15 APRILE 2010

SAVONA NEWS

15 APRILE 2010

 

Albenga (SV): cucciolata di gattini abbandonata a San Fedele

Riceviamo e pubblichiamo una mail dell'ENPA.

 

 

Albenga (SV) - Da diversi anni, in questa stagione, qualcuno abbandona vicino al sagrato della chiesa di San Fedele d’Albenga, una cucciolata di gattini appena nati; puntualmente anche quest’anno i volontari della Protezione Animali albenganese sono stati chiamati per soccorrere quattro piccoli di pochi giorni, contenuti in una vecchia scatola da scarpe.E’ così scattata la difficile opera di salvataggio, che spesso si conclude con la morte degli animali, troppo piccoli e debilitati (erano ormai quasi freddi) malgrado le cure veterinarie e le frequenti “poppate” artificiali.
L’ENPA, per voce di Elena Cammilli, curatrice del settore felini, suggerisce all’anonimo proprietario, sia per non incorrere in pesanti condanne che per evitare inutili maltrattamenti, di sottoporre la gatta a sterilizzazione, un’operazione semplice e poco costosa, che non ha alcuna controindicazione ed evita definitivamente nascite indesiderate.
Un altro neonato, ben diverso, è stato soccorso dai volontari ENPA a Finale Ligure, lungo la strada per Calice; era un cinghialino di pochi chilogrammi, in condizioni ormai disperate: il pronto intervento di un veterinario non è valso a salvarlo.C.S.


IL TIRRENO

15 APRILE 2010

 

Canile lager a Pascoso, condannato titolare di un azienda agricola

 

LUCCA. Tre mesi e dieci giorni di arresto, 1500 euro di multa, il dissequestro dell’intera area e una sanzione amministrativa complessiva di poco più di duemila euro per gli 11 meticci trovati senza microchip.  È in parte quanto stabilito dal giudice dell’udienza preliminare Simone Silvestri nei confronti di Mirko Fiori, 35 anni, titolare di un’azienda agricola nel comune di Pescaglia, denunciato dai carabinieri per abbandono e maltrattamento di animali, deposito incontrollato ed esercizio abusivo della gestione dei rifiuti. L’episodio risale al novembre 2009 quando, sotto la direzione del sostituto procuratore Antonio Mariotti, i militari del nucleo antisofisticazioni di Livorno in collaborazione con il nucleo operativo ecologico di Firenze, scoprirono e sequestrarono in un bosco di due ettari a Pascoso un lager per animali - 19 cani, di cui 11 sprovvisti di microchip, 13 maiali e 2 bovini - diventato anche una discarica abusiva.  Un inchiesta che prese le mosse da un esposto-denuncia che consentì la liberazione dei cani e delle altre bestie destinate alla macellazione.  Su episodi legati al maltrattamento degli animali sono in corso ulteriori indagini da parte della procura della Repubblica nella zona di Pescaglia dove di recente si sono avuti numerose e inspiegabili uccisioni di gatti.


L'ARENA

15 APRILE 2010

 

L’OPERAZIONE «DEJAVU». Il locale era affidato a uno degli arrestati

Liberate le galline prigioniere nel circolo
Con i pulcini e due pappagalli erano rimaste abbandonate dopo il blitz della polizia al Villaggio

 

Verona - Le colpe (per ora solo presunte) dei padri non possono ricadere sui figli e neppure sui loro animali. Forti di questo assunto, un gruppo di volonterosi abitanti del Villaggio ha salvato da morte certa (o almeno da giorni di passione) un gallo, una gallina, svariati pulcini e due pappagalli colpevoli soltanto di essere stati adottati dalla famiglia «sbagliata».
I pennuti, infatti, erano nel recinto del circolo Acli di via Taormina gestito da Ernesto Sartor finito in carcere, l’altra mattina, con svariati suoi parenti e conoscenti dopo un blitz della polizia che ha stroncato un fiorente giro di droga che veniva venduta anche in quartiere. Alle 6 del mattino volanti ed elicotteri hanno svegliato i Sartor e mezzo quartiere, polli e pappagalli compresi. Qualche ora dopo i poliziotti se ne sono andati portandosi dietro i Sartor, soldi, droga, cellulari e altri elementi utili alle indagini.
Il circolo Acli è stato chiuso a chiave e circondato dal nastro bianco e rosso: off limits, da lì non si entra e non si esce. E i pennuti, che non entravano a nessun titolo nel fascicolo dell’indagine, sono stati così abbandonati al loro triste destino. Che in via Taormina e dintorni soffi un vento diverso rispetto al passato lo testimoniano prima di tutto gli stessi residenti. «Più di qualcuno mi ha chiamato segnalandomi che in cortile erano rimasti gli animali abbandonati», ha spiegato Antonietta Cordioli, presidente del Comitato cittadini di Borgo Nuovo. «Nessuno poteva accudirli, così ho pensato di intervenire subito prima che fosse troppo tardi».
La signora Cordioli si è rivolta alla consigliere comunale Elena Traverso che a sua volta ha bussato alla porta della questura. Detto fatto, nel giro di poche ore in via Taormina sono tornate le volanti; stavolta non per arrestare qualcuno, ma per liberarlo. Con loro c’era anche una famiglia di agricoltori che già nelle ore successive al blitz aveva lanciato, attraverso la rete, cibo alle galline; ma i pulcini, che erano in un recinto chiuso, erano quelli che rischiavano di più.
Padre, madre e figli hanno preso in carico pulcini, gallo, gallina e pappagalli come riporta il verbale compilato dagli agenti, e li hanno portati al sicuro in un luogo protetto. E finalmente, al Villaggio, è tornata la tranquillità.


IL GAZZETTINO ROVIGO

15 APRILE 2010

 

Toro in fuga, abbattuto perché troppo aggressivo

 

Frassinelle (RO) - Hanno fatto di tutto i carabinieri e il veterinario dell’Ulss 18 per prendere il toro scappato da un allevamento di Frassinelle l’altro pomeriggio, verso le 17.45, durante il trasporto da una stalla all’altra. Purtroppo non ci sono riusciti e alla fine è stato necessario abbatterlo. L’animale, di razza Charolaise, circa tredici mesi di vita e cinque quintali di peso, era arrivato da appena quindici giorni in Italia dalla Francia, dove era allevato allo stato brado. Naturale quindi che fosse selvatico e, viste le circostanze, particolarmente aggressivo. Il veterinario reperibile, Massimo Manzan, direttore del sevizio Sanità animale, insieme ai militari, aveva cercato di “sparare” la fiala di sedativo al toro, senza sortire nessun effetto. Anzi, l’animale si era sempre più avvicinato alla strada e all’autostrada, dove avrebbe rappresentato un pericolo per le auto e le persone. Verso le 19.30 il toro è entrato in un cortile recintato sulla via Romana. Qui ha caricato per l’ennesima volta i suoi inseguitori. A questo punto i carabinieri hanno sparato. Al proprietario neppure la consolazione di poter portare l’animale al macello: l’anestetico praticato, le vaccinazioni successive all’importazione, infatti, lo hanno impedito.


MATTINO DI PADOVA

15 APRILE 2010

 

L'Arpav nell'allevamento bersagliato dagli esposti

 

Dario Guerra

 

TREBASELEGHE (PD). Tornano le lettere anonime in paese e il loro obiettivo, stavolta, è l’azienda agricola Rio Bianco di Duregon & C. in via Dotti. Un inesistente dottor Stefano Casarin, che scrive (falsamente) di abitare in quella strada, denuncia presunte irregolarità nei capannoni dove vengono allevati 1.700 scrofe e 10.000 verri, accusando i titolari di infrangere la legge in quanto gli animali vivono in condizioni malsane.  Le accuse sono circostanziate e sembrerebbero puntuali. Sennonché dall’Arpav, citata dallo stesso anonimo delatore a proposito di controlli che nei mesi scorsi avrebbero rilevato qualcosa che non andava, arriva la prima smentita: i controlli ci sono stati davvero, anche perché di segnalazioni anonime negli ultimi due anni ne erano arrivate parecchie; ma i tecnici hanno sempre trovato tutto in regola. «Abbiamo i verbali di ispezione - confermano i fratelli Duregon, titolari dell’allevamento - e ci piacerebbe che il nostro fantomatico accusatore venisse a visitare la nostra azienda agricola».  La lettera anonima è indirizzata anche al settore veterinario-igiene e sanità pubblica di Camposampiero, dipartimento di prevenzione malattie infettive di Montebelluna, (come mai Montebelluna?), alla Procura della Repubblica (senza specificare quale sede), all’Arpav di Padova, alle forze dell’ordine e ad associazioni animaliste.  L’anonimo sostiene che le celle frigorifere non sono «messe a norma, e tutto si riversa direttamente nella vasca recupero liquami dei suini», ma «i residui di sangue degli animali morti non possono essere disseminati nei campi mischiati al liquame. Inoltre, le scrofe e i suini, da un mese, vivono dentro il liquame, dato che le vasche hanno superato tutti i limiti di capienza, favorendo il maltrattamento degli animali. Per di più, sempre a causa delle vasche sature, da più di un mese vi è una fuoriuscita di liquame dall’allevamento verso sud-ovest».  Eppure dalle ispezioni dell’Arpav, tengono a precisare i Duregon, «non è emersa alcuna anomalia. Sono accuse ignobili, non corrispondono al vero: abbiamo fatto costruire altre vasche di contenimento di liquami per avere una portata ancora più ampia. E per quanto ci riguarda abbiamo già presentato denuncia contro chi ci accusa senza nessuna cognizione di causa».


