, tecnico faunistico della riserva del Bleggio. «Quando la femmina di capriolo scorge il palloncino colorato, un elemento estraneo all’ambiente, si allarma e tende a trasferire la sua cucciolata in un luogo che ritiene più sicuro. In questo modo i piccoli vengono spostati, proprio al momento opportuno, dalla traiettoria delle macchine agricole. Un progetto voluto da Nicola Luchesa, rettore della riserva di Bleggio Superiore». Nella riserva in questione, nell’estate 2006 vennero “falciati” ben 12 piccoli di capriolo, mentre lo scorso anno, dopo il primo posizionamento dei palloni, ne furono travolti solo 3.  

GRANDAIN
15 LUGLIO 2010
 
Veleno all'area verde, muoiono sette cani
La zona in via dei Sospiri è stata posta sotto sequestro
 
Racconigi (CN) - Nuova area verde in via dei Sospiri, qui i bambini giocano, i cani si muovono accompagnati dai padroni. Una zona concepita per il relax, una zona ora chiusa. Il sindaco di Racconigi Adriano Tosello ha emesso un'ordinanza di chiusura dopo la morte di sette cani che, in poche ore, sono deceduti. Tutti erano stati portati all'area verde. Si pensa ad un avvelenamento volontario da parte di qualcuno che ha pensato bene di risolvere una questione che si protraeva da tempo. Facciamo un passo indietro: da diversi mesi la gente si lamentava per la presenza di escrementi di cane a terra, non raccolti dai padroni, incuranti dei raccoglitori messi apposta per lasciare pulito il prato. Discussioni, liti sfiorate, malumori, hanno costretto i vigili urbani a emettere multe salate ai trasgressori. Si vede che tutto questo non è bastato: mercoledì mattina è successo questo fatto, sicuramente da condannare, effetto di una situazione che a qualcuno ha dato eccessivo fastidio. Ora è scattata la denuncia contro ignoti. I colpevoli rischiano sanzioni salate e fino a due anni e mezzo di carcere.

GIUFFRE' EDITORE
15 LUGLIO 2010
 
Maltrattamento di animali, da delitto contro il patrimonio a delitto contro l'integrità psico-fisica degli stessi
 
Chiara Maria Ciarla
 
Epocale è il dictum della Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione che, con la sentenza del 1 luglio 2010, n. 24734 (qui leggibile come documento correlato), riconosce soggettività all'animale, il quale, al pari dell'uomo, è meritevole di tutela giuridica. La pronuncia de qua sancisce il principio alla stregua del quale gli animali debbono essere tutelati in quanto esseri viventi, con una propria integrità psico-fisica e, dunque, possibili destinatari di vulnera fisiche e morali; di qui, il diritto ad essere salvaguardati contro eventuali maltrattamenti.
Nel caso di specie, il Supremo Collegio respinge il ricorso dell'imputato condannato nel merito, in primo ed in secondo grado, alla pena di 200,00 euro di multa per aver seviziato il suo cane, per il delitto di cui all'articolo 638 c.p., in virtù del quale "salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito chiunque uccide, rende inservibili o deteriora animali che appartengono ad altri".
I giudici di legittimità confermano la condanna ma riformano il capo di imputazione, declarando la responsabilità penale del ricorrente ai sensi dell'articolo 544 ter del codice penale che, al primo comma, sanziona con la reclusione da tre mesi ad un anno o con la multa da 3.000,00 a 15.000,00 "chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona una lesione ad un animale, ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche ontologiche".
Ai fini di una esaustiva esposizione delle argomentazioni sottese alla decisione emessa dal Sommo Consesso, è opportuno procedere alla disamina della struttura giuridica dei reati sopra richiamati, integranti due diverse fattispecie criminose.
Ancorché si tratti di delitti entrambi disciplinati in materia di tutela e rispetto degli animali, differente è l'oggettività giuridica, coincidente, nell'ipotesi di cui all'articolo 638 c.p. con il patrimonio del soggetto proprietario dell'animale e, nell'ipotesi contemplata dall'articolo 544 ter, con il sentimento dell'animale medesimo.
Invero, la legge del 20 luglio 2004, n. 189, articolo 1, comma 1, ha introdotto un nuovo titolo (IX bis) nel libro secondo del codice penale, "i delitti contro il sentimento degli animali", disciplinando con gli articoli 544 bis e seguenti, le fattispecie criminose lesive dell'integrità psico-fisica degli animali stessi. La novella legislativa richiamata ha così operato una distinzione nella subiecta materia, a seconda che la condotta posta in essere dal reo leda l'uno o l'altro dei beni tutelati.
Ricordiamo che la disciplina giuridica ante riforma sanzionava il maltrattamento di animali di per sé considerato quale mera contravvenzione, ex articolo 727 c.p., mentre solo il maltrattamento lesivo del patrimonio del soggetto proprietario dell'animale danneggiato era contemplato quale delitto di cui all'articolo 638 c.p.
Diversamente, post novellam, il maltrattamento è stato elevato a condotta delittuosa in entrambi i casi, con le differenze giuridiche sopra accennate e che di seguito verranno compiutamente analizzate; altresì, è stata riformulata la norma di cui all'articolo 727 c.p., la quale attualmente contempla la sola fattispecie criminosa di abbandono di animali.
Ciò premesso, occorre procedere alla analisi della struttura dei delitti de quibus.
In proposito, i giudici di legittimità sottolineano il discrimen intercorrente tra i due reati sotto il profilo dell'elemento soggettivo. Segnatamente, ai fini della configurabilità del delitto di cui all'articolo 638 c.p., è necessaria la consapevolezza dell'appartenenza dell'animale ad un terzo soggetto, essendo quest'ultimo la parte offesa dall'azione criminosa (si tratta, invero, di un delitto contro il patrimonio).
Per converso, il nuovo reato ex articolo 544 ter si configura come un reato a dolo specifico, nel caso in cui la condotta lesiva dell'integrità e della vita dell'animale (che può consistere in un comportamento commissivo ovvero omissivo) sia tenuta per crudeltà, a dolo generico qualora essa sia tenuta senza necessità.
Altresì, in ordine al profilo oggettivo, la Corte precisa che il concetto di deterioramento di cui all'articolo 638 c.p. implica la sussistenza di un danno giuridicamente apprezzabile, mentre la lesione di cui all'articolo 544 ter c.p. implica il verificarsi di una malattia atta a determinare una alterazione anatomica o funzionale dell'organismo anche non definitiva.
Applicando le suddette coordinate ermeneutiche al caso di specie, il Collegio considera sussistente la fattispecie criminosa disciplinata dall'ultimo articolo sopra richiamato, articolo 544 ter c.p., in quanto l'animale riportava evidenti ferite da taglio determinanti una significativa alterazione anatomica ed in quanto l'imputato agiva senza alcuna necessità.
Dunque, una pronuncia di condanna a tutela dell'animale in sé considerato, nella propria individualità, e non quale mero bene rientrante nel patrimonio del padrone, bensì un essere vivente meritevole di incolumità fisica e morale. CASSAZIONE

IL GIORNALE
15 LUGLIO 2010
 
Arrivano i cani bagnino  più bravi degli uomini
Sanno tuffarsi dall’elicottero, nuotare fino a due chilometri e trascinare a riva fino a tre persone in difficoltà contemporaneamente. Sono gli animali addestrati che quest’estate renderanno più sicure le nostre vacanze
 