ESTENSE.COM

15 APRILE 2010

 

A processo per violenza sessuale e uccisione di animali

L’avrebbe violentata e minacciata avvelenando i suoi cani

 

Ferrara - Sono stati ammessi tutti i testi (una decina) dell’accusa durante l’udienza filtro del processo, iniziato ieri mattina davanti al tribunale collegiale di Ferrara (composto dai giudici Caruso, Giorgi a Attinà) che vede alla sbarra un ragazzo di 20 anni per violenza sessuale aggravata, minacce e uccisione di animali.Il giovane, secondo  l’accusa, avrebbe abusato di una ragazzina di 15 anni sotto gli occhi della sua migliore amica. I fatti risalgono al 2006, quando – secondo il racconto della giovane – la 15enne esce per una serata in compagnia insieme a una coppia di amici, lei 16 anni, lui 20. Prendono un gelato e poi vanno a casa del ragazzo per vedere un film in dvd. Seduti sul letto, davanti alla tv, lui improvvisamente avrebbe assunto un atteggiamento violento e l’avrebbe costretta minacciandola e dandole anche uno schiaffo a un rapporto orale di fronte all’amica.Le minacce sarebbero continuate anche dopo la violenza. Lui, per convincerla a tenere la bocca chiusa, le avrebbe avvelenato i tre cani che possedeva, per farle capire che alle sue parole potevano seguire i fatti.E invece lei ha avuto il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri, che hanno fatto partire le indagini per accertare la veridicità dell’episodio che sarebbe avvenuto in un paese del basso ferrarese. La presunta vittima si è costituita parte civile.


LA PROVINCIA DI CREMONA
15 APRILE 2010
 
L'indagine
Cani soppressi Udienza martedì

Cremona - Martedì prossimo Rosario Fico, il perito che ha accertato la "soppressione senza necessità" di 12 cani e di due gatti ricoverati al canile, illustrerà i risultati delle autopsie sulle carcasse, al gip Pierpaolo Beluzzi nell'ambito dell'indagine a carico di Maurizio Guerrini e Cheti Nin, gli ex presidente e vice dell'Associazione zoofili cremonesi. Le volontarie Elena Caccialanza e Laura Grazia Gaiardi, Michela Butturini veterinaria dell'Asl referente per il canile, i veterinari Aldo Vezzoni e Graziano Pengo. Il perito ha accertato che dei 25 cani sottoposti all'autopsia, "almeno 12 sono stati soppressi per inoculazione del tiopentale", il Pentothal Sodium, farmaco che in Italia non è registrato come eutanasico. Per Fico nel canile il Pentothal Sodium è stato al contrario usato con lo scopo di sopprimere i 12 cani e i due gatti. Inoltre, gli animali "non erano affetti da patologie tali da giustificare la loro soppressione, fatta, di conseguenza, in violazione della vigente normativa".

RIVIERA 24
15 APRILE 2010
 
Traffico di cuccioli con la Spagna: cagnolini ancora sotto sequestro, decine di richieste d'adozione
 
di Fabrizio Tenerelli
 
Imperia - Stanno bene ma non possono essere ancora adottati. Rispondiamo così alle numerose segnalazioni dei lettori, molti dei quali si sono resi disponibile ad adottare i cuccioli che sono stati sequestrati, all'inizio del mese, su un furgone.Sono ancora sotto sequestro i 22 cuccioli di diverse razze, provenienti dalla Repubblica Slovacca e sequestrati, nei giorni scorsi dal Corpo Forestale dello Stato, in quanto destinati illegalmente al mercato spagnolo. I cagnolini, che sono stati sottoposti a una serie di vaccinazioni, si trovano, come sempre, al rifugio 'La Cuccia'. Stanno bene ma non possono essere ancora adottati. Rispondiamo così alle numerose segnalazioni dei lettori, molti dei quali si sono resi disponibile ad adottare i cuccioli che sono stati sequestrati, all'inizio del mese, su un furgone in transito alla frontiera di Ventimiglia.

BELLUNO PRESS

15 APRILE 2010

 

La lettera: uomini, cani e l’eutanasia

 

Belluno - Sono un Medico Veterinario che qualche giorno fa ha detto “no” all’eutanasia di una cagnetta di 16 anni. Il motivo? La richiesta mi è stata fatta esclusivamente per eliminare il fastidio che comportava gestire la bestiola. Il suo stato di salute era pessimo: estremamente magra, con una grave infezione del cavo orale, presenza di noduli mammari multipli.. insomma un animale mal gestito e mai curato dignitosamente. Alla proprietaria (che non ho mai visto, perché il cane mi è stato portato da terzi) vorrei far sapere che il Comune di Santa Giustina, in cui risiede, ha approvato un Regolamento di Benessere animale che farebbe bene a visionare; inoltre la ringrazio, a nome della cagnetta, per la pessima qualità di vita che le ha riservato negli ultimi anni, di certo non poco dolorosa. Non ho soppresso il cane (che mi ha fatto pietà) per non essere complice di una tale vergogna e perché nulla di diverso la signora mi avrebbe permesso di fare, in termini di diagnosi ed eventuale terapia. C’è ancora chi si nasconde dietro frasi del tipo: “Ormai è vecchio, cosa lo curo a fare?”, “Un gatto non vale tutti questi soldi (riferito al costo delle cure mediche)”,  “Pensiamo prima ai bambini del Terzo Mondo che tutti i giorni muoiono di fame” (sempre gettonatissima!!). A queste persone voglio augurare di poter presto smuovere le proprie coscienze offuscate dall’indifferenza, per dire solo questo: la cultura di un popolo si misura anche dal rispetto che nutre verso gli animali (questa non l’ho inventata io). Ed è anche così che si può insegnare ai propri figli come perseguire il valore più alto, cioè il RISPETTO PER LA VITA, propria ed altrui: che si tratti di uomini o di animali non fa differenza. Monica De Col

 

PER LASCIARE UN COMMENTO

http://www.bellunopress.it/2010/04/15/la-lettera-uomini-cani-e-leutanasia/


LA REPUBBLICA
13 APRILE 2010
 
Il mondo visto con gli occhi di un cane
 
"Zero" è un corto del parmigiano Davide Guldoni. Un cucciolo attraverso la notte per ritornare dal suo padrone: un video di denuncia contro l'abbandono degli animali. L'artista con questo filmato partecipa al concorso MArtelive (martelive.it), che sarà di nuovo a Parma il 14 aprile al Bar Teatro in via Bixio, per la categoria Letteratura, e il 18 aprile alla Corte del Macchione a Fraore in Strada Del Macchione, per la categoria Fotografia Pubblicato da RepubblicaRadioTv
 
VIDEO
http://trovacinema.repubblica.it/multimedia/copertina/il-mondo-visto-con-gli-occhi-di-un-cane/24038982/1/1

IL TIRRENO

15 APRILE 2010

 

In aumento il fenomeno degli animali randagi e il Comune corre ai ripari

 

Marta Quilici

 

QUARRATA (PT). Oltre 50 mila euro per la cattura e il conferimento al canile dei cani randagi. L’abbandono dei cani è un problema che, oltre a causare un notevole impegno economico per le casse del Comune, provoca anche pericoli per la sicurezza delle persone e degli stessi animali. Soltanto nel 2009 la polizia municipale di Quarrata ha svolto 70 sopralluoghi per accertare la presenza di cani o gatti randagi.  La presenza di cani o gatti randagi è stata accertata in varie zone del comune, e ben 60 cani randagi sono stati conferiti al canile municipale di Pistoia: si è trattato, per la stragrande maggioranza dei casi, di cani abbandonati, sia cuccioli che adulti.  I controlli dei vigili hanno portato inoltre alla stesura di 46 sanzioni amministrative per il malgoverno o l’abbandono di animali. L’anno scorso, i cani randagi recuperati e portati al canile sono stati una decina in più del 2008. Tutto ciò ha causato un aumento consistente della spesa di circa 10mila euro che si ripercuote sulla previsione di spesa per il 2010, «la quale - spiega il comandante dei vigili urbani Oliviero Billi - si aggira intorno ai 53 mila euro, tra la quota annuale della convenzione con il canile di Pistoia gestito dall’Enpa e quella per i servizi di cattura (oltre 11 mila euro) affidati alla cooperativa sociale Ipotesi, reperibile 24 ore su 24».  Nel 2009 i Vigili hanno avuto a che fare anche con un branco di 10 o 12 cani randagi nella zona di Caserana e precisamente alla Querciola. «È stato molto complesso catturarli - spiega Billi - Alcuni, infatti, erano anche piuttosto pericolosi. È stato necessario attivare un percorso specifico durato ben due mesi, da agosto a ottobre, che ha visto l’impiego fisso di personale e l’utilizzo di strumenti particolari come cappi o gabbie con esche. Alla fine, dopo due mesi di lavoro, siamo riusciti a conferire tutti i cani al canile di Pistoia».  E aggiunge: «Per la maggior parte dei casi si tratta di animali abbandonati: a volte vengono abbandonate intere cucciolate, altre volte, invece, singoli cani che, una volta diventati adulti, vengono abbandonati perché i padroni se ne vogliono disfare. Il nostro servizio è di controllo del territorio e volto alla tutela dell’animale stesso, all’incolumità delle persone e alla sicurezza del transito: ma a volte succede che i cani randagi causino degli incidenti stradali, anche se per fortuna non accade di frequente. Prima del conferimento al canile, comunque, facciamo tutti i controlli del caso per individuare la provenienza del cane e l’eventuale responsabile dell’abbandono, anche se non è facile».  La legge regionale impone sanzioni di 130 euro per omissione della custodia dell’animale. L’abbandono è punito dal codice penale.