Maria Paola Gianni
 
La salvezza è a portata di zampe. Per loro è un gioco: in realtà salvano vite umane. Sono gli eroi a quattro zampe della Scuola Italiana Cani Salvataggio (Sics), eccellenza della nostra Nazione, tempo fa ricevute in pompa magna anche sull'Amerigo Vespucci, la mitica nave scuola della Marina Militare italiana. Un grande onore. A guidarle c'era Eva, la dolce Labrador oggi tredicenne e un po' acciaccatella, eroina ormai «in congedo» della Sics Tirreno.
Nella sua carriera, a dir poco brillante, ha salvato tre persone, traguardi fatti di amore e coraggio insigniti con tanto di medaglie al valore. Faticose imprese meritatamente premiate anche e soprattutto con dosi massicce di coccole da parte del suo amato e inseparabile compagno umano Roberto Gasbarri, presidente della Sics Tirreno. Ai cani-eroi è dedicata l'ampia inchiesta del mensile Quattro Zampe (www.qzlife.it) in edicola in questi giorni. In allegato c'è anche il Patentino dei proprietari del Ministero della Salute (www.salute.gov.it), voluto fortemente dal sottosegretario Francesca Martini, organizzato dai comuni in collaborazione con le Asl, i medici veterinari, le associazioni di protezione degli animali, le associazioni cinofile e gli educatori. Una bella squadra. Il patentino è rivolto ai proprietari di cani e a tutti coloro che intendono diventarlo. Per averlo basta frequentare un corso di circa dieci ore. Ma cosa fanno le unità cinofile (coppia uomo-cane) della Sics? Con il brevetto riconosciuto dal Comando generale delle Capitanerie di Porto possono intervenire su tutte le spiagge italiane come operatori di Protezione Civile. E questa estate le spiagge d'Italia saranno più sicure, grazie alla loro presenza, ancora più numerosa, dal Nord al Sud, da Trieste e Grado a Carole, dai laghi di Molveno e Salò, all'idroscalo di Milano, fino ad arrivare al Lazio, alla Campania e alla Puglia, passando per altre regioni.
Si tuffano dal gommone in velocità o dall'elicottero e raggiungono in fretta e furia persone o imbarcazioni in difficoltà. Fiutano le correnti, e in questo sono più bravi dell'uomo.
Sono Labrador, Golden Retriever, Terranova, ma anche Leonberger, Bovari del Bernese, altri tipi di cani e anche meticci. Come spiega Roberto Gasbarri, responsabile della Sics Tirreno, «l'uno affida la propria vita all'altro, ecco perché deve esserci massima intesa e sintonia, in momenti cruciali si rischia tantissimo e bisogna capirsi al volo». Cani addestrati con metodi gentili, che operano a nuoto su grandi distanze, fino a due chilometri. Trasportano a riva fino a tre persone contemporaneamente. Operano su qualsiasi mezzo navale, moto d'acqua, gommone, motovedetta (soprattutto della Guardia Costiera), collaborano anche con l'Aeronautica Militare, la Guardia di Finanza, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri. È impossibile non amarli. Sono gli unici a intervenire dagli elicotteri «Search and Rescue» dell'Aeronautica, sanno tuffarsi in hovering (elicottero fermo in aria). È una tecnica esclusiva italiana, per impararla, sul lago di Iseo, in Lombardia, vengono da tutto il mondo, persino dal Giappone.

GIORNALE DI VICENZA
15 LUGLIO 2010
 
«Il falconiere ha maltrattato quei piccioni»
PROCESSO/1. Giovane in tribunale: fu denunciato dalla Forestale
L'accusa: «Gli uccelli sono tenuti in una borsa non idonea e non possono volare dove vogliono a causa di un cappuccio»
 
foto archivio
 
Diego Neri
 
VICENZA - Dopo gli astici vivi tenuti nel ghiaccio al ristorante, che fecero discutere mezza Italia, un altro caso singolare di maltrattamenti di animali in tribunale a Vicenza.
Il falconiere è accusato di aver maltrattato i piccioni che utilizza come preda per allenare il suo rapace. Sullo scomodo banco degli imputati c'è Marco Boeche, 29 anni, residente in città nel quartiere di Polegge, che deve difendersi dall'accusa di aver fatto soffrire dei piccioni in occasione di un'uscita avvenuta a Sandrigo il 20 novembre di tre anni fa. Boeche, difeso dall'avv. Balduin, era andato ad allenarsi con il suo falco e aveva portato con sè dei piccioni da utilizzare per addestrare il rapace. Era incappato in un controllo compiuto da una pattuglia della Forestale che, al termine degli accertamenti, lo aveva segnalato in procura al pubblico ministero Marco Peraro che ne ha chiesto il processo, in corso davanti al giudice Roberta Resenterra. Dopo aver ascoltato alcuni testimoni, l'udienza è stata rinviata al febbraio prossimo quando dovrebbe giungere alle conclusioni delle parti e alla sentenza del giudice.
In base a quanto ricostruito dalla Forestale, Boeche avrebbe fatto soffrire i piccioni per due ragioni.
La prima è che teneva gli uccelli all'interno di una borsa, considerata del tutto inidonea al trasporto: i volatili erano ammucchiati uno sull'altro in una condizione generale di sofferenza.
Ma soprattutto Boeche, al momento di liberarli per farli seguire dal falco, li copriva con una sorta di cappuccio di modo da impedire loro di scegliere in che direzione volare, ma di indirizzarli verso una determinata porzione di cielo. Questa impossibilità di scelta da parte del piccione, che non aveva quindi modo di decidere verso dove eventualmente fuggire, determina secondo l'accusa il reato di maltrattamento di animale.
Ovviamente la posizione della difesa è contraria. Boeche assicura di non aver avuto l'intenzione di far soffrire i volatili, e di essere certo di non averlo mai fatto.
Fra l'altro Boeche, diplomato falconiere a Marostica quattro anni fa, fa parte come consigliere dell'Ordine nazionale dei falconieri, un'organizzazione riconosciuta che ha per scopo quello di praticare e diffondere un'attività che sta a metà fra arte e sport, oltre che dare vita a incontri e gare. Per questo si è sempre detto sorpreso delle accuse, in quanto è convinto di essersi comportato secondo dettami prestabiliti e uguali in tutta Italia.

BRESCIA OGGI
15 LUGLIO 2010
 
In casa uccellini di ogni specie
PASSIRANO (BS). La Forestale ha scoperto a Camignone un centro di cattura illegale
 
 
Pietro Gorlani
 
Passirano (BS) - Oltre 150 trappole e gabbie per uccellagione, 2 reti tese da metri, il tutto contenente 150 uccelli morti di specie protetta in avanzato stato di decomposizione: è quanto hanno ritrovato gli agenti del Comando del corpo forestale dello Stato Brescia in un'abitazione del centro abitato di Camignone di Passirano. Un ritrovamento che gli agenti non hanno esitato a definire un «giardino degli orrori».
Nelle aree adiacenti all'edificio gli uomini della Forestale hanno scoperto un vero e proprio centro di cattura di avifauna illegale. Di certo le catture con le reti risalivano a mesi addietro. In taluni casi sono stati rinvenuti all'interno delle reti solamente gli scheletri ricoperti da ammassi di piume di uccelli catturati e lasciati morire. Varie le specie interessate tra cui civetta, cinciarella, codirosso, pettirosso, cardellino, lucherino, verzellino, fringuello, peppola, merlo, tordi, allodole. Nell'abitazione sono stati rinvenuti inoltre ulteriori 45 uccelli vivi, ma tenuti in condizioni incompatibili con la loro natura e sottoposti anch'essi a sequestro penale ed affidati in custodia al centro di recupero animali selvatici Valpredina gestito da Wwf Italia.
Il proprietario dell'abitazione è stato deferito all'autorità giudiziaria per i reati di «maltrattamento e uccisione animali», «detenzione animali in modo incompatibile con la loro natura» e violazione di numerosi articoli della legge 157/92 per l'esercizio dell'uccellagione, caccia con mezzi non consentiti, cattura e detenzione di fringillidi in numero superiore a cinque, di uccelli nei cui confronti non è consentita la caccia, di specie particolarmente protette.

GEA PRESS
15 LUGLIO 2010
 
Caccia: bracconiere uccellatore ricorre in cassazione e paga.
Dovrà risarcire al WWF il danno arrecato alla fauna.
 
GEAPRESS – Indispettito per essere stato condannato dal Tribunale di Forlì per il vizietto di catturare illegalmente uccellini con le reti a scatto, un bracconiere romagnolo, ricorrendo in Cassazione, ha ottenuto suo malgrado la legittimazione del WWF, costituitosi parte civile, al risarcimento dei danni arrecati alla fauna selvatica.Sebbene il reato fosse nel frattempo incappato nei tempi di prescrizione, la Corte Suprema ha lo stesso obbligato l’uccellatore bracconiere a pagare la somma dovuta per il danno causato alla fauna.
Il pronunciamento della Corte è importante anche per un altro aspetto. Il bracconiere aveva sostenuto l’illegittimità della costituzione di parte civile del WWF in quanto non presente nel territorio ove avvenuto il fatto. Gli scopi dell’Associazione, secondo la Cassazione, non riguardano però la salvaguardia della fauna esclusiva delle zone ove presente l’Associazione.La sentenza, depositata in questi giorni è della III Sezione Penale della Cassazione presieduta dal dott. Enrico Altieri. Il WWF, in quanto “riconosciuto per la tutela ambientale della fauna, in riferimento all’intero territorio nazionale” potrà così esigere quanto derivato dalle statuizioni civili valide, secondo La Corte, a prescindere dai tempi di prescrizione del reato di uccellagione. Chi, secondo quanto confermato dalla Corte, “mediante l’uso di reti azionate a scatto e la predisposizione di apposite trappole, tendeva alla cattura indiscriminata di uccelli frequentanti il territorio”, dovrà ora pagare il WWF.Se il bracconiere era così indispettito, forse questa è la peggiore pena. Del resto la condanna si era estinta nei tempi di prescrizione, nota dolente causata dai lunghi tempi della Giustizia anche di un piccolo Tribunale, quale quello di Forlì, il quale ha emesso la condanna solo nel 2009, ovvero quattro anni dopo i fatti. Speriamo, allora, che le Associazioni possano Costituirsi per i danni causati anche dal bracconiere bresciano del giardino degli orrori (vedi
articolo GeaPress).(GEAPRESS).