TERRA NAUTA

15 APRILE 2010

 

Corrida, una tradizione di sangue

La Spagna è il paese dove maggiormente si svolgono corride, massacranti e violente manifestazioni di sangue e di “superiorità” dell'uomo sull'animale. Un'antica tradizione, già in atto nel II millennio a.C., che molti vorrebbero estinguere e che per altri, invece, dovrebbe essere inserita come ‘bene di interesse culturale’, nell’elenco dei patrimoni da preservare in virtù di una sua presunta valenza culturale, addirittura di portata europea.

 

 

GIOVANNA DI STEFANO

 

La tauromachia (dal greco tauros-toro e da machia-battaglia) era una pratica antichissima diffusa nel mondo mediterraneo già nel II millennio a.C., in particolare a Creta dove alcuni affreschi ci raccontano di lotte tra uomini e tori, vere sfide in cui l’uomo misurava sé stesso e la propria forza affrontando la furia dell’animale a mani nude. Tralasciando per un attimo la considerazione che per combattere è opportuno che entrambe le parti intendano farlo, e che in questi incontri senz’altro il toro veniva obbligato allo scontro quando probabilmente preferiva starsene in pace per proprio conto non avendo alcun motivo di attaccare l’uomo, è fuori di dubbio che le tauromachie cretesi fossero ad armi pari. L’uomo non era armato: non vi erano picadores a cavallo bardati e protetti che infierivano sul toro con lunghe lance per indebolirlo e stremarlo, così da facilitare il compito del matador, né banderilleros che conficcavano punteruoli di ferro nel corpo dell’animale. Il presupposto fondamentale che faceva della tauromachia antica una vera prova di coraggio viene a mancare nella corrida odierna, dove il toro, vigliaccamente ferito, picchiato e indebolito con vari espedienti, viene annientato ancora prima di fare il suo ingresso nell’arena. Lì lo aspetterà un torero impettito nella sua divisa scintillante di lustrini; ma non sarà solo, bensì accompagnato da una squadra organizzata e armata di tutto punto, che interverrà nel momento giusto per tenere a bada un toro che il torero, da solo, non è evidentemente in grado di affrontare.Nonostante queste evidenti macroscopiche differenze, la corrida spagnola rivendica oggi un suo alto valore culturale definendosi erede delle antiche tauromachie cretesi. La corrida (in spagnolo “corrida de toros” ossia “corsa di tori”), come la conosciamo oggi, nasce in realtà solo nel XIV secolo quando veniva praticata a cavallo e comunque solo in ambienti aristocratici.

Poi nel 1670 venne ufficialmente istituita a Siviglia la prima scuola di tauromachia, da allora si affermerà nel corso dei secoli fino a diventare ai nostri giorni, dopo il boom registrato negli anni ‘60, un vero business turistico, con centinaia di corride disputate ogni anno in tutta la Spagna (ma anche in Portogallo e nel sud della Francia), e decine di migliaia di tori impietosamente torturati e uccisi. L’aspetto più aberrante della corrida non risiede tuttavia nello spettacolo in sé, pur così raccapricciante e sanguinario, ma nella fase preparatoria che lo spettatore non vede. Cosa c’è di più vigliacco che infilzare il corpo dell’animale con aghi che vanno in profondità nelle carni, tali da provocargli dolori lancinanti ad ogni minimo movimento, o spalmargli vaselina negli occhi per renderlo quasi cieco, o ancora inserirgli paglia e stoppa nelle narici per non farlo respirare, infine percuotergli violentemente le reni con sacchi sabbia e limargli al vivo la punta delle corna, scoprendo il nervo, per rendergli dolorosissimo l’atto di incornare? Trattamenti studiati a tavolino, per demolire il toro prima del combattimento, e senza che il pubblico se ne accorga, facendo credere allo spettatore che l’animale sia nel pieno delle sue forze e delle sue facoltà. La corrida è dunque uno ‘sport’ estremamente vigliacco, prima ancora che semplicemente crudele. Ogni anno l’interesse per questa forma di intrattenimento, benché sostenuta massicciamente dall’industria turistica, perde in popolarità. Nel 2008 si erano disputate 300 corride in meno dell’anno precedente, un dato decisamente rilevante.In base ad un sondaggio Gallup dell’Ottobre 2006, il 72% degli spagnoli non mostra interesse per le corride (maggiore del 54% rispetto agli anni ’80); tale percentuale si attesta sull’80% tra gli intervistati fino a 30 anni di età, e scende al 60% per gi ultrasessantenni. Le nuove generazioni vedono questo spettacolo come una crudeltà inutile e totalmente estranea a concetti come cultura, tradizione o nobile passatempo, tanto sbandierati dalla stretta cerchia dei sostenitori della corrida, ma piuttosto come un retaggio del passato al quale è giunto il momento di mettere la parola fine. Barcellona, città europea, moderna e all’avanguardia per molti aspetti che vanno dalle politiche sociali, all’arte e all’architettura, non a caso si è pronunciata più volte a favore della dismissione di questo macabro spettacolo, per lo meno nel proprio territorio (Catalogna). Nel 2004 un primo segnale da parte dell’amministrazione comunale, che deliberò in tal senso, e quest’anno, a marzo, una svolta che getta le basi per un cambiamento di portata storica.

Il fronte abolizionista spagnolo, che raccoglie l’adesione di moltissime associazioni animaliste e ambientaliste, è riuscito, partendo da una petizione popolare intitolata “BASTA!” ad ottenere dal parlamento catalano un primo parere favorevole per l’abolizione della corrida. La decisione parlamentare – che è solo la prima tappa di un iter in corso che prevede altre consultazioni – potrebbe innescare un vero e proprio effetto domino, estendendosi in buona parte della Spagna; sono circa 40 i comuni spagnoli, infatti, che si sono allineati alla posizione di Barcellona. Ma se da una parte c’è Barcellona, dall’altra c’è Madrid. Quest’ultima, città tradizionalista, non ha tardato a reagire alle posizioni di Barcellona, dichiarando la corrida ‘bene di interesse culturale’, e richiedendo formalmente all’Unione Europea di inserirla nell’elenco dei patrimoni da preservare in virtù di una sua presunta valenza culturale, addirittura di portata europea.Una manifestazione di grande rilievo si è tenuta giorni fa proprio nella roccaforte dell’arte taurina, Madrid, come protesta contro la richiesta avanzata a Bruxelles. Lo slogan dei manifestanti “tortura non è cultura” sintetizza il nocciolo del problema: al là della presunta tradizione, dell’aspetto folkloristico, di considerazioni economiche legate all’industria del turismo, ciò che è inaccettabile è il fatto che una pratica senz’altro cruenta, che fa sfoggio dell’utilizzo gratuito della forza e della coercizione su animali inermi, non può continuare ad essere presentata come ‘spettacolo tradizionale e manifestazione di cultura’.

Alcuni dicono “non entriamo nel merito di abolire o meno questo spettacolo, si decida per lo meno di non finanziarlo con il pubblico denaro”. Infatti la corrida, come tutte le attività che prevedono lo sfruttamento di animali, è estremamente dispendiosa, proprio per la necessità di mantenere i tori che devono essere “cresciuti” per ben 5 anni prima di poterli mandare al macello nell’arena, senza che questi nel frattempo producano alcun reddito! Un indagine del Daily Mail rivela che l’Unione Europea destina circa 38 milioni di euro l'anno alle corride, con 235 euro l’anno incassati dagli allevatori per ogni toro. “Abbiamo cercato di fermare questi sussidi europei alla corrida spagnola, ma finora senza successo”, aveva dichiarato Neil Parish, eurodeputato e Presidente del Comitato Agricoltura del Parlamento Europeo. “Le tasse dei contribuenti europei non dovrebbero venire utilizzate per sostenere la corrida. E' uno spettacolo aberrante. Vorrei vederlo abolito, ma se non riusciamo a farlo, il minimo che l'UE possa fare è smettere di sostenerlo con sussidi”.


IL GAZZETTINO
15 APRILE 2010
 
Una "mattanza" di carpe in accoppiamento è stata compiuta in una golena del Po di Venezia
 
Enrico Mancin
 
Venezia - Una "mattanza" di carpe in accoppiamento è stata compiuta in una golena del Po di Venezia.La segnalazione giunge da Mario Turato, portavoce dei "Pescatori sportivi indipendenti polesani", il loro portavoce, Mario Turato, che lo segnala alla Provincia e all'Ente Parco del Delta. «Ho constatato di persona in una zona golenale del Po di Venezia, una pesca, fatta con piccoli specchi d'acqua, da pescatori professionali in barca utilizzando centinaia di metri di micidiali tramagli, in modo da non dare alcuna possibilità di scampo ai malcapitati pesci, carpe in periodo riproduttivo»  Turato definisce il bracconaggio «una vera mattanza e uno scempio verso la natura, che al giorno d'oggi ritengo incomprensibile».Il pescasportivo portovirese si è imbattuto quasi per caso nella vicenda, perchè si era recato in zona golenale, nei pressi del crossodromo, per prosciugare la sua barchetta dall'acqua piovana. Ultimato il lavoro ha raccolto dei "bruscandoli" inoltrandosi nella parte interna di una golena vicina dove una leggera piena del Po ha creato vari specchi d'acqua. «In questi, rileva, si era rifugiata una moltitudine di carpe di vario tipo, che avevano iniziato precocemente la fase riproduttiva. Ma ciò purtroppo si trasforma in una inaspettata opportunità, per catturare in modo facile una grande moltitudine di pesci, da poter poi vendere».Turato continua: «Ho visti un furgoncino con ampi contenitori e due pescatori di professione i quali, muniti di una leggera barca, avevano appostato centinaia di metri di micidiali tramagli, in modo da non dare alcuna possibilità di scampo ai malcapitati pesci. Una scena pietosa e raccapricciante: tutti questi animali gravidi ed anche nell'intento di accoppiarsi (e proprio per questo facili prede), finire in queste reti e dibattersi senza più alcuna speranza».Tali comportamenti sono «attualmente legalizzati e continuano a svolgersi entro importantissime zone di rifugio e di riproduzione, ovvero quel che resta ormai dei numerosi specchi d'acqua golenali di un tempo».