IL RESTO DEL CARLINO
15 LUGLIO 2010
 
 
Macchinista ferma treno e salva cane ferito sui binari
E' successo lungo la linea ferroviaria Ferrara-Suzzara. Il macchinista ha visto il cane insanguinato adagiato sui binari ed è riuscito a fermare il convoglio e a soccorrere l'animale ferito
 
Ferrara - Un convoglio della Fer, partito da meno di un'ora da Ferrara, aveva appena lasciato la stazione di Poggio Rusco e stava per raggiungere quella di Schivenoglia quando il macchinista ha visto una 'cosa' adagiata sui binari. Era un grosso labrador adulto, macchiato di sangue, che non riusciva nemmeno più a stare ritto sulle zampe. Il personale del treno non ha avuto il minimo dubbio:bisognava intervenire. Così un ferroviere è sceso ed ha spostato il cane dai binari.
Contemporaneamente un altro dipendente Fer ha chiamato i carabinieri del comando di Gonzaga ed ha sollecitato l'intervento di un veterinario. Poi il treno è ripartito, ma la buona azione è finita lì. Quando lo stesso treno è tornato indietro per percorrere il percorso inverso, ha caricato il cane ferito, il veterinario e i carabinieri della fino a Poggio Rusco, dove il cagnone è stato ricoverato. Il labrador, che non aveva targhette identificative, è stato curato e ha ricevuto tutta l'assistenza necessaria.

LA NUOVA SARDEGNA
15 LUGLIO 2010
 
Il gattino affamato salvato dai pompieri
 
TEMPIO (OT). Miagolava da tre giorni sul terrazzino di una abitazione temporaneamente disabitata, sin quando una vicina di casa, impietosita, non ha chiamato i vigili del fuoco.  Il gatto, un bell’esemplare adulto, ha accolto a zampe aperte i pompieri che, ieri mattina, sono saliti velocemente sulle scale per raggiungere il poggiolo al terzo piano.  L’abitazione, in via Trieste, era sprangata dall’interno e il micio, in questi tre giorni, è rimasto chiuso fuori al caldo, senz’acqua ne viveri. Una volta recuperato l’animale i pompieri hanno anche provveduto a rifocillarlo con latte fresco, acqua in abbondanza e due scatolette di cibo per gatti. Il tutto divorato dalla besiola in un battibaleno. Il gatto, una volta liberato dal poggiolo, è stato lasciato libero. La proprietaria, che si trova in vacanza, potrebbe averlo chiuso nel terrazzino per distrazione, essendo una donna che, da sempre, alleva decine di mici.

LA CITTA' DI SALERNO
15 LUGLIO 2010
 
Sequestrato allevamento di pecore e capre
 
Angela Sabetta
 
Aquara (SA). Un allevamento di ovini e caprini gestito senza le autorizzazioni sanitarie: un centinaio di capi è stato sequestrato su ordine del sostituto procuratore di Salerno, Roberto Penna, dalla polizia giudiziaria della Forestale di Foce Sele, diretta dal comandante Marta Santoro. • Il provvedimento fa seguito ad una articolata fase investigativa che ha consentito di scoprire una serie di irregolaritá ed illeciti compiuti dai titolari dell’allevamento, una coppia di Castel San Lorenzo. Dai controlli è emerso che l’allevamento era detenuto in modo totalmente abusivo, in quanto i capi risultano non iscritti all’anagrafe ovina e caprina e sprovvisti di certificati sanitari. La denuncia è stata notificata ai coniugi F.V. e R.M., addetti alla cura e governo degli animali che non venivano però sottoposti ai controlli disposti dall’Asl veterinaria competente, non essendo iscritti all’apposita anagrafe così come dispone la normativa. • Nonostante ciò, gli animali venivano utilizzati per la produzione di latte e la realizzazione di prodotti caseari. Il tutto senza che gli allevatori fossero in possesso delle autorizzazioni. La coppia risponde di detenzione di animali senza i permessi rilasciati dagli organi competenti. Ma non sono i soli illeciti contestati alla coppia. I capi ovini e caprini allevati allo stato brado e lasciati liberi al pascolo e incustoditi, hanno arrecato numerosi danni a terreni privati e demaniali, rovinando recinzioni, uliveti secolari, vigneti, tra i comuni di Aquara, Felitto e Castel San Lorenzo. Il pm Penna ne ha disposto il sequestro per evitare che provocassero ulteriori danni. Pertanto i due allevatori rispondono anche di pascolo abusivo, invasione e distruzione di culture. Il sequestro dell’allevamento è stato giá convalidato. • Il provvedimento in questione si aggiunge a quello emesso lo scorso dicembre sempre nei confronti della stessa azienda. In quella occasione per le medesime motivazioni fu posto sotto sequestro una mandria costituita da trenta mucche podoliche.

SAVONA NEWS
15 LUGLIO 2010
 
Savona: Guardie Zoofile salvano cane caduto in un burrone
 
 
Savona - Brutta avventura a lieto fine per un cane, allontanatosi da una cascina sulle alture di Savona e finito in un burrone sotto la ferrovia Altare-Savona, in località Mulino di Maschio.
I lamenti dell’animale, uno spinone di taglia media, sono però stati uditi da una pattuglia di Guardie Zoofile della Protezione Animali, in perlustrazione antibracconaggio nei boschi vicini. Per poterlo soccorrere però uno dei volontari, Sergio D., esperto di alpinismo, ha dovuto procurarsi corde e moschettoni e calarsi nel dirupo per circa 8 metri; qui ha imbragato il cane e lo ha fatto sollevare dagli altri volontari, dopodichè è risalito; le operazioni sono durate circa due ore e sono terminate alle 21; la bestiola, che aveva il collarino con il numero telefonico, ha sempre collaborato ed è infine stata restituita ai proprietari.
Nel pomeriggio i volontari avevano soccorso anche una giovane volpe, ora in cura presso la sede di via Cavour; sono centinaia i soggetti di fauna selvatica, feriti o nidiacei, recuperati dall’ENPA, che rivolge un pressante appello a quanti amano gli animali, non solo a parole, perché offrano la loro collaborazione, mettendosi in turno per le cure e le pulizie, dopo un breve corso di apprendimento (telefono 019 824735)

LA NUOVA VENEZIA
15 LUGLIO 2010
 
Intossicata per salvare il gatto
 
Massimo Scattolin
 
Venezia - Intossicata e costretta a farsi visitare in ospedale pur di salvare la gatta persiana rimasta imprigionata nell’appartamento invaso dal fumo. Una donna di 51 anni non ha esitato a mettere in atto ogni tentativo di rianimazione pur di salvare il proprio felino. Ma alla fine non è bastato nemmeno questo gesto d’amore: il micio è morto. E’ successo martedì poco dopo la mezzanotte in un appartamento del sestiere San Marco. R.M., 51 anni, medico, era uscita di casa un’ora e mezza prima lasciando il condizionatore acceso. Tornata a casa appena si era avvicinata alla propria abitazione aveva sentito una forte puzza di bruciato. Ha sperato fino all’ultimo che non fosse coinvolto il suo appartamento. Ma purtroppo non era così. La donna non ha tardato a chiamare i pompieri, ma non ha atteso il loro intervento per cercare di salvare la gatta persiana. Si è lanciata all’interno dell’abitazione perchè sapeva che la sua gatta vi era rimasta imprigionata. La scena che si trova davanti la donna è straziante. Fuliggine ovunque, arredi bruciati. Ma la donna cerca subito il felino di stanza in stanza, finchè lo trova, lo prende tra le braccia e lo porta all’esterno. Capisce subito che l’animale sta male, tenta di rianimarlo, prima di assicurarsi che venga affidato a un veterinario.  A scatenare le fiamme, verificheranno i vigili del fuoco e gli agenti della volante della polizia, un probabile cortocircuito al condizionatore. Le fiamme avevano poi danneggiato anche alcuni arredi, soprattutto mobili e sedie di legno. Non trovando subito la gatta la donna ha respirato delle esalazioni venefiche, rimanendo leggermente intossicata. Sul posto sono intervenuti anche i sanitari del Suem, che l’hanno accompagnata al Pronto soccorso dell’ospedale di Venezia, dov’è rimasta in osservazione per un po’.  Aver prontamente allertato il servizio veterinario non è bastato al salvare la gatta persiana. Il fumo respirato dall’animale è stato, purtroppo, fatale. E l’animale ieri mattina è morto. Un principio d’incendio, sempre per un probabile corto circuito a un condizionatore, si era verificato nel pomeriggio di martedì anche in un appartamento di Cannaregio. Sul posto erano subito intervenuti i carabinieri di Venezia.

GEA PRESS
14 LUGLIO 2010
 
La natura fatta a pezzi: tra cervi a tre zampe e cinghiali capitozzati.
Intervengono i Forestali della Sardegna - Intervista di GeaPress
 
 
GEAPRESS – Li hanno scovati di notte, pronti ad appostarsi per uccidere la fauna selvatica a nord del Sulcis, in Sardegna. I Forestali del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Cagliari e della Stazione Forestale CFVA di Villacidro (VS) sono intervenuti in località Gutturu Forru nel complesso forestale di Monti Mannu. I bracconieri stavano piazzando i famigerati cappi in filo metallico con il quale rimangono imprigionati i cinghiali e, più a sud, il rarissimo cervo sardo. Il fucile aveva finanche la matricola abrasa. Durante le perquisizioni domiciliari trovati i mezzi di cattura illegale, munizioni e le esche per attrarre gli animali selvatici.La Forestale ha così informato il PM dott. Emanuele Secchi il quale ha disposto la conduzione in carcere di Roberto Gioi, 42 anni di Desulo e residente a Villacidro e Piras Salvatore di 57 anni della stessa Villacidro (nelle foto del Corpo Forestale della Regione Sardegna).Il Dirigente del Servizio di Cagliari Dr. Giuseppe Delogu ha sottolineato “l’elevata attenzione del personale del Corpo, anche durante la campagna antincendi, a tutte le attività dannose all’ambiente, come lo smaltimento illecito di rifiuti e, come in questo caso, la caccia di frodo”.GEAPRESS ha intervistato il Commissario Fabrizio Madeddu, che ha diretto l’operazione.
GEAPRESS – Commissario, a cosa servivano i “cappi” che avete sequestrato?
COMMISSARIO MADEDDU – Il cappio è un meccanismo semplice quanto crudele, oltre che illegale. E’ costituito da un filo metallico con il quale si costruisce un vero e proprio cappio, con un nodo di tipo savoia. Tenuto da due asticelle, il cappio è sistemato lungo un sentiero dove solitamente transitano gli animali, in genere in leggera discesa.GEAPRESS – Cosa succede al passaggio dell’animale?
COMMISSARIO MADEDDU – Se trattasi di cinghiali, come nella zona dove siamo intervenuti, l’animale rimane in genere impigliato per il collo. Il cappio non perdona. Il nodo può solo scorrere. Più l’animale tira per scappare, più il cappio si stringe, senza potersi più allargare. E’ una morte dolorosa e spesso lunga, comunque mai quanto quella del cervo.
GEAPRESS – Ci dica.
COMMISSARIO MADEDDU – Riguarda altra zone, come nel Sulcis. Il cervo rimane impigliato per la zampa. A forza di tirare, spesso per ore, il nodo penetra via via nella ferita e di fatto il cervo, tirando, finisce per staccarsi la zampa. Ne abbiamo trovati così in condizioni che le lascio immaginare.
GEAPRESS – Quanto è diffuso il fenomeno dei cappi?
COMMISSARIO MADEDDU – Purtroppo è ancora diffuso. Nel Sulcis il bracconiere arriva a piazzare fino ad un’ottantina di cappi ….
GEAPRESS – Un singolo bracconiere?
COMMISSARIO MADEDDU – Proprio così. Faccia conto che in genere rimangono catturati da tre a cinque animali. Nel luogo dove siamo intervenuti in genere ne vengono piazzati in minor numero. Il fenomeno nel territorio di Villacidro è meno frequente di altre aree, ad esempio più a sud dove più alta è la copertura boscosa, ma l’impatto sull’ambiente, capirà, è comunque notevole.
GEAPRESS – Ma in aree meno boscose, come a nord del Sulcis dove si utilizzano meno cappi, il bracconaggio è meno diffuso o vi sono altre forme?
COMMISSARIO – No, è più diffuso il bracconaggio con il fucile. Dipende, come le dicevo, dal tipo di ambiente.
GEAPRESS – Ritornando ai cappi, si tratta tra l’altro di un metodo di caccia non selettivo…
COMMISSARIO – Infatti, nel cappio può rimanere quasi di tutto.
GEAPRESS – Durante la perquisizione domiciliare avete rinvenuto un certo quantitativo di mandorle vicino ai cappi pronti per l’uso.
COMMISSARIO – E’ la pastura che tipicamente viene utilizzata per i cinghiali. Gli animali ne vanno ghiotti ed in tal maniera vengono indirizzati verso il cappio.
GEAPRESS – E’ vero che in casa dei due arrestati avete trovato pure selvaggina, una testa o altre parti…
COMMISSARIO – Si, una testa, una testa di cinghiale.(GEAPRESS).

LA GAZZETTA DI MANTOVA
15 LUGLIO 2010
 
La Forestale indaga sulle razzie nel Po e sui commerci illegali
 
Tiziano Soresina
 
LUZZARA (RE). Un attacco indiscriminato con metodi illegali alla fauna ittica del Po, ma anche l’inquietante sospetto di un serio pericolo per la salute di chi potrebbe trovarsi nel piatto - a sua insaputa - carne di siluro inquinata e spacciata per altro tipo di pesce.  E’ su questi filoni investigativi che si sta muovendo, sotto traccia, la Forestale, inseguendo due ipotesi di reato che nel freddo linguaggio giudiziario si sintetizzano in «maltrattamenti di animali» e «frode in commercio».  E’ quanto «filtra» su un’inchiesta non facile da affrontare, ma che è diventata col passare dei giorni un’emergenza, perché le segnalazioni giunte alla Gazzetta avrebbero molti punti di contatto con quanto acquisito dagli inquirenti.  E qualche certezza c’è già.  Il Po è molto esteso e tanti gli «appetiti» dei pescatori di frodo, ma il tratto reggiano del fiume avrebbe - come anticipato dal nostro giornale - un padrone indiscusso, cioè una banda ungherese (composta fra le 6 e le 8 persone, il numero preciso non è ancora chiaro) che si sposta spesso e volentieri nelle sue razzie anche verso le sponde mantovane (Borgoforte, Torre d’Oglio) e parmensi (Colorno, Sacca). Una banda che potrebbe «pestarsi i piedi» con un altro gruppo di razziatori (sempre ungheresi) che hanno nel Mantovano il loro quartier generale.  Ancora da capire se queste bande siano o meno assogettate ad una «regìa» unica (si sospetta di un magiaro che vive in provincia di Rovigo e potrebbe essere il capo assoluto) o se si muovano autonomamente, entrando in collisione ogni tanto per questioni di spartizione del territorio.  Accertamenti e segnalazioni confermano l’uso di metodi di pesca illegali, talmente devastanti da compromettere il naturale ripopolamento del pesce che ancora sopravvive nel nostro fiume in affanno. Siluri impiccati per giorni, palamiti da 30 ami, le stragi con la corrente elettrica: sono i «segnali» impietosi di una razzia senza sosta.  Le catture, a quintali, riguarderebbero soprattutto i siluri, ma tutto questo pescato dove va a finire? E’ questo il punto più preoccupante dell’inchiesta della Forestale. Il Po è inquinato e vi sono studi precisi sull’accumulo di diossina nei pesci che sguazzano nelle acque del Grande Fiume. I rischi per la salute sono evidenti, ma è altrettanto vero che i predatori ungheresi sono abili a far sparire il frutto delle loro razzie, sottraendosi ai controlli sanitari dei veterinari dell’Ausl. Le indagini «dicono» che gran parte di quei siluri finiscono in Ungheria, dove questo tipo di pesce è molto apprezzato (anche in Germania e in Romania lo considerano prelibato), ma qualche dubbio su forniture anche italiane esiste e non è marginale. Al mercato ittico di Roma il siluro è già comparso, ma le indiscrezioni parlano di ristoratori senza scrupoli che utilizzano quelle carni spacciandole per altro tipo di pesce (le somiglianze con il palombo, per esempio, possono trarre in inganno). Una frode agghiacciante, se verrà provata dal nucleo investigativo della Forestale.