LA TRIBUNA DI TREVISO

15 APRILE 2010

 

Circo di Vienna a porte aperte Visita allo zoo e prove pubbliche

 

Castagnole (TV) - Il Circo di Vienna, in questi giorni presente a Castagnole di Paese, apre al pubblico per mostrare, dall’interno, la realtà del circo. Sabato si celebra la giornata internazionale del Circo: un evento unico in Italia che consentirà a grandi e piccini di avvicinare gli animali e parlare con gli artisti. «Varcare i cancelli per andare a vedere, rendersi conto, cercare di capire». Così don Luciano Cantini, direttore dell’ufficio nazionale della Pastorale dei fieranti e circensi, spiega il fulcro della prima giornata mondiale del circo. Per onorare la tradizione che vuole ben saldo nell’immaginario collettivo di tutti gli italiani il circo, l’associazione Circusfans Italia propone a tutti i circhi italiani di aprire per una mattinata le proprie porte agli spettatori e di dar loro modo di visitare gratuitamente gli zoo itineranti e le scuderie che ospitano cavalli, elefanti, grandi felini e animali esotici in generale. Sarà un modo per assistere anche agli allenamenti degli artisti per una mattinata e tornare bambini. La proposta che Circusfans Italia e la Migrantes fanno ai circhi è di aprire gratuitamente al pubblico le porte dei propri zoo itineranti (quello del Circo di Vienna ha bellissime tigri in foto), dalle 10 alle 13 di sabato con la possibilità per i visitatori di assistere alle prove. Inoltre saranno distribuiti agli spettatori biglietti sconto per assistere agli spettacoli.


LA NUOVA SARDEGNA

15 APRILE 2010

 

La nutria ha fatto la comparsa nei corsi d acqua della Marmilla

 

Tigellio Sebis

 

GONNOSTRAMATZA (OR). Il “Myocastor coypus”, conosciuto più semplicemente come nutria, il roditore acquatico appartenente alla famiglia dei castoridi, originario dell’America latina, ha fatto la sua comparsa anche in Alta Marmilla, dove ha scelto a sua residenza il Rio Mogoro. Una presenza di cui non si avevano certezze fino ad ieri, quando un giovane esemplare del roditore è stato trovato riverso ai bordi della rotonda sulla provinciale Gonnostramatza-Mogoro. Con tutta evidenza travolto da un’auto di passaggio, viste anche le chiazze di sangue sull’asfalto. A darne notizia è stato Carletto Farris, che rientrando a casa si è trovato la corsia di marcia occupata dalla carcassa: «Inizialmente ho pensato si trattasse di un cagnolino, per constatare poi che era una vera e propria nutria». E in un baleno la curiosità per quell’enorme topo made in Gonnostramatza ha fatto il resto, con la nutria che viene fotografata quanto e più d’una diva di Hollywood.  Una presenza che, al di là del folclore momentaneo, offre due differenti chiavi di lettura che fanno a pugni l’una con l’altra. Se la presenza del castoride può essere indicativa d’un buono stato di salute del maggiore corso d’acqua dell’Alta Marmilla (ultimamente sono state segnalate anche alcune famiglie di aironi), dall’altro la presenza del roditore, privo di suoi predatori naturali, costituisce un oggettivo pericolo per la fauna ittica, carpe e tinche in primissima battuta: pesci che, grazie anche all’intervento di bonifica attuato negli anni scorsi sui depuratori fognari, stavano tornando ai numeri dei tempi migliori. Cosa questa che tra l’altro getterebbe un enorme punto interrogativo anche sul programmato “Parco fluviale”. E non solo, visto che il vagabondare della nutria, arrivata in Europa per essere allevata come animale da pelliccia, sembra inarrestabile.


IL GAZZETTINO
15 APRILE 2010
 
«Ho visto un serpente»: era una biscia d’acqua
 
Treviso - Minuti di allarmata attesa ieri pomeriggio in Fonderia.Durante una passeggiata, un residente ha notato un "serpente" strisciare sull’erba. Non ne ha ravvisato lunghezza o dimensioni fuori del normale ma più semplicemente qualcosa di insolito, almeno per un cittadino qualunque abituato a cani, gatti e semmai a pantegane e nei casi più rari, nutrie. Preoocupato, non ha esitato a chiamare i vigili del fuoco che sono arrivati immediatamente sul posto nonostante anche i veterani non avessero memoria di casi analoghi, cioè di rettili pericolosi liberi in una parte della città densamente abitata e soprattutto rumorosa di traffico e gente. Alla pattuglia è bastata una decina di minuti per scovare l’intruso che tale in effetti non era: una semplice biscia d’acqua come tante che vivono nelle zone umide accanto ai fossati. In tanta normalità, una sola anomalia: adusa all’acqua ed alle rive, si era rintanata sul ramo di un albero. A ragione di certo più spaventata di chi ha lanciato un allarme alquanto emotivo.

IL PICCOLO

15 APRILE 2010

 

Missione pinguini

 

Mi spiace che mi sia mancata l’opportunità di aggiungere anche la mia alle firme delle tre lettrici che hanno commentato la "brillante" iniziativa dell’assessore De Anna e di Paoletti di recarsi addirittura in Sudafrica allo scopo di nuovamente dotare il nostro triste Aquario di una coppia di malcapitati pinguini. Nell’approvare ogni parola della segnalazione apparsa domenica scorsa, aggiungo che il recente decesso di Pulcinella, il pinguino superstite, mi ha fornito l’occasione di una lezioncina su habitat e cattività mediante una "bugia a fin de ben" detta al mio nipotino di quasi tre anni. Sebbene non del tutto favorevole, ma in ossequio alla tradizione, l’avevo portato all’Aquario, tappa scontata nel curriculum di un "triestinùz" d.o.c. Ne era rimasto affascinato e ovviamente soprattutto dal piccolo recluso in frac dall’aria mesta. Avevo tentato qualche chiarimento ad uso di un bimbo così piccolo, circa l’opportunità di una simile sistemazione... Ora mi è stato provvidenziale poter affermare che Pulcinella se "n’è andato via perché là dentro ci stava male". Se ho omesso la destinazione finale di Pulcinella, l’importante per me è esser riuscita a instillare nel bimbo il dubbio che quel luogo di detenzione non fosse affatto "il migliore dei mondi possibili", per lo sfortunato animale e che se per il futuro disertassimo l’Aquario sarà perché pinguini (e quant’altri animali) in prigione, no grazie! Fiorenza Giacomelli Degrassi


IL PICCOLO

15 APRILE 2010

 

Missione pinguini

 

Volevo aggiungere il mio commento alle opinioni già precedentemente pubblicate riguardo la "Missione pinguini in Sudafrica per l’assessore De Anna e Paoletti". Mi sento molto legato alla storia del pinguino Marco, storia ad ogni modo irripetibile, per cui da un certo punto di vista l’idea di avere ancora i pinguini africani a Trieste mi piacerebbe. Tuttavia è innegabile che quello non sarebbe il miglior mondo possibile per loro nè lo sarà mai. Andare a prendere degli animali allo stato libero e portarli in cattività è una crudeltà e una tortura che ormai negli zoo europei non viene più praticata da tempo. Gli animali degli zoo sono tutti "frutto" di scambi tra zoo, per cui gli animali presenti mai hanno visto la libertà. Figuriamoci poi cosa può voler dire prelevare in natura individui di una specie protetta. Inoltre gli zoo moderni sono ben consci che gli zoo "tradizionali" sono visti essenzialmente come delle gabbie per animali, e si stanno adoperando per diventare dei centri di conservazione e di educazione ambientale, ricostruendo gli habitat in modo curato, cercando di ottimizzare il "soggiorno" degli animali, partecipando ai programmi di riproduzione mirata a mantenere la variabilità genetica in ottica di un possibile futuro ripopolamento, aiutando la ricerca etologica sulle specie ma soprattutto partecipando a campagne a sostegno della sensibilizzazione e della conservazione delle specie ospitate nel loro habitat naturale. Un buon esempio di zoo moderno ce l’abbiamo proprio nella nostra regione, il Punta Verde a Lignano. Per poter ospitare nuovamente i pinguini a Trieste, per me sono necessarie le seguenti condizioni: 1)gli animali non devono essere assolutamente presi dal loro ambiente naturale, ma devono far parte di un programma europeo di captive breeding, che per la specie in questione esiste. Gli animali di questi programmi sono funzionali al mantenimento della diversità genetica in prospettiva di un possibile ripopolamento futuro; 2) allargamento dello spazio e ricostruzione dell’habitat nel modo più fedele possibile; 3) avvio di attività di educazione e sensibilizzazione nei visitatori; 4) partecipazione ai progetti di ricerca e a quelli di conservazione in situ, in modo da fornire un sostegno alla popolazione di pinguini in natura. Una volta sensibilizzati sulla situazione a rischio della specie, è probabile che molti visitatori parteciperanno volentieri a campagne di raccolta fondi a favore di questi progetti. In questo senso i due pinguini dell’aquario di Trieste in qualche modo potrebbero diventare utili per i loro cugini liberi in Sudafrica, e la loro reclusione avrebbe un senso. Diego Manna