L'ARENA
15 LUGLIO 2010
 
ISOLA DELLA SCALA (VR). La polizia municipale indaga sul responsabile e scopre una piccola diga di legno a monte
Sbarrato il corso d’acqua, muoiono i pesci
Trovati tinche, lucci e carpe in decomposizione lungo la fossa Mandella È un danno ambientale
 
 
Isola della Scala (VR) - Pesci a pancia all’aria nella fossa Mandella: sono lucci, tinche, carpe, pesce persico e pesce bianco, tanti, grandi e piccoli, morti non per il caldo ma perché il corso d’acqua che costeggia via Mandello è rimasto all’asciutto.
Un danno ambientale, perché oltre ai pesci adulti c’erano anche avannotti, e un problema igienico sanitario, dato che le temperature di questi giorni hanno favorito la putrefazione degli animali provocando un odore nauseabondo, percepito da chi risiede nella via. «Una puzza indescrivibile», dice infatti Graziella Santinello che abita al numero 22 della via proprio di fronte al corso d’acqua e che ha segnalato il fatto ai vigili; inizialmente l’aveva collegato alla pulizia del fosso. «Giovedì scorso», racconta, «ho visto che pulivano come fanno ogni tanto, di solito l’acqua resta chiusa per qualche giorno ma non completamente, rimane sempre un piccolo rigagnolo per far sopravvivere i pesci. Questa volta non è successo, il fosso è rimasto all’asciutto tanto che ci correvano i gatti».
I vigili spiegano che l’acqua della fossa non è stata chiusa per i lavori di pulizia. «Per capire la causa dell’interruzione», dicono, «abbiamo setacciato il percorso della Mandella risalendolo finchè a monte abbiamo trovato un blocco artificiale fatto con un asse di legno e un palo di ferro, una barricata che ha fermato l’acqua. Lì abbiamo trovato anche mezzi agricoli, attrezzatura per il prelievo dell’acqua e una cisterna. Adesso stiamo indagando per accertare le responsabilità». L’ipotesi è che qualche agricoltore abbia prelevato l’acqua abusivamente.
Oltre ai vigili, lungo la fossa sono intervenute anche le guardie ittico-venatorie della Lipu. Prima dello sbarramento, l’acqua della Mandella non era abbondante, ma comunque sufficiente a garantire la sopravvivenza dei pesci; una volta individuato, lo sbarramento è stato tolto e l’acqua riaperta, spiega ancora la polizia municipale, nella speranza di ridare ossigeno ai pesci sopravvissuti e che si sono nascosti in qualche pozza sotto i ponti. Chi ha sbarrato il corso d’acqua rischia non solo una sanzione amministrativa, ma anche una denuncia penale.

VIRGILIO NOTIZIE
15 LUGLIO 2010
 
Taranto, rifugio per cani abbandonati su terra confiscata a mafia
Il canile su 11.55 metri quadri, gestito da ex detenuti
 
Taranto - Un rifugio per cani abbandonati gestito da ex detenuti nascerà su un terreno confiscato alla criminalità organizzata nel comune di Castellaneta, in provincia di Taranto. Al progetto, che ha ricevuto il via libera del Comitato di Valutazione del programma operativo nazionale sicurezza per lo sviluppo - obiettivo convergenza 2007-2013, è stato assegnato un finanziamento di 382.902 euro. Il canile sorgerà su un terreno di 11.555 metri quadri e verrà gestito da una cooperativa sociale di circa 10 persone fra detenuti ed ex detenuti. In particolare, verranno realizzati un canile sanitario capace di ospitare 30 esemplari e un canile-rifugio da 160 posti per gli animali che non hanno trovato adozione ma hanno superato il periodo di osservazione sanitaria.

GEA PRESS
15 LUGLIO 2010
 
In Sardegna l’Ordinanza Martini autorizza la devastante corsa di cavalli dell’Ardia di Sedilo ed in Toscana si vuol far credere che debba bloccare quella dei ciucchini.
 
GEAPRESS – Mentre in Sardegna nulla ha potuto l’Ordinanza Martini per fermare forse la più pericolosa corsa di cavalli Italiana (vedi articolo GeaPress sull’Ardia di Sedilo) in Toscana lo stesso provvedimento dovrebbe ora essere “rigorosamente” applicato alle corse degli asinelli.Un funzionare dell’Unire, Unione Nazionale Incremento Razze Equine (lo stesso Ente inviato dalla Martini a far chissà che cosa sia in Sardegna che in Umbria per la Giostra della Quintana, vedi articolo GeaPress) dovrebbe ora “rigorosamente” applicare un provvedimento il cui unico veramente efficace risultato è stato quello di riconoscere questa manifestazioni prima ombrate da un vero e proprio vuoto legislativo. Purtroppo la tradizione da tutelare, secondo terminologia in uso nell’Ordinanza Martini, è già nelle previsioni di esclusione del campo di applicazione della legge contro il maltrattamento degli animali. Legge, questa, tanto richiamata a merito ma in effetti piaciuta finanche ai circhi con animali, così come dichiarato dal circense Senatore Livio Togni che l’ha rivendicata, in una recente intervista a GeaPress.Ovviamente la legge maltrattamento non l’ha redatta ne approvata il Sottosegretario Martini (non era del resto ancora stata eletta), ma che proprio lo stesso provvedimento debba ora essere richiamato a monito degli organizzatori delle corse dei ciucchini di Roccatederighi, Roccastrada, Campagnatico e Vetulonia (tutti in Provincia di Grosseto e tutti, secondo GeaPress da sostituire con una bella corsa di biciclette) rischia di sfociare molto oltre la stessa stonatura.GeaPress invita il Sottosegretario Martini, prima di occuparsi di animali, di farsi un bel giro per l’Italia visto che il Suo Ufficio ministeriale ha compiti nazionali e non regionali.(GEAPRESS).

IL SECOLO XIX
15 LUGLIO 2010
 
New York, eutanasia per 400 oche: minacciavano gli aerei
 
Eutanasia per 400 oche in un parco di New York: i volatili rappresentavano un rischio per gli aerei in decollo dai vicini aeroporti di J.F. Kennedy e La Guardia. Teatro della carneficina è stato Prospect Park, il grande polmone verde di Brooklyn: la scorsa settimana biologi e veterinari sono calati sul parco, hanno rastrellato gli animali in un’area recintata, poi li hanno trasportati due a tre alla volta in un edificio vicino dove sono stati uccisi con dosi letali di biossido di carbonio. Lo ha reso noto Carol Bannerman, una portavoce del Dipartimento dell’Agricoltura. Dal 1981 al 1999 la popolazione delle oche a New York si era decuplicata. La strage - ha spiegato la Bannerman - era necessaria: «Erano un problema per la sicurezza del volo». Nel gennaio 2009 uno stormo di oche è stata all’origine del blocco ai motori del volo US Airways 1549, costretto a uno spettacolare quanto miracoloso atterraggio di emergenza sul fiume Hudson. L’anno scorso oltre un migliaio di oche erano state rastrellate in varie zone della città e uccise. Nella retata di Prospect Park è finita anche `Target´, un uccello diventato famoso qualche settimana fa perché fotografato mentre passeggiava imperturbabile con una freccia piantata nel collo.