IL TIRRENO

15 APRILE 2010

 

E guerra ai cinghiali

 

PISTOIA. È partita la guerra al cinghiale. L’obiettivo è eradicare l’ungulato dalle aree cosiddette “non vocate”, vale a dire dalle zone dove la presenza dell’animale crea danni all’agricoltura. Non è un obiettivo nuovo, ma di nuovo stavolta c’è lo strumento: l’utilizzo dei cacciatori. CORSI IN PISTOIA


LA ZAMPA.IT

15 APRILE 2010

 

Caccia lunga: "E' un massacro"

Al via il calendario fino al 20 febbraio. Insorgono gli animalisti

 

ANTONELLA MARIOTTI

 


Almeno in una cosa c’è stato l’accordo: sembrano tutti scontenti. Ieri in Commissione agricoltura è stato approvato (21 sì e 17 no) il via libera a venti giorni in più di caccia l’anno: fino al 20 febbraio. Una vittoria solo in parte per i cacciatori e una «sconfitta», come dicono tutte le associazioni, per gli ambientalisti. L’articolo 43 della Legge Comunitaria sulla caccia era già stato approvato dal Senato mesi fa, e aveva portato provocato non poche polemiche, sia dagli animalisti sostenuti dall’opposizione sia da una parte della maggioranza di governo guidata dai ministri Stefania Prestigiacomo (Ambiente) e Michela Brambilla (Turismo). Ma all’elaborazione del testo approvato ieri ha partecipato anche la Prestigiacomo, e la Brambilla ha assicurato «niente doppiette ad agosto» per evitare problemi al turismo.
Di «proposte aberranti che non costituirebbero una mediazione ma un cedimento vero e proprio nei confronti degli estremisti» si legge in un comunicato congiunto Lav, Lega antivivisezione ed Enpa, Ente nazionale protezione animali. Mentre per il Wwf Italia parla il presidente Stefano Leoni: «Prima il clima poi la caccia così il Parlamento mette a segno una “doppietta micidiale”. L’Italia si dimostra un Paese privo di responsabilità sull’ambiente. Dopo l’ampliamento del calendario venatorio l’approvazione in Aula di mozioni per lo stop al pacchetto clima Ue: decisioni che mostrano la totale ottusità rispetto a decisioni della Ue e a leggi che vengono disattese. Una sorta di dichiarazione di guerra nei confronti dell’Ue che non sarà priva di conseguenze». Sulla caccia poi il Wwf si appella «al senso di responsabilità della Commissione politiche Comunitarie che domani (oggi per chi legge; ndr) dovrà dire l’ultima parola sulla caccia e a tutti i deputati che dovranno poi esprimersi col voto finale. Sul clima la sola discussione di mozioni di questo genere rischiano di tagliarci del tutto fuori dal futuro dell’economia mondiale». Sull’altro fronte, quello dei cacciatori, il vincolo del parere dell’Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) è di fatto un impedimento pesante, perché può invalidare la decisione delle Regioni favorevoli alle doppiette. Nel testo votato è inoltre previsto il divieto di caccia per ogni singola specie «durante il ritorno al luogo di nidificazione, durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli». «Se poi - aggiunge il presidente della Commissione Paolo Russo - sarà consentito alle Regioni, nel rispetto dell’ambiente e delle disposizioni europee, di concedere deroghe specifiche potremo ritenerci anche interpreti di un intelligente federalismo venatorio che però trova una sintesi scientifica nazionale nell’Ispra». Soddisfatto sembra invece il senatore Franco Orsi, cacciatore ligure, che ha nel cassetto un disegno di legge per modificare le norme sulla caccia, un dl osteggiato dal fronte animalista perché giudicato «stragista».«Abbiamo dimostrato - ribatte il senatore Orsi - che noi vogliamo basarci su dati scientifici. Il parere dell’Ispra è vincolante quindi non siamo degli irresponsabili. Non si vuole capire che ogni specie ha regole diverse di migrazione e periodi diversi di riproduzione: la caccia non può avere limiti di tempo imposti dalla politica». E proprio su questo è lo scontro, le associazioni «green», sia a destra sia a sinistra sostengono che gli animali in via di estinzione sono troppi, che sarà difficile convincere i cacciatori che in un certo periodo potranno sparare solo a una specie e «la liberalizzazione non farà altro che ampliare anche l’azione dei bracconieri».


BEPPEGRILLO.IT

15 APRILE 2010

 

CACCIA SELVAGGIA

 

La scorsa estate mi trovavo insieme a un amico in montagna. Mi raccontò che era stato avvistato un daino per la prima volta da molto tempo nel bosco vicino alla sua casa. Non era contento. La voce della comparsa del daino era già girata in paese e di certo i cacciatori lo avrebbero ucciso. Mi disse che il suo figlio più piccolo non aveva mai visto un daino in libertà. Non era contento. "La commissione Agricoltura della Camera ha approvato a maggioranza, con 21 voti a favore e 17 contrari, il sub-emendamento all'articolo 43 sulla caccia della legge comunitaria, che consente alle Regioni di posticipare i termini del calendario venatorio dietro preventivo parere di validazione dell'Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale).". Tra qualche anno i cacciatori si spareranno tra di loro in assenza di specie animali disponibili. I produttori di armi faranno, ne sono certo, approvare un sub-emendamento per la legittima cacciagione umana. Tutto l'anno, tranne Natale e le festività comandate.


LA ZAMPA.IT

15 APRILE 2010

 

Pratesi sulla caccia: "Bisognerebbe chiudere la stagione a dicembre

 

ANTONELLA MARIOTTI

 

«Mi sembra una cosa assurda con le specie in via di estinzione. E’ un’oscenità». Senza mezzi termini Fulco Pratesi, ex cacciatore e fondatore nonchè presidente onorario del Wwf Italia.
Quindi un No deciso comunque anche se ci sarà il parere vincolante dell’Ispra?
«Non ci sono controlli. Si sparerà a tutto in modo indistinto, e questo significherà anche un aumento del bracconaggio. Perché con la presenza dei cacciatori nei boschi come si farà a distinguere tra gli spari? E poi c’è la questione dei cambiamenti climatici come si fa a decidere i periodi di migrazione?».
Questo cosa comporta nel mondo animale?
«Tutto è in anticipo, bisognerebbe chiudere la caccia il 20 dicembre o a Natale, altro che prolungarla fino al venti di febbraio».
Alcuni sostengono che gli animali selvatici sono in aumento, citando esempi come quelli di lepri o uccelli che provocano incidenti aerei negli aeroporti
«Stanno raschiando il fondo del barile. Vicino agli aeroporti non si può sparare per questo ci sono molti animali. Ma nel resto del paese la fauna è al limite. Quello dei problemi agli aerei è un modo per fare vedere che gli animali ci sono, ma non è così».


ASCA
15 APRILE 2010
 
CACCIA: LEGAMBIENTE, PREMIER DICA FERMO 'NO' A NUOVE NORME
 
Roma - ''La maggioranza sta preparando per la prossima settimana un regalo mortale per la natura e gli animali selvatici, proprio nell'anno in cui l'ONU ha chiesto maggiore impegno per la difesa della biodiversita'. Una vera e propria vergogna per la quale Legambiente chiede con forza al Premier Silvio Berlusconi di intervenire con un netto no alla caccia selvaggia''. Questo la richiesta di Antonino Morabito, responsabile nazionale Fauna di Legambiente dopo che anche la commissione Politiche Ue della Camera ha dato il via libera al disegno di legge Comunitaria 2009.''Gli animali sono patrimonio dell'intero Pianeta, contenderne la gestione tra diverse Regioni e', quindi, una scelta inappropriata sul piano politico e pratico. In questo modo, infatti, la sorte degli animali sarebbe affidata alle scelte particolari di venti regioni con prevedibili scontri con l'unico esito di ricorrere al parere vincolante dello Stato. Una modalita' erronea e inutile per la tutela della fauna, un danno certo per gli animali selvatici e la biodiversita' europea, gia' minacciati dai cambiamenti territoriali, climatici e dalle tantissime fonti di inquinamento''.

HELP CONSUMATORI
15 APRILE 2010
 
AMBIENTE. Caccia, stagione fino al 20 febbraio. Legambiente: "Premier dica no a caccia selvaggia"
 
La Commissione Politiche Europee della Camera ha approvato il testo della legge comunitaria 2009, con le modifiche apportate ieri dalla Commissione Agricoltura sul calendario della caccia. Da lunedì il testo sarà in discussione alla Camera e poi tornerà in Senato per il sì definitivo. Secondo le modifiche, il calendario venatorio potrà essere allungato fino al 20 febbraio (attualmente il limite è il 31 gennaio): potranno deciderlo le Regioni previo il nullaosta dell'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra).
A questa decisione sono seguite una serie di critiche, sia dall'opposizione, che dalle associazioni ambientaliste e animaliste che denunciano l'inizio di una mattanza senza fine.
"La maggioranza sta preparando per la prossima settimana un regalo mortale per la natura e gli animali selvatici, proprio nell'anno in cui l'ONU ha chiesto maggiore impegno per la difesa della biodiversità. Una vera e propria vergogna per la quale Legambiente chiede con forza al Premier Silvio Berlusconi di intervenire con un netto no alla caccia selvaggia". E' la richiesta di Antonino Morabito, responsabile nazionale Fauna di Legambiente che aggiunge: "Gli animali sono patrimonio dell'intero Pianeta, contenderne la gestione tra diverse Regioni è, quindi, una scelta assurda sul piano politico e pratico. In questo modo, infatti, la sorte degli animali sarebbe affidata alle scelte particolari di venti regioni con prevedibili scontri con l'unico esito di ricorrere al parere vincolante dello Stato. Una modalità erronea e inutile per la tutela della fauna, un danno certo per gli animali selvatici e la biodiversità europea, già minacciati dai cambiamenti territoriali, climatici e dalle tantissime fonti di inquinamento".2010 - redattore: GA

ANSA AMBIENTE
15 APRILE 2010
 
CACCIA: CACCIATORI,NO LIMITS E'BUFALA, SOLO 9 GIORNI IN PIU'
 
ROMA - L'annunciato calendario venatorio 'no-limits', ovvero la caccia tutto l'anno, e' ''una bufala degli ambientalisti; la possibile estensione a febbraio si tradurrebbe al massimo in nove giorni (perche' si caccia tre volte la settimana) e solo per alcune specie. Rappresenterebbe inoltre un primo importante passo verso l'adeguamento alla normativa europea''. E' quanto afferma il presidente del Comitato nazionale caccia e natura (Cncn) Alessandro Tamburini, secondo il quale ''con l'articolo 43 ci si avvicina a una prima regolamentazione moderna della caccia, intesa come attività di gestione diretta del territorio da parte delle Regioni''. Un modello, continua Tamburini, ''già considerato in tutta Europa, e come sarebbe necessario fare anche da noi, come dimostrano i dati ultimi di Coldiretti: 100 milioni di danni che lo stato deve risarcire per danni causati da fauna selvatica''. In particolare, l'articolo 43, che ricalca la Direttiva Europea Uccelli e la relativa Guida Interpretativa, prevede il vincolo, in ogni caso, dell'esclusione della caccia nei periodi di ritorno al luogo di nidificazione, della nidificazione e nelle fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli. Cncn invita cosi' i parlamentari che si accingono a votare ''a non cedere al ricatto dei facili slogan propri di una comunicazione puramente emotiva, priva purtroppo di concrete argomentazioni scientifiche e tecniche, in grado infatti di tradurre 9 giornate di caccia in minacce concrete alla sopravvivenza delle specie animali, facendo solo leva in modo strumentale sulla questione dell'ambiente e dell'Europa''.

BIG HUNTER
15 APRILE 2010
 
CNCN, ARTICOLO 43: CACCIA TUTTO L’ANNO È LA BUFALA DEGLI AMBIENTALISTI
 
LA POSSIBILE ESTENSIONE A FEBBRAIO SI TRADURREBBE DI FATTO IN 9 GIORNI DI CACCIA, PERCHÉ SI VA A CACCIA 3 VOLTE LA SETTIMANA.
GLI AMBIENTALISTI AMANO PARLARE DI CACCIA NO LIMITS, MASSACRO ANNUNCIATO, DEREGULATION. QUESTI SONO PURTROPPO IN ITALIA I TERMINI DEL CONFRONTO CON LE FORZE VERDI, ATTANAGLIATE DA UN IDEOLOGISMO CHE IMPEDISCE LORO DI ENTRARE IN UN DIALOGO BASATO SU UN PIANO DI REALTÀ E SU ARGOMENTAZIONI TECNICHE E SCIENTIFICHE.
E’ bene prendere atto che quello che gli ambientalisti chiamano “caccia tutto l’anno” e   “Il massacro annunciato” sono: 9 giornate di caccia in più eventuali l’anno nel periodo di febbraio, solo per alcune specie, e nei limiti di studi scientifici approvati dall’Ispra e altri istituti  competenti, e con il vincolo in ogni caso dell’esclusione della caccia nei periodi  ritorno al luogo di nidificazione, della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli.
Questo infatti è il corpo dell’articolo 43, che ricalca la Direttiva Europea Uccelli e la relativa Guida Interpretativa,   e tutto questo è esattamente quanto gli ambientalisti si ostinano a voler chiamare “deregulation, caccia selvaggia, mattanza senza limiti, caccia tutto l’anno”. L’articolo 43 non fa altro che adottare anche in Italia il principio europeo, applicato già in tutti gli altri paesi dell’unione,  del calendario per specie e decadi, che contiene tutte le tutele delle specie.
Verso i parlamentari che si accingono a votare,  facciamo un invito a non cedere al  ricatto dei facili slogan propri di una comunicazione puramente emotiva, priva purtroppo di concrete argomentazioni scientifiche e tecniche, in grado infatti di tradurre 9 giornate di caccia in minacce concrete alla sopravvivenza delle specie animali, facendo solo leva in modo strumentale sulla questione dell’ambiente e dell’Europa.
Con l’articolo 43 – afferma Alessandro Tamburini,presidente di CNCN -  ci si avvicina a una prima regolamentazione moderna della caccia, intesa come attività di gestione del territorio, come è già considerata in tutta Europa,  e come sarebbe necessario fare anche da noi, come dimostrano i dati ultimi di Coldiretti: 100 milioni di danni che lo stato deve risarcire alle regioni per danni causati da fauna selvatica. Comitato Nazionale Caccia e Natura
BIG HUNTER
15 APRILE 2010
 
Paolo Russo (Pdl): risultato positivo ed equilibrato per la caccia
 
Persistono su toni esasperati le reazioni del mondo ambientalista al provvedimento votato ieri in Commissione sull'art. 43 (Fulco Pratesi (Wwf) lo definisce un'oscenità, Bonelli (Verdi) parla di “via libera a una mattanza indiscriminata”). D'altra parte i cacciatori lamentano il vincolo imposto con il parere obbligatorio dell'Ispra. Ma per il presidente di Commissione Paolo Russo gli scontenti da entrambe le parti non sono altro che “la testimonianza del lavoro positivo svolto dalla commissione Agricoltura e dal relatore Isidoro Gottardo'' ha dichiarato Russo ieri.
''Se poi - aggiunge Russo - sarà consentito alle regioni, nel rispetto dell'ambiente e delle disposizioni europee, di concedere deroghe specifiche potremo ritenerci anche interpreti di un intelligente federalismo venatorio che pero' trova una sintesi scientifica nazionale nell'Ispra''.
''Intanto - conclude il parlamentare - fino a quando il provvedimento oggi licenziato non giungera' in aula, resta al lavoro l'unico partito capace di produrre risultati senza atteggiamenti ideologici: quello della moderazione. Se dovessero pervenire ulteriori elementi utili alla tutela ed alla soddisfazione delle esigenze di tutti saremo pronti a prenderli in considerazione cosi' come abbiamo fatto fino ad oggi''.

IL GIORNALE DI VICENZA

15 APRILE 2010

 

Petardi e pallini «Così cacceremo l'orso "Dino"»

PAURA A POSINA. La polizia provinciale è pronta ad intervenire
Il comandante Meggiolaro: «Bisogna far capire all'animale che l'uomo è una figura ostile Useremo esplosivi per farlo allontanare da qui»

 

 

L'orso Dino non molla e non ne vuol sapere di ritornarsene in Trentino. Nella cartina le tappe delle sue incursioni notturne iniziate a Ganna con un merlo, proseguite a Leder con l'uccisione del primo asino e terminate con una "doppietta" a Maso di Posina nelle scorse notti

 

 

Nicola Negrin

 

Posina (VI) - "Dino" è qui. L'orso che sta seminando il terrore a Posina non se n'è ancora andato. L'animale è tornato anche ieri, e la situazione comincia a farsi preoccupante. L'allarme c'è. Se non da codice rosso, quasi. Un intervento, quindi, è necessario. Ma cosa fare?
Questo l'interrogativo che si sta ponendo da più di 48 ore la polizia provinciale. «Stiamo seguendo il piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi orientali - spiega il comandante Claudio Meggiolaro -. Non ci troviamo ancora in una situazione da bollino rosso, però, ci siamo vicini».
M5, o Dino, come è stato soprannominato, infatti, ha lanciato chiari segnali. La fame, l'aggressività, il tornare nei posti dov'è stato la notte prima, ma, soprattutto, l'avvicinarsi alle abitazioni. «È vero che non si è portato in centri abitati - prosegue il comandante -, tuttavia si è avvicinato ad alcune case. Bisogna valutare le azioni da compiere».
Già, perché l'orso non sembra proprio aver intenzione di andarsene. L'animale si aggira ancora per le zone di Posina e dintorni, e per gli abitanti la paura cresce. «Secondo il radar - continua -, l'orso è ancora da queste parti e non se n'è andato. Questo non va bene, perché si è già avvicinato alle case più di una volta».
Per risolvere il problema gli uomini di Meggiolaro sono pronti ad intervenire. «Stiamo contattando le altre province - spiega -. Si possono fare attività di dissuasione, facendo capire all'orso che l'uomo è ostile. Stiamo prevedendo di organizzare squadre che vadano a Posina e facciano scoppiare esplosivi o petardi per spaventarlo. In questo modo collegherà l'uomo al pericolo e fuggirà. Altra alternativa potrebbe essere quella di sparare con pistole a pallini di gomma, come hanno fatto a Belluno. Spiegheremo il tutto ai cittadini durante l'assemblea».
Nella nottata di ieri è stato allestito il servizio di pattugliamento del territorio. «L'orso non attacca l'uomo - conclude Meggiolaro -, però, di notte bisogna fare attenzione. Se si sentono rumori non bisogna fare i rambo. Se l'animale sta mangiando e vede avvicinarsi qualcuno diventa molto aggressivo».