IL TIRRENO
15 LUGLIO 2010
 
Invasione di tassi, danni alle colture
 
Pierluigi Ara
 
SAN GIULIANO (PI). Quasi non bastassero i cinghiali e gli istrici a danneggiare seriamente i raccolti, alcune località del lungomonte pisano sono in allarme per la presenza dei tassi, divoratori voraci nei campi e negli orti dove spariscono quelle che dovevano essere prelibate primizie.  «I tassi, come gli istrici, appartengono alle specie protette», fa sapere Mauro Bettini, dirigente regionale della Federcaccia e presidente dell’ambito territoriale della caccia cui fanno capo Vecchiano, San Giuliano e Calci. La presenza dei tassi è sorprendente e non era prevista e prevedibile nella quantità che si registra. Se ne è parlato anche in un incontro di cacciatori svoltosi ad Agnano, con il presidente Mario Coltelli, Fausto Buchignani, Enrico Zaccherini ed altri. «Erano spariti, sono tornati più numerosi e aggressivi che mai». È stato detto e ripetuto». «Se sono di nuovo presenti è perché le condizioni ambientali in generale si presentano migliori rispetto al recente passato». Questi soprattutto i concetti ripetuti. Comunque i tassi non sono materia specifica dell’attività venatoria proprio perché non possono essere cacciati. Rimangono i guai e i disastri. «Questo animale - riprende la parola Bettini - annoverato fra i selvatici, è delle dimensioni di un cane di media taglia. Corpo massiccio, zampe robuste e coda corta. La pelliccia grigia, fatta di lunghi peli radi, ricopre tutto il corpo. La testa bianca, con due righe nere evidenti che partono leggermente sopra il muso inglobando occhi ed orecchie e che rendono questo animale inconfondibile. La zampa anteriore appare leggermente più grande della posteriore».  Gli agricoltori che hanno ricevuto le gradite visite dei tassi li descrivono come animali dalle abitudini prevalentemente notturne. Sono ghiotti di vegetali, bulbi, tuberi, frutti, piante erbacee e addirittura di funghi. Una costante: esplorano minuziosamente l’ambiente con il naso a terra, zizzagando in tutte le direzioni alla ricerca del cibo. Onnivori in estate e in autunno diventano carnivori d’inverno quando si dedicano quasi esclusivamente alla ricerca dei vermi di terra. Occupano tane composte da estesi sistemi di passaggi sotterranei con parecchie uscite all’aperto.

L'ARENA
15 LUGLIO 2010
 
ANIMALI. Moltiplicate le richieste d’intervento per i quattrozampe
Cani e gatti stressati dalla calura
E i padroni corrono dal veterinario
Valgono anche per loro le regole degli umani: avere acqua fresca a disposizione e cibi leggeri
 
Il caldo fa soffrire anche i migliori amici dell'uomo. Non è infatti solo il servizio di Pronto soccorso degli ospedali a registrare in questi giorni un surplus di lavoro dovuto ai malori degli "umani": anche negli ambulatori veterinari arrivano molti proprietari di cani, e pure di gatti, preoccupati per la sofferenza dimostrata dal loro animale in seguito alle temperature record e alla grande afa.
«Anche gli animali soffrono il caldo, proprio come noi, e infatti in questo periodo abbiamo molti proprietari che vengono in ambulatorio sia perchè effettivamente il cane sta poco bene, sia per chiedere qualche consiglio su come comportarsi in relazione alle passeggiate e all'alimentazione», spiega il dottor Matteo Trevisani, dell'ambulatorio «S. Antonio». «Gli animali più sofferenti sono quelli che hanno patologie cardiache o problemi respiratori: come per gli uomini, anche per loro il caldo è fonte di un acuirsi della sintomatologia. Per esempio solo ieri abbiamo rilevato che un cane già avanti in età ha un problema al cuore, prima non diagnosticato, ed emerso in seguito alla situazione di stress dovuta al caldo. In genere parliamo più di cani che di gatti perché il gatto riesce ad adattarsi più facilmente alle diverse temperature e ha maggiore auto-regolazione, mentre il cane soffre di più».
Per i nostri quattrozampe i veterinari danno così alcuni consigli: prima di tutto portarli a passeggiare nelle ore più fresche, cioè al mattino, o la sera tardi, non prima delle 22, poiché l'animale è più a contatto con l'asfalto arroventato dal sole.
Modificare l'alimentazione rendendola più leggera, preferendo crocchette a base di pesce e verdure, ed evitando invece la cucina casalinga che può provocare allergie, più probabili col caldo. Lasciare sempre acqua fresca a disposizione dell'animale, ma dopo la passeggiata meglio dargli acqua a razioni e non tanta in un'unica ciotola né fredda, per evitare congestioni. Se l'animale mostra sofferenza, bagnarlo e portarlo subito in un luogo fresco, rivolgendosi poi al veterinario.

GEA PRESS
15 LUGLIO 2010
 
Segnalato dai lettori: il “battesimo” del cacciatore
 
 
Spett.le redazione GeaPress,
la foto che vi allego è apparsa recentemente in un gruppo di facebook al quale sono iscritto. Dalla discussione che ne è nata parrebbe che sia stata scattata in Toscana, ma al di là di dove sia stata fatta, mi colpiscono due aspetti.
Il primo è il rispetto della tradizione. Il secondo è che trattasi di una sorta di battesimo per il primo cinghiale ucciso. Verrebbero facili alcune battute, ovvero come le persone possono vedere nello stesso evento due figure completamente diverse. Battesimo o funerale? Poi: funerale del cinghiale o delle dignità umana? Non sono un antropologo e non posso dare giudizi di merito, ma penso che, in questa sorta di rito iniziatico, vi sia qualcosa di sconvolgende che deve passare per il sangue. E’ sempre lui il sigillo certificante. In alcuni paesi del sud Italia, fino a non molto tempo addietro, la prima notte di nozze, così come il primo abbandono di fanciullezza, veniva certificato dallo sventolare dei lenzuoli dal balcone di casa. Se diventi affiliato di una famiglia mafiosa, vieni certificato con il tuo sangue su un santino fatto bruciare. A me, però, sembra di rivedere la scena del film con Alberto Sordi, “Un borghese piccolo piccolo” dove il neo simil pantofolaro massone passa il rito inziatico della prova del veleno, subito specificato in non so più quale noto amaretto. Con alcuni amici abbiamo provato a fare una ricerca sul web cercando riti legati alla caccia. E’ saltato fuori di tutto, pure solenni discorsi di derivazione austro ungariga sulla preda da rispettare. Ovviamente prima sparavano alla preda e poi recitavano. La cosa che però mi ha più colpito, ritornando ai cinghiali, è l’ostentazione della morte. Animali enormi sui cofani delle macchine imbrattate di sangue scivolato dalle bocche tenute spalancate. Altri appesi e sventrati. Altri ancora con scenografie del tutto simili alle orrende ricostruzioni, immortalate dai primi fotografi, dei cadaveri dei briganti uccisi dai gendarmi. Perchè, poi, se si parla di cadaveri umani si deve provare disgusto e per quelli animali no? Forse perchè viene riconosciuta diversa dignità ed allora è bene che i cacciatori continuino a fare quello che fanno, contro i tempi e contro la natura. Si immergano pure nel sangue, impallinino e mangino, oppure solo impaglino, o chissà cosaltro. L’importante, per loro, è che così educhino i propri figli ed abbiano cura di inculcare loro la stessa esigenza di educare, o se vogliamo, di rispettare la tradizione, perchè un tempo le ricostruzioni delle catture dei briganti fatte con i loro cadaveri non erano giudicate orrende. Di sicuro la foto di mio nonno che tiene fiero la testa di un bridante ucciso, non la metterei mai tra i ricordi di famiglia. Per mia fortuna, mio nonno, persona adorabile, non aveva di queste esigenze.
Angelo – Caltanissetta
Nota di GeaPress: la foto inviataci dal lettore è stata sottoposta ad una piccola ricerca della Redazione. Questo non per mancanza di fiducia, ma per il tentativo di rintracciare l’autore. Abbiamo trovato conferma dei riferimenti alla Toscana ma anche che il “caso” era stato trattato dalla LAC, la Lega Abolizione Caccia, meritevole di fiducia. Se l’autore della foto volesse rivendicare lo scatto, nonchè anche provarlo, saremo lieti di pubblicare una integrazione. Intanto, per questa segnalazione, non abbiamo ovviamente alcuna mail da segnalare. Il nostro lettore Angelo ci aveva altresì inviato scatti di cinghiali e briganti sparati. Avremmo però dovuto dilungare le ricerche dell’autore. Pensiamo che già la sua segnlazione sia abbastanza esaustiva
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GIORNALE DI VICENZA
15 LUGLIO 2010
 
Altavilla (VI), trova un cinghiale nell'orto
Si mangia i pomodori e se ne va
ALTAVILLA. Sorpresa ieri in via Pasubio. Il proprietario dell'area «Mi ha svegliato il cane. Mi sono trovato davanti una bestia da un quintale»
 
Altavilla (VI). Un enorme cinghiale "spaparanzato" in mezzo alle piante di pomodori. È l'insolita scena che ieri mattina, ad Altavilla, si è presentata agli occhi stupiti di Umbertino Vinante: nell'orto che coltiva con tanta cura in via Pasubio era steso un bestione che, peraltro, non si è mostrato affatto preoccupato di vedere l'uomo.
L'animale infatti, con calma e con la pancia bella piena, si è allontanato verso la boscaglia dopo aver fatto scempio dei pomodori maturi; non ha invece gradito zucchine e melanzane. «Sono uscito verso le 6 perché sentivo il cane abbaiare - racconta Vinante - Pensavo che si trattasse di un capriolo, dato che spesso queste bestie vengono a cercare da mangiare nell'orto. Invece ho visto il cinghiale steso per terra, tra i pomodori».
Quando l'animale si è alzato per lasciare il luogo del suo banchetto, il proprietario dell'orto l'ha visto bene, non senza un certo timore: «Pesava sicuramente più di un quintale» racconta Vinante, ora preoccupato dell'eventuale ritorno del cinghiale. Per questo l'uomo ha allertato la polizia provinciale, chiedendo un sopralluogo. A quanto pare l'estate altavillese sarà segnata da storie di animali: dopo il caso misterioso dei conigli sventrati ritrovati in due giardini del centro, ora il cinghiale appassionato di "pummarola".

SAVONA NEWS
15 LUGLIO 2010
 
Vallecrosia (IM): è in funzione la 'Spiaggia riservata ai cani'
 
 
Vallecrosia (IM) - A Vallecrosia, è in funzione da alcuni giorni, la 'Spiaggia riservata ai cani'. La Lega per la Difesa del Cane, dopo avere effettuato un sopralluogo, ringrazia l'Amministrazione Comunale che si è prodigata nella realizzazione della spiaggia per gli 'amici a 4 zampe' apportando tra l'altro le migliorie richieste alla struttura rispetto all'anno scorso.Quest'anno infatti, l'area riservata ai cani, è stata ingrandita, la recinzione è stata fissata, vi è unn buon impianto sia per l'abbeveraggio che per effettuare la doccia ed una serie di altre innovazioni, non ultima una panchina riservata agli accompagnatori dei cani stessi. Durante un colloquio, il Sindaco Croese ha informato il Consigliere Danilo Roda, che è stata ordinata una tettoia per ombreggiare una porzione dell'area e verrà presto installata. La Lega del Cane, invita le Amministrazioni Comunali che ancora non hanno provveduto al montaggio di un'area da adibire a Spiaggia riservata ai cani, di farlo al più presto in quanto siamo già in stagione balneare inoltrata.

LA PROVINCIA DI LECCO
15 LUGLIO 2010
 
Opportunità
Un'estate ad accudire cani e gatti: sono i dog o cat sitter
 
Per quest'anno niente spiaggia e niente mare, ma che almeno ci sia la consolazione di trascorrere questa caldissima estate in buona compagnia: con un amico a quattro zampe, molto peloso e bisognoso di affetto e la cui momentanea presenza in casa possa anche fruttare un piccolo gruzzoletto.
La professione in questione è quella del dog sitter, o cat sitter, a seconda che l'animale da accudire sia un cane o un gatto, ma oggi si cercano anche badanti estivi per coniglie e serpenti. Il loro compito è quello di prendersi cura degli animali domestici di chi dovrà assentarsi da casa per lavoro o vacanza. Quindi il dog sitter dovrà semplicemente fare le veci del padrone, portando l'animale a passeggio, accompagnandolo alla ricerca degli angoli preferiti per espletare i suoi bisogni, preparare la pappa, tenerlo pulito, senza dimenticare il bagnetto settimanale e in alcuni casi anche ricordarsi di dargli le medicine. Il guadagno è abbastanza contenuto, circa una cinquantina di euro al giorno, ma la cifra può variare molto a seconda dello status sociale del padrone del cane e delle specifiche richieste. Ad esempio c'è chi è disposto ad affidare il proprio cane solo a un dog sitter che abbia una qualifica di infermiere veterinario, in tal caso la parcella potrebbe alquanto lievitare.
Detta così potrebbe sembrare un lavoretto semplice, ma nessuno si faccia illusioni: spesso gli animali, esseri profondamente abitudinari, mal accettano la presenza di un estraneo e iniziano a soffrire per l'assenza del padrone. Quindi bisognerà anche fare i conti con il morale sotto terra del cane da accudire. Sul sito www.Bachecaannunci.it, alla voce Animali da Compagnia ci sono centinaia di proposte di lavoro di questo genere. Alcune anche parecchio curiose. Ad esempio una donna di Mestre è alla ricerca di un infermiere per accudire la sua gatta diabetica di quattordici anni.
Chi non riuscisse a intraprendere la carriera da dog sitter, ma ritiene comunque di avere un futuro nella cura degli animali, può sempre contattare uno dei numerosi allevamenti di cucciolate di animali di razza, spesso alla ricerca di personale che accudisca i piccoli cagnolini.

GEA PRESS
15 LUGLIO 2010
 
PANTERA PALERMO: E’ STATA FOTOGRAFATA!
 
GEAPRESS – E’ stata fotografata dal Corpo Forestale della Regione Siciliana nei luoghi dove è stata sempre vista. La pantera nera che ormai da alcune settimane si aggira nei monti attorno a Palermo c’è davvero.Oggi alle 12.30 il Servizio Cites del Corpo Forestale della Regione Siciliana, renderà note le novità delle indagini nel corso di una conferenza stampa. Sulla pantera erano girate numerose indiscrezioni tra cui quella della presunta appartenenza a qualche potente della zona. Il quartiere di Palermo dove è stata avvistata la Pantera, ossia quello di Borgo Nuovo, è stato in questi anni al centro del rientro di alcune famiglie mafiose scappate in America dopo l’avvento, negli anni ottanta, dei Corleonesi ora in disgrazia. Tra queste, quelle dei Gambino e degli Inzerillo, storici alleati.(GEAPRESS).

IL CITTADINO
16 LUGLIO 2010
 
La pantera avvistata anche dai forestali: «È nata in cattività» 
 
Palermo - Per il Corpo forestale siciliano la pantera che da fine giugno è stata vista da diversi testimoni vicino Palermo è ora una realtà: dirigenti, ispettori e un veterinario hanno visto il felino su una roccia in via Sant'Isidoro nella stessa zona del primo avvistamento alla periferia di Palermo. La pantera è stata anche fotografata da un dipendente dell'azienda foreste, che abita vicino al punto dove il giaguaro nero si è accucciato. Sul posto sono giunti altri uomini della forestale che hanno osservato il “gattone nero” per almeno 4 minuti. «Era tranquillo - dice il dirigente della forestale Giuseppe Chiarelli -. Forse è nato in cattività». Il crinale boscoso su cui vaga l'animale domina via Bronte, dov'è stata avvistato la prima volta, via Misilmeri e via Sant'Isidoro. Le foto scattate all'imbrunire non sono nitide ed è difficile distinguere il felino che appare come una macchia nera su un pietrone bianco. Gli uomini della forestale si sarebbero avvicinati fino a 5-6 metri poi l'animale è andato via tranquillo. Chiarelli, che ha poi fatto dei rilievi sulla roccia, ritiene che sia lungo circa 1 metro, alto 50 centimetri e pesante 35. Sono molte le voci che si rincorrono sul proprietario dell'animale anche che il felino sia evaso da una ricca villa di proprietà di un mafioso.

GEA PRESS
15 LUGLIO 2010
 
Pantera Palermo: particolari sull’avvistamento della Forestale.
 
GEAPRESS – Si tratta di un esemplare di grosse dimensioni fotografato ieri sera intorno alle 21 dal Corpo Forestale della Regione Siciliana tra via Sant’ Isidoro e via Bronte. I forestali allertati da alcune persone si sono precipitati sul posto in compagnia di un veterinario che ha fotografato la pantera.(GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).

GEA PRESS
15 LUGLIO 2010
 
Pantera Palermo: gli ultimi aggiornamenti e tutte le foto.
 