CORRIERE DELLA SERA
15 APRILE 2010
 
L'uomo che sussurra ai conigli
Un sessantenne della Cornovaglia li addormenta con l'ipnosi
 
 
Simona Marchetti
 
MILANO - Del Robert Redford «che sussurrava ai cavalli», il signor Cliff Penrose non ha davvero nulla. Eppure anche lui, come il celebre attore nella trasposizione hollywoodiana del romanzo di Nicholas Evans, ha un rapporto speciale con gli animali, in questo caso si tratta di conigli. Già, perché questo sessantenne baffuto originario di St. Austell, un paesino della Cornovaglia, è il primo rabbit whisperer del mondo: insomma, sussurra ai conigli e li addormenta con l’ipnosi. Una tecnica che l’uomo ha affinato quando, andato in pensione dopo 30 anni di lavoro a causa di un’operazione di triplo bypass, ha potuto trascorrere più tempo con i suoi adorati animaletti (ne ha una cinquantina, fra cui Sonny, un coniglio gigante che pesa 9,5 chilogrammi) e ha imparato a riconoscere i vari stati d’animo delle bestiole.
IPNOSI IN DIRETTA - «I conigli sono animali estremamente intelligenti», ha spiegato al Daily Mail, «e sanno capire la nostra paura o la nostra felicità e comportarsi di conseguenza. Infatti, ho scoperto che se io ero nervoso, anche i conigli diventavano indisciplinati, mentre se ero calmo e rilassato, lo erano pure loro». Essendo salito alla ribalta lo scorso 1° aprile, durante un programma di Radio Cornovaglia della Bbc, inizialmente molti ascoltatori hanno pensato che si trattasse del classico pesce d’aprile, ma la stazione radio si è subito affrettata a spiegare che la storia era assolutamente vera e Penrose ha confermato il tutto ipnotizzando il suo coniglio Tammy in diretta. «La prima cosa da fare è cominciare ad accarezzarlo», ha detto il terapista, «per mantenere un contatto costante con l’animale. Io riesco a capire quando il coniglio è completamente rilassato dalla presenza o meno di vibrazioni nel suo corpo. A quel punto, bisogna mettere la mano destra sotto al corpo e la sinistra sulla schiena e portarlo fino al petto, facendogli un piccolo massaggio: così il coniglio è totalmente rilassato e chiude le palpebre».
RILASSATI - Lo stato di trance dura una decina di minuti, il tempo necessario a Penrose (che offre gratuitamente i suoi servigi ai veterinari della zona), per controllare l’animale, visto che è a pancia all’aria. Ma oltre che preparare i conigli per gli interventi chirurgici, il signor Cliff viene spesso chiamato anche dai proprietari (ha istituito una sorta di hotline a loro dedicata), per calmare qualche esemplare un po’ troppo esuberante. E, a suo dire, in questi casi, l’ipnosi farebbe davvero miracoli. «La gente prende spesso i conigli senza davvero sapere come siano. Quando escono dallo stato di trance, gli animali sono molto più rilassati e tranquilli».
RILASCIO DI ENDORFINE - A dire il vero, qualcuno ha storto il naso di fronte alle abilità ipnotiche di Penrose, sostenendo che i coniglietti in realtà stessero solo fingendo di essere morti, come se fossero stati attaccati da un predatore (in questo caso, l’uomo), ma in difesa del terapista ha parlato al Times Fiona Rawlings, chirurga veterinaria a St. Austell. «Se così fosse, i conigli non si sarebbero mai messi pancia all’aria, perché quella è una parte molto vulnerabile del corpo, ma si sarebbero piuttosto messi tutti rannicchiati. Il lavoro di Penrose è davvero di grandissima importanza. Cliff usa una tecnica di rilassamento che induce il rilascio di endorfine, facendo sentire i conigli più rilassati, e questo ci consente di visitarli meglio ed è anche un validissimo aiuto per curare quegli esemplari che hanno problemi comportamentali, perché li fa sentire meno stressati».

VIRGILIO NOTIZIE
15 APRILE 2010
 
Gb/ Cliff Penrose, l'uomo che sussurra ai conigli
Capace di mettere i conigli in trance, veterinari apprezzano
 
Roma - "L'uomo che bisbigliava ai conigli": Cliff Penrose, 60enne della Cornovaglia, è - al momento - l'unica persona al mondo capace di mettere i conigli in stato di trance, abilità che i veterinari della sua zona considerano preziosissima. Come riporta il quotidiano britannico The Times infatti Penrose, che alleva conigli da trent'anni, ha sviluppato un rituale che permette di calmare gli esemplari più esagitati (va notato che per gli inglesi il coniglio è un animale simbolo della pazzia, da cui la lepre marzolina di Lewis Carroll o l'essere "hopping mad"): la prima cosa è essere rilassati, dato che gli animali percepiscono l'umore dell'essere umano e reagiscono di conseguenza. Il resto è più complicato, e i sussurri c'entrano poco, come spiega lo stesso Penrose: "Si inizia accarezzando il coniglio, per calmarlo, e asssicuradnosi di mantenere un contatto costante; poi si mette la mano destra sotto il loro corpo, la sinistra dietro e li si porta al petto: sdraiandoli rimarranno completamente rilassati, ma occorre assicurarsi di fare l'inchino", ovvero l'ultima mossa che impedisce al coniglio di sentirsi minacciato prima di chiudere le palbebre. La trance indotta dura circa una decina di minuti, il tempo sufficiente per permettere di condurre un esame veterinario di routine.

LECCE PRIMA

15 APRILE 2010

 

SPIAGGIAMENTI DI TARTARUGHE MARINE: ECCO CHI CONTATTARE

Chiunque avvistasse una tartaruga marina o qualsiasi altro animale selvatico o esotico in difficoltà può contattare il Museo di Calimera ai seguenti numeri attivi 24 ore su 24: 3206586558 - 3206586556

 

 

Lecce - In questi giorni, lungo le coste del Salento, si stanno verificando ripetuti spiaggiamenti di giovani esemplari di tartaruga marina. Negli ultimi tre giorni sono stati ricoverati presso il centro dell'Osservatorio faunistico (Museo di Calimera) ben tre post-hatchling di Caretta caretta.Il primo è stato segnalato dalla Capitaneria di porto di Porto Cesareo: si tratta di un animale rinvenuto già morto che misurava 27 cm di lunghezza di carapace.Il secondo, rivenuto in fin di vita a San Cataldo, misura 9,5 cm di carapace ed è stato segnalato dal Maresciallo Roberto Reale che, consapevole delle difficoltà esistenti in merito al trasporto degli animali feriti, si è assunto in prima persona l'onere del trasferimento a Calimera allo scopo di accelerare le procedure di soccorso.
Il terzo è stato rivenuto, nel medesimo giorno del precedente, dall sig. Fabio Cannone sulla spiaggia di Frigole. L'esemplare, che misura 22,5 cm di lunghezza di carapace, è stato trasferito presso il centro calimerese dallo stesso sig. Cannone.La vicinanza di esemplari così giovani alla costa è di per sè un evento che desta sorpresa: i giovani di tartaruga marina, infatti, una volta nati nuotano ininterrottamente per 24 ore per raggiungere la piattaforma continentale, dove le correnti marine concentrano abbondanti nutrienti, e difficilmente tornano in prossimità della riva prima dei due anni. Per questo motivo i dati sono al vaglio delgli studiosi, ma i risultati richiederanno certamente altro tempo.L’Osservatorio Faunistico Provinciale di Lecce e la Stazione “Anton Dohrn” di Napoli realizzano le attività di salvataggio, recupero e reinserimento degli animali in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, la Capitaneria di Porto, la Polizia Provinciale, il dott. Giorgio Cataldini referente del Centro Studi Cetacei, il WWF e il Servizio Veterinario Asl - Lecce.Chiunque avvistasse una tartaruga marina o qualsiasi altro animale selvatico o esotico in difficoltà può contattare il Museo di Calimera ai seguenti numeri attivi 24 ore su 24: 3206586558 - 3206586556.


LA STAMPA

15 APRILE 2010

 

Le rondini stanno scomparendo

Aumentano le specie a rischio

 

 


Animali e piante, che siano vertebrati o invertrebati, specie vegetali e micro habitat, in Italia, da custode della biodiversità in Europa, la perdita di natura procede «a ritmi senza precedenti» con «un aumento del numero di specie a rischio estinzione nel nostro Paese. Questa la fotografia scattata dall’Annuario dei dati Ambientali dell’Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra) presentato oggi a Roma. Secondo la pubblicazione, curata insieme con le agenzie regionali, sono pressochè dimezzate, in 25 anni, 33 varietà di uccelli tipiche degli ambienti agricoli. Tra queste, l’allodola, il balestruccio, la rondine. Il 23% degli uccelli e il 15% dei mammiferi, infatti, rischiano di scomparire per sempre. Mentre, si legge nel rapporto, «la percentuale di specie minacciate di vertebrati oscilla in media tra il 47,5% e il 68,4%. In cima alla classifica, i pesci d’acqua dolce, i rettili e gli anfibi che mostrano in assoluto la situazione più critica, con un 66% di specie fortemente a rischio estinzione».
Le minacce alla biodiversità non risparmiano neanche le specie vegetali:«Il 15% delle piante superiori e il 40% delle piante inferiori sono in pericolo. Tuttavia, si stima che a rischio siano 772 specie di epatiche, muschi e licheni e 1.020 piante vascolari». Ci sono, osserva l’Istituto, «responsabilità umane. La minaccia primaria è costituita proprio dalle attività antropiche e dalla richiesta di risorse naturali e servizi ecosistemici», con la trasformazione degli habitat che minaccia «il 50,5% delle specie animali vertebrate, oltre al bracconaggio e alla pesca illegale».
«L’Annuario - commenta il commissario dell’Ispra, prefetto Vincenzo Grimaldi - si conferma basilare supporto per gli organismi preposti ad analisi e valutazioni ambientali e rappresenta il documento di riferimento delle statistiche ambientali nazionali«, nonchè »uno strumento utile sia al decisore politico che al cittadino comune». Da segnalare la crescita del ’verdè: il patrimonio forestale nazionale stimato in circa 5.500 ettari all’anno (le Zone di protezione speciale sono 597, pari al 14,5% del territorio). Anche città nei capoluoghi di provincia aumenta la densità media di verde urbano, passata dal 7,8% del 2000 all’8,3% del 2008 (disponibilità pro-capite media da 88,40 mq a 93,60).