GEAPRESS – Confermate le indiscrezioni diffuse da GeaPress, i Forestali comunque non si sbilanciano sull’esatta specie di appartenenza del grosso felino fotografato ieri sera tra Sant’Isidoro e via Bronte. L’animale è stato visto da un dipendente  del Corpo Forestale  il quale avvisati i militari del Corpo Forestale della Regione Siciliana  ha potuto così confermare la presenza dell’animale: questo, infatti, è stato osservato dagli stessi Forestali a meno di 5 metri dalla recinzione di un’abitazione privata. Queste sono le foto diffuse dal Corpo Forestale della Regione Siciliana che sebbene non di qualità eccellente sembrerebbero riprendere la sagoma di un grosso felino nero.Massima riservatezza sulle indagini relative ad un possibile proprietario ivi compresa l’ipotesi che trattasi di un potente del luogo. Bocche chiuse anche sull’invio di due uomini del Corpo Forestale dello Stato che nei giorni scorsi si sarebbero recati a Palermo. Al Corpo Forestale della Regione Siciliana non risulta la presenza dell’unico noto collaboratore del Corpo Forestale dello Stato che ha finora catturato felini in Italia (vedi articolo GeaPress).I Forestali dovranno ora decidere come catturare la pantera, mentre è stata data conferma dell’inefficacia del metodo maialino-esca viva. Confermata anche la riunione, poi disdetta per altri impegni da parte della Prefettura  di Palermo forse in attesa di notizie certe suyll’esistenza della pantera.Rispondendo alle domande dei giornalisti su cosa devono fare le persone nel caso si trovassero di fronte il grosso felino, il Corpo Forestale ha risposto di chiamare le Forze dell’Ordine, anche se non si è capito come questi possano catturare l’animale.Forse domani l’esito delle analisi dei peli della pantera trovati sul muretto di via Bronte.Durante la conferenza stampa è girata inoltre la voce che il Corpo Forestale della Regione Siciliana sarebbe stato denunciato dal dott. Pietro Quatra a seguito della morte di un esemplare di pantera rinchiuso nel suo zoo fattoria di Terrasini durante le operazioni di prelievo del pelo.(GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).
 
FOTO
http://www.geapress.org/esotici/pantera-palermo-gli-ultimi-aggiornamenti-e-tutte-le-foto/2344

LA NUOVA SARDEGNA
15 LUGLIO 2010
 
Recuperato spiaggiato il delfino «Perduto»
 
LA MADDALENA (OT). Il delfino «Perduto» è stato recuperato spiaggiato nell’isolotto di Barrettini, nel Parco dell’arcipelago. L’operazione è frutto della cooperazione tra parco maddalenino e corso. L’animale infatti era stato avvistato a ottobre con un’altra ventina di simili in acque corse e catalogato come D69. Riconoscibile per i segni sulla pinna dorsale, non presentava segni di lesioni ed è divenuto preziosa fonte di informazioni scientifiche.

L'UNIONE SARDA
15 LUGLIO 2010
 
Tavolara, i delfini del parco diventano bistecche
L'esemplare è stato individuato da alcuni subacquei vicino alla spiaggia di Molara. Ora saranno intensificati i controlli nell'area marina
 
 
Tavolara (OT) - Lo scheletro di un cucciolo di delfino "macellato" e poi scaricato in mare è stato recuperato nei giorni scorsi dagli uomini dell'Area marina protetta "Tavolara-Capo Coda Cavallo". Galleggiava non molto lontano dalla riva Nord dell'isola di Molara ed è stato affidato ai biologi del Crimm di Port San Paolo. Il cucciolo ritrovato, una femmina giovanissima, che appartiene alla specie più diffusa nel Mediterraneo, era finito nella rete di qualche pescatore. E piuttosto che essere rimesso in libertà, come spesso accade, è stato ucciso e macellato per bistecche. Le norme di protezione ambientale vietano ai pescatori di dare la caccia ai delfini e ai cuochi di metterli in padella.

GIORNALE ITALIANO
15 LUGLIO 2010
 
Squalo bianco avvistato in Croazia, si avvicina in Italia
 
 
Nei giorni scorsi in Croazia è stato avvistato uno squalo bianco. L’esemplare misura circa 4 metri e vaga nel mar Adriatico e si teme possa raggiungere anche le coste italiane, ovviamente senza sapere quando e dove di preciso.La segnalazione della pericolosa presenza è stata data dal ministero del Turismo della Croazia. I bagnanti sono pertanto invitati a non nuotare troppo al largo imprudentemente. Gli ultimi avvistamenti arrivano dalla città di Pola e di Fiume.La polizia marittima ha ovviamente pattugliato subito i tratti di costa maggiormente a rischio ma tracce dell’animale finora non ce ne sono per quanto riguarda il territorio italiano.Nell’ultimo secolo gli attacchi di squalo nel Nord Adriatico sono stati 6 (4 mortali). Sulle coste croate, l’ultimo attacco di uno squalo contro l’uomo risale al 1971; questo è quanto riporta il quotidiano Jutarnji List.

IL TIRRENO
15 LUGLIO 2010
 
Cerco altri polpi mondiali
 
Valentina Landucci
 
MARINA DI CAMPO (LI). Verena è arrivata all’Elba martedì sera, con la mamma. Toccata e fuga: un paio di giorni per qualche uscita in mare e per portare in Germania altri 15 esemplari di polpi elbani, magari intelligenti e fortunati come Paul, il cefalopode oracolo che ha addestrato a aprire contenitori nella sua vasca. Il gioco ha fatto il giro del mondo dato che sulle scatole c’erano le bandiere delle nazionali impegnate nel mondiale in Sudafrica. E le scelte di Paul rispetto alle squadre vincenti sono sempre risultate giuste. Da qui la popolarità dell’animaletto, star dei mondiali e, a sorpresa, di nazionalità italiana.  Verena Bartsch, 22 anni, è spesso sulle spiagge dell’isola. Ieri, con la mamma Gini e Yuri Tiberto, il titolare del Marina 2 e dell’Acquario dell’Elba oltre che il pescatore di Paul, è tornata a pescare polpi. «Io amo quest’isola - dice - da anni collaboriamo con Yuri per lo scambio di animali marini tra l’isola e l’acquario di Coburg», la struttura da cui il “Sea Life” di Oberhausen ha acquistato Paul, catturato nell’aprile scorso a Marina di Campo. «Paul è un polpo esploratore - racconta Verena - non credo nelle sue doti di oracolo ma come ogni esemplare della sua specie ha un proprio carattere: è un animale curioso che non è stato difficile addestrare, ha imparato in sole tre settimane». Come ogni animale sottoposto all’addestramento, spiegano Verena e Gini, è il cibo lo stimolo attraverso il quale impara gli esercizi. E Paul, un Indiana Jones degli abissi, si è dimostrato più bravo di tutti i suoi colleghi. Quello che ha fatto la differenza, però, è stata la sua capacità di azzeccare i risultati delle partite ai mondiali. «Di pronostici non ne farà più - continua Verena - sarà messo in pensione». Un modo, forse, per evitare che il piccolo cefalopode possa sbagliare facendo venir meno la sua fama di oracolo. «Difficilmente Paul potrà tornare all’Elba - continua la giovane addestratrice - è comunque non è una scelta che dipende da noi: sono i proprietari dell’acquario che decideranno». Tra le ipotesi c’è quella di portare l’animaletto in tournée «anche se la sua presenza a Oberhausen - continua Verena - ha contribuito ad aumentare notevolmente le visite». I proprietari del “Sea Life” hanno diversi parchi acquatici in Germania e in Inghilterra. La sede principale dell’attività, anzi, è proprio in Gran Bretagna «e questo spiega forse - continuano Verena e Gini - il fatto che inizialmente sia stata attribuita al polpo un’origine inglese. In realtà non poteva trattarsi dello stesso animale già utilizzato per previsioni sulle partite di calcio degli europei perché i cefalopodi non sono così longevi». A dimostrare le origini elbane di Paul, poi, ci sono anche i documenti «quelli che testimoniano - spiega Yuri Tiberto - che è stato pescato qui, ceduto a Coburg e poi venduto a Oberhausen». Un vero, affare, l’acquisto, per l’acquario e per la giovane addestratrice. «Ci è stato proposto - aggiunge - di partecipare in esclusiva a una nota trasmissione in onda sulla tv nazionale tedesca». Visto che Paul non tornerà all’Elba Yuri e Varena hanno deciso di liberare in mare un suo cuginetto, uno dei numerosi polpi dell’acquario. «Un gesto simbolico - spiegano - per rendere omaggio a un cefalopode elbano diventato così famoso».
 
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