ASCA
15 APRILE 2010
 
AMBIENTE: ISPRA, PERDITA BIODIVERSITA' A RITMI SENZA PRECEDENTI
 
Roma - La perdita della biodiversita' procede a ritmi senza precedenti. In aumento il numero di specie a rischio estinzione nel nostro Paese, ritenuto il custode del maggior numero, in Europa, di specie animali.Pressoche' dimezzate, in 25 anni, 33 varieta' di uccelli tipiche degli ambienti agricoli. Tra queste, l'Allodola, il Balestruccio, la Rondine.
Se n'e' discusso oggi nel corso della presentazione dell'Annuario dei Dati Ambientali ISPRA 2009: la pubblicazione, opera dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale in sinergia con il Sistema agenziale, offre anche quest'anno una panoramica ampia e completa dello stato di salute dell'ambiente del nostro Paese, fornendo dati e riflessioni su cambiamenti climatici, biodiversita' e aree naturali, agricole e forestali, dissesto idrogeologico, qualita' dell'aria e delle acque interne, agenti fisici, ambiente e salute, rischio ambientale.
Il 23% degli uccelli e il 15% dei mammiferi, infatti, rischiano di scomparire per sempre: la percentuale di specie minacciate di vertebrati oscilla in media, a seconda dei diversi autori, tra il 47,5% e il 68,4%. In cima all'infausta classifica, i pesci d'acqua dolce, i rettili e gli anfibi.
Questi ultimi presentano in assoluto la situazione piu' critica, con un 66% di specie fortemente a rischio estinzione.
Le minacce alla biodiversita' non risparmiano neanche le specie vegetali: il 15% delle piante superiori e il 40% delle piante inferiori sono in pericolo. Tuttavia, le conoscenze in merito alle entita' vegetali sono ancora incomplete, ma si stima che a rischio siano 772 specie di epatiche, muschi e licheni e 1.020 piante vascolari.
Dati, questi, su cui riflettere con urgenza, come dimostrato dalla volonta' delle Nazioni Unite di proclamare proprio per il 2010 l'Anno Internazionale della Biodiversita'. Una scelta nata anche dalla consapevolezza delle responsabilita' umane: la minaccia primaria e', infatti, rappresentata proprio dalle attivita' dell'uomo e dalla crescente richiesta di risorse naturali e di servizi ecosistemici. La trasformazione degli habitat, inoltre, minaccia il 50,5% delle specie animali vertebrate ma tra le cause di questo depauperamento ci sono anche il bracconaggio e la pesca illegale.
E le attivita' agricole, responsabili dell'inquinamento delle acque, della perdita di stabilita' dei suoli, dell'aumento dell'effetto serra. Complice anche un uso a volte irrazionale di fertilizzanti e prodotti fitosanitari.
''L'Annuario si conferma basilare supporto per gli organismi preposti ad analisi e valutazioni ambientali - ha commentato il Commissario dell'ISPRA, Prefetto Vincenzo Grimaldi - e rappresenta il documento di riferimento delle statistiche ambientali nazionali. Uno strumento, pertanto, utile sia al decisore politico, per operare scelte piu' efficienti, che al cittadino comune''.

IL GAZZETTINO DI BELLUNO
15 APRILE 2010
 
La rabbia uccide ancora Morti 1 capriolo e 6 volpi
 
Provincia di Belluno - Continua in Cadore la moria di animali colpiti dalla rabbia: altri sette casi nelle ultime ventiquattro ore, che portano il totale dei morti in tutta la provincia bellunese a 168.Sono risultate positive al virus, infatti, le sei volpi trovate morte ad Auronzo, Vodo, Vigo, Santo Stefano e Borca di Cadore. Nell’ultimo bollettino dell’Istituto zooprofilattico regionale figura anche un capriolo, rinvenuto ad Auronzo, che si aggiunge agli altri sei registrati dall’inizio dell’anno.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

15 APRILE 2010

 

Cina:operai zoo mangiano animali morti

Scarse condizioni igieniche sono causa decesso esemplari

 

SHANGHAI - Carne di animali morti per le cattive condizioni igieniche di uno zoo cinese sarebbe stata regalata e mangiata dagli inservienti.
Il quotidiano The New Express Daily scrive che il giardino zoologico di Dongguan, nella provincia del Guangdong dovrebbe aprire a fine luglio, ma e' gia' diventato un incubo per gli animali che vi abitano. Secondo testimoni, la struttura non sarebbe abilitata a ospitarli: gabbie piccole, scarsita' di operai e condizioni di vita degli animali deteriorate.


AGI
15 APRILE 2010
 
CINA: CANE MASTINO TIBETANO E' ULTIMA MANIA NUOVI RICCHI
 
Houston - E' il mastino tibetano, il cane che Marco Polo descrisse grosso come un asino e dalla voce di un leone, l'ultima mania dei nuovi ricchi cinesi. Questo raro animale che pesa oltre 80 chili e costa oltre 30.000 euro e' il nuovo status symbol di ricchezza e benessere in Cina. Parola degli allevatori che stanno facendo affari d'oro.

IL MESSAGGERO
15 APRILE 2010
 
Islanda, il vero pericolo è per gli animali
 
di Marco Galdi*
 
ROMA - Vista dal cielo d'Islanda, la nube di cenere che blocca il traffico aereo di mezza Europa è un enorme batuffolo di cotone che buca le nuvole.
Centinaia di migliaia di passeggeri europei sono stati bloccati a Londra, Parigi, Bruxelles, Stoccolma e Amsterdam ma nell'isola dei ghiacci e del fuoco l'eruzione cominciata nella notte tra martedì e mercoledì è soprattutto un grande spettacolo, con un retrogusto di rivincita sull'Europa.
La vera preoccupazione resta il megadebito di 3,7 miliardi di euro verso le banche inglesi e olandesi che ha mandato il paese virtualmente in bancarotta. Così già circolano barzellette. La più gettonata si fonda su un gioco tra le parole 'ash' (cenere) e 'cash' (contanti) dove, in una telefonata tra Inghilterra e Islanda, un islandese perfidamente equivoca rispondendo che forse era la 'ash' e non il 'cash' quello che gli inglesi volevano indietro.La bocca di vulcano si è aperta nel ghiacciaio di Eyjafjallajokull, il più piccolo delle tre terre di ghiaccio islandesi, nella zona meridionale dell'isola, a meno di duecento chilometri a est della capitale. Da lì parte il fungo di vapore e cenere che arriva fino a 6-7.000 metri di quota bucando la coltre delle nuvole. Sotto, piove. Solo acqua a ovest del vulcano e sulla capitale Reykjavik, dove vive la metà dei 300.000 abitanti dell'isola più lontana dall'Europa, piazzata al centro della faglia che divide l'Europa dall'America. Cade invece cenere nera a est, su terre quasi disabitate.
La polvere annulla la visibilità, ma c'è ben poco da vedere. E ancora meno persone. Il villaggio più vicino, Vik i Myrdal, conta sì e no 300 abitanti. Quando l'eruzione è cominciata, accompagnata da una tipica puzza di uova marce, la lava ha sciolto il ghiaccio facendo straripare i fiumi e inondando la campagna. Ma ora che l'ondata anomala è passata, la maggior parte degli 800 evacuati ieri, oggi è già tornata nelle loro fattorie.Il problema resta la nube di cenere. Non è chiaro se possa essere tossica, ma dopo aver invitato tutta la popolazione a usare mascherine per proteggere la bocca e il naso, la Protezione Civile ha limitato l'allarme solo alle zone in cui è più forte la ricaduta della polvere. Il vento in realtà spinge il grosso della cenere fin nella stratosfera, e impiegherà mesi a ricadere. «È il vento il vero gestore della situazione» osserva il console onorario d'Italia a Reykjavik, Petur Bjornsson. Benigno come fosse guidato da Odino, il vento da ieri soffia da sudovest verso est. E per almeno altre 40 ore non cambierà direzione poi, secondo il servizio meteo, potrebbe girare e spirare da nord spingendo la cenere in mare.
La vera preoccupazione, secondo la tv di stato, è per gli animali d'allevamento. Nel 1918 l'eruzione del vulcano Katla nel 1918 provocò la morte di tutti gli armenti. Vilhjalmur Eyjolfsson, farmer che vive a est del vulcano, ha raccontato al sito IceNews che «bisogna evitare a tutti i costi che gli animali mangino l'erba o bevano acque coperte di cenere». La sua famiglia perse tutti gli animali 92 anni fa. «Ma la fortuna - osserva il console onorario d'Italia - è che siamo in un periodo ancora invernale, quindi gli animali sono per lo più chiusi nelle stalle e mangiano foraggio».
 
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